Oggetto del Consiglio n. 2575 del 8 giugno 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2575/XVI - Interpellanza: "Iniziative volte a sostenere la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, in particolare delle donne e dei neo genitori".
Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 45 all'ordine del giorno. Per la presentazione, ha chiesto la parola la collega Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Il 10 maggio scorso, a ridosso della Festa della mamma, è stato pubblicato l'ottavo rapporto di "Save the Children": "Le equilibriste: la maternità in Italia 2023". È un rapporto che riporta dei dati preoccupanti sulla condizione, nel nostro Paese, delle mamme lavoratrici e di quelle che sono disoccupate. Dai dati raccolti dall'Ispettorato nazionale del lavoro circa le dimissioni dai posti di lavoro nel 2021 emerge che il 71,8% di tali dimissioni si riferiscono alle madri e il 28,2% ai padri. La percentuale delle madri sale poi all'81% fra le giovani fino ai 29 anni e un dato interessante riguarda le motivazioni, perché per gli uomini il 78% delle dimissioni è legato al passaggio a un'altra azienda, a un altro lavoro e solo il 3% alla difficoltà di conciliazione tra lavoro e attività di cura familiare; per le donne questa difficoltà rappresenta invece complessivamente il 65,5% del totale delle motivazioni.
Nel rapporto che ho citato è contenuta poi anche un'indagine dell'Istituto IPSOS da cui emerge che la condizione lavorativa delle donne, in particolare delle madri nel nostro Paese, è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà, a cui si aggiungono la carenza strutturale di servizi per l'infanzia, a partire dalla rete di asili nido sul territorio e la mancanza di politiche per la promozione dell'equità nel carico di cura familiare, tanto che il 43% delle giovani dichiara di non desiderare altri figli dopo il primo. Tra le cause segnalate a proposito di questa dichiarazione il 40% indica fatica, il 33% difficile conciliazione tra lavoro e famiglia, il 26% la mancanza di supporto e il rimanente 26% la scarsità di servizi.
Qui ci deve essere una precisazione: nel testo dell'interpellanza io ho riportato i dati che sono contenuti nel rapporto e ho visto però che la somma delle percentuali è superiore a 100, quindi ho ricercato i dati dell'indagine IPSOS, sono esattamente questi e poi ho visto che la maggioranza degli intervistati ha indicato più di una motivazione, che mi sembra anche logico ma oltremodo preoccupante.
Lo studio di "Save the Children" include anche l'indice delle madri, un indice dell'Istat, che ha una classifica delle Regioni stilata in base alle condizioni più o meno favorevoli per le mamme e si tiene conto di sette dimensioni che sono la demografia, il lavoro, la rappresentanza, la salute, i servizi, la soddisfazione soggettiva e la violenza. Per noi, per la Valle d'Aosta, complessivamente il risultato, quindi la media di queste sette dimensioni, ci mette in un positivo terzo posto, siamo preceduti dalla Provincia di Bolzano e dall'Emilia Romagna, quindi è un dato complessivamente positivo, però, secondo l'Ispettorato del lavoro, nel 2022 in Valle d'Aosta le lavoratrici madri che si sono dimesse dal lavoro sono state ben 130 e i lavoratori padri 60 e poi tra questi 130 casi di dimissioni delle mamme 62, quindi circa la metà, ha dato come motivazione proprio l'assenza di parenti di sostegno, mancato accoglimento di bimbi al nido, condizioni di lavoro gravose difficilmente conciliabili con le esigenze di cura dei figli e poi anche l'incidenza dei costi delle baby-sitter e dei nidi. Il dato dei primi tre mesi del 2023 è anche un po' più preoccupante, perché appunto parliamo soltanto del periodo fino a marzo, le dimissioni delle madri in Valle sono state 46, dato in forte crescita, i lavoratori padri 23 e fra queste 46 mamme la metà motiva le dimissioni ancora con le stesse motivazioni che rendono inconciliabili il lavoro con la cura dei figli. Fra i 23 padri dimissionari 18 dicono di passare a un'altra azienda, di cambiare lavoro e tre riconducono le motivazioni all'impossibilità della conciliazione lavoro ed esigenza familiare.
A questo proposito va fatta una considerazione che tiene conto anche di vari studi sociologici che ci sono in materia di analisi del mercato del lavoro, spesso l'abbandono del posto di lavoro delle donne a seguito di una gravidanza le allontana definitivamente da un impiego retribuito, con la conseguenza di impoverire gravemente il loro futuro, con un peggioramento della condizione economica, una dipendenza sempre più forte da familiari, pensioni in futuro più basse e via di questo passo.
Alla luce di queste considerazioni, direi. ancora più che di considerazioni, di preoccupazioni, che credo essere condivise, chiediamo agli Assessori competenti - e mi esprimo al plurale perché è chiaro che questo è un tema che non riguarda soltanto le politiche del lavoro ma riguarda vari ambiti -: "quali azioni si intendono mettere in campo nell'ambito della "Alleanza per un lavoro di qualità", che è stata sottoscritta il 5 maggio scorso espressamente per favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura; se e quali sono le iniziative già adottate - perché so che ce ne sono -, o che si intendono adottare per favorire il permanere nel mondo del lavoro dei neo genitori", e intendo entrambi i genitori, "quali iniziative nei diversi settori, dalla scuola ai servizi, si intendono promuovere o riorganizzare da parte dei vari Assessorati coinvolti per sostenere e favorire la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, in particolare delle donne e dei neo genitori", mi riferisco ovviamente a contributi per nidi, babysitteraggio, voucher per centri estivi, contributi alle famiglie e via di questo passo; in ultimo "a che punto è l'organizzazione del sistema integrato 0-6 anni in Valle d'Aosta", al di là della delibera che abbiamo visto recentemente che è quella legata più agli asili nido.
Presidente - Per la risposta, ha chiesto la parola l'assessore vicepresidente Bertschy.
Bertschy (AV-VdA Unie) - Io cercherò di rispondere alle prime tre domande, il tema è complesso, e alla quarta risponderà l'assessore Guichardaz.
Ringrazio per l'iniziativa ma non è per usare la solita frase iniziale, nel senso che viviamo una fase sociale, anzi, la stiamo vivendo, di un grandissimo cambiamento, ci sono cose che influenzano questi cambiamenti, ci sono decisioni del passato che cominciano a dare oggi risultati di un certo tipo sulla società: per esempio, l'allungamento delle nostre pensioni, l'allontanamento di tutta una rete familiare che sarà sempre più difficile da avere in futuro, perché si è deciso giustamente o ingiustamente che si lavorerà di più e tutto questo ha una ricaduta su una popolazione che arriverà in futuro al lavoro ancora più tardi, perché i nostri giovani entrano nel mondo del lavoro ancora più tardi di noi, quindi c'è un tema di grandi cambiamenti sociali nella nostra comunità. Non è più la Valle d'Aosta di 50 anni fa ma neanche quella di 30 anni fa, anzi, stiamo vivendo una fase in cui vorremmo vedere venire a vivere qua nuove famiglie, che però difficilmente si sposteranno e troveranno la forza di avere con sé quella rete familiare che ognuno di noi ha avuto.
Parto quindi da questo per dire che è quello che nel Consiglio politiche del lavoro stiamo cercando insieme di riaffrontare, oggi essere resistenti rispetto a un sistema che sta cambiando è sbagliato e rischia solo di ritardare l'approccio verso dei modelli nuovi. La Valle d'Aosta si presenta a questa fase non impreparata, perché comunque abbiamo investito, c'è una rete di servizi costruita, per esempio, nei servizi dell'infanzia, però non è più sufficiente, non è così che possiamo andare comunque a migliorare le condizioni che oggi gravano su famiglie e sui giovani, che hanno anche una visione della vita un po' diversa da quella della nostra generazione e quindi vogliono vivere in maniera diversa ma lavorando.
Questa premessa per dire che "l'Alleanza per un lavoro di qualità" si propone di intervenire su tanti fattori e anche sul tema della conciliazione, con un approccio che deve essere, da un lato, culturale; dall'altro, molto concreto sui dati, perché se oggi noi ci limitassimo al dato percentuale sul nostro sistema dei servizi per l'infanzia... possiamo solo dire che siamo bravi, perché è molto alto; se poi questo dato lo andiamo a sposare sul territorio, dobbiamo essere capaci di analizzare se in tutto il territorio offriamo a tutti le stesse opportunità, in particolare a chi vive nelle vallate più lontane o nei nuclei meno abitati, perché meno si è e meno servizi si hanno, meno servizi si hanno e meno si sta nei posti e nei luoghi. Vi è quindi la necessità di una nuova organizzazione del lavoro, per prima l'Amministrazione regionale deve fare cose nuove, ancora oggi facciamo spostare per chilometri e chilometri tutti i giorni della settimana persone che magari qualche giorno alla settimana potrebbero vivere il loro lavoro da casa come fanno le aziende private. Io nella mia delega sto incontrando mensilmente delle aziende ma ci sono delle aziende che sul welfare aziendale sono anni luce avanti all'Amministrazione pubblica, quindi questo anche deve essere un esempio che ci prendiamo noi ma si prende tutto il sistema delle aziende. Il settore può fare meglio, può organizzarsi e il fatto che vivremo di qui a poco anche un problema sui trasporti ci deve far accelerare questa fase perché forse potremmo limitare qualche disagio anche cercando di organizzare un po' meglio il nostro lavoro. Occorre organizzare anche un sistema incentivante per le imprese, perché ce ne sono di quelle che sono più avanti di noi, ma ci sono quelle che ancora resistono e resistere non serve a nulla, poi occorre una buona collaborazione con enti e istituzioni che lavorano in questa direzione. In particolare c'è stato un bel convegno qualche settimana fa sulla multigenitorialità, è un tema che è stato affrontato da più angolature, da professionisti, chi l'ha vista dal lato delle imprese, chi l'ha vista dal lato del lavoratore, però ha permesso di entrare più nel merito delle questioni e devo dire che sono emerse suggestioni importanti.
Cosa si propone quindi di fare "l'Alleanza"? Di costruire dei progetti, progetti che possono avere scala regionale, progetti che possono avere una verticalità sul territorio o sulle aziende, ma la cosa più importante è stimolare delle riflessioni e dei ragionamenti in questa direzione, perché dobbiamo affrontare un mondo che cambia e poi dobbiamo affrontarlo con delle azioni. Io posso elencare una delle azioni che abbiamo inserito nel POR FSE 2021-2027, nell'asse "Occupazione", ci stiamo lavorando in questi giorni con l'Assessorato degli affari europei: vorremmo introdurre un voucher universale che sia utile alla conciliazione per le famiglie con almeno un lavoratore, che non vuol dire che riusciremo a risolvere i problemi di tutte le famiglie, perché è evidente che le risorse non sono infinite, però l'idea è di andare a sperimentare delle cose nuove che ci mettano in condizioni di aiutare le famiglie a superare in maniera positiva la cosa più bella che ti propone la vita, di costruirti attraverso il piacere di farlo la tua nuova famiglia e di fare il genitore in maniera responsabile in una società completamente cambiata da quella di un tempo, perché ci siamo dimenticati anche di dire che tanti di noi hanno lavorato per tanti anni a due passi da casa. Oggi tanti ragazzi devono muoversi per lavorare, sono distanti da casa e quindi questo va anche affrontato. Non serve però agire solo sulla leva dello strumento del voucher, per esempio, se intorno non c'è una rete per spenderlo, quindi ci va giustamente una rete dei servizi che ci permetta di supportare le famiglie attraverso un finanziamento di strumenti come questi.
La prima e la seconda domanda sono un po' collegate, noi stiamo cercando di mettere in campo delle azioni anche nel momento della formazione delle persone, abbiamo genitori, donne e uomini che siano che sono in un momento magari di disoccupazione che già solo per fare i corsi di formazione sono in difficoltà, perché comunque se uno non ha la possibilità di avere una rete di servizi intorno... anche lì se devi abbandonare un figlio e un minore, devi essere aiutato in qualche maniera perché comunque già fare un corso di formazione ha dei costi di spostamento e di servizio. Su questo noi abbiamo introdotto per alcuni corsi, per esempio, un voucher per babysitting, un voucher per chi ha bisogno di assistenza rispetto alla 104 e abbiamo introdotto quel voucher per i servizi estivi che comincia a dare una buona risposta, anche qui ha bisogno di una rete di servizi durante l'estate per essere spendibile, sempre per le famiglie con persone con disabilità. L'obiettivo è anche di introdurre, lo abbiamo fatto nei PIA sperimentali, un'azione che vada a generare un interesse anche verso il recupero formativo in particolare delle donne ed è per questo che abbiamo introdotto una quota di finanziamento sui PIA sperimentali, che ha obbligato, e sono stati molto, molto bravi a farlo, i Comuni a ragionare sui nuovi servizi nell'ambito, per esempio, della rete di educazione sociale all'interno della scuola, e questo ha promosso delle nuove possibilità.
Potremmo fare anche altri elenchi ma l'obiettivo quale deve essere? Un ripensamento un po' del modello per fasi, perché tutto subito non si fa, ma per creare le condizioni, da un lato, perché i giovani in particolare possano avere un posto di lavoro, forse non si parla più a tempo indeterminato, ma stabile, perché poi i giovani hanno piacere di cambiare, ma la stabilità ha una sua importanza, quindi contratti non precari, c'è stata discussione sulla Società dei Servizi sia ieri con il collega Manfrin che questa mattina con la collega Guichardaz, sulla Società dei Servizi dobbiamo sicuramente fare meglio in termini di organizzazione, perché lì con risorse pubbliche non stiamo dando la migliore risposta ai nostri lavoratori e lo dobbiamo fare; dall'altra parte occorre appunto metterci in condizione tra pubblico e privato di costruire un modello del lavoro che vada maggiormente incontro ai genitori.
Nel mese di giugno, o forse un po' più in là, ci riuniremo per mettere insieme un tavolo di conciliazione famiglia-lavoro, che faccia, da un lato, l'analisi dell'attuale situazione, dall'altro proponga come sistema pubblico in partenza per arrivare al privato i servizi che sono necessari.
Ho "fregato" il tempo all'assessore Guichardaz, non me ne sono accorto, quindi a questo punto non so cosa succede perché rimane la risposta alla quattro.
Dalle ore 11:19 riassume la presidenza il presidente Bertin.
Bertin (Presidente) - Per quanto riguarda l'intervento dell'assessore Guichardaz, al limite le fornirà la risposta scritta. La parola alla consigliera Minelli per la replica.
Minelli (PCP) - Sì, ero consapevole con quest'iniziativa di scoperchiare un vaso di Pandora perché sicuramente è un tema estremamente complesso e che, come dicevo, coinvolge più settori. Io credo che, al di là della risposta scritta che potrà esserci dell'assessore Guichardaz, sia più importante forse affrontare anche in altri termini, che non siano quelli legati a una semplice interpellanza, un tema come questo, che ha bisogno di approfondimenti. Io concordo con gran parte dell'analisi e dell'esposizione che ha fatto l'assessore Bertschy, siamo in una fase di grandissimo cambiamento e trasformazione e scelte anche che sono fatte nel passato si ripercuoteranno necessariamente in quello che sarà il futuro già immediato e quello un po' più lontano. Per ragioni anagrafiche sono praticamente coetanea sia di un Assessore che dell'altro e credo che per noi sarà molto difficile poter aiutare i nostri figli a crescere i loro di figli, nel senso che l'età dei ragazzi è quella e non è così semplice per chi avrà ancora davanti degli anni di lavoro.
Concordo anche sul fatto che la Valle d'Aosta non è certamente all'anno zero, molte cose sono state fatte, ma, come diceva l'Assessore, non sono più sufficienti e se lo possono essere per certi versi nelle realtà più grandi, parlo del capoluogo di Regione ma anche dei centri che sono sul Fondovalle, diventa più difficile - sembra quasi un paradosso - per quelle che sono le Vallate, perché un tempo si diceva: "va beh, però nei paesi c'è una rete diversa, c'è un sistema se vogliamo anche di collaborazione diverso", però se arrivano e, per fortuna, stanno arrivando, delle famiglie nuove che non sono supportate da una loro rete familiare, si pone un problema fortissimo che i Comuni stanno anche cercando in qualche maniera di risolvere. È di pochi giorni fa la notizia che, per esempio, nella mia Vallata, nel comune di Lillianes avremo un nido intercomunale, in passato sono stati fatti esperimenti che purtroppo non sono poi stati proseguiti di utilizzo delle tate familiari o di altre forme di aiuto, come i servizi di prescuola e di doposcuola che è molto difficile organizzare per pochi bambini, perché laddove ce ne sono di più, c'è la possibilità anche di giustificare delle risorse finanziarie, dove ce ne sono di meno è sicuramente più complicato.
Io credo che sia positivo mettere in campo tutte le azioni che sono state elencate riguardo all'Alleanza del lavoro ma anche quelle che sono state citate e che almeno, dal punto di vista regionale, quindi del comparto unico, devono essere spinte al più possibile: parlo del telelavoro e dello smart working, anche legato al problema dei trasporti, che effettivamente, nelle aziende private, hanno preso piede più che da noi.
È vero che - e mi riferisco alla domanda per cui non c'è stata la risposta - l'assistenza 0-6 avrà un costo notevole, ma è importante che si arrivi ad avere un sistema integrato globale, un costo che sarebbe, come dicevo, notevole ma è una scelta proiettata verso il futuro, perché la nostra Regione sta rapidamente invecchiando ancora più di altre, i tassi di natalità sono tra i più bassi d'Europa, non sono nemmeno più compensati dall'arrivo di cittadini stranieri, che peraltro vedono anche loro una diminuzione del loro tasso di natalità, quindi per noi rappresenta una vera urgenza. Per sostenere la genitorialità e anche il sostegno alle mamme, come dicevo, è indispensabile intervenire in modo integrato su più livelli. Sono ancora troppe, anche nella nostra regione, le donne che rinunciano al mercato del lavoro per prendersi cura non soltanto dei figli, ma anche dei genitori e dei parenti anziani. Accanto a una solida rete di welfare che accompagni i primi mille giorni nella vita di un bambino è necessario l'impegno molto deciso per assicurare la possibilità di sviluppare il loro percorso lavorativo alle mamme e ai papà, ridistribuendo i carichi di cura e trasformando un mondo del lavoro ancora oggi in vari casi ostile. L'obiettivo che diceva anche l'Assessore, che non è forse quello che si riuscirà a centrare subito ma a cui tendere, deve essere quello di avere in futuro delle mamme meno equilibriste, dei giovani genitori più sereni nelle condizioni di mettere al mondo dei bimbi che ci garantiranno un futuro dalle tinte spero un po' meno fosche.