Oggetto del Consiglio n. 2241 del 4 aprile 2023 - Resoconto
OGGETTO N. 2241/XVI - Interpellanza: "Avvio di una riforma degli istituti professionali in funzione di una maggiore attrattività per i giovani valdostani".
Bertin (Presidente) - Punto n. 16. Illustra il consigliere Ganis.
Ganis (LEGA VDA) - Quest'iniziativa vuole evidenziare da una parte la situazione di difficoltà nella quale vertono molte aziende ed imprese valdostane, dall'altra la difficoltà delle aziende nel reperire personale specializzato e professionale. Se da una parte il caro energia, la crisi pandemica e la guerra ancora in corso hanno aumentato i costi delle materie prime, mettendo così in difficoltà molti imprenditori, dall'altra si è constatato che per l'imprenditoria valdostana appare evidente la difficoltà di reperire personale qualificato e non. Le nostre imprese, oltre ad affrontare le difficoltà economiche dovute alla crisi in atto, sono messe a dura prova nel nostro settore produttivo. Si trovano così ad affrontare anche il problema di tipo occupazionale, tant'è che molte imprese si sono rivolte al Governo per chiedere delle misure di sostegno mirate a rafforzare la crescita e l'occupazione.
In merito a queste considerazioni, evidenziate anche dal presidente di Confindustria, appare chiara la difficoltà di reperire personale qualificato, soprattutto fra i giovani. Questo è dovuto in parte a un approccio diverso del mondo del lavoro che, in questi ultimi anni, pare drasticamente cambiato e con esso l'universo di riferimento, tant'è che oggi un buon lavoro non è più quello in cui viene offerto uno stipendio vantaggioso, ma entrano a far parte anche delle dinamiche diverse, come ad esempio la possibilità di gestire il proprio tempo, scegliere dove e poter lavorare, da casa o dagli uffici, non tutti i giorni della settimana, però la cosa più importante resta il fatto di sentirsi riconosciuti per il proprio contributo. Queste necessità, sommate al fatto che molti giovani prediligono oggi gli istituti scientifici a scapito di quelli professionali, fanno sì che la situazione lavorativa tra i giovani diventi alquanto preoccupante.
Dico questo perché andrebbe, a questo punto, analizzato il fatto che da una ricerca sul rapporto delle assunzioni 2022-2026, redatto da Unioncamere, le professioni più richieste saranno quelle specialistiche e tecniche, quelle impiegate nei servizi sanitari e sociali, e la nostra ragione lo rappresenta appieno, ma anche operai specializzati e artigiani. Altri settori che avranno bisogno di personale in termini di fabbisogno e occupazione, sarà quello del commercio e turismo, ponendo una particolare attenzione al mondo occupazionale del settore green e di quello digitale.
In un momento di difficoltà bisogna essere pronti a cambiare rotta e a indirizzare i nostri giovani verso un mondo in continua evoluzione e trasformazione, ma non solo. Essendo che l'Italia è un paese manifatturiero (per quello che c'è rimasto, nel senso che c'è poco ormai) con un'industria così forte, bisognerebbe laureare ogni anno discipline scientifiche e tecnologiche, almeno il 3 percento dei giovani, cominciando così dai nostri istituti professionali che andrebbero rilanciati al fine di dare delle opportunità concrete ai nostri ragazzi.
A questo punto leggerei l'impegnativa, per lasciare anche la parola al consigliere Perron. I Consiglieri interpellano l'Assessore competente per conoscere se vi siano state delle interlocuzioni da parte del Governo regionale con le associazioni di categoria, al fine di trovare delle soluzioni volte a soddisfare l'attuale domanda di lavoratori specializzati e se sia intenzione del Governo regionale dare corso, come più volte annunciato, a una riforma del sistema degli istituti professionali rendendoli più attrattivi per i nostri giovani, affinché possano, negli anni, trovare la giusta collocazione nel mondo del lavoro.
Presidente - Consigliere Perron, per i minuti restanti.
Perron (LEGA VDA) - A compendio di quanto ha già detto in realtà il collega. Il fatto che l'Italia sia un paese manifatturiero: siamo la seconda manifattura dopo la Germania, in più siamo basati sul settore delle piccole e medie imprese, quindi avere una mancanza di formazione pesa in maniera particolare.
C'è poi il problema culturale. Chi viene dalla scuola e da certi istituti tecnici e professionali sa che abbiamo questa tara, per cui per molti genitori avere i figli che si iscrivono a un professionale è qualcosa che diminuisce le loro capacità. In realtà, questo meccanismo, questa forma mentis, va smontata perché non è affatto vero; a parte che ci sono tanti tipi di intelligenze. Io ho visto personalmente ragazzi che nelle ore di letteratura facevano una fatica gigantesca, ma poi erano geniali nelle loro attività, quindi piuttosto ben venga meno letteratura, ma molto di più quello che è il loro settore. E poi molti ragazzi che ho avuto, li ritrovo adesso in giro e li vedo realizzati, che lavorano e che guadagnano anche bene. Quindi questi sono elementi importanti.
Abbiamo quello che viene chiamato in inglese il mismatch della domanda e dell'offerta, il disallineamento. Usare le parole inglesi non mi piace, anche prima sentivo gang giovanili: non mi piace, poi per fortuna le nostre non sparano, perché aggiungendo un'onomatopea poi si andrebbe in altri campi semantici; questa la capiranno in pochi, ma forse è meglio così. Comunque abbiamo un problema di orientamento e sappiamo che più del 50 percento dei nostri ragazzi si iscrive ai licei. Nulla contro i licei, ci mancherebbe, però poi abbiamo dei ragazzi che anno difficoltà, che non riescono ad andare avanti, perché probabilmente non hanno le competenze necessarie per andare avanti, e c'è questa sorta di scivolo: sono ai licei, vengono bocciati, oppure cambiano scuola ancora prima di essere bocciati, finiscono ai tecnici, dai tecnici a volte finiscono ai professionali e poi vanno a finire magari negli IFP, che sono tra l'altro dei corsi che funzionano, grazie al cielo che ci sono, ma sono dei ragazzi che hanno perso del tempo nella migliore delle ipotesi e nella peggiore si ritrovano a fare delle cose per cui non sono interessati.
Questi sono problemi grossi, più volte è stata annunciata questa riforma dei professionali, quindi vi chiediamo a che punto siete; è una riforma importante. Temo che a lungo termine il problema in Valle non sarà quello della disoccupazione, forse i prossimi anni saranno caratterizzati da questo: non sarà tanto la disoccupazione, sarà il problema di trovare la gente che lavora. Questo succede nel settore turistico, succede nel settore delle imprese, oppure nella pubblica amministrazione, anche lì ci servono competenze adeguate. Saranno questi i problemi e lì dobbiamo andare a guardare per formare della gente, perché ormai oggi abbiamo bisogno di gente formata. Oggi è tutto più complicato rispetto anche solo trent'anni fa quando uno usciva dalle medie, non c'era l'obbligo scolastico e andava a fare dei lavori poco qualificati e si realizzava. Oggi no, quindi bisogna metter mano e avere una visione di lungo termine, quindi vi chiediamo a che punto siete.
Presidente - Risponde l'assessore Bertschy.
Bertschy (AV-VdA Unie) - Rispondo per quanto riguarda il primo quesito, che è quello se vi siano state delle interlocuzioni da parte del Governo regionale con le associazioni di categoria, al fine di trovare delle soluzioni volte a soddisfare l'attuale domanda di lavoratori specializzati. Come abbiamo fatto in precedenza, con l'assessore Caveri e con l'assessore Guichardaz abbiamo iniziato un'attenta collaborazione ovviamente nel rispetto delle deleghe, ma con l'obiettivo di lavorare insieme per cercare di dare continuità a tutta una serie di azioni che sono state messe in campo.
Per venire alla risposta al quesito, la concertazione, ma soprattutto il confronto, c'è, c'è da tempo, abbiamo iniziato, e chi è parte del Consiglio per le politiche del lavoro lo sa bene. L'Assessorato all'istruzione è un componente del Consiglio per le politiche del lavoro, ma ci sono tutte le associazioni di categoria, ci sono tutti i rappresentanti delle imprese. Questo dialogo è iniziato da tempo e ci ha permesso di costruire il primo piano delle politiche del lavoro - in questo momento siamo al lavoro per costruire il secondo piano delle politiche del lavoro - e di mettere in campo delle iniziative molto precise. Per esempio, è stato rivisitata e ampliata la possibilità di formazione attraverso gli IFP ed è stato istituito l'anno scorso il percorso professionalizzante di tecnico informatico quadriennale. E quest'anno, sempre se troveremo il numero di allievi necessari a far partire il percorso, ripartirà il percorso da tecnico elettrico.
Questo in conseguenza di un'analisi delle necessità del mercato e facendo delle attente valutazioni tra quelle che sono le necessità, ma anche i limiti attuali che sono quelli dati dal numero di giovani. Il calo demografico colpisce in maniera importante quest'impostazione delle nostre politiche, insieme all'Assessorato all'istruzione, perché ampliare troppo la gamma vuol dire alla fine non centrare in maniera significativa le priorità di intervento, perché rischiamo poi di non poter far partire i percorsi.
È stato fatto un ulteriore lavoro, per esempio, permettendo ai ragazzi in uscita dalla dalle scuole superiori di frequentare anche i corsi ITS: sono circa una quarantina oggi i voucher erogati e su questo stiamo cercando di sensibilizzare le famiglie, prima ancora che i giovani, sulla necessità di completare anche i percorsi, frequentando queste nuove possibilità che vengono date.
C'è un lavoro attento sul duale, sui tirocini e abbiamo nell'ultimo periodo anche inserito l'apprendistato di primo livello che, anche questo, se ben compreso dal mercato del lavoro e delle aziende, potrà permettere a tanti giovani di inserirsi.
In generale la cosa più importante, e vado alla conclusione del mio intervento, sarà quella di analizzare, e lo faremo. È stato costituito un tavolo sull'orientamento, quest'anno ci sarà una prima edizione di un'iniziativa nuova che inizierà quest'anno, per cercare di orientare meglio i ragazzi e fare un po' di sensibilizzazione culturale verso le famiglie. Noi abbiamo chiesto di analizzare i dati di provenienza di iscrizione dalle scuole medie alle superiori da parte dei vari istituti, perché vogliamo anche capire se tutti gli istituti propongono nella maniera corretta la possibilità che viene data nella fase poi di uscita dalle scuole medie, o se invece ci troviamo con degli istituti che hanno meno sensibilità al riguardo di queste possibilità. Ma soprattutto vogliamo analizzare i dati, purtroppo, dell'insuccesso scolastico del secondo anno di scuola: da dove arrivano questi ragazzi, quali sono le difficoltà che vivono, cosa gli è stato proposto, per evitare che i ragazzi facciano delle esperienze che poi non li gratificano e non li mettano in condizione di esprimere i propri interessi e il proprio talento.
Quindi, c'è un'azione ad ampio raggio che continuerà, come ci siamo detti nel Consiglio per le politiche del lavoro, per dare la migliore risposta possibile a quelle che sono le esigenze sia del mercato del lavoro ma soprattutto delle persone.
Presidente - Assessore Jean-Pierre Guichardaz per i minuti restanti.
Guichardaz J. (FP-PD) - Per rispondere alla domanda 2, se sia intenzione del Governo regionale dare corso a una riforma del sistema degli istituti professionali, rendendoli più attrattivi per i nostri giovani, eccetera. Si conferma l'intenzione, da parte dell'Amministrazione regionale, di procedere con una revisione dei percorsi dell'istruzione tecnico professionale, anche alla luce della nuova riforma proposta a livello nazionale, il decreto legge n. 144 del 2022, il famoso decreto aiuti ter, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 223 del 2022, nella parte sulle misure per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di istruzione, quindi mi riferisco agli articoli 26, 27 e 28.
Per dare risposta alla domanda diffusa di una formazione di qualità e fornire opportunità sempre più interessanti ai nostri giovani, occorre pensare a un processo di riforma che si concretizza in un nuovo modello organizzativo più flessibile, basato sulla personalizzazione, sulla valorizzazione delle competenze e su una maggiore attenzione alle esigenze del tessuto produttivo; ce lo siamo detto e l'avete anche voi più di una volta fatto notare.
In un'ottica di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, occorre puntare a un biennio sostanzialmente unitario, seguito da un triennio finalizzato all'approfondimento della formazione dello studente, tenendo in considerazione il raccordo con i percorsi dell'istruzione e della formazione professionale. L'obiettivo fondamentale è quello di formare cittadini sempre più maturi, autonomi, consapevoli e responsabili, in grado di acquisire strumenti per crescere, costruirsi un futuro in ulteriori percorsi di studio o direttamente nel mondo del lavoro.
Per raggiungere quest'obiettivo il sistema scolastico e formativo deve investire ovviamente adeguate risorse finanziarie e professionali. Occorrono innanzitutto classi meno numerose, con più insegnanti tecnico pratici, in piena integrazione con gli insegnanti curricolari, più fondi per laboratori e attrezzature specialistiche, ora accessibili grazie ai fondi del PNRR, e una maggior valorizzazione dell'autonomia scolastica, oltre a un piano formativo mirato per i docenti. L'istruzione tecnico professionale punta a diventare quindi un laboratorio permanente di ricerca e innovazione, in continuo rapporto con il mondo del lavoro che è il motore di sviluppo e di crescita.
Il testo normativo, al quale mi sono riferito, stabilisce che i nuovi regolamenti dovranno mirare alla ridefinizione e all'aggiornamento degli indirizzi, per rafforzare le competenze linguistiche, sviluppando i processi di internazionalizzazione degli istituti. Anche questo è un tema di cui più volte si è parlato in quest'aula. L'obiettivo è di realizzare lo spazio europeo dell'istruzione, in coerenza con gli obiettivi dell'Unione Europea in materia di istruzione e formazione professionale e STEM. Dovranno anche orientare il piano di studi alle discipline inerenti all'industria 4.0, così da connettersi maggiormente al tessuto socioeconomico di riferimento, valorizzando la metodologia didattica per competenze, caratterizzandola con la progettazione interdisciplinare.
Presidente - Per la replica, il consigliere Ganis.
Ganis (LEGA VDA) - Grazie agli assessori per le risposte. Per quanto riguarda la prima risposta, analizzare il mercato attuale è senza dubbio una priorità e quindi i dati, come ha detto lei, Assessore, sono importanti, al fine di conoscere le figure più professionali da adattare al mondo del lavoro, infatti ogni regione ha delle caratteristiche e diversità.
Da una previsione fatta da Unioncamere - io penso che anche voi un occhio lo date a queste informazioni - per i lavoratori previsti in entrata nelle imprese per settori di attività, si registra un incremento percentuale nel settore del commercio, nella ristorazione e nel settore turistico, e questo anche per la nostra regione. Quindi è importante riuscire a intercettare queste professioni, attraverso una politica mirata, come ha detto lei, Assessore, volta a creare delle sinergie tra le associazioni di categoria, le imprese, i lavoratori e la pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda invece la riforma del sistema degli istituti professionali, ben venga. In via informale con lei, Assessore, abbiamo fatto una chiacchierata sul problema, evidenziando che molto spesso sono proprio le famiglie a dirigere i figli nello scegliere i vari percorsi di studio. Per questo motivo, per indirizzare i giovani, sarebbe opportuno analizzare, anche lì parlo di dati, e fare delle ricerche approfondite sulle nuove professioni che sono quelle più richieste negli ultimi anni, in modo da orientare i nostri giovani sul fabbisogno occupazionale e professionale. Come? Partendo dalla formazione, come ha ben evidenziato il collega Perron, quella che avviene all'interno delle scuole, in modo da creare delle persone responsabili, e questo l'ha detto anche lei, Assessore, e con delle competenze professionali, affinché possano essere appunto inseriti nel mondo del lavoro.
Visto che la nostra società è in continua trasformazione e anche l'industria 4.0 è in evoluzione, serviranno delle persone sempre più preparate, competenti e aggiornate. Ricordo che in Italia solo l'1 percento degli studenti fa percorsi di formazione professionali, basti pensare che la Francia è al 18 percento e la Germania al 34 percento. I nostri giovani, a nostro avviso, vanno aiutati e indirizzati nel modo migliore, affinché possano trovare la giusta collocazione nel mondo del lavoro; la politica, a nostro avviso, ha anche questo compito. È importante anche in questo caso creare delle sinergie tra scuola, giovani e imprese.
Per questi motivi, tenuto conto che l'argomento è di grande importanza per il futuro dei nostri giovani, occorre a questo punto riformare gli istituti tecnici e professionali valorizzandoli al meglio, perché essi rappresentano un volano di opportunità per il futuro dei giovani. Occorre rafforzare il rapporto tra scuola e lavoro, cercando di adattarli al tessuto socioeconomico attuale sempre in movimento e trasformazione. Ben venga la riforma degli istituti professionali, come ha ben evidenziato lei, Assessore.