Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2103 del 15 dicembre 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 2103/XVI - Interpellanza: "Stato delle pratiche di concessione di derivazione d'acqua a uso idroelettrico per la costruzione di nuovi impianti.".

Bertin (Presidente) - Punto n. 41. Per l'illustrazione, la parola al consigliere Marquis.

Marquis (FI) - Già in altre occasioni abbiamo avuto modo di parlare in aula di quanto è importante, per contribuire alla decarbonizzazione dell'atmosfera, perseguire nell'obiettivo di potenziamento dalla produzione di energia elettrica da rinnovabile e avendo appreso dai giornali e dagli organi di informazione che parrebbe esserci una grossa difficoltà sotto il profilo amministrativo nel rilascio delle autorizzazioni e che questo sia imputabile alla Regione, abbiamo presentato quest'interpellanza per cercare di fare un po' il punto e capire qual è lo stato di fatto nell'autorizzazione di concessioni di derivazione d'acqua in Valle d'Aosta.

Chiediamo anche se sono state introdotte delle procedure particolari rispetto a quelle ordinarie per cercare di potenziare questo tipo di attività per il raggiungimento degli obiettivi che dicevo prima che ci si è prefissi e se si stima che le autorizzazioni in corso possono arrivare a conclusione nel breve periodo.

Presidente - Risponde l'assessore Marzi.

Marzi (SA) - Le domande di concessione di derivazione d'acqua a uso idroelettrico riguardano una grande varietà di tipologia di impianto: da quelle di potenza molto modesta, cioè quelle di fatto inferiori ai 10 KW, a quelle di grandi dimensioni e cioè di potenza superiore ai 3 MW. Con riferimento al primo quesito, le richieste di concessione per la costruzione di nuovi impianti in corso d'istruttoria sono complessivamente trentotto. Partiamo dalla prima, presentata nel 1988, ce n'è poi una nel 1998, una nel 2006, una nel 2007, una nel 2009, una nel 2011, due nel 2015, cinque nel 2016, tre nel 2018, otto nel 2020, undici nel 2021 e due nel 2022. Per completezza di informazione, nel 2022 sono state approvate cinque nuove concessioni e sette varianti a concessione esistenti, di cui due rigettate. Nel 2021 le nuove concessioni sono state otto, le varianti cinque, di cui una rigettata. Nel 2020 le nuove concessioni sono state undici, le varianti cinque, di cui due rigettate. I tempi minimi nella procedura, intesa come giorni previsti dalla procedura di concessione stessa, sono pari a 250 giorni, a questi vanno aggiunte le tempistiche del VIA, ove previsto, e i tempi di sospensione della procedura stessa per consentire l'integrazione dei documenti presentati. Nei casi più semplici, che non comprendono significative sospensioni, i tempi di conclusione del procedimento sono inferiori all'anno. Anche nelle altre Regioni, dove spesso sono le Province a istruire i procedimenti di concessione, non è possibile a priori fissare tempi precisi e pertanto vengono indicati generalmente tempi di istruttoria variabili tra i 18 e i 24 mesi.

Con riferimento al secondo quesito, è utile distinguere le procedure. La concessione di derivazione d'acqua a uso idroelettrico è di competenza della struttura Gestione demanio idrico, il rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione all'esercizio dell'impianto idroelettrico è di competenza della struttura Sviluppo energetico sostenibile dell'Assessorato dello sviluppo economico, formazione lavoro, mentre il rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione dell'esercizio dell'impianto di potenza inferiore ai 100 KW è un intervento di edilizia libera e pertanto compete al proponente l'intervento acquisire tutte le autorizzazioni e i titoli abilitativi edilizi comunali necessari alla realizzazione dell'opera stessa. Con questa precisazione, per quanto riguarda l'elenco soprarichiamato, è presumibile che per nessuna delle suddette istanze si concluderanno entro l'anno in corso, visto che oggi è il 15 di dicembre, i vari procedimenti per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie alla realizzazione degli annessi impianti idroelettrici.

Rispetto al terzo quesito, evidenzio che la fattibilità dell'intervento deve essere attentamente valutata in termini di assenza di interferenza con diritti di prelievo precostituiti, in particolare quelli irrigui, valutazione degli impatti ambientali generati dalla realizzazione, valutazione della compatibilità del nuovo prelievo rispetto alle disposizioni introdotte e degli atti di pianificazione distrettuale del bacino del Po. Queste verifiche, in relazione alla situazione di intenso sfruttamento in atto del reticolo idrografico superficiale del territorio regionale valdostano, impongono complesse valutazioni che necessitano di molteplici informazioni da acquisire su una durata estesa oltre l'orizzonte temporale dell'anno, anche al fine di evitare l'instaurarsi di contenziosi sempre più frequenti, tra l'altro, con ulteriori utilizzatori della risorsa, con associazione ed enti aventi come finalità la salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali. In estrema sintesi, la durata dei procedimenti autorizzativi connessi alla realizzazione degli impianti idroelettrici - che per impianti di maggiori dimensioni comprendono la valutazione dell'impatto ambientale, il rilascio delle concessioni per derivare l'acqua e il rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e la gestione dell'impianto idroelettrico - è dovuta principalmente a:

1) contenziosi con altri richiedenti (situazioni che vengono definite di concorrenza);

2) contenziosi con altri utenti (sottensioni di utenze già esistenti);

3) contenziosi con associazioni gruppi di cittadini volti alla salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali;

4) lentezza da parte dei proponenti a fornire le informazioni necessarie per effettuare le necessarie valutazioni, scelta questa che, tra l'altro, attiene alla piena e propria podestà decisoria dei soggetti proponenti;

5) difficoltà nel contemperare differenti interessi sottesi alla realizzazione della nuova iniziativa di sfruttamento idroelettrico.

Va infine segnalata la situazione, sempre più frequente peraltro, in cui il differimento della realizzazione dell'impianto non è dovuto a lungaggini amministrative di sorta piuttosto che alle motivazioni appena espresse, bensì alle difficoltà che purtroppo incontra il richiedente nel reperire i finanziamenti necessari ad avviare l'esecuzione delle opere, seppur in presenza di tutte le autorizzazioni previste. La dilatazione dei tempi è dovuta quindi in larga parte a motivazioni che afferiscono al proponente. Gli uffici stanno seguendo i lavori in corso a livello nazionale per la revisione dell'istruttoria in attuazione del decreto legislativo n. 199/2021, cioè l'attuazione della direttiva del Parlamento europeo del Consiglio dell'11 dicembre 2018 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, che all'articolo 19 (piattaforma unica digitale per impianti a fonti rinnovabili) prevede la realizzazione di una piattaforma unica a livello nazionale realizzata e gestita dal gestore dei servizi energetici per la presentazione delle istanze di autorizzazione unica di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 28/2011. L'autorizzazione unica è la procedura che viene ritenuta la migliore soluzione per coordinare un'istruttoria così complessa, per poterla attivare però è necessario che siano adottati appositi decreti, che ad oggi non sono ancora stati discussi in conferenza unificata. La situazione attuale vede una prima interlocuzione tenutasi i mesi scorsi a livello territoriale con il gestore dei servizi energetici per capire quali sono i desiderata delle diverse Regioni ed esaminare la predisposizione e adozione di modelli d'istanza unificati su tutto il territorio nazionale.

Presidente - Risponde in replica il consigliere Marquis.

Marquis (FI) - Abbiamo ascoltato con attenzione le risposte all'interpellanza, credo di poter sintetizzare il suo intervento immaginando che da qui a breve, per raggiungere gli obiettivi, bisogna riattivare le centrali a carbone, perché i tempi mi sembra che siano biblici per procedere a queste autorizzazioni. Si è parlato di pratiche aperte dal 1988, trentaquattro anni, quali possano essere le ragioni, credo che siano delle cose che siano difficili da comprendere per un cittadino e per un imprenditore. Da una parte abbiamo letto sui giornali le dichiarazioni da parte degli organi statali che dicono che la responsabilità è tutta in capo alle Regioni, adesso mi sembra invece di aver capito che la responsabilità è tutta in capo allo Stato, che non ha provveduto a decretare delle forme di semplificazione e che le Regioni si trovino con le mani legate. Io credo che questo sia un grosso problema e ciascuno, nel suo ruolo, dovrebbe provare a trovare delle soluzioni per seguire degli obiettivi che sono degli obiettivi importanti e alti a livello di condivisione politica per poter andare a diffondere l'utilizzo delle rinnovabili, perché diversamente la questione diventa assai difficile da gestire. Per quanto ho potuto anche vedere, a livello dei mezzi di informazione, credo che l'ultimo problema sia quello delle risorse da parte degli imprenditori, perché gli imprenditori lamentano la lentezza dell'autorizzazione, non di trovare attraverso le banche o altri canali i finanziamenti degli interventi. Pertanto nell'attesa che lo Stato, come dice lei, arrivi a disciplinare delle procedure di semplificazione rispetto a quelle che sono attualmente in essere come procedimenti, credo che bisognerebbe provare comunque, anche a livello locale, di fare il massimo per andare incontro alle esigenze di coloro che hanno sottoposto delle istanze di poter arrivare il prima possibile a trovare delle soluzioni.

Presidente - Un minuto per una precisazione.

Marzi (SA) - Io in realtà questo lo dico soprattutto cogliendo lo spirito collaborativo anche della replica, non ho detto nella mia risposta che è colpa dello Stato: ho detto che per com'è strutturata oggi la pratica amministrativa, sicuramente la soluzione sarebbe quella, però nell'attesa che lo Stato compia quanto ha dichiarato di voler compiere, riconoscendo il fatto che questo tipo di pratiche sono complesse, ho suggerito, visto che la stragrande maggioranza di queste pratiche, partendo da quelle del 1988, sono state bloccate per questioni afferenti il Tribunale superiore delle acque, che ogni singolo proponente di fatto crei un'interlocuzione diretta con gli uffici, perché, da quello che ho potuto verificare in ventisei mesi di collaborazione con gli uffici stessi, tendono a essere molto puntuali quando il fatto non diventa una questione general generica, ma diventa un rapporto diretto rispetto a problemi che evidentemente hanno una contingenza specifica.