Oggetto del Consiglio n. 3369 del 7 marzo 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3369/XVI - Interrogazione: "Valorizzazione della filiera locale al fine di contrastare la concorrenza sleale creata dall'immissione di prodotti provenienti da paesi terzi nel territorio regionale".
Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 12 all'ordine del giorno. Per la risposta, la parola all'assessore Carrel.
Carrel (PA) - Nell'interrogazione ci viene chiesto quanta carne venga importata da Paesi extracomunitari e inserita nei prodotti IGP, DOP, PAT o altre certificazioni di denominazione controllate valdostane.
Nei prodotti DOP regionali Valle d'Aosta Jambon de Bosses e Valle d'Aosta Lard d'Arnad, e i PAT identificati con il nome Motzetta e Saouseusse, non sono presenti carni provenienti da Paesi extraeuropei, in quanto è vietato dai rispettivi disciplinari o schede identificative dei prodotti trasmessi al Ministero competente.
Per quanto riguarda il PAT Motzetta, la scheda identificativa del prodotto non contiene indicazioni circa la provenienza della carne. Il dato complessivo non è a disposizione, quello che possiamo dare è un riferimento alla percentuale di carne proveniente da Paesi terzi rispetto al totale, che è pari a circa il 50% del totale della carne utilizzata.
La seconda domanda è quanta carne viene importata dai Paesi dell'Unione europea e inserita nei prodotti IGP, DOP, PAT o altre certificazioni di denominazione controllate valdostane: nei prodotti DOP regionali che ho citato nella prima risposta è presente esclusivamente carne proveniente dalle regioni italiane identificate dai rispettivi disciplinari, e sono le seguenti: Valle d'Aosta, Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna; non è pertanto presente carne proveniente da altri Paesi dell'Unione Europea.
Per quanto riguarda le DOP che utilizzano carni suine, nel 2023 l'organismo di certificazione ha certificato rispettivamente per il Valle d'Aosta Lard d'Arnad 201.463 chili di carne suina e per il Valle d'Aosta Jambon de Bosses 32.744 chili di carne suina.
Nei PAT, Motzetta e Saouseusse, è presente solo carne regionale, come previsto dalle schede identificative trasmesse al Ministero competente.
La terza domanda invece mira a chiedere cosa stiamo facendo per valorizzare la filiera locale e per contrastare la concorrenza sleale creata dall'immissione di prodotti provenienti da Paesi terzi. Nelle premesse dell'interpellanza si evidenzia l'importanza per il consumatore di poter scegliere il prodotto da acquistare vagliando tra diverse proposte, le quali devono riportare informazioni chiare ed inequivocabili relativamente al luogo di produzione e alla provenienza.
La tematica inerente alla consapevolezza del consumatore circa la provenienza e la qualità merceologica dei prodotti da lui acquistati e consumati è sicuramente di forte interesse per l'Assessorato all'agricoltura; infatti, se da un lato la legislazione europea del settore della carne prevede l'obbligo di etichettatura per le carni fresche, refrigerate e congelate, con le indicazioni relative ai paesi di nascita, allevamento e macellazione dell'animale, sui prodotti trasformati, aggiungerei purtroppo, a base di carne, tali indicazioni non sono obbligatorie.
La partita si gioca pertanto sul lato del consumatore che deve essere adeguatamente informato e deve essere consapevole al momento dell'acquisto.
L'Assessorato si impegna da anni nel promuovere il consumo dei prodotti locali a filiera corta, provenienti dai nostri allevatori locali che, essendo di tipo estensivo, risultano decisamente più sostenibili dal punto di vista ambientale, sia per una bassa concentrazione di animali, sia per un utilizzo ridotto di mangimi e il ricorso al pascolamento.
In quest'ottica, sottolineo che la nuova strategia di sviluppo locale, proposta ed approvata dal GAL e dalla Giunta regionale, va proprio a valorizzare le filiere corte, quindi le risorse che la PAC destina al GAL verranno, di fatto, utilizzate con un obiettivo principale che è quello di valorizzare le filiere corte, tra cui ovviamente anche questa.
Tra i prodotti della nostra regione che meritano una maggiore valorizzazione, ci sono prodotti che, direttamente o indirettamente, risultano afferenti alla carne e ai prodotti a base di carne, dal momento che tali prodotti dovrebbero costituire un'entrata economica aggiuntiva rispetto a quella principale rappresentata dalla vendita del latte.
Inoltre, in un momento di messa al bando mediatica dei prodotti a base di carne e degli allevamenti intensivi, e della sostituzione del cibo naturale con il cibo sintetico, risulta determinante informare il consumatore circa le caratteristiche peculiari della carne ottenuta dai nostri piccoli allevamenti di montagna.
Peraltro, i trasformatori locali che operano nel settore delle carni, differenziano ormai da anni la filiera dei prodotti, che utilizza carni locali, dai prodotti ottenuti con carni differenti, tramite un'etichettatura che evidenzia in maniera univoca i prodotti locali.
A questo proposito, se invece parliamo di carne fresca, non oggetto di trasformazione, AREV, come lei ben sa, da tempo promuove il consumo della carne valdostana attraverso l'adozione di un disciplinare di etichettatura volontaria, che coinvolge allevatori e macellatori locali; ciò che è etichettato con la dicitura "carne valdostana", è indubbiamente cresciuto e prodotto nella nostra regione e può essere definito sostenibile e a filiera corta.
In questo settore, si può citare anche la collaborazione che l'Associazione ha stretto con il Valais nell'ambito di un progetto Interreg Italia-Svizzera per la valorizzazione della carne prodotta in Valle d'Aosta delle razze autoctone presenti nei territori di montagna.
L'AREV gestisce il disciplinare tramite convenzioni con i macelli, i selezionamenti e i punti vendita, garantendo la tracciabilità della filiera e garantendo che le informazioni contenute in etichetta siano veritiere, in modo particolare per quanto riguarda la razza valdostana e i suoi incroci.
Quando in etichetta troviamo la dicitura e il logo dell'AREV, siamo sicuri, pertanto, che la carne è di razza valdostana.
Questo della carne valdostana è un circuito che nel tempo sta crescendo e sta diventando d'interesse, con numeri sempre più significativi: parliamo di 2.300 capi macellati e commercializzati nel circuito AREV, di cui circa 900 sono capi sotto i 24 mesi (quindi carne da banco) e 1.400 bovini oltre i 24 mesi (quindi carne destinata alla ristorazione o ristorazione collettiva) e per il resto, come già detto, con prodotti a base di carne.
In ogni caso, possiamo confermare che la filiera carne valdostana ha delle potenzialità sicuramente da valorizzare, in un confronto che deve vedere coinvolti i produttori primari ma anche i trasformatori.
Tale confronto abbiamo già iniziato a metterlo in campo, partendo da un primo incontro che gli allevatori e alcune loro associazioni ci hanno chiesto: proprio la settimana scorsa alcune associazioni si sono fatte portavoce, hanno chiesto un incontro e da questo incontro sono nati degli spunti interessanti e ci siamo promessi, alla fine di questa riunione, di rincontrarci nuovamente con tutti i soggetti coinvolti nella filiera, compresi i trasformatori, che credo che sia fondamentale coinvolgere proprio per andare in questa direzione.
Presidente - Per la risposta, la parola al collega Planaz.
Planaz (RV) - Grazie Assessore per la risposta.
Noi abbiamo pensato, come gruppo, di presentare quest'iniziativa, e capisce anche lei e penso tutta l'Aula, a fronte delle risposte che ha dato, le difficoltà che ci sono già solo ad elencare tutta una serie di prodotti del nostro territorio, di cui non sempre tutti possono avere la garanzia, che provengono direttamente dal nostro territorio.
Come lei ha anticipato, e io ne do pienamente atto, c'è questo Regolamento europeo secondo cui non è obbligatorio identificare la provenienza di certi prodotti che subiscono una lavorazione, che però poi si possono marchiare anche non di una DOP o IGP, ma di un nome valdostano che richiama il consumatore a quel prodotto indirizzandolo all'acquisto, giustificandolo come prodotto locale, e poi si rischia che così non sia.
Questo si vuole collegare un po' anche a tutte le proteste che abbiamo seguito tutti in questi giorni, queste proteste degli agricoltori, dei trattori, che si sono manifestate un po' in tutta Italia a fronte di direttive europee, e questa sarebbe una delle tante problematiche che non dà risposte direttamente al produttore, perché carni o altri alimenti possono provenire da altri paesi terzi che, al di là del fatto dei costi di produzione e quant'altro, non hanno le stesse regole di produzione della nostra filiera valdostana, italiana e anche europea, perché i regolamenti europei sono precisi e i prodotti devono subire ed eseguire dei controlli molto dettagliati, cosa che sia noi che legiferiamo, sia il consumatore che va ad acquisire la carne, ma anche il produttore e il trasformatore di questi prodotti, non può avere le stesse garanzie di un prodotto locale; che poi potrebbero anche essere superiori, io non voglio mettere in dubbio i controlli di paesi terzi extracomunitari, però, non avendo un documento, perché il prodotto viene certificato dalla partenza e non all'arrivo e all'avvio alla produzione, non si possa garantire la stessa certificazione che hanno gli allevatori e produttori locali di determinati prodotti.
Questa iniziativa vuole dare proprio risalto alle problematiche della valorizzazione del nostro prodotto carne, come lo facciamo e lo faremo altre volte per quanto riguarda il latte, perché è importante andare a trovare - lei bene ha ricordato e lo sappiamo tutti, logicamente l'associazione allevatori, ci mancherebbe altro che quello che certifica non sia dei suoi allevatori - una soluzione, magari visto che ha già avuto dei colloqui con le associazioni di categoria, di trovare una formula che rappresenti di più il prodotto locale e che dia più garanzie per il consumatore, quando il consumatore magari locale è più preparato e più a conoscenza dei prodotti del nostro territorio, ma anche per i molti turisti che affollano la nostra regione, che tengono a tornare a casa portando un pezzo di Fontina, un pezzo di Motzetta, perché sono prodotti tipici della nostra regione e rappresentano tutto il nostro territorio. Ed è giusto che, di questo prodotto, garantiamo la tracciabilità, la genuinità e l'originalità.