Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2026 del 16 novembre 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 2026/XVI - Reiezione di mozione: "Impegno della Giunta regionale ad operare affinché l'obiettivo di una Valle d'Aosta fossil fuel free entro il 2040 sia chiaramente indicato nel Piano Energetico Ambientale 2021-2030".

Bertin (Presidente) - Punto n. 14. Illustra la mozione la consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Nel dicembre del 2018, quando eravamo all'inizio della scorsa legislatura - che poi è stata breve a causa dello scioglimento anticipato del Consiglio - si è verificato un fatto politico che giudichiamo molto rilevante, rilevante rispetto alla politica energetica che dobbiamo perseguire ma, secondo noi, rilevante anche rispetto ai valori e all'ambizione di una Regione che afferma di credere nella sua autonomia, che sia con la A maiuscola o minuscola che dir si voglia.

È stato infatti elaborato e presentato dai consiglieri Farcoz, Bianchi, Daudry, Morelli, Marquis, Restano e Rini, che rappresentavano vari gruppi consiliari, l'Union Valdôtaine, l'UVP, Stella Alpina, Alpe, Pour Notre Vallée e forse il Gruppo Misto - perché, per esempio, sulla consigliera Rini mi confondo, ma anche su qualcun altro, perché evidentemente non sono l'unica che ha cambiato una sigla, sulla coerenza o meno con i percorsi non mi esprimo - un ordine del giorno in cui veniva individuato l'obiettivo di una Valle d'Aosta fossil fuel free entro il 2040.

Si trattava allora di una proposta di notevole spessore, perché i dati allora disponibili e relativi al 2017 ci dicevano che il 63% dei consumi energetici si basava proprio sui combustibili fossili, mentre la quota delle FER, cioè delle fonti energetiche rinnovabili, era il 37%, e passare in 22 anni - dal 2018 al 2040 sono 22 anni - dal 37% al 100% di FER, di fonti energetiche rinnovabili, non appariva certo nemmeno allora una cosa semplice.

Va detto che in quel momento c'era una forte spinta internazionale in questa direzione e c'era anche un altro fattore che all'epoca venne tenuto nella debita considerazione, cioè il fatto che la Valle d'Aosta è particolarmente ricca in acque che possono essere utilizzate per produrre energia pulita e rinnovabile, che la Regione ha la titolarità di tali acque e che ha fatto nel tempo anche una politica di acquisizione delle centrali idroelettriche per poter produrre direttamente, tramite la sua società, un grande quantitativo di energia idroelettrica.

Sulla base di questi elementi l'ordine del giorno venne approvato all'unanimità il 18 dicembre di quell'anno. Il testo impegnava inoltre la Giunta a compiere i passi necessari per redigere entro la fine dell'anno seguente, quindi entro la fine del 2019, una sorta di guida, una mappa di percorso, per addivenire all'ambizioso obiettivo entro il 2040. Poi, lo sappiamo, c'è stato lo scioglimento anticipato del Consiglio che ha ritardato di oltre un anno la definizione di quel documento ma, alla fine, nel gennaio 2021 la road map era pronta e in data 22 febbraio del 2021 il documento è stato finalmente approvato dalla Giunta.

L'obiettivo sfidante di quell'ordine del giorno per essere raggiunto richiede un'accurata programmazione delle politiche regionali e, come indica giustamente la road map, degli interventi nel settore civile, nel settore dei trasporti, nell'industria e in agricoltura.

Ovviamente un ruolo importante all'interno di tutto questo - e per certi versi non solo importante, direi il ruolo principale in questo programma - ce l'ha il Piano Energetico Ambientale 2021-2030.

Il precedente Piano è scaduto nel 2020, siamo quindi in ritardo, però ho fatto un'interpellanza poco tempo fa sul suo stato di elaborazione e ho saputo che il lavoro è a buon punto e che prossimamente verrà avviata anche la procedura di consultazione pubblica.

Abbiamo però una preoccupazione rispetto alla coerenza del PEAR con la strategia del fossil fuel free entro il 2040 perché, a nostro avviso, bisogna essere il più possibile chiari e netti sulla finalità, perché la finalità di quell'ordine del giorno è di arrivare all'azzeramento dei combustibili fossili in Valle d'Aosta nel 2040 e questo, ovviamente, operando in tutti i settori dei consumi.

Crediamo che nel Piano energetico quest'obiettivo della liberazione dai combustibili fossili debba essere individuato e declinato in modo preciso, perché è cosa diversa dal discorso sulle emissioni inquinanti, perché sappiamo che, anche azzerando l'utilizzo dei combustibili fossili, potranno permanere, anzi, permarranno delle emissioni inquinanti e climalteranti che sono legate al settore agricolo, per esempio - ci è stato spiegato bene anche in Commissione - in particolare all'allevamento del bestiame, pur non essendo noi in una situazione di allevamento intensivo, e ad altri settori, come la gestione dei rifiuti; quindi le emissioni non saranno azzerate, ma l'utilizzo dei combustibili fossili - e quello era l'obiettivo di quell'ordine del giorno - dovrebbe essere perseguito.

In tutta l'articolazione del PEAR però a noi pare che la distinzione fra quest'obiettivo - che dicevo è del 100% di non uso di combustibili fossili, quindi di uso di fonti energetiche rinnovabili - e la percentuale delle emissioni inquinanti e climalteranti dev'essere ben chiara.

L'impegno quindi della mozione che proponiamo è che la Giunta operi con la massima determinazione, perché l'obiettivo di una Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040 sia chiaramente indicato nel piano in corso di redazione e che tale piano preveda anche, nei vari settori dei consumi, quindi tutti i settori che ho elencato precedentemente, delle azioni e delle tempistiche che siano coerenti con l'obiettivo da raggiungere.

È una questione di chiarezza e di coerenza, perché - come ho già avuto modo di dire - io ogni tanto ho un po' l'impressione che su quell'obiettivo, su quell'ordine del giorno che era stato votato pure all'unanimità, non ci sia piena consapevolezza e non ci sia sufficiente chiarezza.

Presidente - La mozione è stata illustrata, apriamo la discussione generale. Chi vuole intervenire si prenoti. Consigliere Perron ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - In genere mi attengo a una norma personale, che è quella di essere sintetico, invece questa volta farò proprio l'esatto classico caso in cui c'è lo strappo alla regola.

Parliamo un attimo dei cambiamenti climatici, che poi sono l'ottica che muove la road map fossil fuel free. Riguardo ai cambiamenti climatici che tutti noi vediamo ma che, io penso, in parte spesso sopravvalutiamo, nel senso che qualsiasi minimo cambiamento del clima regolare, una media standard, viene considerato, nell'ottica esagerata di sopravalutazione, effetto del cambiamento climatico, dovremmo avere una scala un po' più ampia, e, sebbene sia consapevole che questo non è lo studio di SuperQuark, andrò un po' indietro negli anni, tanto per far capire un po' che cosa succede qua sulle Alpi e che cosa è successo nei secoli nonché millenni passati.

Partiamo dal clima di quello che si chiama l'Olocene, cioè il clima attuale degli ultimi 10 mila anni. L'ultima Era Glaciale, la glaciazione di Würm, risale dal centodiecimila a.C. circa fino all'undicimila. Alla fine di questa fase, in cui ovviamente le Alpi erano coperte da metri e metri di ghiaccio di cui vediamo le tracce chiare nella costituzione orografica, alla fine di questa fase ci fu la fase chiamata Younger Dryas, una fase di nuova glaciazione che terminò rapidamente e probabilmente tra l'altro creò i famosi diluvi che toccarono un po' tutta l'umanità, per cui rimangono questi diluvi giganteschi nella mentalità collettiva - Jung direbbe "Inconscio collettivo", noi lo chiamiamo tradizione.

Dopo questo periodo, il mondo esce dalla fase glaciale ed entra in quello che è chiamato il massimo olocenico di temperatura, che anche le Alpi hanno vissuto in maniera decisamente forte, tanto che il clima mondiale si scalda fino ai massimi tra il 7000 e il 5000 a.C..

Cosa succedeva alle nostre Alpi in quel momento? Il clima era più caldo dell'attuale, di quanto non è ben dato sapere, ma di certo il fatto che quest'anno abbiamo trovato una marmotta a 4.200 metri che risaliva a 6.600 anni fa, quindi al 4006 a.C., testimonia chiaramente che in certi periodi sulle Alpi - e per lunghi periodi - i ghiacciai non erano bassi come li conosciamo oggi.

La stessa testimonianza la possiamo avere con la mummia di Otzi invece che risale al 3300 circa ed è dall'altra parte delle Alpi.

Cosa vuol dire questo? Che ci sono state, da quel periodo in poi, oscillazioni, fasi calde e fasi fredde, per motivi vari, non ancora chiariti perfettamente dalla scienza, ma sappiamo che influiscono sul clima l'attività vulcanica che generalmente abbassa la temperatura, i cicli solari, questioni orbitali, i famosi cicli di Milankovic.

In questa serie di variazioni, abbiamo l'optimum climatico romano, l'optimum climatico medievale, ad esempio i vichinghi arrivarono già in Groenlandia ben prima di Colombo, quindi furono loro gli scopritori dell'America, perché riuscirono con le loro navi - tra l'altro erano dei pionieri del viaggio i vichinghi - ad arrivare nelle zone di Terranova perché il clima era più caldo.

Anche sulle Alpi abbiamo avuto un optimum climatico del Medioevo.

Cosa succede in seguito? Perché faccio questo giro? Voglio arrivare vicino a noi con una visione piuttosto ampia, ovviamente. A partire dal 1300 circa, e immagino che in molti abbiano studiato anche a scuola quella famosa crisi del 300, il clima comincia ad abbruttirsi, a diventare più freddo, più piovoso, e comincia quella che viene chiamata la "piccola era glaciale".

La piccola era glaciale va avanti fino al 1850. Cosa succede durante questo periodo?

Le Alpi vedono un avanzamento glaciale estremamente forte, quindi dobbiamo tener presente che quando noi guardiamo i quadri che sono del 1800, veniamo da una fase tra le più fredde nell'olocene, quindi siamo al 1850, abbiamo una delle fasi più fredde e noi siamo un po' tarati, quando guardiamo anche i dati, all'uscita da questa particolarmente fredda fase climatica.

Lì tra l'altro c'è dibattito tra gli studiosi, ricostruzioni varie, la serie termometrica più lunga è dell'Inghilterra, CET, del centro di Inghilterra a metà 600, ci sono state ricostruzioni sui dati, il famoso Hockey Stick di Mann ad esempio, per cui gli ultimi anni sono un picco assoluto, come la mazza da hockey, messi in discussione eccetera ma in generale, diciamo dal 1850, siamo usciti da questa fase climatica e andiamo verso un riscaldamento, probabilmente già in maniera assolutamente naturale.

Cosa succede in Europa? In Europa c'è comunque una grande varietà climatica, ad esempio - pochi sanno, non viene quasi mai detto ma ci sono ricostruzioni - ci sono gli studi, ad esempio cito lo storico Leroy Ladurie, storico francese, che ha preso le date delle vendemmie di centinaia di anni e ha visto che alcune date delle vendemmie sono assolutamente precoci, ovviamente parlo della Francia: l'estate del 1540, l'estate del 1730, l'estate del 2003, l'estate del 2022.

Abbiamo testimonianze quindi che - anche durante la piccola era glaciale, che mediamente era molto più fredda dell'attuale - avevamo delle estati caldissime e incredibilmente siccitose.

Questo cosa vuol dire? Il clima - lo stiamo vedendo cambiare, e speriamo che non sia un cambiamento definitivo - il clima oscilla attorno a una determinata media, e il fatto che anche 500 anni fa ci fossero estati veramente torride - e probabilmente anche più calde di quelle del 2022 e 2003 - testimonia che c'è una variabilità, quindi non tutto è attribuibile al cambiamento climatico come pensiamo spesso di vedere.

Anche qui ci sono meccanismi climatici, cito il ciclo della Nao, il ciclo della Ao, la forza del vortice polare invernale ma non mi dilungo su questo.

Invece un altro campo che spesso viene affrontato e, secondo me, non si è ancora percepita bene questa cosa qui è riguardo alla questione delle precipitazioni. Quindi se sulla temperatura sappiamo che si va verso l'alto, perché usciamo comunque da una fase particolarmente fredda, sulle precipitazioni non c'è un vero e proprio trend, quindi quando noi diciamo - e potete guardare anche i dati svizzeri - che negli ultimi 150 anni, dal 1850 fino al 2020 c'è una diminuzione delle precipitazioni, vedrete che questa cosa non è vera.

Le precipitazioni non hanno un vero e proprio trend e, anzi, negli studi futuri sui cambiamenti climatici - l'altro giorno sono stato anch'io alla conferenza che citava il collega Planaz - si vede che anche nelle previsioni future più fosche - cioè lo scenario RCP 8.5 dell'IPCC, il peggiore rispetto ai prossimi anni fino ad arrivare al 2100 - l'aumento della temperatura in quel caso sarebbe fortissima, ma le precipitazioni sono in aumento, sono in calo fortissimamente quelle estive, siccità estive più probabili ma precipitazioni annuali probabilmente in crescita; questo perché probabilmente durante l'inverno i flussi atlantici saranno comunque presenti e anche porteranno piogge abbondanti.

Comunque sia, da tutte le questioni di cambiamenti climatici, a livello mondiale c'è il grande impegno a ridurre i gas climalteranti: Protocollo di Kyoto 1997, accordo di Copenaghen 2009, accordo di Parigi 2015, quello per cui dobbiamo stare sotto i 2 gradi di aumento entro fine secolo, ed è qui che si inserisce la nostra road map. A oggi il mondo ha preso circa un grado dal 1850, noi - siamo particolarmente sfortunati perché estremamente sensibili ai cambiamenti per la nostra posizione - ne abbiamo presi 2.

Tanto per dire i ghiacci artici invece al minimo sono arrivati nel 2012 e negli ultimi anni hanno avuto delle fasi varie, ma sono anche in lieve ripresa.

In questo contesto quindi la Valle d'Aosta si è mossa ma l'Europa si è mossa, l'Europa ha proposto nel 2021 il "Fit for 55" che è la riduzione del 55% dei gas emessi entro il 2030, quindi siamo già inseriti in un grande piano di diminuzione delle emissioni di tipo climalteranti.

Vediamo un attimo la Valle d'Aosta, prendendo appunto il documento che è citato oggi, nel 2017 la Valle d'Aosta aveva l'equivalente di un milione di tonnellate di CO2 equivalente, quindi c'è anche il metano dentro. Nel 2040, se il ritmo sarà quello previsto, si arriverà a 725 mila tonnellate, invece con la fossil fuel free si arriverà a 278 mila tonnellate che poi verranno scalate dai boschi che assorbono invece la C02, quindi compensato dalle foreste.

Si arriverà quindi, seguendo questa mappa, a tagliare i due terzi delle emissioni.

Questa cosa avrà un effetto reale sul clima valdostano? Perché c'è molta disinformazione su questo, molta disinformazione anche montata ad arte secondo me.

Avrà un effetto il nostro intervento valdostano su quanto avviene alla flora, alla fauna al clima valdostano? La risposta è certamente no, quello che viene immesso nell'atmosfera è globale e quindi il nostro contributo cambia ben poco.

Ad esempio la Valle d'Aosta ha il già citato milione di tonnellate di CO2 equivalente, quanto emetteva l'Italia nel 2017 solo di CO2? 400 milioni di tonnellate, quindi 1 su 400 rispetto all'Italia.

La Germania 800 milioni di tonnellate, l'India 2,5 miliardi di tonnellate, gli USA 5,3 miliardi di tonnellate, la Cina quasi 10 miliardi di tonnellate, l'UE in questo caso è a 4 miliardi, quindi attorno al 10% del totale.

Questo breve excursus sulle questioni climatiche porta a fare la domanda: dobbiamo correre? Dobbiamo fare dei piani quinquennali? Un po' di sovietica memoria, immagino poi a qualcuno piacciano, ad altri no. Dobbiamo fare dei piani di questo tipo, così dettagliati per riuscire ad andare incontro a un qualcosa che va fatto, ma che diventa quasi più un imperativo etico piuttosto che fattuale, perché il nostro contributo è veramente minimo e comunque ci si sta muovendo in quella direzione? Io penso che ci si debba riflettere un attimo sopra.

In realtà noi quello che stiamo facendo è già il massimo che possiamo fare in ottica di decarbonizzare, ma non decarbonizzare la nostra Valle, che nel contesto globale conta nulla; noi con la nostra CVA diamo un contributo fortissimo con le esportazioni di energia anche a quello che sarà il mix energetico italiano, sempre più dipendente anche dall'idroelettrico, che quindi è un asset fondamentale che abbiamo.

Invece di pensare, a mio avviso, ai dettagli o a legarci in qualche modo a dei numeri, quando la direzione presa è già quella, piuttosto dobbiamo tenere conto che con l'energia che noi già esportiamo - se venisse conteggiata, ed è scritto anche nella road map - in realtà la Valle d'Aosta è già fossil fuel free, perché le emissioni vengono già azzerate con il nostro contributo al mix italiano, che poi appunto va a determinare un abbassamento della quota fossile. Quindi con l'energia esportata, ripeto, abbiamo già questa carta in mano.

Io non vedo il perché, per quanto questi piani siano importanti, per quanto questi piani abbiano la loro valenza di direzionare la nostra regione verso degli obiettivi, allo stesso tempo io non credo che dobbiamo vederli come un qualcosa di scritto nella pietra, un qualcosa che ci possa legare, che possa poi legare anche alcune politiche che potrebbero essere di tipo industriale - la Valle d'Aosta purtroppo oggi di industria ha ormai poco - ma è certo, ad esempio, che questi obiettivi presi a livello europeo - come dal 2035 abolire le macchine con i motori termici - procureranno dei danni gravissimi agli asset nazionali, tanto per fare un esempio: l'industria automobilistica in Italia ha circa 552 mila addetti.

Noi piccola Valle d'Aosta ci conviene legarci a questi numeri, per quanto sia un impegno eticamente giusto? Ci conviene legarci nei programmi a questi numeri così strettamente?

A mio avviso il discorso si può mettere in discussione.

Presidente - Consigliere Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo fare qualche considerazione sui contenuti di questa mozione, in particolare sull'impegnativa.

Io non mi occupo di climatologia, quindi ringrazio il collega Perron per il passaggio che ha fatto, ma mi limiterò a parlare di evidenze di atti e soprattutto di una parte che magari riguarda più il ciclo produttivo e industriale, perché è inutile lanciarsi o porsi degli obiettivi se non si fa un'analisi completa dello stato dell'arte e di quello che si può fare.

Questa mozione parla sostanzialmente di due pezzi fondamentali della programmazione regionale, che riguardano appunto la fossil fuel free al 2040 e il Piano Energetico Ambientale Regionale della Valle d'Aosta che, preso da definizione riportata sul sito regionale, è lo strumento di pianificazione energetica del territorio regionale che, a partire dall'analisi dei flussi energetici esistenti, definisce gli obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili, coerentemente con gli obiettivi e le strategie di transizione energetica di livello superiore - quindi parliamo di Europa e Italia - nonché nel rispetto delle pianificazioni regionali negli altri settori.

Non voglio parlare della differenza tra pianificazione e programmazione, perché è una questione che supera quello di cui stiamo parlando ed è una visione differente del mondo che, almeno personalmente io ho; preferisco parlare di programmazione e di non mettere il naso nelle scelte individuali, ma coerenti con la programmazione dei vari operatori, e non voglio rubare il mestiere a chi di citazioni ne fa molte più di me, però, in questo senso, preferisco parlare di programmazione, perché la pianificazione mi ricorda altri tipi di economie, ma, detto questo, è uno strumento che ha due punti di partenza, quello dell'analisi e, soprattutto, quello della coerenza; sulla coerenza io cito un altro documento della Regione, ovvero le linee guida per la decarbonizzazione.

All'interno di queste linee guida, c'è un passaggio che ritengo importante per l'una e per l'altra, in particolare, cito pagina 12 laddove si parla di "Linee guide per la decarbonizzazione della road map per una Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040": si dice che la road map considera gli effetti delle pianificazioni regionali già approvate e i potenziali contributi provenienti da alcuni piani in fase di definizione o approvazione - e si cita il Piano tutela delle acque, che è in fase di valutazione e che giustamente è un pezzo di coerenza e di programmazione della gestione del principale bene regionale e il Piano regionale dei trasporti, e su questo torno - e costituirà un punto di riferimento per le pianificazioni in fase di elaborazione, quale il Piano Energetico Ambientale Regionale, appunto il PEAR 2021-2030.

Quindi di fatto la definizione di questo Piano è in coerenza con le altre programmazioni, e già se ne è parlato di questo passaggio, perché altrimenti siamo pieni di piani operativi e non c'è coerenza con essi.

In particolare, c'è un ulteriore passaggio - sempre in questo specchietto - che appunto dice che le pianificazioni regionali di settore afferiscono a periodi temporali più contenuti, in genere con orizzonte al 2030, rispetto al 2040 della presente road map, richiedendo perciò un'importante e continua azione di verifica di coordinamento.

Dico due cose banali: bisogna vedere questi piani - parlo di quelli prima - come e quando verranno approvati. Faccio un esempio: il Piano regionale dei trasporti è attuale? Le valutazioni che sono state fatte sono attuali? Perché anche su questo punto - e lì mi sarei aspettato... è un vostro giusto cavallo di battaglia colleghe e più volte ne abbiamo parlato - quello è un ulteriore punto di partenza, un punto fondamentale, che se non è coerente quello, se non sono coerenti gli interventi che facciamo, hai voglia ad arrivare agli obiettivi, ma soprattutto, se vogliamo, c'è un ulteriore problema: come diceva giustamente il collega Perron sugli obiettivi europei, noi ci diamo degli obiettivi - io direi futuristici per non dire utopici - e poi nello stesso momento, un po' siamo anche sfortunati perché siamo capitati in un momento estremamente complicato con il "Caro energia", il "Caro bollette", il "Caro vita" e soprattutto anche con una transizione ecologica che non è economica, perché si parlava dei motori endotermici, ma è assurdo oggi andare a fissarsi degli obiettivi se nello stesso momento non si fissano anche delle modalità di come trasformare il proprio sistema produttivo e direi anche logistico (e anche su questo tornerò), ma soprattutto, sempre in questo documento di programmazione regionale, si dice che: "Come dimostrato, gli effetti della pianificazione attuale, non consentono di raggiungere la completa decarbonizzazione al 2040, è pertanto richiesta un'azione più incisiva in taluni settori".

Per carità di Dio, penso che questo fosse abbastanza tautologico e definito.

Vado oltre, perché nell'impegnativa mi è piaciuto il passaggio della massima determinazione, quasi se dipendesse dal sudore dell'Assessore il fatto di raggiungere -... io l'ho vista come una corsa - di raggiungere questi obiettivi, e poi si dice che questa massima determinazione deve portare il Piano in corso di redazione a prevedere, nei vari settori dei consumi, azioni e tempistiche coerenti con l'obiettivo da raggiungere.

Benissimo, io, a seguito della presentazione della legge delle comunità energetiche, ho presentato un'interrogazione scritta, che tra l'altro è all'ordine del giorno di oggi, che chiedeva lumi su quali fossero le tempistiche, le normative e le procedure di autorizzazione e di realizzazione di nuovi impianti, e mi sono concentrato appunto sulle fonti rinnovabili. Mi spiace che in Italia non si possa ancora parlare di nucleare ma questo fa parte delle mie considerazioni e di quello che credo essere effettivamente l'unica fonte stabile di energia soprattutto pulita, ma si sa, la vediamo in modo diverso.

È inutile fissarsi degli obiettivi, è inutile fare dei grandi proclami, è inutile fare uno story telling su cui poi torno, se poi nello stesso momento, come abbiamo visto in "enne" situazioni, le tempistiche, le modalità, e soprattutto i fattori che incidono sulla messa in funzione degli impianti che hanno già in essere una problematica, perché le fonti rinnovabili hanno in essere una grossa problematica, la prima cosa che non utilizzano per costruirle e per farle: non si utilizzano dei materiali rinnovabili, questo è il punto veramente complicato dello story telling che viene fatto sulle energie rinnovabili.

Faccio un esempio: per ogni tonnellata di terre rare - e quando parlo di terre rare, parlo di quegli elementi che servono per costruire la maggior parte degli impianti rinnovabili - si comporta 60 mila metri cubi di rifiuti gassosi contenenti l'acido cloridrico, che serve per raffinare questi metalli, assieme a 200 metri cubi di acidi liquidi e, soprattutto, una cosa di cui non si parla: 1,4 tonnellate di rifiuti radioattivi; rifiuti, non combustibile esausto, non sto parlando di quello.

Perché? Perché queste terre rare sono figlie del decadimento radioattivo di alcuni elementi, le stesse terre rare che poi servono per creare e costruire molti di questi impianti, perché il ciclo di estrazione, purificazione, lavorazione, trasporto e quindi produzione energetica... anche in quel caso lì bisogna considerare nel complesso se tutto è rinnovabile, perché altrimenti c'è un'esternalità negativa, c'è un effetto negativo sull'ambiente.

Non voglio andare oltre rispetto anche a delle altre situazioni, perché sulle terre rare penso che non si è rispettato il Decreto legislativo 81/08 e che non sia rispettata la normale contrattazione del lavoro, basta andare a vedere cosa succede.

C'è anche una questione che ho già dibattuto in quest'aula, quando si è parlato della pianificazione europea, adesso non mi ricordo, ma cito un esempio e invito tutti magari a farsi una bella gita al lago Baotou che è un lago nella Mongolia, e tra l'altro lì vicino c'è il Mausoleo di Gengis Khan, che è il più grande centro di raffinazione e produzione di terre rare. Il 45% delle terre rare che viene utilizzato per la produzione di batterie, di auto elettriche, di tutto quello che è il sistema, viene prodotto lì.

Sapete dove va il 70% di quel 45%? In Cina, e non vado oltre. Il problema geopolitico è enorme.

Tornando anche alle comunità energetiche - che in un altro passaggio forse è una mozione successiva - qualcuno sta vendendo come la soluzione contro il "Caro energia", il "Caro bollette" e soprattutto per potenziare la produzione energetica. Le comunità energetiche sono sicuramente delle ottime iniziative, però hanno una problematica: sono di taglio piccolo, bisogna valutare il costo opportunità, bisogna valutare se sono sostenibili nel medio-lungo periodo, quindi anche su quello avremo modo di discutere. Mi ricollego sempre alla risposta all'interrogazione scritta - e penso che l'assessore Bertschy l'abbia capito quando l'ho presentata - perché, anche lì, che tempi diamo a queste realtà per mettersi in funzione? E tra l'altro anche la provocazione di dire: "Mettiamo un pannello solare su ogni tetto", al di là della Valle d'Aosta non è sostenibile per il discorso che facevo prima, perché non ci sono abbastanza terre rare per tutto, anche perché con quegli elementi non facciamo soltanto pannelli fotovoltaici.

Quindi sinceramente detto questo, io non capisco molto se non una volontà tutta politica di intestarsi, come al solito, una bandierina su questo passaggio, perché le problematiche sono tante. Poi, ripeto, la massima determinazione, non dipende da quello che scriviamo nei Piani, so che qualcuno qui cambiando gli orari dei treni ha pensato di farli arrivare prima tramite una mozione, ma questo è passato tempo addietro...

(interruzione di un Consigliere, fuori microfono)

...no no, è stato più recente, non sto parlando di quota 90 della lira.

Quello che dico è che noi possiamo scrivere e mettere tutti i paletti, tutti i consumi, tutte le azioni, ma un piano operativo c'è o non c'è? Viene fatto o non viene fatto? Si dà importanza o no?

E, soprattutto, tutti questi piani hanno coerenza? Io penso che nelle linee guida per la decarbonizzazione, ci sia scritto e ci si è già dati una strada, mi chiedo se le componenti di questa strada - e cito ancora i due piani che ho citato, ma potrei anche metterne altri insieme, perché abbiamo più piani che territorio da pianificare - abbiano una coerenza.

Ma ve ne dico un'altra: il Piano Regionale dei Trasporti, al di là di tutta la determinazione che ci troviamo, e il Piano Tutela delle Acque, quando vedranno la luce, saranno in coerenza con la situazione... Il Piano tutela delle Acque che si sta discutendo penso che lo sia più dell'altro, ma sono scelte che al di là - ripeto - degli impegni che ci si fissa e dei termini che ci si dà... io penso che bisogna impegnarsi su altri passaggi.

Chiudo e dico un'ulteriore cosa: io mi auguro che questi obiettivi di consumi, di azioni e di tempistiche non vadano poi a detrimento di situazioni in libera impresa o comunque di chi, anche a livello di comunità energetiche, voglia realizzare degli impianti, perché altrimenti ci stiamo dando degli obiettivi senza permettere al di fuori di recepire, anche perché non siamo in un'economia pianificata, la stessa Cina ha delle difficoltà a raggiungere degli obiettivi che si è data, figurarsi noi.

Poi in tutto questo, magari appare l'ultimo dei comitati che ci dice che l'impianto di FER vicino a casa non lo vuole.

Presidente - Consigliere Distort ne ha facoltà.

Distort (LEGA VDA) - É del tutto evidente che i contenuti e l'impegnativa di questa mozione siano, sotto un certo profilo, perfettamente condivisibili come contenuti, però è opportuno, visto che siamo in trattazione di discussione generale, che come Aula noi possiamo esprimere delle considerazioni, possiamo esprimere delle riflessioni, che ci consentono di dare una valutazione per poi avere un indirizzo nel voto rispetto a quanto richiesto in impegnativa di questa mozione.

Allora è chiaro che il pensare all'obiettivo della Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040 come detto pare un contenuto assolutamente condivisibile, però la differenza non è tanto sul "cosa", la differenza è sul "come". Questo è fondamentale, e questo fa capire, mi sembra, - a meno che non ci siano dei passaggi che mi sono perso nella lettura della mozione e che mi sono perso nell'ascolto dell'esposizione della mozione - che ci sia qualcosa di un po' generico.

Allora se il generico serve per far sì che ci sia una situazione di obiettività condivisa per facilitare l'approvazione della mozione, allora capiamo che c'è un procedimento logico che ha un suo senso, però è chiaro che i contenuti e le previsioni di una diminuzione delle emissioni ritengo che ormai siano una sorta di statuto ontologico che abbiamo condiviso, che fa parte del modus operandi di una qualunque attività di Consiglio, attività di Giunta, anche perché, soprattutto quando si parla di ambiente, noi stiamo parlando di un ambito in cui ognuno di noi vive e vuole veder vivere le generazioni future.

Quindi da un lato permettetemi di dire, a livello costruttivo, a voi che avete proposto la mozione, mi sembra che ci sia un po' un atteggiamento ridondante e scontato, ormai fa parte del DNA della riflessione di ogni iniziativa a livello politico, a livello di programmazione, però è che comunque voi potrete dirmi: un conto è che è scontato e che ormai è entrato nel sentire comune, un conto è metterlo nero su bianco. Va benissimo.

Allora torniamo sul discorso del "come" e affrontiamo questa riflessione insieme in un percorso che fa riferimento - permettetemi di dire - alla storia della filosofia, perché la storia della filosofia non è semplicemente una costruzione di un bagaglio culturale, ma è la costruzione di una forma mentale, una capacità di ragionare e una capacità di agire.

Se vogliamo essere veramente efficaci, perché immagino sia quello l'obiettivo: raggiungere un'efficacia, essere efficaci nella capacità di programmazione, essere efficaci nella redazione del Piano Energetico Ambientale, essere efficaci nel nostro impegno di questa legislatura, rispetto alle legislature che seguiranno e soprattutto alle generazioni che seguiranno.

Per essere efficaci, bisogna affrontare il tema della conoscenza della realtà, della conoscenza dell'ambito tecnico, del settore. La conoscenza non è soltanto una raccolta di dati, la conoscenza è un costante confronto con il concetto di verità. Il concetto di verità... come dicevo, la storia della filosofia si è spesa nei secoli a raccontare, a spiegare che cos'è la verità; e voi potete immaginare tra tutto il panorama, l'organum della storia della filosofia, immaginare un po' chi vado a pescare se non Tommaso D'Aquino?

Tommaso d'Aquino a 20 anni era il più giovane docente universitario alla Sorbona. Quando arrivava in aula, e soprattutto teneva le sue lezioni fondamentalmente sulla metafisica, perché noi oggi pensiamo che la metafisica sia qualcosa che va al di là della realtà, qualcosa di fumoso che rimane in una sorta di nube dell'erudizione, in realtà la metafisica - come dice il termine e significato - metà ta physikà in greco, cioè va oltre le cose fisiche, ma non è che va oltre le cose fisiche per entrare una sorta di iperuranio delle elucubrazioni mentali, va oltre le cose fisiche perché le prende e le sorpassa. Quindi avere una buona visione metafisica equivale ad avere una buona comprensione della realtà.

Lui, in queste lezioni di metafisica, arrivava alla Sorbona, si metteva alla cattedra nell'aula magna, tirava fuori dalla sua tasca una mela, la metteva sulla cattedra e diceva: "Vorrei ricordare a tutti che questa è una mela. Chi è d'accordo con me rimanga qui ad ascoltare la prosecuzione della lezione, chi non è d'accordo si accomodi ed esca dall'aula".

Cosa voleva dire questo? Voleva dire che lui nella metafisica andava a raccontare fondamentalmente la verità, perché diventa il criterio fondamentale per distinguere ciò che è vero da ciò che non è vero, quindi ciò che racconta l'essere e ciò che non lo racconta.

Lui diceva la verità, la frase famosa "La verità è adaequatio intellectus ad rem", quindi è l'intelletto che si adegua alla cosa, perché la cosa rappresenta la realtà, l'intelletto la studia, la conosce, non è il contrario, adaequatio rei ad intellectum. Allora ecco che con questo spirito noi vogliamo umilmente ripercorrere questo grande excursus conoscitivo di questo gigante della storia della filosofia e arrivare a conoscere la realtà per quello che è, evitando un atteggiamento che tra l'altro è tipico di noi Occidentali ma soprattutto noi Europei. Noi abbiamo una tendenza innata alla autoflagellazione, noi abbiamo il potere di considerare noi responsabili dei mali del mondo, noi, l'Europa, l'Unione Europea che si prefigge delle regole per autodisciplinarsi in modo da salvare e da compensare una sorta di debito con il mondo.

Questa visione misantropa e direi luciferina era ben raccontata già all'epoca nella letteratura religiosa, nella letteratura della Sacra Scrittura, nel famoso Libro dei Salmi.

Il Salmo 36 dice: "Poiché si illude con se stesso nel ricercare la sua colpa e detestarla, inique e fallaci sono le sue parole, rifiuta di capire di compiere il bene".

Ecco, questa è la visione, la saggezza che probabilmente in un lasso di tempo tra il decimo secolo a.C. e il terzo secolo, quando poi è stata tradotta la versione in greco, rappresentava la saggezza di un popolo di cui oggi noi siamo, in qualche modo, custodi della cultura.

Con questa introduzione che ritengo fondamentale, poiché ho detto che non basta soltanto il "Cosa" ma il "Come", questo "Come" ci ha aperto la visione di un'attenzione alla realtà e alla verità così com'è.

Io voglio condividere con voi un articolo, adesso passiamo dalla visione aulica della storia della filosofia ed entriamo in un articolo giornalistico che altrettanto ha condiviso e ha digerito la storia della filosofia, un articolo di Nathan Greppi che va a commentare un'opera di Francesco Giubilei sulla sovranità energetica. Ci sono degli elementi e dei passaggi che sono estremamente interessanti e che ci possono permettere di capire il concetto del come.

L'articolo cita: "Evidenziamo i principali errori commessi dall'Italia nel corso degli anni, per quanto riguarda le politiche energetiche. Secondo l'economista, già Ministro dell'industria, Alberto Clò il nostro Paese avrebbe iniziato a dismettere le centrali a carbone - e, più in generale, i combustibili fossili - troppo rapidamente: "Non intendo minimamente oppormi" - e su questo mi unisco anche io e tutto l'intero gruppo Lega - "all'obiettivo in sé della transizione ecologica, ma il modo in cui essa è stata adottata da noi, che diversamente avrebbe richiesto un processo più graduale, al punto che Draghi ha deciso sin dal 25 febbraio, seppur in un'ottica emergenziale, di riaprire temporaneamente alcune centrali a carbone e di aumentare la produzione per far fronte alla crisi energetica".

Badate bene, io non sto conducendo la riflessione su un utilizzo del carbone in alternativa a una visione di fossil fuel free, assolutamente, però è importante avere questa visione completa e mi ero dimenticato - sempre citando Tommaso D'Aquino, ricordiamoci l'adagio bonum ex integra causa - quindi proprio questa visione d'interezza.

Altro tema da trattare è quello dell'energia nucleare, avversata da molti, ma ritenuta da altri la soluzione migliore per venire incontro sia alle necessità economiche sia a quelle ambientali.

Ricordiamoci la posizione dell'Unione Europea sulla tassonomia, comunque sicuramente ha senso puntare il dito contro i No ai referendum sul nucleare dell'87 e del 2011, che ci hanno impedito di cogliere delle opportunità che nella situazione attuale sarebbero state fondamentali.

Uno dei risultati sarebbe un'eccessiva dipendenza energetica dall'estero, questo è quello che è successo, che in Italia si attesta al 75% contro una media in Unione Europea del 59%.

Questo è un dato estremamente importante. Il gas naturale rappresenta il 41% di tutta l'energia che utilizziamo e di questo il 95% risulta importato dall'estero. Quanto questo fosse un dato grave, l'abbiamo scoperto con l'inizio del conflitto in Ucraina; ma ci sono anche colpe dell'Unione Europea, neanche l'Unione Europea è stata esente da colpe, anche in questo caso non si tratta di "cosa" voleva fare, ossia ridurre le emissioni di CO2, ma di "come": infatti, nonostante dal 1990 al 2019 i paesi dell'Europa Europea abbiano ridotto del 24% le proprie emissioni con l'obiettivo di arrivare a zero entro il 2050, nello stesso lasso di tempo quelle a livello globale sono aumentate da 20 miliardi di tonnellate all'anno a oltre 33 miliardi di tonnellate all'anno.

Cosa vuol dire? L'Europa ha ridotto del 24% le sue emissioni, ma a livello mondiale le emissioni sono aumentate a più del 60% e solo l'Europa - l'aveva già citato il collega Perron - produce l'8% di tutte le emissioni su scala mondiale, e conta poco rispetto a nazioni molto più inquinanti come gli Stati Uniti, la Cina e l'India.

Le ultime due, in particolare, essendo economie emergenti che hanno scoperto il benessere economico in tempi relativamente recenti, tendono a preoccuparsi molto meno degli Occidentali per gli effetti dell'inquinamento che producono.In più, oltretutto, è un treno in corsa, è un'economia in crescita, quindi non solo c'è una cultura diversa, una sensibilità decisamente meno attenta ai temi ambientali, ma nello stesso tempo c'è una corsa economica, un entusiasmo, una spinta fortissima, per cui veramente diventa estremamente difficile rallentare questo treno.

"Consiglierei" - dice il giornalista e lo consiglio anche io - "di leggere il Saggio del 2020 di Francesco Giubilei "Conservare la natura", l'idea secondo cui l'ambiente va tutelato anche per dimostrare" - ecco qua il nostro spirito di attaccamento al territorio e la nostra visione autonomista - "l'attaccamento alla propria terra, ma senza danneggiare l'economia e soprattutto offrendo alternative all'ambientalismo dogmatico tipico di una certa sinistra".

Come rimediare? Arrivati a questo punto viene da chiedersi quali possano essere le soluzioni pratiche per superare la crisi energetica, potremmo ipotizzare una serie di proposte che si possono suddividere principalmente in due macro aree: scelte a breve termine, quindi soluzioni temporanee per affrontare l'aumento dei costi dell'energia nell'immediato, e quelle a medio-lungo termine, che richiedono un certo livello di progettualità e che daranno buoni risultati soltanto tra diversi anni.

Visto che il tempo sta scorrendo, annuncio fin da subito che utilizzo anche lo spazio per il secondo intervento, certo di far cosa gradita all'Aula.

Per quanto riguarda le fonti energetiche disponibili in Italia, oltre a quella solare ed eolica, si dovrebbe tener conto delle fonti geotermiche. Porto l'esempio di Larderello, una frazione del Comune di Pomarance in Provincia di Pisa, nella quale è presente un pozzo geotermico da 4.800 gigawatt/ora e che produce da solo il 10% dell'energia geotermica mondiale. Aggiungerei - non è citato nell'articolo ma lo aggiungerei io - che noi abbiamo parlato più volte in Consiglio regionale, quindi nella nostra identità, nella nostra peculiarità territoriale, di un impiego virtuoso del materiale di risulta dalle manutenzioni delle risorse forestali e, di conseguenza, della cogenerazione di nuova generazione.

L'articolo prosegue: "In sintesi queste sono le principali soluzioni che si ipotizzano: diversificare i fornitori di gas"... Un piccolo inciso: quest'articolo tratta di energia, mentre la mozione tratta di un percorso di riduzione dell'emissione, ma non per nulla, giustamente, voi avete detto di inserire nel Piano Energetico Ambientale il tema della riduzione delle emissioni, perché vi siete - come è del tutto evidente - rese conto che c'è uno stretto legame tra il concetto di energia e il concetto di emissione.

Proseguo con la lettura dell'articolo: "Tra le soluzioni che si ipotizzano; diversificare i fornitori di gas, ad esempio andandolo a reperire in Africa" - viene fatto l'esempio del Congo, nelle cui acque territoriali, l'ENI ha iniziato da tempo a estrarre il gas naturale, accordandosi anche con il Governo congolese e questo è un dato di geoeconomia - "Altro punto è aumentare l'estrazione di gas italiano, specialmente dall'Adriatico; quest'ultima tattica potrebbe rivelarsi più complicata del previsto: i giacimenti italiani di gas naturale si stanno da tempo esaurendo. Per compensare la diminuzione del gas proveniente dalla Russia nel breve periodo si intensificherebbero le importazioni anche da altri fornitori importanti quali l'Algeria e l'Azerbaigian, ai quali potranno aggiungersi Cipro e Israele grazie al gasdotto EastMed. Altro rimedio: investire nelle rinnovabili, giustamente, che seppur minoritarie hanno un certo peso".

Poi l'articolo ribadisce sul nucleare e lo colloca giustamente nelle rinnovabili.

Ricordiamoci tra l'altro del nucleare di nuova generazione...

Presidente - Aggiungiamo dieci minuti per la lettura dell'articolo.

Distort (LEGA VDA) - Io mi adeguo assolutamente "...Tuttavia bisognerà fare i conti non solo con l'ostilità dell'opinione pubblica...", stavo parlando del nucleare di nuova generazione, noi sappiamo che sul nucleare è in corso, anzi, da anni sono in corso degli studi di approfondimento sul nucleare di nuova generazione, il cosiddetto nucleare verde, che utilizza le scorie provenienti dalle attività di centrali nucleari come carburante; c'è il Presidente della Regione che è un fisico, per cui accetti questa nomenclatura da architetto.

"Un altro rischio da non sottovalutare - questo è il tema nevralgico - riguarda la Cina: essa possiede le più grandi riserve mondiali di litio - l'intervento di Aggravi, che non voglio chiaramente ripetere -, ossia il metallo che serve per costruire le batterie dei cellulari, dei principali veicoli elettrici ecosostenibili, ed è il maggior fornitore mondiale di terre rare necessarie per fabbricare i pannelli solari.

In sostanza, il modo in cui cerchiamo di portare avanti la transizione ecologica rischia di renderci sempre più dipendenti dalla Cina. Questo è un dato fondamentale. Perché così come se l'Europa incide per l'8% delle produzioni di CO2, la Valle d'Aosta incide per una percentuale assolutamente minima, direi irrilevante, però è vero che, attraverso il contributo di tutti, anche di ogni singola goccia, si arriva a costruire e a comporre la quantità del mare.

È altrettanto vero che attraverso un'economia impostata, anche solo su scala regionale, a livello di un'economia locale territoriale, piuttosto che un'economia indirizzata verso altre economie in particolare, immaginiamo la Cina, nel momento in cui noi utilizziamo e pensiamo di utilizzare fonti provenienti da fotovoltaico o da energia solare in genere, noi dobbiamo ricorrere a una tecnologia e a produzione di materiali, di allestimenti, di attrezzature che provengono, in massima parte, dalla Cina.

Noi immaginiamo, quando abbiamo un collettore solare installato e che ci fornisce energia "Verde", quanto ha già inciso sul bilancio di impatto ambientale questo collettore - in termini di produzione, estrazione, lavorazione materiale, in termini di trasporto, in termini anche di installazione - con il fatto che ha una vita estremamente limitata, 10-15 anni? Poi l'efficienza energetica svanisce, con la difficoltà di andare poi a trovare una collocazione per i cosiddetti rottami.

In conclusione va riconosciuto che i problemi relativi ai crescenti prezzi dell'energia, per quanto gravi, non sono insormontabili" - questa è una conclusione un po' serena - "con la giusta combinazione di ingegno"- ed è proprio questa la ratio di questo intervento: una volontà di ricorrere alla conoscenza, all'ingegno, alla visione e all'oculatezza - "e di forza di volontà: imparando dagli errori del passato, possiamo sperare prima o poi di uscire da questa crisi. L'obiettivo più significativo per contenere il riscaldamento globale sarebbe convincere la Cina a ridurre le sue emissioni, solo così si può affrontare un tema così delicato e trasversale, si tratta di operare conoscenza, di operare analisi, di operare verifica dei costi e benefici, altrimenti noi ricorreremmo a un uso diverso della capacità di scelta e della capacità di discernimento, che prescinde dal vero ed è un po' come portare solo acqua al proprio mulino in termini ideologici oppure, per rimanere in tema, portare acqua alla propria turbina.

Presidente - Consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Devo dire che sapevo di presentare un tema importante e nell'interesse di molti, ma non credevo di suscitare un dibattito così ampio come invece è successo, segno che evidentemente si toccano argomenti e questioni che sono al centro dell'interesse di molte persone.

Devo anche dire che mentre per tutta la prima parte sono riuscita a seguire abbastanza con attenzione, poi a un certo punto confesso di essermi un po' persa, perché con l'eloquio del collega Distort alla fine ascoltavo quasi più le parole che il senso, perché mi succede anche un po' questo alle volte.

Abbiamo spaziato dalla climatologia alla storia della filosofia, ad alcune considerazioni di ordine non direi tanto scientifico quanto magari più pseudo-scientifico..., consiglierei al collega Perron, che poi è un insegnante come me, di fare anche una piccola incursione nella fonetica perché effettivamente si dice "olocène", ma può capitare a tutti di sbagliare.

Quello che rilevo però in alcuni passaggi di vari discorsi, alcuni passaggi che reputo anche un pochino preoccupanti, è che mi sono sembrati andare un po' più verso una sorta di negazionismo dei cambiamenti climatici, che essere più centrati sulla questione.

Faccio una considerazione che mi viene dall'aver anche partecipato recentemente a due incontri scientifici, fatti con esperti - e mi riferisco a Clima Lab e a Meteo Lab della scorsa settimana - in cui sono stati forniti alcuni dati significativi, mi riferisco appunto alla situazione della minor emissione di CO2 legata al non uso dei combustibili fossili.

Nel periodo del Covid, nel 2020, nel nostro Paese c'è stato un 6% in meno di emissioni di CO2, che è una cifra - a giudizio degli esperti - molto significativa per quel periodo, quindi vuol dire che le emissioni, se si utilizzano meno combustibili fossili, effettivamente diminuiscono.

L'altra questione che è stata evidenziata, così faccio anch'io qualche citazione senza arrivare a Tommaso D'Aquino, ma a personaggi più recenti, viventi... ci è stata riportata una frase del Segretario delle Nazioni Unite, Gutierrez, che proprio nei giorni scorsi, in relazione alla questione dei cambiamenti climatici e alla necessità di ridurre il più possibile le emissioni e di abbandonare l'uso delle fonti fossili, ha detto in maniera molto chiara: "O c'è un'azione collettiva o c'è un suicidio collettivo", che significa l'estinzione della specie. Ancora: "La svolta può esserci solo con grandi tensioni sociali a tutti livelli". In ultimo: "Siamo sull'autostrada della catastrofe climatica con il piede sull'acceleratore", quindi sono anche queste citazioni non così dotte ma che metto a fattor comune, perché credo che siano da tenere in considerazione.

Un dato interessante che ci è stato fornito è che nei primi dieci mesi di quest'anno - siamo a novembre, quindi ormai manca poco, erano i dati di ottobre - nell'Italia nord-occidentale c'è stato un 47% in meno di precipitazioni e la città più colpita è stata Torino.

Io capisco che i discorsi che sono stati fatti erano tesi in qualche modo - almeno alcuni - a sottolineare che il problema è di tali dimensioni, un problema mondiale, che quindi quello che la Valle d'Aosta può fare, ciò su cui la Valle d'Aosta può incidere è una goccia nel mare, ma credo che sia altrettanto importante un'assunzione di responsabilità a tutti i livelli, un'assunzione di responsabilità che questo Consiglio due anni fa, votando quell'ordine del giorno che era stato votato, tra l'altro, anche dal collega Distort, dal collega Aggravi e da altri colleghi presenti in quest'aula, quell'ordine del giorno era stato votato ed era un'assunzione di responsabilità.

C'è una considerazione che voglio fare, anzi devo dire la verità, ce ne sarebbero tantissime, io credo che su questo varrebbe addirittura la pena di pensare a una seduta monotematica, a un dibattito molto ampio nelle Commissioni competenti, perché effettivamente ci vorrebbe molto tempo, anche perché credo che sarebbe addirittura da fare un "botta e risposta" su varie cose che sono state dette e che diventa difficile recuperare in toto.

Voglio fare dunque una considerazione che non è mia ma che ho tratto da un convegno che c'è stato lo scorso anno all'Hotel Billia. Al convegno di "En compagnie" il 9 settembre 2021 il Presidente di CVA, l'ingegner Cantamessa, affermò che: "La Valle d'Aosta ha le potenzialità per essere la prima regione fossil fuel free d'Europa. Partire dalla Valle d'Aosta per attuare la transizione energetica è fondamentale per il suo essere una Regione autonoma, per avere una cultura della sostenibilità ben radicata nei secoli, per le sue dimensioni ridotte, per la sua posizione baricentrica e per la sua capacità di attrarre investimenti".

Io ritengo che sia una giusta riflessione, la riflessione di una persona che è competente in materia energetica.

L'obiettivo di una Valle d'Aosta fossil fuel free è raggiungibile ed è praticabile, lo dicono gli esperti in campo energetico, e anche dalle cose che ho sentito, mi pare che continui a esserci una confusione, che è quella che avevo evidenziato già prima e anche in altre occasioni.

L'obiettivo del carbon-free, della neutralità carbonica, quella è un'altra cosa; noi abbiamo la fortuna di essere in una regione che, per le sue caratteristiche morfologiche, per le sue foreste, per il suo territorio, permette un assorbimento delle emissioni, ma la strategia e l'obiettivo fossil fuel free è una cosa diversa, è l'abbandono dei combustibili fossili, e non va confusa con l'altra questione!

Noi una certificazione Carbon free l'abbiamo già ottenuta, c'è, la Valle d'Aosta ce l'ha, ma è cosa diversa da quell'obiettivo che, invece, ha uno scopo che si può perseguire.

È certamente un obiettivo sfidante e direi che è doveroso perseguirlo con convinzione, con determinazione, come ho detto, ed è stato banalizzato.

È doveroso se vogliamo essere coerenti rispetto ai principi dell'autonomia che ci dicono che, laddove è possibile, occorre fare leva sulle proprie risorse interne e in campo energetico fra acqua, sole, vento e biomasse, di risorse per l'autonomia energetica della regione. Noi ne abbiamo e quindi che cosa bisogna fare? Bisogna impegnarsi in questo senso, bisogna lavorare in questo senso, direi che bisogna darci dentro, e non si può limitarsi a delle affermazioni che sono state messe in un ordine del giorno. Bisogna fare di questo un contenuto determinante e centrale della programmazione regionale.

Io l'ho già detto e lo ridico con preoccupazione: se andiamo avanti come abbiamo fatto finora in questi quattro anni, all'obiettivo del fossil fuel free nel 2040 non ci arriviamo, ma allora diciamocelo, cambiamo rotta e si dica: quello non esiste più, non è l'obiettivo, non continuiamo a metterlo dappertutto se poi non è ciò a cui tendiamo. Bisogna accelerare e il Piano Energetico è l'occasione di dare questa accelerata; è per questo che parliamo di determinazione ed è il motivo per cui abbiamo invitato il Consiglio e la Giunta ad accogliere la mozione come un sollecito per perseguire quell'obiettivo che è di straordinaria importanza.

In conclusione, sono stati fatti molti discorsi apprezzabili, come ho detto ci si dovrebbe tornare sopra, ma la mozione - e mi riferisco adesso all'impegnativa della mozione - è una mozione semplicissima: c'è un ordine del giorno che è stato votato 4 anni fa, che è sfidante per la Valle d'Aosta, c'è adesso in redazione il Piano Energetico Regionale, il Piano Energetico dev'essere coerente con i contenuti di quell'ordine del giorno.

Questa è la mozione, altro - mi permetta, collega Distort - che metafisica e altri ragionamenti ancora... su quello ci si potrà ragionare ma, come dicevo, è un discorso molto più ampio. Qui invece si fa una proposta che per noi è più concreta e che va, come chiede l'impegno, a definire in maniera chiara nel PEAR l'obiettivo della Valle d'Aosta fossil fuel free al 2040 e a prevedere, nei vari settori dei consumi, le azioni e le tempistiche che siano coerenti con quell'obiettivo.

Poi, certo, di tutto si può parlare e discutere e sarebbe, a mio avviso, anche importante poterlo fare con i tempi e con le possibilità che ci consente la discussione nel Consiglio.

Presidente - Consigliere Marquis, ne ha facoltà.

Marquis (FI) - Grazie, colleghe, per aver innescato una discussione interessante all'interno dell'aula con la presentazione di questa mozione, sicuramente avete trattato un argomento su cui tanto c'è da dire, su cui tanto si parla a tutti i livelli politici.

Sicuramente sotto questo profilo esiste una grossa differenza di base tra la pianificazione che sta a un livello alto e poi l'attuazione dei programmi.

A livello di pianificazione in Italia siamo bravi, siamo bravissimi, con le politiche che ci sono state fino adesso di sinistra ci siamo sempre contraddistinti sotto questo profilo, siamo riusciti a fare i migliori programmi rispetto a quelli degli altri Stati, ci diamo degli obiettivi ambiziosi sotto il profilo dell'ottenimento di grandi risultati, perché se andiamo leggere i programmi dove si parla di sviluppo delle rinnovabili, nessuno come gli Italiani si è dato degli obiettivi così ambiziosi, però di fatto, se andiamo a vedere i risultati... dopo non si perseguono questi risultati.

In Italia sembra che il problema si risolva approvando la mozione e approvando il Piano, ma i problemi si risolvono e si affrontano attuando i piani, è questo il problema più grande.

Riprendo le ultime parole che ho sentito: in Valle d'Aosta, acqua ce n'è, bisogna darci dentro.

Allora, per sviluppare l'azione sulle rinnovabili ognuno di noi dovrebbe lavorare per convincere anche tutti coloro che sotto questo profilo la vedono diversamente da noi, perché bisogna instillare in tutta la comunità un certo tipo di cultura, perché non dipende solo dall'orientamento che si forma all'interno di quest'Aula, perché i livelli su cui operare sono due, quello di produrre maggiore energia elettrica da rinnovabili, quindi da acqua, da sole e da vento, poi però se ci spaventiamo che c'è una pala eolica che disturba un po' la vista, non si riescono più a raggiungere questi obiettivi.

Bisogna darsi delle priorità, se la priorità è diventare fossil fuel free, allora bisogna anche sacrificare qualcosa per raggiungere quest'obiettivo.

Nell'ultimo Consiglio avevamo parlato di fotovoltaico e sono stati forniti dei dati interessanti dall'Assessore; ad oggi la situazione è che ci sono 2.759 impianti installati in Valle d'Aosta per una potenzialità di 26,43 megawatt e, a fronte della richiesta che è stata fatta di quali potenzialità ci possono essere ancora, ci è stato detto che si può arrivare a 376 megawatt, questo ammesso che si faccia un utilizzo complessivo delle potenzialità per l'installazione sul nostro territorio.

Tanto per dare un ordine di grandezza, è un numero importante questo, perché equivale al 40% della produzione di CVA nell'ambito dell'idroelettrico, questo credo che possa dar conto e significato dei numeri che si possono raggiungere.

Poi è vero che, se facciamo un'analisi un po' più complessa, c'è tutto il materiale per raggiungere questi obiettivi? E allora il discorso diventa sempre più complicato.

Pertanto credo che sia corretto partire, come abbiamo fatto nel 2018, con l'approvazione di un ordine del giorno che è un manifesto, sostanzialmente, dove si individua un obiettivo che vorremmo perseguire, ma da lì in avanti tutti gli altri documenti di pianificazione sono il recepimento di altri documenti di dettaglio, sono documenti ciascuno di 400-500 pagine tanto per dar conto di cosa stiamo parlando; nell'ambito dell'idroelettrico parliamo del Piano di tutela delle acque, nel fotovoltaico faremo degli altri ragionamenti e quindi diventa difficile, colleghe, individuare dei tempi e delle azioni in modo analitico a livello di obiettivi, perché queste considerazioni possono discendere da delle strategie che dipendono dal comportamento dei singoli cittadini.

Facciamo un esempio: se noi sul Piano energetico ambientale regionale scriviamo che da fotovoltaico - siccome c'è una potenzialità di 380 megawatt in Valle d'Aosta - si perseguirà quest'obiettivo perché si possono installare degli impianti su 5.000 tetti (adesso dico un numero a caso) bisogna poi vedere se il singolo cittadino lo va a installare per raggiungere gli obiettivi, perché sennò diventano solo parole queste, colleghi, nella concretezza, sono solo parole.

Quindi credo che a livello pianificatorio non si possa far altro che rimanere sotto il profilo del tracciare delle strade per raggiungere degli obiettivi, ma la vedo difficile di andare a essere espliciti, a introdurre dei numeri e soprattutto dei tempi, perché un conto è il produrre sufficiente energia da rinnovabile per favorire un autoconsumo, un altro conto è ancora convertire l'economia al non utilizzo del fossile, perché questo vuol dire una rivoluzione culturale, una rivoluzione che prevede un cambiamento nel sistema di produzione.

Ci diciamo queste cose in un momento in cui la gente combatte con le bollette, non riesce a tenere aperte le attività, ha mille difficoltà.

Quindi credo che oggi sia importante fare dei ragionamenti su questi obiettivi, giusto, corretto, ma soprattutto cercare di mettere poi in atto dei comportamenti che siano conseguenti a quello che andiamo a sostenere sotto il profilo generale, perché spesso e volentieri, quando andiamo a vedere il dettagliamento delle azioni, se andassimo a fare una verifica, rischiamo di fare delle azioni che sono contrarie all'obiettivo che ci si prefiggeva di raggiungere, perché in Valle d'Aosta è vero che c'è un po' di potenzialità da fotovoltaico, ma è anche vero - dobbiamo dircelo - che, sotto il profilo della produzione da rinnovabile, la soddisfazione più grande ce la può dare l'acqua con tutti gli annessi e connessi, con le problematiche che stiamo vivendo della scarsità che abbiamo oggi rispetto agli anni passati, ma se poi, piuttosto di sacrificare la vita di un pesciolino, non lasciamo installare un impianto, allora diventa difficile perseguire gli obiettivi, perché io ho sentito anche questo in aula, c'è chi sostiene che installare nuovi impianti sia una cosa impossibile in Valle d'Aosta, o per lo meno non si fa tutto il possibile per agevolare la maggiore produzione rispetto a quella che viene prodotta oggi.

Pertanto questi sono discorsi complessissimi che meritano di essere fatti dentro quest'aula, questo è un confronto corretto, ma da lì in avanti diventa difficile dare degli obiettivi che siano di natura analitica nell'ambito pianificatorio perché, diversamente, scriveremmo delle cose che poi è sicuramente difficile da poter seguire.

Presidente - Consigliere Perron, per secondo intervento.

Perron (LEGA VDA) - Reintervengo nel dibattito, innanzitutto ringrazio anche la collega Minelli per la suggestione fonetica, d'altra parte credo che quello che distingue una maestrina da un professore sia proprio saper distinguere ciò che è dettaglio, tipo scappare, dai massimi sistemi, quello che voi non riuscite mai a fare. Quindi grazie per il suggerimento ma conferma semplicemente qual è la vostra ottica sempre...

(interruzione della consigliera Minelli, fuori microfono)

...parli dopo. Io guardi, sono un professore precario che ha insegnato nei professionali di ogni tipo, e sa cosa le dico? Ne vado fiero, ne vado fiero, sono stato contentissimo di lavorare con i ragazzi più difficili e con gli strati sociali più bassi, mi hanno insegnato tantissimo, mi creda...

(nuova interruzione della consigliera Minelli, fuori microfono)

...parli al microfono per favore, non la sento, e porti pazienza.

Dal massimo sistema in realtà ero stato spinto nella sua funzione che definirei - vediamo se la dico giusto - anagogica di Distort che mi ha portato verso l'alto a fare un discorso più sui massimi sistemi appunto e non nella banale materia dei numeri, dei cambi climatici eccetera, ma sarò breve, questa volta. Quello che rilevo, come al solito, è che in un mondo ormai secolarizzato, dove la metafisica non esiste più, dove per una certa parte politica l'ecologia è una nuova religione, quindi tutto si deve muovere in quel modo, anche i termini sono interessanti.

Vedete, chi dice qualcosa di leggermente diverso è un negazionista climatico, come se io avessi detto che tutto quello che sta succedendo "Chi se ne frega". No, non l'ho assolutamente detto, dico che ci sono cicli naturali a cui si sono sovrapposti quelli antropici. Bene, lo vedremo nei prossimi anni, ma non sono un negazionista di nulla, ma anche qua ricadiamo nelle solite.

Si soffia anche molto spesso sull'allarmismo, anche i giovani vivono un clima veramente difficile, non sfuggirà che stiamo assistendo ad atti di eco-terrorismo forse, in giro per il mondo, poi per ora non hanno fatto danni ma sono atti di eco-terrorismo. Certo, a chi urla che il fascismo è ovunque, poi però, quando da altre parti si fanno azioni sconsiderate, quelle vanno bene perché la causa è giusta; compagni che sbagliano, una volta.

Comunque si continua su questa strada, c'è molta ideologia, poi i paradossi strani per cui chi vuole, giustamente, la decarbonizzazione poi richiede un intervento a gamba tesa dell'ente pubblico sugli extraprofitti delle aziende che così vengono azzoppate e non riescono poi a esprimersi nei mercati e quindi a portare le energie per la decarbonizzazione. Paradossi. Oppure paradossi per cui, come diceva il collega Marquis, poi dopo se si deve intervenire a fare una centrale da qualche parte, non si può perché si deturpa, però si vuole l'energia pulita.

Paradossi che ben conosciamo, sappiamo chi li esprime e vedremo.

Presidente - Non vedo altre prenotazioni, la discussione generale è chiusa. Per il Governo, l'assessore Bertschy.

Bertschy (AV-VdA Unie) - Credo che almeno una parte dell'opposizione abbia speso bene le sue energie politiche e siamo arrivati a conclusione del dibattito. Sono rimasti pochi minuti, quindi io cercherò di essere molto pragmatico e ringrazio tutti per il dibattito.

Il Piano Energetico Ambientale Regionale dobbiamo ancora discuterlo, quindi sinceramente mi è parso che questa mozione, ancora una volta, voglia dettare tempi al Governo con un corretto stimolo dell'opposizione, ma io vi posso garantire che stiamo lavorando nella direzione tracciata dalla mozione, quindi io chiederei di ritirarla e, se non la ritirate, ovviamente noi siamo convinti che stiamo facendo il lavoro che è utile da portare qui in Consiglio regionale per poter discutere tutti insieme.

Io mi ritrovo molto in alcuni interventi, soprattutto quelli più concreti; possiamo studiare i più bei programmi del mondo, le più grandi strategie, fare della programmazione come ben è stato detto, però poi c'è la vita reale, la vita reale è fatta dal 2018 al 2022 di tutto il tempo del Covid, della guerra in Ucraina, dei costi energetici, di tutto quello che stiamo vivendo in termini di cambiamento climatico e quindi tutto questo poi incide sulla programmazione in particolare, sui progetti e sugli obiettivi.

Quindi noi dobbiamo lavorare su quei 2.983 gigawatt di consumi di fonte fossile, ci mancherebbe, e dobbiamo cercare di azzerarli in termini di divisione strategica.

Poi però tutto questo passa non semplicemente per quello che scriviamo sui nostri documenti, ma per i comportamenti individuali.

Siamo a pochi anni da quella data, il Piano Energetico Ambientale Regionale avrà una visione da qui al 2030, quindi avremo uno step intermedio di questo strumento di programmazione; nei prossimi anni, se vorremo vedere dei risultati concreti, la prima cosa che dovremo modificare sono i nostri comportamenti, perché quanta circolazione ancora oggi di macchine abbiamo semplicemente già intorno ad Aosta? Per pochi chilometri ci sono anche tanti di noi che oggi utilizzano lo spostamento individuale per raggiungere il posto di lavoro, piuttosto che l'attività di tutti i giorni.

Quindi il Piano Energetico Regionale si propone esattamente quello che voi chiedete, l'obiettivo è previsto nel Piano di strategia, sono indicati degli scenari, sono indicate soprattutto quelle azioni che, nei vari piani di programmazione di tutti i settori, dovranno determinare dei decisi passi in avanti per raggiungere quell'obiettivo, che è: aumentare sicuramente la produzione di FER ma, soprattutto, incidere in maniera pesante sulla riduzione dei consumi, quelli di fonti fossili. Per fare questo noi - e lo vedremo quando avremo la possibilità e a breve speriamo di poter dare questa possibilità con un primo confronto sul documento - ci metteremo nelle condizioni di costruire la migliore strategia ma, allo stesso tempo - io ho già avuto modo di dirlo anche in Commissione - credo che il più grande lavoro che potremo andare e dovremo andare a fare sarà quello del lavoro sui cittadini, sulla comunità e sulle imprese, perché i grandi cambiamenti che potremo portare ai nostri progetti di sviluppo in questa direzione sarà quello dell'intervento che ognuno di noi potrà fare quotidianamente per ridurre i consumi.

Ci sono nella vita reale, poi, cose che non determiniamo noi. Quanto inciderà, e non sto a entrare nel merito dell'elettrificazione sì o no perché quella è ormai un'attività andata, ma quanto inciderà, per esempio, nel prossimo settennio tutta l'attività di trasporto parallela che dovremo mettere in campo nel momento d'interruzione della linea?

Sono dati che il documento di strategia non potrà sicuramente individuare. Noi abbiamo un parco autobus tra quelli meno inquinanti, anzi, sicuramente il meno inquinante di tutta Italia, però oggi gli autobus vanno ancora a gasolio e non c'è ancora la possibilità d'investire in maniera pesante sugli extra-urbani, per esempio sui consumi sugli autobus elettrici, tantomeno su quelli a idrogeno che arriveranno.

Quindi, per esempio, su un documento di programmazione di pianificazione come quello, incideranno lavori che oggi sono da fare perché ci porteranno nella direzione giusta ma determineranno, per quello che riguarda i consumi, un aumento dei consumi di fonti fossili, perché evidentemente abbiamo bisogno, per mantenere un trasporto adeguato a dei cittadini valdostani, di collegamenti con il Piemonte di tutta un'attività forte di collegamento su gomma, e potremmo fare altri esempi.

Noi stiamo lavorando nella direzione indicata dalla mozione, il PEAR s'interesserà della mappa sulla fossil fuel free e, soprattutto, il PEAR ci metterà nella condizione di partire da un dato di analisi e avremo la possibilità di monitorare, attraverso il PEAR, il lavoro e gli step successivi, in particolare la prima tappa intermedia che è quella del 2030.

Presidente - Si è prenotata la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Comincio con il dirle, Assessore, che sollecitare il Governo è il compito di chi sta da questa parte, ed è una cosa che dobbiamo fare, soprattutto quando ci si accorge, come ho evidenziato, che nei confronti di certi obiettivi, a nostro giudizio, non c'è la marcia giusta, non c'è l'incisività giusta.

Lei dice - e ce lo dice sempre - che state lavorando bene, però poi nel concreto ci sono cose che non vediamo.

Faccio un esempio molto semplice: non più tardi di due settimane fa, a proposito della legge sulla mobilità sostenibile, che c'entra, e non poco, con quest'argomento, a proposito della finalità che quella legge si era data, cioè stabilire degli step molto precisi riguardo al miglioramento della mobilità sostenibile, erano divisi per gruppi di anni, ma dal 2030 arrivare al 35% di spostamenti misurabili sostenibili e poi gli step successivi, ebbene, non è mai - mai - neanche stata fatta la delibera per darsi i criteri!

Lei dice "Bisogna vedere poi come funzionano le cose nella realtà, bisogna che ci sia un investimento di responsabilità dei cittadini"; tutto vero, ma se è l'organo che deve fare i passi previsti addirittura dalle leggi che vota e poi non li fa, ma allora come si può pensare che si vada in quella direzione? Perché è sicuramente importante fare i conti con la vita reale e con le difficoltà che possono subentrare, la questione a cui lei ha fatto riferimento dell'elettrificazione che in quel momento porterà un aumento dei trasporti che non possono essere fatti se non con quei combustibili che ci sono ancora, questo è un fatto contingente, ma noi stiamo facendo della programmazione che avremmo già dovuto fare precedentemente e che nemmeno per le cose che ci siamo detti noi facciamo!

Abbiate pazienza, c'è una schizofrenia in questo senso: noi votiamo degli ordini del giorno che hanno degli obiettivi sicuramente sfidanti e li abbiamo votati tutti, secondo me senza sapere che cosa si andava a votare, perché continuo a pensare che sia così, anzi, all'inizio non lo pensavo, adesso lo penso, completamente. Poi diciamo che siamo bravi perché abbiamo la certificazione Carbon free, abbiamo le piante che ci permettono di assorbire tutte le emissioni, quindi siamo tranquilli, siamo in una situazione migliore rispetto a molti altri, siamo una goccia nel mare, non possiamo cambiare il mondo...: tutto vero, e allora che cosa facciamo? Stiamo lì, proviamo a fare dei piccoli passettini, a dirci - perché sovente succede così - quanto siamo bravi - perché poi è questo che succede - però nel concreto, perché il concreto è la vita reale, ma il concreto è anche prendere delle decisioni a livello politico, fare i passi che sono previsti. Ma questo non è stato fatto.

Nella road map c'è scritto che doveva essere approvato dal Consiglio regionale.

Mi è stato detto "È un refuso".

Ma come è un refuso?! Se poi quando siamo qui ci diciamo che tutti gli altri Piani devono essere coerenti con quella road map!

C'è qualche cosa che non torna, quindi io vorrei che ci fosse per lo meno l'onestà di dire "Non stiamo facendo"... Addirittura è stato detto "Il PEAR è in fase di redazione, non è ancora visto, e si detta la linea", ma per forza! Perché poi vediamo che altre cose, che invece erano già pronte, non sono nemmeno mai state discusse.

Quella famosa road map, che con fatica siamo riusciti ad approvare in Giunta a febbraio del 2021, poi è andata in Commissione a giugno, dopo che mi ero dimessa.

La Commissione ha fatto un'audizione in cui era presente solo lei, non era neanche presente l'Assessore ad interim, io non c'ero, non ho partecipato perché avevo il Covid ma non avrei partecipato, perché altrimenti ci sarebbe stata tutta una polemica soltanto sulla mia persona, perché ormai funziona così su un mucchio di cose! E' inutile che stiamo a dire diversamente, e in quella situazione è stato detto quello che è stato detto anche oggi, cioè che c'erano dei piani che non si capiva bene se dovevano adattarsi alla Road Map o viceversa.

Da quell'audizione non si è mai più parlato di questa cosa. È lì, ferma, ma allora io non lo so, cioè ci diciamo che stiamo facendo le cose, che si va avanti, però poi si va avanti come? Si va avanti come?! A passettini ma senza andare nel dettaglio, senza fare le cose che sono previste per legge.

Ma abbiate pazienza, l'andare a chiedere in una mozione come questa - che certo non ritireremo, bocciatela pure, come le bocciate tutte quante! - di operare con la massima determinazione affinché questo obiettivo sia chiaramente indicato nel Piano e che il Piano preveda delle tempistiche e delle azioni dettagliate coerenti con l'obiettivo da raggiungere, è forzare?!

Se questo per voi è forzare, a me non sembra proprio. Questo è andare in una direzione che è molto precisa; evidentemente non va bene, ma la precisione non va mai bene!

Presidente - Vi sono altri interventi? Non vedo prenotazioni. Mettiamo in votazione la mozione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.

Presenti: 34

Votanti: 2

Favorevoli: 2

Astenuti: 32 (Aggravi, Baccega, Barmasse, Bertin, Bertschy, Brunod, Carrel, Caveri, Chatrian, Cretier, Distort, Foudraz, Ganis, Grosjacques, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Lavy, Lucianaz, Malacrinò, Manfrin, Marguerettaz, Marquis, Marzi, Padovani, Perron, Planaz, Restano, Rosaire, Sammaritani, Sapinet e Testolin).

La mozione non è approvata.

Con questo punto all'ordine del giorno, i lavori del Consiglio regionale si fermano e riprenderanno domani mattina alle ore 09:00. Buona serata.

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La seduta termina alle ore 20:01.