Oggetto del Consiglio n. 2043 del 30 novembre 2022 - Resoconto
OGGETTO N. 2043/XVI - P.R. n. 1: "Nuova disciplina dei requisiti igienico-sanitari per l'esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, ai sensi dell'articolo 20, comma 5, della legge regionale 3 gennaio 2006, n. 1. Abrogazione del regolamento regionale 11 ottobre 2007, n. 2".
Bertin (Presidente) - - Punto n. 6.02 dell'ordine del giorno. Su questo atto sono stati depositati due emendamenti delle Commissioni IV e V, un sub-emendamento dell'assessore Guichardaz sostitutivo dell'emendamento n. 2 delle Commissioni IV e V e un emendamento dei gruppi Lega, Pour l'Autonomie e Forza Italia. I relatori sono, per la IV Commissione, il consigliere Padovani, per la V Commissione, il consigliere Restano. Si è prenotato per la relazione il consigliere Restano a cui passo la parola.
Restano (GM) - Nel corso degli ultimi vent'anni il settore della produzione e somministrazione alimenti e bevande ha subito dei profondi cambiamenti, infatti abbiamo vissuto l'avvento dei cibi precotti, o parzialmente cotti, del raffreddamento veloce delle pietanze appena cotte e del successivo ricondizionamento, la nascita di nuove forme di somministrazione alimenti quali l'home restaurant, oppure la somministrazione di alimenti e bevande presso il domicilio del consumatore. Contemporaneamente abbiamo assistito alla sostanziale modifica degli stili di vita della popolazione, con la conseguente variazione delle abitudini alimentari degli Italiani, che, se da un lato pongono più attenzione alla salubrità degli alimenti, dall'altro tendono ad adattare la pausa pranzo e la colazione alle proprie esigenze lavorative. A tale proposito la scienza e la tecnologia hanno lavorato insieme per migliorare la produzione degli alimenti in un'ottica di qualità, sicurezza, nonché benessere del consumatore e per progettare delle attrezzature finalizzate a ottimizzare gli spazi e i layout nei locali cucina dei ristoranti e nei locali di produzione alimenti in genere, permettendo così di svolgere attività anche in locali di dimensioni ridotte rispetto agli standard minimi ritenuti necessari 20 anni fa.
Gli Italiani, siano essi lavoratori piuttosto che datori di lavoro, hanno riconosciuto alla pausa pranzo da trascorrere all'interno dei servizi di ristorazione convenzionati con le aziende piuttosto che con le Pubbliche Amministrazioni un valore in termini di socializzazione e di benessere lavorativo molto elevato. Naturalmente i servizi a cui ho accennato sopra nulla hanno a che vedere con i locali mensa degli anni Settanta-Ottanta, ma riconoscono ai ristoranti di oggi, e in particolar modo ai bar, un nuovo ruolo che non possiamo ignorare. Conseguentemente a tutto questo, anche sfruttando il fenomeno dei ticket restaurant, i locali di somministrazione alimenti e bevande, in particolar modo i bar, si sono attrezzati, infatti da oltre un decennio offrono alla clientela dei servizi che 30 anni orsono non esistevano: penso, ad esempio, a quella che definirei la "ristorazione rapida"- e non ristorazione veloce - che si è sviluppata senza la corrispondente legislazione nazionale e regionale. Parallelamente a quanto descritto, il fenomeno della commercializzazione e somministrazione dei prodotti a chilometro zero ha introdotto una serie di nuove attività di promozione, quali le degustazioni presso i locali di produzione e stoccaggio alimenti, mai contemplate in precedenza. Anche il turismo enogastronomico, inteso come sagre paesane, è cresciuto in maniera esponenziale, attraendo durante i fine settimana centinaia di persone, necessitando quindi di una nuova considerazione.
Tutto quanto sopra richiede considerazione e impone una nuova regolamentazione, sollecitata anche dalle associazioni di categoria che hanno offerto il loro contributo per la predisposizione del regolamento che oggi esaminiamo. La proposta di regolamento, che si compone di sette articoli e quattro allegati, intende quindi sostituire il vigente regolamento regionale 11 ottobre 2007 n. 2 allo scopo di aggiornare e semplificare la relativa disciplina, tenuto appunto conto delle criticità che l'attuale regolamento ha manifestato nel tempo. Le novità introdotte si possono così riassumere:
- introduzione di una disciplina specifica per la somministrazione di alimenti e bevande che richiedano una manipolazione e trasformazione semplice nell'ambito del servizio di prima colazione degli esercizi di Bed & Breakfast-Chambre et Petit déjeuner, finora mancante, ampliando la tipologia degli alimenti somministrabili nei Bed & Breakfast (articolo 1, comma 3, articolo 4 e allegato D);
- riduzione delle tipologie di attività di esercizi di somministrazione alimenti e bevande da quattro a due (articolo 3 comma 1) definendo analiticamente, in particolare, gli alimenti, le bevande e i prodotti alimentari che possono essere somministrati nella tipologia 1 (bar ed esercizi similari), e definendo la tipologia 2 (ristorazione con somministrazione diretta). Si è successivamente esplicitato il significato di attività minima di manipolazione, richiamato nella tipologia 1;
- riduzione delle superfici minime per il dimensionamento dei locali cucina dei ristoranti e definizione di strumenti di flessibilità per la loro determinazione (allegato B);
- individuazione degli standard relativi al rapporto tra il numero di servizi igienici riservati al pubblico e il numero di coperti o posti a sedere dell'esercizio, dei requisiti per soddisfare gli standard minimi di areazione naturale o artificiale per lo smaltimento dei fumi (allegato A);
- individuazione dei requisiti per l'attività di barbecue all'esterno (allegato B);
- infine adeguamento della disciplina dell'attività di somministrazione in forma temporanea, sia per la tipologia A, sia per la tipologia B, inoltre ci si è interessati ai requisiti per le strutture mobili e temporanee (chioschi di vendita, banchi di vendita autotrasportati - somministrazione di alimenti e bevande in locali non aperti al pubblico - somministrazione di alimenti e bevande presso il domicilio del consumatore (allegato B).
In conclusione, dalle interlocuzioni avute direttamente sul territorio e in Commissione consiliare emerge chiaramente come l'approvazione della presente proposta di regolamento non sia più derogabile e che si tratta solo di un primo passo per aggiornare le norme alle richieste dell'utenza. Siamo consapevoli che stiamo affrontando una tematica articolata, complessa e che sarà necessario verificare l'efficacia del regolamento dopo almeno un anno dalla sua prima applicazione, soprattutto al fine di procedere a ulteriori modifiche del presente regolamento, anche alla luce delle continue modifiche degli stili di vita della popolazione, delle evoluzioni introdotte nella società dalla ricerca scientifica e dalle nuove tecnologie alimentari.
Presidente - Il consigliere Manfrin ha chiesto la parola, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Grazie al relatore, al collega Restano per aver riassunto nel suo intervento gli interventi che la Commissione ha elaborato e che questo regolamento porta con sé e le innovazioni, l'aggiornamento che verrà effettuato qualora questo regolamento venisse approvato.
Mi corre l'obbligo di ricordare come all'interno di quest'aula fin dal gennaio del 2021 il nostro gruppo, con un'iniziativa del collega Ganis, a seguire con iniziative dei colleghi Baccega e Aggravi, abbiano stimolato e abbiano richiesto che avvenisse l'approvazione di quest'aggiornamento, un aggiornamento che arriva sicuramente riteniamo un po' in ritardo perché il lavoro preparatorio era già in dirittura d'arrivo da quello che ci consta nel 2020, ma quello che conta è che oggi si arrivi a discuterlo. Questo è un intervento sicuramente necessario, è un intervento che viene richiesto da più parti con urgenza da tempo, abbiamo potuto audire anche le parti interessate, così come giustamente una parte di confronto che è stata fatta al di fuori di quest'aula direttamente dai gruppi, e il nostro gruppo non ha fatto eccezione, è un aggiornamento che sicuramente permetterà di poterci aggiornare e di poter dare un nuovo impulso alle attività di somministrazione, che poi hanno particolarmente patito sicuramente nel periodo di pandemia e nel post pandemia e oggi peraltro sono anche sottoposte a un aggravio di costi che non rende loro la vita facile, ma il principio che abbiamo voluto portare sia durante la discussione in Commissione, sia oggi è un principio che riteniamo assoluto, cioè quello di disciplinare senza vessare e senza introdurre delle limitazioni eccessive o incomprensibili per le attività, in questo caso le attività di somministrazione.
Riteniamo che durante la V Commissione, in collaborazione con la IV, sia stato fatto un importante lavoro per affinare il provvedimento e per sentire le parti interessate e vorrei ricordare gli importanti correttivi apportati durante la discussione con quello che è stato, per esempio, un emendamento inserito su sollecitazione anche delle parti da parte dell'Assessorato, ovvero sulla parte, al di là delle iniziative, delle manifestazioni su cui ho visto che ancora oggi l'Assessore ha depositato un emendamento per specificare ancora meglio il testo, ma degli emendamenti che hanno inciso sulle tipologie di posti a sedere legati ai servizi igienici. Avevamo fatto rilevare come all'interno di questo regolamento vi fosse chiaramente un pericolo, cioè si legavano i posti a sedere a fronte dell'esistenza dei servizi igienici a servizio di quel locale, il problema è che negli scaglioni individuati il rischio era che i locali, soprattutto i locali collocati nei centri storici, così come i locali esistenti che avrebbero potuto installare i dehors, sostanzialmente non avrebbero potuto installarli perché avrebbero dovuto sottostare a delle disposizioni che evidentemente avrebbero reso quei posti in più a sedere assolutamente incompatibili con la presenza dei servizi igienici sufficienti. Con un emendamento che recepiva un ragionamento che avevamo già formulato all'interno della Commissione quindi è stato sostanzialmente detto che, invece di considerare come numero totale dei posti quello interno più quello esterno, quindi i posti a sedere interni e i dehors, veniva invece considerato il numero maggiore tra le due collocazioni, se nei dehors, oppure se quelli dei posti interni.
Oltre a questo - e di questo ovviamente siamo assolutamente felici - in Commissione abbiamo presentato una nostra iniziativa, peraltro faccio notare che le categorie - e questa è sicuramente una delle evoluzioni positive che abbiamo potuto registrare con questo regolamento, durante la discussione in Commissione abbiamo depositato un emendamento che è stato poi recepito e votato dalla Commissione, che nella tipologia 2, ovvero quella della ristorazione tradizionale, riduceva le categorie, sempre relativamente ai posti a sedere in relazione con i servizi igienici, da quattro a tre, ovvero in una prima formulazione vi era una suddivisione nella tipologia 2, quindi ristoranti tanto per intenderci, da 0 a 40 posti a sedere un solo servizio igienico in comune fra personale e pubblico, poi c'era la categoria da 41 a 60 posti a sedere con un servizio igienico destinato esclusivamente al pubblico, quindi il locale avrebbe dovuto avere sia un servizio igienico per i dipendenti che un servizio igienico per i clienti, poi da 61 a 150 posti due servizi igienici distinti per sesso e da 151 posti a sedere a salire almeno quattro servizi. Recependo le indicazioni che, per esempio, ci vengono anche dal regolamento del Piemonte, abbiamo proposto che le categorie 1 e 2 venissero sostanzialmente fuse, quindi non vi fosse una suddivisione da 0 a 40 e da 41 a 60, ma vi fosse un'unica categoria da 0 a 60 posti. Questa è stata un'innovazione che è stata assolutamente recepita e della quale siamo ovviamente felici e soddisfatti.
Quello che però rimane da evidenziare, una delle criticità che abbiamo potuto esaminare e per la quale abbiamo presentato anche un emendamento che verrà discusso oggi, è quella relativa alle metrature delle cucine, perché già in Commissione, così come nei confronti, si è evidenziato come precedentemente a questo regolamento non vi fosse una disciplina rispetto alle necessità di avere delle metrature minime della cucina per le attività. Se questo regolamento venisse approvato così com'è, ovviamente la dicitura sarebbe questa... per quanto riguarda la tipologia 2, bisognerebbe avere una definizione di questo tipo: "al punto A metri quadri 7 per preparazioni limitate a un massimo di due primi, due secondi e tre dessert, è esclusa la preparazione di dolci con farcitura di crema, panna e gelati, paste fresche ripiene, invece al punto B: metri 14 per la ristorazione tradizionale". L'attenzione che vorrei richiamare a dei colleghi in aula e dei Valdostani all'esterno è questa: al di là di qualsiasi considerazione, una persona che legge un regolamento di questo tipo si dovrebbe interrogare già sul senso di una limitazione di questo tipo, cioè 7 metri quadri per preparazioni limitate a un massimo di due primi, due secondi e tre dessert. Se io preparo quindi due tipi di pasta, va bene, se ne preparo tre, non va più bene. Non si capisce effettivamente per quale motivo io devo anche addirittura fare delle considerazioni rispetto al menù che un'attività di somministrazione deve fornire. Due primi sì, tre dessert, due dessert no, un dessert sì, se c'è il secondo in più, se c'è il contorno. Poi la questione delle esclusioni di preparazione con dolci con farcitura di crema, panna, gelati, paste fresche e ripiene, dove, per esempio, non viene elencato lo yogurt, per fare un esempio visto che è uno dei temi che abbiamo parlato, anche qui obiettivamente ci apre una riflessione rispetto alla pervasività che la Pubblica Amministrazione deve fare sulle attività. Davvero vogliamo andare a sindacare sul tipo di crema, sul tipo di preparazione e sulla tipologia di alimento che viene preparato rispetto al dire invece che una persona deve avere una struttura, un'attività di somministrazione deve avere un'attività con una cucina che sia adatta alla tipologia di offerta che fa, perché - e qui richiamo un esempio che abbiamo fatto in Commissione - se domani un'attività commerciale di somministrazione volesse dire: "facciamo una somministrazione di altissima qualità, siamo interessati a fare una somministrazione di altissima qualità e vogliamo servire soltanto un paté e dello champagne perché vogliamo fare questo tipo di servizio", davvero avrei bisogno di una cucina di 7 metri quadri per fornire un paté e uno champagne? Per queste disposizioni e per questo regolamento purtroppo sì, ma questo è un esempio fra tanti, quindi crediamo che questo sia un problema.
Quest'emendamento noi l'abbiamo portato all'attenzione della Commissione e abbiamo chiesto - ritirando ovviamente l'emendamento, perché ci era stato detto che c'erano delle motivazioni alla base del diniego - di avere una spiegazione rispetto alle motivazioni e rispetto al mancato accoglimento di quest'emendamento e le spiegazioni sono arrivate nella giornata di ieri se non sbaglio e le abbiamo lette. Io le leggerò adesso ai colleghi in maniera che tutti si facciano un'idea: "l'indicazione espressa nella proposta di regolamento di una superficie minima per i locali di produzione risponde, anche su sollecitazione delle associazioni di categoria, all'esigenza di individuare una metratura al di sotto della quale le preparazioni di cui alle lettere a) e b) - quindi 7 metri quadri e 14 metri quadri - di detto punto non garantiscono il rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare. Inoltre l'individuazione di uno spazio minimo che consenta alle autorità deputate ai controlli igienico-sanitari il possesso di un criterio di giudizio oggettivo, che dovrà comunque tenere conto delle modalità di gestione del rispetto dei criteri di igiene da parte dell'operatore, non potrà comunque prescindere dal possesso da parte dell'operatore medesimo di procedure basate sui principi del sistema HCCP, unitamente all'applicazione di una corretta prassi igienica". Ora, questa risposta è divisa in due: la prima parte è quella che dice che risponde anche su sollecitazione delle associazioni di categoria all'esigenza di individuare una metratura. In realtà, le associazioni di categoria che abbiamo audito a domanda precisa: "ma ritenete che avere invece una formulazione che dica che la cucina deve essere adatta al tipo di servizio che si fa sia ideale", loro ci hanno detto: "questa è una quadra che abbiamo trovato con l'Assessorato, ma è chiaro che meno vincoli, meno lacci ci sono per noi meglio è". È evidente quindi che questa è una contrattazione, ma le associazioni hanno detto chiaramente che se noi non mettessimo dei vincoli di questo tipo, sarebbero assolutamente felici e d'altra parte chi non lo sarebbe? Meno vincoli, meno problemi e più libertà di poter fare impresa e di poter concentrarsi su altri aspetti, anche perché nella risposta - non vi ho letto il pezzo finale - viene citato il regolamento 852/2004 del Parlamento europeo del Consiglio del 29 aprile 2004 sull'igiene dei prodotti alimentari.
Viene quindi chiamato in causa questo regolamento dicendo che questo rispetta comunque le disposizioni che sono contenute in esso. Noi questo regolamento l'abbiamo letto tutto ma non viene fatta menzione di un limite dei metri quadri delle cucine, quindi non vi è un obbligo europeo a rispondere a questo limite e credo che questo sia importante. Mentre l'Europa solitamente viene additata come quella che di solito ci mette dei vincoli per i quali chiaramente siamo bloccati, in questo caso non fa delle imposizioni di questo tipo, allora perché essere più restrittivi rispetto a quello che l'Unione europea ci impone?
Dall'altra parte un'altra riflessione: basta guardare e basta confrontare quello che viene fatto dalle Regioni vicine e a questo proposito abbiamo preso ad esempio, a riferimento il regolamento di somministrazione, lo stesso identico, ma della Regione Piemonte. Nella Regione Piemonte di questo limite di somministrazione, di questo limite di queste metrature per le cucine viene detto che non ci sono limiti, ma che la struttura deve essere dimensionata al tipo di produzione e al tipo di attività che viene effettuata. A fronte di questo quindi evidentemente noi possiamo fare un confronto e dire che, per esempio, un locale posto sui confini della Valle d'Aosta e del Piemonte, se si trova in Piemonte, avrà maggiori libertà di poter fornire ai propri ospiti con uno spazio superiore un certo tipo di cucina, mentre in Valle d'Aosta avrà una minore libertà, perché dovrà dotarsi di quei metri quadri necessari che il regolamento impone. È quindi anche una questione di concorrenza e dovremo chiederci se a supporto giustamente della reiezione dell'emendamento voi sostenete che il mancato rispetto di queste due disposizioni, quindi 7 metri quadri per quella preparazione di due primi, due secondi, tre dessert, due antipasti e quant'altro, o i 14 metri per ristorazione tradizionale non garantiscono il rispetto dei requisiti di sicurezza alimentare.
La domanda però sorge spontanea: ma se il Piemonte non lo mette, vuol dire che tutto quello che mangio in Piemonte non è sicuro? Perché altrimenti è chiaro che ci troviamo a fare i conti con i fatti. Se quello che mangio in Piemonte è sicuro, con queste disposizioni evidentemente sarà altrettanto sicuro anche in Valle d'Aosta se noi modifichiamo queste disposizioni. Peraltro questa è la stessa cosa che ci ha detto il dottor D'Alessandro in audizione, ci ha detto: "perché andare a mettere dei vincoli quando sia in Europa sia in altre Regioni questi vincoli non ci sono?". Questa è la domanda su cui ovviamente abbiamo voluto fare una riflessione e questa è la domanda che mettiamo alla discussione dell'Aula.
Se il nostro emendamento, che voglio qui riassumere - poi ovviamente ci sarà eventualmente anche tempo sull'emendamento di discutere chiaramente per verificare la disponibilità nell'accoglierlo - venisse accettato, invece di mettere le metrature: 7 metri quadri, 14 metri quadri, due primi, tre secondi, due dessert, la panna sì, lo yogurt no e quant'altro, si andrebbe semplicemente a dire che la superficie del locale cucina deve essere rapportata al tipo di attività e alla potenzialità produttiva.
Prima che ci venga opposta una questione che viene velatamente sollevata nelle motivazioni che ci sono state trasmesse, cioè "le metrature servono perché, quando viene un'ispezione, l'ispettore non ha una discrezionalità rispetto alla misurazione", quindi dire: "secondo me, questo locale di cucina non è commisurato alle esigenze produttive", in realtà viene superato proprio da quello che la stessa Confcommercio ha dichiarato sempre in audizione, così come altri soggetti che abbiamo audito al di fuori di quest'aula ci hanno dichiarato: "se è vero che un confine certo , sicuramente non dà adito a interpretazioni perché se è 7 metri è 7 metri, se è metri 6,99 è al di fuori e se è metri 7,01 è al di dentro dei limiti, dall'altra parte c'è anche ovviamente il ricorso rispetto a eventuali sanzioni che possono essere erogate". Se io ho, come abbiamo detto prima, una cucina di altissimo livello che serve un solo tipo di cibo, per esempio, di altissima qualità, quindi mi sono sufficienti 3 metri quadri di cucina per poterlo servire e arriva un ispettore e dice: "eh no, secondo me, tu le ostriche qui non le puoi fare perché lo spazio è troppo piccolo", io avrò la possibilità di ricorrere chiaramente contro quella sanzione e di dimostrare che invece quegli spazi sono adeguati.
Per venire a noi, il nostro emendamento, secondo noi, potrebbe perfezionare il regolamento, che sicuramente è atteso, un regolamento di cui si sente la necessità e di cui da tempo chiediamo l'approvazione. Riteniamo che questo percorso se potesse vedere il suo accoglimento, e quindi il nostro emendamento venire accolto - ringraziando ovviamente i colleghi di Pour l'Autonomie e di Forza Italia che lo hanno sottoscritto -, riteniamo che potrebbe essere una miglioria che questo regolamento avrebbe e che verrebbe messa a disposizione di tutte le attività di somministrazione.
Presidente - Consigliere Baccega a lei la parola.
Baccega (FI) - Non possiamo che dire: "finalmente eccoci in Consiglio regionale con questo regolamento che dopo un'interrogazione, due interpellanze, una mozione e un ordine del giorno approda in Consiglio regionale, il famoso regolamento che disciplina i requisiti igienico-sanitari per l'esercizio di somministrazione di alimenti e bevande. Un lungo lavoro da parte degli uffici certamente ma un lungo lavoro anche in Commissione, e non vi nascondo che dopo l'ultima Commissione, qualche preoccupazione l'ho avuta, però tutto è bene quel che finisce bene. Ci apprestiamo a sostenere e votare un regolamento che disciplina, dal punto di vista igienico-sanitario, gli esercizi di somministrazione e che disciplina l'attività di somministrazione per il servizio di prima colazione dei Bed & Breakfast, un testo che si adegua alle normative europee e che è stato oggetto di una stesura ampiamente partecipata, l'abbiamo detto più volte: l'Assessorato della sanità, l'Assessorato del commercio e del turismo, il CELVA, il CPEL con lo Sportello unico delle attività produttive, le Associazioni Confcommercio e ADAVA a cui poi si è aggiunta alla fine la Confesercenti, che però non ha partecipato ai lavori. Direi che c'è stata una buona sintonia anche con l'USL rispetto a tutto questo percorso, quindi per quella parte che mi vedeva coinvolto non posso fare altro che ringraziare tutti.
Ovviamente la volontà e la necessità di modificare questo regolamento, che è un regolamento - è stato detto - datato 2007, che è stato introdotto in una prima riunione il 17 ottobre 2019, era per venire rapidamente a una modifica dello stesso, semplificarlo, renderlo più attuale alle normative europee e più aderente alle attuali esigenze, proprio sulla scorta di forti criticità che erano e sono ancora evidenti rispetto ai competitori di altre Regioni e d'oltralpe. Vi sono degli elementi di estrema soddisfazione che mi piace richiamare, l'ha già detto il relatore collega Restano che ringrazio per la sua relazione, l'individuazione degli standard relativi al rapporto tra il numero di servizi igienici riservati al pubblico e il numero di coperti e posti a sedere dell'esercizio è finalmente un percorso che si doveva fare. Il poter svincolare il numero dei posti dei dehors dal numero dei presenti all'interno del locale, la riduzione delle categorie da 4 a 2, quindi la normativa dei Bed & Breakfast per la somministrazione della prima colazione. Tutto per offrire che cosa ai turisti? Un servizio migliore, il tener conto delle chiare e mutate esigenze del consumatore, ed era un'ipotesi già prevista - quella della normativa dei Bed & Breakfast - all'articolo 30 della legge regionale n. 11/1996, poi adeguare i contenuti delle normative e delle tecniche di somministrazione degli alimenti al fine di garantire un maggior controllo dei pericoli.
Infine ha fatto una bella presentazione dell'emendamento che abbiamo sottoscritto insieme ai colleghi della Lega e di Pour l'Autonomie, avremmo gradito certamente - e con la presentazione dell'emendamento insistiamo - l'eliminazione della superficie minima della cucina, rapportandola alla reale ed effettiva potenzialità produttiva, ipotesi che era già presente nella prima stesura del documento. Ovviamente il tutto salvaguardando i requisiti di igiene e sanità che sono prioritari e fondamentali. Oggi la tecnologia offre beni strumentali in grado di sopperire all'esigenza di spazi senza andare a intaccare la tutela sanitaria del consumatore. Su quest'argomento abbiamo ricevuto ieri, è stato detto, la risposta degli Assessori, che francamente non ci convince, proprio nelle due motivazioni enunciate perché le associazioni ce lo hanno detto in Commissione che avevano sollecitato l'esigenza di non inserire una metratura minima, ma è stato detto in Commissione appunto che, pur di andare avanti, avevano accettato la versione dell'Assessore. Inoltre la seconda motivazione... serve solo all'autorità o alle autorità deputate ai controlli igienico-sanitari, per avere un criterio di giudizio, quindi se mancano 10 centimetri, l'operatore non può lavorare? Questa è una follia, scusatemi, non puoi fare o lavorare pur avendo organizzato il tuo esercizio, la tua attività, la tua operatività dell'azienda con tutte le procedure del sistema HACCP e con la corretta prassi igienica. Questi sono i controlli da fare, sono i più significativi. Questa risposta quindi ovviamente non ci piace, invitiamo ancora i colleghi a valutare bene con attenzione e a sostenere quell'emendamento che toglie i metri quadrati minimi. Questo anche solo per adeguarci ai nostri concorrenti delle Regioni vicine e d'oltralpe. Invito ancora tutti a un'attenta riflessione rispetto a questo passaggio.
Presidente - Vi sono altri interventi? Non vedo altri interventi, chiudiamo questa discussione. La discussione è chiusa. Per il Governo, ha chiesto la parola l'assessore Jean-Pierre Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz J. (FP-PD) - Siamo arrivati in fondo al lungo percorso che avevamo preannunciato nel primo DEFR appena ci siamo insediati, nell'elenco degli impegni vi era anche questo regolamento che da anni oramai veniva rinviato, pur nella sua urgenza che è stata da più parti ricordata.
Ricordo il collega Baccega quando era Assessore alla sanità, che mi chiese in via amichevole, si ricorderà collega, malgrado io fossi fuori dalla politica a causa della nostra mancata elezione, un'opinione rispetto alla bozza che i suoi uffici avevano già predisposto e che cominciava a essere in quel periodo oggetto di condivisione con le associazioni di categoria e con alcuni altri portatori di interesse, tra cui l'USL della Valle d'Aosta. Ricordo un'ampia corrispondenza tra noi a dimostrazione di un interesse sia da parte della politica che aveva preso in mano questo tema, che era stato oggetto anche di ampia discussione, di ampia richiesta anche di chiarimenti e di semplificazione, sia da parte dei tecnici e sia da parte anche degli operatori che sono poi quelli che quotidianamente applicano e devono applicare questa normativa che vi assicuro è una normativa complicata. Voglio quindi ringraziare pubblicamente il collega Baccega perché fu lui a innescare questo processo di necessaria riforma di una norma nata, lasciatemelo dire, piuttosto confusa nel 2007, contraddittoria e sostanzialmente iniqua, in quanto sin dalle origini penalizzante per alcune tipologie, la 1 e la 2 attuali, la cui attività e il cui campo d'azione di fatto veniva limitato rispetto al resto del Paese. Per capirci, la gamma di prodotti somministrabili dalle prime due categorie - i bar per intendersi - era limitata rispetto a quella che poteva essere somministrata nelle regioni a noi limitrofe, con ciò producendo un gap sul fronte della concorrenza commerciale sicuramente penalizzante per la Valle d'Aosta. In più diverse fattispecie non erano regolamentate, quindi lasciate alla discrezione degli organi di vigilanza, che dovevano barcamenarsi loro e gli operatori tra interpretazioni, circolari ministeriali, norme nazionali, non sempre mirate e lineari, e norme europee: mi riferisco ad esempio, alla questione dei barbecue, degli home restaurant, delle fiere e sagre, dei Bed & Breakfast solo per fare alcuni esempi di ambiti sui quali l'interpretazione poi alla fine di diverse norme ancora vigenti... perché sapete che, malgrado sia intervenuto il pacchetto igiene, il collega Manfrin citava la 852, la 882, cioè tutte le normative eurounitarie, poi il nostro sistema nazionale prevede comunque ancora la validità residuale di normative nazionali addirittura del 1980, del 1962, la legge 283, insomma un pasticcio infinito a cui il regolamento di cui si discute oggi aveva cercato in qualche modo di mettere rimedio ma in maniera molto complessa, perché probabilmente quel regolamento era di fatto poi una composizione, io l'ho sempre definito un patchwork di normative regionali, tra cui all'epoca anche quella del Piemonte, tra l'altro, che poi è stata modificata nel tempo, anzi, devo dire che il regolamento attuale è la replica del regolamento del Piemonte con tutte le sue complicazioni e contraddizioni, con delle aggiunte poi originali che erano state poi messe anche in una sorta di negoziazione e di mediazione tra associazioni per contemperare anche l'interesse della ristorazione rispetto a quello del bar. Io mi ricordo come fu elaborato perché all'epoca lavoravo già ormai da 18 anni e facevo quel mestiere di ispettore di igiene. Insomma, una rimodulazione di questo regolamento - e lo dico proprio da ispettore di igiene in aspettativa per mandato politico con oramai 33 anni di servizio - andava fatta intanto per semplificare al massimo la norma, eliminando ogni riferimento a norme già esistenti sia nazionali, sia di emanazione europea, che sono direttamente applicabili, come hanno ricordato sia il collega Manfrin che il collega Baccega. Il regolamento del 2007, se lo avete sottomano, prevede decine e decine di pagine che riportano e copiano di sana pianta normative risalenti al 2007, le normative relative alla HACCP, adesso non mi ricordo neanche più, forse il decreto legislativo 155, l'allegato, ed erano normative che poi sono state, come avete ben evidenziato voi, perfezionate e modificate anche dalle normative successive, dal pacchetto igiene che è successivo rispetto al 155. La necessità quindi era proprio quella di semplificare al massimo e di togliere ogni riferimento alle normative europee e nazionali, che, di fatto, già regolamentano la materia, per esempio, i riferimenti alla rintracciabilità, i riferimenti all'igiene del processo e tutto quanto sono questioni che, com'è già stato citato anche dal collega Manfrin, sono già puntualmente affrontate nelle normative europee, puntualmente non troppo, però, perché la normativa europea rinvia spesso, 852, 853 e 854, alle regolamentazioni degli Stati membri. Nel caso nostro la Regione regolamenta perché ha la possibilità di farlo, tant'è vero che nelle Regioni italiane, come ricordato, il Piemonte regolamenta in un modo, l'Emilia Romagna regolamenta in un altro, se voi vedete, il Veneto è estremamente rigido nella regolamentazione nel fissare dei paletti, così come su tante altre materie commerciali: ad esempio, locazioni turistiche, la Puglia, il Lazio, la Sicilia su questo sono molto rigide rispetto a questo. La regolamentazione totale paradossalmente... la deregolamentazione rischia di diventare poi un problema se non si stabiliscono quanto meno dei termini di riferimento, poi riprenderò brevemente una sua considerazione rispetto alle metrature.
In più questa rimodulazione serviva anche a chiarire alcuni punti controversi, poi, per una questione di perequazione con le altre Regioni, perché, come sapete, in altre regioni, per esempio, i cosiddetti "bar" potevano somministrare i prodotti di gastronomia, che erano regolamentati, tra l'altro, da una circolare ministeriale, forse il collega si ricorda del MEF, adesso non mi ricordo più neanche di che anno era, degli anni Ottanta e Novanta, tra cui si ricomprendevano anche alcuni prodotti che la nostra legge regionale, il nostro regolamento escludeva tout court. In Piemonte quindi si potevano intendere come genere di gastronomia anche i piatti monoporzione, eccetera, qua da noi avevamo il vincolo per cui il bar poteva solo e somministrare esclusivamente prodotti freddi e non effettuare nessun tipo di riscaldamento se non panini, pizzette e tramezzini, tanto per dire la follia di quel regolamento, che alla fine io non so come era stato composto. Poi anche per motivi commerciali e anche per dare la possibilità, come succede altrove ai cosiddetti "bar" - e poi dico "cosiddetti" perché la denominazione semplifica realtà molto diverse e complesse, non rendendo giustizia alla categoria, perché di bar ce ne sono, dall'ultimo bar di Caracas a dei bar che sono uno spettacolo in termini di tecnologia, di estensione, di spazi accessori, di spazi di somministrazione -, di somministrare pasti caldi monoporzione, però preparati nei laboratori autorizzati, quindi sempre sotto il rigido controllo e cappello delle norme del cosiddetto "pacchetto igiene", che in Valle d'Aosta ha sempre trovato - e questo lo voglio dire da tecnico - una responsabile applicazione da parte degli operatori a garanzia del consumatore. Lo voglio dire in quanto con questa norma non siamo in presenza di una liberalizzazione tout court e di una deregolamentazione selvaggia, ma di un riadeguamento, come avete spiegato bene, come ha spiegato molto bene il collega Restano nella sua relazione, che ringrazio per averla scritta dando comunque il senso anche di una conoscenza profonda dell'argomento dovuta anche alla sua attività pregressa alla politica, che, come ricordate, il collega Restano faceva parte del Dipartimento di prevenzione e si occupava proprio di questo argomento.
Naturalmente come Giunta e anche come Consiglio... e approfitto per ringraziare i colleghi sia di maggioranza, sia di minoranza per i suggerimenti e per gli emendamenti che sono serviti a semplificare il quadro, il collega Manfrin ne ha citato uno e lo abbiamo accolto perché effettivamente i ragionamenti che sono poi intervenuti vanno nella direzione di una semplificazione, poi abbiamo fatto talmente tante audizioni su quest'argomento che non sto qua a rievocarle, vanno sempre nella direzione di tutelare gli operatori ma anche il consumatore, che è il nostro faro, diciamo così, la cui salute va preservata a ogni costo. Questo ci tenevo a dirlo perché non passi assolutamente l'idea che semplificando poi alla fine si tolgono quei riferimenti alle normative igienico-sanitarie, che sono quelle che in ogni caso tutelano il consumatore e che ci differenziano, secondo me, e lo dico per esperienza, anche rispetto ad altri territori e ad altri Paesi e che sono una garanzia anche per chi viene in Valle d'Aosta: parlo della Valle d'Aosta perché gli operatori commerciali, dall'esperienza che ho potuto acquisire in questi anni, si sono sempre scrupolosamente attenuti non solo perché la norma lo prevede, ma credo anche per una forma mentis, che negli anni si è costruita e per un senso di responsabilità, che è anche tipico credo della nostra comunità. Ci siamo, come diceva il collega Restano, tra l'altro, presi proprio il proposito di verificare, entro un termine congruo, che potrebbe essere appunto un anno, l'applicabilità del regolamento, al fine eventualmente di ritoccarlo o di riadeguarlo qualora intervenissero dei problemi applicativi.
Tra l'altro, voglio solo specificare che sarebbe stato possibile demandare alla Giunta la modifica periodica del regolamento e riadeguamento attraverso proprio la normativa, la legge di riferimento: la legge n. 1/2006, ma abbiamo ritenuto che una materia come questa fosse opportuno che continuasse a essere trattata all'interno del Consiglio regionale, proprio anche per le questioni che sono intervenute in questi giorni, abbiamo mantenuto quest'indirizzo, cioè l'indirizzo che, seppur regolamento, continuasse però a essere trattato secondo gli schemi tipici delle norme votate in Consiglio.
Approfitto ancora per ringraziare gli uffici, i colleghi e soprattutto i dirigenti Di Martino e Ruffier, che hanno lavorato davvero con passione, credo anche prima del nostro insediamento e il collega Baccega credo che possa testimoniarlo, ascoltando, elaborando, adattandosi alle molteplici richieste che man mano intervenivano, che, pur essendo impegnati in mille fronti, ancora oggi i nostri uffici sono pienamente operativi sul fronte dei ristori, oltre alle loro numerose funzioni istituzionali, hanno sempre pazientemente dato il loro contributo fattivo e qualitativo. Vi assicuro che non è stato facile lavorare su un testo come dicevo molto complicato e contraddittorio mentre peraltro imperversava il Covid, poi la crisi energetica, tutto il resto, l'applicazione delle varie norme a beneficio delle categorie. È stato fatto un grande lavoro e un lavoro per il quale, ripeto, ringrazio i nostri dirigenti e gli uffici, l'Ufficio legislativo anche che ha letto, corretto e poi ci ha dato la versione definitiva. Ringrazio anche le associazioni, anche a nome del collega Barmasse, con il quale abbiamo lavorato in tandem, perché, come vedete dal titolo, il regolamento è un regolamento che disciplina i requisiti igienico-sanitari delle attività di somministrazione ma è vero anche che questa disciplina ha degli effetti estremamente importanti anche dal punto di vista commerciale ed è il motivo per cui ce lo siamo presi in carico. Ringrazio le associazioni e il collega Barmasse perché hanno compreso anche il momento di difficoltà dovuta ai numerosi interventi d'urgenza che si sono dovuti mettere in campo in questi anni al ristoro delle attività commerciali, dei lavori e degli operatori. Ringrazio i colleghi di maggioranza, in particolare i presidenti Grosjacques e Restano, e i componenti delle diverse Commissioni, che si sono confrontati sul testo e sugli effetti della norma, e il motivo della preannunciata verifica entro un anno va proprio su questa direzione, e anche quelli di opposizione che hanno partecipato e contribuito alla sua redazione devo dire anche fuori dalla polemica politica ma in modo assolutamente costruttivo.
Il collega Manfrin ha spiegato il ragionamento sui servizi igienici e sul numero di posti a sedere, armonizzando la realtà dei bar e dei ristoranti credo con un approccio assolutamente ragionevole e anche tecnico. Tra l'altro, mi complimento per il fatto che la materia l'ha studiata proprio bene pur nella sua complessità e non è così scontata. Sulla questione delle metrature abbiamo spiegato come non indicare la metratura minima sia di fatto, lei l'ha anticipato, lasciare agli operatori di vigilanza e ai progettisti, perché non è solo una questione di operatori di vigilanza... spesso l'operatore si affida a dei progettisti, che alla fine ti impongono delle progettazioni che non sempre, e questo glielo dico per esperienza, sono coerentissime né con il potenziale produttivo, né con la tipologia di servizio che si vuole erogare, perché alle volte i progettisti hanno interesse magari a progettare delle strutture che abbiano poi delle metrature alle volte anche eccessivamente larghe o che possano inserire all'interno magari delle attrezzature che non sono consone o che non serviranno mai, per esempio, per il tipo di attività. Non è quindi solo un problema dell'organo di vigilanza ma è anche un problema di chi poi si mette in mano a consulenti, progettisti, eccetera, se non sono definite delle metrature minime, vi posso assicurare che non sempre l'operatore ha le competenze o ha la possibilità di decidere quali siano i riferimenti quanto meno minimi dai quali partire. Una deregolamentazione totale delle metrature quindi permetterebbe, per assurdo, come dicevamo prima, che l'organo di vigilanza possa stabilire un numero di metri giustificabile, inopinabile, sotto il profilo anche del ragionamento rispetto al processo produttivo; in questo modo quanto meno si definiscono dei minimi. Per quanto riguarda la questione dei minimi, dei primi, dei secondi, eccetera, come lei sa, il regolamento precedente era molto più restrittivo, fissava dei minimi molto più ampi, per esempio, per la categoria 3, il bar-tavola calda, addirittura non si potevano preparare i dolci perché concettualmente c'era l'idea che sia gli spazi - parliamo di 10 metri quadrati tanto per essere chiari, non i 7 di adesso -, sia le procedure non permettevano un corretto processo igienico, ed era il motivo per cui avevano tolto tout court i dolci considerando i dolci come prodotti pericolosi sotto il profilo igienico-sanitario. Noi abbiamo reimmesso la possibilità di fare dei dessert, ma dei dessert che non contenessero però creme, per esempio, o farciture, che, ai sensi delle normative di riferimento sui prodotti a base di uova, a base di latte, eccetera, sono prodotti considerati ad altissimo rischio sotto il profilo delle tossinfezioni alimentari. È il motivo per cui nella composizione di questo regolamento abbiamo ampliato, dato la possibilità in 7 metri quadrati di fare comunque un numero ragionevole di portate, due primi e due secondi, riprendendo il ragionamento che era stato fatto nel 2007, riducendo la metratura ma aumentando e dando la possibilità agli esercizi di poter comunque produrre dei dessert, le crostate, i dolci cosiddetti "secchi", senza entrare dentro il pericoloso ambito delle farciture e dei dolci a base di uova, che sono regolamentati ed estremamente pericolosi. Poi avrei altre cose da dire ma il tempo è trascorso. Grazie comunque.
Presidente - Per dichiarazione di voto, la parola al consigliere Rollandin.
Rollandin (PA) - Il tema ha fatto discutere e sicuramente farà discutere ancora molto, perché vedo che sono molto interessati a questa tematica che credo non troverà mai una soluzione univoca - e questo l'hanno detto a più riprese -, io penso che non valga la pena di riprende tutto il perché, il come abbiamo accettato, abbiamo fatto le considerazioni che sono... arrivano a dire che quello che succede nei confini tra la Valle d'Aosta e il Piemonte è divergente, non c'è la stessa consuetudine. Per quanto ci riguarda, noi voteremo questa disposizione sapendo che ci sono dei termini entro cui verificare alcune situazioni e così via. Ripetere tutto quello che è stato detto sa di veillà [traduzione dal patois: veglia], perché non è proprio il momento di farlo, credo che ci siamo addormentati abbastanza presto per rendere utile una serie di considerazioni che a ripetizione sono state fatte. È un tema che lascia discutere tutto il tempo che si vuole per chi va a considerare i metri, non i metri, chi vuole i dolci, chi non li vuole; possiamo passare delle serate che magari qualcuno... comunque noi voteremo a favore di quanto proposto.
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz per dichiarazione di voto, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Anche il nostro gruppo voterà questo regolamento sicuramente molto atteso per quanto già detto in discussione generale da tutti i nostri colleghi, lo facciamo anche a seguito delle rassicurazioni avute dall'Assessore in Commissione, perché sicuramente eravamo rimaste molto perplesse a seguito dell'audizione del Responsabile del Servizio di igiene, che sollevava tutta una serie di criticità che sembrano essersi risolte. Sicuramente questa verifica di un anno potrà anche dipanare quei tanti dubbi che il dottor D'Alessandro aveva portato in Commissione, quindi, pur con qualche perplessità, come dico, voteremo questo regolamento.
Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Altrimenti metto in votazione il regolamento. Non vedo richieste, pertanto passiamo all'analisi dell'articolato del regolamento. Metto in votazione l'articolo 1. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
L'articolo n. 1 è approvato all'unanimità.
Articolo 2? Stesso risultato. Articolo 3. Stesso risultato. Articolo 4. Stesso risultato. Articolo 5. Stesso risultato. Articolo 6. Stesso risultato. Articolo 7. Stesso risultato. All'allegato A vi sono gli emendamenti, uno delle Commissioni IV e V. Metto in votazione l'emendamento n. 1 all'allegato A delle Commissioni IV e V. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
L'emendamento è approvato all'unanimità.
Stesso risultato per l'allegato A nel suo insieme. All'allegato B vi è l'emendamento dei gruppi Lega, PLA e FI. Per l'illustrazione dell'emendamento, si è prenotato il consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Venendo all'illustrazione, quella è già stata fatta, quello che attendevamo era la risposta dell'Assessore, che ci ha risposto introducendo un elemento nuovo, cioè che i progettisti, se venisse approvato il nostro emendamento e che quindi non vi fossero dei limiti di metratura per le cucine, avrebbero la possibilità di proporre soluzioni ai propri clienti che non sarebbero confacenti alle necessità. Sicuramente questo può essere un elemento, io credo che però, quando si fanno degli investimenti, prima di farli, chiunque faccia dei ragionamenti, poi che ci possano essere delle persone che fanno un lavoro che non è quello più adatto sicuramente questo può essere una possibilità, però quello che mi preme sottolineare è anche un'altra cosa: che noi dobbiamo anche scontrarci con le criticità che vengono sollevate, per esempio, nei centri storici. I centri storici, come sappiamo, sono sempre storicamente problematici per una questione di carenza di spazi, quindi se io, ritornando alle considerazioni che abbiamo fatto prima, ho la possibilità di avere un'attività che sia commisurata a quello che faccio e la valutazione di quello che faccio è poi fatta sulla base di quello che produco, quindi se faccio un tipo di cucina, ho l'attività che è conseguente, è un conto, se invece io ho dei vincoli, degli obblighi di metratura, delle distanze che devo mantenere all'interno del centro storico che prevede spazi limitati, delle limitazioni rispetto ai menù che posso proporre, rispetto ai piatti, io comprendo la questione dell'igiene, però, Assessore, io non comprendo obiettivamente - e non sono un tecnico - ma come fare la pasta con il pesto e la pasta al pomodoro e aggiungere anche gli spaghetti aglio, olio e peperoncino possa essere questo elemento straordinario di pericolo rispetto a che io faccia semplicemente la pasta al pomodoro o la pasta al pesto, non riesco a comprenderlo e come me - e qui arriviamo a quello che io definirei il rasoio di Occam - non lo comprendono anche i legislatori del Piemonte, che hanno fatto un ragionamento differente. Se quindi la questione proposta, con tutti i rilievi che lei giustamente ha fatto: il problema dei progettisti, il problema dell'ispezione, il problema delle contaminazioni e dell'igiene dei cibi fossero effettivamente qualcosa di così insuperabile e insormontabile, il Piemonte non avrebbe disciplinato così come ha disciplinato. Siccome il Piemonte invece ha disciplinato, permettendo che le attività si organizzino a seconda della loro potenzialità produttiva, riteniamo che mettere dei vincoli in meno piuttosto che dei vincoli in più alle aziende sia un principio al quale dobbiamo aderire.
Con questo emendamento, qualora venisse approvato, le attività quindi potranno avere la libertà di fare la propria attività senza dei vincoli così eccessivi, così com'è già stato fatto in Piemonte; in caso contrario le attività che si trovano in zone che hanno dei vincoli di spazi e vincoli anche urbanistici dovranno a volte rinunciare a dei posti piuttosto che rinunciare a fare completamente un'attività, o ancora si troveranno completamente in svantaggio rispetto alle attività del vicino Piemonte. È chiaramente una linea di pensiero, lei giustamente ci parla della parte rispetto ai pericoli delle farciture, delle creme e quant'altro, noi, che ovviamente vogliamo sicuramente la sicurezza dei cibi ma abbiamo un esempio del vicino Piemonte, che ci dice che questo tipo di soluzione si può fare, si può adottare e non ha provocato, non ci risultano stragi di clienti nel vicino Piemonte che hanno partecipato con cucine che non hanno limiti di metrature, siamo sostenitori di un principio nel quale ci siano meno vincoli e più libertà di impresa.
Presidente - Se non vi sono altri interventi, metto in votazione l'emendamento dei gruppi Lega, PLA e FI. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 15
Favorevoli: 15
Astenuti: 20 (Barmasse, Bertin, Bertschy, Caveri, Chatrian, Cretier, Grosjacques, Guichardaz Erika, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Minelli, Padovani, Restano, Rosaire, Sapinet, Testolin)
L'emendamento non è approvato.
Metto ora in votazione l'allegato B. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
L'allegato B è approvato all'unanimità.
All'allegato C vi è il sub-emendamento dell'assessore Guichardaz, sostitutivo dell'emendamento n. 2 delle Commissioni IV e V, un emendamento che specifica meglio un aspetto. Viene illustrato o lo diamo come illustrato? Lo diamo come illustrato. Metto in votazione il sub-emendamento all'allegato C. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
L'emendamento è approvato all'unanimità.
Stesso risultato per l'allegato C? Stesso risultato. Allegato D. Stesso risultato. A questo punto mettiamo in votazione il regolamento nel suo insieme. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
Il regolamento è approvato all'unanimità.
A questo punto sospendiamo brevemente per arieggiare i locali. Il Consiglio è sospeso.
La seduta è sospesa dalle ore 11:07 alle ore 11:27.