Oggetto del Consiglio n. 2569 del 8 giugno 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2569/XVI - Interpellanza: "Promozione delle mele Golden Delicious e Renetta della Valle d'Aosta riconosciute come prodotti alimentari tradizionali".
Bertin (Presidente) - Punto n. 39. Ha chiesto la parola il consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Se a chiunque di noi venisse chiesto qual è il frutto che più identifica la Valle d'Aosta, a tutti verrebbe in mente ovviamente la mela Renetta, mela coltivata in questa regione da secoli, che è inserita insieme alla Golden Delicious nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali e mela che oggi, purtroppo, sta subendo una sorta di trattamento che la sta portando a essere sempre meno presente. Per chi poi non lo sapesse la mela Renetta è anche una DOP in Trentino, perché insieme alla Red Delicious e alla Golden Delicious è inserita nel Consorzio delle mele della Val di Non e c'è da chiedersi il motivo per cui una mela così importante che è l'immagine della Valle d'Aosta sia una DOP ma in un altro territorio. Ma perché sto parlando di fenomeno preoccupante? Perché chi nota, chi ha un occhio abbastanza vigile vede che nei territori di Jovençan, di Gressan e di Saint-Pierre si sta assistendo a una sostituzione di piante, quindi si stanno tagliando i vecchi meli di mele Renette sostituendoli con i filari di o Golden, o Fuji, o Gala che, dal punto di vista della produzione, ne producono molto di più e anche dal punto di vista economico giustamente c'è una rendita maggiore, ma si sta andando incontro un pochino a una grande problematica perché se si rifiuta il prodotto per eccellenza della Valle d'Aosta dal punto di vista frutticolo, dove vogliamo andare? Per quale motivo c'è questa sostituzione di piante? Bisogna chiederselo e i motivi sono essenzialmente due: il primo riguarda in sé la produzione o, meglio, la lavorazione della mela sulla pianta per portarla poi alla raccolta, perché purtroppo è sempre stato fatto così, le mele Renette sono innestate sul portinnesto franco, quindi alberi di una chioma importante, di una grande altezza, che ad oggi cozzano con la meccanizzazione, perché a livello di trattamenti, di potature e anche di raccolta oggi purtroppo si predilige la produzione a messa a dimora a filare, quindi tutte le altre mele sono innestate sul portainnesto M9, quindi le piccole piantine che si possono mettere sul filare, quindi si passa con il trattore o con altre macchine e potatura, trattamenti e la raccolta sono molto più facili.
Il secondo aspetto riguarda la produzione, perché la produzione della mela Renetta è altalenante nel tempo, quindi un anno c'è un sacco di produzione, l'anno dopo invece la produzione cala drasticamente e qui anche commercialmente c'è tutta una serie di problematiche, perché comunque se si fanno anche accordi con la grande distribuzione, un minimo di soglia di prodotto è da garantire, però se la mela Renetta non produce tutti gli anni la stessa quantità, è anche difficile da garantire questo tipo di approvvigionamento alla grande distribuzione. Ci sono delle soluzioni a questo tipo di problema, assolutamente sì e in qualche maniera bisogna tirare anche in mezzo l'Institut agricole perché già anni fa erano stati fatti dei prelievi su degli astoni su delle mele Renette a Saint-Pierre e non solo a Saint-Pierre per fare in modo di innestare poi questi astoni sul portainnesto M9, quindi fare in modo che anche la Renetta potesse essere coltivata a filare. Qui già si ridurrebbe un tipo di problema, perché appunto se anche la Renetta potesse essere coltivata a filare, il problema della meccanizzazione e della difficile lavorazione sarebbe almeno in parte ridotto.
Un'altra cosa che si può collegare a questo tipo di aspetto riguardo alla lavorazione sulla pianta sarebbe quella di creare una sorta di misura a superficie per quanto riguarda la mela Renetta, quindi se tu mantieni o in qualche maniera decidi di piantare nuovamente delle mele Renette, si potrebbe pensare a una misura a superficie in base agli ettari, una sorta di aiuto ai vari produttori appunto per invogliare, mantenere e ripiantare questo tipo di mela, proprio perché la produzione è così altalenante.
Il secondo aspetto è quello del prodotto, perché ovviamente è un prodotto importante da valorizzare e proprio perché c'è questa produzione così altalenante, quella che c'è è da rendere al meglio e quale dovrebbe essere l'obiettivo? Beh, si è parlato prima della mela Renetta DOP della Val di Non, dobbiamo puntare credo anche noi ad avere la denominazione di origine protetta sulla mela Renetta in Valle d'Aosta. Quello deve essere l'obiettivo principale, quindi bisogna creare un Consorzio, c'è tutta una serie di passaggi che bisogna fare, però se si vuole dare effettivamente un valore alla mela anche da un punto di vista economico, sapendo che un anno la produzione è maggiore e l'anno dopo minore, qual è il miglior modo se non dare una denominazione di origine protetta a questo tipo di mela? C'è quindi tutta la serie di interventi che si possono fare e il dossier mele purtroppo in tutti questi anni non è mai stato affrontato più di tanto: ecco perché anche in questa interpellanza chiedo se esistano dei censimenti sulle piante di melo in Valle d'Aosta, perché è interessante capire anche un minimo magari l'evoluzione negli anni della presenza delle varie specie di melo: la Renetta, la Fuji, la Golden, la Red e avanti così.
Bisogna prendere coscienza che oggi appunto c'è questo problema e forse questa è anche un pochino l'ultima spiaggia perché sappiamo che se aspettiamo ancora magari dieci anni, tutta la produzione o quasi di mela Renetta può essere messa in discussione dalla legge e dal mercato, perché giustamente anche i produttori piantano delle piante che producono di più. Uno va a vedere le piante di Gala e già dopo 2-3 anni hanno una produzione molto importante, per la mela Renetta innestata sul franco ci vuole un sacco di tempo. Ci sono quindi degli accorgimenti tecnici da un lato e accorgimenti economici dall'altro, di valorizzazione del prodotto. Io spero, Assessore, che su questo ci sia la stessa linea d'onda, quindi aspetto la sua risposta.
Presidente - Risponde l'assessore Carrel.
Carrel (PA) - Grazie collega Lavy per aver acceso i riflettori sul settore frutticolo, che è un settore in forte crescita e sicuramente ha ampi margini di miglioramento, come lei ha ben ricordato. Purtroppo le notizie che devo darle in merito alle sue domande non sono proprio positive perché, come lei ho saputo che sa già, non vi sono ad oggi dei censimenti veri e propri delle piante di melo in Valle d'Aosta.
Vi è però una buona notizia: stiamo lavorando proprio in questa direzione per creare e adottare lo schedario frutticolo, uno schedario che è previsto a livello nazionale e su cui ci stiamo confrontando con AGEA Coordinamento proprio per cercare nei prossimi mesi di avere tutti i dati in modo proprio da andare nella direzione che lei giustamente ha auspicato e che credo che sia necessaria per poi porre in essere tutta una serie di politiche che vanno dal PSR sino ad arrivare anche a dei fondi - perché no? - anche regionali con magari una revisione della legge 17, ma, prima di fare tutta una serie di analisi e di politiche, è sicuramente necessario avere dei dati. In realtà dico che non vi sono stati dei censimenti ma, proprio in risposta alla sua domanda, devo ricordare che negli anni Novanta vi è stato un catastino frutticolo in cui furono censiti tutti i Comuni, i fogli e i mappali su cui erano presenti dei meli. Questo catastino però fu creato per gestire la fitopatia cosiddetta "scopazzi del melo" e, in particolare, i contributi per l'espianto e il reimpianto degli stessi. Era stata fatta quindi una misura e uno studio del catasto e delle piante di melo esclusivamente per quella problematica. Dopodiché negli anni vi sono stati vari studi e vari approfondimenti anche dagli enti che lei ha citato, in primis l'Institut agricole régional e siamo arrivati nel 2008 ad avere un inventario varietale ma non quantitativo, quindi abbiamo una situazione ferma al 2008 di tutte le varietà coltivate in Valle d'Aosta ma non la quantità, quindi non un dato che ci permette di evidenziare quello che lei ci ha appena presentato.
Altro dato che abbiamo grazie al fascicolo aziendale SIAN, che però è un fascicolo difficile da consultare e quindi è un dato grezzo ancora da lavorare, è un dato varietale sulla mela Renetta in quanto questa deve essere dichiarata per il pagamento del premio biodiversità. Questa è un po' la situazione di cui parliamo oggi sul settore frutticolo riguardante il melo in Valle d'Aosta.
È sicuramente condivisa da parte dell'Assessorato la necessità di andare verso questa direzione, come le ho detto, abbiamo questo schedario su cui stiamo lavorando proprio per poi agire di conseguenza.
Mi permetta di ricordare che in questo momento vi sono diversi coltivatori di meli Renetta, Golden e Delicius sia di piccole e piccolissime imprese a conduzione familiare ma sia anche 55 produttori e aziende, quindi imprese, che confluiscono i propri prodotti alla Cofruits, un'importante attività che svolge poi di vendita nei propri luoghi di vendita, nei propri punti vendita in Valle d'Aosta ma anche con una rete sviluppata in tutta la Nazione e quindi anche con una strategia di conservazione a bassa temperatura proprio per poi poterli lavorare e vendere in sequenza.
L'Assessorato svolge diverse attività di valorizzazione della produzione della mela e lo svolge attraverso la valorizzazione del prodotto mela all'interno degli show cooking che effettuiamo tutti gli anni, anche attraverso la manifestazione "Mele Vallée" di Antey in cui andiamo ad avere uno stand e i nostri tecnici partecipano per dare informazioni e promuovere questo prodotto e attraverso il "Marché au Fort" in cui ovviamente vi è la presenza di vari produttori, tra cui anche la Cofruits e in cui vengono ritagliati spesso e volentieri negli anni degli spazi proprio per fare degli approfondimenti specifici sulla situazione della mela.
Per quanto riguarda la collaborazione con l'Institut agricole, è una collaborazione che nel 2021, insieme alla collaborazione con la Cofruits ha portato a predisporre la documentazione necessaria per ottenere la "PAT mele della Valle d'Aosta", un percorso che è stato bloccato perché la domanda è stata rigettata dal Ministero per delle questioni di ricerca storica in quanto la richiesta era su mele della Valle d'Aosta, vi sono dei documenti storici che parlano di pommes en Vallée d'Aoste e quindi vi è questa differenza, che è una differenza che ovviamente è di poco conto dal nostro punto di vista, ma sicuramente formalmente ha bloccato questo tipo di domanda. È un documento e un dossier che sicuramente continueremo a seguire insieme alla Cofruits e all'Institut agricole, avendo i dati che, come le ho detto, arriveranno dallo schedario e da cui potremo iniziare a lavorare nei prossimi mesi, sono sicuro che potremo portare avanti questo dossier con maggiore efficienza nel futuro.
Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Lavy.
Lavy (LEGA VDA) - È paradossale ovviamente questo tipo di disamina perché appunto c'è un settore che è quello tipico delle mele che è in salute, la specie più importante che rappresenta la Valle d'Aosta, che tendenzialmente non lo è, perché, purtroppo, come spesso capita in Valle d'Aosta, manca una base dati alla base su cui puoi basare delle politiche. Meno male quindi che si sta lavorando a questo schedario proprio perché bisogna avere cognizione di quale sia la fotografia attuale delle specie di mela coltivate in Valle d'Aosta e credo, perché purtroppo non essendoci i dati, è tutto basato a livello di sensazioni, parlando con i singoli produttori, che però appunto oggi la mela Renetta stia patendo rispetto alle altre specie: la Golden, la Fuji e la Gala, proprio perché ci sono queste dinamiche: 1) di coltivazione, 2) di produzione e commercializzazione che la sfavoriscono: ecco perché il lavoro sulla DOP è assolutamente da riprendere e portare avanti, sapevo di questo problema grammaticale praticamente della Valle d'Aosta, però non bisogna di certo demordere ed è giusto continuare ad andare avanti proprio perché comunque in Trentino la mela Renetta è una DOP, qui che comunque la produzione è secolare, da secoli, non ancora e quello servirebbe per dare un valore maggiore al prodotto stesso.
Quando mi sono informato su questo settore, ho potuto notare che purtroppo c'è sempre stato uno scarso coinvolgimento fra vari produttori, Institut agricole e Regione e qui, da un lato, forse uno potrebbe dire quasi anche meglio perché troppo spesso la Regione ha voluto mettere le mani in pasta in ambienti in cui non doveva mettere mano; dall'altro, però se l'Institut agricole non è promotore di ricerca e di lavoro anche verso i privati, manca la parte tecnica, manca la parte di istruzione e di insegnamento anche verso i privati e le cooperative, perché altrimenti non si può andare avanti di mercato, giustamente un privato fa una scelta di mercato, vede che la Golden produce di più ma si vende a un prezzo di un certo tipo, va sulla Golden, tralasciando magari la Renetta, che sicuramente in quanto a ruralità è tutta un altro tipo di immagine, però se l'immagine poi non è veicolata in qualche modo anche a livello regionale, a livello di marketing, a livello di produzione, a livello di messa sul mercato, si è in grande difficoltà. Questo dossier quindi è assolutamente da prendere con serietà e questa interpellanza ha lo scopo proprio di incominciare questo tipo di percorso perché appunto nel tempo, ho fatto un po' di ricerche, in Consiglio di mele non se ne è praticamente mai parlato, soprattutto di mela Renetta.
Con questa interpellanza quindi in qualche maniera si vuole mettere un punto di inizio, perché da qui a tot anni i risultati tecnici da un lato... ne ho parlato prima, quindi il portainnesto (incomprensibile) e avanti così per rendere più facile la lavorazione della mela Renetta sui filari, la lavorazione su una creazione di misura superficie che dia una mano a chi decide di mantenere o comunque di ripiantare le mele Renette e, tre, cercare di arrivare alla DOP, sono degli obiettivi che credo accomunino tutti.