Oggetto del Consiglio n. 3214 del 7 febbraio 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3214/XVI - Interpellanza: "Azioni del Governo valdostano per affrontare il problema legato ai lavoratori transfrontalieri".
Bertin (Presidente) - Punto n. 23. Per illustrare l'interpellanza, la parola alla consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Di questo problema abbiamo già parlato in discussione del bilancio proprio perché l'accordo firmato dalla Repubblica italiana e dalla Confederazione svizzera, che va a modificare quello del 1974, pone comunque delle novità rispetto a questi lavoratori che si recano in Svizzera e in Francia e che sappiamo essere lavoratori che da tempo lo fanno nella nostra regione, essendo una regione di confine. Oltre all'accordo nella finanziaria nazionale, approvata il 29 dicembre, sappiamo che vi è stata anche l'introduzione dell'obbligo rispetto ai frontalieri di versare una quota di compartecipazione al servizio sanitario nazionale a partire dal 2024.
Nel bilancio, come dicevo, abbiamo presentato un ordine del giorno proprio che impegnava il Governo regionale ad attivarsi presso la Conferenza Stato-Regioni per affrontare il problema legato ai territori di confine, cercando di trovare soluzioni per incentivare le varie professioni e applicare un sistema fiscale più giusto. Questo ha avuto il voto contrario della maggioranza evidenziando che non era un'azione da condividere. Abbiamo poi visto che invece il Deputato della Valle d'Aosta ha presentato praticamente lo stesso ordine del giorno in finanziaria nazionale che invece è stato approvato. Ricordiamo che non è notizia di oggi che tanti lavoratori valdostani si recano all'estero proprio un po' per la nostra conformazione geografica ma soprattutto per la nostra vicinanza sia al territorio svizzero che al territorio francese. Sappiamo poi che nell'accordo vi sono anche differenze a seconda della zona da cui questi frontalieri si muovono, quindi solo chi è all'interno dei 20 chilometri dal confine viene considerato frontaliere e soprattutto vengono anche in questo caso declinati anche in maniera più precisa rispetto a quell'accordo del 1974 quali sono effettivamente i requisiti per poter essere considerato un frontaliere, quindi a partire dalla richiesta che venga definito frontaliere chi si reca quotidianamente dalla propria residenza nel luogo di lavoro o chi comunque lo fa non più di 45 giorni l'anno.
Quello che vogliamo chiedere al Governo regionale è se si ha idea del numero dei lavoratori valdostani residenti nei 20 chilometri che svolgono il loro servizio presso la Francia e la Svizzera e se si ha un'idea anche dell'attività produttiva per cui essi lavorano; se si condivide invece l'ordine del giorno presentato dal Deputato valdostano che abbiamo citato e, nel caso affermativo, quali azioni intende il Governo regionale porre per portare avanti e affrontare il problema legato ai frontalieri.
Sabato vi è stato un interessante incontro proposto dalla UIL dove un po' di chiarezza è stata fatta e soprattutto dove anche forse i lavoratori hanno cercato delle indicazioni maggiori proprio perché rispetto allo status di frontaliere, ma soprattutto anche rispetto alle tipologie di permessi e di lavori che loro prestano nel territorio elvetico e francese. Forse sarebbe necessaria un'informazione maggiore ma quello che noi volevamo principalmente capire è se il Governo regionale ha i dati rispetto a questi lavoratori che vanno all'estero.
Presidente - Risponde il Presidente della Regione.
Testolin (UV) - Anzitutto va premesso che il dato relativo al numero dei lavoratori transfrontalieri residenti nel raggio di 20 chilometri dalla frontiera svizzera è comunicato alla struttura Enti locali dal Ministero dell'economia e delle finanze, il quale a sua volta riceve tale informazione dai cantoni svizzeri in occasione dell'attribuzione delle somme dovute agli Enti locali italiani di confine a titolo di compensazione finanziaria per l'imposizione operata in Svizzera sulla remunerazione dei transfrontalieri. Tale comunicazione è relativa alla situazione del penultimo anno precedente: per esempio, la comunicazione del 2023 è relativa al 2021 e consiste in un prospetto riassuntivo che riporta il numero dei frontalieri residenti nei comuni appartenenti alle Unités des Communes Valdôtaines del Comune di Aosta, nonché gli importi spettanti ai medesimi enti, non contiene nessuna informazione in merito all'attività lavorativa svolta dai suddetti frontalieri. Gli ultimi dati in possesso della struttura risalgono l'anno 2021 e nello specifico risultavano 22 frontalieri svizzeri residenti nei comuni Unité des Communes Grand-Combin, 29 nel Comune di Aosta. Nessun dato relativo ai frontalieri residenti oltre i 20 chilometri dalla frontiera è a conoscenza della struttura Enti locali, così come nessuna informazione è mai pervenuta relativa a frontalieri valdostani che lavorano in Francia dato che l'unico accordo esistente è quello intervenuto tra Italia e Confederazione elvetica in quanto non appartenente all'Unione europea.
Per quanto riguarda le altre due domande, va detto che è chiaro l'obiettivo di quest'interpellanza, nel senso che non si capisce quale sia il problema a cui si vuole dare l'attenzione ed effettivamente è una cosa che già non si traspariva nella precedente iniziativa. Se il problema è la fuga dei lavoratori valdostani verso il Vallese e altri Cantoni svizzeri, non si tratta di una volontà, anzi, semmai si tratta di un fenomeno che sta assumendo caratteristiche diverse che oggi interessa professionalità diverse dal passato. Si tratta però di scelte individuali e professionali, di scelte di vita dovute sicuramente a motivi anche economici ma non solo, su cui il Governo regionale non può ovviamente portare avanti nessun tipo di iniziativa particolare. Esiste invece un problema generale di attrattività della Svizzera rispetto all'Italia e all'Europa in generale, che ha un impatto evidente nelle zone di confine per il lato debole della frontiera. Lo stiamo vivendo come Valle d'Aosta da qualche tempo, per esempio, in ambito sanitario e assistenziale e credo che abbiamo fatto come Governo regionale e come Consiglio quanto possibile per migliorare l'attrattività del nostro sistema in tale ambito specifico, ma è evidente che non possiamo intervenire sull'attrattività regionale del sistema Italia rispetto a quello della Confederazione dei singoli Cantoni.
Per quanto poi concerne specificatamente l'ordine del giorno dell'onorevole Manes, lo stesso prende avvio da un aspetto ancora diverso, cioè dall'introduzione avvenuta con la finanziaria dello Stato per il 2024 di una nuova imposta, la cosiddetta "tassa sulla salute", a carico dei lavoratori frontalieri che dal 1° gennaio 2024 sono chiamati a versare un contributo di compartecipazione al sistema sanitario italiano per una quota compresa tra il 3 e il 6% del salario netto percepito in Svizzera, da destinare, come dice la normativa, al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine, prioritariamente in trattamento accessorio per il personale medico e infermieristico. Pertanto da tale determinazione dell'ordine del giorno Manes sollecitava invece il Governo nazionale a collaborare con le Regioni per identificare misure efficaci volte a incentivare i lavoratori a rimanere nelle loro Regioni di origine, quale l'introduzione di benefici fiscali, in special modo in favore del personale sanitario, anche al fine della valorizzazione delle competenze dei territori di frontiera. Insomma, per dirla in maniera molto semplice e diretta, in alternativa misure penalizzanti a carico di chi va all'estero a lavorare e introduciamo in positivo misure che possano favorire chi rimane o chi torna a lavorare nel Paese di origine al di qua del confine senza penalizzare nessuno. Dunque, molto bene ha fatto l'onorevole Manes a sollevare a livello centrale la questione dell'attrattività delle zone di confine, problema che, come sappiamo, in alcune zone, come la nostra, e in alcuni ambiti come quello sanitario ma non solo possono determinare un serio problema per la comunità e per il rispetto dei diritti essenziali dei nostri cittadini. Senza dubbio tale iniziativa, così come presenta, la riteniamo pertanto pienamente condivisibile. Peraltro la stessa si pone in piena continuità con quelle misure in materia di attività, come quella relativa all'indennità regionale per il personale della Dirigenza medica e per il personale infermieristico, nel solco delle quali stiamo lavorando su diversi tavoli, ciò con l'obiettivo di creare le condizioni nell'ambito di quanto ci è consentito dal quadro normativo e di riferimento affinché le nostre professionalità, che oggi vanno all'estero, possano tornare in Valle d'Aosta per continuare a contribuire alla sua crescita e allo sviluppo della nostra comunità.
Credo che emerga da questa situazione una chiara evidenza: che le situazioni create a livello nazionale tendano a disincentivare la possibilità di perdere continuamente professionalità che vanno all'estero, per questo hanno inserito questa tassazione, la cui legittimità è peraltro ancora in corso di valutazione, quindi sarà su altri tavoli che si deciderà se questa possibilità di applicazione ci sarà o meno. Al netto di questo penso che l'ordine del giorno di Manes, così come la risposta che le ho dato l'altra volta, vadano nel senso di cercare di fare delle iniziative come quelle che abbiamo fatto per cercare di mantenere le professionalità sul nostro territorio, non di incentivare che qualcuno vada fuori. Questo è quello che possiamo fare, sicuramente l'obiettivo è uguale a quello del Ministero o dello Stato, che ha avanzato questo tipo di iniziativa, sono due forme diverse dove purtroppo sovente non si riesce a trovare delle soluzioni sufficientemente interessanti per il lavoratore per rimanere qua. Se così non deve essere, almeno diciamo allo Stato: "portiamo a casa delle risorse da riconoscere a chi invece ha fatto delle scelte più opportune per il proprio territorio".
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Presidente, non l'avevo già capita il giorno dell'ordine del giorno, ma oggi ancora meno, nel senso che l'impegnativa che c'era era: "Il Governo regionale ad attivarsi presso la Conferenza Stato-Regioni per affrontare il problema legato ai territori di confine, trovare soluzioni per incentivare le varie professioni ed applicare un sistema fiscale più giusto", dove c'è scritto qui che bisognava trovare le soluzioni per incentivare il lavoro in Svizzera? Cioè se si dice: "Incentivare il lavoro all'interno delle zone di confine", si parlava della Regione Autonoma Valle d'Aosta, ed è oltretutto un'impegnativa che prende tel quel le parole rilasciate da Manes durante una sua dichiarazione. Sinceramente io non so, ma se non lo avete letto: "Trovare soluzioni per incentivare le varie professioni". Mi sembra talmente chiaro che si parli di incentivare le persone a invitarle a stare in Valle d'Aosta e sinceramente, anche rispetto a quello che lei ci ha detto oggi, di nuovo mi sembra che, rispetto ai dati, non ci sia tutta quest'attenzione. La invito a vedere invece analisi che vengono fatte da altre Regioni o da altre Province dove i dati vengono elaborati e messi in chiaro: ad esempio, c'è uno spazio indagine di Varese che evidenzia come nel 2022 i lavoratori valdostani frontalieri risultano essere 122. "Il Corriere della Valle" un mese fa parlava di 109 frontalieri, 12 impegnati in sanità, 10 nel settore del commercio, 9 in attività di amministrazione, 7 nella ristorazione. Io mi chiedo dove abbiano trovato quei dati se, come ha detto lei, invece la Regione Autonoma Valle d'Aosta questi dati non li ha e si continui a parlare di tutto questo lavoro che va all'estero senza avere contezza del fenomeno. Continuiamo a sentir dire: "Stanno andando in Svizzera" ma non sappiamo quanti sono e lei lo ha ripetuto ancora oggi. In più le faccio notare che i Comuni all'interno dei 20 chilometri sono 51 in Valle d'Aosta, quindi, sotto questo punto di vista, un'altra analisi andrebbe fatta, perché evidentemente non si parla solo del Grand Combin e della zona di Aosta ma anche di altre località. Il Governo regionale non può fare nulla, io su questo non condivido, cioè può fare molto il Governo regionale rispetto alla fuga dei lavoratori, perché evidentemente se anche con l'attrattività le persone se ne vanno, vuol dire che ci sono altre motivazioni e ce lo ha detto Uberti in audizione. Il problema non sono i soldi che spesso vengono nominati in quest'aula, il problema è il modo che c'è di lavorare, la mancanza di formazione, la mancanza di valorizzazione delle competenze e degli aspetti professionali.
Sinceramente ancora una volta non capisco e la invito nuovamente a leggere quell'ordine del giorno che proprio chiedeva quello che lei ha detto quest'oggi, quindi evidentemente o noi lo abbiamo scritto male o voi lo avete letto peggio, però già allora ero rimasta allibita dalle sue dichiarazioni perché proprio andavano nel senso in cui lei diceva.