Oggetto del Consiglio n. 2398 del 21 aprile 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2398/XVI - Interpellanza: "Regolamentazione della pratica degli abbruciamenti dei residui vegetali e intendimenti circa la creazione di un indice di pericolosità per zone".
Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 66 all'ordine del giorno. Per la presentazione, ha chiesto la parola la collega Minelli.
Minelli (PCP) - Lo scorso anno a febbraio avevamo presentato un'interpellanza riguardo al tema degli abbruciamenti, ricordando che la nostra Regione, a differenza di molte altre, non si è dotata di uno strumento legislativo specifico per la disciplina dell'abbruciamento dei residui vegetali; ci sono le linee guida per la corretta gestione di questa pratica, c'è la normativa generale, c'è il Codice Civile, ma non esiste una legge regionale.
L'unico tentativo di regolamentazione fatto in passato è stato nel 2017 con una delibera di Giunta che aveva deciso di vietare in via sperimentale gli abbruciamenti dal primo novembre al 15 febbraio; una sperimentazione che probabilmente necessitava di modifiche e di correttivi che però non ci sono stati e attualmente c'è un vuoto, perché pare evidente che le sole linee guida non siano sufficienti a evitare sia degli episodi di difficoltà a gestire correttamente questa pratica, sia soprattutto a evitare degli incendi che possono essere pericolosi.
All'inizio della legislatura, l'Assessore se lo ricorderà, avevamo cercato di affrontare insieme questo problema e si era preso l'impegno di predisporre una norma specifica che tenesse conto sia degli aspetti legati alla tutela della salute e dell'ambiente, sia delle necessità degli agricoltori e di chi opera sul territorio, permettendo la buona manutenzione dello stesso, sia, infine, anche alle esigenze del Corpo forestale della Valle d'Aosta, che è incaricato della sorveglianza ma non dispone, a oggi, di adeguati strumenti di contrasto per quelle pratiche che possono essere vietate in certi momenti.
Nella risposta all'interpellanza di oltre un anno fa, l'allora Assessore ad interim Lavevaz mi aveva detto: "La rassicuro anche sul fatto che, dopo i primi sei mesi di legislatura, le cose sono comunque andate avanti rispetto a queste interlocuzioni che giustamente erano state avviate tra i due dipartimenti", senza però esplicitare esattamente su che cosa si era andati avanti, e poi era stato aggiunto che "Occorreva affrontare la problematica in maniera diretta, anche arrivando a una legislazione specifica". Queste erano le conclusioni, con anche la volontà di affrontare la problematica in modo da regolamentare questa pratica agricola ai fini dell'emissione nell'atmosfera, ma anche con la possibilità che le attività agricole siano tutelate e abbiano la possibilità di gestire gli eventuali conferimenti senza un aggravio dei costi o anche di gestione concreta delle pratiche.
Una volontà che già allora avevamo definito condivisibile e auspicabile, ma non sappiamo come si è evoluta da febbraio a oggi.
Recentemente, come sappiamo, si sono verificati alcuni incendi boschivi, in particolar modo in Bassa Valle, legati anche a pratiche di abbruciamento di residui vegetali, che hanno richiesto un notevole dispendio di risorse, in primis la risorsa idrica, già estremamente scarsa a causa delle condizioni atmosferiche.
La situazione ha continuato ad essere particolarmente preoccupante perché pressoché in tutto il territorio regionale c'è una situazione di siccità estrema - oggi piove, d'accordo - però potenziali incendi costituirebbero senz'altro un grave danno al patrimonio forestale oltre che un problema per l'emissione di sostanze nocive su cui dobbiamo vigilare e intervenire, anche attraverso delle precise disposizioni e delle azioni deterrenti nei confronti di quelle persone che non osservano le necessarie regole e precauzioni.
La legge regionale 95/1982, "Norme per la difesa dei boschi dagli incendi", all'articolo 6 comma 1 stabilisce che "Lo stato di eccezionale pericolo d'incendi boschivi e i divieti relativi, sono resi noti, per i terreni o la parte di essi compresi nel piano di cui all'articolo 1 della legge, annualmente o per periodi di tempo più brevi con decreto del Presidente della Giunta su proposta dell'Assessore all'agricoltura e foreste".
Tale condizione, in assenza di una misurazione oggettiva dello stato di aridità del territorio regionale o di parte di esso può portare a un grado di discrezionalità nel decretare lo stato di eccezionale pericolosità.
Sarebbe quindi opportuno, a nostro avviso, avere dei riferimenti più strutturati e oggettivi.
Le sanzioni amministrative che sono previste da questa legge, all'articolo 14, non rappresentano un deterrente tale da dissuadere la pratica di accensioni - quelle caratterizzate da scarsa prudenza, intendo - in ambiti boscati o limitrofe ai boschi; tra l'altro, le sanzioni sono ancora espresse in lire, cosa che mi ha un po' stupita, anche se so che c'è una direttiva nazionale che prevede la conversione in euro per tutti i casi in cui non sono state fatte le modifiche di legge, però secondo me significa che questa norma è anche poco utilizzata. In ogni caso, le cifre di cui si parla vanno da un minimo di 60 mila lire a un massimo di 400 mila lire, a seconda delle violazioni accertate, e mi pare poco a fronte di quello che può succedere e che è successo, e anche a fronte dell'aumento esponenziale dei rischi per il patrimonio boschivo e degli oneri economici che appunto ne possono derivare.
È del 28 marzo il comunicato stampa dell'Assessore all'agricoltura che raccomanda la massima attenzione nella conduzione delle pratiche agricole, considerata la difficoltà di approvvigionamento dell'acqua, la siccità e il forte vento, condizioni che hanno continuato a verificarsi anche successivamente, è una raccomandazione sicuramente opportuna, ma che non pare sufficiente a contrastare il problema; nel comunicato si suggerisce poi di ricorrere ad altre forme di gestione per l'eliminazione dei residui vegetali senza meglio specificare.
Noi crediamo che su questo sia necessario un lavoro di studio serio e approfondito, perché siamo consapevoli che non sia assolutamente semplice e agevole mettere in atto delle valide alternative a una pratica che viene usata da sempre.
Di certo, con una situazione climatica e meteorologica in prospettiva sempre più improntata a scarsità di precipitazioni, diventa urgente predisporre una normativa regionale dettagliata che preveda delle regole chiare, costruite in modo condiviso con i vari portatori d'interesse, sulla base della variegata realtà regionale.
Io penso, ad esempio, alla realtà dei vigneti della Bassa Valle disposti su ripidi terrazzamenti - ma non solo a quelli - dove è difficile raccogliere e conferire le ramaglie negli appositi centri.
Accanto a una fase di studio, c'è bisogno però anche di un sistema di sanzioni amministrative realmente dissuasive per chi non rispetta le regole, quindi è opportuno che l'ammontare di queste multe, chiamiamole così, per cui è possibile anche il pagamento in misura ridotta, sia adeguatamente rivisto.
Pensiamo che una strada, improntata alla prevenzione, potrebbe essere quella di stabilire degli indici di aridità e del relativo livello di pericolosità, un po' sulla base di quello che avviene per il bollettino valanghe, pericolo valanghe, a cura del Centro funzionale.
Pensiamo che potrebbe esserci un investimento in qualche modo di responsabilità a quest'organismo della Regione.
Dividere per fasce il territorio, per zone, e definire con indici e valori precisi il livello di pericolosità degli incendi, potrebbe aiutare a regolarsi meglio, quindi anche il successivo sistema sanzionatorio risulterebbe più corretto.
Sicuramente la situazione è complessa, lo sappiamo, però crediamo che vada affrontata in modo approfondito e strutturato perché non possiamo più affidarci soltanto a ordinanze estemporanee o ad appelli alla responsabilità, sia pure necessari.
Chiediamo quindi delle informazioni per sapere a che punto è la normativa sulla regolamentazione della pratica degli abbruciamenti; quali interlocuzioni ci sono state in questo periodo, in questo anno, con i vari portatori di interesse, Associazioni degli agricoltori, Enti locali, Corpo forestale, Vigili del Fuoco, Associazioni ambientaliste; quali sono i principali elementi della norma allo studio delle competenti strutture regionali e se è stata presa in esame la possibilità di creare un apposito indice di pericolosità da parte, come dicevo, del Centro funzionale, in base al quale applicare gli opportuni controlli e le sanzioni a opera del Corpo Forestale.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Sapinet.
Sapinet (UV) - Grazie, collega Minelli, mi aspettavo quest'iniziativa, avevamo lavorato insieme a inizio legislatura su questa tematica e credo che la porteremo avanti fin dai prossimi giorni.
Come ha menzionato nelle premesse dell'interpellanza, è una questione da anni oggetto di attenzione da parte dei vari Assessorati, l'avevamo visto quando lei aveva la delega all'ambiente, io all'agricoltura, la ritrovo oggi.
Valori rilevati dai monitoraggi annuali e dalle campagne effettuate con il laboratorio mobile, da parte dell'Arpa della Valle d'Aosta, hanno evidenziato potenziali criticità su scala locale anche e in aree scarsamente urbanizzate, soprattutto nel periodo invernale-inizio primavera.
Vero è che i contributi delle emissioni derivanti dagli abbruciamenti sono comunque da collegare anche a quelli derivanti dal riscaldamento domestico a biomassa, per intenderci legna e pellet, che sono di ampia diffusione in ambito rurale.
Il piano area vigente prevede poi azioni volte alla gestione della problematica che comportano attività da condividere di concerto con le strutture competenti in materia di gestione dei rifiuti e agricoltura.
Venendo ai quattro quesiti, in merito, al primo quesito a oggi, come è ben noto, non vi è, l'ha detto e ci stiamo lavorando, una specifica normativa regionale per la regolamentazione della pratica degli abbruciamenti; oltre alle linee guida citate dalla collega Consigliera, ricordo che alcune norme relative agli abbruciamenti sono già ora contenute nella più generale legge regionale 85/82 che riguarda la norma per la difesa dei boschi dagli incendi. Ricordo infatti che la legge contempla alcune attività, sempre vietate all'interno dei boschi, e a meno di 50 metri dalle medesime se si tratta di zone incolte o ricoperte da vegetazione residua secca.
La legge regionale prevede poi attività ulteriori, vietate solo nel periodo di eccezionale pericolo, determinato con decreto del Presidente della Regione.
Quindi di fatto la pratica degli abbruciamenti è attualmente regolata in maniera puntuale in funzione della prevenzione circa la possibile insorgenza di principi e di incendi boschivi.
Inoltre l'abbruciamento di residui vegetali, pratica agricola comune, è disciplinata dal decreto legislativo 152/2006, Testo unico in materia ambientale, e sanzionato dal medesimo laddove tale attività non costituisca normale pratica agricola consentita per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti o che venga effettuato per un periodo di massima pericolosità.
Riguardo al secondo quesito, i confronti sono continui - tra cui le interlocuzioni con l'Associazione degli agricoltori -ovviamente sono intrattenuti e li stiamo intrattenendo tutt'ora con gli Enti locali e il Corpo forestale e sono confronti ovviamente finalizzati al raggiungimento di una visione condivisa e propedeutica alla lavorazione di una norma tenendo conto - e lei citava Donnas e la ringrazio - delle specificità del nostro territorio.
Il terzo quesito: al momento sulla questione un confronto è in corso tra le strutture del Dipartimento ambiente, a cui spetta la competenza, e il Corpo forestale della Valle d'Aosta che poi, in concreto, dovrà interagire con il territorio. L'aspetto delle (incomprensibile), le problematiche relative agli incendi boschivi, anche l'impianto sanzionatorio dovrebbe trovare una collocazione.
Riguardo alle deroghe, non possiamo non tener conto dell'alta variabilità del nostro territorio, le quote altimetriche, la conformazione, non possiamo neanche ovviamente delegare tutti i Sindaci che saranno ovviamente coinvolti nel lavoro.
Il quarto quesito: in relazione al punto 4, è opportuno richiamare un modello organizzativo generale, la Regione è dotata di una carta della pericolosità di incendio boschivo, l'ultima versione è del 2017, che individua cinque fasce da "Trascurabile" a "Estrema", basata su parametri vegetazionali, orografici e statistici, per ottimizzare i servizi di prevenzione e di avvistamento, nonché per supportare l'organizzazione delle attività di estinzione, il Nucleo antincendi boschivi del Corpo Forestale e poi consulta quotidianamente un apposito indice di pericolo d'incendio su tutto il territorio regionale adottato sin dal 1994.
Si tratta dell'adozione del "Sistema canadese" con cui viene determinato l'indice finale, c'è tutta una serie di specificità tecniche che non sto a dettagliare, con oltre cento stazioni utilizzate. A livello operativo, un algoritmo descritto fornisce utili indicazioni per orientare le attività di prevenzione che sono consistenti nella dichiarazione di fase di preallarme in cui le stazioni forestali, accertata questa situazione di preallarme, vanno a rafforzare l'attività di monitoraggio.
Qualora ovviamente il pericolo diventi più marcato, anche in base a un confronto con il centro funzionale per esaminare le tendenze metereologiche, si può giungere alla proposta di decreto di massima pericolosità promulgato dal Presidente della Regione.
L'affidamento delle metodologie previsionali che si auspica possa essere raggiunto anche attraverso la revisione del Piano regionale per le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi mantiene comunque un impianto complessivo che evidentemente ha un approccio tecnico disgiunto dall'aspetto sanzionatorio, quest'ultimo peraltro già previsto e disciplinato dalla normativa di settore richiamata nella risposta al punto 1 della presente interpellanza.
La tematica, come le ho detto, fin dai prossimi giorni, nelle prossime due settimane, sarà oggetto di lavoro e di confronto con il collega Carrel in modo che possa essere aggiornata, ma soprattutto per darsi un traguardo sia a livello di tempistiche ma sia anche a livello di contenuti, sicuramente mantenendo quella sensibilità che già avevamo anche condiviso a inizio della legislatura di attenzione al territorio, in particolare anche di attenzione al mondo agricolo.
Presidente - Per la replica, la parola alla collega Minelli.
Minelli (PCP) - Assessore, non so che cosa dirle, sinceramente, perché siamo fermi esattamente a due anni fa non solo all'anno scorso, perché in buona sostanza le risposte che lei mi ha dato sono le stesse che a febbraio 2022 mi aveva dato il presidente Lavevaz, e cioè ricordare gli strumenti normativi, peraltro gli stessi che ho evidenziato nell'esposizione: le linee guida, la legge 95/82, il Decreto del 2006, ma, in buona sostanza, si tratta di norme che avevamo condiviso non essere sufficientemente adeguate e incisive rispetto alla situazione che via via è andata verificandosi, è andata creandosi e che è notevolmente peggiorata negli ultimi due anni, proprio a causa dell'aumento della situazione di siccità e della scarsità di acqua.
Le stesse cose riguardo ai rilevamenti ARPA: certo, lo sappiamo che questa delle emissioni dovuti agli abbruciamenti è una parte relativa alle emissioni totali, però lei ha detto che la situazione è regolata in maniera puntuale, io dico che non lo è, non è vero che è regolata in maniera puntuale, tant'è vero, e lo sappiamo entrambi, che le stesse guardie forestali, appartenenti al Corpo Forestale, hanno sollecitato in diverse occasioni una normativa più specifica da parte della Regione per poter agire in modo corretto. Quindi la situazione normativa attuale non è sufficiente.
Poi lei mi ha detto che ci sono confronti continui con le associazioni per arrivare a una norma condivisa, stessa cosa che mi è stata detta l'anno scorso; io vorrei sapere quali sono i passi che sono stati fatti in più, ma in maniera concreta, vorrei vedere qualche riferimento a documenti, a incontri che ci sono stati, io non ho notizie di tutto questo e lei adesso non ce ne dà.
Per quello che riguarda il confronto tra le strutture per l'impianto sanzionatorio, anche qui c'è un confronto tra le strutture.
Sul modello organizzativo generale, lei dice che esiste il modello risalente al 2017, mi ha parlato del 2017, quindi parliamo di sei anni fa, il sistema canadese a cui si fa riferimento... cioè il 2017 che fa riferimento al 1994, quindi al sistema canadese con l'algoritmo che permette di effettuare delle attività di prevenzione nel momento in cui c'è una situazione di preallarme e poi scatta il decreto se la pericolosità aumenta
Quello che io dico e che propongo di prendere in esame è una cosa diversa, cioè davvero dare il compito al centro funzionale di redigere - così come accade nel periodo invernale per il bollettino valanghe - una situazione sulla pericolosità, perché io credo che dobbiamo tener conto che da qui in avanti la situazione sarà ancora più complicata.
Nei prossimi anni, se questo perdurare di condizioni di siccità e di mancanza di adeguate precipitazioni andrà avanti, noi dobbiamo essere preparati, perché veramente non vorrei che ci trovassimo a un certo punto ad affrontare una situazione, come in passato abbiamo visto accadere in Sardegna ed in altri posti, dove gli incendi diventano una cosa all'ordine del giorno.
Se si cerca di tenere pulito un fondo agricolo, un terreno, una porzione di bosco, si produce del materiale, lo sappiamo, e il conferimento nelle discariche non è sempre logisticamente praticabile e può essere anche costoso. Un'alternativa, lo sappiamo, sono i trituratori, ma sono macchinari che non si possono far arrivare ovunque, costano, pesano anche 350 kg e i volumi di un'azienda agricola sono sicuramente importanti.
Sarebbe interessante, Assessore, capire come hanno risolto il problema nella Provincia autonoma di Bolzano perché dal 2000, con la legge 16 marzo 2000 n. 8 e con le modifiche successive, lì è vietato bruciare residui vegetali.
Cercando di approfondire la questione, abbiamo visto per esempio che nel Parmense c'è un progetto di trituratore che viene messo a disposizione a chi ne ha bisogno. La Provincia, in quel caso, insieme alle associazioni di categoria, ha studiato un sistema di questo tipo.
Si potrebbe pensare a farne uno comunale, nelle zone che lo necessitano, da utilizzare a turno.
Concludo dicendo che per esempio in alcune zone, in Scozia, sta prevalendo un'altra tendenza per cui gli sfalci non vengono più ritirati e vengono lasciati sul luogo.
Sono ovviamente solo delle suggestioni che però bisogna prendere in esame come altre che, sicuramente, potrete approfondire con le strutture.
Sicuramente questo problema andrà affrontato in modo serio e rapido.