Oggetto del Consiglio n. 2346 del 20 aprile 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2346/XVI - Interrogazione: "Attività svolta per agevolare il recepimento della normativa concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano".
Bertin (Presidente) - Passiamo ora al punto n. 23 dell'ordine del giorno. Risponde l'assessore Sapinet.
Sapinet (UV) - Grazie collega Restano per l'iniziativa, dove si chiede quale sia l'attività svolta per agevolare il recepimento della normativa in parola da parte di tutti gli attori interessati alla gestione e alla sicurezza delle acque destinate al consumo umano, dalla captazione fino alla distribuzione nei punti d'uso, ivi compresi tutti i materiali e le sostanze destinate a venire a contatto con le predette acque. Torniamo sulla tematica acqua, un argomento che ci vede trasversalmente interessati, sicuramente e direttamente le strutture dell'Assessorato, sia nella gestione del territorio sia per quello dell'ambiente, tematica che affrontiamo insieme all'agricoltura e, in questo caso, insieme alla struttura igiene, sanità pubblica e veterinaria dell'Assessorato alla sanità e politiche sociali, che ringrazio per la collaborazione nella risposta, oltre che ovviamente a USL, BIM e ARPA.
Come ricordato, con il decreto legislativo del febbraio 2023 n. 18, lo Stato italiano ha recepito la direttiva dell'Unione europea n. 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano. Lo scopo di questa nuova direttiva è di proteggere le persone che vivono nell'Unione europea dagli effetti negativi derivanti dal consumo di acqua contaminata, garantendo che l'acqua destinata al consumo umano sia salubre e pulita. Tale direttiva fa seguito alle precedenti direttive che fin dal 1988 hanno profondamente modificato le azioni di tutela delle acque che erano definite potabili, estendendo le tutele a tutte le acque che in qualsiasi processo produttivo, relativo al consumo alimentare e a ogni uso, coinvolgesse l'essere umano. Inoltre era previsto, all'epoca, che le acque fossero tutelate fin dalla loro origine, con tutti i provvedimenti conseguenti anche nella nostra regione, per l'individuazione delle aree di tutela e di protezione dei punti di captazione.
Le novità inserite con la direttiva 2020/2184 coinvolgeranno i gestori dei sistemi idropotabili, gli operatori del settore di trattamento delle acque destinate al consumo umano e direttamente anche i cittadini. In particolare, tra gli elementi di novità, figurano l'aggiornamento dell'elenco dei parametri, l'uso dell'approccio basato sul rischio, la trasparenza sulle questioni relative alle risorse idriche e l'accesso a informazioni aggiornate da parte dei consumatori, l'introduzione dei requisiti minimi di igiene e qualità di materiali che entrano in contatto con l'acqua potabile, nonché i reagenti chimici e i materiali filtranti utilizzati per il trattamento; infine, le disposizioni volte a migliorare l'accesso all'acqua potabile sicura per i gruppi vulnerabili ed emarginati e un accesso migliore per chi già ne beneficia.
In relazione agli standard qualitativi, sono previste modifiche restrittive per alcuni parametri, l'introduzione di nuovi parametri da monitorare e l'istituzione di un elenco di controllo per sostanze o composti che destano preoccupazione per la salute presso l'opinione pubblica o la comunità scientifica. Di particolare rilevanza nell'ambito delle disposizioni introdotte, l'opportunità di indirizzare l'individuazione dei pericoli e degli eventi pericolosi anche in relazione ai rischi derivanti ai cambiamenti climatici e da perdite.
Non ultimo, è vivo il tema dell'informazione al pubblico in termini sia di accesso più agevole alle informazioni trasparenti ed aggiornate sulla produzione, gestione e qualità dell'acqua potabile erogata, sia sulle implicazioni del consumo di acqua per rafforzare la fiducia nell'acqua fornita e nei servizi idrici. Questo per fare il punto sulla nuova norma.
Alla luce di quanto precede, il dipartimento programmazione risorse idriche e territorio ed il dipartimento ambiente, con il supporto di ARPA, hanno promosso un primo incontro fra gli attori interessati, coinvolgendo sin da subito il BIM e attraverso di esso la società unica di gestione appena costituita, nota come SEV, Services des Eaux Valdôtaines. Infatti, il decreto legislativo appena approvato prevede una definita progressione delle attività da compiere, che vedono una prima scadenza collocata a gennaio del 2024 per poi concludersi entro gennaio del 2036.
Nel corso della riunione tenutasi in data 24 gennaio, quindi una riunione prima dell'approvazione del decreto, l'ARPA ha esposto alcune elaborazioni dei rilevamenti effettuati negli ultimi 20 anni presso le sorgenti, circa mille campioni all'anno, finalizzati a ottimizzare la rete di campionamento e in particolare volta a identificare numero e distribuzione di positività, identificare numero e distribuzione di superamenti, definire i trend quantitativi e definire un modello predittivo. Da queste rilevazioni emerge un numero limitato di percentuali di superamento, un numero considerevole di parametri che non hanno mai registrato positività e alcuni parametri che mostrano trend di aumento e diminuzione nell'ultimo ventennio. La base dati ottenuta omogenea e aggiornabile potrà fungere quindi da base conoscitiva per una rivisitazione della rete di misura e campionamento.
Si tratta certamente di una prima valutazione che può costituire la base, per determinare il grado di rischio delle aree afferenti ai bacini, ma sicuramente non esaustiva. Sia per la necessità di irrobustire un sistema informativo che c'è ma che va rafforzato, mediante una sistematica raccolta dei dati cartografici, sia per i sempre più sensibili effetti delle crisi siccitose, derivanti dal cambiamento climatico, che determinano una maggiore esposizione al rischio decadimento qualitativo delle risorse idriche; ne avevamo parlato già in altre iniziative, il rischio di questa crisi idrica, oltre a un discorso di quantità d'acqua, ci pone un problema anche di qualità. Parallelamente, USL ha un archivio cospicuo di analisi effettuate al rubinetto che sono complementari ai rilievi ARPA.
In esito a un secondo incontro, che si è svolto il 24 di febbraio, si è condiviso il programma di attività da realizzare nei prossimi mesi, dettagliatamente in cinque punti.
Il primo punto: la Regione, per tramite dei tre dipartimenti interessati, quindi territorio, ambiente e sanità, dovrà formulare un piano di lavoro che includa anche gli enti strumentali ARPA, azienda USL e BIM, al fine di rispettare il cronoprogramma imposto dal decreto. Il secondo punto: la azienda USL valuti i dati delle proprie analisi storiche, incrociando le informazioni disponibili presso ARPA. Terzo punto: USL, BIM e ARPA, con il supporto della struttura gestione demanio idrico, avvia il confronto dei dati sulle diverse piattaforme, anche finalizzato a ridefinire nuovi punti di campionamento, capitalizzando l'esperienza maturata, procedere con la mappatura della zona di distribuzione rispetto a quella servita. Quarto punto: il BIM attiverà i Comuni nei possibili adempimenti da effettuare prima del passaggio delle competenze. Quinto punto e non ultimo: la Regione dovrà avviare i necessari contatti presso INVA, per la creazione del sistema informativo di riferimento che sarà parte del sistema informativo del servizio idrico integrato previsto dalla legge regionale n. 7 del 2022.
Avevamo parlato ieri durante l'esame del disegno di legge n. 87 della tematica, ma credo che oggi con quest'iniziativa ci torniamo, sicuramente ancora più opportuna, l'abbiamo detto, nei prossimi mesi saremo chiamati a decidere sull'assetto futuro delle gestioni delle risorse idriche. L'esame e la discussione del piano di tutela delle acque sarà sicuramente un momento molto importante, un momento strategico nel quale torneremo ad affrontare la questione acqua.
Come dicevo poco fa, abbiamo spesso parlato di un problema di quantità ma è assolutamente corretto prendere in considerazione il problema della qualità, così come stiamo facendo e così come faremo.
Presidente - Replica il consigliere Restano.
Restano (GM) - Grazie Assessore per la sua risposta. È una risposta che non ritengo soddisfacente, estremamente tecnica, la risposta che può dare un dirigente preparato quali quelli che lei ha a suo servizio, ma la domanda era tutta un'altra. La domanda riguardava la visione che il Governo ha su questa tematica, non era una risposta tecnica e chiedeva quello che era stato fatto, non quello che si farà, perché il cronoprogramma, quello stampato, ce l'abbiamo tutti, è troppo facile; è la visione politica! La Valle d'Aosta non è la pianura Padana, non è né l'Olanda né il Belgio. La Valle d'Aosta ha una conformazione territoriale completamente diversa rispetto ad altre realtà. Noi siamo la regione dei quattro 4000, abbiamo le sorgenti di montagna, abbiamo i ghiacciai, e la carenza idrica che stiamo vivendo ci pone in allarme, ma ci poneva già in allarme tempo addietro.
È vero, lei ha citato delle norme, il dpr n. 236 del 1988, ma le ricordo, collega, che le acque superficiali erano trattate anche dalla n. 152 del 1996, e già lì si parlava di classificazione. Io non l'ho citato nella mia interrogazione, ma sarebbe interessante sapere dal 1996 a oggi se sono state classificate le acque, perché la problematica che stiamo vivendo da due anni a questa parte, cioè quella della carenza idrica, l'ho già accennato ieri, ci impone il prelievo di acque superficiali. Lei ha citato il piano territoriale delle acque e ha accettato una sfida, perché mi ha risposto lei, ma la tematica è un'altra, la tematica è sanitaria. Lei farebbe operare una persona dal collega Chatrian? Farebbe fare un'isterectomia a una donna dal collega Chatrian o andrebbe dal collega Barmasse? In questo momento si sta occupando di un tema sanitario chi non ne ha la competenza. La visione è questa: ci vanno persone competenti. È vero, non l'ha citato esplicitamente, oggi si parla dell'approccio One Health, multisettoriale, ma chi deve governare la baracca quando si parla di salute e di sanità? L'ingegnere o il medico? In alcuni casi dovrebbe contare un pochino di più il medico, perché poi alla fine è quello che fa le valutazioni. Allora, mi fa specie che mi risponda lei, doveva rispondermi qualcun'altro.
Io la ringrazio perché ha accettato la sfida, però noi volevamo sapere quella che è la visione politica. Poi i dirigenti sono bravi, sono tutti competenti e fanno il loro mestiere, ma noi dove vogliamo andare con la baracca? Dove vogliamo portarla? Qual è la problematica? Quando parliamo di inquinamenti di nichel e di cadmio, sappiamo dove ci portano? Sappiamo che ci portano a dei tumori e a degli importanti eczemi? Vogliamo evitarli o rimandiamo sempre la palla, al di là dell'acronimo SEV, ai sindaci e ai cantonieri che poi sono quelli che sanno dove andare a pescare l'acqua?
C'è gente che ci ha dedicato la vita a questo settore e noi non possiamo estrometterli. Ce ne sono pochi di competenti in questo settore e dobbiamo utilizzarli e valorizzarli. Questo non viene fatto, e non si sa soprattutto quale sia l'orientamento. Non è lei che ovviamente mi può rispondere, perché è pochi giorni che siede su quella sedia, però l'orientamento andava dato un anno fa, un anno e mezzo fa, due anni fa, e non ci risulta niente, perché lei non mi ha risposto su questo punto.
Comunque le dico che la classificazione è dal 1996 che andava fatta e a oggi non è fatta. Il registro che lei ha citato, andava già fatto in precedenza, e noi oggi ci troviamo a doverlo ancora fare. Allora, molto onestamente le chiedo invece un impegno, ma lo chiedo anche al collega Marzi, di prendere in mano la questione. L'ho già richiamato su questo tema in passato, l'ho fatto ancora ieri, ma vorremmo vedere un impegno concreto, un'immissione di risorse, perché la produzione di acqua potabile non è solo tubi e depuratori, è qualcosa di più per la nostra cittadinanza.