Oggetto del Consiglio n. 2115 del 11 gennaio 2023 - Resoconto
OBJET N° 2115/XVI - Communications du Président du Conseil.
Bertin (Presidente) - Alla presenza di 35 Consiglieri, possiamo iniziare con l'analisi dell'ordine del giorno. All'inizio di questa seduta desidero rivolgere a tutti voi, colleghi e personale dell'Assemblea, i miei migliori auguri di un buon 2023.
Punto 1 all'ordine del giorno. Il 30 dicembre 2022, la Giunta ha depositato due disegni di legge: il primo assegnato alla II Commissione e alla IV "Disciplina dell'imposta di soggiorno"; il secondo assegnato alla IV Commissione, riguarda gli adempimenti amministrativi in materia di locazione per finalità turistiche.
Il 28 dicembre, il Presidente della Regione ha trasmesso la sentenza della Corte costituzionale n. 267 sul ricorso del Consiglio dei Ministri contro la Legge di Stabilità regionale del 2022-2024. In particolare, la Corte ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 5 e ha prolungato la validità delle graduatorie per l'assunzione a tempo indeterminato dei centralinisti dell'emergenza e dei Vigili del Fuoco. Copia della sentenza è stata trasmessa alla I Commissione.
La petizione popolare "Il riscaldamento non è lusso", presentata il 25 ottobre 2022 e assegnata alle Commissioni III e IV, è stata rinviata all'esame dell'Ufficio di Presidenza a seguito di quanto dichiarato dai promotori durante l'audizione nelle Commissioni: infatti, è emerso che il testo della petizione sarebbe stato redatto dopo l'inizio della raccolta delle firme. Il 20 dicembre 2022 l'Ufficio di Presidenza ha, quindi, deliberato di considerare valide soltanto le firme dei due firmatari poste in calce al testo della petizione e non quelle contenute nei moduli allegati; dando atto che l'istruttoria si esaurisce in Commissione in quanto la petizione è corredata da un numero di firme inferiore a 500.
La Conferenza dei Capigruppo, nella riunione di ieri, ha concordato di abbinare i seguenti punti all'ordine del giorno: i punti n. 9.02 e 9.03 riguardanti la Saison culturelle; i punti 12 e 26, riguardanti i Vigili del Fuoco; i punti 21, 22 e 39 riguardanti la Statale 26 nella zona di Pré-Saint-Didier, quella della frana, per essere chiari.
La Conferenza dei Capigruppo ha anche deciso l'organizzazione dei lavori di oggi, in particolare riferita al punto n. 4 dell'ordine del giorno, vale a dire il referendum consultivo. Il Presidente della Commissione farà una relazione introduttiva riguardo al lavoro svolto in Commissione, seguirà la discussione generale, durante la quale ogni Gruppo consiliare avrà a disposizione 20 minuti. I quesiti, o il quesito, riguardo al referendum dovranno essere depositati prima della chiusura della discussione generale. Ogni Consigliere avrà, inoltre, come sempre, 5 minuti per la dichiarazione di voto.
A nome del Consiglio regionale rinnovo, inoltre, il cordoglio per la scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI, Papa che durante il suo pontificato ha trascorso diversi soggiorni estivi nella nostra regione. Lascio la parola ai colleghi che vogliano intervenire su questo punto.
La parola al consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Come descrivere, in poche parole, un gigante come Benedetto XVI? Credo che quelle migliori siano state pronunciate il 18 dicembre da Bergoglio ai margini di una sua visita, in quell'occasione disse: "Lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente, vive in contemplazione, ha un buon senso dell'umorismo, è lucido, molto vivo, parla piano ma segue la conversazione. Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo, è un santo, è un uomo di alta vita spirituale. Un grande uomo, un santo, uno straordinario teologo e una delle migliori menti del nostro tempo, per il quale è sempre stato importante e mostrare la ragionevolezza della fede e l'aiuto reciproco tra ragione e fede, spiegando che la ragione aiuta la fede a non cadere nel fondamentalismo e la fede aiuta la ragione a non cadere nel totalitarismo".
Nonostante la sua grandezza, Benedetto XVI ha dovuto affrontare parecchie dimostrazioni di ostilità come, ad esempio, il divieto di partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico alla "Sapienza", in quel gennaio 2008 dove - se glielo avessero consentito - egli avrebbe spiegato che esiste il pericolo che la filosofia non sentendosi più capace del suo vero compito si degradi in positivismo, che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione venga confinata nella sfera privata di un gruppo, più o meno grande. Se, però, la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede Cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita, perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e, preoccupata della sua laicità, si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.
L'agire di Benedetto XVI, politico sì, ma nel senso alto ormai perduto di chi governa perché è un progetto di civiltà, scopriva e intaccava gli equilibri di un ordine mondiale di cui pazientemente aveva ricostruito la genesi nelle riflessioni di una vita, dalla crisi della teologia morale degli anni '60 al contemporaneo trionfo di un violento libertarismo individualistico venuto d'oltreoceano, fino al più pericoloso anarchismo etico, sostenuto dai disvalori della finanza internazionale e del suo bieco utilitarismo. La dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie, di cui il Cardinale Ratzinger parla nella celeberrima omelia del 18 aprile 2005 poco prima di salire sul soglio, è la stessa di cui percorreranno la Genealogia, i suoi appunti sulla chiesa dati alle stampe dopo le dimissioni.
La società occidentale, vi scriverà, è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire e per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell'umano. Benedetto XVI è stato, in ogni manifestazione della sua personalità, anacronistico come è tipico dei Profeti: distonici con loro tempo tanto da poterne essere la coscienza critica, proiettati in un futuro che nessuno vede perché ancorati in una tradizione che nessuno vuole; rigoroso interprete di una fede che non va di moda, coraggioso politico in un mondo in cui la politica non esiste più, pensatore raffinato dentro una società che ha perso il gusto per il pensiero, troppo vecchio o - il che in questo caso può essere lo stesso - troppo nuovo. Di certo questo non essere contemporanei mai al proprio secolo è virtù cristiana quant'altre mai e del resto non è il cristianesimo trionfo di valori che sono i disvalori per il secolo, perché senza di essa non si può essere ciò che un servo di Dio deve essere: pietra d'inciampo, pietra scartata che poi diviene pietra angolare.
Tante sono state le briciole che negli scontri coi potenti cadevano sulle ginocchia dei tanti spettatori inconsapevoli sotto forma di propaganda orchestrata (come sempre) per dividere conservatori e progressisti umani e non umani, fautori dei diritti e nemici dei diritti, bigotti e gente alla moda. Solite storie di cui non vale troppo la pena occuparsi, anche perché poi arriva la storia. Le molte colpe che a Ratzinger non sono state perdonate sarà la storia a voltare in meriti, ma ci vorrà del tempo prima che anche il suo operato arrivi al proprio tempo. Ora, mentre trionfa il catechismo in pillole del "vogliamoci bene", l'unica cosa che si può fare è aspettare e come sempre vegliare.
Presidente - Si è prenotato il consigliere Distort.
Distort (LEGA VDA) - Si è spento in punta di piedi, lontano dai riflettori dai quali aveva preso le distanze da un decennio, con la discrezione e l'eleganza che l'hanno accompagnato per tutti i suoi 95 anni. Appena dopo la morte, si sono attivati tutti i media e ovviamente da quel momento tutti hanno espresso di volergli bene, anche chi fino al giorno prima non lo poteva vedere. Ratzinger, in questi giorni, è stato celebrato dei grandi media con fiumi di parole ossequiose, peccato che fino al febbraio 2013 il coro di questi stessi media fosse di segno opposto.
Le sue posizioni, i suoi discorsi, i suoi scritti sono costati dure accuse a Benedetto XVI, già da prima che salisse al Soglio Pontificio, per il semplice fatto di aver sempre scelto la verità, di aver difeso e custodito il mandato evangelico, per non essersi mai piegato alla mentalità del pensiero dominante, per aver seguito alla lettera quelle parole evangeliche "Voi siete nel mondo, ma non del mondo". E malgrado tutto quell'umile servo della Vigna del Signore, come si era definito nel suo insediamento, ha saputo rivelarsi un lottatore instancabile, e senza timore. Con il suo insegnamento ha saputo accompagnare la chiesa coniugando sempre la dolcezza del pastore con il rigore del teologo. Il suo magistero rimane e rimarrà una guida per l'intera umanità e sicuramente per quello occidentale che, credendo di acquisire libertà e autoaffermazione, cerca ostinatamente di liberarsi dalla propria coscienza cristiana e così facendo si rivela come un corpo che volendo staccarsi dall'anima o muore o vive da zombie.
Fede e ragione, la sintesi dell'insegnamento di Benedetto XVI. Mai come in questa particolare fase storica diventa fondamentale saper declinare questi due elementi insieme, sapendo così rispondere sia all'inganno del relativismo che al fanatismo religioso matrice di terrorismo. Questo grande uomo, nella sua immensa statura e nell'immensa statura della sua teologia, aveva scritto: "In vista dell'ora del giudizio mi diventa chiara la grazia dell'essere cristiano, mi dona la conoscenza, di più, l'amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la parte oscura della morte". Quella morte che Benedetto XVI non ha mai inteso come una fine, ma come un incontro e questa immagine serena della morte e della vita è il più recente insegnamento della sua immensa teologia.
Presidente - Se non vi sono altre... Consigliere Aggravi.
Aggravi (LEGA VDA) - Sì, Presidente. Io non intervengo sul punto riguardante il ricordo del Papa emerito Benedetto XVI...
Presidente - No, allora, consigliere Aggravi, se ci sono altri che vogliono intervenire su quel punto, soltanto quello, poi riprendiamo...
(intervento di un Consigliere, fuori microfono)
...ha ragione, anch'io pensavo fosse finita, ci sono state prenotazioni, pertanto rimandiamo il suo intervento. Consigliere Jordan, ne ha facoltà.
Jordan (AV-VdA Unie) - La mort du pape émérite Benoît XVI, est un deuil pour tout le monde chrétien, et pas seulement. Comme groupe de Vallée d'Aoste Unie et Alliance Valdôtaine, nous voulons, nous aussi, nous joindre à ceux qui l'ont commémoré ces derniers jours et lui ont rendu hommage. Intellectuel et théologien il a interprété avec finesse, avec la douce fermeté propre à son caractère, les raisons du dialogue, de la paix, de la dignité de la personne comme intérêt suprême des religions. Il a été capable de proposer une impulsion particulière au dialogue entre fois et raisons, entre actualisation et tradition de l'Église, en tant qu'académique et homme de grande culture, Joseph Ratzinger a profondément marqué la vie de l'Église pendant plus d'un demi-siècle, se consacrant avec passion, constance et dévouement à la réflexion sur les aspects fondamentaux du christianisme et son rapport avec la modernité. Un attachement sincère pour cet immense patrimoine culturel intimement lié aux racines et aux traditions chrétiennes de notre pays. Le pape François a défini Benoît XVI comme un homme noble et bon, mais aussi un gardien inflexible et éprouvé de la foi. Et c'est toujours présenté comme un homme modéré, désireux de comprendre les raisons des autres. Un homme de prières, de silence, d'études. Les 3 encycliques sur la charité, l'espérance et la foi resteront la grande porte par laquelle lire toute son œuvre. À la fois dans l'expérience passionnante du Conseil Vatican II, mais aussi dans l'enseignement dans les universités allemandes les plus prestigieuses et dans son activité pastorale, il a tracé un chemin intellectuel et de foi depuis les années de sa longue intense collaboration avec Jean-Paul II, il s'est mis sans réserve au service de l'Église universelle, en tant que pape et il a continué ensuite avec sérénité et humilité dans le rôle sans précédent de pape émérite. Mais son acte courageux et révolutionnaire pris dans sa complète solitude et responsabilité - pour lequel je crois qu'il rentrera dans l'histoire - c'est sa renonciation au pontificat. Le caractère extraordinaire de son dernier geste continuera à nous apprendre à prendre conscience de nos limites et à obéir à nos limites. C'est avec décision extraordinaire le pape Benoît XVI en effet a lancé une grande saison de progrès avec l'élection du pape François avec un gouvernement collégial de l'Église, renforçant ainsi le pontificat de Bergoglio.
Je conclus, président, en rappelant les 3 séjours du pape Benoît XVI en Vallée d'Aoste avec ces belles images du pape entre nos montagnes et nos villages. Avec les chiots du chien du Saint-Bernard au col du Saint-Bernard ou encore avec la célèbre image du pape qui joue du piano dans le chalet de Les Combes à Introd. Comme chrétiens, c'est avec admiration et gratitude que nous avons eu l'opportunité de regarder son témoignage et son exemple.
Presidente - Si è prenotato l'assessore Marzi, ne ha facoltà.
Marzi (SA) - Papa Emerito Benedetto XVI, sicuramente, da un punto di vista religioso, è stato ricordato in quest'aula in maniera assolutamente degna da colleghi che hanno voluto connotarne aspetti di matrice religiosa e di vita e quindi, di conseguenza, per non essere ridondante, non mi collego a questo.
Quello che secondo me, invece, può essere assolutamente corretto ricordare in un'aula eletta e politica come questa, sono alcuni passaggi della sua storia legata al fatto che spesso dimentichiamo che è stato il Papa che ha seguito Giovanni Paolo II, Santo, che di fatto ha connotato un periodo storico rilevantissimo della storia postbellica europea e mondiale. Giovanni Paolo II che arrivò a cogliere, primo tra tutti, il male della nostra società e cioè quello del relativismo etico e, quindi, un approccio assolutamente privo, come dire, di cardini che di fatto possono connotare sicuramente anche una discussione di matrice politica. Quindi non soltanto per le sue qualità umane, religiose e sicuramente teologiche, ma in un contesto storico e politico, a mio modesto avviso, è giusto connotare un suo pensiero particolare che ebbe modo di raccontare nella Sala Clementina nel dicembre del 2012, dove, da un punto di vista storico, ebbe a dire quanto segue: "La chiesa rappresenta la memoria dell'essere uomini di fronte a una civiltà dell'oblio che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure. Ma come una persona senza memoria ha perso la propria identità, così anche un'umanità senza memoria perderebbe la propria identità. Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni, insieme con le altre forze sociali essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondono alla giusta misura dell'essere umano. Ciò che essa ha individuato come valori fondamentali costitutivi e non negoziabili dell'esistenza umana lo deve difendere con la massima chiarezza, deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica".
Il fatto che, da un punto di vista storico, nel corso degli ultimi decenni - come è stato richiamato anche da molti colleghi - si sia voluti arrivare a scindere - e mai come in un discorso sempre aperto rispetto alle basi fondanti dell'Unione Europea - il fatto di aver voluto privare la Costituzione e i documenti fondanti dal ricordo del fatto che viviamo in una società storica con forti matrici cristiani è un dato assolutamente contemporaneo in momenti come questi.
Per cui, a mio modesto avviso e con la pochezza che posso esprimere da un punto di vista religioso e storico nei confronti di questa figura che è venuta a mancare, ritengo che in un'assise come questa, di matrice politica, sia, invece, assolutamente fondamentale ricordarci che anche con un approccio laico alla vita è assolutamente fondamentale ricordarci come la nostra storia nasce con radici di questa natura e il fatto che, nel corso degli ultimi decenni e in questo momento, mai come in questo momento lo stiamo vivendo in continuità dopo un periodo di pandemia, dopo un periodo di crisi e di guerra, stiamo vivendo un momento nel quale si rende evidente come il ricordo che Benedetto XVI Papa Emerito ha voluto rappresentare nella sua vita abbia sempre cercato di riportare la ragione a un approccio che faceva esistere Dio nella vita di tutti e quindi anche nel comportarsi e nel vivere politicamente una parte della propria esistenza.
Presidente - Il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Lavevaz (UV) - Anticipo anch'io una parte delle mie comunicazioni riguardo alla scomparsa di Papa Benedetto XVI.
La scomparsa del Papa Emerito suscita un sentimento più forte in Valle D'Aosta che altrove, il ricordo delle sue vacanze nella nostra regione è così vivo da far sembrare vicini quegli anni in cui il Pontefice aveva scelto la Valle d'Aosta per un momento di riposo estivo. La sua presenza, in continuità con quella di Papa Giovanni Paolo II, è stata per la nostra comunità un momento di forte identificazione e di grande orgoglio, un momento in cui la capacità dei Valdostani di accogliere è stata onorata di una presenza assolutamente straordinaria, che ha segnato un punto di riferimento nella nostra storia recente.
L'eredità del papato di Benedetto lascia ai credenti la traccia di un profondo insegnamento, di una grande apertura intellettuale e di una lucidissima umiltà, capace anche di una coraggiosa rinuncia. Per tutta la nostra comunità, inoltre, a questo si aggiunge il privilegio di una vicinanza non solo spirituale, ma anche fisica. La presenza di due Papi a Introd e nella nostra Regione ci ha dato la possibilità di guardare al nostro territorio con uno sguardo ancora più capace di coglierne la meraviglia. Tanti gli insegnamenti, questo è quello che è più facile tenere vicino al cuore, forte di un legame destinato a durare nel tempo e ad accompagnare i ricordi delle nostre famiglie e della nostra comunità.
Presidente - Consigliere Marquis, ne ha facoltà.
Marquis (FI) - In questa circostanza che ci vede riuniti in rappresentanza della comunità valdostana, come gruppo consiliare di Forza Italia ci preme ricordare anche solo per un attimo il grave lutto che ha colpito il mondo cristiano e cattolico. La dipartita del Papa Emerito Benedetto XVI, che si è spento il 31 dicembre, ci ha profondamente rattristati poiché rappresenta questo un passaggio epocale. Uomo profondamente colto, è stato per il mondo cristiano uno dei grandi teorici del nostro tempo.
Amante delle nostre montagne, in quanto luogo di silenzio, meditazione e preghiera, è stato ospite della Casa dei Papi di Introd per diversi periodi, nel 2005, nel 2006 e nel 2009. Egli amava immergersi nella lettura e contemplare il paesaggio che lo circondava, con ammirazione e gratitudine per il senso di pace che la natura gli offriva. Come uomo e come massimo rappresentante del mondo cristiano ci ha dato una grande lezione di coraggio e umiltà, rinunciando al Soglio Pontificio nel 2013, come soltanto Gregorio XII aveva fatto prima di lui nel 1415, circa 590 anni prima.
Concludo con una frase celebre del Papa Emerito Benedetto XVI, che auspico possa guidare il nostro cammino, ovviamente anche all'interno di quest'aula: "La speranza ci liberi dalla superficialità, dall'apatia e dall'egoismo che modificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani".
Presidente - Si è prenotata la consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Poche parole perché, come mi ha detto ieri un amico sacerdote, Papa Benedetto preferiva il silenzio. Il Papa è mancato l'ultimo giorno del 2022, di questo anno tormentato. Un Papa che 9 anni fa aveva scelto, nello stupore e nello sconcerto generale, di rinunciare al suo ministero. Non è stato l'unico, le fonti storiche ci dicono che prima di lui altri sette Papi hanno cessato il loro pontificato con motivazioni differenti.
Indubbiamente, la scelta di Papa Benedetto ha rappresentato per la Chiesa, intesa come comunità di credenti, un momento di turbamento e di difficoltà, una novità imprevista che non si sapeva come sarebbe stata gestita. Ma poi, in questi anni, tutti - credenti e non credenti - ci siamo abituati alla presenza di un Papa Emerito e di un Papa regnante, che hanno saputo rispettarsi e rappresentare plasticamente l'unità della Chiesa nella sua diversità. Un Papa Emerito colto, ma umile, grande conoscitore della dottrina della chiesa e convinto custode della tradizione e un Papa venuto dalla fine del mondo, particolarmente attento agli ultimi e sostenitore dell'esperienza concreta della carità, dell'amore per il prossimo in tutte le sue sfaccettature. Due modelli, due incarnazioni del cristianesimo che non dovrebbero essere messi in contrapposizione ad arte, come è accaduto e sembra ancora più accadere adesso che Papa Benedetto non c'è più.
Da credente, credente che da sempre si sente in ricerca, sono fermamente convinta che la Chiesa debba essere accogliente nel senso più profondo del termine, promuovere il dialogo tra le varie posizioni e idee, essere aperta al mondo, ed è ciò che Papa Benedetto e Papa Francesco hanno cercato di fare in questi anni, ognuno a modo suo. Lo dimostra, ad esempio, la continua ricerca di confronto che Papa Ratzinger ha promosso nei confronti della comunità scientifica e filosofica, anche laica; lo conferma l'impegno costante di Papa Bergoglio per l'apertura al dialogo interreligioso e all'accoglienza di chiunque sia "altro da noi". Mi sconcertano e mi preoccupano, quindi, il clima di contrapposizione e le strumentalizzazioni anche politiche a cui assistiamo in questi giorni e che certamente non fanno del bene a nessuno, non fanno del bene alla Chiesa.
Papa Benedetto ha soggiornato in Valle D'Aosta tre volte: a me piace pensare che la bellezza delle nostre montagne, la pace e la tranquillità del villaggio di Les Combes abbiano rappresentato per lui un vero momento di serenità.
Presidente - Consigliere Rollandin, ne ha facoltà.
Rollandin (PA) - Come altri colleghi, ho avuto l'onore di conoscere personalmente Papa Benedetto XVI, più volte dalla sua ascesa al Soglio Pontificio del 19 aprile 2005 alla sua rinuncia al Ministero e, prima del 28 febbraio 2013, le nostre strade si sono incontrate per ragioni ufficiali sia nella Città del Vaticano che qui in Valle D'Aosta, offrendo l'indiscusso privilegio di ascoltarmi con reverenza e umiltà alla figura complessa e profonda di un Santo Padre che definì se stesso un semplice, umile lavoratore nella vigna del Signore, facendone una missione di vita ed esaltando quei momenti d'intenso significato sia religioso che personale.
Di quei momenti preziosi i ricordi indelebili che serbo alla memoria sono la sua naturale capacità di coniugare con spontaneità un altissimo spessore teologico e culturale e dell'umanità attenta e partecipativa. La sua fede folgorante suscitava ammirazione e devozione e il suo sguardo, in cui la severità del ruolo si fondeva armonicamente con un'intima e profonda serenità, lo rendeva capace di comunicare anche senza parlare.
Papa Benedetto XVI amava la nostra terra, per tre anni - come è già stato detto, 2005, 2006 e 2009 - è stato ospite presso la Casa dei Salesiani di Les Combes, trascorrendo un breve tempo della sua vacanza in maniera semplice, tra momenti privati, studio e preghiera e momenti pubblici di condivisione. Durante l'Angelus di domenica 16 luglio 2006, affermò di sentirsi perfettamente a suo agio e realmente in vacanza in Valle D'Aosta, descrivendola come un luogo dove il creatore ci dà quest'aria fresca, questa bellezza riposante che dà la gioia di essere lì e che gli permetteva d'immergersi nello stupendo panorama alpino che aiuta a ritemprare il corpo e lo spirito.
Papa Benedetto XVI amava il nostro popolo e da esso era ricambiato, ne sono testimonianza le folle accorse alle sue celebrazioni e alle sue visite, ma anche il silenzioso rispetto con cui la comunità della Valle avvolgeva e proteggeva la sua privacy e la sua tranquillità e il suo riposo. I suoi insegnamenti di fede, di fiducia e di speranza si sono impressi a fondo nella coscienza dei fedeli valdostani, che ancora oggi sentono un legame speciale e indissolubile con questo Papa dai modi gentili e dal sorriso caldo e sincero.
Per tutto quello che Papa Benedetto XVI ha rappresentato per la valle e i Valdostani, come gruppo consiliare di Pour l'Autonomie avevamo sollecitato il Presidente del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza a organizzare una delegazione ufficiale in rappresentanza della nostra regione, al fine di partecipare alle esequie solenni che si sono tenute nella Piazza della Basilica di San Pietro, giovedì 5 gennaio 2023.
Nelle nostre intenzioni, con questa iniziativa avremmo avuto l'opportunità di manifestare compiutamente e concretamente il dovuto rispetto a una personalità di elevata caratura e di indiscusso valore e al contempo rafforzare i rapporti con la Santa Sede.
Ringraziamo il nostro Vescovo Lovignana che, durante l'omelia della messa organizzata in cattedrale il giorno prima delle esequie del Papa Emerito, ha bene rappresentato lo spessore e l'importanza della figura di Papa Benedetto XVI.
Presidente - Non vedo richieste. Si era prenotato il consigliere Aggravi, in precedenza, a cui passo la parola.
Aggravi (LEGA VDA) - Volevo semplicemente richiamare la sua attenzione, l'attenzione di tutto il Consiglio, riguardo un tema che è oggetto di una lettera che ho inviato a lei ieri e che, sostanzialmente, ripercorre un tema che è già stato oggetto sia d'interlocuzione diretta con lei sia di rapporto, diciamo, anche epistolare.
Semplicemente, penso che sia necessario definire una modalità diversa, o più efficiente, per quello che riguarda la metodologia di espressione dei pareri di compatibilità finanziaria in Commissione; l'ho detto in II Commissione, ho cercato di riassumere quello che ho detto in Commissione in questa lettera. Mi auguro - visto l'attenzione che lei ha sempre rappresentato a questi temi e soprattutto nell'idea di dare più efficienza alla produzione legislativa, che poi finisca a favore o contro in Consiglio - che si dia la possibilità al Consiglio di operare correttamente per quello che riguarda una differenza sottile, ma molto importante che vorrei sintetizzare così: "Il parere di compatibilità finanziaria dato dagli Uffici - o anche dalla Commissione - deve essere tecnico o politico? E, soprattutto, una proposta di legge, deve avere la stessa dignità di un disegno di legge?". Sono degli elementi non da poco e penso che debbano essere rivisti.
Su questo punto, anche i membri della Commissione Regolamento, secondo me, dovrebbero prestare particolare attenzione ad approfondire le previsioni già inserite all'interno del Regolamento e che, forse, oggi necessitano di una mise à point. Dico questo perché penso che la produzione legislativa - e non lo penso soltanto io - abbia un luogo centrale che è il Consiglio. Poi, se nel passato la storia ci ha detto che l'iniziativa legislativa era più preponderante dalla parte governativa ben venga, ma il Consiglio deve avere la stessa possibilità, ripeto: possa questa produrre o poi non produrre un voto favorevole alle proposte di legge che arrivano in Consiglio, perché quello è un altro discorso. Perché altrimenti avere una confusione per quello che è un parere tecnico rispetto ad una volontà politica, almeno, a mio modesto parere, è sostanzialmente dare importanza o dare un peso alla massima carica dell'istituzione, che, in questo caso, è il Presidente che viene audito in Commissione. Ecco, forse questi sono anche degli elementi che in una forma di governo devono, o di una riforma di una forma di governo, devono essere considerati, perché sono tutti bravissimi a fare dei grandi ragionamenti sui massimi sistemi, poi se però le misure, le procedure e soprattutto questi principi fondamentali di democrazia non sono rispettati, possiamo fare grandissime lezioni di filosofia politica, ma poi la macchina non funziona.
Presidente - Ringrazio il consigliere Aggravi per la lettera - ne ho preso visione questa mattina - che solleva una questione, a mio avviso, che va certamente affrontata a livello di procedure, affinché sia instaurato un rapporto chiaro, in modo che si sappia bene, da parte di tutti, quali sono le procedure e che i problemi evidenziati vengano pervenuti, insomma, c'è la necessità di affrontare - abbiamo già iniziato, si ricorderà - a livello più, come dire, pratico che non normativo-regolamentare, la questione. Mi riservo di prendere visione attentamente della sua lettera, in ogni caso è un argomento che è all'ordine del giorno.
Carrel (PA) - Semplicemente per esprimere soddisfazione per la sentenza 267/2022 della Corte costituzionale, che ritiene non fondate le questioni d'illegittimità sull'articolo 5, comma 9 e 10 della nostra Legge di Bilancio 2022-2024.
Come Gruppo consiliare abbiamo portato diverse iniziative su questo tema, ci dispiace - e lo abbiamo detto più volte - del come è stata gestita questa situazione, sappiamo benissimo che vi sono altre udienze già in calendario, perché come Regione avevamo detto che saremmo andati ad assumere 15 persone, soprattutto per quanto riguarda i Vigili del Fuoco, e poi l'atto, il provvedimento dirigenziale prevedeva altre assunzioni, quindi sappiamo che questa è una questione che purtroppo va ancora avanti per una gestione che non ci vede assolutamente convinti e contenti, ma possiamo e dobbiamo esprimere grande soddisfazione, perché è stato ribadito dalla Corte costituzionale che questo Consiglio regionale può e deve legiferare in merito a delle materie importanti e a delle professioni che riteniamo fondamentali per il nostro sistema Valle d'Aosta.
Presidente - Non vedo altre richieste. Nella giornata di oggi, tra l'altro, ricorre l'anniversario della morte di David Sassoli che in quei giorni, l'anno scorso, sarebbe dovuto intervenire ad un'iniziativa del Consiglio. È anche l'occasione per ricordare una figura europea in un momento in cui le istituzioni europee sono in difficoltà.