Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 3372 del 7 marzo 2024 - Resoconto

OGGETTO N. 3372/XVI - Interrogazione: "Esame del modello architettonico della comunità energetica diocesana di Treviso e sua applicabilità alla realtà valdostana".

Bertin (Presidente) - Punto n. 15. Risponde l'assessore Bertschy.

Bertschy (AV-VdA Unie) - L'interrogazione riprende uno dei temi trattati in questa giornata di confronto sul PEAR e chiede al Governo regionale di conoscere se da parte del Dipartimento energia dell'Assessorato allo sviluppo economico e del COA è stato esaminato e preso in considerazione il modello architettonico della CER diocesana di Treviso, che prevede un'unica CER articolata in vari sottogruppi e se tale modello è considerato applicabile alla realtà valdostana.

Salterei la parte delle premesse, dove riparliamo dello studio della CVA: avremo poi modo di ritornare a parlarne, ne abbiamo parlato in questi due giorni; è previsto un convegno il 22, poi un incontro a fine mese con l'Assemblea dei Sindaci, proprio per parlare del tema delle CER, come condiviso ieri nel gruppo di lavoro.

In questo lavoro, i tecnici della struttura hanno visionato anche i materiali disponibili relativi alla CER diocesana di Treviso e hanno potuto trarre informazioni sul suo funzionamento tramite articoli ed interviste reperite online.

Ci siamo anche impegnati poi a cercarli direttamente, per avere un'informazione con le strutture che se ne stanno occupando.

La diocesi di Treviso si estende su un territorio di 1 milione di abitanti e conta 265 parrocchie, divise su parte delle Province di Treviso, di Padova, di Vicenza ed una parte della Città metropolitana di Venezia.

È stata scelta la fondazione di partecipazione, forma giuridica che rispetta il modello diocesi.

La CER in questione si basa quindi su un solo soggetto giuridico, a cui fanno riferimento 23 configurazioni, una per ogni cabina primaria, che insiste sul territorio della diocesi.

La fondazione si metterà al servizio di parrocchie, aziende, persone fisiche, anche comuni, per la gestione amministrativa, fiscale e tecnologica della Comunità energetica.

Da quanto si può dedurre, dagli organi di informazione, il regolamento è in fase di redazione e sarà unico per tutte le configurazioni.

Il regolamento servirà a definire l'utilizzo degli incentivi sull'energia condivisa e, oltre al mantenimento della struttura tramite la copertura dei costi di gestione, servirà a remunerare i produttori e consumatori.

Lo stesso prevede che gran parte degli incentivi sia impiegata per il sostegno delle famiglie bisognose che si recano presso i centri di ascolto Caritas.

Le famiglie in difficoltà saranno selezionate in base ai parametri prestabiliti, ad esempio indicatori Isee, e ad esse l'incentivo verrà dato sottoforma di buoni spendibili.

Lo scopo principale è quindi il contrasto alla povertà energetica. A tal fine verrà chiesto ai consumer che non ne hanno bisogno di rinunciare all'incentivo per destinarlo a soggetti vulnerabili.

Il modello che prevede la realizzazione di un'unica CER, con al suo interno una serie di configurazioni di cabina primaria, può essere vantaggioso sotto diversi punti di vista, ed è infatti possibile efficientare i processi di costituzione e di gestione garantendo un risparmio di risorse sia nella fase iniziale di costituzione di soggetto giuridico, sia a regime e fasi di gestione.

Tuttavia, tale modello potrebbe non essere idoneo a rappresentare i singoli territori e i singoli interessi, coinvolti valorizzandone i bisogni specifici.

Se la CER diocesana di Treviso può essere rappresentativa di quella parte di cittadini, imprese e Comuni che hanno un particolare riguardo ai temi sociali, tale modello può non essere rappresentativo di altri gruppi di potenziali aderenti.

Anche potendo ipotizzare la realizzazione sul territorio di modelli analoghi, si ricorda che le CER possono nascere anche su iniziativa di privati e che il compito della Regione può essere quindi di proporre e non imporre uno o più modelli al proprio territorio, di accompagnare i soggetti interessati nel percorso, fornendo le informazioni necessarie per affrontare con la giusta consapevolezza e attenzione la tematica.

Si ricorda peraltro che, a seconda dei soggetti coinvolti, pubblici e privati, le problematiche da affrontare risultano differenti e i nodi da sciogliere sono ancora molti, anche da un punto di vista fiscale, di corretto utilizzo dei fondi pubblici e di finanziamento alle iniziative.

Come ci siamo detti, noi continueremo l'esplorazione e l'approfondimento della costituzione di questa CER, che è molto importante e abbiamo dato mandato appunto di prendere anche contatto con chi se ne sta occupando tecnicamente, potrebbe essere interessante avere già qualche informazione in più per il convegno.

Allo stesso tempo, continuiamo in quel percorso, che è stato annunciato durante la giornata di ieri, di approfondimento delle varie tematiche, per arrivare a fornire tutte le informazioni possibili, in particolare alle Istituzioni e agli Enti locali che con noi giocheranno un ruolo importante per l'attivazione delle CER in Valle d'Aosta.

Presidente - Consigliera Minelli, ha facoltà di replica.

Minelli (PCP) - Grazie all'Assessore per la risposta.

Le informazioni, che - se ho capito bene - avete in questo momento desunto principalmente dagli organi d'informazione, sono le stesse che avevamo reperito anche noi; c'è questa questione importante di una CER che è, in pratica, una CER unica con ventitré sottogruppi, tante quante sono le cabine primarie della Diocesi di Treviso e insiste effettivamente anche sulle Province che sono state elencate.

La forma giuridica è particolare, è la fondazione di partecipazione, che è diversa da quelle su cui si sono finora organizzate la maggior parte delle CER che ci sono in Italia, che è piuttosto quella di associazione, e mi sembra di aver capito che c'è l'intenzione d'approfondire, dando mandato agli uffici, di contattare direttamente chi si è occupato in quella località, in quella zona, di fare le CER. Questo mi sembra assolutamente positivo.

Sull'osservazione che questa modalità possa essere utile per una serie di soggetti, ed è stato fatto riferimento soprattutto a parte della comunità più fragile, a fronte del fatto che possa essere invece un problema per altre realtà presenti comunque sul territorio.

Poi lei, Assessore, ha ricordato che le CER possono anche nascere da privati cittadini e che ci sono molti nodi da sciogliere per quello che riguarda tutta una serie di operazioni e di disposizioni che si devono mettere a terra.

Quello che però credo che sia importante è anche capire, in un lavoro di questo tipo, se ci sono pure delle interlocuzioni con la nostra Diocesi, perché, un po' a mo' di battuta, l'altro giorno si diceva che assicurare all'interno di una CER anche la presenza di una chiesa può essere utile, può esserlo senz'altro, ma ricordo anche che nella nostra Regione i primi che hanno fatto una riflessione in questo senso sulle comunità energetiche sono proprio stati gli operatori della Pastorale sociale della Diocesi.

C'è una cosa da aggiungere ed è questa: il regolamento del GSE, che è stato approvato il 23 di febbraio, conferma - ed è una delle cose che siamo riusciti a capire di un documento che è parecchio complesso - che l'interpretazione di creare delle CER su territori più estesi delle singole cabine primarie è ammessa, e fare un'unica CER, che è un po' la proposta che noi abbiamo anche avanzato per la nostra Regione, divisa in sottogruppi, servirebbe soprattutto per ottimizzare le risorse pubbliche e dare uno strumento già operativo a tutto il territorio per semplificare l'avvio delle Comunità Energetiche Locali; e non è una cosa indifferente.

È poi vero che, alle volte, bisogna imparare anche da chi è fuori dai confini della nostra regione: questo è un esempio che, dalle informazioni che noi siamo riusciti ad avere, funziona, che potrebbe funzionare bene, e che è stato accolto con favore dalla comunità.

Io ho detto più volte e lo ripeto che la nostra Regione, per quello che riguarda sia le sue dimensioni, ma anche le sue caratteristiche e anche per la sua storia di comunità, che è solidale e resiliente, penso per esempio alle Consorterie della Valle d'Aosta, ai Consorzi, a tutto il sistema delle regole comunitarie, può costituire un vero e proprio laboratorio delle CER, ma ci vuole una regia - l'ho ripetuto - che deve venire, a nostro avviso, dalla Regione.

Poi, dicevo di guardare anche vicino a noi: sono già partite delle esperienze, è stata costituita a dicembre la CER Dora Cinque Laghi, che aggrega dieci Comuni dell'eporediese, da Carema a Montalto Dora, passando per Andrate, con capofila Borgofranco; lì ci sono due cabine primarie in territorio, sotto queste due sono coinvolti 150 edifici comunali, un intervento di circa 4 milioni di euro, con ricavi annuali stimati per i Comuni di circa 800 mila euro, mentre il resto rimarrà alla CER.

Noi crediamo che, al di là di quella che è la costruzione della legge, una riflessione sull'architettura delle CER, e un aiuto in questo senso anche con un modello magari unico e adattabile ai Comuni, debba essere fatta.