Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2397 del 21 aprile 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2397/XVI - Interpellanza: "Intendimenti in merito al recupero della palazzina denominata "Caserma Beltricco" nell'ambito dei lavori presso la Nuova Università della Valle d'Aosta".

Bertin (Presidente) - Punto n. 65. Si è prenotato il consigliere Distort, ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - Innanzitutto permettetemi un inciso: per la prima volta prendo la parola oggi e quindi in questo momento io mi permetto di augurare ai presenti e a chi ci segue via schermo una buona solennità di Sant'Anselmo d'Aosta, gigante, gigantesco cardine della cultura della nostra civiltà e nostro corregionale.

Il tema mi sembrava dovuto, proprio perché parliamo di Sant'Anselmo d'Aosta, quindi noi come Consiglio regionale della Valle d'Aosta possiamo celebrare con fierezza questa solennità.

Per quanto riguarda l'interpellanza sulla "Caserma Beltricco", c'è una particolare disciplina accademica definita "Teoria dell'architettura"; teoria non significa qualcosa di fumoso, che si contrappone alla pratica, al pragmatismo, al concreto, ma teoria è capacità di dare in questo caso senso alle cose.

Allora la teoria dell'architettura è la materia che spiega il senso degli oggetti edilizi - oggetti di architettura - e secondo la quale gli edifici normalmente non svolgono soltanto una funzione, ma rappresentano un ruolo di narrazione.

Questi edifici riescono a contenere più storia che funzioni, più coscienza collettiva che aspetti legati al semplice oggetto edilizio. É per questo che l'architettura rientra tra le forme d'arte ed esprime un pensiero, oltre a svolgere un ruolo funzionale, altrimenti sarebbe soltanto tecnica.

La palazzina denominata "Caserma Beltricco" è un esempio perfetto di questa considerazione che stiamo condividendo.

Fu la prima sede del Battaglione Aosta, inizialmente denominato Battaglione Valle d'Aosta, ed è stata inaugurata nel 1887 dopo un primo insediamento di alpini nella preesistente Caserma Challand. La Caserma Beltricco inizialmente era denominata Caserma degli Alpini, proprio rappresentativamente, nomen est omen, quindi veramente esprimeva la sua sostanza, e venne poi successivamente intitolata al Maggiore Ernesto Testafochi e fu quindi il primo nucleo di quel comprensorio militare a essere chiamato "Caserma Testafochi".

Solo alla costruzione dei successivi corpi di fabbrica, si identificò come "Caserma Beltricco", ma la storia del Battaglione Aosta e degli Alpini non è solo storia militare, perché tra gli alpini, la Valle d'Aosta e la nostra comunità si è tessuto un legame genetico, al punto che possiamo dire che l'alpinità rappresenta l'anima stessa della comunità valdostana, e lo dimostra il fatto che ogni famiglia valdostana porta tra i suoi membri un alpino in vita oppure andato avanti, come diciamo noi alpini.

Ecco quindi che diventa fondamentale saper gestire la sintassi di un oggetto edilizio all'interno di un progetto di rigenerazione urbana qual è, appunto, il progetto di riuso dello spazio militare per la nuova sede dell'Università della Valle d'Aosta.

Questo saper valorizzare il ruolo narrativo non è nostalgia, non è abbandono retrò, ma rappresenta la capacità di restituire alle nuove generazioni un patrimonio di cultura, di storia, di insegnamento, di dialogo; tra l'altro pensiamo che per generazioni l'area militare della "Caserma Testafochi" ha accolto giovani per formarli alla vita militare.

Adesso quello stesso spazio accoglierà giovani per formarli alla vita accademica.

C'è una sorta di minimo comune multiplo, c'è un legame che collega questa sorta di ponte di solidarietà tra generazioni, perché si tratta semplicemente di formare persone alla battaglia quotidiana della loro vita.

Alla luce di quanto illustrato, con la presente interpellanza chiediamo quindi al Governo regionale quali sono le intenzioni di recupero della palazzina denominata Caserma Beltricco", ma soprattutto quali sono i lineamenti di tutela e di valorizzazione di questi contenuti espressi che ne indirizzeranno il progetto di recupero.

Dalle ore 15:31 assume la Presidenza il vicepresidente Marguerettaz.

Marguerettaz (Presidente) - Per la risposta, la parola all'assessore Sapinet.

Sapinet (UV) - Collega Distort, la ringrazio per quest'iniziativa e la ringrazio anche per i riferimenti storici che ho ascoltato attentamente. Siamo entrambi iscritti all'ANA, io ho fatto il servizio di leva al di fuori della nostra regione ma ovviamente siamo accomunati da quest'esperienza che, ahimè, le giovani generazioni non possono più fare ma forse chissà, in un futuro.

Quindi le do lettura di quanto predisposto insieme alle mie strutture, proprio per fare il punto su quelli che saranno i lavori di recupero di questa palazzina, la Palazzina Beltricco, che è prevista - come detto - nell'ambito del secondo lotto dei lavori per la realizzazione del nuovo Polo universitario.

Il DEFR 2023-2025, che abbiamo approvato in Consiglio regionale con la deliberazione n. 2051 in data 01 dicembre del 2022, presenta i fatti e tra i principali obiettivi il completamento della struttura ex Caserma Testafochi per rendere Aosta un polo universitario, con la realizzazione del secondo lotto dei lavori che prevede la ristrutturazione delle Palazzine Beltricco e Giordana e il completamento del parcheggio interrato sotto l'ex Piazza d'Armi, per un costo stimato complessivo di 50.825.000 euro.

Facendo seguito poi a quanto previsto nel DEFR nell'articolo 33 della legge n. 32/22, al comma 1 ha disposto che la Regione, nell'ambito degli interventi sulla Caserma Testafochi per la creazione del Polo universitario di Aosta, autorizzasse la SIV ad avviare ogni necessario adempimento per la realizzazione del primo stralcio funzionale del secondo lotto concernente la ristrutturazione della Palestina Giordana, ritenuta prioritaria, nell'ambito del crono programma dei lavori, alla luce del suo posizionamento su Piazza della Repubblica, e al comma 2 ha previsto che per l'intervento di cui al comma 1 fosse autorizzata la spesa complessiva di euro 16 milioni, che è la delibera che avevamo approvato circa un mese fa.

L'intervento sulla Palazzina Beltricco, che sarà invece oggetto di un successivo stralcio funzionale nell'ambito del secondo lotto dei lavori, presenta al momento un quadro di spesa pari a euro 17.350.000.

La palazzina ospiterà funzioni compatibili con il suo carattere di edificio storico che trova nelle stesse funzioni scelte un elemento di valorizzazione. L'edificio diventerà la sede del Rettorato con annessi uffici amministrativi e ospiterà una quota importante di uffici destinati al personale docente dell'Università.

La disposizione delle diverse funzioni previste tende infatti a ottimizzare gli spazi esistenti con l'obiettivo della massima conservazione e del massimo rispetto della concezione strutturale del fabbricato.

La distribuzione degli uffici sarà risolta utilizzando le divisioni esistenti, integrati con pareti attrezzate, che definiscono lo spazio del corridoio centrale di distribuzione, piano terra, primo e secondo, e le zone di massima rappresentanza - cioè quelle che comprenderanno l'ufficio del rettore e i locali annessi - sono state collocate al secondo piano dove gli interventi strutturali necessari per la realizzazione delle sale più grandi comportano un impatto minimo.

La "Palazzina Beltricco" è una costruzione degli anni 1886-87 progettata e realizzata secondo schemi tipologici e regole costruttive comuni a tutta l'architettura militare italiana della seconda metà dell'Ottocento.

Lo sviluppo planimetrico è di tipo rettangolare allungato con un modesto avanzamento delle due estremità e della porzione centrale.

All'interno dell'edificio non si riscontrano particolari elementi di finitura o di decorazione di pregio rilevanti e i pavimenti originali sono stati nella quasi totalità rimossi e sostituiti da ceramica monocottura. Le pareti risultano semplicemente tinteggiate, non si rilevano decorazioni di alcun tipo.

I serramenti esterni risultano completamente sostituiti al piano primo e secondo, mentre al piano terra permangono i serramenti storici originali. Sono poi inoltre presenti elementi storici di maggior pregio come i portoni di chiusura del passo carraio e le porte vetrate di immissione nei locali del piano terreno.

Per quel che riguarda gli interventi di restauro, la "Palazzina Betricco" è stata riconosciuta dalla Soprintendenza come edificio di carattere storico e, conseguentemente, gli interventi ammissibili sono stati sottoposti alla relativa approvazione.

L'intervento di restauro della "Palazzina Beltricco" riguarda i quattro fronti esterni del fabbricato, nonché le superfici del passo carraio e dell'atrio principale.

Il progetto riflette un'impostazione di tipo conservativo, che si basa sul rilievo di dettaglio dello stato di fatto.

Per i prospetti, è stata realizzata una mappatura dello stato di conservazione con la messa in evidenza dello stato dei difetti, comprendente sia l'individuazione dei fenomeni di dissesto sia la mappatura dei degradi.

Per i degradi superficiali riscontrati - che, nel complesso, si possono comunque valutare come di media entità - si prospetta un intervento specialistico di tipo conservativo suddiviso in interventi a carattere generale e poi in interventi più puntuali;

invece gli interventi sulle superfici saranno tutti preceduti da saggi stratigrafici per verificare le eventuali coloriture originali celate da ulteriore tinteggiatura fatta in seguito.

Si prevedono inoltre analisi di laboratorio da effettuarsi su campioni che verranno prelevati in sito e campagne d'indagine sonica per la verifica della stabilità degli elementi lapidei in oggetto, le mensole, i modiglioni e le lastre in pietra.

L'effetto finale atteso sarà quello della restituzione dei fronti con una ricerca del massimo grado di autenticità, rappresentato dalla conservazione delle tracce di ogni fase che ha lasciato sicuramente i segni sulla fabbrica.

Saranno conservate e rimesse in luce le scritte sul fronte posteriore, saranno restaurati e conservati i serramenti originali, quelli ancora presenti, e saranno restaurate le lapidi, allo stesso modo si opererà sulle diverse superfici.

Gli interventi strutturali saranno poi improntati alla sostanziale conservazione della concezione originaria rispetto alla quale si prevedono puntuali interventi di consolidamento finalizzati a soddisfare un miglioramento delle prestazioni complessive.

Presidente - Per la replica, la parola al collega Distort, Segretario del Consiglio.

Distort (LEGA VDA) - Grazie, Assessore, per la risposta che in buona parte risponde alle aspettative e ai quesiti posti dall'interpellanza e, fondamentalmente, allo spirito di questi quesiti.

Innanzitutto le do una notizia, visto che faceva riferimento alla passata e comune esperienza di leva: la leva è stata soltanto sospesa, non è stata eliminata, quindi ci sono speranze per le nuove generazioni.

Per quanto riguarda la risposta, prendo atto di quanto è stato risposto e ovviamente nulla eccepisco, perché nella risposta sono contenuti tutti i termini che rappresentano la correttezza sintattica, proprio come meccanismo di approccio, tipica del restauro, l'analisi degli elementi di pregio, quindi ovviamente è una risposta fatta da chi è esperto in restauro e, di conseguenza, ci mancherebbe altro, non posso che riconoscerne la correttezza.

Aggiungo solo un elemento, che era l'elemento contenuto nelle premesse dell'interpellanza e contenuto nell'esposizione, nella presentazione dell'interpellanza: una cosa è il rispetto del pregio architettonico, un'altra cosa, a un livello superiore, è il recupero della capacità narrativa dell'edificio, così come un conto è l'esperienza in restauro, altra cosa, su un livello diverso, è la sensibilità evocativa, la capacità di saper rendere evocativo un oggetto edilizio a restauro fatto.

Vero è che la norma ci chiede semplicemente il rispetto degli elementi di pregio, la conservazione, la tutela e la valorizzazione degli elementi di pregio, così come tutte le dinamiche che riguardano la letteratura del restauro.

Narrazione e sensibilità sono un livello diverso, appartengono alla capacità del progettista e alla capacità del committente a richiedere esattamente questa funzione narrativa.

Lei mi ha accennato che scritte e lapidi verranno conservate; questo rientra nella dimensione narrativa, perché è estremamente importante che un oggetto edilizio...2397

tra l'altro questo è tipico di un buon progetto di restauro svolto da un architetto, proprio la capacità di riuscire a fare in modo che l'oggetto edilizio continui a comunicare, quindi non sia soltanto un contenitore di funzioni, ma che sia espressione di una narrazione.

La storia di un oggetto edilizio è un po' come il documento d'identità, deve venir fuori, deve essere letto, deve rimanere come memoria perenne.

Comunque, grazie per la risposta, le chiederei comunque di vigilare perché questo spirito e questa sensibilità possa essere garantito.