Oggetto del Consiglio n. 3330 del 21 febbraio 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3330/XVI - Interpellanza: "Interventi volti a tutelare le acque potabili da inquinamenti da metalli pesanti".
Bertin (Presidente) - Punto n. 38. Consigliere Restano a lei la parola.
Restano (GM) - In quest'interpellanza parliamo di metalli pesanti nell'acqua, in particolar modo di arsenico nelle acque degli acquedotti valdostani.
Lo spunto ci è stato dato dalla notizia di stampa che abbiamo potuto leggere nei primi mesi di febbraio, che ci informava della presenza di arsenico nell'acquedotto dello Chécrouit a Courmayeur.
Allora vale la pena, a beneficio del verbale, spiegare di cosa stiamo trattando: l'arsenico è un metalloide, è un elemento chimico che, allo stato elementare, si presenta sotto due forme, di colore grigio e di colore giallo, è presente nell'ambiente in varie forme, organico e inorganico, di origine sia naturale che antropogenica.
È un componente naturale della crosta terrestre e si trova generalmente in tracce in tutte le rocce, nel suolo, nell'acqua e nell'aria.
Elevati livelli di arsenico nel suolo possono essere presenti sia come depositi di minerali naturali che come contaminanti derivanti dalle attività antropiche.
L'esposizione umana all'arsenico avviene principalmente attraverso gli alimenti e, in misura minore, attraverso l'acqua da bere e l'aria.
I composti inorganici dell'arsenico, quelli più pericolosi, sono presenti nell'acqua, compresa quella destinata al consumo umano.
L'arsenico è nocivo quindi per la salute e studi condotti su popolazioni con esposizione croniche ad arsenico hanno documentato effetti negativi su esiti riproduttivi, malattie neurologiche, cardiovascolari, respiratorie, diabete e tumori.
Benché - però va detto - vi sia una notevole mole di dati sull'associazione tra sviluppo di tumori e consumo di arsenico nell'acqua da bere, rimane un'incertezza sui rischi effettivi.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto, come valore limite per l'acqua potabile, la concentrazione di arsenico di 0,01 microgrammi/litro.
Gli studi epidemiologici su popolazioni residenti in aree con acque di falda contenenti elevate concentrazioni di arsenico mostrano un'associazione tra l'esposizione di tale sostanza e l'aumento di rischio di malattie polmonari alla vescica e ai reni. I composti inorganici dell'arsenico sono stati classificati dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro nel gruppo 1, cancerogeni umani, sulla base di sufficienti evidenze di cancerogenicità nell'uomo e di limitate evidenze di cancerogenicità negli animali.
È possibile ridurre la presenza di arsenico nell'acqua mediante diverse metodiche: filtrazione attraverso membrane, precipitazioni con idrossidi di ferro, assorbimento con ossidi di alluminio e tecniche di scambio ionico e osmosi, che tendono a portare i livelli di arsenico sotto il limite previsto dalla norma.
Il tenore di arsenico ammesso nelle acque termali è in misura superiore a quanto previsto nelle acque minerali; per il loro uso, infatti, oltre a essere molto limitato nel tempo, avviene sotto controllo del medico.
Occorre però ricordare al Consiglio come l'anno scorso, a più riprese, ho interessato il Governo regionale e tutti i colleghi della problematica relativa alle acque potabili, alla loro qualità e, nello specifico, alla presenza di metalli pesanti e di arsenico negli acquedotti.
Segnalo infatti che lo scorso anno, come quest'anno, il 22 di marzo si è celebrata la giornata mondiale dell'acqua e proprio in tale occasione, nel corso del Consiglio, evidenziavo al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità che vi erano degli inquinanti emergenti nelle acque potabili, e tra questi proprio quello di cui stiamo parlando.
Successivamente chiedevo, attraverso il 116, tutti i dati relativi agli inquinamenti da arsenico nei nostri acquedotti e ancora, nel mese di marzo, invitavo l'Assessore a prendere in mano la situazione, ad avere coraggio, gli dissi, ad organizzare un convegno sulle acque, chiedevo di fornire i giusti indirizzi politici per affrontare questa criticità.
In occasione delle varie iniziative ispettive, chiedevo di procedere con la classificazione dei corsi d'acqua superficiali utilizzati per alimentare gli acquedotti, di procedere con la caratterizzazione di tutte le sorgenti.
A oggi, per quanto mi riguarda, poco si è visto, salvo poi la notizia di cui stiamo parlando che, evidentemente, potrebbe essere sfuggita al controllo dei vari filtri, perché sembrerebbe essere l'unico caso.
A tale proposito, interpello il Governo regionale per conoscere se le sorgenti che forniscono l'acquedotto dello Chécrouit sono state classificate o caratterizzate a seconda della loro natura, se in passato erano già stati rilevati valori di arsenico superiori ai limiti, cosa si è fatto in questo ultimo anno sul tema specifico degli inquinamenti da metalli pesanti e quali sono gli intendimenti politici relativamente a queste problematiche, definiamole emergenze.
Presidente - Assessore Marzi per la risposta.
Marzi (SA) - Se le sorgenti che forniscono l'acquedotto dello Chécrouit sono state classificate e in quale data: la sorgente che alimenta la zona di fornitura idropotabile di Chécrouit nel Comune di Courmayeur è posta a 1.950 metri ed è stata censita dal Comune, in qualità di gestore idropotabile, in data primo ottobre 1997.
Nell'area interessata dalla zona di fornitura, quella di Plan Chécrouit, Altiporto, Colle e Lavenchon, non sono presenti abitanti residenti, ma numero sessanta immobili.
Di questi, tredici sono destinati ad attività turistico-ricettiva - bar, ristorante ed affittacamere - e per la parte restante seconde case, con utilizzo prevalente durante il periodo di funzionalità del comprensorio sciistico e durante il periodo estivo. Con riferimento al quesito, quindi, la sorgente è monitorata e la situazione è sotto il controllo del Comune e degli organi di controllo.
Dal punto di vista formale, è il decreto legislativo 18/2023, il cosiddetto "Decreto acque consumo umano" che prevede che la classificazione, valutazione e gestione del rischio delle aree di alimentazione per i punti di prelievo concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano debba essere conclusa entro il 12 luglio del 2027, come stabilito - tra l'altro - dal piano di lavoro del tavolo di coordinamento costituito con la delibera di Giunta 719/2023.
Pertanto, attualmente, la classificazione del rischio formale di tale sorgente non è disponibile, ma ciò non significa che la tutela della salute non sia assicurata.
Venendo alla domanda n. 2, se in passato sono già stati rilevati valori di arsenico superiori ai limiti: alla struttura complessa igiene degli alimenti e nutrizione dell'Azienda USL, deputata ai controlli ufficiali alle valutazioni delle analisi eseguite in autocontrollo dai fornitori, non risultano segnalazioni di non conformità sino alla comunicazione da parte del Comune di Courmayeur avvenuta in data 30 maggio 2023.
Sulla base dei monitoraggi eseguiti a partire da tale data, venivano rilevati valori di 11.7 microgrammi/litro presso la sorgente sita in località Plan Chécrouit e 12.6 microgrammi/litro presso la vasca di accumulo della stessa sorgente.
Il parametro di legge è di 10 microgrammi/litro. Considerato il margine d'incertezza pari a un massimo di 2.8 microgrammi/litro, i valori sopra indicati potrebbero risultare quindi conformi.
Comunque, a scopo cautelativo, la struttura igiene degli alimenti e nutrizione in data 4 luglio 2023 e primo dicembre 2023, ha richiesto al Comune di Courmayeur la trasmissione tempestiva delle soluzioni e gli eventuali provvedimenti correttivi necessari al ripristino della qualità delle acque.
In data primo febbraio 2024 il Comune di Courmayeur comunicava di aver adottato l'ordinanza sindacale con la quale ha vietato l'utilizzo dell'acqua potabile.
Contestualmente il Comune chiedeva, ai competenti uffici regionali, di valutare l'avvio di apposito iter per concessione di deroga.
Nella comunicazione il Comune ha riferito essere allo studio soluzioni tecniche alternative all'utilizzo della sorgente Zermignes Forte Rey che saranno attuabili entro il 2025.
Il 13 febbraio sono pervenuti agli uffici da parte del Comune tutti i documenti necessari ed è stato avviato, da parte della struttura competente, l'iter di richiesta di deroga come previsto dal decreto legislativo su richiamato, cioè il 18/2023.
Come lei sa, ma comunque è il caso di specificare, da questo decreto legislativo l'eventuale deroga è concessa dall'Amministrazione regionale ma è condizionata da assenso del Ministero della Salute di concerto con il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, che decide con decreto sul valore di arsenico massimo ammissibile.
Riguardo all'origine dell'arsenico, tenuto conto della geologia dell'area, esistono forti evidenze che tale parametro sia di chiara origine naturale.
L'ARPA, nell'ambito dei procedimenti di riconoscimento del fondo naturale, ha accertato la presenza naturale appunto di arsenico nelle terre e rocce di aree limitrofe e geologicamente affini all'area dello Chécrouit.
È anche indubbio che l'innalzamento dei valori di tale parametro sia riconducibile ai cambiamenti climatici che hanno comportato una riduzione della portata della sorgente che alimenta la zona di fornitura che è scesa da 4 litri/secondo del 1997 a 2.5 litri/secondo del 2023) e una maggiore quindi concentrazione di arsenico derivante.
Veniamo alla domanda n. 3, cosa si è fatto in quest'ultimo anno sul tema specifico dell'inquinamento da parte di metalli pesanti: l'Azienda USL e l'ARPA effettuano, come previsto nel Piano di controllo regionale e pluriennale della sicurezza alimentare, le analisi sulle acque destinate al consumo umano, interpretandone gli esiti nella valutazione dell'idoneità al consumo umano stesso.
Il problema della possibile presenza di metalli pesanti nelle acque è comunque monitorato anche dal BIM, di concerto con i comuni interessati, e il BIM stesso ha avviato importanti interventi mirati a ridurre questi fenomeni e a garantire la qualità dell'acqua potabile sul territorio regionale, anche in seguito ai fenomeni di siccità che hanno caratterizzato questi ultimi anni.
Venendo alla risposta alla domanda n. 4, cioè quali sono gli intendimenti politici relativamente a queste problematiche emergenti: la Regione, da oltre un decennio, ha affrontato la questione del superamento di alcuni parametri chimici nelle acque potabili originati da cause naturali.
A seguito di un censimento puntuale, i diversi Comuni avevano attivato misure d'integrazione o di reperimento da altre fonti per fare fronte, appunto, a questi fenomeni d'inquinamento.
Sicuramente, causa anche i cambiamenti a cui stiamo assistendo e la natura geologica di alcune aree del nostro territorio, tali problematiche potranno mostrarsi più numerose e per questo sono quindi da tempo affrontate in modo sistemico da parte di Regione, Azienda ARPA e USL.
Come già evidenziato con l'approvazione del decreto legislativo 18/2023, con il quale è stata recepita la direttiva dell'Unione Europea 2184/2020, concernente appunto la qualità delle acque destinate al consumo umano, deve essere attuato un percorso conoscitivo e di valutazione del rischio.
L'attuazione della direttiva va quindi sviluppata in un'ottica di approccio sistemico all'intera filiera idropotabile, come tra l'altro da lei rappresentato con quest'iniziativa.
A tale scopo, anche con l'attenzione da lei dimostrata sul tema, è stato istituito il tavolo di coordinamento delle strutture regionali, competente per la disciplina della qualità delle acque destinate al consumo umano, costituito appunto con la delibera 719/2023 che ha, tra l'altro, il compito di seguire e realizzare l'attuazione della direttiva stessa.
Tale tavolo opera in connessione con l'Osservatorio regionale crisi idrica - che lei conosce bene, perché ha più volte sottolineato l'attenzione al tema - costituito con un'altra delibera, la 515 sempre dell'anno scorso, il quale monitora le acque nel suo complesso, quindi nelle varie forme di consumo e utilizzo, e l'Osservatorio tecnico politico sulla crisi idrica istituito sempre con delibera 515/2023, sulla quale lei aveva anche sollecitato un intervento di matrice sanitaria e non solo di natura tecnica.
L'Osservatorio idrico, tra l'altro, a breve produrrà il primo rapporto annuale in materia che sarà analizzato da tutte le strutture regionali competenti, oltre alle periodiche riunioni per rispettare il piano di lavoro di questi organi lavorativi in stretto coordinamento in caso di emergenza sia di carenza idrica, sia di analisi non conformi, quali tra l'altro questa dell'arsenico che quest'iniziativa rileva.
Presidente - Consigliere Restano per la replica.
Restano (GM) - Effettivamente mi sono impegnato parecchio sul tema della prevenzione della salute, in particolar modo su quello delle acque, possiamo contare durante lo scorso anno almeno cinque o sei interventi.
In particolar modo sono intervenuto quando ci siamo confrontati sul Piano della salute e benessere sociale, proponendo un emendamento a un ordine del giorno per modificare il Piano e prevedere uno specifico argomento riguardante gli alimenti e l'acqua, che naturalmente mi è stato bocciato. L'avevo fatto perché, conoscendo un poco l'argomento, ritenevo che politicamente si potesse fare di più.
Oggi - e in questi giorni ne abbiamo tirato le somme - devo dire e puntualizzare che l'acqua, se proveniente da sorgente, deve essere caratterizzata, e la caratterizzazione avviene attraverso vari controlli nel corso di un anno e si formalizza con un decreto.
Se si parla quindi di acqua di sorgente, il Sindaco doveva esibire e portare alla nostra attenzione oggi un decreto di caratterizzazione della sorgente.
Se la sorgente non è stata caratterizzata, un'eventuale diluizione, perde di significato, perché l'acqua non è riconosciuta, però al di là di queste specificazioni, la richiesta è cosa facciamo politicamente, perché vedete, colleghi, il Piano della salute e del benessere è stato approvato l'11.04.22 dalla Giunta regionale, sono ormai trascorsi due anni e in questo importante documento si parla che bisogna integrare i dati epidemiologici e quelli ambientali disponibili, che bisogna fare degli approfondimenti sull'ambiente e indagare le molteplici interrelazioni tra ambiente e salute, promuovendo attività informative e formative, integrate con le competenze degli operatori del servizio sanitario regionale e dell'ARPA.
Lei nella sua risposta non mi ha detto niente di tutto questo e rilevo che in altre regioni sono stati fatti degli approfondimenti riguardo alla Valle dell'Adige. Se va a vedere, sono pubblicati approfondimenti sulla natura delle rocce, sulla presenza dell'arsenico e sulla qualità delle acque.
Ritengo che con le risorse di cui disponiamo si potrebbe fare un lavoro di questo tipo. Se si prende lo sfizio di andare a vedere il 116 che mi è stato trasferito - non completo, perché c'erano troppi dati da rispondere e io non mi sono permesso di sollecitare - vedrà che l'arsenico è presente un poco ovunque, quindi è un problema da un anno di tempo, data dove io l'ho rilevato, l'ho fatto rilevare alla vostra attenzione, è stato rilevato il problema.
Ora politicamente, allo scorso Consiglio, il Presidente mi ha detto: "Io non ho tempo di parlare di politica, io risolvo i problemi".
È vero, glielo riconosciamo che s'impegna, ma qui proprio non avete risolto niente, qui non siete sul pezzo.
Allora io vi esorto, colleghi, a impegnarvi un poco, perché non si risolvono le questioni mettendo i soldi ma si risolvono con le idee e i progetti, è inutile scrivere 300 pagine di Piano della salute e del benessere e poi non applicarlo laddove la sua applicazione potrebbe essere significativa per la prevenzione della salute.