Oggetto del Consiglio n. 2475 del 24 maggio 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2475/XVI - Relazione sulle attività svolte dalla Regione nell'anno 2022 per l'attuazione delle politiche promosse dall'Unione europea e in materia di rapporti internazionali. (Approvazione di una risoluzione).
Bertin (Presidente) - Per illustrare la relazione, l'assessore Caveri.
Caveri (AV-VdA Unie) - Cari colleghi, la relazione io la darei per letta e quindi mi limiterò nel descriverla ad alcuni cenni e a un rafforzamento delle cose che sono state scritte, anche con qualche elemento in più di attualità, partendo dal presupposto che la politica europea è certamente una delle caratteristiche della politica valdostana, che non si è mai limitata, nella storia della nostra istituzione, a una visione chiusa, ma forti del nostro particolarismo politico, linguistico, geografico, c'è sempre stata da parte del mondo della politica valdostana, direi in maniera corale, forse con qualche poca eccezione, un'attenzione particolare nei confronti dell'integrazione europea che, in parallelo alla nascita di questo Consiglio Valle, si è sviluppata moltissimo nei decenni scorsi.
La relazione si occupa molto, ma non in maniera esclusiva, della cosiddetta "Politica di coesione"; sarà il collega dell'agricoltura a parlare invece della politica agricola comune che è stata forse una delle prime politiche che hanno impattato sulla Valle d'Aosta. Quando noi guardiamo l'articolo 2 dello Statuto, all'interno del quale vengono elencate le materie di competenza esclusiva, ma anche l'articolo 3 con le materie integrative o concorrenti, come dir si voglia, ci accorgiamo di come oggi, scorrendo i poteri e le competenze dell'Unione europea, non possiamo che constatare quanto anche sull'ordinamento valdostano abbia impattato una crescita costante che forse ha avuto un momento di snodo rispetto alla storia precedente con la nascita del Parlamento europeo, questo Parlamento eletto per la prima volta con suffragio universale nel 1979. Tra l'altro, ricordo che venerdì avremo all'Università della Valle d'Aosta un'occasione di confronto con Parlamentari europei di tutti gli schieramenti politici, parlando della politica della montagna, intesa come elemento metaforico della situazione particolare della Valle d'Aosta.
Dicevo della politica di coesione, l'FSE, il FESR, l'FSC, le Aree interne, questi sono i fondi più noti ma certamente negli anni a venire, soprattutto sotto il profilo della ricerca, dovremmo fare in modo di sfruttare anche altri fondi che sono a disposizione di territori come il nostro, sapendo che la situazione dell'Europa è una situazione sempre particolare, soprattutto in un periodo come questo, la pandemia prima, la guerra, le conseguenze economiche, le conseguenze sociali e abbiamo evocato all'inizio della seduta odierna anche le conseguenze dei cambiamenti climatici, al di là di come poi uno le interpreti, con i fatti drammatici dell'Emilia Romagna che, in qualche maniera, per noi Valdostani hanno anche fatto eco alle vicende drammatiche del 2000.
Una parte piuttosto ridotta della relazione si occupa anche del PNRR.
Noi oggi stimiamo alla fine che saranno circa seicento gli interventi in Valle d'Aosta finanziati dal PNRR per una cifra che stimiamo attorno ai 410 milioni cui si somma anche l'intervento dell'elettrificazione che viene svolta da RFI, quindi da un'azienda nazionale.
È indubbio che questa questione del PNRR, comunque la si valuti, è un tema politico molto rilevante in queste settimane, alla luce anche di interventi; ho partecipato, assieme al Presidente, ad una videoconferenza con il Ministro Fitto, c'è veramente da capire quale sarà l'impostazione, e non nascondo personalmente qualche preoccupazione, perché in un documento che si chiama "Elementi per la proposta di accordo con le Regioni" c'è un passaggio in cui si dice che è prevista, dopo un vis-à-vis tra Ministro e ciascuna delle Regioni o Province autonome, è prevista - così si dice - un'intesa programmatica che definirà le modalità del comune impegno a collaborare per la realizzazione per ogni Regione di un piano pluriennale d'interventi di rilevanza strategica a valere su tutte le risorse europee e nazionali disponibili per la coesione.
Tenendo conto che la politica regionale è oramai da molti decenni in capo alle Regioni, c'è solo da sperare che quanto detto dal Ministro Fitto non suoni come una sorta d'invasione di campo dell'autonomia regionale, il che francamente sarebbe abbastanza paradossale pensando che all'incontro con il Ministro Fitto era presente anche il Ministro Calderoli, che si occupa delle Regioni, e ci sarebbe una distonia tra un'ulteriore centralizzazione - non solo del PNRR ma anche dell'utilizzo dei fondi comunitari - con quell'autonomia differenziata che personalmente ritengo un passo in avanti di applicazione del comma 3 dell'articolo 116, ma ovviamente le due cose non potrebbero in qualche maniera stare assieme.
Nella relazione trattiamo poi di argomenti che ovviamente sono distribuiti nelle diverse deleghe dei colleghi Assessori e della Presidenza.
Il tema sempre delicato degli aiuti di Stato che sono stati in qualche maniera ammorbiditi nel corso del post-pandemia, proprio per reagire alla crisi dell'economia, il tema capitale per la Valle d'Aosta, spero che il collega Bertschy vorrà intervenire sul punto, cioè ricerca e sviluppo. La ricerca è proprio uno di quei filoni attorno ai quali si può oggi immaginare di ottenere dei finanziamenti cospicui, e, naturalmente uno degli argomenti forti del PNRR, cioè la digitalizzazione: noi abbiamo un progetto bandiera da 14 milioni di euro che è legato a un cambiamento radicale anche nel funzionamento della burocrazia dell'amministrazione regionale e dei Comuni; poi la mobilità sostenibile, l'ambiente, c'è un capitolo che verrà poi trattato dal collega Sapinet che riguarda l'Espace Mont-Blanc.
L'energia, mai come oggi questo tema è molto significativo per la Valle d'Aosta pensando al ruolo capitale di un'azienda pubblica come CVA, l'istruzione, le politiche giovanili. Oggi abbiamo degli strumenti, come Erasmus Plus, che consentono ai ragazzi valdostani di andare a studiare fuori, ma questo vale anche per gli insegnanti e per i dirigenti scolastici. E poi naturalmente tutto il tema delicatissimo delle pari opportunità e dell'immigrazione.
Nella relazione si trova poi tutta una questione che credo vada veramente connessa nel rapporto fra Giunta e Consiglio regionale, cioè la questione dell'applicazione, o meglio, della ricaduta, della parte discendente delle normative comunitarie che è un tema che tutti complessivamente abbiamo negli ultimi anni un po' trascurato.
Una volta, in occasione di questa discussione, veniva presentata una legge comunitaria che trasferiva, nelle competenze che ci spettano, una serie di cambiamenti derivanti dalle direttive comunitarie. Credo che su questo ci dovrà essere il massimo impegno.
Infine c'è - e si dà conto anche del grande lavoro svolto dai Consiglieri regionali che fanno parte delle istanze della francofonia - la francofonia come un elemento politico di respiro in una sorta di politica estera regionale che i colleghi che svolgono questo compito conoscono bene, questo inerisce anche al Parlement de la jeunesse e naturalmente alla scelta che è stata fatta di aderire nuovamente all'Association des Régions Francophones, che mette insieme regioni di tutti i continenti; credo che sia una scelta importante e che dovrebbe farci riflettere sulla necessità di tornare a partecipare come invitati ai Sommets de la Francophonie, cosa che era del tutto naturale fino a un certo punto, ci si è un po' persi e credo che oggi una tappa decisiva sarebbe quella di rientrare in questo circuito.
Una parte poi dedicata alla politica per la montagna, che non si declina solo a livello nazionale, quindi si è seguito, anche se poi non è arrivato alla fine, il provvedimento che dovrebbe ridisegnare la legge sulla montagna attualmente in vigore, oramai obsoleta, ma la presenza ad Aosta nel settembre del 2022 di tutti gli Assessori regionali che si dedicano alla montagna è un segno significativo, così come ritengo significativa la scelta di finanziamento che abbiamo fatto per il fondo per lo sviluppo delle montagne italiane: un milione e mezzo che abbiamo deciso di spendere per una rete fra le scuole di montagna, per la telemedicina nelle zone di montagna e per un intervento nel settore del turismo, che sono poi argomenti non solo di rilevanza regionale ma di respiro in qualche maniera europeo.
D'ailleurs, il faut se rappeler que la question montagne reste à la une dans la politique européenne et il faudra de plus en plus s'efforcer sur ce sujet. Je rappelle que l'article 1074 du traité prévoit justement les zones de montagne comme des zones privilégiées pour l'intervention autour de la cohésion territoriale. Il y a cette définition, c'est-à-dire les régions de montagne font partie des régions à handicap, naturel ou démographique, grave et permanent. Il y a eu à l'époque une grande discussion autour du fait d'associer la montagne, c'est à dire un lieu extraordinaire que nous bien connaissons... mais la réalité, c'est qu'il y a toute une série d'éléments qui démontre que nous avons besoin d'avoir toujours l'attention autour d'un thème qui est bien connu, c'est-à-dire les coûts supplémentaires qui pèsent sur les zones de montagne, que soient les transports, la santé, l'école. Et quand on discute à Rome des coûts standards et bien sûr, il faut y réfléchir parce qu'un jour viendra dans lequel on dira : mais est-ce que, du point de vue des coûts standards, les petites écoles de montagne sont une nécessité à maintenir ? A-t-il du sens d'avoir un hôpital ou une petite communauté comme celle valdôtaine ? Pour ce qui est du transport public et de l'ensemble des communes de la Vallée d'Aoste avec leur petite taille, est-ce qu'il y a vraiment la possibilité, ou le danger, de se retrouver une autonomie spéciale de quelque façon dépouillée de ses pouvoirs ? En sachant - et je voudrais le souligner - que nous célébrerons le 80e anniversaire de la déclaration des peuples qui avait été écrite à Chivasso, rédigée par des Valdôtains et par des Vaudois dans le décembre 1943.
Il y a toujours dans cette charte un rappel sur le rôle de l'Europe dans une période dans laquelle, à la fin de la 2e Guerre mondiale, c'était difficile de comprendre exactement ce qui se serait passé, et, par contre, je dois dire que cette charte est à même de maintenir sa fraîcheur, sa capacité de prévision et, justement, on prévoyait une Europe peut être différente de celle que nous avons aujourd'hui, une Europe des régions, mais je pense que l'occasion sera tout à fait utile pour réfléchir autour de cette double lecture qu'on peut faire de la déclaration de Chivasso : d'un côté les peuples alpins et donc la spécificité de la montagne; il suffit de regarder à l'extérieur les Vallées Piémontaises qui aujourd'hui sont liées à l'area metropolitana de Turin, donc un réel paradoxe, c'est-à-dire de petits peuples de montagnes qui sont obligés d'être liés à une grande ville qui n'a pas un intérêt vis-à-vis des montagnards et de l'autre côté, l'autre point fort, et visionnaire, j'ajouterais, de la déclaration Chivasso est justement le fédéralisme, le grand perdant dans le débat politique en Italie. À partir de l'unité nationale, de l'unité d'Italie, on a toujours essayé et envisagé une Vallée d'Aoste différente dans le cadre d'une Italie fédéraliste, chaque fois on discute de cette possibilité, mais le régionalisme italien reste bien faible si on tient compte d'autres pays européens qui ont choisi une route tout à fait différente de notre faible régionalisme et de la une menace qui pèse toujours sur l'autonomie spéciale, l'article 138 de notre constitution italienne permet quand même un coup de main, un changement radical, même un éventuel effacement de notre autonomie spéciale.
Je disais de la déclaration de Chivasso - on en a déjà discuté avec le président du gouvernement - la célébration doit être un moment important, non seulement pour rappeler le passé mais pour envisager aujourd'hui une espèce de nouvelle déclaration de Chivasso, à travers les différents peuples des Alpes, non seulement du côté sud, donc des régions italiennes, en sachant qu'aujourd'hui il y a la possibilité, heureusement, d'avoir un peu de politique étrangère, de pouvoir imaginer un document fort et - comme je disais de Chivasso - visionnaire.
Je dois à ce propos remercier monsieur Éric Lavevaz qui a écrit un article sur le Peuple valdôtain. Il a rappelé non seulement Émile Chanoux et Federico Chabod, mais même Séverin Caveri, c'est-à-dire dans l'après-guerre il y a eu une extraordinaire capacité intellectuelle de rapport avec les autres peuples minoritaires d'Europe. C'est un sillon qu'il faut bien sûr suivre parce que quand on est petit il faut avoir toujours des alliances à l'extérieur, que ce soient les minorités ethniques et linguistiques en Italie, que ce soit l'ensemble des peuples sans État à l'échelle européenne ; quelqu'un dans cette salle a rappelé parfois la situation de la Catalogne, et c'est vrai, la Catalogne - et son indépendance - a été un moment de grande faiblesse de l'Union Européenne qui a nié ce qu'il y a dans les traités internationaux, c'est à dire le principe de l'autodétermination des peuples, qui a nié même les traités européens dans lesquels les minorités nationales, comme les Catalans, sont évoquées comme une richesse. Mais il n'y a pas richesse s'il n'y a pas une application en règle de la démocratie. Je voudrais encore ajouter quelques éléments. Je pense que la logique de ALCOTRA... et il faut remercier, je le dis chaque fois, Jacques Delors, le président de la Commission qui a eu l'intuition qu'il fallait dépasser une Europe seulement étatique. Il fallait valoriser - il paraît un paradoxe pour un homme politique français - il fallait dépasser les États pour valoriser les régions. Et ALCOTRA dont nous faisons partie - c'est-à-dire Piémont, Ligurie, Vallée d'Aoste, Auvergne Rhône-Alpes, Provence-Alpes-Côte d'Azur - est une logique importante, importante pour résoudre les problèmes.
Je pense, par exemple, à la question du transport, au futur du tunnel du Mont Blanc, qui bien sûr est un problème qui doit être discuté par les deux États, France et Italie, mais on ne peut pas nier que les transports internationaux pèsent sur un territoire qui est justement le territoire d'ALCOTRA.
Et je dois dire que le 4 juillet le Président a accepté une proposition faite, avec un peu de suggestion de notre part, par le président d'Auvergne Rhône-Alpes, Wauquiez. Et le 4 juillet, il y aura de nouveau un choix de relancer leur région Alpes Med, qui était né en 2005, avec l'accord des deux États, Italie et France, qui, a un certain point, était un peu écarté et donc c'est avec beaucoup de plaisir que je peux dire que le 4 juillet il y aura de nouveau la possibilité de relancer cette initiative, qui est une initiative qui fonctionne, il suffit de penser à ce qu'il y a dans la zone du Tyrol du Nord avec le Tyrol du Sud, le Trentin ou le Frioul avec la Slovénie. C'est une géométrie différente de la géométrie des États. J'ajouterai un intérêt du département de l'Haute Savoie pour signer ensemble un accord pour le tourisme, pour les transports, pour la culture, pour les universités.
L'autre grand dossier, du point de vue de la coopération transfrontalière, est le rapport Suisse-Italie et là aussi on évoque un problème spécifique, qui est le futur du tunnel du Grand-Saint-Bernard. Je dois dire que nous avons toute une série de problèmes avec ce type de coopération transfrontalière, mais aujourd'hui je peux confirmer que finalement il y aura des rencontres politiques pour comprendre l'essor de l'Interreg Italie-Suisse et la volonté de collaborer encore plus avec le canton du Valais, à travers le Conseil Vallée d'Aoste.
Il est nécessaire, dans ce contexte, d'augmenter le poids et la présence humaine dans le Bureau de Bruxelles. En sachant que ce bureau est important pour des rapports politiques, pour des rapports économiques, en sachant que nous avons une faiblesse de fond, c'est-à-dire qu'il n'y a pas une possibilité automatique -malheureusement, faute de la loi actuelle - de pouvoir avoir un parlementaire européen et même la présence au Comité de Régions voit le représentant valdôtain comme suppléant et ce n'est pas une chose positive. Le réseau dont il faut faire partie, c'est justement d'un côté le réseau des Régions qui ont un fort pouvoir législatif et le modèle doit être toujours le modèle fédéraliste, en sachant qu'il y a des États comme la Belgique, l'Espagne, l'Allemagne qui pèsent beaucoup à travers une organisation régionaliste qui s'accompagne à la souveraineté de l'État ; malheureusement les bonnes lois qu'on avait fait en Italie pour la participation régionale aux décisions européennes on ne les a jamais appliquées, n'importe quel gouvernement gouvernait.
J'ajouterai le réseau des minorités linguistiques. Je l'ai déjà dit, les Bretons, les Corses, les Basques, les Catalans, j'ai eu la chance de participer à l'intergroupe des nations sans État, comme on les appelle. On a perdu les Écossais et on a perdu le Pays de Galles qui sont rentrés, malheureusement pour eux, dans la logique du Brexit, mais c'est une piste importante pour notre Vallée. Je vais conclure avec ce que je retiens d'être une chose fort importante dans la logique, dans la logique européenne.
Le Président Macron et le président Mattarella ont signé le traité appelé le Traité du Quirinale. Je retiens ce Traité une chose fondamentale, j'espère, la fin de l'année, d'avoir un moment important du point de vue politique avec la présence en Vallée d'Aoste d'un grand sommet politique, journalistique, culturel dans lequel, entre autres, on pourra parler de la montagne en Europe, mais bien sûr aussi du Traité du Quirinale.
Quand je regarde le Traité, je trouve là toute une série de possibilités énormes pour notre Vallée. Il y a ce passage au commencement qui dit : "Soulignant que leurs relations bilatérales sont toujours plus ancrées dans les politiques européennes, comme en témoigne la mise en œuvre conjointe de grands programmes financés par l'Union, donc ALCOTRA est l'ensemble des possibilités d'avoir des projets. Partageant la volonté d'intensifier les liens existants entre elles et les coopérations bilatérales qui se sont développées au cours de l'histoire" - bon, dans le cas de la Vallée d'Aoste c'est tout à fait évident qu'il y a un fort lien historique - "Et quand nous nous retrouvons dans des villes comme Chambéry, dans des villes comme Annecy, c'est tout à fait naturel, sans envisager n'importe quel songe paradoxal", parce que personnellement je reste républicain, et je pense que cette question des relations est vraiment importante. Il y a un passage en plus, dans les prémisses : "Convaincus que l'arc alpin, particulièrement touché par le réchauffement climatique, mérite une étroite coopération et une implication forte des deux pays". Donc l'espace Mont-Blanc, bien sûr, mais non seulement, et encore : "Reconnaissant le rôle fondamental des collectivités territoriales, françaises et italiennes, des autres acteurs locaux". Un projet commun qui ne doit pas seulement toucher la Vallée d'Aoste en tant que Région, mais je pense aussi au lien historique entre Courmayeur et Chamonix ou entre Valgrisenche et Sainte-Foy, c'est un exemple d'un rapport politique possible.
Donc un dialogue stratégique qui doit toucher, bien évidemment je retourne sur le dossier du tunnel du Mont-Blanc et même dans le secteur des travaux ; mais là, on évoque, par exemple, une collaboration entre parcs nationaux et je pense, justement, à l'espace Mont-Blanc, mais aussi au rapport possible, plus fort entre le parc du Grand-Paradis et le parc de la Vanoise. Il y a tout un passage sur l'éducation, la formation professionnelle, les universités et, bien sûr, la coopération transfrontalière.
On prévoit un comité de coopération transfrontalière présidé par le ministre compétent, avec les représentants des autorités locales, avec une réunion annuelle qui puisse être le moment de discussion pour l'ensemble des problèmes que j'ai évoqués.
Da questo punto di vista resta ovvio che noi non possiamo che essere favorevoli a questo rafforzamento che ha una grande originalità, nel senso che i Presidenti Mattarella e Macron si sono portati avanti rispetto a una discussione che c'è stata negli anni e che riguarda la possibilità, sempre esistente, fra gli stati europei, di andare più in là rispetto agli orizzonti consueti della cooperazione transfrontaliera.
È chiaro che questo è un settore, è un'opportunità che non dobbiamo assolutamente farci sfuggire.
Mi avvio a concludere con una riflessione finale che riguarda la visione dell'Europa, io so perfettamente che anche in questa nostra assemblea ci sono delle sensibilità diverse, ci sono dei modi differenti di vedere l'Europa: c'è chi dice che c'è troppo liberismo, c'è chi dice per contro che c'è troppo dirigismo, c'è chi dice che siamo un'Europa poco sociale, c'è chi dice che l'Europa è ridicola perché sceglie la grandezza dei carciofi o cose di questo genere; c'è chi ritiene che i nazionalismi siano un vessillo da agitare, i nuovi sovranismi, c'è chi critica, magari in una logica filorussa, questa scelta forte che l'Unione europea ha fatto di appoggiare l'Ucraina.
Insomma, credo che ognuno abbia legittimamente, essendo in democrazia, la possibilità di esprimere il proprio pensiero.
Per carità, nel dibattito politico basta seguire i social per rendersi conto che c'è di tutto e di più. Credo però che ci possa essere un elemento unificante - al di là dei barbottii, al di là dei commenti e al di là delle cose - cioè pensare che in fondo l'Europa è una chance reale, vista la posizione geografica e le possibilità linguistiche della Valle d'Aosta.
Quando uno va a leggere, e lo ricorderemo nel 2025, il decreto luogotenenziale, vedrà - in maniera ancora più chiara e trasparente di quanto emerga invece dallo statuto di autonomia - che una delle ragioni fondanti, oltre a quella linguistica, è proprio la posizione geografica della Valle d'Aosta, che portò a quel primo tentativo autonomistico della Valle d'Aosta, prima di una Regione autonoma; credo che questo ci faccia capire che la visione comune di un progetto europeistico, che poi ognuno declina a seconda delle proprie idee e delle proprie sensibilità, debba essere comunque un cemento che può mettere assieme il modo di pensare di ciascuno, dando però alla Valle d'Aosta questa visione per l'Europa di domani.
Presidente - Si è prenotato l'assessore Sapinet, ne ha facoltà.
Sapinet (UV) -. De suite le rapport de la part du département de l'environnement - que je remercie pour le travail et pour la collaboration - en relation aux activités du 2022 décollant de la signature des protocoles d'entente et d'accord de coopération ainsi que des réseaux, dont la région autonome Vallée d'Aoste fait partie.
En 2022 aussi, la Vallée d'Aoste a participé activement aux activités de la conférence transfrontalière Mont-Blanc, l'organisme de coopération pour la protection et la valorisation de la région transfrontalière du Mont-Blanc dénommé et note comme Espace Mont-Blanc composé de 15 représentants des autorités locales régionales et nationales des 3 pays ainsi que de membres des associations locales en qualité d'observateurs.
La conférence se réunit une fois par an et la réunion de 2022 s'est tenue à Martigny le 17 juin 2022. Le comité exécutif, composé des trois vice-présidents de la conférence, assistés de leur équipe, s'est réuni 2 fois, le 22 janvier 2022, en vidéoconférence et le 12 avril à Chamonix. Les groupes de travail organisés pour la relation des différentes initiatives transfrontalières, avec la participation de fonctionnaires ainsi que de techniciens et d'experts des différents partenaires, ont tenu de nombreuses sessions de travail à intervalles réguliers, en présence et par conférence vidéo. Dans l'Espace Mont-Blanc, l'année 22 a surtout été caractérisée par l'approbation d'un important document programmatique transfrontalier. La feuille de route de l'Espace Mont-Blanc sur l'adaptation au changement climatique a été présenté le 5 mai 2022 à Aoste. Les 3 vice-présidents de la conférence, Eric Lavevaz, que je remercie, Eric Fournier et Eric Bianco ont illustré le contenu et les étapes de ce document qui représente un engagement transfrontalier important et un défi pour l'avenir sur le thème de l'adaptation au changement climatique ; il s'agit d'un programme commun portant sur des thèmes transversaux, qui prévoit la participation d'une trentaine d'organismes des secteurs scientifiques, techniques et institutionnels et a pour objectif de soutenir un développement durable adapté aux nouvelles conditions climatiques de l'arc alpin.
La Vallée d'Aoste a coordonné la rédaction de la feuille de route grâce au département de l'environnement, avec le soutien technique et scientifique de la fondation Montagne sûre et ainsi que de l'Arpe de la Vallée d'Aoste. L'Espace Mont-Blanc vise à être reconnu comme un point de référence sur les changements climatiques dans les Alpes, tant dans le domaine scientifique que par les acteurs économiques et les populations locales.
L'engagement sur le thème du climat fait partie de l'agenda de la conférence transfrontalière Mont-Blanc depuis de nombreuses années, bien avant que cette question suscite l'attention des médias et du grand public. Pour ce qui est du projet de candidature du Mont Blanc à Unesco, en vue de son inscription sur la liste du patrimoine mondial de l'Unesco, en tant que paysage culturel au cours des premiers mois de 2022, le partenariat transfrontalier de l'Espace Mont-Blanc a examiné les différents avis au sujet de ce projet de candidature exprimés par les services nationaux compétents en matière de présentation de candidature au comité Unesco de Paris. Le projet, présenté au service des trois pays, élaboré par un groupe d'experts Unesco et approuvé par la conférence en 2021, propose une candidature en tant que paysage culturel associatif évolutif, axé sur l'idée du Mont Blanc comme lieu symbolique du processus moderne de sécularisation de la haute montagne et d'un nouveau rapport entre homme et la nature basé sur la raison et l'observation.
Si de la part de l'Italie le secrétaire général du Comité national pour Unesco et les techniciens des ministères italiens, ministères de l'agriculture et de l'environnement, avaient déjà en 2021 invité la Vallée d'Aoste à se coordonner avec les partenariats afin d'élaborer le formulaire transfrontalier pour la mise à jour de la liste indicative, les services français et suisses compétents avaient, avec des motivations diverses, exprimé quelques réserves.
La recommandation formulée tant par la France que par la Confédération helvétique est de poursuivre les réflexions sur la protection du patrimoine du Mont Blanc en tenant compte d'autres formes ou possibilités de mise en valeur, comme le géoparc, le MAB - réserve de la biosphère. Le canton du Valais a donc chargé un expert de procéder à une analyse comparative des trois instruments Unesco, afin de disposer d'un outil d'aide à la décision de l'intention des collectivités locales intéressées. L'étude a été présentée d'abord au comité exécutif et ensuite à la conférence.
En Vallée d'Aoste le comité exécutif élargi organisé le 5 mai à Aoste a permis de partager l'analyse comparative avec les représentants des communes et des unités des communes intéressées. Au cours de la réunion de Martigny, le 17 juin 2022, la conférence a rappelé que le mandat des territoires vise une candidature au patrimoine mondial et a proposé qu'avant de choisir tout autre option on procède à une phase de consultation des communes et des porteurs d'intérêts des territoires concernés ; cette consultation est aujourd'hui en cours dans les trois régions du Mont Blanc.
La conférence transfrontalière Mont-Blanc programmée pour le 26 mai 2023 à Saint Pierre devra examiner les positions des territoires pour prendre une décision partagée en matière de poursuite de cet important et ambitieux projet. La casermetta au Col de la Seigne en Val Veny a fêté une autre activité de l'Espace Mont-Blanc, a fêté en 2022 le 15e anniversaire de son ouverture. Au cours de ces années, 106.373 passages ont été enregistrés, dont 11.376 en 2022, un nombre supérieur à ceux de la période précédant la COVID; ce fait est particulièrement remarquable si l'on pense que cette structure n'est ouverte au public qu'environ trois mois par an. Entre fin juin et mi-septembre, les randonneurs viennent de l'Europe, de la France et des pays limitrophes surtout, mais également de l'Australie, des États-Unis, de l'Israël et du Japon.
La collaboration avec le centre de la nature montagnarde de Sallanches, qui dure également depuis plus de 10 ans, a permis la présence sur le site des accompagnateurs de moyenne montagne stagiaires qui assistent le personnel de la Fondation "Montagne sûre" dans l'accueil du public et dans les ateliers d'éducation à l'environnement.
Du 22 juin au 14 septembre 2022, 2 fois par semaine, des animations scientifiques sur le thème de l'eau en montagne ont été proposées au public grâce au projet Interreg Italie-Suisse, 2014-2020, dont la Fondation montagne sûre est bien une des partenaires. Le 17 juillet 2022 s'est tenue la journée de la sensibilisation sur la tension artérielle à la montagne. À cette occasion, randonneurs et alpinistes ont pu mesurer leur tension artérielle et recevoir des informations sur la santé au cœur de la montagne.
L'année 2022 a également marqué le retour des séjours transfrontaliers autour du Mont-Blanc, qui ont été proposés à nouveau suivant la formule d'origine avec le franchissement des frontières dans le respect des dispositions sanitaires en vigueur. Organisées par l'Espace Mont-Blanc, avec, pour la Vallée d'Aoste, l'assistance opérationnelle de la fondation Montagne sûre, le séjour propose un programme d'itinéraires de refuge en refuge destinés aux jeunes en langue française.
Entre juillet et le mois d'août 2022, 48 jeunes de 12 à 15 ans résidant sur le territoire de l'Espace Mont-Blanc ont ainsi eu la possibilité de marcher pendant 5 jours autour du massif du Mont-Blanc et de vivre une aventure unique.
Au cours des randonnées, des moments d'éducation à l'environnement et des activités photographiques ont été proposés, les jeunes ont également pu visiter la casermetta de l'Espace Mont-Blanc au Col de la Seigne et suivre les ateliers organisés.
En décembre 2022, le premier rapport de l'Observatoire du Mont blanc relatif aux changements climatiques sur le territoire de l'Espace Mont-Blanc a été publié en ligne. L'observateur transfrontalier - coordonné par le département de l'environnement, avec la gestion opérationnelle de la fondation Montagne sûre - réunit, sur une plateforme unique, une sélection de données environnementales, économiques et sociales relatives aux territoires du Mont-Blanc. L'Observatoire est un instrument qui permet d'évaluer l'évolution du territoire transfrontalier destiné aux collectivités locales, aux entreprises et aux citoyens. Ce premier rapport, entièrement consacré au thème des changements climatiques, compare les données sur les trois versants du Massif et permet de suivre et d'étudier l'évolution des phénomènes liés au réchauffement global.
Donc une année de travail, le 2022, duquel on repart en 2023 pour porter de l'avant un travail de collaboration avec les amis suisses et français et, comme j'ai dit avant, le premier rendez-vous aura lieu déjà le vendredi 23 mai à Saint-Pierre, où la conférence transfrontalière du Mont-Blanc se réunira.
Presidente - Si è prenotato l'assessore Carrel, ne ha facoltà.
Carrel (PA) - Nel 2022 si chiude la programmazione del PSR 2014-2022 e con questo anno si inizia quello di cui abbiamo già discusso in questo Consiglio negli ultimi mesi, la nuova programmazione 2023-2027.
Questa è l'occasione per cercare di fare il punto sulla programmazione che si sta per concludere, perché ricordo che le liquidazioni possono effettuarsi sino al 31 dicembre 2025, quindi è una programmazione che sta andando verso la fine, ma è giusto approfittare di quest'occasione per fare il punto della situazione.
L'agricoltura ha visto destinare al proprio settore 176 milioni di euro, di cui 76 milioni sono del fondo FEASR, 70 un cofinanziamento statale e 30 una partecipazione regionale, in più abbiamo visto aggiungere 5,4 milioni di euro dalla quota del Next-Generation dell'Unione europea.
Per quanto riguarda il settore agricolo, queste risorse sono state divise in diverse misure, le misure a superficie a cui erano destinati 117,44 milioni di euro e sono stati impegnati alla fine del 2022 ben 116,22 milioni di euro e già liquidati 110 milioni di euro.
Per quanto riguarda le misure strutturali - che sono quelle invece riguardanti i muretti a secco, gli alpeggi e le attività extra agricole, quindi quelle riguardanti per esempio l'agriturismo e le misure "Giovani agricoltori" - sono stati destinati 42,81 milioni di euro e impegnati 36 milioni di euro, di cui 26,18 sono già stati liquidati.
La misura leader invece vedeva in previsione 10,83 milioni di euro e sono stati impiegati già 10 milioni di euro.
Non mi dilungo nelle altre misure che invece sono sicuramente importanti, ma di entità inferiore. Quello che credo sia importante e fondamentale in questa assise è discutere e iniziare ad approcciarsi in modo diverso, è andare a guardare quello che è successo rispetto a quello che potrebbe essere l'utilizzo dei fondi europei in agricoltura, fondi che sono sempre più importanti.
Mi riferisco per esempio alla misura 11, dove vi erano dei bandi per l'agricoltura bio e nel 2022 hanno partecipato trenta aziende per un importo di 208 mila euro.
Questo è sicuramente un settore su cui nella prossima programmazione sarà necessario investire sempre di più, sia come Amministrazione sia ovviamente come aziende, in quanto il nuovo PSP e il nuovo CSR hanno e dettano delle regole molto stringenti e destinano a questa misura sicuramente importanti risorse da cui dobbiamo riuscire ad attingere per poter sostenere le nostre aziende.
Quindi questo è sicuramente un aspetto su cui vorrei porre l'attenzione per poter in futuro lavorare in questa direzione.
Poi vi sono sicuramente altre misure importanti, quali ad esempio la misura 6.1.1 e 4.1.2, quella dei giovani agricoltori: i giovani agricoltori e tutti coloro che hanno dai 18 ai 41 anni e hanno aperto la Partita Iva da meno di 24 mesi e possono attingere a un contributo pari a 40 mila euro al massimo per quanto riguarda il PSR.
Nel 2022 hanno partecipato ai bandi che, come Assessorato, abbiamo predisposto tre giovani, quindi tre nuove aziende.
Ovvio è che nella prossima programmazione, grazie a una visione un po' diversa rispetto a quella precedente - quindi non vi è più la possibilità di andare a effettuare un piano direttamente con Bruxelles ma vi è un piano strategico nazionale da cui discendono i CSR - vi è la possibilità - in questo caso è un'opportunità - di allineare le misure riguardanti i giovani agricoltori, tant'è che finalmente abbiamo una regola unica per tutte le Regioni per queste misure.
Nella prossima programmazione di fatto avremo un impegno massimo di 70 mila euro, quindi un importo superiore a cui ovviamente dovremo abbinare dei progetti aziendali solidi, proprio per poter rilanciare questo settore. Quindi è sicuramente un dato che dobbiamo analizzare, ricordandoci però che siamo verso la fine di questa programmazione e cercando di guardare alla prossima programmazione.
Bisogna sottolineare, e a questo tengo, anche le misure forestali, di cui sono stati impegnati 968 mila euro e liquidati 644 mila euro.
Questo è un dato su cui stiamo cercando di lavorare nel futuro, perché l'importanza della filiera legno è fondamentale per il nostro settore e possiamo e dobbiamo cercare di lavorare grazie alla prossima programmazione, cercando di dare al tessuto economico locale la possibilità di sfruttare quest'importante risorsa, di cui il nostro territorio è sicuramente abbondante e che va assolutamente gestita per il bene del bosco in primis e ovviamente anche della nostra comunità.
Infine, senza dilungarmi oltre, perché la relazione l'avete letta e quindi è inutile andare a sviscerare tutti i numeri singolarmente, misura per misura, credo che sia utile e necessario evidenziare come la Valle d'Aosta abbia un ottimo stato di avanzamento finanziario e fisico per quello che riguarda il PSR 2014-2022: gli impegni oggi sono al 93,81% delle risorse a noi destinate e i pagamenti ben al 78,27.
Questo dato ci permette di avere il primo posto tra le Regioni che attingono ad AGEA come ente pagatore, escludendo di fatto le Regioni che hanno un ente pagatore a sé; noi abbiamo un tasso di liquidazione alle nostre aziende molto alto e molto importante, quindi credo che questo sia un segnale buono da cui ripartire per la prossima programmazione che, come sapete, dipende dal PSP e dipende dal CSR, che abbiamo discusso ed approvato il 22 di marzo in questa sala e su cui, con l'Assessorato e con le strutture dell'Assessorato, stiamo ancora lavorando per portare le dovute modifiche per renderlo sempre più attuale e sempre più vicino alle aziende.
Proprio nel prossimo mese incontreremo le associazioni di categoria, dopo aver incontrato i vari agricoltori sul territorio, per fare il punto con loro e per cercare di proporre e fare le proposte per migliorare questo documento che vada ad avvicinarsi sempre di più alle esigenze della nostra agricoltura di montagna.
Presidente - Ci sono altri interventi? Consigliere Cretier ne ha facoltà.
Cretier (FP-PD) - Un breve intervento sul tema in discussione.
Quando nel 1990 ho partecipato a Como a un corso di formazione per la Comunità europea, nel confronto con le altre Regioni eravamo in ritardo, avevamo ancora un sistema da organizzare per raccogliere le tante opportunità legate agli aiuti, ma nel tempo abbiamo recuperato.
Essendo ora uno dei programmi, come ha detto l'Assessore, per capacità di spesa migliori a livello di italiano, prima tra quelli che hanno AGEA come organismo pagatore al 78,27%; un merito che va sicuramente condiviso con l'area VDA e le associazioni di categoria, ma soprattutto in un ottimo avanzamento dal punto di vista finanziario, attraverso anche l'autorità di gestione e il comitato di sorveglianza.
Certo, una dimensione minimale rispetto alle grandi aree agricole europee, ma la debolezza sociale, economica e agricola locale vanno rafforzate, sia a livello italiano sia a livello europeo.
Un sostegno concreto e mirato sarà indispensabile anche attraverso altre azioni che passano attraverso il sistema Valle d'Aosta, oculato, puntuale e programmato, come, ad esempio, il programma investimenti per la crescita e l'occupazione 14-20, tante azioni messe in campo per la formazione professionale nei vari settori della produzione, mettendo in risalto i dati della Chambre e della possibile carenza futura a causa della crisi della natalità e delle imprese locali nel trovare il personale formato e disponibile.
Anche ieri, in occasione della presentazione del PEAR a Pont-Saint-Martin, siamo stati sollecitati alla formazione di tecnici su grandi impianti di generazione di energia. In contrapposizione, riporto i dati della ministra Calderone al Question Time del 18 maggio: a seguito dell'ultimo Clickday per 80 mila posti di personale extra-europeo, sono arrivate 240 mila richieste.
Una valutazione futura è necessaria, anche a livello europeo, e le misure vanno accompagnate sia qui, sia a Roma, sia a Bruxelles.
Presidente - Consigliere Aggravi ne ha facoltà.
Aggravi (LEGA VDA) - Per fare alcune considerazioni sul tema e approfittarne anche per agganciarmi alla presentazione dell'ordine del giorno che il mio gruppo ha voluto presentare, o la risoluzione, come ci hanno detto gli uffici sul punto.
Ho ascoltato con molto interesse l'esposizione soprattutto che ha fatto l'Assessore delegato agli affari europei; ho letto la relazione e ho cercato soprattutto di leggervi le parti diciamo più politiche, più di interesse, perché, comunque sia, è una relazione consuntiva di tutta un'attività che, come hanno detto anche gli altri Assessori intervenuti, sono elementi che giustamente nel corso del 2022 comunque sono stati anche oggetto di esame, non solo in iniziative di Consiglio ma anche in lavori che sono stati fatti nelle Commissioni.
C'è un passaggio che, quando si parla di Unione europea, mi rimane sempre alquanto misterioso, soprattutto sul futuro, che riguarda il tema estremamente complesso dell'integrazione europea e vorrei fare due considerazioni su quest'aspetto, una di carattere più se vogliamo economico e una di carattere più politico, perché l'Unione europea dovrebbe essere quella che qualcuno chiama o che si dovrebbe chiamare un'area valutaria ottimale.
Tra l'altro il papà delle aree valutarie ottimali è un pericolosissimo affiliato della scuola di Chicago, - prima l'Assessore parlava del troppo liberismo, cito questo perché ha citato i due ma molti accusano l'Unione europea di essere estremamente liberista -, Robert Mundell ha fatto degli importantissimi studi, ha vinto anche un Nobel per queste valutazioni ed è stato anche consulente, tra l'altro, dell'Unione europea e in parte ha fatto degli studi e delle valutazioni su quelle che potessero essere o che dovrebbero essere delle aree valutarie ottimali, perché effettivamente, se vogliamo, la moneta unica oggi è il caposaldo dell'Unione europea è, o uno dei capisaldi, ma vado oltre.
Nella teoria delle aree valutarie ottimali, o meglio, nelle valutazioni fatte - è vero, molto prima addirittura della moneta unica, molto prima dell'evoluzione che c'è stata - forse è meglio considerare il papà dell'area Schengen, Robert Mundell che considerava e studiava l'Unione europea - tra l'altro in un momento in cui i cambi non erano ancora uniti dall'euro, ma erano quelli fissi e flessibili - e che valutava appunto la bontà delle aree valutarie ottimali attraverso sostanzialmente quattro principi, che poi ovviamente possiamo riscontrare nelle attività europee, o meglio, non riscontrare.
Uno di questi era la mobilità dei mezzi di lavoro. Oggi effettivamente restano delle differenze, delle grosse differenze, delle problematiche soprattutto per il regime diverso e diversificato di tutto quello che riguarda il lavoro come tematica europea.
La mobilità dei capitali, che per assurdo si è generata quasi più a livello mondiale e quasi in modo naturale rispetto che a livello europeo. Qui potremmo anche aggiungere un principio: uno degli obiettivi della nascita dell'Unione europea era quello di cercare di armonizzare l'Iva, perché l'Iva ovviamente tocca moltissimo gli scambi tra Stati, penso che siamo molto indietro su quest'aspetto e forse la pandemia ce lo ha reso ancora di più, pensiamo ad esempio, al di là di come la si pensi, delle manovre sulle TVA dello Stato francese dall'era Chirac in avanti, soprattutto per colpire determinati prodotti in una visione etica che, almeno per quello che mi riguarda, non mi appartiene.
C'erano altri due punti importanti che consideravano lo studio di Mundell e di altri sulle aree valutarie ottimali, era la trasmissione degli effetti, o l'omogeneizzazione degli effetti, delle distorsioni che c'erano tra Stati, e questo è molto interessante perché a livello di Unione europea, addirittura in Germania c'è stato un ex Presidente della Confindustria locale che aveva fatto una proposta, aveva detto: "L'euro sta diventando estremamente pesante per alcuni Stati e meno pesante per altri, facciamo una cosa, creiamone due e suddividiamo il Nord Europa" - semplifico come ha fatto lui - "Dal Sud Europa, perché storicamente nel Sud Europa" - e ci metteva anche la Francia - "Vi sono sempre stati Stati più dediti alla svalutazione, e quindi a lavorare sulle esportazioni, rispetto che a Stati della moneta forte, che di solito sono stati sempre storicamente quelli del Nord Europa".
Purtroppo questo libro non è stato tradotto in italiano oggi ma è estremamente interessante perché tocca direttamente questo punto ed è un punto degli effetti, quello che la politica di coesione, di integrazione e quant'altro dovrebbe cercare di contemperare.
È un po' come il discorso inflattivo, l'inflazione oggi non è uguale in tutta Europa, la consideriamo e dobbiamo considerarla a livello complessivo, perché la moneta è unica ma in realtà, come avviene già in uno stato normale, l'inflazione non ha gli stessi effetti in tutti i territori. Sicuramente alcuni territori, anche per le caratteristiche che hanno e per l'economia che hanno la sentono di più.
Poi ci sono realtà che sono terrorizzate dalla storia dell'inflazione, non è banale ricordare che la Germania vive con lo spettro di Weimar e la Germania e la BCE, che vengono chiamate "I falchi", hanno il terrore del ripresentarsi dell'inflazione, anche perché gli effetti non sono stati poi proprio positivi di quel tempo.
L'altro è l'indirizzo degli affari economici, ci deve essere un'omogeneizzazione. Qui mi vorrei collegare alla parte degli aiuti di Stato, e uso questa su tutto. L'Unione europea penso che dia diritti "sulla qualunque e sulla qualsiasi cosa", e tende anche spesso a complicare enormemente l'applicazione di questi indirizzi, perché il ginepraio di direttive e regolamenti penso che sia sotto gli occhi di tutti.
Volenti o no, noi subiamo quello che arriva, un po' perché il livello regionale - se vogliamo - è il penultimo, dico penultimo perché poi ci sono corpi intermedi, associazioni, imprese, diciamo che siamo i penultimi nel livello appunto di escalation, e su questo aspetto forse l'Unione ha fatto quasi meglio di quello che i teorici pensavano.
A fronte di questa situazione, noi dovremmo dire che oggi l'Unione europea è un'area valutaria ottimale; in realtà non lo è, perché se andiamo a vedere in maniera più puntuale - come ho già cercato di dire a livello molto grossolano, se vogliamo - ci sono tutta una serie di aspetti che sono tricky.
Forse quello che rimane di più è proprio questa politica di coesione, o meglio, quest'insieme di finanziamenti per cercare di rendere i territori più coesi, per fargli recuperare lo svantaggio, tutto questo ennesimo ginepraio di finanziamenti e, se vogliamo, con la pandemia ne abbiamo aggiunti altri.
Metto da parte la PAC, perché la politica agricola comunitaria è un caposaldo che sta al di là, se vogliamo, del recupero delle differenze tra realtà e soprattutto del mismatch che c'è tra realtà rurali, insulari differenti da realtà di grande densità demografica e di conurbazioni cittadine industriali ben diverse, e la parte politica richiama necessariamente quello che anche l'Assessore ha richiamato.
Non vado tra l'altro oltre sulla parte economica perché non vorrei sembrare troppo snob, e cito l'Assessore nella sua presentazione (mi è piaciuto molto quel passaggio), ma vado sul federalismo, perché giustamente noi parliamo, quando si parla di Unione europea, di federalismo, di un'Europa più federale.
Su questo punto, e se vogliamo è anche un po' la combine che c'è con la problematica economica, oggi di fatto l'Unione europea ha come interlocutori, non soltanto privilegiati, ma unici, gli Stati nazionali. É un federalismo un po' strano, è vero che ognuno ha una concezione propria dei termini che usa, però oggi l'Unione europea oggettivamente... e io cerco di chiamarla sempre Comunità europea, perché mi piace molto di più perché, lo devo dire, l'Unione europea mi sembra un'altra Unione che era a est da dove sono sempre arrivati i problemi, anche oggi, preferisco chiamarla Comunità, perché tale dovrebbe essere, dovrebbe essere forse più l'Unione delle Comunità europee; però il problema di base è questo, che gli Stati, più sovranisti, meno sovranisti, più di destra, più di sinistra, in base ai Governi che hanno, però non vogliono perdere il proprio potere, non vogliono dare spazio al livello superiore, l'Unione europea, e ai livelli inferiore, comunque la si pensi.
Questo fa sì e si ripercuote su uno dei quattro punti che citavo prima, cioè gli effetti che si hanno sia nelle differenze nell'agire dei vari Stati ma poi complessivamente dell'Unione europea.
La pandemia si è risolta, a livello di Unione europea, benissimo, con i programmi che in Italia hanno preso il nome del PNRR, poi abbiamo avuto il SHURE, il REACT-EU, tutta una serie di bei programmi.
Chi si ricorda che cos'è l'ERA? L'Autorità che la signora Von der Leyen aveva annunciato essere, proprio verso il termine della pandemia, una sorta di barda americana, cioè quell'autorità sovranazionale che doveva aiutare gli Stati nel produrre, nel reagire a futuri eventi pandemici, un'ennesima costruzione dell'Unione europea.
Qualcuno se la ricorda ancora? Dimenticata. Grandi annunci sono stati fatti poi ogni Stato, ancora oggi, ha fatto il suo.
Chi si ricorda della banca dell'idrogeno? Più recente, anche lì l'Unione Europea deve puntare sullo sviluppo dell'idrogeno. Bene, lo abbiamo detto, l'assessore Bertschy lo ha ricordato più volte anche in quest'Aula, il problema principale dello sviluppo dell'idrogeno è un mismatch di costi che oggi c'è nel produrlo e anche nello stoccarlo, perché comunque ha dei costi, quindi questo non è redditizio per il mercato. Lo diciamo sempre, e chi si occupa di energia qui l'ha detto sempre: bisogna creare una filiera per appunto consumare l'idrogeno, perché sennò è inutile produrlo.
L'Unione europea ha fatto un grande annuncio e siamo fermi lì.
Perché cito questi due esempi e poi ne citerò altri? Perché alla fine oggi L'Unione europea si sta muovendo, continua a muoversi: la crisi in Ucraina - o meglio - sul confine ucraino-russo e non solo lo vediamo, come lo vediamo anche su un altro confine che diamo per scontato, che è quello del Mediterraneo, medie o piccole potenze che agiscono ognuna a modo proprio, senza una reale strategia complessiva e comune.
Detto fra noi, ma l'altro rappresentante per la politica europea conta più o meno dei singoli Stati?
Io penso che forse oggi l'incontro fondamentale e basilare per il futuro dell'Unione Europea rimane quello dei Ministri dell'economia e delle finanze di ogni Paese, perché lì si vede materialmente che qualcosa accade e su questi punti penso - e sono stati citati - che dovremmo giustamente ricordarlo,
Sul caso della Catalogna l'Europa ha fatto una scelta, come ricordava anche l'assessore Caveri: ha scelto di non scegliere, perché quale sarebbe stata la reazione della Spagna? E se domani la Bretagna o la Corsica, perché la Corsica è la grande dimenticata d'Europa se vogliamo, anche di altri poi ogni tanto ce ne ricordiamo, meno male, però lì noi come Europei siamo andati in difficoltà, perché giustamente chi ti dice: "Ma il Kosovo, e la Catalogna? ", cito il Kosovo per non andare troppo avanti perché comunque anche lì altri grandi dimenticati: i Balcani, i Balcani che sono molto più vicini a noi, saranno fonte di grandi problemi, e lo abbiamo visto. Si è iniziato con delle targhe di auto, chissà come si andrà a finire.
Non è una cosa che ci è distante, giustamente noi oggi abbiamo un problema impellente che viene dall'Est, io dico che viene sempre da Est, perché abbiamo spostato la cortina di ferro un po' più in là, però i problemi arrivano sempre da lì, anche perché abbiamo la prima potenza per numero di testate nucleari vicino all'Europa. Ce l'hanno anche negli Stati Uniti ma si dimenticano che... tanto l'Alaska è abbastanza isolata, noi ce li abbiamo molto più vicini.
Il caso del Tunnel du Mont-Blanc o dei confini, sono confini? Non lo so, chi crede nell'Europa unita dovrebbe dire che non c'è un confine sulla cima o vicino alla cima del Monte Bianco, però i Francesi, lei giustamente ha citato il trattato del Quirinale che era, almeno io lo devo dire, rispetto anche ad altri esponenti magari della mia area politica, l'ho visto positivamente, perché ho pensato e penso da sempre che con la Francia si possa e si debba dialogare molto.
Io penso che, ad esempio, sul futuro dell'energia nucleare noi tanto dovremmo avere con la Francia, non soltanto i tralicci che portano in quale energia nucleare ma dovremmo svilupparlo, perché noi abbiamo un know-how e una tecnologia molto avanzata e si lavora già con la Francia, però il problema qui forse è di carattere europeo, e cito il tunnel du Mont-Blanc, però il problema è che saranno i due Stati che dovranno dirimere la questione perché Bruxelles... potremmo dire "Chi va là? Alto là!" su questo punto.
Non parlo poi dei rapporti, forse Sainte Foi e la Valgrisenche sono più in buoni rapporti che Courmayeur e Chamonix, questo lo dico un po' per presa diretta e anche un po' ironicamente, e non cito solo il tunnel du Mont-Blanc, cito il problema dei parapendii, cito il problema del Tour du Mont-Blanc, cito il problema degli NCC, "Est un vaste programme", come diceva un famoso generale d'oltralpe.
Sulla parte federale, io penso che oggi una vera soluzione non ci sia, io oggettivamente ho delle grosse difficoltà a vedere l'agire dell'Unione europea come l'agire di una realtà che crede nel federalismo, figurarsi poi nel neoliberismo, perché sulla parte degli indirizzi degli affari economici io penso che l'Unione europea stia dando e continui a dare davvero dimostrazione in realtà di privilegiare gli oligopoli e di privilegiare le realtà più simili, se vogliamo, a una sorta di corporativismo che forse è di ispirazione tedesca, perché, soprattutto se pensiamo al settore bancario, il modello... (chiederei ai colleghi per favore di...) a modelli che sono molto più simili a grandi costruzioni societarie che poi non sempre hanno dei risvolti positivi sulla relativa utenza e i cittadini.
Per assurdo critichiamo spesso il modello americano dove ci sono grandissimi gruppi e grandi realtà però poi invece a livello locale, a livello di singoli Stati, la competizione o la concorrenza tra le varie realtà consente poi, con tutti i limiti di ogni modello, di avere dei ritorni differenti.
Arriviamo al punto che è rappresentato nell'ordine del giorno che il mio gruppo ha voluto presentare un po' anche, se vogliamo, a sintesi di una considerazione che giustamente diamo sempre per scontata, lo abbiamo anche citato più volte quando si è parlato anche di zone franche, ma non soltanto, anche soprattutto di aiuti nel periodo della pandemia, che è l'articolo 174 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea.
Come ricordava giustamente l'Assessore, c'è un passaggio che ci dice che appunto le Regioni, e qui proprio si parla giustamente di coesione e integrazione, sono quelle con un'attenzione particolare rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale - abbiamo ancora bisogno di dirlo forse ancora di più a fronte della transizione ecologica ed energetica - e alle Regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le Regioni più settentrionali con bassissima densità demografica - parliamo di quell'euro forte - e alle Regioni insulari, transfrontaliere, e, meno male, in fondo si ricordano anche della montagna.
Quest'ordine del giorno vuole cercare d'impegnare, di sostenere da parte del Consiglio regionale l'impegno che "L'Assessore con delega agli Affari europei si faccia promotore nelle deputate sedi comunitarie, nonché al contempo promuova iniziative volte a riaffermare e a consolidare la posizione della Valle d'Aosta nell'ambito dell'Unione europea, quale Regione di montagna sempre più caratterizzata da svantaggi naturali, demografici e competitivi" - abbiamo citato il costo della vita, spesso se ne parla -"Rispetto ad altre Regioni con maggior densità demografica.".
Se crediamo in questo principio, se crediamo in altri principi di base, non solo della nostra autonomia ma delle nostre comunità e della nostra realtà naturale e geografica, direi, questo principio necessita di essere consolidato, preservato e sostenuto.
Un ultimo punto vorrei dedicarlo alla dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine di Chivasso, che è stata citata nella presentazione dell'Assessore, nella sua esposizione, e che citeremo anche in questo Consiglio nel corso della trattazione di una mozione presentata dal mio gruppo.
Io ho voluto prendere positivamente il richiamo dell'Assessore nel senso che, secondo me, molto modestamente coloro che hanno scritto quella dichiarazione all'epoca avevano dei problemi maggiori rispetto a quelli del futuro dell'Unione europea, perché eravamo ancora nel 43 - quindi c'erano ancora due anni di tortura e di sofferenza- e l'obiettivo era uscire dalla logica del "Roma doma", come loro giustamente hanno scritto. Ci sono tre pilastri in questa dichiarazione: le autonomie politico-amministrative, quelle culturali e scolastiche e quelle economiche.
Io penso che su questi tre punti, che se vogliamo si possono ricondurre alle considerazioni che ho fatto precedentemente e si possono ricondurre al contenuto dell'articolo 174, deve essere da questo - se vogliamo dall'ottantesimo anniversario, ma non soltanto, da tutti i giorni... sono i tre elementi, i tre fattori, i tre strumenti, i tre obiettivi su cui lavorare per portare più Valle d'Aosta in Europa, e anche portare - se vogliamo - più federalismo in Europa. È molto complicato ed è molto difficile, perché siamo piccoli come sono piccole altre realtà e gli Stati spesso sono anche distratti da altri problemi che sono impellenti e anche a volte straordinari, non ultima la guerra, l'emergenza immigrazione, i rapporti con il Nord Africa, perché non è solo una questione di gestione dell'immigrazione e dei fenomeni che ben conosciamo, ma il Nord Africa rischia di essere una polveriera altrettanto pericolosa rispetto anche ai Balcani, che sono due realtà molto vicine e che l'Europa non deve dimenticarsi e mi sembra che si stia un po' troppo dimenticando, non perché dà più attenzione ad altre realtà, perché ne dà anche meno secondo me, sono molto più proclami di quello che viene fatto, però abbiamo due confini prossimi che dovrebbero anche interessare moltissimo le realtà del Sud Europa e anche la Francia, che si dimentica ogni tanto che oltre all'Italia ci sono i Balcani.
Detto questo, questi tre elementi, queste tre volontà di autonomia che hanno sicuramente portato forse meglio a noi Valdostani che agli altri estensori della carta di Chivasso, perché giustamente si citano sempre le Valli piemontesi come esempio di contraltare rispetto a realtà che non hanno potuto beneficiare dell'autonomia, io penso che da questo punto si debba partire.
Chiudo su un aspetto, io essendo notoriamente pragmatico, e lo dico perché l'ha citato l'assessore Caveri, il decreto luogotenenziale.
Il decreto luogotenenziale è uno degli elementi fondanti della nostra autonomia, è un peccato che non sia nato tanto dal basso, ma sia nato dall'alto e sia nato anche da necessità geopolitiche se vogliamo, perché la mission Mont-Blanc era al Mont-Blanc per l'appunto, visto che parliamo di rapporti di buon vicinato.
Io mi auguro e spero che - anche se il movimento non venisse dal basso - ci possa comunque essere un movimento che viene dall'alto in favore delle Regioni, dei livelli più bassi di autonomia e di governo; quindi pragmaticamente, che venga da noi o che venga dall'alto, quello che mi auguro è che per il futuro di questa costruzione economica politico-amministrativa - non parlo della cultura perché abbiamo visto com'è andata con la costituzione europea in alcune realtà - io penso e spero che qualcosa si possa fare.
Non ho grandi speranze, lo dico perché soprattutto i problemi principalmente di sicurezza e di futuro geopolitico e geo-economico sono molto più complessi e meritano tutte le attenzioni possibili, però io mi auguro che o dall'alto o dal basso le cose possano andare nel verso giusto anche se, ripeto, la mia speranza non è così accesa.
Presidente - Consigliera Minelli ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Quelques considérations et observations sur cet important sujet inscrit à l'ordre du jour. Je commence par souligner les aspects positifs liés à notre conception de l'Europe et j'y vais par points. Le premier est que l'Europe est une valeur. Nous considérons en effet l'Union européenne comme une valeur d'importance fondamentale en tant que pro-européennes convaincues. Dans le programme que Progetto Civico Progressista a présenté aux électeurs au mois de septembre 2020, nous avons mis un accent particulier sur la dimension européenne. L'Union européenne, est une valeur pour notre Pays, l'Italie, pour la volonté de dépasser des logiques nationalistes néfastes, mais elle est aussi une dimension et une valeur encore plus importante pour la Vallée d'Aoste, qui se situe aux frontières de l'État italien et qui a toujours eu un échange important avec la Savoie, française, et le Valais, suisse ; une ancienne collaboration transfrontalière que l'Europe - avec ces programmes opérationnels, qui dans de nombreux cas impliquent aussi la participation de la Suisse - a permis et permet de renforcer et d'accroître.
Il secondo punto è che, a nostro avviso, l'Europa ci fa bene, anche rispetto alla capacità e al modo di amministrare. La Valle d'Aosta è una Regione autonoma, facciamo delle leggi, gestiamo importanti risorse finanziarie, c'è il compito di governare una comunità di 120 mila abitanti.
Ebbene, io credo che dal modo di operare delle istituzioni europee abbiamo imparato e stiamo ancora imparando alcuni aspetti importanti di metodo.
Per l'Unione europea - ma, come dicevo, anche per la Svizzera, che collabora a molti programmi - principi fondamentali di metodo sono appunto la programmazione, la tempistica, la resocontazione e la verifica.
Nel corso degli anni passati, qualche cosa in questo senso si è imparato, ma credo che ci sia ancora della strada da fare, forse ancora una certa approssimazione.
Io penso che la nostra resilienza alla programmazione e al rispetto delle tempistiche è purtroppo ancora elevata.
Un terzo aspetto è questo: l'Europa ci finanzia, è anche questo un aspetto del valore Europa che va evidenziato. Io non so se esista un conto preciso, un totale di quanto la Regione riceva ogni anno dai programmi europei, sono comunque cifre consistenti, e che si ripetono per anni, quindi c'è un flusso di denaro consistente che non sarebbe automaticamente dovuto, visto che la Regione non finanzia direttamente l'Unione europea, quello lo fa lo Stato italiano con le modalità che sono note.
Quindi la premessa complessiva è che, quando diciamo Europa, parliamo di un valore aggiunto per la nostra comunità, un valore aggiunto di collaborazione transfrontaliera, di metodo di lavoro, di risorse finanziarie.
Opportunità che abbiamo da anni ma che ultimamente si sono anche incrementate potentemente con il Piano nazionale di ripresa e resilienza che discende dal Recovery Fund.
Evidenziati alcuni degli aspetti positivi che leghiamo alla parola "Europa", vengo a punti forse un po' più dolenti, a partire dalle modalità d'inserimento di quest'argomento, di questo punto sulle politiche europee, nell'ordine del giorno del Consiglio di oggi e poi sulla relazione che stiamo esaminando.
La legge regionale 8/2006, che disciplina le attività e le relazioni con la dimensione europea internazionale, all'articolo 4 comma 2 afferma: "Il Consiglio regionale si riunisce annualmente in apposita Sessione europea internazionale, secondo le modalità previste dal proprio regolamento interno, per l'esame della relazione annuale presentata dalla Giunta regionale sull'attività svolta dalla Regione nell'anno precedente per l'attuazione delle politiche promosse dall'Unione europea in materia di rapporti internazionali" e poi declina gli altri aspetti.
La legge regionale, che è stata approvata praticamente quasi vent'anni fa, poneva una particolare enfasi su questo momento di discussione, infatti non prevedeva un punto all'ordine del giorno, ma una sessione speciale, una riunione apposita del Consiglio da dedicare interamente all'Europa, alle sue politiche, ai suoi programmi e alla loro applicazione in Valle d'Aosta.
Poi credo che la cosa si sia nel tempo ridimensionata, tanto da diventare uno dei quasi cento punti che sono inseriti in un normale Consiglio regionale, addirittura, come era successo per la seduta scorsa del Consiglio di quindici giorni fa, all'ultimo punto, e la cosa mi aveva abbastanza sorpresa, anche perché ricordavo che l'anno scorso l'assessore Caveri aveva sollecitato a trovare uno spazio più consono per questo argomento che, altrimenti, rischiava di diventare un semplice adempimento, anche piuttosto vuoto di significato.
Poi si è scelto quindici giorni fa di rinviare l'esame alla relazione di oggi e di collocarlo in apertura del Consiglio, credo che sia stata una decisione positiva, ma penso che dovremmo rileggere quella norma del 2006, anche per renderci conto che forse qualche cosa si è perso per strada e sarebbe da recuperare in una dimensione più ampia.
Vengo alla relazione, che è molto ampia e si presta ad alcune osservazioni non solo rispetto ai contenuti ma anche alla sua impostazione.
Il documento è diventato, nel corso degli anni, un testo molto tecnico, mi sembra, ma poco politico. Gli uffici competenti fanno indubbiamente un grande lavoro, un lavoro meritorio nell'assemblare le decine e decine di provvedimenti e nel definire l'utilizzo dei fondi e dei programmi europei, però a nostro avviso manca una dimensione fondamentale che non compete agli uffici ma alla politica.
La relazione tecnica dovrebbe essere, crediamo, un allegato a un rapporto politico che ci dice come la Valle d'Aosta si sta posizionando rispetto alle linee fondamentali delle politiche europee.
Faccio degli esempi: come siamo rispetto alle politiche di contrasto, ai cambiamenti climatici, rispetto alla necessità di una transizione energetica che si basi sulle FER e abbandoni l'uso delle fonti fossili, rispetto a una mobilità sostenibile non inquinante, rispetto all'agricoltura di montagna, a un'efficiente organizzazione sanitaria e scolastica, alla tutela e alla valorizzazione delle zone naturali protette, rispetto ai parametri europei, come siamo posizionati?
Di questo nella relazione non si dice, apprendiamo molte informazioni sulle centinaia di rivoli, di utilizzazione dei fondi europei, però non c'è un esame dei risultati complessivi.
Io non so se la relazione è sempre stata così o lo è diventata nel tempo, però mi pare piuttosto un documento dovuto per legge, che deve poi anche essere trasmesso agli uffici romani, piuttosto che un'occasione per capire se stiamo andando nella giusta direzione o meno, se le risorse comunitarie sono usate proficuamente o in modo dispersivo.
Si evidenzia un problema di frammentazione e anche una rincorsa per utilizzare i fondi dei programmi europei, però quali sono le ricadute reali?
E sulle parti che io ho letto con maggior attenzione, perché ho concentrato il mio interesse su quelle, ho notato alcuni aspetti da un lato paradossali ma poi anche alcune omissioni e lacune.
A pagina 40 la relazione ci dice che c'è un programma di collaborazione transfrontaliera Italia-Svizzera il cui asse 3 è finalizzato al miglioramento delle condizioni del trasporto pubblico transfrontaliero. È un programma avviato da tempo e che quindi deve portare a dei risultati tangibili, eppure sappiamo tutti, abbiamo anche presentato in questo senso un'iniziativa, che da vari mesi non esiste più il collegamento con pullman fra Aosta e Martigny, sappiamo di proteste che sono arrivate all'ufficio turistico, agli uffici competenti, e questo è un fatto che fa un po' a pugni con delle affermazioni contenute nella relazione riguardo a questa mobilità transfrontaliera.
Nella relazione c'è un accenno ai fondi per il potenziamento della rete della distribuzione elettrica che è un tema molto importante, perché la domanda di elettricità nei prossimi anni crescerà vertiginosamente, lo abbiamo sentito anche ieri durante l'illustrazione del PEAR, e quindi questo accenno c'è.
Su altri aspetti, legati appunto alla questione energetica, a noi sembra invece che ci sia una carenza.
La tabella sul PNRR che è a pagina 76, riporta un dato importante: sono 18 i milioni per lo sviluppo delle CER e quindi in termini quantitativi è la più importante delle 72 voci che compaiono in quella tabella, poi però, in fondo a pagina 82, si dice che è tutto fermo e non si delinea nessun indirizzo o intendimento su come s'intende utilizzare questa grande potenzialità.
È vero che c'è un grosso ritardo del Ministero dell'ambiente nell'emanare il decreto attuativo della legge statale che tutti stiamo aspettando, però nella relazione credo che qualche cosa in più si sarebbe potuto dire, perché sappiamo che ci sono due progetti di legge regionale, ci sono delle previsioni che sono state fatte sulle potenzialità del fotovoltaico in Valle d'Aosta, ma queste informazioni appunto non ci sono nella relazione.
Un altro esempio emblematico è questo: il più corposo intervento in corso di avvio in Valle d'Aosta è fatto con fondi europei ed è trascurato nella relazione, mi riferisco all'elettrificazione della tratta ferroviaria Ivrea-Aosta, che è stata inserita nel PNRR fin dalla primavera del 2021 e che quindi, in una relazione che fa il punto su quello che c'è in campo nel 2022, doveva essere accuratamente trattata. Invece quest'intervento, che utilizza 110 milioni di euro del PNRR, prende il posto di sole otto righe molto dimesse a pagina 83. Otto righe che non citano neppure l'importo degli investimenti per tale opera e, per avere un'idea del perché dico che questo è un limite d'impostazione della relazione, basta osservare che lo spazio dedicato a un'opera come questa è esattamente lo stesso che la relazione assegna a una conferenza organizzata dalla Fondazione Chanoux nel novembre del 2022 per far raccontare al professor Stéphane Gal la sua traversata delle Alpi in armatura, realizzata allo scopo di studiare come si spostava un'armata medioevale. Ora l'attenzione alle modalità di spostamento di un'armata medievale è un argomento che può essere sicuramente importante, culturalmente importante, però che gli si riservi lo stesso spazio e la stessa attenzione che è dedicata all'elettrificazione della tratta regionale, otto righe, a me ha colpito abbastanza. Tra l'altro poi strano che Fondation Chanoux si occupi di cavalieri medievali, viste le sue finalità, ma questo è un altro discorso, che tratteremo comunque più avanti anche oggi nel corso della giornata.
Un accenno vorrei farlo anche al programma Life di cui si parla a pagina 43, ma si cita questo programma solo limitatamente al progetto WolfAlps che è dedicato a migliorare, lo sappiamo, la convivenza uomo-lupo.
Nulla però apprendiamo dalla relazione su come vengano utilizzate le risorse per la gestione delle aree protette che rientrano anche in quel progetto; eppure in Valle d'Aosta abbiamo due parchi, numerose riserve naturali e tutta l'area Natura 2000, compresa la ZPS del Vallone di Cime Bianche ora particolarmente al centro dell'attenzione, dove vigono le regole della tutela ma non esiste nessuna gestione, eppure tante cose si potrebbero fare, tante risorse si potrebbero cercare nei programmi europei.
La relazione, l'abbiamo vista tutti, contiene moltissimi dati ed è utile per avere delle informazioni, ma noi pensiamo che sarebbe necessario un lavoro, non degli uffici, ma nostro, di analisi più articolato e un confronto più mirato.
Credo che sarebbe importante poter discutere e valutare se l'approccio ai programmi europei è adeguato a sfruttarne le grandi potenzialità o se invece deve essere rivisto, modificato in qualche modo.
Sappiamo che questa relazione non comporta una votazione, è una semplice presa d'atto; pensiamo però che sia logico, sia interessante e sia opportuno fare queste osservazioni nel momento in cui c'è la presa d'atto, chiedendo di organizzare in futuro questo momento con delle altre modalità.
Spero anche, avendo letto la prefazione dell'assessore Caveri, che queste considerazioni non siano viste come un'indebita ingerenza nella presentazione di un documento così importante o come uno snobismo nei confronti della relazione, ma piuttosto, invece, come uno stimolo per il futuro percorso.
Presidente - Consigliere Marquis ne ha facoltà
Marquis (FI) - Questa è l'occasione per fare alcune considerazioni in relazione all'attività svolta dalla Regione nell'anno 2022 per l'attuazione delle politiche europee e, così come hanno fatto i colleghi che sono precedentemente intervenuti, è anche un momento per fare alcune considerazioni di carattere politico dei rapporti tra la nostra Regione e l'Europa che sono anche poi caratterizzate dalle posizioni ideologiche di ciascun gruppo.
Noi, come gruppo, siamo fortemente convinti dell'importanza dell'Europa, siamo europeisti convinti, aderiamo al Partito Popolare Europeo e riportiamo nel simbolo del partito questa adesione.
Crediamo nell'Europa delle Nazioni, siamo fieri e orgogliosi di essere Italiani, così come siamo ancor più fieri ed orgogliosi di essere Valdostani.
Riteniamo che l'importanza dell'Europa sia stata manifestata in questi ultimi anni in modo molto evidente: sono emersi in questa circostanza i punti di forza e anche, se vogliamo, di criticità, delle debolezze dello stato attuale dell'Europa.
Credo che l'approccio che c'è stato alla pandemia sia stato significativo per il ruolo e l'input che ha dato l'Europa nel prendersi carico di un problema che diversamente non so come avrebbero fatto i singoli Stati membri, le Regioni e i territori ad affrontare diversamente.
Possiamo parlare dell'invasione della Russia in Ucraina, e anche questa è una situazione che poi ha dato luogo a delle grandi conseguenze sotto il profilo geopolitico che si sono riverberate anche nella vita quotidiana di tutti i cittadini europei.
Sicuramente stiamo attraversando un momento molto difficile, però credo che l'Europa abbia avuto un ruolo importante per cercare di darci una mano, dare una mano a tutto il territorio appartenente all'Unione europea, per uscire da una situazione di oggettiva difficoltà.
Sono anni che portiamo avanti la programmazione europea e anche sotto questo profilo abbiamo avuto modo di valutare i benefici che vengono dati da questo grande apporto ai bilanci delle Regioni.
Noi, più di altri che si concentrano magari sul discorso della sovranità, crediamo che il tema principale oggi nell'architettura istituzionale sia quello della sussidiarietà, cioè oggi si può pensare a tutto, si può pensare a stravolgere l'architettura istituzionale, però credo che questo sia un esercizio di stile e siano delle considerazioni che valgono sotto il profilo ideologico.
Sotto il profilo pratico credo che sia impensabile modificare l'assetto istituzionale che parte dal Comune, passa attraverso la Regione per arrivare allo Stato e infine all'Unione europea.
Noi crediamo che sia il caso invece di ottimizzare i rapporti dei vari livelli istituzionali, perché tutti vogliamo essere federalisti soprattutto quando si guarda al piano superiore, difficile essere federalisti quando si guarda al piano sottostante il livello proprio istituzionale.
Sotto questo profilo, crediamo che la sussidiarietà sia un valore estremamente importante che non è ancora basta valorizzato, se vogliamo ottimizzare il funzionamento di tutto il territorio che appartiene alla Comunità europea; per sussidiarietà ovviamente s'intende che a livello di azione politica amministrativa il Governo superiore interviene sulle funzioni in cui l'esercizio a livello inferiore sia inadeguato al raggiungimento degli obiettivi, quindi noi crediamo che sia questo l'approccio che si debba sostenere per andare verso una situazione di ottimizzazione dello sviluppo democratico e sostenibile di una comunità.
Diversamente diventa difficile, se noi oggi pensassimo di indebolire lo Stato, di avere un rafforzamento del rapporto diretto tra Regione ed Europa, avremmo dei problemi crediamo aggiuntivi rispetto a quelli che abbiamo, perché anche nell'esperienza della pandemia, pur con tutti i limiti che ci sono stati, abbiamo visto anche che lo Stato ha dato un contributo nella gestione delle problematiche sui singoli territori che appartengono allo Stato stesso.
Venendo invece al ragionamento più di carattere amministrativo, abbiamo letto con attenzione la relazione, credo che sia uno strumento importante che è messo a disposizione del Consiglio, una sorta di piccolo Bignami dove viene delineato un po', in modo sintetico ovviamente - perché diversamente ci sarebbero da mettere insieme dei volumi di carta, perché tutta la programmazione europea richiede molta documentazione - tutto quello che viene fatto e che viene svolto grazie alla contribuzione dell'Europa, direi allo stimolo dell'Europa anche sul nostro territorio.
Crediamo che anche l'esperienza che c'è stata sinora sia stata vissuta come un'opportunità della Regione e riteniamo che sia stata uno stimolo.
Noi l'altro giorno abbiamo avuto modo di audire il professor Valotti della Bocconi che è venuto a raccontarci le problematiche di riorganizzazione dell'Amministrazione regionale, mi ha colpito in particolare una sua affermazione quando ha detto che le Regioni ordinarie sono molto più avanti delle Regioni a statuto speciale a livello di organizzazione amministrativa, e ci ha detto anche sostanzialmente il perché tra le righe: perché nelle Regioni a statuto speciale c'è una maggiore resistenza al cambiamento a livello auto-organizzativo, perché non ci sono degli indirizzi che devono essere recepiti dal piano superiore. Invece le Regioni ordinarie devono, a livello legislativo, seguire le indicazioni che arrivano dal livello centrale e quindi hanno avuto un input maggiore per adeguarsi ai processi di cambiamento, processi di cambiamento che poi si riverberano anche sulla qualità della vita dei cittadini, perché se l'Amministrazione funziona bene, i cittadini ne beneficiano e ne beneficia tutto il tessuto, sia sociale che produttivo.
Questo per dire che gli input di cambiamento arrivano sempre dal livello superiore delle varie istituzioni.
Pertanto, in un'analisi della programmazione europea che è stata rappresentata, si possono fare alcune considerazioni. È stato sicuramente un anno difficile il 2022, perché c'è la sovrapposizione della chiusura della vecchia programmazione e c'è la definizione della nuova, a tutto questo si è aggiunto il Piano nazionale di ripresa e resilienza con un impatto importantissimo sotto il profilo delle risorse messe a disposizione e per tutto quello che comporta poi a livello politico amministrativo nella sua attuazione.
Mi ha colpito, a livello di sintesi della programmazione 2014-2020, un dato che è significativo che, secondo me, va sottolineato e che mette un po' in luce la difficoltà che ha la Regione nel gestire tutta questa programmazione: a fronte di 420 milioni di euro di disponibilità finanziarie, che ci sono state sommando tutti i vari interventi, a oggi c'è stato un pagamento di 298 milioni di euro.
Questo significa che il 30% della programmazione 2014-2020 è ancora da mandare in pagamento, quindi significa che si sta rincorrendo ancora la vecchia programmazione mentre si sta definendo la nuova.
Questo credo che dovrebbe essere un obiettivo su cui lavorare per cercare il prima possibile di riuscire a smaltire queste situazioni.
Se andiamo a vedere nei dettagli, il problema più grosso c'è all'interno del FEASR, dell'agricoltura, che, a fronte delle difficoltà che riveste e vive il settore, è un peccato vedere che ci sono ancora tante risorse che non sono state ancora messe a disposizione, sicuramente ci saranno delle ragioni per le difficoltà sotto il profilo amministrativo.
Un'altra considerazione che si può fare da questo documento è la grande polverizzazione delle iniziative che vengono prodotte, capiamo che un po' è da legare alla natura del tipo di finanziamento, però è anche vero che - andando poi nei singoli dettagli, come dicevo prima, per quanto si rimanga ancora qua su un livello abbastanza alto e poco vicino all'iniziativa concreta - emerge anche che tante volte si intravede che iniziative su settori importanti, che sono stati stimolati dall'Unione europea, vengono portate avanti per cogliere l'opportunità, ma questo non rappresenta una presa in carico, sotto il profilo strutturale, di quel problema che è da gestire magari con delle azioni che richiedono una continuità di approccio.
È del tutto evidente che la politica di programmazione imposta e messa in atto dall'Unione europea ci ha portato anche a uscire un poco dal nostro guscio, perché ha favorito anche l'instaurarsi di nuove relazioni internazionali, perché i programmi di cooperazione transfrontaliera e transnazionale costituiscono un'opportunità per rapportarci con chi vive le nostre stesse problematiche.
A livello organizzativo, al di là di ragionare sotto il profilo dei livelli istituzionali, possiamo anche ritenere che sia molto importante mettere insieme non solo delle Regioni piuttosto che degli Stati, ma anche chi condivide la stessa problematica, è da qui l'importanza, ad esempio, del programma "Spazio alpino" a livello transnazionale, perché oggi a livello europeo si tende a considerare e a dare molta importanza alle grosse comunità, all'Europa delle città e delle Regioni più popolate, ma noi crediamo che bisogna dare importanza anche alle aree tematiche, a chi vive la stessa situazione.
Il tema delle popolazioni di montagna è un problema importante da affrontare che oggi sicuramente potrebbe essere affrontato a livello europeo con maggiori soddisfazioni per chi vive queste problematiche, perché va ricordato che le Alpi sono il punto di passaggio di collegamento tra il Nord e il Sud dell'Europa, quindi sono un luogo che per natura è sensibile sotto il profilo naturalistico; c'è una grossa concentrazione di traffico, quindi d'inquinamento derivato in queste aree che meritano una politica di grande attenzione, probabilmente più alta rispetto a quella che è oggi prevista a livello comunitario, questo per dire che c'è tanto da fare.
Noi riteniamo che però troppo spesso, quando si parla di Europa, si cada nel rischio... così come avviene poi a tutti i livelli, si è sempre portati a criticare il livello superiore e se noi qui abbiamo delle difficoltà in una piccola realtà, possiamo immaginare quelle che ci sono ad affrontare le tematiche di carattere europeo.
Io credo che la nostra attenzione dovrebbe essere posta in modo ancora maggiore rispetto a quella che è stata posta sino a oggi a cercare di ottimizzare la gestione interna relativamente a queste tematiche, perché questa è la vera sfida.
A questo riguardo riteniamo che tutta questa programmazione abbia costituito un grosso stimolo per far crescere anche le strutture della nostra Amministrazione, perché l'Europa, pur con delle procedure che andrebbero semplificate, ha messo in atto una richiesta di programmazione che deve venire svolta secondo dei metodi e dei canoni a cui non eravamo abituati.
Ci sono delle Regioni e degli Stati che hanno molta più efficienza ed efficacia di quelle del nostro Paese per attingere ai fondi europei. Ci sono degli Stati come il Portogallo e come la Spagna, a livello di attingimento, anche ai fondi diretti, messi a disposizione della Comunità europea, che hanno fatto dei passi molto più incisivi in avanti rispetto alla nostra realtà, perché hanno creduto in questa modalità progettuale, hanno creato delle strutture con dei giovani che sono portatori di questi valori, di questi concetti, giovani che hanno la capacità di creare queste progettazioni e che hanno dato dei risultati positivi al loro territorio.
In definitiva non è oggi da esprimere un voto, oggi è il momento di fare una riflessione. La nostra posizione è di un forte credo rispetto all'Unione europea, sicuramente c'è ancora tanto da fare anche a livello dell'Unione europea per migliorare, per semplificare, per eliminare certe superfetazioni anche a livello di approccio, che sono forse ridondanti e che mettono anche in difficoltà i vari livelli inferiori, dopodiché è evidente che nella dialettica politica si sente parlare di dirigismo, liberalismo, c'è chi vorrebbe un'Europa più vicina al sociale, chi ha una visione più nazionalistica.
Credo che questo sia un aspetto da evidenziare, ma che rimane sotto il profilo dell'ideale.
L'obiettivo dovrebbe essere quello di concentrarsi nella politica di tutti i giorni e nel cercare di ottimizzare la gestione per rendere un servizio sempre più performante a favore dei nostri cittadini.
Presidente - Consigliere Manfrin - le prenotazioni seguenti le facciamo dopo la pausa - a lei la parola.
Manfrin (LEGA VDA) - Interverrò anch'io cercando di non essere snob, ma io questo, potrà darmi atto, non lo sono mai.
Anch'io ritengo opportuno intervenire politicamente rispetto alle considerazioni che l'assessore Caveri ha formulato, a cominciare dalla sua relazione, dove lei un po' annuncia il rischio di non tollerare più le banalizzazioni e le strumentalizzazioni contro l'Unione europea, quindi lei sostanzialmente va additando qualcuno non ben identificato - non è che è contro qualcuno nello specifico ma in generale - che banalizza e strumentalizza un po' qualcosa contro l'Unione europea.
Però, e questo l'ho apprezzato, nello stesso documento e nella sua stessa relazione lei dice che non ha un amore cieco e che non sente quest'Europa proprio come la sua, quella che vorrebbe lei, questo è quello che scrive, quindi lei ci dice qual è la maniera per la quale si potrebbe migliorare l'Europa e l'Europa sarebbe più vicina ai suoi valori. Più democrazia, più partecipazione, un ruolo serio per le Regioni e per la democrazia locale.
Ora io probabilmente sarò limitato, ma se questa non è una banalizzazione, sinceramente mi chiedo che cos'è, perché se diciamo "Voglio più democrazia", grazie, credo che nessuno ne voglia di meno. "Più partecipazione", grazie, ma come? Quali sono i limiti che rileva? Quali sono i problemi? Perché qua non mi pare di vederli.
Rispetto ai meccanismi che garantiscono la presenza della Valle nel Parlamento europeo, credo che invece lei sia la persona più titolata ovviamente a trattare il tema,
però mi ha particolarmente stupito nel suo intervento il fatto che lei sostanzialmente additasse un Ministro della Repubblica di aver invaso il campo, o di rischiare di invadere il campo; cosa che può essere più o meno vera, però mi stupisce, dall'altra parte, che lei non si accorga quando l'Unione europea invade il campo non soltanto degli Stati, ma anche delle Autonomie locali.
È di ieri per esempio la questione della posizione da parte appunto di Unione europea e del timbro e del marchio che ogni volta si dà della cancerogenicità dei vini e delle bevande alcoliche, quindi il marchio nero su queste bevande che sono anche patrimonio della nostra regione. Su questo però non c'è ingerenza, non c'è un'ingerenza in quello che alcune realtà hanno magari rispetto ad altri, così come lei non rileva un altro tema che abbiamo discusso in quest'aula, ad esempio le case green, cioè per tutta una serie di case - abbiamo portato un'interrogazione, e il collega Bertschy ha anche risposto, per la parte ovviamente che competeva alla componente regionale - l'obbligo di quelli che sarebbero potenzialmente i costi che la direttiva sulle case green europee imporrebbe alla nostra Regione soltanto come Ente pubblico, ma immaginiamo come privati con il deprezzamento degli alloggi dei privati e quant'altro.
Altro tema che abbiamo trattato in quest'Aula è il nutri-score, allegramente applicato in Europa, su cui quest'Aula si è espressa in maniera contraria, giustamente, ma che fuori dall'Italia classifica come pericolosissimi cibi come gli insaccati e la fontina e invece ci promuove i cibi da asporto veloci, le patatine fritte, come alimenti perfetti, giusti, da classificare alla lettera A, come quelli più sani. Se non è un'ingerenza questa rispetto alle eccellenze e verso i Paesi che sono leader nella produzione di prodotti di eccellenza, mi chiedo che cosa siano le ingerenze!
Non ci dimentichiamo anche della direttiva rispetto alle produzioni di automobili: il 2050 vedrà cessare qualsiasi produzione di motori endotermici in Europa, semplicemente per consegnarci nelle braccia di quelli che producono le macchine elettriche e che devono ricorrere a prodotti, come per esempio "Le terre rare" che sono completamente nelle mani cinesi.
Questa non è un'ingerenza? Caspita se lo è!
E non parliamo poi del dibattito che si è scatenato sulla carne sintetica, anche qui fortunatamente quest'Aula si è esposta e ha chiaramente detto che respinge qualsiasi accostamento e qualsiasi possibilità di commercio, o di produzione sul proprio territorio della carne sintetica. Ricordo peraltro la collega Minelli che ci disse che in realtà la carne sintetica non poteva dirsi un prodotto green, poi la settimana dopo i Verdi dissero esattamente: "No, è un prodotto green, la carne sintetica è meglio", quindi venendo puntualmente smentita, ero abbastanza certo che sarebbe successo ed è accaduto.
Quindi quest'Aula si è esposta e ha dato la propria opinione, dall'altra parte però l'Europa ha detto: "Ma come? Ma non potete vietare la carne sintetica, ma no, ma siete dei retrogradi medievali, dovete assolutamente adeguarvi".
Questa non è un'ingerenza? Lo è e come. Sarebbe stato bello però sentire la sua voce nella difesa. ...c'entra esattamente al pari dei pericoli di ingerenza che lei vede in un Ministro della Repubblica rispetto ad alcuni piani e non quelli che lei rileva in generale.
Questo soltanto per venire a quelle che lei giustamente ha definito le banalizzazioni, le strumentalizzazioni, piuttosto che la parte d'ingerenza.
Ringrazio il collega Aggravi per l'intervento di natura economica di cui ha una padronanza direi eccezionale, le sue considerazioni mi hanno stimolato una riflessione: cioè l'Unione europea nasce come CECA, cioè Comunità economica del carbone e dell'acciaio, per la libera circolazione delle merci, quindi da un principio che era quello della libertà, e quindi si può commerciare liberamente, che è sacrosanto, oggi però io devo rilevare che stiamo arrivando a una patria della pianificazione: c'è la pianificazione triennale, c'è il piano settennale, c'è il piano quinquennale della Russia, ci sono piani ovunque, rispetto ad una struttura che avrebbe dovuto facilitare il commercio e facilitare le attività, qui sembra che ci sia una pianificazione degna dell'URSS, una pianificazione che riempie ogni aspetto della vita e che lascia poco margine di manovra.
Poi su quello che è la realtà locale, su cui lei si è concentrato giustamente dicendo che ci va più democrazia, più partecipazione e quant'altro, non possiamo che prendere atto, per esempio, che ci sono paesi che contano di più e paesi che contano di meno. Tecnicamente sarebbe bello contare tutti allo stesso modo, eppure oggi avviene esattamente questo meccanismo: se c'è un paese che ha un problema, è un problema di quel paese ma se è la Germania che ha un problema quello diventa un problema europeo.
Io non credo che i principi che hanno stimolato i padri fondatori che hanno fatto quella carta di Ventotene immaginassero che un paese dovesse prevaricare sugli altri; non c'è stata peraltro nemmeno una parola - e ringrazio il collega Aggravi per averlo giustamente evidenziato - sulla parte del confine francese, su cui ovviamente ci si è concentrati in quest'Aula e ho presentato alcune iniziative, perché l'Unione europea avrebbe potuto fare da grande arbitro garante, avrebbe potuto definire quello che era il confine di un paese e quello che era di un altro, invece siamo di fronte a un'azione di Ponzio Pilato, si è preferito decidere di non decidere lasciando le cose così come stanno.
Ho visto che lei fra l'altro cita la guerra che scuote purtroppo il vecchio continente e devo assolutamente darle ragione, però spesso si è puntati su una definizione salvifica dell'UE, l'Europa che ci ha regalato settant'anni di pace, dimenticandoci che c'era stata però quella piccola parentesi della guerra nei Balcani, ma quella era piccola.
Eravamo convinti che l'Europa potesse proteggerci dalla guerra, oggi evidentemente vediamo che non è così, e che ci troviamo esattamente nella situazione che tanto avevamo temuto, ma non è l'unica e non è la prima. Ce ne sono già state altre.
Vediamo anche purtroppo - cito una su tutte - una mancanza di trasparenza che sinceramente mi ha fatto preoccupare guardando quello che è accaduto, un esempio su tutti dicevo, nella contrattazione che è avvenuta per la fornitura di vaccini da parte della Pfizer fra Ursula Von der Leyen e il vertice di Pfizer che è Bourla, cioè una contrattazione avvenuta via SMS su cui poi si è chiesto un approfondimento e pare che quegli SMS fossero spariti nel momento in cui li si è chiesti. Una contrattazione che non sappiamo come sia avvenuta, quali vantaggi abbia portato, quali siano stati i criteri ma che purtroppo ha prodotto evidentemente degli effetti per i quali era meglio cancellare dei messaggi piuttosto che farli vedere.
Questo credo che sia un grosso problema di trasparenza.
E ancora, non possiamo non rilevare che vi sia per esempio un mancato allineamento rispetto alle scelte dei governi, pensiamo soltanto a quello che è accaduto con l'ambasciatore Di Maio, cioè un ambasciatore indicato da un governo morente uscente - anzi, forse è stato indicato ancora dopo, oppure sul cavallo dell'agonia - e che è stato confermato da parte dell'Unione europea senza tener conto del parere del Governo che oggi gestisce questo paese.
Non si può immaginare che vi sia un ente superiore che in teoria dovrebbe essere trasparente, democratico e quant'altro, che ignora completamente un Governo e decide, bontà sua, di promuovere ad ambasciatore, peraltro in un settore particolarmente delicato, una persona che sinceramente non è che abbia tutte queste caratteristiche, ce ne erano di meglio rispetto a lui, però anche questo abbiamo dovuto purtroppo subirlo.
Il messaggio che arriva purtroppo questo martedì, il rischio di avere un'applicazione che parte a livello centrale e che non tiene conto del territorio, è un grosso problema, e lo stiamo vedendo, ad esempio, sulle direttive che minacciano un'attività secolare come quella dell'allevamento, allevamento che è a rischio perché l'Europa ci spiega che gli allevamenti producono un sacco di CO2, producono un sacco di inquinamento, quindi bisogna limitarli, le fabbriche meno, gli allevamenti di più, abbiamo già visto che cosa è successo in Olanda.
Quindi il problema di avere effettivamente un'entità che è a democrazia limitata, e lo dice lei, assessore Caveri ...lei vorrebbe più democrazia, quindi se lei vuole più democrazia vuol dire che ce n'è di meno - faccio un ragionamento così - oppure ce n'è già tantissima, ce n'è talmente tanta che però ne vogliamo ancora di più, forse voleva dire questo quando ha scritto che lei vorrebbe un'Europa con più democrazia, l'ha scritto lei... o con più partecipazione, poi mi farà l'esegesi allora del "ruolo serio per le Regioni". Mi sembrano un po' quei discorsi da bar che dicono "Ma cosa fanno? Cosa fa il Governo regionale? Dovrebbe fare qualcosa di serio!", esattamente al pari di quello. Le persone che dicono: "Ah, ma cosa fanno? Non fanno niente, devono fare le cose serie, non quello che stanno facendo adesso". Cose serie non si sa, però lei giustamente l'ha scritto, sta bene, è come con il nero, va con tutto.
Quindi come dice lei, il fatto che ci si sia accorti del fatto che a volte ci sono dei limiti perché non si tiene conto delle esigenze locali, delle esigenze dei territori, credo che sia importante e io vorrei partire da questo spunto: se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è proprio che se noi pensiamo di gestire un qualcosa a livello centrale senza tener conto delle esigenze dei territori, ad esempio come succedeva... siccome c'era questo complicato algoritmo che prevedeva che in un Comune di 91 abitanti si contagiavano 2 persone e l'algoritmo diceva che quello era un Comune assolutamente a rischio e bisognava chiudere tutto quanto, è chiaro che una gestione di questo tipo non potrà mai andare in favore delle Autonomie locali, non potrà mai andare in favore dei territori e tener conto di tutte le esigenze, ma terrà semplicemente conto delle esigenze dei grandi paesi, quelli che governano, che pensano che il loro territorio sia uguale in tutto il mondo, in tutta Europa, e qualsiasi cosa applicata al loro paese vada bene per tutti.
Questo non è vero, il problema che lei ha sollevato c'è ed io lo condivido pienamente.
Presidente - Sospendiamo brevemente i lavori per arieggiare i locali. Il Consiglio è sospeso.
La seduta è sospesa dalle ore 11:13 alle ore 11:31.
Bertin (Presidente) - Riprendiamo. Si è prenotato il consigliere Restano. Invito nel frattempo a prendere i posti.
Restano (GM) - Abbiamo trascorso la mattinata ad ascoltare interventi precisi, puntuali, che hanno analizzato il dossier sotto vari punti di vista, passando dal nutri-score e libero commercio attraverso altri argomenti di diversa portata.
Io provengo dalla Valpelline, dalle Terre Alte, quindi la mia analisi non sarà di alto profilo politico, sarà molto pratica e pragmatica, Presidente e colleghi.
Ci avviciniamo alle elezioni europee e quello che conterà, per poter portare la propria voce, sarà la rappresentanza, oltre che la rappresentatività.
Ritengo che l'attuale sistema elettorale ci penalizzi, perché il raggiungimento delle 50 mila preferenze è per noi un sogno, riguarda Regioni come l'Alto Adige, che lo raggiungono molto facilmente, forse si potrebbe arrivare a proporre una circoscrizione che ci tuteli maggiormente come minoranza linguistica.
Questa oggi è la priorità, penso che sia la priorità di questo governo regionale e non solo, sarà la priorità di tutto il Consiglio, quindi sotto questo punto di vista noi dobbiamo impegnarci tutti insieme perché il risultato è la nostra voce, la voce dei Valdostani, e la porteremo, come è avvenuto mi sembra tra il 2000 e il 2003, quando l'attuale Assessore era impegnato in Europa ed era stato eletto con 29 mila voti, un grandissimo risultato, che non sfiora neanche i 50 mila di cui ho parlato prima.
Purtroppo poi ho abbandonato questa posizione, però oggi è l'ora di andare alla riscossa, quindi esorto tutti ad attivarsi per arrivare il prossimo anno con il raggiungimento almeno dei 25 mila voti un risultato alla nostra portata o di una circoscrizione che ci tuteli.
Presidente - Altri? Consigliere Distort ne ha facoltà.
Distort (LEGA VDA) - Di fronte ai veri europeisti, quelli che si riferiscono ai padri fondatori del vero progetto europeo, mi riferisco ad Adenauer, De Gasperi, Schuman, quest'Unione europea dell'euro e delle burocrazie non è mai stata particolarmente credibile.
L'averne bandito le radici cristiane, in primis, ne ha fatto un organismo senza anima, senza quella che si chiama coscienza collettiva.
Questo è un dato di fatto. Questa è una chiarezza che almeno in quest'Aula deve riconoscere il suo protagonismo, perché altrimenti sì, si fanno le chiacchiere da bar, oppure si fanno dei report, ma noi qua facciamo politica.
Allora o arriviamo a questo livello o sennò ci dimentichiamo qualcosa di fondamentale, esattamente quello che si è dimenticata quest'organizzazione di un progetto di Unione europea, che appunto è fondato fondamentalmente su un'unione monetaria e su un'omologazione della burocrazia della normativa.
I vari Paesi non dovevano essere livellati secondo una forzatura omologatrice; ogni Paese in quel progetto, quello vero, doveva conservare la sua energia sovrana per essere energia comune e linfa efficace per un'Unione europea che, altrimenti, rimane nel migliore dei modi un gigantesco strumento d'imposizione conformativa.
Questi sono gli Stati, non il sovranismo banalizzato, quello sì che è banalizzato, quello è banalizzare, questi sono gli Stati, ma, tra l'altro, sopprimere la sovranità degli Stati in nome del protagonismo europeo è la stessa dinamica con la quale si sopprime l'autonomia delle Regioni nei confronti del livello più alto.
Allora cerchiamo di metterci in chiaro alcune idee. Vogliamo essere autonomisti? Penso che chi di noi non è autonomista in quest'aula?! Ma se accettiamo il meccanismo con il quale una Regione esprime la propria sovranità, perché "maîtres chez nous", la scritta di quando si aveva coraggio, è la trasposizione del concetto di sovranità, o forse ce lo siamo dimenticati?!
Permettetemi di condividere con voi questa riflessione. Questo è, tra l'altro, quanto riconoscono statisti e intellettuali, studiosi della politica, in particolare di matrice cristiana, ma non solo. Questo è quanto ormai diventato da diversi anni di dominio comune e che solo gli irriducibili sostenitori di un'internazionale non più socialista, o non solo socialista, ma finanziarista e burocratica, cercano di nascondere al grido di "Più Europa".
Questa è la realtà, ma, considerato che il colosso europeo tecnocratico, finanziario e burocratico resiste anche all'attacco di quel buon senso dei suoi padri fondatori, quelli che avrebbero dovuto essere i suoi padri fondatori, a realtà piccole come la nostra Regione non rimane che mettere in atto meccanismi di adattamento a quest'imposizione progettuale di Unione europea.
E così come fa da sempre l'umanità, l'adattamento e la selezione naturale sono le regole di vita. Quindi, volenti o nolenti, ci dobbiamo tenere questo progetto di Unione europea, dobbiamo farcelo andar bene, certo, sempre con il senso critico, perché nel momento in cui si smette di lottare, vuol dire che o le proprie idee non valgono o non valiamo noi. Però in questa fase, in ogni caso, saper essere adattati a uno schema, una struttura, un funzionamento, un meccanismo, un progetto di Unione europea...
Allora adattarci vuol dire da un lato sopportare le imposizioni, ma sopportarle in maniera non passiva ma attiva, e la maniera attiva presuppone cogliere le opportunità laddove ve ne siano, perché è chiaro che qualunque progetto, per quanto non rispondente a una visione ottimale, non automaticamente è tutto da buttar via.
È chiaro che questa è la dinamica del perseguire il meglio, il meglio ci dà l'indicazione di visione, di qual è la soluzione che noi riteniamo opportuna, e per questo dobbiamo batterci sempre, ogni giorno, anche nel nostro piccolo.
Nello stesso tempo è chiaro che non abbiamo a che fare con un mostro titanico, questo è del tutto evidente.
Allora la discussione di oggi in Consiglio regionale può avere senso se, accanto alla consapevolezza di cosa non è l'Unione europea, la discussione ci permette di affinare le strategie di reperimento dell'unica risorsa contemplata nel suo statuto: la finanza.
Il Governo deve avere... adesso la declinazione a livello regionale, perché ne parliamo nel Consiglio regionale della Valle d'Aosta? Non per sciacquarci la bocca di ideologie o di visioni, il Governo regionale deve avere da un lato la capacità di reperire più fondi possibili - e di questo ci sono dei dati che danno testimonianza, e vorrei soffermarmi su questo - e dall'altro avere la capacità d'ideare progetti per il nostro territorio, che siano mirati per il nostro territorio e che, adattandosi al dogmatismo dell'ambiente, lo declinino in chiave di valorizzazione del territorio.
Quindi, per spiegarmi ulteriormente, non solo impiego quantitativo dei fondi, ma gestione qualitativa dei progetti, e qualitativa implica visione, dove vogliamo condurre questi progetti.
Si tratta di creare progetti concepiti sul principio della filiera corta innanzitutto, che sappiano promuovere e valorizzare esattamente il nostro territorio, la nostra economia, la nostra storia, la nostra identità, il nostro tessuto imprenditoriale, insomma, i meccanismi di filiera corta in inversione di tendenza rispetto all'imperativo omologatore che ha, come mezzo e obiettivo, il principio del globalismo.
Questo lo possiamo fare, questo entra nelle nostre competenze, questo fa sì che la discussione di oggi abbia una diretta conseguenza nell'attività di gestione del nostro territorio.
Il nostro governo, e guardo il Governo, deve spendersi senza riserve per favorire gli accessi ai vari fondi europei disponibili, ideando progetti e stimolandone la creazione, assistendo e indirizzando gli operatori in modo che la nostra realtà territoriale trovi valore, e immagino già le risposte dei vari membri del Governo che dicono: "Distort, guarda che è quanto succede già".
Benissimo. Noi sappiamo che c'è una dimensione di valutazione dell'attività e qualunque organo, compreso anche il Governo, che serve non tanto per mortificarlo o per utilizzarlo come bandiera, sia a favore o contro, ma serve fondamentalmente per quell'atteggiamento critico che mette in moto una molla propulsiva fondamentale che è richiesta a ogni Governo, che è quella di dare sempre il meglio.
Finanziamenti, Next Generation EU, fondo europeo di sviluppo regionale, fondo sociale europeo, fondo di coesione, fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, così come i progetti condivisi, Eusalp, Alcotrà, Interreg. Vanno sponsorizzati con tutte le forze.
Dall'elogio ad Alcotrà dell'assessore Caveri si direbbe che si comincia a capire la reale portata di queste iniziative, ribadisco - voi mi conoscete, la polemica non mi appartiene - nel momento che dico "Si comincia", vuol dire che comunque noi sempre dobbiamo trovarci e riconoscerci in una dimensione d'inizio di un percorso, perché è nella fase d'inizio del percorso che esiste, in ogni realtà della vita umana, quel senso di entusiasmo e quindi questo non deve abbandonarci.
L'adattamento presuppone tutto questo, l'adattamento della Regione Valle d'Aosta nell'ambito di questo gigante, colosso che è l'Unione europea, presuppone tutto questo, e così come nella vita biologica, dove le specie che non riescono ad adattarsi periscono oppure vengono assorbite da un sistema.
Si tratta, parlando di sponsorizzare con tutte le forze i vari progetti, di disporre cabine di regia con uffici, personale in numero adeguato, che abbia il tempo, la disponibilità, oltre che la formazione, di essere all'altezza di tutta la trafila, dal concepimento dei progetti sino al loro completamento.
Ecco che nella sessione europea del Consiglio regionale la nostra voce, come gruppo Lega, è che il Governo regionale sia all'altezza di questa sfida epocale.
Da un lato c'è un progetto inesorabile di omologazione, ma è evidente che, se perdiamo questa consapevolezza e questa chiarezza, vuol dire che noi siamo caduti perfettamente in una trappola.
Dall'altro c'è la capacità di usare la forza altrui o le forze messe in gioco per far valere le regole del gioco.
Questo è quanto è chiesto a chi sta governando ora la nostra regione e, tra l'altro, non lo chiediamo noi della Lega, ma se lo sta aspettando tutta la regione.
Tra l'altro, anche per un sano esame di coscienza, che è fondamentale per ogni crescita, potreste chiedervi a che punto sia la programmazione Interreg 21-27.
La Regione è sempre nei tempi per i vari fondi? Mi riferisco magari anche a Espace Mont-Blanc. Io so che voi sapete a cosa mi riferisco.
A questo punto non ci rimane, veramente con spirito sicuramente critico, sicuramente legato alle dinamiche dell'opposizione, ma avendo a cuore lo stesso comune destino della Valle d'Aosta, che augurare a questo governo un buon lavoro, consapevole che l'albero si riconosce dai frutti.
Presidente - Si è prenotato il Consigliere Jordan a cui passo la parola.
Jordan (AV-VdA Unie) - Le rôle de l'Union européenne est de plus en plus central dans les domaines des politiques de développement économique et social et de justice climatique pour tous les États membres et représente un facteur d'évolution positif pour nous tous, mais aussi, je crois, un exemple au niveau mondial.
Il est important de rappeler que - malgré les défauts évidents de l'Union européenne, la technocratie qui a été déjà citée, les points de vue trop souvent liés aux lobbies et aux grands intérêts et peu orientés vers la particularité et le particularisme - quand même l'Union européenne a influencé positivement notre société et cela malgré le fait qu'il n'y a pas encore une volonté de la faire évoluer pour lui donner une dignité politique avec une perspective fédérale, fédéraliste, qui réserve et établit respectivement des responsabilités stratégiques importantes dans la sphère politique mais aussi administrative, respectivement à l'Union européenne, à l'État et aussi aux Régions. Malgré cela, il y a des éléments qui sont pris par acquis et qu'il est bien de rappeler.
Le Mercato Unico : impossible aujourd'hui d'imaginer une situation différente, impossible pour les conséquences qui affecteraient directement un autre État.
Les libertés, ainsi que la circulation des personnes. Aujourd'hui, ceux qui voyagent en Europe savent bien quelles sont les difficultés qui rencontrent et tiennent pour acquis que les déplacements quotidiens entre les pays de l'Union Européenne sont si faciles, mais aussi la circulation des marchandises, augmentant les opportunités de croissance pour les entrepreneurs. Bien sûr, ouvrir le marché c'est savoir gagner la concurrence et le protectionnisme tient à distance.
La circulation du capital, ce principe absolu un tel moteur qui a permis la création d'une grande partie du marché unique et y compris l'Union monétaire.
Encore, la libre prestation de services, la liberté de se déplacer dans un autre État de l'Union et de fournir des services est l'un des droits les plus importants du citoyen européen.
L'Union européenne, l'union monétaire et bancaire. L'euro a été un des rares remparts de la crise. Il a conservé sa valeur, permettant, avec sa grande stabilité, à l'épargne des millions de citoyens de ne pas s'évaporer.
Enfin, les droits, les principes qui réagissent la protection des droits de l'homme dans chaque État de l'Union européenne. Il existe aujourd'hui un solide bagage de protection que possède chaque citoyen européen, qu'elle soit sa nationalité : l'égalité et le droit à la vie, le droit de l'enfant, la protection de consommateurs, la santé et la sécurité, le travail et la protection de l'environnement.
Ai giorni nostri, in questo contesto, i drammatici eventi della guerra sottolineano sempre più la stringente necessità di coordinare gli orientamenti e le priorità delle politiche, anche nella nostra regione, con strategie che sono state declinate.
L'Unione europea ha affrontato i vari fronti di crisi attuando con forza e vigore la sua strategia, nell'esempio il contrasto al Covid, ma, ancor di più, il Piano per la ripresa europea: si è adoperata sui vaccini, ma soprattutto per rafforzare la cooperazione internazionale contro la pandemia e guidare l'Europa fuori dalla crisi economica con il piano Next Generation.
La Commissione in questi anni ha intensificato i lavori per trasformare il green deal europeo; in realtà l'impegno dell'Unione europea di raggiungere la neutralità climatica è ora sancito dalla legislazione europea e sovente qui abbiamo parlato di questi temi.
La strategia per una mobilità sostenibile e intelligente, già evocata, e sappiamo quanto sia fondamentale per la nostra regione.
L'Unione europea non ha risparmiato alcuno sforzo per attenuare l'impatto economico della crisi: la prima attivazione in assoluto della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita è stata applicata consentendo agli Stati membri, e anche alla Valle d'Aosta, di intervenire con decisione a sostegno delle rispettive economie. Gli interventi degli scorsi anni approvati in Consiglio ne sono stati la testimonianza.
Da citare anche la direttiva per migliorare le condizioni del lavoro: lavoro e uguaglianza e stato di diritto, per costruire un'Unione europea di uguaglianza, o, ancora, i diritti delle persone con disabilità.
L'infrastruttura europea digitale ha portato notevoli vantaggi, quest'ultima sappiamo che ha reso ancora più evidente la necessità d'intervenire anche nella nostra Regione per questa trasformazione digitale.
Infine la politica industriale delle imprese e l'importante politica agricola già citata, con opportunità - come già detto dagli Assessori - che possono essere, anzi, che sono interessanti nella nostra realtà.
La Regione Valle d'Aosta, come è già stato anticipato, intende svolgere un ruolo importante nel contesto nazionale ed europeo, lo fa il Governo con i propri atti ma lo fa anche il Consiglio regionale, adottando gli atti, confermando - e lo abbiamo sentito nella presentazione degli Assessori - gli obiettivi politico strategici delineati, condivisi anche dai documenti regionali, per una ricostruzione che punti nei saperi, nelle competenze, che dia valore alla ricerca, all'innovazione, che punti sulla transizione ecologica e al contrasto ai divari sociali, di genere, territoriali.
Lo facciamo, e l'abbiamo fatto nel passato, con una programmazione dei fondi comunitari che ci vede protagonisti - sono stati evocati sia i numeri che i dati di performance - e che ci vede attenti a cogliere ogni opportunità, che ha visto l'Amministrazione regionale, gli Enti locali e gli Enti strumentali, per citarne solo qualcuno, crescere in termini di capacità d'intercettare i fondi, e programmare azioni ed interventi di qualità, interventi che diventano sempre più strutturali, e la prova ne sono i progetti che sono stati approvati nella passata programmazione, interventi strutturali e qualificanti per lo sviluppo dei nostri territori, fondi comunitari che diventano quindi uno strumento di programmazione strategico per tutto il sistema Valle d'Aosta e che permettono di affrontare temi che sono assolutamente qualificanti per la realtà regionale.
Presidente - Consigliere Lavevaz, ne ha facoltà.
Lavevaz (UV) - Je ferai quelques petites réflexions aussi, des petites réflexions qui n'entreront pas dans l'analyse du rapport, ponctuel et complet, qui a été présenté par notre assesseur. Mais je veux faire quelques considérations d'ordre plus général par rapport à la situation de l'Union européenne aujourd'hui. Je crois que dans ce particulier moment historique, l'Union européenne, la Communauté européenne, se retrouve dans un moment difficile à gérer, parce que on a des différentes complexités qui s'ajoutent les unes les autres et qu'elle se trouve à gérer dans un même moment.
Donc, je crois que le moment est nécessaire et est venu pour un nouvel élan dans l'Union européenne, dans la Communauté européenne, d'une part pour les défis qui sont contingents, qui, comme je disais, sont, de quelque façon, historiques et de l'autre aussi, parce que je crois que la nécessité d'un élan aussi d'un point de vue plus institutionnel de la part de l'Union européenne est nécessaire.
C'est d'abord, je crois, les mouvements européistes, les partis européistes qui sont concernés et appelés à cette tâche parce que souvent on se retrouve à parler d'Europe, à parler d'Union européenne, seulement à la veille des élections et pas à toute occasion, comme au contraire on devrait faire. Voyez, au contraire, c'est plutôt les soi-disant parti "Euroscettici" qui parle d'Europe à chaque occasion possible. Je crois que le rôle fondamental de l'Europe doit être central, évidemment, non pas seulement pour les politiques économiques qui - évidemment, on connaît tous l'histoire - ont été un peu la première inspiration après la guerre - la CECA etcetera, on connaît tous ces passages - mais plutôt la relance - que je vois être nécessaire, qui doit se pencher surtout sur le plan plus socioéconomique et je répète c'est surtout qui veut aussi que l'Europe reste centrale même dans les dynamiques géopolitiques et générales mondiales - doit se pencher sur cela, surtout dans un moment où quelqu'un le disait tout à l'heure : cet axe est en train de se déplacer vers l'Asie de façon toujours plus importante.
La Communauté européenne, je crois que nécessite pour cela - pour ce nouvel élan dont je viens de parler - nécessite d'une nouvelle période de réforme qui puisse relancer cette centralité politique mais aussi, plus simplement, améliorer même la perception, je dirais, de l'Europe de la part de la population, mais je parle aussi de la population qui est de façon nette sur (?) européiste, mais qui de quelque façon, est un peu assoupie dans les dynamiques de la politique.
Des réformes que d'abord se lancent, puissent se lancer, sur le plan sur les aspects politiques de représentation démocratique, quelqu'un l'a déjà dit, mais je dirais même un peu sur les leaderships politiques des États qui font partie de l'Union Européenne.
Des réformes aussi qui rendent la Commission européenne plus politique et moins technocratique, l'a rappelé tout à l'heure le collègue Jordan, comme d'autres, dans des interventions précédentes ; un effort de l'autre côté qui puisse mettre au centre les politiques européennes avec un rôle de subsidiarité plus que d'une politique de redistribution de ressources.
D'un côté, je vois qu'il y a des simplifications qui sont nécessaires, là aussi quelqu'un l'a déjà dit. Une révision des procédures sur le plan de gestion des fonds communautaires, par exemple je pense à tous les aspects liés aux politiques agricoles spécialement pour faire des exemples des complications de procédures qui aujourd'hui, peut-être, on peut simplifier, on peut revoir des procédures qui sont nées dans une période désormais un peu lointaine de nos jours ; peut-être même une redistribution de ces ressources d'une autre façon, à travers des États, peut-être sur ce point, on pourra faire une simplification, un petit pas en arrière; au contraire, sur d'autres aspects il y a des pas en avant à faire de façon importante, avec donc un engagement plus important, plus profond, plus convaincu de la part de l'Union européenne et de la Communauté européenne, avec des passages des États vers des États à la Communauté européenne comme gestion, je pense à la gestion des flux migratoires, un problème qui concerne - nous le savons très bien en ce moment, mais en particulier évidemment pour les questions géographiques - l'Italie, mais aussi l'achèvement, je dirais de l'union monétaire qui est un autre passage qui est nécessaire pour une Union européenne qui soit vraiment crédible et forte du point de vue économique, mais je pense aussi à d'autres aspects qui ont déjà été touchés. Je pense à ce qui a dit le collègue Aggravi, que je partage, par rapport au tunnel, c'est-à-dire des politiques sur les transports, sur les voies importantes de communication européenne.
Enfin celui que je crois être le vrai défi de nos jours, c'est-à-dire le défi des changements climatiques, des aspects liés au changement et à l'évolution du climat. Mais avant encore, je dirais les politiques énergétiques qui viennent en amont à toute autre problème de nature environnementale. Je crois - vraiment sans préjudice sur les aspects sociopolitiques ou socio-économiques - je crois vraiment que les défis plus en général environnementaux sont vraiment le défi que l'Union européenne doit aborder dans cette période, parce que ce sont des défis que les États, individuellement, ne peuvent -et je crois même, ne doivent pas - aborder de façon individuelle. Personnellement, sans polémique, je ne crois pas que les récentes décisions - qui quelqu'un a déjà touchées dans les interventions précédentes - par rapport à l'interdiction de la vente des véhicules alimentés avec les combustibles fossiles soient la solution.
Je crois qu'on doit résoudre en amont le problème énergétique sans se masquer derrière, disons, des procédures qui souvent sont pas trop d'autres que des soi-disant greenwashing, comme on dit. Hier, on nous a présenté en commission - je crois le collègue Cretier l'a rappelé tout à l'heure - le plan énergétique régional.
On a vu que, évidemment, pour ce qui concerne la Vallée d'Aoste, mais c'est un aspect qui concerne le monde entier, de plus en plus on a une augmentation de la requête de l'énergie électrique pour des raisons évidentes, pas ici repétées, mais qu'on connaît tous, donc une augmentation très importante de la requête d'énergie électrique et pour cela, je crois que c'est évident, c'est très banal.
Avant de parler d'avoir des véhicules électriques, plutôt que d'augmenter la consommation d'énergie électrique pour la thermique on doit en amont, je le répète, avoir un plan énergétique global qui permette d'avoir l'énergie qui soit suffisante pour cela et là je crois que c'est vraiment le défi.
Donc pour conclure, je crois que les défis sont nombreux et d'une envergure très importante, peut être difficile d'avoir des résolutions simples et pour cela, je répète, je crois qu'un nouvel élan des politiques européennes est nécessaire, comme l'assesseur Caveri a bien rappelé, la Vallée d'Aoste dans son histoire a été inspiratrice de passages importants, dans l'après-guerre en particulier avec des visionnaires qui avaient posé des bases importantes et des idées solides sur ce qui pouvait être une Europe des peuples, une Europe fédéraliste et bien avant que les thèses fédéralistes qui sont restées et sont plus connues - les thèses de Rougemont, de Alexandre Marc et de Guy Hérault - voient la lumière. On était vraiment une dizaine d'années auparavant.
Je crois qu'encore aujourd'hui, dans notre petit, nous pouvons être encore de quelque façon une petite intéressante pépinière des politiques de cohésion et si, peut-être, on ne peut pas être de quelque façon d'inspiration comme on l'a été l'autre fois, on peut être sans doute un territoire de confrontation.
Presidente - Consigliere Chatrian ne ha facoltà.
Chatrian (AV-VdA Unie) - Un petite considération après avoir bien écouté et entendu les interventions des collègues. Je crois que l'assesseur Caveri a bien saisi l'importance du dossier "L'Union européenne" : d'un côté, la partie administrative, vous avez bien mis en évidence le point de force de notre petite région, point de force, ça veut dire faire fonctionner bien la machine, la voiture, et essayer de rejoindre les objectifs. On peut toujours faire mieux, on doit faire mieux, je crois. Nous sommes ici à dire que si on doit améliorer on doit le faire le plus vite possible. Donc, la partie du rapport qu'on a bien eu la possibilité d'étudier, de cibler, de voir les points de force... nous croyons important ce qu'on a déjà fait. J'ai fort apprécié la première partie de l'intervention de la collègue Minelli, où elle a mis en évidence la force et le travail que notre Vallée a fait depuis toujours, on peut dire, donc la partie publique, la partie des fonctionnaires et des dirigeants et de l'autre la partie politique.
De l'autre côté, la partie la plus difficile, la plus jolie, la plus de notre compétence est la partie politique, où on doit essayer de faire pas mieux mais un peu différent, même si les enjeux changent, les objectifs changent et les nécessités de notre communauté changent. Je dis ça pour affirmer que nous croyons important faire arriver la voix de la montagne en Europe, parce que la montagne est différente, parce que les habitants de la montagne ont des nécessités différentes, parce que on est pas assez parce que pour vivre en montagne on doit faire des choses que dans d'autres domaines on ne peut pas faire, on les fait d'une façon différente.
Je crois l'enjeu même que les collègues Jordan et Lavevaz ont bien saisi... est là qu'on doit essayer ensemble de faire la différence. L'assesseur Carrel avant disait sur la partie agricole de renforcer le programme 2023-27 pour mieux donner des réponses, mais pour donner des réponses, je crois, nous croyons important faire des choix importants, donc pas des petits "rivoli", mais essayer des mesures importantes pour rejoindre l'objectif. Je voudrais faire quelques considérations que j'ai eu l'occasion de lire et que je voulais partager avec vous.
Per le generazioni valdostane e italiane i giovani sono europeisti al più dell'80%, è interessante un sondaggio che è stato fatto, l'80% dei ragazzi è convinto europeista. Non c'è futuro, fuori dall'Unione europea, in un mondo come quello di oggi, instabile e minaccioso. A questa ricerca, oltretutto è una ricerca fatta - a mio avviso - molto bene e con delle domande chiare, le risposte sono queste: ai ragazzi non sfuggono però le contraddizioni dell'impresa Europa, la prevalenza degli interessi sugli ideali (due terzi, un terzo) e della burocratizzazione sulla buona Amministrazione (anche lì due terzi, un terzo), quindi sono delle criticità che si mettono in evidenza in maniera diretta, e le differenze sulle somiglianze.
Il bilancio finale però è molto positivo e quindi è nettamente sopra il 70% e si mettono in evidenza le opportunità rispetto agli handicap, rispetto ai punti di debolezza.
Poi ci sono dei passaggi che possiamo dire anche curiosi: il consolidamento del sentimento europeista per cui i giovani, rispetto ai maturi, si sentono meno Italiani - in questo caso il sondaggio è stato fatto a livello italiano: meno Mediterranei, meno Occidentali, meno legati alla propria città, meno cittadini da un punto di vista generale. Si tratta di una concezione che appoggia sempre meno sull'identità culturale, e qui mi soffermo.
Penso che su questo noi possiamo ancora fare la differenza - e proprio gli interventi che i miei colleghi hanno fatto pochi istanti fa e anche l'assessore Caveri, proprio con questa delega... - noi pensiamo che sia lì che dobbiamo fare la differenza, avendo ancora una forte identità, avendo ancora degli strumenti utili per fare la differenza, penso che questo sia un po' il nostro punto di forza, che va valorizzato ulteriormente e forse anche, oltre a essere valorizzato, non dobbiamo aver paura di far arrivare forte e chiaro le esigenze in questo caso, lo dicevo, sì della nostra regione, ma della montagna in generale all'interno di questa Unione europea che, per noi, è importante, ci crediamo, ha sicuramente dei punti di debolezza, ma sui punti di debolezza ci sarà lo spazio per migliorare, magari cambiando anche i vari piani; oggi diversi di voi hanno messo in evidenza i punti di forza dei piani, delle misure, e forse lì c'è spazio per semplificare, ma quella è la parte più amministrativa.
Sul piano più politico, se, in controtendenza, rispetto a quel sondaggio che è stato fatto, noi abbiamo ancora quella forza che altre comunità non hanno, pensiamo che sia non solo da valorizzare ma che sia la strada giusta, cioè quella di avere della forza politica, una forza politica nei nostri piccoli numeri, nella nostra piccola comunità, ma che può fare la differenza e insieme, non solo all'arco alpino, ma a tutti i popoli che abitano in montagna, si possa far arrivare all'Unione europea le vere esigenze e le necessità di chi, ancora oggi, per scelta di vita, non legata esclusivamente alla questione economica, decide di stare in montagna, di viverla e, di conseguenza, far vivere le future generazioni.
Presidente - Consigliere Lucianaz ne ha facoltà.
Lucianaz (LEGA VDA) - Premetto che sarò breve.
Una considerazione di carattere più istituzionale, storico, una precisazione più che altro, e poi parliamo del contingente.
Abbiamo citato oggi un sacco di aspetti, parlando di Europa, voglio ribadire che i decreti legislativi luogotenenziali del 7 settembre 1945 sono stati concessi alla Valle d'Aosta quando non esisteva ancora la Regione, era ancora Circoscrizione, e non esisteva neppure la Repubblica italiana, quindi ricordiamoci, ogni volta che abbiamo a che fare con lo Stato italiano, che la nostra autonomia precede la Repubblica, precede la Costituzione, e ci è stato ricordato anche recentemente.
Altro aspetto, la dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine di cui parleremo probabilmente più tardi con una mozione dedicata all'argomento.
Ho sentito più volte affermare che questa dichiarazione ha una visione europea, la carta di Chivasso ha una visione europea.
Sicuramente Émile Chanoux, Mario Rollier avevano un'enorme visione europea, e il riferimento alla Svizzera ne è l'esempio, però la dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine si compone di tre parti: constatazioni, affermazioni e dichiarazioni.
Nelle constatazioni e nelle affermazioni, così come nelle dichiarazioni, non si parla di Europa, c'è un espresso riferimento al secondo comma delle affermazioni: "Garantendo nel futuro assetto europeo l'avvento di una pace stabile e duratura". Quindi benissimo, questa è un'affermazione logica e auspicabile, però non andiamo a intaccare il senso della dichiarazione dei nostri rappresentanti a Chivasso, che avevano un intendimento preciso, ed era riformare lo Stato secondo i loro principi federalisti che si sono uniti tra la posizione di Chanoux, molto più occupato agli aspetti interni del nuovo Paese che sarebbe poi nato, e quella di Rollier che, grazie al suo impegno nel movimento federalista europeo, aveva una visione ben più larga.
Quindi federalisti, europeisti, e, a dispetto di quanto detto prima, Assessore Caveri, io mi auguro che non si faccia un'altra dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, questa - secondo me - rimane un monumento ai popoli alpini, ai diritti dei popoli alpini, una pietra miliare per il percorso autonomista che ogni comunità e ogni minoranza ha la necessità di tutelare.
Mentre dell'assessore Caveri sicuramente ho apprezzato il richiamo alla francofonia, ai costi della montagna, ai problemi della montagna, e al federalismo, che sono emersi da più parti.
Se devo fare un confronto tra gli aspetti positivi e quelli negativi di quanto abbiamo sentito di quest'Europa, direi che non esce un quadro entusiasmante.
È vero che abbiamo avuto un sacco di vantaggi, delle novità, però è sufficiente leggere, per andare all'attualità, che il New York Times ha portato davanti alla Corte di Giustizia europea il più grosso contratto sottoscritto dalla Commissione europea per poter avere giustizia, visto che gli organi europei e gli Stati membri non sono in grado, così come la Magistratura finora, di tutelare i cittadini europei dalla più grossa farsa, e ritorno su questa parola - non lo dico in francese perché poi qui mi si vota una risoluzione di condanna - la più grossa farsa europea è il contratto tra la Von der Leyen e la Pfizer, di cui il collega Manfrin ha parlato prima.
Questi non danno risposta, è da ottobre che se ne parla, è da ottobre che il Parlamento europeo chiede, tramite una Commissione, risposte e non ne escono.
Abbiamo capito bene quali sono gli interessi e quali sono i poteri che agiscono all'interno dell'istituzione europea, quindi benissimo, parliamo tranquillamente di sogni, è giusto averli, ma c'è la realtà che è molto più nera.
Ricordo solo che il 5 settembre del 2019 è stato nominato Gentiloni quale Commissario europeo a rappresentare l'Italia ed è il giorno della costituzione del secondo Governo Conte, quindi una delle priorità del Governo Conte era nominare Gentiloni. Ricordo che quindici giorni prima era stato fatto cadere il Governo giallo-verde, c'era sicuramente una necessità di votare il Presidente del PD nella Commissione europea. C'era un senso, sicuramente, ed è stato realizzato senza troppi problemi.
Non vado oltre, ricordo che 71 miliardi di euro per acquistare i vaccini che rimarranno in larga parte inutilizzati, 4,6 miliardi di vaccini, è uno scandalo e le istituzioni europee, così come quelle statali, dovrebbero dare delle risposte.
Presidente - Si è prenotato il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - Une réflexion de ma part aussi, après avoir entendu ce matin un débat intéressant qui a donné la possibilité d'entendre des coupes différentes sur l'aspect Europe, qui est évidemment un sujet d'intérêt de nous tous, dans cette salle et pas seulement dans cette salle. J'ai fort apprécié l'intervention du collègue Chatrian quand il a parlé de la vision des jeunes à l'intérieur du parcours Europe ¸on a des attentes intéressantes, on a même des critiques à poser sur la table pour essayer de rendre un peu plus accessible les opportunités que l'Europe surtout nous permet de cueillir.
Je remercie tout d'abord le collègue Caveri pour son intervention, il a su cibler avec attention tous les thèmes qui intéressent la politique communautaire et, à ce propos, j'essaierai moi aussi de donner une vision pas trop politique, pas trop administrative mais qui veut focaliser l'attention sur deux thématiques.
La première : les opportunités au niveau social que cette Europe nous permet de développer même avec des projets qui touchent notre petite réalité et les opportunités qui nous donnent la possibilité même de valoriser notre langue et de l'employer avec nos copains français et suisses avec des projets ALCOTRA ; il a bien parlé des projets ALCOTRA ainsi que des projets Interreg, qui nous donnent la possibilité de valoriser notre culture, notre patrimoine environnemental, notre possibilité de faire connaître à l'Europe tout entière les caractéristiques de la montagne, une montagne qui doit forcément être représentée avec plus de force, à l'intérieur de l'Europe et pas seulement, évidemment avec notre petite région mais aussi avec un ensemble de régions et donc la macro-région alpine doit être un point de repère important pour essayer de transmettre à l'Union européenne des caractéristiques uniques ; uniques comme chaque région, est unique.
Alors là je me permets de contrecarrer un peu une vision exprimée ce matin, une vision des États qui font partie de l'Europe. Moi, je préfère envisager une Europe des régions où même les petites particularités puissent être prises en considération et puissent faire partie d'une attention tout à fait particulière parce que, surtout pour l'aspect agricole, elle a été un peu abandonnée avec une vision statale et stataliste des possibilités de procéder avec des plans d'amélioration foncier à l'intérieur du parcours agricole, plutôt que de valorisation de nos caractéristiques agricoles et rurales.
À la différence de ceux qui sont arrivés dans le passé, maintenant on est obligés à suivre une direction tracée pour l'État italien qui est partageable pour certains aspects, mais qui nous trouve totalement différents sur le plan des petites particularités qui pour nous sont des grandes particularités et, à ce propos, je souligne, comme dans ces années on a quand même géré dans une façon très ponctuelle et très précise et très performante les activités qu'on a mis à disposition du territoire valdôtain, avec la possibilité d'une dépense totale, on est à l'instant, je crois, sur la dernière période 14-22, avec une dépense qui est environ du 93% et avec des paiements supérieurs à 70-72% et nous permettent d'être le 3e en Italie pour dépenses effectuées, après la région, du Veneto et la province de Bolzano.
Donc ce n'est pas vrai qu'on n'a pas travaillé correctement et que la dépense n'est pas adéquate. L'autre aspect - toujours lié aux langues et aux opportunités des jeunes - est évidemment, la possibilité que les jeunes ont de partager des parcours d'apprentissage avec les autres jeunes Européens avec des échanges Erasmus et des opportunités qui même des projets transfrontaliers permettent d'avoir dans notre communauté, avec sujet bien souvent la montagne. C'est d'aujourd'hui et de ces jours-là et de ces mois-là, le travail avec Fondation Montagna Sicura qui, très souvent a engagé même les écoliers, les écoles valdôtaines, mais c'est seulement un exemple ainsi que d'autres arguments très intéressants qui touchent évidemment des particularités de l'agriculture valdôtaine, des produits valdôtains qui nous permettent de nous confronter avec la Suisse sur la viande valdôtaine, plutôt que d'autres sujets qui nous caractérisent au niveau international.
Il secondo aspetto che credo sia fondamentale toccare è quello delle opportunità che, nel bene o nel male, l'Unione europea, ovvero la Comunità europea, ci mette a disposizione, opportunità che ci hanno permesso di redigere questo report, magari un report non esaustivo, - come è stato detto - che è un po' un riassunto delle attività sviluppate in questi anni, che permettono di far capire quale è stato il lavoro che le nostre strutture e la nostra comunità, nel loro insieme, hanno fatto per riuscire ad arricchire i nostri bilanci con delle risorse importantissime che arrivano dalla Comunità europea; risorse che costituiscono un elemento importante di quelli che potranno essere i finanziamenti anche negli anni futuri, garanzia di piani di sviluppo e di crescita ben definiti che hanno portato nel tempo... partiamo dal Forte di Bard, arriviamo al Castello di Saint-Pierre che ieri abbiamo inaugurato nella sua ultima fase di valorizzazione ambientale e che sono figli anche e soprattutto di percorsi europei, di valorizzazione dei nostri beni culturali, così come i percorsi virtuosi che sono accompagnati evidentemente anche da risorse regionali sull'efficientamento energetico dei nostri stabili, delle nostre abitazioni e delle nostre strutture regionali. Tutti percorsi che sono accompagnati da una visione strategica interna ma che poi hanno bisogno di un coordinamento generale, un coordinamento che arriva anche dall'Europa.
Quello che effettivamente è da sottolineare è, sovente, la difficoltà ad approcciare nella maniera corretta le regole.
Io in questo vedo però anche un'opportunità, un'opportunità da parte dei nostri professionisti di specializzarsi nell'ambito dei progetti europei e nell'ambito dell'utilizzo di queste risorse a favore sicuramente della Regione ma anche dei nostri Comuni e soprattutto delle nostre aziende che devono, in qualche modo, potersi appoggiare ed attrezzarsi loro stesse per raccogliere le sfide con quell'attenzione che necessitano percorsi non semplici da un punto di vista amministrativo come quelli che ci propone l'Europa.
Questo, aggiunto a tutta una serie di valutazioni sulle analisi strategiche e i cambiamenti che giustamente qualcuno ha evocato, che dovranno far parte di un futuro percorso europeo, nel senso più ampio, per dare delle visioni che possano far ritornare l'Europa al centro di discussioni più ampie e più performanti, più incisive anche nel contesto mondiale, credo che siano gli elementi che possano interessare, dalla quotidianità alle visioni di più ampio spettro, le tematiche europee.
Penso che oggi ci sia stato comunque un dibattito interessante che permette di raccogliere alcuni elementi che potranno servire per migliorare l'attività del Governo nel futuro, come qualcuno ha auspicato; da un confronto c'è sempre da portare a casa delle suggestioni, e questo penso che sia stato opportuno e positivo.
Per il resto, ci sono delle situazioni che non sono determinabili solo da questa assemblea, è stata sottolineata la necessità di trovare dei percorsi che possano garantire una rappresentatività della nostra regione con le prossime elezioni europee, è un discorso che è già stato affrontato in una seduta proprio europea mi sembra di due anni fa, dove era stato sottoscritto un ordine del giorno, una mozione che andava in questa direzione sulla quale si è lavorato e sulla quale i parlamentari valdostani hanno ribadito recentemente almeno alcuni passaggi che possano portare a una maggiore opportunità per la nostra regione di essere rappresentati.
Questo penso che sia un interesse comune sul quale si sia lavorato, si sta lavorando e si lavorerà in futuro.
Per il resto ringrazio ancora chi in questo periodo ha contribuito a lavorare sui fondi europei e a raccoglierne e a massimizzarne la redditività per la nostra comunità, da tutte le strutture, perché è un discorso trasversale, a tutti coloro che hanno saputo coinvolgere il tessuto socio economico della nostra regione, per confrontarsi e spendere energie e per portare a casa un valore aggiunto che l'Europa ci mette a disposizione.
Presidente - L'assessore Caveri ne ha facoltà.
Caveri (AV-VdA Unie) - Resta intanto da esprimersi sulla risoluzione che è stata presentata, una risoluzione condivisibile. Io stesso ho ricordato l'importanza dell'articolo 174 dei trattati; verrà un giorno in cui racconteremo, assieme ad altri colleghi che se ne sono occupati, come si è arrivati a scrivere la montagna. È stata una cosa abbastanza avventurosa, è partita da un primo incontro durante la costituente europea, come Presidente della costituente Giscard d'Estaing con il Vice Presidente Giuliano Amato, e poi è proseguita con un'azione lobbistica su diversi Stati, e va dato atto che - un colpo finale! - in un famoso summit europeo - in cui, come si sa, dopo il fallimento della Costituzione europea si è passati a inserire una serie di elementi nuovi all'interno dei trattati tradizionali - va riconosciuto alla Grecia di averci aiutato alla fine, proprio per la particolarità del territorio (una parte delle isole sono montagnose, una parte della Grecia è montagnosa) e c'era stata un'azione sia sul governo italiano, ma anche in particolare sul governo francese, dove esiste tra l'altro nel Parlamento francese una forte lobby della montagna; questo però è stato e va considerato, come si dice giustamente nella risoluzione, un punto di partenza.
Dove si può arrivare all'applicazione dell'articolo 174 è difficile dire, personalmente ho sempre ritenuto che sarebbe molto interessante avere una sorta di direttiva quadro, dico direttiva perché questo consentirebbe di risolvere una delle questioni capitali che è quella di come perimetrare la montagna. È il tema che esiste anche nella legislazione italiana: lo vediamo dal fondo della montagna, che viene ridistribuito purtroppo con dei criteri che fanno sì che anche Regioni senza montagna ottengano dei finanziamenti dal fondo della montagna.
Quindi una direttiva potrebbe obbligare i Paesi a perimetrare le proprie montagne in maniera intelligente, sapendo che ovviamente, solo nel caso italiano, le montagne degli Appennini non sono le montagne delle Alpi o quelle delle isole.
Ringrazio anche tutti i colleghi intervenuti, sia chi ha corretto con la matita rossa e blu il rapporto, sia chi ormai in quest'Aula adopera sempre toni tribunizi più che per parlare con il governo regionale e con i colleghi per parlare con il proprio elettorato.
È una cosa del tutto legittima, "Parlamento" è una parola anglo-normanna che viene da "Il parlare" e che nella seconda metà del XIII secolo divenne poi, con l'approvazione della Magna Carta, la rappresentazione di quello che noi sappiamo essere il Parlamento di oggi; c'è un posto dove oltre a far le leggi, si aprono dei dibattiti.
Quindi è del tutto legittimo essere d'accordo o non essere d'accordo, per quel che mi riguarda ribadisco di essere profondamente europeista e l'espressione dell'europeismo appartiene al filone delle idee del mondo autonomista.
Presidente - Vi sono altri? Consigliere Rollandin ne ha facoltà.
Rollandin (PA) - Je crois que le débat qui s'est tenu pendant cette période est une partie importante d'un thème très délicat et difficile. Donc j'aimerais comprendre et savoir quelle est l'attitude par rapport à cette proposition dans les différents secteurs productifs de l'école et dans les autres systèmes qui justement sont d'une façon concrète mis à la une. Donc je crois qu'ici, aujourd'hui, il y a eu une série de propositions qui vont dans la direction d'améliorer, de changer, de trouver une solution qui puisse être à même de nous faire travailler pendant les années à venir ; si on veut le faire aujourd'hui, évidemment, il y a une série de personnes qui seraient intéressées à l'améliorer à mieux, pour rendre à même le système, qui a été présenté par une série de considérations importantes, mais je crois qu'il peut être amélioré dans ce sens, alors je crois qu'il n'y a pas là des temps à maintenir ce serait bien que, même dans les écoles, il y ait un passage important qui puisse nous permettre d'ici peu de trouver le système meilleur pour arriver à une solution qui puisse être partagée par tout le monde.
Presidente - Possiamo passare alla risoluzione. A proposito di risoluzione, volevo soltanto fare una precisazione rispetto alla risoluzione approvata l'anno scorso riguardo anche al deputato europeo che impegnava, appunto, a realizzare una presenza delle Regioni ad autonomia legislativa a tutti i livelli. Quell'idea di Europa multilivello che è l'unica che può garantire un'efficienza, una risposta e anche una visione europea moderna rispetto all'unicità della cittadinanza e alle sfide che ci attendono come continente.
Consigliere, per quanto mi riguarda, credo che tutti abbiamo fatto la nostra parte per cercare di promuovere questa risoluzione e per ottenere l'obiettivo di una maggiore partecipazione delle Regioni, in particolare nell'avere una rappresentanza al Parlamento europeo.
Ovviamente i cambi di Governo e la fine della legislatura, a livello nazionale, hanno rallentato i tempi che ora sono oggettivamente stretti su questa partita e questo è un momento determinante.
Consigliere Aggravi ne ha facoltà.
Aggravi (LEGA VDA) - La risoluzione è già stata oggetto di presentazione, però volevo soltanto consolidare la volontà e l'obiettivo, nel senso che è un obiettivo che vuole guardare al futuro. Al di là della genesi che è stata rappresentata dall'assessore Caveri su un tratto di penna positivo, in questo caso direi che ha permesso, seppure in chiusura, di aggiungere quel passaggio importante - forse proprio perché in chiusura ha ancora più importanza - ovvero il termine montagna, perché l'abbiamo visto durante l'evento pandemico, nel senso che tutta una serie di meccanismi che, va bene, sono arrivati... però non hanno oggettivamente tenuto conto degli effetti che hanno subìto di più certe aree di altre, c'è stato un tentativo di rovesciare il secchiello degli aiuti su tutta l'Unione.
Certo che è un meccanismo complicato, soprattutto laddove poi si instaurano lobby contro lobby, positive, negative o quant'altro, però l'obiettivo è quello di far sì che questo termine in chiusura dell'articolo 174 non rimanga tale, non rimanga nella storia, non rimanga nel cassetto ma che sia un elemento caratterizzante.
Lo dico in maniera ancora più marcata perché - a fronte di tutte le considerazioni che oggi ha fatto chi è intervenuto- c'è da considerare che quello che magari fino a qualche tempo fa era considerato il costo della vita e riguardava principalmente che cosa poter mettere sulla propria tavola si sta complicando ulteriormente, perché la transizione energetica ecologica genera tutta una serie di ulteriori costi... diciamo che lo stesso vivere in montagna, come in altre realtà, o trasformare in senso positivo quello che oggi il vivere in montagna può essere e rischia di diventare più caro, soprattutto nel momento in cui ci sono delle tecnologie che, per loro natura, facilitano ovviamente l'applicazione e il minor investimento in proporzione nelle aree di maggior densità demografica o comunque di un'urbanizzazione maggiore, perché, comunque sia, non mi ricordo se... il passaggio che ha fatto. ad esempio. il collega Lavevaz l'ho ritenuto molto importante, tutto il discorso dell'auto elettrica è un grande discorso, ma poi abbiamo tutta una serie di problemi non banali, vedi il riscaldamento, tanto per dirne una. Se domani tutto dovesse andare sull'elettrico, produrre è un conto, trasportarlo e mantenere in sicurezza il sistema di distribuzione, il sistema elettrico, è tutto un altro programma, come il discorso degli stoccaggi che ci dimentichiamo, ma non voglio aggiungere altri elementi.
Quindi, ovviamente, avendola presentata, sosteniamo la risoluzione e ci auguriamo che questa possa essere di aiuto a chi ci rappresenta in Europa.
Presidente - Ricordo che per quanto riguarda la discussione delle risoluzioni, per l'illustrazione il Governo e poi uno per gruppo. Per il Governo interviene qualcuno o diamo come già comunicata la posizione? Altri gruppi? Non vi sono altri interventi. Mettiamo in votazione la risoluzione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
La risoluzione è approvata all'unanimità.