Oggetto del Consiglio n. 3494 del 3 aprile 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3494/XVI - Interpellanza: "Intendimenti del Governo per risolvere le problematiche riscontrate dal Consorzio miglioramento fondiario Ru de Ponton di Introd".
Bertin (Presidente) - Punto n. 35. Consigliere Aggravi, ha facoltà di intervenire.
Aggravi (RV) - Il tema che interessa quest'interpellanza non è nuovo, sia in senso generale, sia in senso particolare del caso in esame.
In particolare, citiamo le notizie apparse sugli organi di stampa relativamente al mancato rinnovo del Consiglio direttivo del Consorzio di Ru de Ponton di Introd; e cito, però, visto che nella presentazione farò anche dei riferimenti, un'interrogazione con risposta scritta dell'assessore Carrel, relativamente - e qui in senso generale - agli effetti e le conseguenze sul Consorzio di miglioramento fondiario in seguito al mancato rinnovo delle cariche del Consiglio direttivo.
La tematica, al di là del caso specifico, sappiamo che è all'ordine del giorno, tocca molti casi. Questo ha un elemento in più, cioè non c'è soltanto la problematica legata al coinvolgimento dei consorziati o dei membri del Consiglio direttivo, bensì - come dirò a breve - anche della possibilità di perseguire l'oggetto sociale.
Al di là della situazione contingente, quindi il mancato rinnovo del Consiglio direttivo che genera un campo aperto di possibilità, perché quell'interrogazione scritta apre tutta una serie di scenari, in particolare un timing di sei mesi, che è quello dell'ordinaria amministrazione, un'ordinaria amministrazione che è sì definita, ma fino ad un certo punto, perché poi bisogna capire anche come poter operare, e soprattutto lo dico anche nei confronti e nell'interesse dei membri del Consiglio direttivo pro-tempore, e una particolarità che hanno i nostri Consorzi, cioè sono persone giuridiche private, che hanno un'ulteriore problematica con effetti e con responsabilità che non sono da poco.
Cito proprio gli elementi dell'interrogazione scritta anche con incombenze legate di natura finanziaria, perché ovviamente i costi del perseguimento dell'oggetto sociale devono essere coperti, nella gestione complessiva delle attività, se il perseguimento dell'oggetto sociale non può essere portato avanti, ovviamente ci sono anche queste problematiche non di poco conto.
Il Consorzio Ru de Ponton ha un problema fondamentale, ovvero le opere di presa che gestisce non sono accessibili per via di due ordinanze di divieto di transito sulle strade che conducono a queste opere di presa. Sono due ordinanze del giugno 2011 per la presa di Ru de Ponton e a novembre 2023 per l'attraversamento del ponte di Serral che conduce alla presa di Tâche e le abbiamo citate nelle premesse.
C'è un passaggio che ritengo importante citare, proprio per il discorso delle incombenze: abbiamo delle fonti normative che si rifanno ai regi decreti, perché da lì bisogna partire, in particolare c'è un passaggio - questo nello scenario successivo ai sei mesi - che potrebbe portare anche ad un commissariamento del Consorzio nel momento in cui finisse il periodo di prorogatio, perché giustamente la norma ad un certo punto definisce un termine, seppur l'oggetto sociale dei Consorzi, per definizione, possa essere anche eterno, perché gestisce un bene o più beni pubblici che non hanno tecnicamente termine, anche se nel diritto sappiamo che, ad un certo punto, le colonne d'Ercole devono esserci, perché è il mondo del certo e non dell'incerto.
Detto questo, noi riportiamo all'attenzione del Consiglio - noi abbiamo scritto agli Assessori competenti, perché ci sono più competenze, non solo una legata ai rapporti con i Consorzi - con l'obiettivo di consentire di trovare una soluzione perché questo Consorzio possa continuare a portare avanti l'oggetto sociale, perché altrimenti ovviamente viene meno questa possibilità. Chiediamo agli Assessori competenti di sapere se siano al corrente della problematica e se, attraverso previo ed opportuno coinvolgimento della Compagnia Valdostana delle Acque per l'eventuale utilizzo di sue infrastrutture in loco - non è a caso, nel senso che si citano le realtà che hanno delle strutture in loco -, al fine di poter delocalizzare le opere di presa, abbiano potuto valutare la proposta avanzata, a partire sin dal 2020 da parte del già citato Consorzio - mi risulta un carteggio da parte del Consorzio all'Amministrazione - per una soluzione definitiva del grave fenomeno idrogeologico su un versante che, per vastità, pendenza e instabilità non presenta né favorisce ipotesi valide e percorribili; è una realtà ed una zona estremamente complicate e difficili.
In caso positivo, quali siano gli intendimenti del Governo regionale per poter addivenire ad una soluzione della problematica al fine di non pregiudicare l'attività sino ad oggi portata avanti dal Consorzio Ru de Ponton.
È vero, è un caso specifico, ma è un caso che parla di un interesse pubblico, che parla di una situazione complicata, perché l'interesse pubblico non può essere portato avanti; è vero che l'interesse è a favore dei consorziati, ma è di tutto quel territorio e la domanda complessiva è: se il Consorzio, se un Ente- ancorché di natura privatistica - non può portare avanti il proprio oggetto sociale, che cosa deve fare e soprattutto che cosa possono fare i membri del Consiglio direttivo pro-tempore?
Presidente - Risponde l'assessore Carrel.
Carrel (PA) - Come già lei ha precisato, i quesiti posti sono due e coinvolgono tutta una serie di problematiche di notevole importanza, che spaziano dalla generale disaffezione delle persone chiamate a gestire gli enti, quali Consorzi di miglioramento fondiario, alle problematiche collegate uno alla responsabilità, ma anche alla sicurezza del territorio e sui luoghi di lavoro.
Vi sono inoltre, in quest'ultima interpellanza, degli aspetti in comune con precedenti interrogazioni che lei ha richiamato nella sua esposizione. Cercherò comunque di riassumere la situazione riguardante esclusivamente la sicurezza della viabilità consorziale rispetto a dinamiche di crollo.
Gli eventi di crollo lapideo che hanno interessato la zona della Porta Ponton nel 2011 hanno spinto l'Amministrazione comunale a formulare un'ordinanza sindacale di chiusura il 23 giugno del 2011, tutt'ora vigente.
Il settore in questione ha subìto successivamente altri due importanti eventi di crollo, nel 2016 e 2019, con distacchi di porzioni rocciose plurimetriche che, per fortuna, hanno causato solo ostruzioni su un piano carrabile, senza danni alle tubazioni interrate a cui sono seguiti interventi urgenti di demolizione e disgaggio puntuale da parte della struttura Sistemazioni montane.
Considerata la ricorrenza di fenomeni di crollo, è risultato necessario attivare un processo di analisi geo-strutturale della Porta Ponton fino all'opera di presa da cui emergeva lo stato di pericolosità geologica del settore e la frequenza elevata di accadimenti (quaranta negli ultimi dieci anni).
Approfondendo la tematica, si è proceduto ad affidare, nel 2023, un progetto di fattibilità tecnico-economica ai sensi del decreto legislativo 50, che ha formulato un'ipotesi economica di oltre 700 mila euro, esclusa Iva e oneri tecnici, quindi tutto escluso. Il progetto è stato condiviso formalmente con i portatori di interessi nel giugno del 2023. In assenza di disponibilità economica, non si è proceduto oltre.
Le ipotesi progettuali analizzano anche gli aspetti costi-benefici, da cui emerge la difficoltà di garantire una sicurezza adeguata e permanente su tutto il tratto rispetto a costi che riteniamo essere accettabili.
Per quanto riguarda il mancato rinnovo del Consiglio direttivo del Consorzio di miglioramento fondiario Ru de Ponton, ma ricordo che ci sono altri casi, come lei ha ben detto, cercherò di riassumere un po' quello su cui ho già risposto nell'interrogazione scritta.
La legge regionale 3/2001, in particolare il comma 8 dell'articolo 7, recita testualmente: "Nell'ipotesi in cui non si effettui l'elezione del Consiglio direttivo entro il termine di scadenza previsto dallo statuto, il Consiglio direttivo in carica esercita le proprie funzioni compiendo solamente gli atti di ordinaria amministrazione sino all'elezione del nuovo organo, che deve comunque avvenire entro sei mesi dalla scadenza stessa".
L'articolo 863 del Codice civile invece pare non risolva questo tipo di problematica. Gli statuti dei Consorzi di miglioramento fondiario, in virtù della particolare personalità giuridica che essi rivestono, se redatti secondo lo schema tipo approvato dalla Giunta regionale con la delibera 353/2002, prevedono delle norme speciali inerenti alle dimissioni dalle cariche, alla decadenza dalle cariche e alla vacanza delle stesse, contenute rispettivamente negli articoli 33, 34 e 35.
In ogni caso, l'effettiva decadenza dalla carica è subordinata all'accettazione del nuovo membro elettivo che sostituisce quello dimissionario.
Occorre a questo punto concentrarsi sul concetto espresso dalla legge regionale citata all'inizio, cioè la legge 3/2001, cercando di comprendere le funzioni del Consiglio direttivo nei sei mesi di proroga dopo la naturale scadenza e la norma che limita l'adozione solamente degli atti di ordinaria amministrazione.
La nozione di ordinaria amministrazione è ampia e difficilmente riconducibile a puntuali e specifiche casistiche e ciò implica l'esame caso per caso delle singole azioni a provvedimenti, al fine di individuare gli elementi distintivi che ne legittimano l'adozione nella fase di attenuazione dei poteri dell'organo in regime di prorogatio.
Tuttavia, all'atto pratico, anche la gestione ordinaria dei beni può comportare due distinte situazioni: il primo caso, la copertura finanziaria dei costi da sostenere, nel caso in cui il bilancio del Consorzio presenti la necessaria disponibilità.
Il secondo caso, il ricorso all'applicazione di ruoli contributivi, oppure all'accensione di mutui, nel caso in cui il Consorzio non disponga delle necessarie risorse, nemmeno per compiere l'ordinaria amministrazione dell'anno di competenza, e questo è un caso che può verificarsi.
Nel primo caso non si rilevano particolari problematiche di sorta, qualora il Consiglio direttivo rimanga nei limiti della disponibilità dei fondi accantonati.
Nel secondo caso, invece, pur in presenza di atti amministrativi di ordinaria amministrazione, il Consiglio direttivo si troverebbe a contemperare gli effetti negativi del fare, cioè creare dei debiti fuori bilancio per degli interventi preposti, o del non fare, rischiando la compromissione dell'annata agraria con conseguente e probabile richiesta di danni al Consiglio direttivo inadempiente da parte dei proprietari delle imprese agricole.
Il Consiglio direttivo che si trovasse in questa situazione, tutt'altro che remota di questi tempi, potrebbe portare all'attenzione dell'assemblea generale degli utenti tutte le iniziative che, pur rientrando nell'ordinaria amministrazione, non dispongono della necessaria copertura finanziaria.
Spetta infatti all'assemblea deliberare su tutte le questioni di carattere straordinario, quali l'accensione di prestiti o mutui passivi; come riferimento abbiamo la lettera f) dell'articolo 8 dello schema di statuto, ma qua stiamo parlando dello schema di statuto appunto approvato dalla delibera di Giunta.
Vi è infine da precisare che il regio decreto 215/1933 nulla prevede in merito alla scadenza delle cariche, mentre l'articolo 66, applicabile anche ai Consorzi di miglioramento fondiario, stabilisce che spetta al Prefetto o al Ministro per l'agricoltura e per le foreste vigilare sui Consorzi ed intervenire anche in via surrogatoria per assicurare il buon funzionamento di questi enti e la regolare attuazione dei loro fini istituzionali.
Si ha notizia di pochissimi casi di commissariamento di un Consorzio di miglioramento fondiario negli ultimi 50 anni e le relative nomine facevano appunto riferimento all'articolo 66 del regio decreto 215/1933.
Qualora tale evidenza trovi l'applicazione oltre i sei mesi di prorogatio, è probabile che le spese del Commissario debbano essere supportati dagli stessi consorziati.
Per quanto riguarda invece il rapporto tra il Consorzio e CVA, gli uffici del Dipartimento agricoltura e del Dipartimento di risorse naturali non sono mai stati coinvolti nella proposta di derivare l'acqua di irrigazione dal canale idroelettrico di proprietà della stessa CVA.
Per questa ragione, non conoscendo i dettagli della proposta del Consorzio, né le giustificazioni tecnico-amministrative a corredo della risposta negativa da parte di CVA, non intendo esprimere in questa fase giudizi sulla documentazione di cui prenderemo visione.
In ultimo, occorre fare una considerazione sull'ordinanza del Sindaco di Introd che vieta il transito sulla pista di servizio di Ru Ponton.
Per il Consorzio e per l'acquaiolo, tale viabilità rappresenta l'unico accesso alle opere di presa e l'unico modo per attivare, all'inizio della stagione, la tubazione irrigua che alimenta a sua volta l'impianto di irrigazione a pioggia esistente.
La risoluzione del problema purtroppo richiede capitali importanti e procedure complesse; si ritiene che previa esecuzione dei lavori previsti per la messa in sicurezza della pista, e qualora tali lavori non siano ritenuti ancora sufficienti a garantire la totale sicurezza di coloro che vi transitano, si renda necessario uno studio sul rischio residuo per i soli addetti ai lavori che percorrono la pista.
La valutazione del rischio residuo, similarmente ad un piano di sicurezza redatto per un cantiere edile, potrebbe essere sufficiente ad allentare il divieto assoluto di transito.
Io credo che questa possa essere una strada su cui si può lavorare per trovare una soluzione ad un problema che, come detto, è sicuramente molto ampio e riguarda un insieme di altri problemi che si sono interconnessi all'interno della stessa situazione.
Presidente - Consigliere Aggravi per la replica.
Aggravi (RV) - Le chiederei la possibilità poi di avere copia della risposta perché ho preso degli appunti e ho seguito il filo logico.
Mi informerò più nel dettaglio sul passaggio in cui parlava del progetto di fattibilità, quindi dei 700 mila euro, anche per capire un po' meglio anche il discorso dell'eventuale mancanza di fondi, o comunque quello che veniva previsto.
Sul passaggio finale, la chiusura finale, una delle possibili vie, o forse la possibile via, che si potrebbe identificare, così a caldo/a freddo, io mi sento di dire che, al di là della valutazione rischio residuo, e quindi la possibilità di utilizzare la pista "in sicurezza", bisogna anche valutare se effettivamente questo basti per portare avanti l'oggetto sociale. Chiedo scusa se continuo a battere su quel punto ma è fondamentale, perché il Consorzio esiste per portare avanti quest'obiettivo, sennò ovviamente verrebbe meno, e, in questo caso, al di là della disaffezione che c'è anche in altre realtà, della minor disponibilità ad occuparsi di queste attività, in questo caso c'è un problema effettivo e soprattutto c'è una causa che impedisce di poter operare.
Anche il passaggio in cui giustamente si diceva che le aziende agricole potrebbero rifarsi, proprio per il problema della mancanza di approvvigionamento di acqua, però si torna sempre a monte: bisogna capire se chi deve garantire quell'approvvigionamento è in condizioni di poterlo fare.
Tornerò sicuramente sul punto, anche dopo aver esaminato un po' meglio la proposta, l'idea che ha lanciato in chiusura della risposta, anche a fronte dell'esame di ulteriore documentazione. Io quello che ritengo, al di là di tutte le considerazioni che noi possiamo fare sui Consorzi, sulla necessità anche di studiare dei secondi livelli o comunque di efficientare anche le procedure - perché poi si è parlato, e lei ha citato anche nella parte della risposta dell'interrogazione scritta, laddove si parla dell'ultima assise, ovvero dell'assemblea dei consorziati, però sappiamo che più si allarga l'assise, più è complicato anche trovare delle soluzioni perseguibili -, quello che per me, e non solo per me, è fondamentale è trovare una soluzione a questo problema, perché, al di là del singolo caso, questo problema interesserà, e già interessa sicuramente, altre realtà, perché al di là del trend di disaffezione verso la cosa pubblica da parte di molti di noi, il trend delle problematiche idrogeologiche è consequenziale al vivere, perché, checché se ne dica, è un problema che ci interessa di continuo e ci interesserà ancora di più, come anche il trend della gestione della risorsa d'acqua sarà ancora più complicata, perché dovremo sicuramente trovare delle soluzioni più moderne e più perseguibili, che consentano di evitare che ci sia l'abbandono del territorio, perché questo penso che sia il primo vero obiettivo.
Mi riservo quindi di tornare sul punto, mi riservo di fare approfondimenti e portare nuovamente all'attenzione, se mi sarà possibile e consentito, ovviamente queste tematiche in questo Consiglio.