Oggetto del Consiglio n. 2749 del 27 settembre 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2749/XVI - Approvazione di mozione: "Adesione alla carta d'identità della Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (R.E.A.DY)".
Bertin (Presidente) - Alla presenza di 31 Consiglieri, possiamo riprendere l'ordine del giorno. Siamo al punto n. 10. Per l'illustrazione della mozione, si è prenotata la consigliera Erika Guichardaz a cui passo la parola.
Guichardaz E. (PCP) - Documenti internazionali - come il trattato per il funzionamento dell'Unione Europea, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e il Libro verde della Commissione Europea - individuano i fattori di discriminazioni che le istituzioni comunitarie devono impegnarsi a combattere. Vietano ogni forma di discriminazione e stabiliscono che i principi di parità di trattamento, e non discriminazione, siano al centro del modello sociale europeo rappresentando i valori fondamentali dell'individuo.
La stessa Costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità in data 17 maggio 1990 ha rimosso l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie e nel 2019 lo stesso organismo ha rimosso dalle malattie mentali anche l'essere trans.
Dal 2007 l'Unione Europea ha inoltre istituito ufficialmente la giornata mondiale contro l'omofobia, la bifobia e la trans fobia, che ogni anno viene celebrata il 17 maggio, e proprio in quella data vengono spesso evidenziate le situazioni di discriminazione nei diversi ambiti della vita familiare, sociale e lavorativa, che in Italia e in Valle d'Aosta, lesbiche, gay, bisessuali, trans, spesso vivono a causa del perdurare di una cultura condizionata dai pregiudizi.
In questi ultimi anni diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per favorire l'inclusione sociale delle persone della comunità Lgbt, sviluppando buone prassi e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi che tutelano le discriminazioni.
Azioni importanti delle pubbliche Amministrazioni per promuovere sul piano locale politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone Lgbt, contribuendo a migliorare la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero da pregiudizi.
Proprio per cercare di fare rete, nel 2006 è stata istituita la Rete Ready, rete nazionale delle pubbliche Amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, che riunisce enti locali e regionali per promuovere cultura e politiche delle differenze e sviluppare azioni di contrasto alle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
Tra le finalità, gli obiettivi e le azioni della carta d'intenti in particolare evidenziamo le seguenti finalità: individuare, mettere a confronto e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans, realizzate dalle pubbliche amministrazioni a livello locale; contribuire alla diffusione di buone prassi su tutto il territorio nazionale, mettendo proprio in rete le pubbliche amministrazioni impegnate nella promozione dei diritti delle persone; supportare le pubbliche Amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti di queste persone.
Questa carta d'intenti chiede inoltre ai soggetti che aderiscono alla rete di avviare, ove possibile, un confronto con le associazioni Lgbt locali, di favorire l'emersione dei bisogni, di sviluppare azioni positive e di comunicare alla rete le esperienze realizzate.
In Valle d'Aosta ha già aderito nel gennaio del 2020 alla rete Ready il Comune di Aosta, mentre tutti gli altri Comuni, sia nella passata legislatura che in quella attuale, hanno accolto con favore la legge contro le discriminazioni e violenze determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere che giace in Commissione dal 17 maggio 2022.
Ancora la cronaca di questi giorni porta alla luce diverse aggressioni a Pavia e a Foggia, dove nell'ultimo caso è stato arrestato un uomo con l'accusa di maltrattamenti per aver minacciato di morte il figlio e la moglie dopo aver scoperto che il ragazzo era omosessuale. L'omotransfobia c'è anche in Valle d'Aosta, e vi sono diverse testimonianze, fra cui quella che forse ha destato un po' più di clamore perché riguardava un noto artista valdostano che durante l'estate aveva denunciato proprio l'aggressione in una palestra del capoluogo. In questo caso, le interviste fatte a questo ragazzo, evidenziano come spesso queste situazioni non vengano denunciate, per una sorta di pudore, per paura. L'Associazione Arcigay ha più volte segnalato che anche in Valle d'Aosta vi sono eventi di questo tipo.
Per queste motivazioni - non comprendendo ancora oggi il blocco in Commissione della legge che ho citato prima e di cui magari dalle risposte del Governo potremo capire anche perché - chiediamo almeno un impegno che è l'inizio di un percorso verso quella legge, ossia provvedere all'adesione alla carta d'intenti della Rete Ready e intraprendere un percorso istituzionale con le realtà locali volto alla sensibilizzazione del territorio su temi riguardanti le discriminazioni derivanti dall'orientamento sessuale.
Permettetemi infine di ricordare che nei prossimi giorni inizierà l'Aosta Pride, un momento pensato per tutta la comunità valdostana, non solo quella Queer, ma aperto a tutte le persone che ritengono che i diritti umani o sono di tutti o altrimenti si devono chiamare "Privilegio".
Spero che in questo caso tante persone di quest'aula, come è avvenuto per il Pride dell'anno scorso, possano partecipare agli eventi che verranno organizzati.
Presidente - Con l'illustrazione della mozione, apriamo la discussione generale sulla mozione. Si è prenotato il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Innanzitutto ringrazio la collega per averci dato la possibilità di parlare di questo tema, perché quando il Comune di Aosta, unica realtà in tutta la Valle, decise di aderire a questa rete, era il 2020 ed ero già all'interno di quest'assise e purtroppo non ebbi la possibilità di poter dare il mio parere.
Ho dovuto forzatamente informarmi su quello che giustamente lei chiede a quest'Aula, ovvero di condividere la proposta di aderire a questa rete. Devo dire che ho approfondito il tema e ho visto che c'è un sito dedicato a questa rete che tutti possiamo consultare.
La rete risulta essere stata fondata nel 2006, quindi tra poco saranno vent'anni dalla fondazione di questa rete di amministrazioni. Ad aderire a questa rete sono una serie di soggetti istituzionali. Io ho verificato questi soggetti istituzionali: ci sono dei Comuni, come lei sa i Comuni in Italia sono circa 8 mila, ci sono delle unioni di Comuni, che sono 544 in tutto il Paese, ci sono delle Province che hanno aderito, che vengono conteggiate ovviamente sul sito e che sono 107 in totale, ci sono le Regioni che, come sappiamo, sono 20 ma non basta, perché hanno voluto aggiungere anche qualcos'altro per fare brodo.
Quindi in questa rete di soggetti che aderiscono vengono conteggiati anche i Municipi; come sappiamo ci sono quindici municipalità a Roma, dieci a Napoli, nove a Milano e a Genova, otto a Torino e a Verona, sei a Venezia e a Bologna, cinque a Bari e a Firenze. Mi fermo qui. Ci sono poi le Autonomie locali italiane aggiunte come soggetti, io non le conoscevo. Ho fatto un'esperienza amministrativa importante guardando qui. Sono 19, in totale sempre.
Hanno aderito a questa rete le Comunità comprensoriali che sono quindici, poi hanno aderito i Consiglieri di parità regionale, che giocoforza devono essere venti, poi i Consiglieri di Parità provinciale, che sono circa centosei, poi i Consiglieri di parità cittadina, non so quanti siano ma penso molti a fronte di 8 mila Comuni, poi i Liberi Consorzi comunali. Pensi che cosa ho scoperto: ci sono anche i Liberi Consorzi comunali e anche tra questi alcuni hanno aderito a questa rete.
Conteggiando tutti questi soggetti istituzionali che si trovano nel nostro Paese - io sono andato tenendomi basso - essi ammontano a una cifra di 10 mila.
Ebbene, sapete in quasi 20 anni, quante di queste amministrazioni, quanti di questi enti, quanti di questi soggetti che vi ho elencato hanno aderito a questa Rete? Trecento, su più di diecimila.
Allora se questo era un progetto irrinunciabile, che produceva i suoi effetti e senza il quale, purtroppo, non ci si può dire persone democratiche che accettano i diritti e rifiutano i privilegi, mi sarei aspettato un'azione più larga.
Peraltro mi duole verificare come la gran parte dei soggetti che hanno aderito siano amministrazioni locali dell'Emilia Romagna e della Campania, da sempre amministrate dalla Sinistra, quindi è di tutta evidenza che questa è nient'altro che un'iniziativa politica. Chi aderisce a questa Rete, fa semplicemente iniziativa politica.
Se qui sostituiamo Rete Ready con Rete delle città, delle Regioni, delle Autonomie o altro amministrate dalla sinistra, è uguale, è sovrapponibile. Se vado in quell'elenco, mi dichiaro di... Basta, non c'è nient'altro.
Non c'è nient'altro perché io ho letto, sempre all'interno di questo sito, al netto delle motivazioni che voi avete esposto, che cosa comporta aderire a questa rete, e c'è scritto: "Avviare, ove possibile un confronto con le associazioni Lgbt locali, favorire l'emersione dei bisogni della popolazione Lgbt" - tra l'altro dovrebbero aggiornarlo perché adesso è LGBTQIA+ - "e operare affinché questi siano presi in considerazione anche nella pianificazione strategica degli enti, sviluppare azioni positive sul territorio, comunicare alla rete le esperienze realizzate, supportare la rete nella circolazione delle informazioni" - quali informazioni non lo so - "creare una pagina informativa delle attività della rete sul proprio sito seguendo una traccia comune, partecipare alla giornata tematica annuale anche con propri eventi di rilevanza pubblica, partecipare agli incontri annuali tra i partner della rete e avviare, ove possibile, una collaborazione interistituzionale tra i diversi livelli di governo locale".
Ma il succo di tutto questo qual è? Il succo di tutto questo sta esattamente in una frase che voi avete riportato nelle motivazioni di quest'iniziativa, ovvero garantire l'uguaglianza per tutti. L'ultima volta che ho controllato - e controllo tutte le mattine - non c'erano dei divieti di poter amare chi si desidera o di poter esprimere pubblicamente un amore verso una persona o un'altra, o anche più persone. Poi ho controllato e ho visto che divieti di questo tipo non ci sono.
Dirò di più però: nel mio controllo ho verificato che l'articolo 3 della Costituzione fosse ancora vigente, e devo dire che effettivamente il controllo ha dato esito positivo.
Come voi avete giustamente riassunto nella vostra iniziativa, l'articolo 3 della nostra Costituzione prevede già che venga garantita un'uguaglianza per tutti, senza distinzione alcuna, e mi dispiace che lei lo abbia voluto citare in questa sede, perché io le avrei chiesto i dati effettivamente, perché se ci fosse una comunità particolarmente a rischio, lo vorrei sapere.
Io le ho chiesto i dati e lei come dato cita un esempio, cioè un esempio di un noto artista, musicista, non ho capito, che ha denunciato.
Io sono felice che lo abbia fatto e mi auguro che con questa denuncia - spero che non sia soltanto una denuncia sui social - avremo modo di capire quale sarà l'esito finale e se ci dirà effettivamente come si sono svolti i fatti e se hanno dei rilievi penali.
A memoria però io non rammento che vi siano azioni di questo tipo o condanne di questo tipo riportate in Valle d'Aosta, cosa che ci dice che la nostra democrazia non è particolarmente in pericolo. Soprattutto anche se la nostra democrazia o la garanzia dei diritti fosse in pericolo, di certo non l'adesione a questa rete... che è una decisione politica che non produce nessun effetto, se non quello di dire: "Che bello, sono anche io nella Rete Ready assieme a ben 300 Amministrazioni e 300 enti locali su 10 mila". Altro non fa.
Mi spiace doverglielo dire, ma obiettivamente noi, con quest'impegno, non siamo rimasti sicuramente convinti e riteniamo che questo non sia un impegno che questa amministrazione di questa Regione possa prendersi.
Presidente - Siamo in discussione generale. Il consigliere Perron si è prenotato, ne ha facoltà.
Perron (LEGA VDA) - Alcune considerazioni su questo tema che più volte è arrivato in aula, e arriverà ancora. È un tema molto dibattuto, perché non si può prescindere da una discussione di questo tipo, ormai basta aprire qualsiasi pagina di giornale e questo tema è in primissima pagina oppure no. Apritevi la pagina culturale della Stampa il giovedì, guardatevi i libri che sono proposti e vedrete quali tematiche vengono proposte, tutte su quest'ambito. A riprova ci sono grandi forze che si muovono, grandi interessi che si muovono dietro a questo mondo.
Nel nostro ordinamento, che ha componenti liberali, è tutelato il diritto degli individui, non esistono diritti per categorie speciali. Gli individui sono tutelati proprio a prescindere dal genere, dalla religione, dall'etnia e dalla razza perché sono individui. Quindi non si può fare una categoria a sé per ogni individuo discriminato o che si ritiene discriminato, perché poi entriamo nella percezione e questi sono altri casi, quindi il mondo liberale già tutela questo, come il nostro ordinamento; prova ne è che chi fa denuncia, se questo è stato il caso - la Consigliera ce l'ha confermato, molto bene - io mi auguro che se c'è stata un'ingiuria, una discriminazione per il ragazzo che era lì e si è preso degli insulti, molto bene. Quello che l'ha insultato, che probabilmente è un cretino se ha insultato, paghi: siamo i primi a essere contenti di ciò.
Vi sono già tutti gli strumenti per la tutela, ci sono le querele, ci sono le denunce, però attenzione, ci sono i tribunali, non ci sono i giornali. Ci sono i tribunali dove anche chi viene accusato si può difendere, e questa non è una cosa da poco.
Io capisco che la sinistra abbia nel DNA un certo giacobinismo proprio forcaiolo, infatti andate perfettamente d'accordo con i 5 Stelle su questo: DNA politico simile, per cui i processi si fanno sui giornali. Ti becchi un'accusa e sei già sul giornale.
No, ci sono i tribunali, così funziona nel nostro ordinamento, per fortuna, e noi difendiamo questo.
Unire, tra l'altro, il potere dei giornali, il potere dell'apparato giudiziario, l'immenso potere, oggi, dei media sulla reputazione di una persona... molti in quest'aula ne sanno qualcosa per vissuto personale. I media più i social in un attimo fanno divampare centinaia di persone che insultano, ingiuriano. La persona magari viene assolta, ma attenzione perché quello è un mondo estremamente pericoloso, e chi ha studiato la storia, se l'ha fatto con occhi aperti e non partigiani, dovrebbe saperlo.
Quando noi vediamo che per una certa Sinistra gli apparati non sono mai abbastanza, bisogna sempre mettere un pezzettino in più, perché il vostro modello è un po' quello collettivistico, tutto in mano allo Stato, così le cose andranno benissimo. Invece no, perché chiaramente negli apparati si mettono le vostre persone, avete bisogno di nutrire le vostre lobby, ve l'ho già detto una volta: sono le vostre lobby queste. Queste associazioni e questi movimenti sono le vostre lobby. Le lobby sono illegittime in democrazia? No, sono legittime, e ci mancherebbe, ognuno avrà la sua. Ci sono le lobby cattoliche, finanziarie, economiche; qual è il problema? Basta che siano palesi, basta sapere che cosa si fa o cosa si sta facendo. Questo è un vostro modo ogni volta di premiare, di nutrire l'ego delle proprie lobby, quindi ogni volta i vostri interventi sono volti in questa visione. Bisogna capire quello che state facendo.
Per tornare al tema della difesa, voi citate l'articolo 3 della Costituzione, benissimo, ma c'è anche l'articolo 24 della Costituzione, per cui tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
Quindi chiunque si senta discriminato in qualche modo, può ricorrere - grazie a Dio - alla legge, ed è per questo che noi ci opponiamo a ogni livello successivo, perché si va a finire in ambiti che non sono più quelli che conosciamo, ma si va nell'ignoto, o meglio, nel conosciuto, che è molto peggio dell'attuale.
Voi continuamente cercate di erodere, di conquistare spazi pubblici per i vostri interessi, per le vostre visioni politiche e per le divisioni ideologiche.
Non sto a leggere i vari punti - li ha letti il collega - ma qui ci sono varie richieste di questa rete. Apro una parentesi: io questa rete non ho ancora capito bene che cosa sia. Sono andato a guardare sul sito e non so se è un'associazione, un comitato, non so quale sia l'ente giuridico, onestamente non l'ho capito, ditelo voi. Forse non è nemmeno un ente giuridico. Non l'ho capito perché sul sito non l'ho trovato.
Anche qua nuovi adempimenti per la pubblica amministrazione, chiaramente va nel solco della vostra visione, altri adempimenti del pubblico, nuovi adempimenti... quindi cosa dovrebbero fare votando questa mozione e andando in quella direzione? Nuove procedure da avviare? Nuovi confronti con le associazioni? Ma perché, non ce ne sono già abbastanza di confronti? Il Comune di Aosta non ha abbastanza confronti con le associazioni?
L'artista che si dice discriminato in quell'episodio del 5 giugno non lo conosco. Io in questo caso sono il primo firmatario di una legge sulla questione degli artisti in Valle di cui si parlerà. Sono andato a cercare l'artista: aveva fatto delle mostre per il Comune perché appartiene al mondo LGBTQIA+. Ce li ha i contatti.
Sa quanti ne ho sentiti - e li porterò in Commissione - che invece non conoscono nessuno e dai Comuni si sentono dire: "Le farò sapere" e nulla fanno sapere. Chiaro? Fortuna chi ha dietro qualcuno che può fare da lobbista, buon per lui, ma non è così per tutti, alla faccia della discriminazione.
Anche qua nuovi adempimenti per la pubblica Amministrazione, che già sappiamo gravata di un sacco di problemi, già sappiamo in tilt su molte questioni, proprio per mancanza di personale, e qui andiamo ad aggiungere altri pezzi, altre cose da fare. Comunicare alla rete le esperienze realizzate, creare una pagina informativa, chi lo pagherà il lavoro di queste persone? Poi dite: "Questa mozione non riguarda aspetti finanziari", bene, chi è che pagherà questa gente che farà cose in più? Nessuno? Non lo so, ditemelo voi.
Ennesimo tentativo di utilizzare gli apparati. In questo caso ne avete creato uno nuovo per questa rete e non si capisce bene che cosa sia, ma la visione è sempre la stessa. Di nuovo il vostro tentativo di entrare negli apparati e da lì fare la vostra propaganda, dai più giovani ai più grandi, utilizzando, come al solito, le risorse pubbliche.
Ecco perché, non certo perché siamo omofobi, omotransfobici eccetera, ma semplicemente non riteniamo che queste cose debbano andare a gravare ancora una volta sugli apparati pubblici e pagati da tutti i cittadini quando vi sono tutti i modi che qualcuno ha per essere difeso, tanto più sul mondo del lavoro: ci sono i sindacati, c'è un diritto del lavoro. Se qualcuno viene discriminato deve denunciare, non deve passare tramite qualcos'altro, deve denunciare e far pagare chi sbaglia. Dopo un processo però, non sui giornali, non negli osservatori, non in quest'aula e neanche sui social.
Per questo motivo noi voteremo contro a questa mozione.
Presidente - Consigliera Minelli ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Ho ascoltato con attenzione l'elenco che il collega Manfrin ha fatto degli enti e dei soggetti istituzionali che sono contemplati tra coloro che possono aderire alla Rete, ci ha parlato di un totale circa di 10 mila soggetti a fronte di un'adesione a oggi di circa 300 enti o istituzioni.
La prima cosa che mi viene da dire molto spontaneamente è questa: bene, bisogna aderire, bisogna far crescere questo numero, bisogna in qualche modo - a mio avviso - dare anche il buon esempio e, perché no, seguire l'esempio virtuoso di Regioni che già hanno aderito, noi qui parliamo come Regione, e lei ha citato l'Emilia Romagna e la Toscana. Le Regioni che hanno aderito sono ad oggi otto, le possiamo citare, sono l'Abruzzo, la Campania, l'Emilia Romagna, il Lazio, le Marche, il Piemonte, la Puglia, la Toscana, la Provincia Autonoma di Bolzano, la Provincia Autonoma di Trento. Quindi vedo che, sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista della collocazione politica di queste Regioni, c'è un'ampia casistica.
Commentando la mozione e l'esposizione, lei dice: "Il succo di tutto sta in una frase, garantire l'uguaglianza per tutti".
Io sono assolutamente d'accordo, il succo è garantire l'uguaglianza per tutti, ma poi lei dice: "Garantire l'uguaglianza per tutti ma non esistono dei divieti" e cita l'articolo 3 della Costituzione (non so se l'ha fatto lei o il collega Perron) dicendo che l'articolo 3 prevede che ci sia quest'uguaglianza.
Sappiamo tutti benissimo che la Carta Costituzionale scritta nel 48 è una Carta molto avanzata, soprattutto per quello che riguarda la parte sui principi generali - e meno male che c'è, meno male che è stata scritta così - però, come sappiamo benissimo, un conto sono i principi contenuti nella Carta Costituzionale, un altro è l'applicazione di quei principi e dal momento dell'approvazione e della promulgazione della Carta Costituzionale sono passati un po' di anni e ci sono state innumerevoli leggi che hanno cercato di declinare, di applicare, di rendere completamente radicati nella società quei principi.
Noi qui non stiamo parlando in questo momento di una proposta di legge, stiamo parlando di una mozione, della legge parleremo a suo tempo quando ci si arriverà, ma credo che l'azione di oggi, come altre, vada esattamente nella direzione per cui chi occupa dei ruoli istituzionali - e in questo caso chi fa parte di un'assemblea come questa - ha il diritto/dovere di cercare di applicare i principi.
Credo che siamo perfettamente in linea con il lavoro che viene fatto da parte di chi vuole far progredire in qualche modo, o perlomeno applicare, i principi del dettato costituzionale.
Il collega Perron poi ci dice che è importante, l'ha già detto in altre occasioni, quando non parlavamo di discriminazioni di tipo sessuale, omosessuale eccetera eccetera ma quando facevamo un discorso semplicemente sulla violenza contro le donne... il collega Perron dice: "Ci devono essere le denunce, a fronte delle denunce, a fronte di una documentazione inoppugnabile, di fronte alle prove provate, allora si può intervenire, ed è corretto che chi ha compiuto degli atti che sono assolutamente contrari alle regole e alle norme venga punito".
Non so se è il caso di ricordare - ma penso che l'abbiamo ben presente tutti - che arrivare a denunciare - e in questo caso faccio un riferimento alle denunce da parte delle donne vittime di violenza ma forse ancor più alle denunce di tutte queste altre categorie di persone che sono state elencate - fare una denuncia non è assolutamente un percorso semplice o facile, è un percorso doloroso, che molti per fortuna stanno cominciando a fare, a portare avanti, anche perché supportati da una rete sociale, dal fatto che nell'opinione pubblica sta cambiando il modo d'intendere le cose. Qualcuno ce la fa, qualcuno non ce la fa. Di certo, e non lo dico io, i dati sul sommerso, per quello che riguarda questi tipi di violenze, sono dei dati altissimi, quindi non credo davvero che si possa ridurre il discorso a "Si applicano le sanzioni nel momento in cui abbiamo la certificazione", il certificato che violenza c'è stata o comunque che violenza è stata denunciata, poi accertare che ci sia stata è ancora un altro percorso.
Per quanto riguarda la questione degli artisti, faremo il percorso della legge di cui lei è primo firmatario, collega Perron, però, permetta, non bisogna confondere le pere con le mele. Noi qui non stiamo parlando di artisti, ed è stato fatto l'esempio di un artista che ha subito un episodio di quel tipo e lei subito va a tirar fuori la questione di quali siano gli artisti che sono sostenuti e quali altri no; qui stiamo parlando di una questione diversa.
Noi crediamo che l'impegno che è stato esplicitato nella nostra mozione - quindi di aderire alla carta d'intenti della Ready, e soprattutto di intraprendere un percorso istituzionale con le realtà locali, che sia volto in maniera concreta alla sensibilizzazione del territorio sui temi riguardanti le discriminazioni derivanti dall'orientamento sessuale - sia importante, sia un atto che questo Consiglio può fare.
Dal mio punto di vista - e spero anche dal punto di vista di altri colleghi - è una manifestazione di civiltà.
Presidente - Siamo sempre in discussione generale. Ci sono altri interventi? Assessore Marzi ne ha facoltà.
Marzi (SA) - L'adesione alla carta d'identità Ready s'inserisce, da un punto di vista politico-amministrativo, all'interno di un quadro più generale che, tra l'altro, ci ha visto nel corso degli ultimi mesi trattare questo tema anche rispetto ad altri progetti e processi. Allo stesso tempo è frutto di una serie d'interlocuzioni politiche che in V Commissione vanno da alcune proposte di legge ancora in discussione fino a un quadro più generale e amministrativo che, nel frattempo, si sta dipanando sul tema.
Stiamo infatti lavorando in termini più generali per la revisione della legge regionale n. 4/2013, quindi sugli interventi di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere e le misure di sostegno alle donne vittime di violenza di genere. La legge, che risale a circa dieci anni fa, necessita infatti di essere aggiornata, sia per quanto riguarda il recepimento delle indicazioni normative nazionali e sovranazionali, sia per ciò che concerne il concetto di violenza e le nuove forme di violenza di genere, e quindi anche tutte le azioni discriminatorie, sia per le ulteriori strategie d'intervento, prestazioni e modalità operative, non ultimo il focus e gli ambiti di azioni che stiamo mettendo in campo per ciò che concerne gli uomini maltrattanti o autori di violenza.
Nell'ambito di tale revisione troverebbe quindi naturale inserimento la parte inerente alle disposizioni oggetto di quest'iniziativa, determinate anche dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere, così come per l'abilismo e le discriminazioni di genere piuttosto che multiple.
Con tale revisione vogliamo addivenire alla definizione di una nuova norma cosiddetta "Quadro" che definisca le politiche a contrasto della violenza di genere e di quelle determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere stesso o dalla condizione di disabilità, questo declinando le azioni di sistema e di interventi che possono essere in capo a diversi Assessorati e Dipartimenti, in virtù del fatto che eventuali servizi, interventi e prestazioni, possono ricadere non solo nell'ambito delle politiche sociali ma anche nei settori dell'istruzione, delle politiche del lavoro, della sanità, rimandando a successivi atti deliberativi finché ciascuno - nell'ambito delle proprie competenze, attraverso risorse economiche proprie - renda attuativo il quadro generale di cui sopra.
È quindi opportuno attendere l'emanazione di tutta una serie di atti al fine di recepire quanto previsto a livello centrale e poter anche individuare e declinare ulteriori azioni nell'ambito della realtà valdostana, quale ad esempio l'adesione alla Carta d'identità Ready che presenta specifiche caratteristiche e peculiarità proprie.
Infine, sia nell'ambito del recepimento della normativa nazionale che ai fini della revisione della legge 4/2013, che ad azioni come appunto l'adesione alla Carta d'identità Ready, con l'inserimento delle specifiche relative alle disposizioni contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere abbiamo avviato un primo percorso d'interlocuzioni con le realtà locali, avviando sul territorio valdostano le attività di mappatura delle violenze determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere per comprendere la portata del fenomeno e disporre di un quadro di realtà utile sia per la condivisione dei dati a livello centrale con il Ministero, sia per l'eventuale valutazione a livello locale delle aree d'intervento e delle azioni necessarie.
Nello specifico, sono stati interpellati alcuni interlocutori privilegiati che, in virtù del ruolo che ricoprono e/o dell'organizzazione che rappresentano, possono intercettare questa tipologia di violenza.
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, sono stati coinvolti diversi servizi specifici dell'Azienda USL della Valle d'Aosta, le Forze dell'ordine, l'Associazione Arcigay, Queer VDA eccetera, ed, essendo l'ambito dell'identità di genere dell'orientamento sessuale molto articolato, specifico e pertanto complesso, è sicuramente auspicabile sia la definizione d'interventi di sensibilizzazione e d'informazione sia di formazione degli operatori di prima linea che possano entrare in contatto con queste situazioni di violenza già conclamate o potenziali. Ai vari professionisti che devono intervenire sono richieste competenze specifiche nell'accompagnamento e nel supporto di queste persone e delle loro famiglie.
Su tutto ciò, proprio per fare le cose per bene e per non lasciare lettere morte, adesioni a Carte d'identità prima di aver fatto valutazioni opportune, come si evince dal documento "Strumenti operativi di lavoro della rete" all'interno della documentazione di riferimento della Carta d'identità Ready, le Amministrazioni firmatarie la Carta d'intenti devono realizzare concretamente diverse attività che vanno poi presentate in una relazione annuale da inviare alla Segreteria nazionale.
L'assenza di una norma regionale di riferimento che allochi le sopracitate risorse economiche di fatto non consentirebbe la realizzazione d'interventi e attività, vedi già solo la realizzazione dell'iniziativa congiunta di tutti i partner Ready in occasione della Giornata internazionale del 10 maggio.
L'iniziativa quindi dev'essere realizzata da tutti nello stesso modo.
La relazione deve contenere, tra l'altro, le seguenti informazioni: linee politiche dell'ente aderente; obiettivi; da quanto l'argomento è attenzionato da parte dell'ente; aree tematiche chiare e azioni svolte annualmente; aree, dipartimenti, servizi amministrativi coinvolti; collaborazioni con enti, organizzazioni e associazioni nazionali e/o territoriali; collaborazione con altri partner, oltre naturalmente alle persone di contatto e infine le politiche locali di LGBTQIA+ sul sito web istituzionale.
Nel documento "Strumenti operativi di lavoro della rete" viene dedicato spazio ai partner inattivi, ovvero quelli che hanno firmato l'adesione ma che poi nella pratica, per diverse ragioni, non concretizzano gli interventi predefiniti e richiesti dal nazionale.
In sintesi, in parallelo proprio per non far parte di quest'angolo della Carta d'identità di cui sopra, per arrivare a quanto indica la Carta d'identità Ready, oltre naturalmente a una politica più ampia su tutto quello che sono le azioni discriminatorie, oggi stiamo attendendo a livello nazionale l'emanazione del programma per la prevenzione e il contrasto della violenza per motivi legati all'orientamento sessuale e identità di genere, che è in predisposizione. Abbiamo avviato le attività di mappatura del fenomeno che interessa il territorio valdostano per poter disporre di un quadro di realtà utile alla definizione delle aree d'intervento e delle azioni da realizzare. La mappatura richiede un gran lavoro di coinvolgimento delle associazioni di settore presenti sul territorio e le interlocuzioni con i servizi sociali territoriali e con gli altri dipartimenti regionali interessati dalla proposta di legge.
Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz J. (FP-PD) - Brevemente solo per evidenziare anche il mio punto di vista e anche per l'esperienza che ho acquisito in questi mesi in quanto Assessore competente nell'ambito dell'istruzione.
Io non penso sia tanto una questione di Destra o di Sinistra, non rilevo questi posizionamenti tanto diversi rispetto a un tema, quello del riconoscimento, del fatto che certe persone, perché poi parliamo di persone, subiscano, a causa di varie situazioni, delle discriminazioni. Non penso che la questione sia risolvibile solo ed esclusivamente attraverso il procedimento della denuncia penale o chissà che cosa, proprio per evitare che si arrivi allo scontro in una sede giudiziaria, che sappiamo avere anche degli effetti poi sul lungo termine, sia sulle vittime ma anche sui presunti, in questo caso, discriminatori o molestatori nel caso per esempio delle pratiche di molestia sessuale, nelle pratiche di mobbizzazione in coloro presunti mobbizzatori.
Sappiamo anche dalle statistiche che questo tipo di procedimento richiede spesso un percorso faticoso di consapevolezza anche degli effetti che può avere su persone che hanno subito, durante tutto un percorso di vita, degli atteggiamenti e delle situazioni di tipo discriminatorio.
Il fatto che nel 1990, quindi pochissimi anni fa, sia stata cancellata dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie l'omosessualità, dice comunque di un percorso che è ancora fresco, che deve continuare anche in termini di consapevolezza.
Io intervengo solo per dire che recentemente, qualche giorno fa, la Giunta esecutiva dell'Università della Valle d'Aosta ha deliberato un codice di condotta per la tutela, la dignità e la prevenzione delle discriminazioni e molestie nell'Università della Valle d'Aosta. Un codice, secondo me, estremamente interessante che credo non abbia colori politici, perché è il frutto di un confronto ampio della comunità universitaria, un confronto che si è sviluppato anche, da quello che mi diceva la rettrice, in un periodo molto lungo; ha avuto una genesi piuttosto non dico sofferta ma prolungata, ed è un codice che, secondo me, dice anche di una sensibilità che può essere affrontata all'interno di una situazione circoscritta, come quella per esempio dell'Università, e che non preclude in nessun modo la possibilità di aderire poi ad altre forme, sempre valutando, come si diceva prima, il livello d'impegno, le circostanze di tipo finanziario. Non esclude la possibilità, per esempio che ci siano altre forme.
Vi invito a leggere questo protocollo, questo codice di condotta, perché tiene conto di vari fattori che possono minare la tranquillità e la serenità, in questo caso degli studenti, ma non solo degli studenti, anche della comunità docente e di tutti coloro che lavorano all'interno dell'Università. IL codice prevede, ai sensi dei decreti legislativi 2015 e 2016 del 2003, la possibilità di ricorrere - per discriminazioni dirette, situazioni nelle quali per religione, per convinzioni personali, per abilità e disabilità, per età e per orientamento sessuale, ad altri percorsi che non siano necessariamente sempre quelli del percorso giudiziario.
Nel caso specifico per esempio si è immaginato di costituire un cosiddetto "Consigliere di fiducia" che è un Consigliere che nella sua funzione può in qualche modo mettere in conto la persona che ha subito delle discriminazioni anche in una logica di confronto con il presunto molestatore o il presunto discriminatore, per capire se attraverso queste forme di confronto si arriva a capire se la discriminazione è avvenuta o se è solo una percezione.
Sono intervenuto solo per rappresentare una situazione ed un percorso che nella nostra Università credo non abbia avuto ostacoli di sorta nel momento in cui si è immaginato di cominciare a ragionare sull'adozione di un codice di condotta per la tutela delle persone da varie forme di discriminazione di persecuzione.
Sostanzialmente credo che attraverso queste azioni, che sono azioni reali e positive, si possa comunque in qualche modo ragionare per capire quali siano gli estremi e quali siano le possibilità per eventualmente aderire poi alla Carta di intenti della Ready.
Presidente - Consigliere Perron per il secondo intervento, ne ha facoltà.
Perron (LEGA VDA) - Per secondo intervento ancora in discussione generale, per rispondere brevemente alla collega Minelli.
Mi spiace collega, lei è incapace di scindere in un discorso la parte fondamentale da quella accessoria. Proprio non ce la fa; quindi se io apro una parentesi sulla questione dell'artista, lei si va ad attaccare a quello.
Il discorso principale, l'ho detto più volte, è che ci sono le denunce. Lei mi dice "Uno non sempre denuncia, può non farlo". Questo è l'apparato giuridico che funziona così, e adesso farò alcuni esempi. Prima però rispondo all'assessore Guichardaz, lei cita "Nel 1990 c'era nell'impegnativa la questione della malattia mentale", ma ci mancherebbe. Chiaramente gli omosessuali sono stati discriminati nella legislazione per anni ma oggi non è più così, è questo il punto. Da qua in poi si sfora dall'ambito del mondo che conosciamo, e adesso vi faccio un paio di esempi.
Facciamo caso che la legge sull'omotransfobia, che mi sono studiato bene la scorsa estate, che aspetto arrivi in Commissione, ha un osservatorio. Stiamo istituendo un qualcosa che in un certo modo è a metà tra l'apparato della società e quello giudiziario, si creano osservatori. Attenzione, perché chi ha studiato i sistemi, l'Unione Sovietica ad esempio, gli autoritarismi o le dittature di sinistra, sa che si creano apparati di questo tipo. Anche nel fascismo c'erano. Si creano apparati intermedi e quindi il cittadino non è più tutelato. Quando qui qualcuno riceve una denuncia, anche se è il peggior delinquente del mondo, ha diritto alla difesa in Tribunale. No, ci sono gli apparati intermedi.
Allora ipotizziamo che ci sarà un giorno l'osservatorio sulla discriminazione, molto bene. Facciamo l'esempio che io abbia una pizzeria, sono un imprenditore, pago già un sacco di tasse, non trovo il personale, ho mille problemi. Prendo tre persone a lavorare e supponiamo che una non lavori, una non venga, una approfitti della mutua ed utilizzi tutta una serie di comportamenti che io non vedo l'ora di togliermi dai piedi perché legittimamente voglio avere qualcuno che lavora.
Mettiamo caso che questa persona, una volta licenziata, vada dalle Consigliere o dall'Osservatorio che sarà fatto un giorno, a dire che è stata discriminata in quanto omosessuale, transessuale eccetera.
Tra l'altro, dalla nostra parte, in questo caso la visione liberale, noi non ci chiediamo neanche che orientamento sessuale uno abbia. Io non so che orientamento abbia uno. Il collega Padovani, non lo so. Io stesso potrei essere omosessuale, ma chi se ne frega, non lo so, non mi interessa, non va ad influire su quello che faccio, tanto più sul lavoro.
In questo senso siete voi che fate la discriminazione. Fate uscire queste cose qua, come se fosse una categoria che tiene dentro tutto l'individuo, come il fatto di essere tutti eterosessuali qua dentro, dovremmo andare d'accordo su tutto, siamo la grande categoria degli eterosessuali. No, non lo siamo. L'individuo è molto più complesso della sua categoria sessuale. Questo è un altro tema ma è profondo e capisco che poi c'è gente che non capisce.
Torniamo all'esempio, costituiamo un Osservatorio, dove qualcuno comincia a dire: "Guarda, sono stato...". Va senza alcun tipo di prova, perché chi è che va a cercare le prove a quel punto? Chi? Me lo spiegate voi? Andate voi Consiglieri a dire: "Ci dica" al pizzaiolo o il signore che ha la pizzeria "che cosa è successo, che cosa ha detto lei? ". Chi è che va a prendere le prove della discriminazione?
Questo dovete dirmelo, sarebbe interessante saperlo. Ve lo dico io, nessuno, non potete farlo perché non si possono costituire apparati. Non potete farlo.
Cosa succederà? Che se questa cosa viene fuori, andrà ad ingrandire i numeri ma potrebbe anche uscire il nome di una persona, potrebbe uscire sui giornali che il signor "Tal dei tali" discrimina nella sua pizzeria.
Questa persona, mettiamo caso che non abbia discriminato e sia vittima lui di un ricatto di questo tipo, che non è possibile accertare, anche perché uno non può sapere qual è l'orientamento sessuale di un suo dipendente e non è nemmeno tenuto a saperlo, chiaro?
Come farà un giorno questa persona a difendersi ad esempio? Ci avete mai pensato su questo? Avete mai proiettato in avanti le vostre idee?
Altro esempio: sono a scuola, ritorno a scuola. Perron Simone che su queste questioni ci ha messo la faccia molte volte, beccandosi dell'omofobo, cosa che non sono per nulla e lo certifica la mia vita personale e lo posso dire centomila volte qua: ho avuto dodici anni di insegnamento, decine di classi, centinaia di alunni, e voglio vedere se una sola volta ho avuto problemi di questo tipo. Io un giorno torno a scuola e mi trovo qualcuno bello "Pompato" dalla vostra propaganda, per cui tutti quelli della Lega sono cattivi, omofobi, conservatori, che ce l'hanno con gli omosessuali. Io mi trovo un alunno, quest'alunno, ad esempio, mi dà problemi di condotta, oppure devo dargli un'insufficienza oppure devo interrogarlo, io rischio di dover dire: attento a quello che fai, perché in due secondi lui, se si dichiara omosessuale, e torniamo al discorso di prima, io posso non saperlo e, anzi, non me ne frega nulla. Potrebbe dire che ha un professore che discrimina, un professore che gli mette un'insufficienza perché ce l'ha con lui, perché è omofobo. Le avete mai pensate queste cose qua? La risposta è no, perché voi non pensate.
Assessore Guichardaz, mi fa piacere che lei abbia citato la malattia mentale, io le cito - e questo verrà fuori sulla Carriera Alias - che è un problema suo, questo sulle scuole. È già uscita questa cosa, sulla Carriera Alias. Lì invece sarà interessante la questione di andare a guardare, visto che citiamo organismi internazionali o autorità internazionali, io le citerò in quel caso la disforia di genere che è il caso per cui una persona si sente di un altro genere, che oggi sta diventando particolarmente di moda, quando ci saranno dei numeri ben precisi su questo glieli porterò. In quel caso il DSM5, che è quello che l'Associazione americana degli psichiatri aggiorna ogni anno per vedere quali sono le patologie o i disturbi, mette la disforia di genere tra i disturbi ancora oggi.
Quindi quando arriveremo alla Carriera Alias, noi cercheremo di farvi capire che in certi casi, e lo dice il DSM5 e non Perron Simone che conta nulla, è un disturbo e quindi giustamente ci vorrà il parere di uno psichiatra.
Sarà molto interessante su questo campo, sono contento che lei abbia citato un qualcosa di medico perché in questo caso saremmo tutti in quell'ambito.
Per il resto non sono stupito dalla risposta dell'assessore Marzi, anzi, io devo dire che adoro vedere la faccia del collega Marzi quando deve ogni tanto portare alla luce, un po' in maniera nascosta, bisogna capire tra le righe, il suo eloquio e a me piace ascoltarlo, che dice: "Sì, lo faremo". Lo avevo già percepito perché vedevo invece il collega Chatrian, che adesso non vedo più, particolarmente carico ed avevo già presentito che la cosa sarebbe andata verso la sinistra, cosa che giustamente è legittima, è la vostra parte. Quindi colleghi bene così, vi confermate in questo caso un autonomismo che va a sinistra, la Schlein sarebbe perfettamente contenta. Noi vi diciamo che secondo la nostra visione state sbagliando, andate ad infilarvi in campi che non conoscete perfettamente e creeranno danni. In questo caso il danno minimo sarà dare del lavoro in più alla pubblica Amministrazione così ci sarebbe molto altro da fare per una cosa che non servirà assolutamente a nulla, se non a far contente le colleghe, le associazioni e le loro lobby.
Presidente - Consigliere Manfrin per secondo intervento.
Manfrin (LEGA VDA) - Io inizierò la mia replica con un'esortazione nei confronti dell'assessore Marzi che questa mattina ha iniziato e questo pomeriggio ha terminato, quindi ha presentato la sua migliore veste di Conte Mascetti, così come io lo ricordavo nel Consiglio comunale di Aosta, che con grande fatica e con evoluzioni linguistiche ha cercato di dire che questa maggioranza voterà questa mozione senza dire che questa maggioranza voterà questa mozione. Io sinceramente ho chiesto al collega Perron di spiegarmi effettivamente che cosa aveva dichiarato a lei. Io ho capito che il collega Perron le ha chiesto esplicitamente: "Ma quindi la votate oppure no?" e gli ha dato la risposta. Così ho potuto capire che questa mozione la votate, probabilmente verrà riformulata, non lo so, perché ho visto il collega Chatrian che faceva ampi gesti di "Poi la firmiamo, poi la firmiamo". Sto mettendo insieme gli indizi ma non ho idea di cosa accadrà.
Prendo atto di questo e se questo accadrà, Assessore, io sarò lietissimo di vederla votare quest'iniziativa, soprattutto per quella che è la tradizione che lei rappresenta all'interno di quest'aula democratica, cristiana, democristiana, soprattutto cristiana. Sarò lieto di vedere questa sua adesione importante a quest'iniziativa, a questa scelta, che comunicherà ovviamente anche a chi l'ha sostenuta, come si è schierato in questo caso, e lo dico non a caso.
Collega Minelli, lei ha detto che non è una questione politica perché le Regioni che lei ha citato sono di tutti i colori. Lei ha ragione ma sono di tutti i colori adesso, in questo momento. Lei legge un elenco di Regioni, così come di Comuni - perché per fortuna in gran parte hanno cambiato colore. Il problema è che l'adesione è avvenuta quando in realtà il colore politico era diverso.
Il fatto che lei dica che si può poi fare un passo indietro, mi conforta per il futuro, perché si potrà fare un passo indietro anche da quest'adesione se per caso dovesse mai cambiare il governo di questa Regione. Per cui sappiamo bene che sono scelte molto contraddittorie e non condivise, permetterà a chiunque che si siederà su quei banchi, di poter condividere o non condividere questa scelta, e di questo ne siamo consci. Se effettivamente questa fosse soltanto una rete per scambiarsi buone prassi e ricette per la torta alle pesche, io potrei quasi quasi essere d'accordo con voi.
Il problema è che poi però le informazioni in rete rimangono, e in rete, soprattutto sul sito. Giustamente il collega Perron si è interrogato ed ha aperto un dubbio anche a me, io non me l'ero posto questo dubbio, associazione, soggetto giuridico, non giuridico, gruppo informale, non saprei come definirlo.
Se noi andiamo a vedere su questo sito, troveremo, nella parte delle buone prassi, un bellissimo riferimento, dedicato a tutte le reti che aderiscono e a tutti i soggetti che aderiscono, che dice: "Iniziativa congiunta, proposta di legge, misure di prevenzione e contrasto della discriminazione, della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e di genere". Il 16 luglio 2020 l'assessore Giusta, mi pare fosse piemontese se non sbaglio, ha invitato i partner a un'azione congiunta della rete a sostegno dell'iter parlamentare del testo unificato della proposta di legge che vi ho letto, presentato dal deputato Zan ed altri.
Che cos'è questa? È semplicemente una richiesta che questa rete fa a tutti i partner per chiedere di sostenere il disegno di legge Zan.
Allora davvero qualcuno ci vuole dire che non c'è una scelta politica dietro? Davvero avete l'ardire di sostenere che questo è semplicemente "Un gruppo di amici, ci diciamo delle cose, diciamo che è bello essere tutti uguali ma anche tutti diversi, è bello contrastare le discriminazioni, non in tribunale, ma in un organo che non è il tribunale, che non può fare delle sanzioni però può raccogliere segnalazioni". Un po' come è successo per l'adunata degli alpini a Rimini, dove sono arrivate centinaia di migliaia di segnalazioni di aggressione di questi alpini cattivissimi, che hanno violentato le donne, che le hanno molestate, che ne hanno fatto veramente di tutto e poi che cosa è emerso? C'era una sola denuncia che è stata peraltro archiviata.
È facile così. Voi dite: "È difficile denunciare". Ma come? Poi abbiamo centinaia di persone che vanno sugli organi di informazione, ci mettono la faccia e dicono: "Io sono stato molestato". "Allora dillo a chi di dovere, c'è la Procura, c'è la Polizia, fai denuncia". "No, io lo dico al giornalista poi, sai, non è che me la sento tanto di denunciare".
Collega Minelli e collega Guichardaz, collega assessore Guichardaz, ma non ci raccontiamo le favole, almeno tra noi, sappiamo come funzionano queste cose.
Volete davvero farci pensare che l'adesione a questa rete sia una grande evoluzione? Collega Minelli, mi stupisco di lei che è sempre così concreta, che si prepara. Lei ci dice il fatto che in 20 anni di esistenza di questa rete informale, nella quale tantissime Amministrazioni avrebbero potuto aderire a questa rete e scambiarsi queste informazioni così vitali, che ci permettono di vivere una democrazia finalmente piena, in tutto in questo tempo, su diecimila soggetti che potevano aderire, hanno aderito in 300 e questo è segno che dovrebbero aderirne di più?
Non so lei, ma a me hanno insegnato che se su un banco del mercato c'è la coda di persone che vuole comprare e in un'altra non c'è la coda di persone che vuole comprare, forse la merce è migliore da una parte rispetto che ad un'altra, quindi tendenzialmente mi fido del fatto che così tante Amministrazioni non abbiamo voluto aderire, probabilmente anche per gli adempimenti. L'ha detto anche l'assessore Marzi nel suo intervento. Ci sarà la necessità di andare a impegnare le strutture, impegnare dei fondi, delle risorse. Come è il contenuto della proposta che le due colleghe hanno formulato, fare corsi di formazione, come il Consigliere di fiducia che c'è all'Università. È bellissima questa cosa, io non lo sapevo, mi ha aperto un mondo collega assessore Guichardaz, e mi informerò di questo Consigliere di fiducia che c'è all'Università al quale vado a raccontare tutti i miei problemi più intimi e segreti perché lui ovviamente li risolverà.
È una cosa meravigliosa, sono davvero curioso di vedere come funziona perché se io ho subito una discriminazione, posso rivolgermi a questo Consigliere anche se ritengo di essere stato discriminato da un professore per un voto troppo basso o troppo alto? No. È giusto limitarlo ad un tipo di discriminazione, mica ad altre, è giusto, limitiamolo, non è che possiamo aprirlo a tutte le discriminazioni. Ha ragione assessore Guichardaz, lei ha perfettamente ragione.
In questa parte delle buone prassi, ho visto anche le iniziative che vengono condivise, che poi dovremo adottare, dovrete adottare, assessore Marzi, come il riconoscimento formale di diritti di cittadinanza dei figli nati da coppie omogenitoriali.
Lei sa che c'è un dibattito piuttosto approfondito ed è complesso come sistema. Sa che però c'è una legge che lo disciplina, adesso c'è anche la proposta di rendere reato universale quello che viene discusso, quindi io la vorrò vedere, assessore Marzi, se davvero avrà l'ardire di votare quest'iniziativa nel sostenere le famiglie che l'hanno sostenuta, che giustamente provengono da una tradizione democristiana, democratico cristiana ma soprattutto cristiana, che lei sostiene questo tipo di iniziative e dirà: "Sì, io sono democratico, ma soprattutto cristiano, vivo cristianamente ma sostengo quest'iniziativa rispetto alle famiglie e rispetto anche al disegno di legge Zan".
Un grosso "In bocca al lupo" anche a lei, assessore Marzi.
Presidente - Consigliere Distort, ne ha facoltà.
Distort (LEGA VDA) - Solo per condividere con voi alcune riflessioni. Ritengo comprensibile che le colleghe Minelli e Guichardaz portino avanti quest'iniziativa che fa parte dell'arsenale di bandiera che permette loro di riscuotere un certo consenso. Quello che mi stupisce è il ripiegamento della maggioranza nei confronti di quest'iniziativa, questo ve lo devo dire francamente. Mi stupisce il ripiegamento sullo strapotere delle lobby Lgbt perché è di fatto una forza emergente, si tratta di una forza emergente a livello mondiale.
Colleghi della maggioranza, forse non lo sapevate? O forse lo sapete benissimo e volete comunque, in questo modo, in nome di non so che cosa, forse di una sorta di masochismo politico, dare una lezione politica di debolezza, di essere banderuole soggette ad ogni vento di dottrina. Il vento tira di qua e quindi noi andiamo in là. Fate attenzione perché negli anni 30 sono stati in tanti a cadere in queste trappole.
Io vorrei ulteriormente riflettere sul fatto che nella dimostrazione di debolezza politica da parte della maggioranza, nell'aderire a quest'iniziativa, perché così pare anche a me, come diceva il mio collega Manfrin, non è risultata così chiara l'adesione a seguito dell'intervento dell'assessore Marzi, però pare che sia proprio questa la posizione che intendete assumere. Allora dimostrate di essere:
1) Complici di un incremento della burocrazia, e questo sarebbe un buon Governo? E siete tutti d'accordo? Tutti in maggioranza?
2) Dimostrate di non credere nelle Istituzioni, perché a quanto pare la Magistratura non è adeguata a gestire queste situazioni, non è adeguata a gestire quelli che sono i problemi di violazione relativi ai diritti della persona. Siete tutti d'accordo in maggioranza su questo?
Dimostrate, visto che la collega Minelli ha ribadito, dal suo punto di vista, che è difficile il percorso di una denuncia, ma una denuncia - da quanto mi risulta - inizia rivolgendosi alle Forze dell'ordine. Allora è chiaro che se io ho una buona considerazione delle Forze dell'ordine, di Polizia, di Carabinieri, di Polizia locale, io parto, intraprendo il percorso di denuncia confortato da questa fiducia nelle Forze dell'ordine.
Voi maggioranza mi stupite che dimostrate di non credere nel ruolo delle Forze dell'ordine, quindi per voi Polizia e Carabinieri, ai quali normalmente vengono depositate le denunce, per voi non contano nulla, sono armi spuntate. Invece serve un apparato, serve l'ennesimo apparato.
Permettetemi ancora di condividere con voi una riflessione, più che altro un'informazione. Sapete che c'è una categoria veramente debole, è la categoria dei minori.
Qui dovrebbe parlare il mio collega Sammaritani. Io gli rubo un attimino il mestiere e spero di non fare brutta figura, sapete che nelle situazioni in cui sono coinvolti i minori, normalmente i familiari non possono accedere all'Aula per ovvi motivi di tensioni che si generano, quindi immaginate questi bambini e bambine che si trovano con il loro avvocato difensore e l'avvocato di controparte che gli fa le domande e li mette in difficoltà. Queste sono le vere vittime.
Sapete che cosa è successo nel mondo normale? Non quello della burocrazia, non quello che vuole continuare a caricare la burocrazia, non il mondo che non crede nelle Istituzioni. È nata un'iniziativa nel mondo motociclistico. C'è un gruppo a livello mondiale di motociclisti, tatuati, con i giubbotti, che hanno siglato un accordo per poter entrare nelle aule di Tribunale e schierarsi dietro o vicino ai bambini durante le udienze. Sono i B.A.C.A., Bikers, è un acronimo, Against Child Abuse.
Con questo non voglio far pubblicità ad un gruppo che stimo, ma questo succede nel mondo reale, nel mondo di persone che si svegliano una mattina, si accorgono che c'è un problema e cercano una soluzione.
È un mondo completamente diverso, non è il mondo che si rivolge ad un'Aula di Consiglio ed in qualche modo persuade una maggioranza consenziente ad adottare una linea che va infine a complicare la burocrazia e a dimostrare la mancanza di fiducia nelle Istituzioni.
Complimenti, continuate così.
Presidente - Assessore Bertschy ne ha facoltà.
Bertschy (AV-VdA Unie) - Intanto il consigliere Chatrian deve stare fermo perché sta sviando un po' il dibattito. Il Presidente più tardi vi dirà cosa faremo e che cosa vorremmo proporre, quindi non fatevi portare fuori strada, siamo qua a fare un dibattito, aspettate che ci esprimiamo e dopo date il vostro giudizio e soprattutto riportiamo la discussione a un tema più politico.
Ho sentito parlare delle Forze dell'ordine. Noi oggi ci dobbiamo confrontare su un tema che ognuno poi può decidere di colorare come vuole, anche di dare il taglio politico che ritiene di dare.
Noi vogliamo, su un tema così importante - in una situazione delicata come quella che vediamo vivere giornalmente in termini di discriminazioni e di fragilità delle persone in generale - lavorare per approfondire quello che ci viene presentato.
Non crediamo assolutamente che ci siano istituti o associazioni che possano risolvere, se esistono, problemi come questi, ma crediamo piuttosto che sia necessario lavorare per capire come questi possano essere vissuti negli ambienti che meglio conosciamo.
L'impegno che ci prendiamo - per quello che ci riguarda, le politiche sul lavoro - è di portare questo tema all'attenzione del Consiglio politiche del lavoro, per continuare a cercare di costruire in una comunità del lavoro le migliori condizioni possibili perché tutto questo sia oggetto da un lato di valutazione ma anche di crescita di ambienti inclusivi, dove le persone si possano misurare per le competenze, per le capacità e per la disponibilità a crescere in aziende che sappiano essere altrettanto inclusive.
Oggi essere così tranchant da un lato o dall'altro, per quello che ci riguarda non è l'atteggiamento con il quale vogliamo affrontare un tema che ha necessità di essere approfondito.
Non lo sappiamo, per quello che ci riguarda saranno le associazioni di categoria, saranno le forze sociali, saranno le singole aziende a dirci quanto di questa progettualità si vorrà mettere in campo. Noi riteniamo che sia un tema da non banalizzare, sia un tema sul quale parlare ai giovani. La società è sempre più violenta, questo è un tema da affrontare insieme ai giovani che hanno - come tutti noi, persone adulte - le loro valutazioni e io devo dire che sempre di più trovo giovani attenti a cercare di generare condizioni di comunità inclusive anche negli ambienti di lavoro, negli ambienti dove le relazioni sociali sono importanti.
Noi, rispetto a questo, non stiamo valutando se l'adesione o meno a un progetto, a un'associazione, a una carta d'intenti, piuttosto che a un documento, possa farci togliere un peso sulla coscienza e dire "Abbiamo fatto anche questo" e magari abbiamo complicato, attraverso adempimenti burocratici amministrativi, l'azione dell'Amministrazione regionale; piuttosto vogliamo che su un tema come questo, visto che più volte è arrivato in aula, si vada, ognuno per l'ambito di propria competenza, ad approfondirlo nei luoghi in cui questi argomenti possano trovare una trattazione che vada al di là della discussione in Consiglio regionale.
L'impegno che mi assumo, con la delega al lavoro, è di parlarne all'interno del Consiglio politiche del lavoro e di poter anche lì fare un percorso per creare le condizioni migliori possibili perché l'alleanza per i lavori di qualità è un tema trasversale ed è un obiettivo che ci deve unire per creare le migliori condizioni di lavoro possibili per tutti.
Presidente - Consigliera Minelli per secondo intervento.
Minelli (PCP) - Per secondo intervento, per alcune considerazioni e puntualizzazioni. Io concordo con una delle osservazioni fatte or ora dall'assessore Bertschy, e cioè che non c'è la presunzione, penso da parte di nessuno, di credere che si possa risolvere un problema o affrontarlo in maniera anche compiuta attraverso una semplice adesione a uno strumento come è quello che viene proposto. È ovviamente uno strumento utile, che nelle realtà, poche, dove è stato applicato, dove si è deciso di utilizzarlo, ha dato dei risultati, quindi è una valutazione che si può fare e che noi crediamo possa essere utile.
L'altra considerazione è questa. Si è dibattuto molto in quest'inizio di pomeriggio sul fatto che ci deve essere una fiducia nei confronti delle Forze dell'ordine, che ci sono degli aspetti giuridici, che ci sono delle strade in qualche modo già tracciate, che esistono e che possono essere percorse per affrontare tematiche e problemi come questo. Io credo che non ci sia nessuno che metta in dubbio neppure questa questione, però qui si tratta di un argomento diverso e che è di prevenzione, cosa su cui, secondo me, si riflette sempre troppo poco, perché poi bisogna arrivare a discutere delle cose quando ormai siamo oltre e diventa molto più difficile; quindi è una cosa intelligente mettere in campo tutte quelle azioni che possono, in qualche modo, portarci a non adottare provvedimenti di tipo emergenziale, quando proprio si arriva a una situazione più delicata.
Alcune altre considerazioni che hanno fatto i colleghi. Tra l'altro, devo dire che dovete mettervi d'accordo perché il collega Perron dice addirittura che non siamo in grado di pensare - perché questo è stato detto - e il collega Manfrin dice a me che sono sempre molto pragmatica e vado a trovare il pelo nell'uovo, in qualche modo.
C'è un poco di confusione in questo senso, anche sulla questione culturale, storica. Ormai abbiamo capito, collega Perron, l'unico qui che abbia delle competenze in questo senso è lei, dall'alto della sua preparazione, e anche della conoscenza del mondo della scuola, dall'alto dei suoi dodici anni di onorato servizio.
Io sono contenta se lei non si è mai dovuto confrontare nel corso della sua carriera lavorativa, della sua professione, con degli episodi che hanno coinvolto dei ragazzi in un'età particolarmente fragile, in cui anche distinguere un'azione intimidatoria, se vogliamo, proprio per non arrivare addirittura a degli attacchi plateali ma comunque a un atteggiamento ostile nei confronti di un orientamento sessuale, di un comportamento. Bene, se lei ha avuto la fortuna di non essere mai incorso in questi episodi, ne sono felice. Io vorrei soltanto che facessimo attenzione, perché alle volte è facile, e lo dico pensando anche alla mia esperienza, avere i paraocchi e non cogliere qualche cosa di molto più complesso, che di sicuro non si esplicita nei giovani con una denuncia, perché per arrivare a quello ci vuole tanto altro prima e ci vuole una forza d'animo, un percorso, un sostegno che, alle volte, viene soltanto da chi è vicino. Può essere un'insegnante, può essere un'associazione, può essere un contesto familiare, sociale; alle volte c'è, spesso non c'è.
Quello che dico è che uno strumento come questo - in cui si chiede di aderire a una rete che ha quelle finalità e quegli obiettivi - è un modo per cambiare un certo paradigma culturale che, purtroppo, io credo sia ancora molto radicato nella nostra società, nella società di questo Paese, temo anche un po' nella società di questa regione.
Senza dare dei giudizi, io credo che sia opportuno compiere dei passi. Questo è uno. Ce ne saranno altri, tantissimi, però in quella direzione io ritengo sia opportuno muoversi.
Presidente - Si è prenotato il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - Intervengo alla fine di un percorso che la Giunta ha voluto rappresentare a quest'Aula, un percorso di serietà - a mio avviso - verso questa tematica, una tematica nella quale non vogliamo entrare per partito preso o con opinioni, con pregiudizi o con un modo di classificarla che non ci appartiene.
Vogliamo avvicinarci a questa tematica con la serietà, la tranquillità e la coscienza di chi lavora quotidianamente per affrontare tutta una serie di problemi che oggi toccano questo tipo di situazione, o che magari domani toccheranno i problemi legati alla discriminazione giovanile, o a chi è portatore di disabilità o a chi ha delle problematiche diverse che possono indurre a lasciarlo da parte perché è più debole o perché è diverso da tutti gli altri.
Abbiamo voluto rappresentare in questo spaccato di riflessioni, che i vari Assessori hanno espresso, i pro e i contro di quello che vuol dire affrontare un percorso che ci è stato presentato e proposto.
Ci sono delle difficoltà che possono derivare dal fatto di non avere le persone che poi diano gambe alle richieste di una carta di intenti, perché in una carta di intenti la firma non si rifiuta a nessuno, ma in realtà poi bisogna affrontare anche queste cose in maniera corretta, in maniera appropriata, con le quattro risorse che possono servire per fare le iniziative e, allo stesso tempo, conoscendo e avendo contezza se quel tipo di approccio può essere utile alla nostra comunità o se, invece, è utile, come è emerso, ad altre situazioni. Bisogna capire se quello può essere un punto d'approdo per confrontarsi con altre realtà che l'hanno sottoscritta e dalle quali si può trarre qualche beneficio o se, invece, le scelte di un confronto diverso, ma ugualmente determinato, possano dare i risultati migliori.
Alla fine di queste valutazioni, noi ci ritroviamo serenamente coscienti che le Forze dell'ordine sono assolutamente centrali per quanto riguarda ogni forma di prevenzione, - io direi qualsiasi tipo di discriminazione -, ci viviamo assieme tutti i giorni e tutti i giorni ci confrontiamo per cercare di risolvere le problematiche che, purtroppo, nella società fanno parte della quotidianità, quindi le affrontiamo con l'idea che se possiamo prevenirle lo facciamo.
In molti casi si sta lavorando - sia in ambito scolastico, sia in ambito culturale, sia in ambito sanitario - in collaborazione proprio con le Forze dell'ordine per trasmettere dei messaggi che siano univoci, a partire dalle scuole, dalle situazioni di maggior disagio, perché pensiamo che il fatto di poter informare e sensibilizzare il territorio su certe tematiche, sia qualcosa di positivo e che dia forza anche a chi lo fa e soprattutto a chi lo riceve.
Per questo motivo proponiamo un emendamento, con l'idea che sia un emendamento assolutamente coerente con quello che ci siamo detti e con quello che possiamo e sarà opportuno o meno fare.
Noi andremo a chiedere, senza entrare nel merito delle premesse della mozione, di eliminare il primo punto dell'impegnativa e di riprenderlo sotto altra forma all'interno di una nuova dicitura del secondo punto, dove chiederemo di modificarlo in questo modo: "Di intraprendere un percorso istituzionale anche con le realtà locali, volto alla sensibilizzazione del territorio, su temi riguardanti la discriminazione derivanti dall'orientamento sessuale, valutando in tale percorso anche la possibile adesione alla Ready".
Questa è una proposta che ci sentiamo di sottoscrivere perché non obbliga nessuno ad avvicinarsi a dei percorsi di cui non si conoscono gli effetti, le finalità fino in fondo e le capacità soprattutto di andare a intervenire, ma ci assumiamo quest'impegno all'interno di un percorso che è già iniziato e che continuiamo a portare avanti con serietà ogni giorno nel lavoro che ognuno di noi svolge.
Pensiamo che possa essere un punto di caduta, un compromesso positivo al quale tutti potremmo aderire.
Presidente - Consigliera Erika Guichardaz ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Per evidenziare che accogliamo questa proposta emendativa, anche se rende un po' più debole l'impegnativa che avevamo proposto, ma crediamo che sia intanto un buon modo per iniziare quel percorso che, in qualche modo, già anche le realtà locali hanno portato avanti. Soprattutto anche rispetto alle osservazioni fatte dall'assessore Marzi per evidenziare che qualcosa già è stato fatto e si sta facendo, quindi non è che partiamo dall'anno zero; sicuramente su questa tematica prendersi un impegno di questo tipo, vuol dire dare una sorta di accelerazione, speriamo, in un percorso che, come ha detto giustamente anche la collega Minelli, purtroppo non deve per forza arrivare alle denunce.
Quello che noi auspichiamo - e questo si evince chiaramente dalle premesse della mozione - è che proprio un lavoro culturale e un lavoro fatto anche attraverso buone prassi e attraverso la rete con altre Amministrazioni possa far sì che non si debba neanche mai arrivare a delle denunce, perché in qualche modo la società ha fatto un passo culturale che noi crediamo importante.
Sotto questo punto di vista condivido quanto ha detto il consigliere Manfrin: proprio il primo passo è la questione di monitorare la situazione, proprio perché quel sommerso, come dicevo, è un sommerso che pesa. Lo avevamo visto nella legge contro la violenza sulle donne: quando si è partiti i numeri erano molto inferiori rispetto a quelli che si conoscono oggi, e questo è dovuto proprio grazie al percorso culturale che si è fatto in questi anni.
Credo che, soprattutto per la fascia giovanile, questo sia un impegno che possa in qualche modo fargli sentire una sorta di attenzione da parte della nostra Aula.
Evidenzio - perché purtroppo ci piace anche evidenziare i particolari - che mi è molto dispiaciuto quello che ha detto il Consigliere Perron riferito all'artista valdostano di cui abbiamo parlato, perché in qualche modo ha anche messo in dubbio che si citasse lui perché non fosse di valore, perché avesse fatto una mostra ad Aosta.
Io lo invito a guardare il curriculum vitae di quell'artista e poi dirmi se effettivamente si tratta di una persona non degna di nota e che, dopo un lungo percorso, è arrivato anche ad essere valorizzato nella sua regione, ma prima è stato a Palazzo Strozzi, a Belgrado, a Bangkok e a Vienna. Quindi sicuramente, dopo tutte queste mostre è arrivato anche nella piccola cittadina di Aosta.
Credo che, anche dall'alto delle sue competenze, forse un po' di umiltà ci vorrebbe.
Presidente - Consigliere Perron per fatto personale. Circoscriva la cosa.
Perron (LEGA VDA) - Per fatto personale, sarò telegrafico. Alla consigliera Minelli non ho mai detto che io in dodici anni abbia visto tutto lo scibile possibile a scuola, ho parlato della mia esperienza, che non ho mai avuto casi, io, di atteggiamenti omotransfobici. Questo ho detto, purtroppo non capite quello che viene detto.
Collega Guichardaz idem, non ho sminuito nessuno, tanto che ho presentato una legge proprio su questo tema. Se voi non capite perfettamente quello che gli altri dicono, per cortesia almeno non gli addebitate le parole che voi avete nella vostra testa. Non ho sminuito nessuno e prima ho parlato di me, che non ho mai avuto alcuna macchia di omotransfobia in dodici anni di insegnamento. Ho parlato di me. Please, basta, chiuso.
Presidente - Consigliera Minelli.
Minelli (PCP) - No collega Perron, è lei che non ha capito e che non capisce quello che io dico. Io non ho assolutamente detto che lei in dodici anni abbia potuto avere davanti a sé tutto lo scibile delle casistiche, ho detto che è stato fortunato perché in quei dodici anni non le è successo. Questo ho detto. Lei evidentemente non ha capito.
Presidente - Se non ci sono altri interventi, chiudiamo la discussione generale. La discussione generale è chiusa. L'emendamento è stato illustrato. Ci sono altri interventi? Se non ci sono altri interventi, possiamo passare direttamente alla votazione... Consigliere Manfrin per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Innanzitutto quest'Aula mi deve dare a questo punto ragione, quando io ho visto alcune movenze in quella zona dell'emiciclo e ho detto che poi ci sarebbe stato un emendamento "Firmiamo e facciamo", avevo ragione, ci ho visto bene, ci ho visto giusto, quindi direi che avevamo poi alla fine capito dove si andava a parare.
Abbiamo preso atto dell'emendamento e l'emendamento non tocca la parte delle premesse. Ci sono una serie di errori che vedo nelle premesse ma mi concentrerò su quello maggiormente evidente, cioè si dice qui che l'adesione alla rete Ready non comporterà oneri finanziari a carico della Regione.
L'intervento dell'assessore Marzi l'ha evidenziato in maniera chiara e netta: ci saranno degli adempimenti da fare in caso in cui si dovesse aderire, quindi si può dire che non ci saranno degli adempimenti. È chiaro che ci saranno ed è chiaro che ci saranno degli oneri finanziari nel caso in cui si volesse aderire, motivo per cui è vero che le colleghe hanno accettato di annacquare la loro mozione e che la mozione non parla più di un impegno ad aderire a questa rete, quindi almeno per il momento non vedremo il logo della Regione in questo bellissimo sito dove c'è questo fantastico elenco di azioni, tra cui sostenere il disegno di legge Zan in Parlamento, tra cui sostenere anche le adozioni e la compravendita di bambini che avviene al di fuori del nostro Paese, ma c'è comunque un emendamento che ne mette la possibilità, ne paventa la possibilità.
Noi, a fronte di tutto questo, non possiamo condividere né le impegnative né, come ho illustrato, tantomeno le premesse, abbiamo già spiegato in maniera direi esauriente il nostro pensiero, con dovizia di particolari, quindi a nome del gruppo Lega annuncio che il voto su questa mozione sarà contrario.
Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Non vedo altre richieste, pertanto passerei alla votazione della mozione così come emendata. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 28
Favorevoli: 21
Contrari: 7
Astenuti: 7 (Aggravi, Baccega, Brunod, Lucianaz, Marquis, Planaz e Restano)
La mozione è approvata.