Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2184 del 22 marzo 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2184/XVI - Approvazione della proposta di complemento regionale per lo sviluppo rurale del piano strategico della PAC 2023/2027 della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste.

Bertin (Presidente) - Passiamo al punto n. 9. A complemento della PAC è stato depositato dall'Assessore all'agricoltura un emendamento sostitutivo dell'intero allegato. In sede di coordinamento occorre modificarlo, pertanto in premessa l'atto seguente... a pagina 3 il penultimo paragrafo è sostituito dal seguente: "preso atto della versione finale del piano strategico, è approvata dalla Commissione europea con decisione di esecuzione C20228645 del 2 dicembre 2022". Inoltre a pagina 5, secondo paragrafo, è modificato come segue: "preso atto della necessità e urgenza di approvare la proposta di complemento regionale per lo sviluppo rurale 2023-2027 di cui al presente atto, il quale deve essere adottato formalmente a seguito della decisione comunitaria di approvazione del PSP".

Si è prenotato l'assessore Carrel a cui passo la parola.

Carrel (PA) - Il documento che portiamo in Consiglio regionale quest'oggi è un documento su cui ha già lavorato l'assessore Sapinet prima di me, è già stato discusso in III Commissione e oggi ci apprestiamo ad approvarlo per rilanciare e iniziare a programmare il percorso della PAC 2023-2027 in Valle d'Aosta. È necessario prima di tutto fare alcune premesse per ricordare che questo è un anno un po' particolare in cui avremo la sovrapposizione e quindi il termine del PSR 2014-2022, che poi è stato aggiunto nel 2021 e 2022, e quindi vi è la possibilità di rendicontare i fondi sino al 31 dicembre 2025, e la nuova PAC e quindi il nuovo complemento regionale per lo sviluppo rurale 2023-2027 di cui oggi iniziamo a discutere e approviamo in Consiglio la prima versione, il primo testo ufficiale.

Come noto, il programma di sviluppo rurale 2014-2022 della Valle d'Aosta è tra i più performanti a livello nazionale, è il secondo dopo quello di Bolzano e ad oggi registra una spesa pari al 79 percento dell'intera dotazione. Questo, permettetemi di dirlo, è anche grazie a un estremo lavoro delle strutture competenti, sia interne alla Regione, sia di AREA ed è sicuramente un risultato buono su cui però non possiamo soffermarci e fermarci, perché in questi ultimi mesi vi sono stati chiusi altri bandi, quali l'insediamento dei giovani agricoltori, la misura 6.1.1, la misura a sostegno degli agriturismi, la 6.4.1, e del settore forestale, le misure 8 e 16, ma altri, quali, ad esempio, i piani di investimento delle giovani aziende, la misura 4.1.2, si potranno presentare fino alla fine di luglio. Novità vi sono anche sul fronte del Leader che ha visto la recente pubblicazione del bando 6.4.2.

Quello che andiamo a discutere oggi in Consiglio regionale è un testo che si differenzia dalla strategia e dalla politica europea agricola del 2014-2022, perché prima vi era una politica diretta tra Regione e quindi la Regione discuteva direttamente il PSR con l'Europa. Oggi, invece, abbiamo un solo piano strategico, uno a livello nazionale, che è il PSP, che è stato approvato il 2 dicembre del 2022, e poi vi sono una serie di documenti, appunto di complementi regionali per lo sviluppo rurale 2023-2027, che vengono approvati dalle varie Regioni per attuare e rendere più efficienti ed efficaci gli interventi, cercando di attualizzarli alla nostra realtà. Questo unico strumento di programmazione è valido per entrambi i pilastri, quello che include sia i pagamenti diretti, sia quello che include gli interventi di sviluppo rurale, è quindi un cambio concettuale della politica agricola europea ed è un cambio al quale dobbiamo adattarci; è un cambio che, non nego, presenta delle difficoltà, perché, come tutti i cambi, soprattutto quando vengono gestiti da altri enti, in questo caso il Governo centrale, richiedono dei tempi di adattamento e quindi i nostri uffici spesso vedono arrivare all'ultim'ora anche delle circolari dai Ministeri competenti che poi devono recepire e su cui poi devono apportare delle modifiche. Tutto questo sistema è sicuramente oggetto di discussione con gli altri Assessori all'agricoltura e con il Ministero proprio per cercare di essere più efficienti possibili. Un altro cambio fondamentale è l'aspetto del termine di rendicontazione e di liquidazione.

Per quanto riguarda il PSR, avevamo una strategia N+3, quindi avevamo un arco di tempo di 3 anni, del triennio, per poter rendicontare tutte le spese e liquidarle, con il nuovo CSR e con il nuovo PSP invece abbiamo un arco temporale di N+2, quindi abbiamo una necessità di essere anche più efficaci ed efficienti anche nel pagamento, quindi sarà necessario andare a lavorare anche sotto questo aspetto. Questo nuovo modello è un modello "New Delivery Model", preso appunto dal PSP ed è un modello che sposta l'attenzione dagli adempimenti burocratici a quello dei risultati. Cerca cioè di andare ad analizzare dei set di indicatori, quali di contesto, di output, di risultato o di impatto e questo credo sia un cambio metodologico e di visione fondamentale all'interno del quale, come Regione Valle d'Aosta, dobbiamo assolutamente ragionare, perché sburocratizzare è sicuramente uno degli aspetti più importanti su cui dobbiamo lavorare quando parliamo di fondi europei a ogni tipo di livello, ma anche e soprattutto quando parliamo dei fondi europei per le politiche agricole comunitarie e a sostegno del nostro mondo agricolo. Proprio grazie a questa nuova visione che l'Italia ha e l'Europa richiede, dobbiamo cercare di attuare delle politiche che vadano in questa direzione ed essere più efficienti possibili: ecco perché anticipo che questo documento sarà poi oggetto di varie discussioni nel prossimo mese con le varie associazioni, ma anche con gli allevatori e tutti gli agricoltori presenti sul territorio per poter apportare e prendere tutte le modifiche utili da proporre poi al Ministero in attesa delle finestre che possono aprirsi e si apriranno verso la fine dell'anno per apportare delle modifiche sia al PSP, sia al CSR nell'autunno. Questo quindi è il primo passo su cui dobbiamo assolutamente lavorare e dobbiamo cercare di migliorare questo testo, che è già un testo sicuramente che porta avanti una determinata visione e un determinato modo di fare agricoltura per il futuro. Questa credo che sia la sfida che ci attende e su cui dobbiamo assolutamente lavorare.

Vi sono stati - e ve li abbiamo presentati lunedì - degli emendamenti che vanno nella direzione richiesta anche dal CELVA ma anche da altre associazioni di categoria di andare a prestare una maggiore attenzione alle aree più marginali. In particolare quelle più di difficile accesso e di difficile coltivazione, nell'ottica di favorire lo sviluppo e il recepimento di tali aree, evitando l'abbandono dei territori. Per questo motivo, soprattutto la misura SRB01, "Indennità zone montane", è stata divisa in tre fasce: una fascia sotto i 700 metri di altezza, una fascia dai 700 ai 1.200 metri di altezza e una fascia dai 1.200 metri di altezza in su, esattamente com'era previsto dal PSR 2014-2022.

Un'altra modifica che sicuramente agevola le imprese è quella di inserire la superficie minima di impegno, il SOI, che era pari prima nel PSR a 1 ettaro, oggi si sposta a 0,5.

Inoltre vengono inserite le colture specializzate che sono state maggiormente declinate al fine di confrontarsi con il SIAN. Questo è il sistema con cui poi dobbiamo come Assessorato presentare, inserire tutte le richieste, quindi andare a monte ad agevolare questo lavoro e a declinare direttamente le colture specializzate, esattamente come viene richiesto dal SIAN, è un processo che ci aiuta poi a essere più efficienti.

Infine è stato aggiunto un premio aggiuntivo delle pendenze, non solamente per i prati, ma anche per le colture.

L'ultima modifica è una modifica concettuale ma anche politica ed è quella che ammette... prima nel testo originale vi era l'ammissibilità di chi aveva sede legale e operativa in Valle d'Aosta, con quest'emendamento andiamo ad aggiungere un e/o, quindi una sede legale e/o una sede operativa in Valle d'Aosta, questo perché molte aziende che hanno magari sede legale appena fuori dal confine della Valle d'Aosta ma esercitano la loro attività all'interno del nostro territorio sono delle aziende che aiutano a mantenere il nostro territorio, aiutano e contribuiscono in qualche modo a valorizzare la nostra montagna, la nostra agricoltura e quindi era giusto includerle all'interno di questi aiuti. Aiuti che proprio in conclusione ricordo ammontano a 92 milioni di euro nei prossimi cinque anni, quindi sicuramente un pacchetto molto importante, un pacchetto che oggi approviamo in Consiglio regionale e su cui vi è, da parte mia e da parte di tutte le strutture, la massima disponibilità a discutere per poter apportare tutte le modifiche che riteniamo e che le associazioni di categoria e i diretti interessati ritengono di poter apportare, ovviamente compatibilmente con le norme europee e le norme di cui ci richiede il rispetto il Governo centrale attraverso il PSP. Purtroppo c'è stata la scelta di andare nella direzione di accentrare queste scelte a livello di Governo nazionale, questo è un passaggio in più che dobbiamo fare ma sicuramente potremo cogliere questa sfida e apportare tutte le modifiche che riteniamo opportune cercando la collaborazione con le altre Regioni, soprattutto le altre Regioni alpine, per apportare delle modifiche che possano andare nella direzione per rendere questo pacchetto di aiuti un pacchetto di aiuti che sia efficiente, efficace e che vada ad aiutare realmente le esigenze della nostra agricoltura di montagna.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Planaz, ne ha facoltà.

Planaz (LEGA VDA) - Grazie Assessore per l'illustrazione di questo programma che direi è il documento fondamentale per la prosecuzione di tutte le attività agricole della nostra Regione e che senza di questo purtroppo... dico purtroppo perché in passato, la PAC nasce nel 1962, forse era meno incisiva a livello territoriale e poi nel susseguirsi degli anni ha avuto un'evoluzione, come illustrato nel documento che abbiamo avuto modo di valutare, però vediamo che in tutti gli anni, se partiamo dal 1962 e poi 1984 e poi 1992, i primi anni della PAC erano meno i cambiamenti che venivano effettuati, i tempi che cambiavano la politica agricola comune erano più lunghi, perché parliamo dal 1962 al 1984 di ben 22 anni dove la programmazione non ha avuto dei grossi cambiamenti... poi dal 1984 al 1992, come si può vedere dai dati, non ci sono state altre modifiche, e poi partendo dal 2003, che ha rivoluzionato tutto il comparto agricolo europeo, perché di questo stiamo parlando: un documento che nasce da una programmazione europea 2003-2013. Nel 2013 c'è stata l'ultima programmazione, non vorrei entrare nei particolari delle programmazioni prima, ma nel 2013-2014-2020 c'era l'ultima programmazione in base alla quale abbiamo lavorato in questo periodo sia come Amministrazione ma anche per tutte quelle regole che tutte le aziende agricole che aderiscono a questo programma devono rispettare, però vediamo che tutte le volte c'è un cambiamento abbastanza incisivo della modalità.

Partiamo dall'inizio che non ci sono neanche delle sovvenzioni, non ci sono molte risorse a fondo perso, per arrivare ad oggi che praticamente tutta l'agricoltura europea, se non è sostenuta con risorse pubbliche, e qui parliamo di risorse pubbliche, non riesce a resistere sul mercato, un po' da vari fattori di mercato, ma non solo, non vorrei prolungarmi ma vorrei restare su questo documento. Diciamo che questo documento che oggi andiamo ad analizzare, e speriamo che poi venga approvato... nel 2019 ci fu un cambiamento proprio nel periodo in cui si decideva il futuro della nuova PAC, un cambiamento, come è giusto che sia, del Parlamento europeo dove si va a prendere le linee guida per poi la programmazione di tutti gli Stati italiani, con questo già forse ha rallentato un po'... perché se pensiamo nel 2019 c'è un Governo nuovo, nel 2020 scade la programmazione, andare a produrre un documento nuovo, oggi siamo nel 2023, sappiamo tutti le difficoltà che ci sono ad approvare un documento di questa valenza, poi non è bastato, perché è subentrata la pandemia che tutti noi sappiamo, che ha rallentato tutte le discussioni, i vari scambi di programmi e le varie esigenze di ogni Regione, perché le linee guida europee partono in un certo modo, poi vengono trasmesse ai Governi nazionali, i Governi nazionali ancora adesso... come lei ha sottolineato, oggi noi dobbiamo adattarci a un programma di politica agricola nazionale. Qui apro una parentesi, lo so che lei si è appena insediato, chi c'era prima di lei l'avrà fatto un po' meno, un po' di più, oggi noi non riusciamo a far capire bene le esigenze dell'agricoltura di montagna, perché non c'è nulla da dire in questo documento, noi vediamo le linee guida europee, vengono incontro a molte difficoltà, hanno tutti i dati delle difficoltà delle zone più svantaggiate e quant'altro, però andare a definire in questo caso un documento europeo, un documento nazionale che vada a soccorrere per tutte le difficoltà di tutti i Paesi... è normale che ci troviamo a discutere dei documenti che a volte non rispecchiano le nostre esigenze, infatti se valutiamo la vicina Regione Piemonte, che per un certo aspetto ha una grande zona di valenza montana, ha cinquanta misure, noi ne abbiamo scelte ventisette, io penso che non sia una scelta del tutto sbagliata non andare a mettere in piedi molte misure, anche perché per la tipicità delle nostre piccole aziende non sempre riescono ad andare... appunto per il fatto che lei diceva prima sulla sburocratizzazione e più noi presentiamo impegni più documentazione bisogna andare a produrre per giustificare questa spesa, e il motivo che si va... Di conseguenza, io, da questo punto di vista, non vedo così male andare a scegliere dei punti strategici un po' meno di altre Regioni, che logicamente hanno altre esigenze, hanno la pianura, hanno la montagna, hanno le colline e, di conseguenza, forse con le misure che abbiamo messo in piedi noi non avrebbero accontentato tutte le esigenze della Regione. È un esempio che faccio ma potrei farne a migliaia.

Io pensavo che l'anno scorso, quando si discuteva questo documento, ci fosse una variazione, al di là dei due anni di transazione che dal 2020 hanno portato questa programmazione ad oggi per i motivi che ho citato prima, ma anche per gli eventi che sono successi l'anno scorso, infatti anche dalle associazioni, dal mondo esterno, anche dal mondo dell'allevamento, dell'agricoltura e quant'altro si aspettavano qualcosina di diverso, uno perché ci troviamo in una fase forse storica da quando è nata la PAC, ci troviamo con la necessità di avere una sovranità alimentare. Anche il Ministero ha cambiato il nominativo: dal MIPAF si è passati al MASA, ossia Ministero Agricoltura Sovranità Alimentare, proprio per andare a dare l'idea che oggi, a differenza di prima che per tanti anni bisognava sovvenzionare l'agricoltura perché riuscisse a produrre e anche a volte a regolare la produzione, non dimentichiamo le quote latte, quegli anni sono stati da molti... non per la montagna, perché non abbiamo mai avuto dei problemi di sovrapproduzione, e qui la dice lunga della diversità delle nostre Regioni di montagna... la pianura invece aveva necessità di produrre di più perché aveva la possibilità di produrre di più, perché aveva delle condizioni favorevoli alla montagna, e ancora oggi ci troviamo nello stesso identico panorama.

Occorre andare a creare questa politica che deve dare delle risposte, soprattutto nelle nostre realtà delle piccole aziende, perché se noi facciamo un calcolo, abbiamo un po' più di un migliaio di aziende nel settore zootecnico produttivo. L'altro giorno all'assemblea del Consorzio produttori fontine hanno illustrato i dati e sono al di sotto di 600 quelle produttive sull'elenco Consorzio produttori fontine, che sono aziende che producono latte destinato alla filiera fontina, poi ci sono altre aziende che non hanno la filiera destinata al Consorzio fontine, ma non sono tantissime, e poi c'è tutta la serie di piccole aziende: dalla viticoltura, frutticoltura e quant'altro, che sono importantissime per il mantenimento del nostro territorio. Logicamente oggi con questo piano strategico è difficile dare delle risposte a tutte queste piccole aziende, perché arrivano da una programmazione strategica nazionale o quanto è, però che a volte non tiene abbastanza in considerazione le difficoltà delle nostre piccole aziende. Questo io penso che è un grido che viene un po' da tutte le zone montane di tutta Italia, abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente e indirettamente sulle problematiche già solo per mettere in campo il primo pilastro sulle difficoltà esistenti. Dalla prima interlocuzione che abbiamo avuto in Commissione con i tecnici dell'Assessorato che lavoravano su quelle misure sembrava che era dato per scontato sul primo pilastro - perché è una misura che era rivolta all'allevamento, al pascolamento non solo di montagna ma di pianura - che una Regione come la nostra avesse delle difficoltà a cedere quei premi, che invece oggi non abbiamo ancora definitivamente concluso per portare a casa quei soldi, che non è che sono in più di quella programmazione 2014-2022, ma vanno a sostituire dei premi agro-climatici che c'erano sul primo pilastro che oggi d'emblée sono stati eliminati. Giustamente sono state fatte delle scelte forse per andare a dare una linea un po' più impattante sul settore, per andare a dare più premialità anche alle aziende che producono, piuttosto che a quelle che avevano o detenevano solo della superficie, però oggi ci troviamo ancora in difficoltà a dare delle risposte e a garantire l'erogazione di questi premi perché si sono sottovalutati dei particolari, la nostra Regione, e molte Regioni della nostra Nazione, devono adattarsi, ma non perché hanno voglia di adattarsi loro, ma perché sono obbligate. Faccio un esempio che tanto ormai sia penso a conoscenza di tutti: la tipologia di stabulazione, fissa o libera, logicamente un esperto non in zone di montana direbbe: "la stabulazione fissa non è proprio una corretta conduzione di un allevamento". Da noi abbiamo i nostri animali che possono camminare e passeggiare addirittura per procurarsi il cibo nelle nostre praterie montane, ma non solo, a differenza di quelle della pianura, che, avendo una stabulazione fissa e permanente tutto l'anno, dal giorno della nascita fino al giorno che purtroppo vanno a miglior vita, restano sempre chiusi e legati nelle stalle. È allora lì che bisogna essere incisivi e quando ci sono questi piccoli dettagli che vanno poi a segnare il futuro della programmazione... sono importantissimi.

Cosa dire altro? Sulle misure della nuova programmazione... bene gli emendamenti, alcuni dei quali sono stati proposti sulla tipologia di altitudine, sulle pendenze... c'era già nella scorsa programmazione. Sui terreni di fondovalle più o meno si è riusciti a mantenere le stesse risorse, per gli alpeggi invece su queste misure, tipo l'indennità compensativa... è stata dimezzata e aggiunto un capping e se noi quest'anno andiamo a fare un conto di quello che percepiranno le aziende - e il problema è già stato sollevato da molte associazioni -, percepiranno meno di quello che erano abituate a percepire negli anni passati, perché in questo anno di transazione ci sono delle misure nuove che per il 2023 non possono ancora essere applicate.

Le chiedo, Assessore, di avere attenzione su questa particolarità perché già il problema che c'è stato l'anno scorso sulla crisi climatica, aumento delle materie prime e quant'altro... se ci troviamo in un anno di difficoltà come quest'anno a non avere parte delle risorse che le aziende erano male abituate a reperire, è normale che ci troveremo in autunno di nuovo con molte aziende in difficoltà e soprattutto quelle che producono di più, perché, avendo la produzione più alta, sono quelle che hanno più costi di produzione e poi, di conseguenza, difficoltà a far fronte ai loro impegni.

Volevo fare un punto al di là di tutto, che è la cosa più importante, io mi auguro che l'approviate. Noi, come gruppo Lega, ci asterremo, ci siamo già astenuti in III Commissione, un po' perché non abbiamo potuto lavorare direttamente sulle misure, un po' per la confusione che si è creata anche nel passaggio tra deleghe tra un Assessorato e l'altro, si è perso un po' di tempo, vediamo che le altre Regioni hanno già approvato tutti i piani, e non è con quello che verranno liquidate le risorse prima di noi... come ha detto lei, noi siamo al 70 percento di liquidazione delle risorse, è un buon risultato, qualcosina in più si può sempre fare, non è che perché siamo i migliori non si può mai fare meglio, anche perché dobbiamo tener conto di quello che ha detto lei: che abbiamo quei termini, infatti occorre non perdere anche le risorse di cofinanziamenti europei e statali, se non paghiamo entro il 30 giugno dell'anno successivo alla domanda, poi rischiamo di perdere i soldi e questo noi non lo vogliamo sicuramente.

Aggiungo anche un'altra cosa: che il nostro gruppo, per tutte le competenze che possiamo avere o non, per quello che possiamo, è a disposizione per qualsiasi confronto e qualsiasi cosa non solo qua a livello regionale ma anche per quello che ci concerne con i Dipartimenti agricoltura a livello nazionale, abbiamo il Sottosegretario del nostro movimento al Ministero dell'agricoltura e siamo sempre disposti a collaborare per creare un documento che dia massima risposta a tutto l'intero comparto agricolo, e non solo, perché poi c'è tutto l'indotto valdostano.

Dalle ore 18:10 assume la presidenza il vicepresidente Marguerettaz.

Marguerettaz (Presidente) - Ha chiesto la parola il collega Jordan, ne ha facoltà.

Jordan (AV-VdA Unie) - Questo documento, come ha detto l'Assessore, si inserisce nel contesto della PAC 2023-2027, ma soprattutto del relativo piano strategico nell'ambito dei fondi FESR. L'Assessore in qualche modo ha già inquadrato l'aspetto normativo. Questo documento presenta però delle differenze rispetto al piano di sviluppo rurale che il Consiglio ha approvato nelle diverse annualità dei diversi programmi del passato. Innanzitutto l'Unione europea ha definito per questa programmazione dei piani nazionali, in realtà con l'obiettivo di semplificare l'attuazione delle misure, un obiettivo che crediamo non sia stato centrato, quindi non come nel passato, dove c'era una personalizzazione dei piani regionali, quindi un adattamento del contesto normativo al territorio regionale. Noi adesso stiamo analizzando un documento che fa parte del piano nazionale e, di conseguenza, un documento che in qualche modo è l'applicazione regionale di una strategia, che, partendo dal nazionale, ha dovuto trovare dei riscontri per adattare al territorio locale, quindi declinare a livello locale. Il complemento di sviluppo rurale definisce in dettaglio quindi i nuovi interventi che saranno già attivati, che ripeto quanto ha detto l'Assessore, in parte sono già in corso di attuazione, mentre per le restanti parti lo saranno a partire dal prossimo anno in quanto è ancora in vigente il vecchio PSR.

Nella definizione di questo strumento di programmazione si è indubbiamente cercato di dare continuità per quanto possibile rispetto all'impostazione delle misure e dei premi del vecchio PSR, questo per dare una sorta di tranquillità e per destabilizzare il meno possibile nella gestione di questi importanti premi, cioè è stato possibile solo in parte perché, come abbiamo detto, il piano è nazionale e gli strumenti regionali sono complementari. Oltretutto i documenti di programmazione europea, attraverso il quadro strategico e gli altri atti, hanno in qualche modo fortemente vincolato la definizione degli interventi, e faccio riferimento ai pagamenti diretti, quelli cosiddetti "del primo pilastro", agli eco-schemi introdotti in questa programmazione, alle percentuali minime di finanziamento per alcuni interventi. Questi vincoli in qualche modo hanno condizionato anche in maniera forte la definizione del nostro complemento, non permettendo quindi di adattare e di applicare una strategia che avrebbe dovuto agire diversamente. Il lavoro delle strutture dell'Assessorato però è stato pregevole in quanto, attraverso numerosi negoziati e accordi con le altre Regioni, si è creata una sorta di lobby della montagna dei pascoli, una lobby che ha permesso di introdurre a livello nazionale dei parametri interessanti per la nostra realtà, quindi realizzare così un buon documento programmatorio.

Il complemento di sviluppo rurale che è in approvazione oggi definisce il quadro, ma dovrebbe consentire, e avremo immagino la possibilità di farlo nel futuro, di sviluppare dei dettagli attuativi che meglio potrebbero adattarsi al contesto regionale, soprattutto in termini di semplificazione delle procedure, che sono sempre più opportune in questo contesto, ma anche attraverso la messa a disposizione degli agricoltori dell'importante patrimonio di dati e di sistemi di controllo, che potrebbero, anzi, dovrebbero portare a degli elementi di semplificazione, di prevenzione e di migliore efficacia per la presentazione delle istanze, che, ahimè, rischiano di diventare sempre più complicate, ma ancora la messa a disposizione, senza dover ricorrere a costi aggiuntivi, dei servizi di formazione e di indirizzo, che possono e devono essere assicurati dall'assistenza tecnica e dagli enti di ricerca disponibili per l'Amministrazione regionale. In questa direzione in Commissione consiliare, ed è appena stato citato, ci si è confrontati sull'intero complemento di sviluppo rurale, ma in particolare - lo cito ad esempio - sulle ipotesi dell'inserimento del registro dei pascoli e sugli adempimenti a esso collegati. L'intera Commissione ha richiamato l'attenzione su questo tema e sempre nell'ottica di evitare ulteriori carichi burocratici aggiuntivi, quindi evitare l'introduzione di elementi che possano complicare l'attività, osservazioni, che, per quanto ha detto l'Assessore, sembrano essere state raccolte.

Gli strumenti programmatori del settore agricolo, tra cui il complemento di sviluppo rurale, non è il solo, inoltre devono coordinarsi tra di loro e noi crediamo che ci sia lo spazio per la definizione in termini politici, quindi non tecnici, di come si vuole immaginare il futuro delle nostre aziende agricole e dell'intero settore agricolo, anche alla luce dei cambiamenti climatici, ma soprattutto in conseguenza dei cambiamenti socio-economici del nostro territorio. È evidente che un peggioramento delle caratteristiche qualitative o un ridimensionamento della superficie agricola, soprattutto nelle superfici dei prati permanenti e dei pascoli potrebbe avere grandi effetti negativi, così come è evidente che si dovranno correggere gli effetti discorsivi, per esempio, dei premi PAC, che sono stati oggetto di speculazioni e anche di inchieste giudiziarie, o ancora - e l'ha citato adesso il collega - la differenziazione dei premi: mi riferisco all'alpeggio, dove è necessario dare una giusta valorizzazione per riconoscere l'impegno della produzione, per chi produce e trasforma in loco.

È altrettanto evidente che le aziende zootecniche, soprattutto quelle piccole, che hanno elevati e importanti costi di produzione rischiano di non essere più competitive; ciò può determinare l'abbandono dell'attività agricola, soprattutto nelle zone difficili e marginali, così come l'abbandono di pratiche agronomiche e di allevamento tradizionali che hanno comunque contribuito e garantito l'esistenza di un equilibrio paesaggistico, idrogeologico e ambientale su tutto il territorio regionale. Queste aziende - e mi riferisco soprattutto a quelle che hanno una redditività bassa, ridotta - vanno supportate nelle loro attività aziendali, compensando in modo significativo e in modo importante le loro differenze di reddito legate alle condizioni territoriali che sono oggettivamente e particolarmente limitanti. Solo in questo modo viene, secondo noi, salvaguardata la struttura sociale ed economica della montagna, vengono mantenuti i tradizionali metodi agronomici in grado di garantire una razionale gestione del suolo.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - I lavori di Commissione sul complemento regionale per lo sviluppo rurale del piano strategico della PAC 2023-2027, è già stato detto in parte da chi mi ha preceduta, hanno evidenziato innanzitutto come i complementi siano essenzialmente dei documenti attuativi della strategia nazionale per lo sviluppo rurale sulla base delle indicazioni europee. Da qui la caratteristica del documento, che non ha carattere decisorio ma che si limita - e non potrebbe essere diversamente - a declinare la strategia a livello regionale con indicazione delle priorità territoriali, criteri di ammissibilità, le modalità attuative, i tempi di attuazione e naturalmente l'indicazione delle risorse economiche con la quota di riparto che assegna e che conferma alla nostra Regione lo 0,63 percento dei fondi, pari circa a 137 milioni. Alla base del documento c'è inoltre la declinazione degli obiettivi strategici della Valle d'Aosta correlati agli obiettivi specifici della PAC, contenuti nei quattro obiettivi generali della stessa, che si articolano in competitività, ambiente, sviluppo rurale, conoscenza e innovazione.

Lunedì pomeriggio è arrivato l'emendamento dell'Assessore, che, in sostanza, sostituisce il documento precedente con una serie di modifiche, che, in tutta onestà, io non sono riuscita a esaminare nel dettaglio con la dovuta attenzione ma che, nella sostanza, non cambiano ciò che ci eravamo detti nelle sedute di Commissione e nel percorso precedente.

Durante l'illustrazione del complemento da parte del Dirigente della competente struttura assessorile, che io voglio ringraziare per la chiarezza e la completezza dell'esposizione, è emerso che l'Unione europea ha scelto di non avere direttamente a che fare con le singole realtà regionali, ma ha chiesto agli Stati membri di presentare un unico piano strategico nazionale nell'ottica di una coerenza tra tutti gli aiuti che vengono cofinanziati dai fondi europei, in primis il FEAGA e il FEASR. Se da una parte quest'approccio è, secondo noi, condivisibile, dall'altra, si evidenziano delle criticità, in quanto per programmare equamente gli aiuti e lo sviluppo rurale, è importante avere anche un approccio regionale, soprattutto per quelle realtà, come la nostra che, per le sue dimensioni e per le sue particolarità, non può essere assimilata ad altre più grandi, strutturate e con un peso specifico sicuramente più forte. Ci è però sembrato di capire che le Regioni dell'area alpina hanno cercato di fare un po' massa critica e che su alcuni elementi importanti ci sia stata la possibilità di ottenere quanto meno attenzione.

In Commissione è emerso che il complemento, come era prevedibile, considerata la nostra realtà attuale, si è concentrato sulla definizione delle misure legate alla zootecnia e fra i punti che hanno sollevato più considerazioni e interventi da parte di chi abbiamo potuto audire ci sono stati quelli dei piani di pascolamento, della stabulazione del bestiame, delle premialità, con meccanismi diversi rispetto al passato, delle difficoltà legate alla scelta del biologico, dell'aggravio di burocrazia, che è stato paventato praticamente da tutte le associazioni che abbiamo ricevuto.

L'analisi del complemento è stata poi anche l'occasione per ascoltare una serie di osservazioni e di interventi sulle difficoltà quotidiane incontrate dagli allevatori e dagli agricoltori, che hanno rilevato, tra l'altro, la difficoltà a reperire manodopera, il problema della conciliazione delle attività lavorative con la necessità di un aggiornamento costante da un punto di vista degli adempimenti normativi e dell'ammodernamento delle aziende.

Gli elementi di maggiore preoccupazione che sono emersi e che ci sentiamo di condividere riguardano soprattutto le piccole aziende, che rischiano di essere penalizzate anche da questo nuovo corso della PAC, aziende che, come ci è stato ricordato, solo per il 20 percento del totale sono in grado di accedere ai contributi legati all'eco-schema degli alpeggi produttivi. L'80 percento delle aziende che hanno dai 15 ai 20 UBA non sono in grado di adattare le loro strutture, dal punto di vista economico e della stessa conformazione, ai requisiti per accedere ai contributi, eppure queste aziende sono anche le più numerose e svolgono un ruolo fondamentale sul territorio. Importante sarebbe poter spostare una parte degli incentivi agli alpeggi a questo tipo di aziende, che esercitano la loro attività a quote più basse ma che hanno un ruolo economico sicuramente importante, e non solo un ruolo economico io direi, sono aziende che spesso si dedicano all'allevamento anche ovicaprino, che è indubbiamente meno considerato, alla fienagione, al mantenimento del territorio.

Una maggiore attenzione spetterebbe poi, a nostro avviso, all'orticoltura, alla viticoltura, alla frutticoltura, che hanno dei margini di miglioramento in Valle d'Aosta, però vanno sostenute adeguatamente in modo più consistente.

A proposito dei piani di pascolamento e più in generale della distribuzione delle aree a pascolo in Valle d'Aosta, interessante è l'iniziativa dello studio che porterà avanti ARPA in collaborazione con l'Assessorato dell'agricoltura e risorse naturali, una mappatura tramite i rilievi satellitari dei pascoli sul nostro territorio, uno studio che è un ideale ampliamento del progetto "Pastoralp" appena conclusosi e che ha effettuato un'analisi sperimentale nel Parco del Gran Paradiso e nel Parc des Écrins. Un progetto importante quest'ultimo, di cui abbiamo avuto riscontro una settimana fa al Forte di Bard ma che, per stessa ammissione di alcuni relatori presenti e che hanno partecipato alla realizzazione del progetto, ha indagato poco sulle caratteristiche della vita e delle condizioni di lavoro dei conduttori di alpeggio. Il censimento e la mappatura dei pascoli potranno aiutare, crediamo, nella corretta determinazione dell'ammissibilità ai premi della PAC.

Crediamo però che, al di là del complemento che oggi discutiamo, occorra una profonda riflessione anche e non solo della politica per capire su quale agricoltura e quale zootecnia la Valle d'Aosta vuole puntare nei prossimi anni, che non possono essere, a nostro avviso, soltanto quelle dei grandi numeri delle aziende con centinaia di capi o di ettari di terreno, ma anche quelle aziende dei piccoli numeri a cui va dato sostegno in termini non soltanto economici, perché si discute sempre molto della questione economica, che è fondamentale, però ci vuole anche un sostegno in termini di servizi, di supporto tecnico, che deve essere più robusto e adeguato da parte dell'Ente pubblico, della Regione, adeguato al tempo in cui viviamo.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Rollandin, ne ha facoltà.

Rollandin (PA) - Je voulais seulement remarquer à ce propos un fait que les collègues ont déjà mis en évidence : déjà l'année dernière on avait déterminé qu'il y avait des propositions qui (incompréhensible) pas selon ce qui devait être donné à la Vallée d'Aoste. Maintenant il y a une série d'interventions qui peuvent encore je crois... on doit encore examiner afin, si c'est possible, de ne pas donner comme exclu le fait de revenir sur la situation que nous avons comme Vallée d'Aoste. Je partage donc les différentes suggestions qui ont été faites, qui doivent nous donner la possibilité d'améliorer les interventions financières pour nos bétails et pour la Vallée d'Aoste.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Cretier, ne ha facoltà.

Cretier (FP-PD) - Il programma di sviluppo rurale è un unico strumento di programmazione per entrambi i pilastri, oltre a essere un valido piano strategico, ha un nuovo approccio che lascia spazio ai risultati per valutarne l'efficacia e avendo come braccio operativo il complemento regionale.

Il CELVA, che ha dalla sua la grande conoscenza e differenza dei 74 Comuni valdostani, chiede di prestare attenzione alle aree marginali di difficile accesso e coltivazione. Molte zone dei nostri Comuni hanno proprio questa caratteristica: sono zone a rischio di abbandono e le azioni messe in campo nel passato hanno da sempre avuto questo obiettivo: sostenere ulteriormente queste aree fragili. Anni fa era l'AIR (l'Aiuto Integrativo Regionale), ora, con le fasce altimetriche e le pendenze per tutte le colture facendo una differenziazione si vorrebbe sostenere comunque il settore. Lo scopo è la differenziazione specifica con una premialità per coloro che si trovano in media montagna, in zone disagiate, poco accessibili e in pendenza. Poi ai premi base ci sono gli IACA (Impegni Agro-Climatici-Ambientali), insomma, un pacchetto di impegni supplementari, che vale circa il 60 percento del complemento regionale. Impegni particolari e mirati di tipo ambientale, produzione integrata, agro-ambiente, colture pregiate autoctone, allevatori custodi, insomma, una serie di impegni che gli uffici e l'autorità di gestione hanno proposto mettendo in relazione le richieste comunitarie e le necessità della Valle d'Aosta. Uno sforzo proposto e subordinato all'approvazione dell'ex Ministero delle politiche agricole, forestali e alimentari, ora Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare, delle foreste, titolare del piano strategico unico a carattere nazionale, non più regionale.

Sono note a tutti le difficoltà del settore agricolo in Valle d'Aosta, strategico per il mantenimento ad alti livelli in efficienza del trinomio agro-silvo-pastorale come è definito nei vecchi testi di settore. Ora, essendo il livello ormai emergenziale per motivi congiunturali, quali crisi economica, balzo dei costi energetici, bilanci in rosso, di fronte al perdurare degli impegni gravosi sotto il profilo fisico dell'imprenditore ma anche mentale per le innumerevoli scadenze e responsabilità in capo allo stesso e localmente alle tante famiglie diretto-coltivatrici, tipiche del settore valdostano, spesso il titolare è una donna come da recenti statistiche. Il confronto con le parti è stato fatto ma bisogna proseguire, in particolare con i CA, i referenti economici, sociali e ambientali, per far emergere le esigenze e i fabbisogni, per costruire delle proposte che hanno l'obiettivo di sostenere il settore che, oltre alle tante difficoltà, ora deve affrontare anche la conclamata crisi climatica. Sicuramente bisogna razionalizzare il livello idrico in alcune colture, senza sprofondare in limitazioni che possono affondare la produzione ma che, in una logica di razionalizzazione, possono portare maggiore sanità e impatto limitato di interventi fitosanitari, come nella stagione appena conclusa in frutticoltura e viticoltura. Diverso è il problema per la foraggicoltura, che necessita di apporti costanti e ripetuti, anche in concomitanza di elevata ventilazione e di temperature superiori alla media. Per non dire di un'agricoltura mirata e di precisione, con la tanta tecnologia a disposizione con servizi fruibili nell'immediato ma che costano all'azienda agricola e pesano nel bilancio, alcuni sono ancora gratuiti e sono forniti dai servizi regionali a cui va il merito di essere puntuali, disponibili e dislocati sul territorio. Sulla lotta alle fitopatie la tempistica è importante e decisiva ma questi sono aspetti piuttosto tecnici ma è giusto portarli in evidenza.

Sull'applicazione ormai da più di 20 anni per gli aiuti alle aziende sono sostenute dal programma di sviluppo regionale, i cambi sono sempre stati momenti di difficoltà per le aziende, alcune aderiscono puntualmente, altre sono reticenti alle innovazioni ma poi, con il tempo, compresi i meccanismi, si adeguano malgrado le difficoltà, aiutate da valenti tecnici per la comprensione degli applicativi. Ci va un po' di coscienza nell'adesione, capire quali sono le condizioni, quali sono i protocolli sostenibili, quali sono da applicare correttamente, quali benefici economici e quali rischi di recupero se non si rispettano le misure. Insomma, un'azione puntuale e responsabile dei CA e dei loro uffici, ci va tempo e disponibilità nella raccolta delle domande. L'importante è fare una buona comunicazione e avere dei CA disponibili sul territorio con personale paziente e qualificato. D'altronde, anni fa si è deciso di indirizzare le aziende verso le associazioni esterne convenzionate con l'Amministrazione regionale che comunque devono essere pagate dall'azienda per il servizio ricevuto. Bene che vengano organizzati gli incontri di settore per presentare il piano, dove il primo confronto tra Assessorato e aziende deve essere sereno, in prospettiva futura, per avere un'adesione sostenuta, magari non al 100 percento, ma importante in modo da trainare nel tempo coloro che sono scettici o magari poco propensi ai cambiamenti, o talvolta non hanno proprio le caratteristiche gestionali e aziendali per potersi impegnare o a volte liberamente decidono di non aderire. Il messaggio che deve passare è la compensazione doverosa per le aziende di montagna, ma al contempo vengono richiesti maggiori sforzi per adeguarsi e strutturarsi. Tutelare la qualità e la salubrità dei prodotti nel tentativo di incrementare il valore aggiunto dei prodotti e il reddito netto aziendale, nel rispetto della biodiversità in funzione di un ricambio generazionale progressivo negli spazi naturali di montagna, anche ai fini di mantenere sentinelle presenti che vigilano giornalmente il nostro territorio. Quasi 31 milioni di euro sono disponibili per le aziende a fronteggiare lo sviluppo, la resilienza e le aziende agricole locali solo per il sostegno zone con svantaggi naturali di montagna.

Dalle ore 18:38 riassume la presidenza il presidente Bertin.

Bertin (Presidente) - Si è prenotato l'assessore Carrel a cui passo la parola.

Carrel (PA) - Grazie a tutti i colleghi che sono intervenuti su quest'importante tema. Sicuramente quello che è emerso è un dato: la nostra agricoltura è un'agricoltura di montagna, è un'agricoltura debole, è un'agricoltura speciale, che ha necessità di regole che tengano in considerazione l'agricoltura in un territorio come quello della Valle d'Aosta. Su questo tema già ci siamo confrontati più volte con gli altri Assessori delle Regioni di montagna, già l'assessore Sapinet aveva interloquito in diversi modi, anche attraverso delle lettere ufficiali consegnate al Ministero competente, proprio per sottolineare queste problematiche, perché ovviamente ad oggi tutta una serie di risorse rischiano di vedere la Valle d'Aosta esclusa da questo sistema ed è dunque necessario, o meglio fondamentale interloquire in sede di CPA con gli altri Assessori per cercare di modificare le regole con cui si distribuiscono queste risorse.

Qui parlo soprattutto al collega Planaz, che ha sottolineato l'elemento cardine di quest'azione politica che stiamo svolgendo: quello della stabulazione fissa con quella che chiamiamo, come proposta, la stabulazione combinata. Ho avuto modo di parlarne sia con la senatrice Spelgatti che con il deputato Manes e assieme a loro e alle altre Regioni stiamo cercando di portare all'attenzione del Ministero, e quindi poi, di conseguenza, dell'Europa, le nostre esigenze, perché capisco bene che in pianura padana gli allevamenti a stabulazione fissa sono una cosa, in Valle d'Aosta ovviamente le esigenze sono diverse, perché la stabulazione fissa in pieno inverno sfido chiunque a non attuarla, o comunque dobbiamo capire come possiamo fare per utilizzare questi fondi valorizzando le nostre specificità. Il nostro lavoro in questo momento, che è un lavoro prettamente politico che dobbiamo fare assieme agli altri Assessori e con i nostri Parlamentari per far leva sul Ministero, quindi è proprio questo.

La collega Minelli citava bene le piccole aziende. Nel PSR la piccola azienda era considerata con 20 UBA, sotto i 20 UBA era considerata piccola azienda. Adesso magicamente la piccola azienda viene considerata sotto i 10 UBA, quindi chi ha più di 10 UBA deve avere una serie di sistemi di certificazioni in più. Questo è un altro aspetto che ha già formalmente segnalato sia l'assessore Sapinet, sia il sottoscritto - e l'ho fatto anche nell'ultimo CPA -, quindi ufficialmente abbiamo "consegnato" insieme a Trento e altre Regioni dell'arco alpino queste esigenze, perché se decidiamo che le piccole aziende sono di 20 UBA, sono di 20 UBA, perché se le abbassiamo a 10, ovviamente tutta una serie di imprese in Valle d'Aosta ha un carico burocratico in più a cui deve far fronte e questo a noi non va bene. Questa è la difficoltà di avere un piano che non trattiamo noi direttamente con l'Europa ma dobbiamo trattare con Roma, ma può essere un'opportunità perché tutti assieme, non solamente noi ma con le altre Regioni e con il Ministero - e lei ha fatto bene a ricordare che voi avete come Lega un Sottoministro, quindi sicuramente sarà importante anche il vostro contributo -, andiamo a sottolineare le caratteristiche della nostra agricoltura, le nostre specificità per non rimanere tagliati fuori da un importantissimo strumento di politica di sviluppo della nostra agricoltura. Sicuramente quindi questo non è null'altro che il primo passo di altri che dovranno seguire e su cui dovremo lavorare tutti assieme per portare dei risultati alla nostra agricoltura di montagna, che sicuramente è speciale, specifica, e quindi ha necessità di interventi che tengano in considerazione questi elementi.

Presidente - Non vedo altre richieste. Prima di mettere in votazione, dobbiamo soltanto riavviare il sistema poiché ci sono dei problemi di stabilità dello stesso, per cui spegniamo, riavviamo il sistema e poi mettiamo in votazione. Il sistema è stato riavviato, se non ci sono altri interventi, possiamo passare alla votazione dell'atto. Non vedo richieste, pertanto metto in votazione l'atto con l'allegato modificato emendato. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 35

Votanti: 19

Favorevoli: 19

Astenuti: 16 (Aggravi, Baccega, Brunod, Distort, Foudraz, Ganis, Guichardaz Erika, Lavy, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Minelli, Perron, Planaz, Restano, Sammaritani)

Il Consiglio approva.