Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3498 del 3 aprile 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3498/XVI - Interpellanza: "Intenzioni del Governo, nell'ambito dell'aggiornamento della legge urbanistica regionale, di prevedere un maggiore confronto tra strutture regionali e enti locali".

Bertin (Presidente) - Punto n. 39. Consigliere Distort, ha facoltà di intervenire.

Distort (LEGA VDA) - Assessore Sapinet, penso che mi risponda lei, quindi si va in scena.

Io lo so, lo sento, che vi state aspettando la solita manfrina di Distort sull'urbanistica. Non invoco il fatto personale di Manfrin, può vendicarsi con la visione distorta.

No, non sarà la manfrina sull'urbanistica. Quest'interpellanza non ha minimamente il tenore di limitarsi ad un problema singolo, che si genera sul territorio regionale, ma vuole richiamare il Governo regionale, in particolare l'Assessorato che ha la competenza sull'urbanistica, ma fondamentalmente tutto il Governo, sul fatto che l'urbanistica risponde ad un processo che si chiama visione, cioè prima, a monte, c'è la visione politica, dove si vuole andare, che disegno di società vogliamo, qual è l'immagine che abbiamo come comunità della Valle d'Aosta; poi, si usa l'urbanistica come strumento.

L'urbanistica ha proprio questo compito, di disciplinare le dinamiche, di promuovere quelle virtuose ed è lo strumento principale, lo strumento di applicazione di una visione politica, è il diretto ambito di applicazione della politica, prima politica, poi dell'attività amministrativa e soltanto infine è l'ambito di lavoro per gli architetti.

Questo vorrei che fosse chiaro, perché, se non si ha chiara questa visione, si inverte completamente l'ordine dei meccanismi, allora si trasforma l'urbanistica in un insieme di regole che vincolano, anziché stimolare.

È proprio per questo che io le anticipo, Assessore, che io mi aspetto, in risposta di quest'interpellanza, una risposta politica e non tecnica. Probabilmente le complico la vita, perché immagino che lei riprenderà una risposta che le hanno fatto gli uffici, e gli uffici - per forza di cose - vedono e affrontano il tema dell'urbanistica sotto un profilo tecnico, ma per forza di cose, perché il loro compito, anche ai massimi vertici, è quello di lavorare sulla base di uno strumento definito.

Compito invece del Governo regionale e della politica è elaborare una visione e saper gestire questo strumento e, nel caso, modificarlo.

Noi abbiamo uno strumento che ha superato il quarto di secolo, so che è in corso una redazione della modifica della legge 11/98, la nostra legge urbanistica, ed è proprio per questo che quest'interpellanza si infila, si inserisce, in questo filone di revisione e noi speriamo ed auspichiamo che questo nostro intervento possa andare ad indirizzare il Governo regionale verso una visione di questo tipo.

Nel titolo che è stato dato a quest'interpellanza si parla di prevedere un maggior confronto tra strutture regionali ed Enti locali; io mi immagino già un senso di allergia che giustamente avranno le Amministrazioni comunali pensando che da parte mia ci sia l'invocazione di una maggior presenza regionale nelle dinamiche di scelta di quei piccoli campi che sono rimasti dominio dell'autonomia comunale, al di là ovviamente della redazione dello strumento del Piano regolatore comunale, ma delle varianti, cosiddette varianti non sostanziali.

Io più che parlare di un maggior confronto, vorrei parlare di una maggior sinergia virtuosa, e spiego perché.

Chiaramente, la legge richiamata è la base, l'organum, è la legge regionale 11/98, la normativa urbanistica di pianificazione territoriale della Valle d'Aosta.

All'articolo 16 viene spiegato perfettamente come si svolgono le variazioni, le modifiche non sostanziali al PRGC, quindi sono perfettamente a conoscenza che, nero su bianco, l'articolo 16 disciplina le varianti non sostanziali al PRGC che costituiscono, tra l'altro, quell'ambito di revisione degli strumenti urbanistici comunali che permette agli Enti locali l'esercizio della propria autonomia amministrativa in tempi ristretti, quindi sono benedetti, è un ambito assolutamente benedetto, ma anche per noi professionisti, anche per certe attività, cioè il pensare di poter agire ed operare una serie di modifiche veloci nell'ambito del Piano regolatore.

L'esercizio di quest'autonomia amministrativa viene svolto comunque in dialogo con le strutture regionali che si limitano a verifiche di dinamiche ambientali o culturali secondo i casi, ma comunque di carattere generale.

Quest'aspetto di autonomia delle Amministrazioni comunali è sicuramente positivo, ma ha un rovescio della medaglia, cioè che le Amministrazioni comunali si trovino in certi casi, e sono anche tanti se andiamo ad osservarli, da sole, a gestire dinamiche di interesse economico che spesso superano la forza degli Enti locali, sia per influenze esterne da parte dei grandi gruppi commerciali, sia per meccanismi di forza di alcune realtà locali, che hanno il potere di condizionare l'attività amministrativa dei Comuni, soprattutto di quei Comuni di piccola taglia o di taglia medio-piccola.

È per questo che osserviamo che, in particolare, per le scelte relative alle destinazioni commerciali, e nel commerciale inseriamo anche le strutture di consumo alimenti e bevande, attività di ristorazione, tutto quel cuore pulsante della piccola attività imprenditoriale di vicinato che permette di caratterizzare le comunità e di caratterizzare il taglio dei nostri borghi.

Allora, in questi casi modifiche di tipo urbanistico, soprattutto su aree commerciali, su aree artigianali, su aree esterne ai borghi, modifiche che sembra che in qualche modo siano limitate soltanto a quelle aree che hanno già di per loro una destinazione, una vocazione di tipo commerciale, artigianale, industriale, possano essere delle modifiche limitate a quelle aree. Assolutamente non è così, lo sappiamo, perché interferiscono direttamente anche sui meccanismi economici e su tutte le dinamiche di contorno, e le modifiche su queste aree hanno il potere di entrare in competizione con le attività dei borghi.

Allora è per quello che la politica deve chiedersi: che cosa voglio io, politica, Governo regionale, per i borghi? Qual è la mia visione?

Questo è fondamentale, e questo dovete chiedervelo voi, non gli uffici.

Nel caso di piccoli Comuni, i piccoli Comuni hanno anche strutture modeste, limitate, personale, sono concepiti ed organizzati in maniera ovviamente tale da risultare difficile il competere con altri grandi meccanismi, con forze economiche maggiori, per cui in questi casi un corretto sostegno strategico da parte dell'Amministrazione regionale può rivelarsi un'opportuna misura di aiuto anziché risultare un'interferenza rispetto all'autonomia amministrativa locale.

Con questa presentazione generale, con quest'interpellanza, noi chiediamo se sono noti casi nei quali i Comuni abbiano avviato varianti non sostanziali relative all'estensione della destinazione commerciale di medio-grandi dimensioni in zone artigianali, o comunque di contorno dei borghi, tali da poter interferire con le dinamiche commerciali dei borghi stessi.

Secondo quesito: se nell'ambito dell'aggiornamento della legge urbanistica regionale sia intenzione del Governo regionale prevedere un maggior confronto virtuoso tra le strutture regionali e gli Enti locali, nei casi in cui modifiche non sostanziali degli strumenti possano generare conflittualità con le dinamiche vigenti dei borghi.

Presidente - Risponde l'assessore Sapinet.

Sapinet (UV) - Una risposta ovviamente che viene predisposta insieme agli uffici, ma che poi viene rivista e alla quale viene dato volta per volta un taglio sicuramente più politico a seconda degli argomenti, e questo è uno di quelli.

Una breve premessa, considerato che la tematica proposta dal quesito ha una duplice chiave di lettura, in quanto attiene sia alla materia concernente la tutela della concorrenza, la libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, sia a quello riguardante la pianificazione territoriale e l'urbanistica.

Entrambe le materie condizionano lo sviluppo economico e sociale di un territorio, come ha ricordato giustamente anche lei: la normativa relativa al commercio coinvolge i livelli euro unitari, nazionali e regionali, a livello statale si applicano i principi del decreto legislativo 59/2010 e della direttiva Bolkestein e la Regione autonoma Valle d'Aosta ha recepito queste norme con la legge regionale 5/2013, modificando la legge precedente che era la n. 12/99.

Il risultato è una disciplina che liberalizza e rimuove vincoli per le attività imprenditoriali nel settore commerciale e questi principi devono essere recepiti anche dalle Regioni a statuto speciale.

L'accesso all'esercizio di un'attività commerciale può essere subordinato al rispetto di requisiti di programmazione diversi da quelli economici solo se dettati da motivi imperativi di interesse regionale.

Tra questi motivi, la norma statale include la tutela dell'ambiente, la conservazione del patrimonio nazionale storico-artistico e gli obiettivi di politica sociale e culturale.

La legge regionale del commercio prende atto - e ringrazio il collega Grosjacques e le sue strutture per la collaborazione - delle specificità territoriali e stabilisce che nuovi esercizi commerciali possano essere limitati solo quando in contrasto con la normativa in materia di tutela della salute dei lavoratori, dei beni culturali, del territorio e dell'ambiente.

Infine la legge regionale individua tra le finalità da perseguire nelle politiche del commercio l'equilibrio funzionale delle strutture commerciali, la valorizzazione del servizio commerciale nelle aree montane rurali, la valorizzazione delle produzioni tipiche valdostane, delle attività turistiche, del patrimonio storico-culturale e regionale.

Queste attività e iniziative, che con varie leggi ed altri supporti abbiamo sostenuto e che continueremo a sostenere, basti anche ricordare il difficile periodo del Covid dove è stato proprio il piccolo commercio a supportare ed aiutare i nostri territori... Come si può notare, la normativa regionale stabilisce degli indirizzi volti a valorizzare anche le piccole realtà commerciali in una visione di tutela degli insediamenti di montagna e di piccoli nuclei in accordo con i principi del PTP, senza dimenticare tuttavia l'obbligo del rispetto della norma nazionale volta alla massima liberalizzazione delle attività commerciali.

Il PTP nelle sue norme tecniche prevede indirizzi localizzativi per il commercio all'ingrosso e la grande distribuzione; i piani regolatori generali comunali devono rispettare vari indirizzi, tra cui l'accessibilità veicolare, la previsione di spazi di parcheggio e la minimizzazione degli impatti su aree di interesse storico-culturale e naturale.

I piani regolatori, quasi nella totalità dei Comuni - le manderò un piccolo riscontro così che possa verificarlo -, sono stati rinnovati, hanno previsto nell'ambito di quest'intervento zone a vocazione commerciale e zone in cui l'attività commerciale è limitata.

Sono stati esclusi dalla media e grande distribuzione i centri storici e le zone non consolidate. Alcuni piani regolatori hanno specificato i criteri per le esclusioni di alcuni settori di territorio dall'insediamento di medie e grandi superfici di vendita.

È interesse della Regione tutelare le realtà imprenditoriali dei piccoli centri, come dicevo con sostegno ed interventi puntuali, tuttavia la normativa sovraordinata impedisce interventi di divieto se non motivati da motivi imperativi di interesse regionale.

In questo senso la Regione è intervenuta a livello di Piani regolatori e gli uffici regionali applicano quotidianamente i principi della norma sovraordinata e gli indirizzi del PTP nel loro lavoro di valutazioni delle varianti urbanistiche, con un lavoro, un confronto ed una sinergia con gli Enti locali.

Per rispondere ai quesiti, riguardo al primo (se sono noti casi nei quali i Comuni abbiano avviato varianti non sostanziali relative all'estensione della destinazione commerciale di medio-grande dimensione in zone artigianale o, comunque, di contorno dei borghi tali da poter interferire con le dinamiche commerciali dei borghi stessi), l'unico caso da segnalare di variante in corso d'approvazione riguarda il Comune di Villeneuve, al quale immagino lei volesse riferirsi, che prevede l'inserimento di una destinazione d'uso commerciale di medie dimensioni e di una per bar e ristorante nella disciplina di una sottozona prevalentemente artigianale, nella quale almeno l'85% della superficie è da destinare alle sole attività artigianali.

Riguardo al secondo quesito (se nell'ambito dell'aggiornamento della legge urbanistica sia intenzione del Governo regionale prevedere un maggior confronto tra le strutture regionali e gli Enti locali, nei casi in cui modifiche non sostanziali degli strumenti urbanistici possano generare conflittualità con le dinamiche commerciali dei borghi), ribadendo quanto detto finora, la Regione è attenta alla problematica che affronta nei processi di co-pianificazione legati anche alle varianti non sostanziali in applicazione dei principi, degli indirizzi e delle norme di settore del PTP.

Ad esempio, nel caso citato, l'analisi di tale problematica è avvenuta nel contesto di due successive verifiche di assoggettabilità a VAS, che hanno portato il Comune a ridimensionare la tipologia commerciale da inserire, escludendo la grande superficie di vendita e il centro commerciale.

È opportuno ricordare che sono sempre fatte salve le competenze comunali in materia di pianificazione urbanistica, che una pianificazione commerciale a livello regionale è comunque opportuna ma rischia di essere fortemente condizionata dalle normative statale ed europea che promuovono una liberalizzazione delle attività.

In prospettiva, una nuova pianificazione territoriale potrà far valere le istanze di contenimento di consumo del suolo quale motivo imperativo di interesse generale particolarmente rilevante in una regione di montagna in cui la disponibilità della risorsa suolo di fondovalle, favorevole all'insediamento delle grandi superfici di vendita, è contesa anche dalla necessità di molti altri utilizzi.

Pertanto, un nuovo PTP dovrà farsi carico di stabilire le priorità d'uso dei suoli.

Sempre in relazione alla variante riguardante il Comune di Villeneuve, faccio presente che, congiuntamente al collega Grosjacques e alle nostre strutture coinvolte, incontri sono in corso con gli attori coinvolti, principalmente il Comune e i referenti delle categorie, incontri proprio finalizzati a trovare le migliori soluzioni tenendo conto delle varie esigenze, proprio partendo da quel principio di sinergia, di collaborazione e anche di supporto che le strutture regionali stanno dando e daranno agli Enti locali, il tutto però ovviamente nel rispetto delle varie competenze che vede in capo il Comune e la materia di pianificazione urbanistica.

Il medesimo approccio è quello che porteremo avanti, per quel che riguarda la manutenzione della legge 11, la revisione del PTP e le altre tematiche che ci vede fianco a fianco con gli Enti locali.

Infine, mi unisco ai ringraziamenti formulati questa mattina nei confronti della dottoressa Chantal Trèves che fino ad oggi ha diretto la struttura Pianificazione territoriale; un ringraziamento per la collaborazione, in particolare di questi ultimi anni, ma anche per tutto il periodo precedente, quando ha messo a disposizione dei nostri territori, dei nostri Comuni e di noi tutti le sue competenze e la sua sensibilità, ricoprendo con passione un ruolo sicuramente non facile.

Presidente - Consigliere Distort per la replica.

Distort (LEGA VDA) - Grazie Assessore per la risposta che, in qualche modo, apre degli spiragli di dialogo. Ed è esattamente questo il tenore dell'interpellanza: voler svolgere un suggerimento, apportare dei contributi all'attività della maggioranza, sicuramente dimostrando che noi la visione la cerchiamo, la approfondiamo e tentiamo di averla. Questa non è ambizione, ma è veramente sano esercizio di un'attività di mandato.

Sicuramente, l'iniziativa parte dal caso specifico di Villeneuve, ma non si limita a questo caso, le posso assicurare che, anche per deformazione professionale, il caso specifico apre la problematica, e nel momento in cui la problematica è aperta, va trattata con quest'ampio ventaglio, ampia visione, con questa ampia apertura, nel senso che diventa assolutamente fondamentale capire, e non è assolutamente facile, però nel momento in cui c'è una codificazione urbanistica, bisogna saper creare i collegamenti anche con visioni parallele.

Questo è un arduo lavoro che gli uffici hanno sempre cercato di attuare. Anch'io mi unisco alle parole di riconoscimento del lavoro della dottoressa Trèves, però il concetto è questo: dove finisce il margine di applicazione della legge urbanistica e dove inizia invece l'influenza di una visione di tipo esterno, quindi in questo caso una sorta di piano del commercio. Lei ha citato la legge regionale del commercio: non ho dubbi che esista, che ci sia uno strumento che abbia tentato e che tenti di dare delle risposte, però queste risposte sono tutela della salute, tutela dell'ambiente, del territorio, valorizzazione del tipico, ma chiediamocelo - senza mortificare questo strumento che c'è - ma è lo strumento ideale? É lo strumento sufficiente per garantire che le modifiche e le variazioni di tipo urbanistico vadano a garantire un cuore pulsante storico?

Lei ha citato le medie e grandi strutture di vendita, ma può essere anche la competitività di una piccola struttura. Immaginiamo, si apre il bar all'interno del centro commerciale; il bar ha un chilometro di distanza, 800 metri di distanza, che poi tra l'altro il nostro territorio non ha delle dimensioni tali da poter pensare a delle distanze enormi, tra le aree commerciali, industriali, artigianali e i centri storici, a volte possono esserci anche soltanto 500 metri di distanza, un'attività di bar all'interno di una media struttura di vendita, diventa un concorrente sleale per l'attività storica del borgo.

Sicuramente ci sono conflittualità, è come il principio di libertà, noi non siamo - grazie a Dio - in un sistema socialista, però la libertà finisce dove inizia la libertà dell'altro, ma c'è una libertà che va tutelata con maggior forza, perché la vitalità dei borghi e il cuore pulsante del borgo danno un disegno di comunità e anche di insediabilità, di appetibilità, di valore immobiliare di tutta l'attività abitativa, e le funzioni abitative e commerciali di un borgo che, di conseguenza, si ripercuotono sul territorio circostante.

Noi dobbiamo lavorare sulla valorizzazione del borgo, ma non per una sorta di attaccamento alla tradizione fine a se stessa, ma perché quella è l'identità che ci connota.

Dai banchi dell'opposizione c'è veramente quest'invito a prendere in considerazione magari anche un Piano del commercio, così come ci sono il Piano energetico, Piano del traffico, Piano di tutela delle acque; magari un Piano del commercio, l'importante è avere gli strumenti che permettano un dialogo virtuoso tra i vari ambiti.

Solo pochi secondi ancora solo per dire che sgombro il campo dal malinteso che io voglia limitare l'autonomia dei Comuni. Questo ci tenevo a dirlo, grazie.