Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1874 del 6 ottobre 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1874/XVI - Interpellanza: "Mandato alla CVA Spa per lo sviluppo di azioni a sostegno del sistema produttivo valdostano in tempo di crisi".

Bertin (Presidente) - Riprendiamo. Siamo al punto n. 29. Per l'illustrazione, la consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Le due iniziative che abbiamo presentato a inizio di settembre, mi riferisco all'interrogazione a risposta scritta e a questa interpellanza, derivano da quanto si è verificato nell'ultima settimana del mese di agosto nel principale stabilimento industriale della nostra regione, vale a dire la Cogne Acciai Speciali. Come abbiamo ricordato anche nella discussione di ieri mattina, in data 25 agosto la Cogne ha annunciato una momentanea interruzione della produzione in alcuni settori dello stabilimento e la messa in cassa integrazione guadagni di circa duecento lavoratori. La Cogne aveva precisato nei suoi comunicati che la sospensione della produzione non avveniva per una carenza o comunque un calo nella richiesta dei prodotti, ma dal fatto che si era verificato, e lo sappiamo, un incremento enorme, direi abnorme, nei costi dell'energia necessaria per il ciclo produttivo dell'acciaio. La Cogne ha anche fornito dei dati sugli incrementi dei costi fra il 2021 e il 2022, dati da cui si poteva ricavare che il costo del gas, nel giro di un anno, si era moltiplicato per cinque, ma anche che il costo dell'energia elettrica era notevolmente aumentato. L'insieme di questi due fattori aveva determinato, in quel momento, una crisi; ma una crisi che permane e che se non verrà risolta con dei provvedimenti adeguati, è possibile che determinerà nel futuro una crisi anche strutturale e, possiamo immaginare, molto grave.

Non è del resto, lo sappiamo, un problema della sola Cogne, riguarda innanzitutto tutte le aziende considerate energivore, come appunto la CAS, ma anche l'insieme dell'intero settore produttivo e anche di più, anche l'insieme della società.

Per quanto riguarda l'incremento del prezzo del gas è chiaro che ovviamente la Regione non può fare molto, non può intervenire, ma per quanto riguarda invece l'energia elettrica, noi crediamo, e abbiamo provato anche a spiegarlo, che il discorso sia un po' diverso. La Regione potrebbe intervenire per il semplice motivo che è proprietaria di un'azienda, la CVA, che produce con le sue centrali idroelettriche una grande quantità di energia di cui solo una parte viene utilizzata in Valle. Anche le dichiarazioni che sono state riportate e che sono dei vertici di CVA parlano di circa 70-80 percento di energia esportata e venduta fuori Valle. Questo io credo che sia un primo importante dato da prendere in considerazione. CVA è un'azienda pubblica, nata soprattutto per rispondere alle esigenze locali, almeno questo era stato l'obiettivo iniziale, e gran parte della produzione di energia viene venduta e utilizzata fuori Valle, mentre in Valle d'Aosta importiamo anche per coprire tutto il fabbisogno energetico delle grandi quantità di combustibili fossili.

Sulla questione dei profitti e degli extra profitti sono già intervenuta ieri durante il dibattito sulla mozione che è stata presentata dai colleghi. Ritorno brevemente su questa questione, perché c'è un dato da tenere presente: nella risposta alla nostra Interrogazione scritta su questo tema, si evidenzia che la tassa sugli extra profitti di CVA è pari a 25 milioni 372 mila 379 euro, il che significa che gli extra profitti, fatti i calcoli, sono pari a 101 milioni 488 mila euro, che è una cifra non indifferente sicuramente e che porterà anche a dei dividendi importanti.

Il terzo dato da tenere presente, ma che già emerge da quello precedente, è che l'incremento dei costi dell'energia non è stato determinato, comunque non soltanto, dall'aumento dei costi della sua produzione: il sistema è rimasto sostanzialmente quello e i costi anche sostanzialmente invariati, altrimenti credo che non sarebbero cresciuti i profitti e, di conseguenza, anche gli extra profitti. Il ragionamento che io faccio è questo: se mettiamo insieme i tre dati sopra citati, diventa evidente che ci si trova di fronte a una situazione che è contraddittoria e noi riteniamo che si debba provare almeno ad affrontare e magari pure a risolverla. È quello che avevamo già detto, cioè questa società che è di proprietà pubblica, che è nata per perseguire gli interessi della comunità valdostana, di fatto in questo momento non consente al sistema produttivo della regione di riuscire a utilizzare l'energia a un costo più basso.

Queste sono le premesse su cui si basa l'interpellanza. Alle premesse seguono poi queste domande che vado a leggere: "Quali approfondimenti e valutazioni sono stati fatti sulle cause e sugli effetti dell'incremento dei costi delle bollette dell'energia elettrica, nello specifico del sistema produttivo valdostano e delle peculiarità che lo contraddistinguono; quali considerazioni sono state effettuate riguardo alla inadeguatezza degli sconti applicati da CVA alla CAS e in generale al sistema produttivo valdostano".

Qui faccio un'osservazione riguardo proprio ai contratti. Quando noi abbiamo sentito in Commissione i vertici di CVA a febbraio, quando avevamo parlato dell'inizio del problema del caro energia, ci era stato detto che c'erano dei contratti anche con le imprese e si era fatto riferimento anche alla CAS. Io pensavo allora che la Cogne si rifornisse principalmente da CVA; invece, recentemente ho appreso che non è così e che la più grossa fornitura di energia alla CAS la fa la Edison, non CVA. Questo parrebbe, almeno dalle cose che ho capito io, perché la CVA non ha fatto un'offerta adeguatamente vantaggiosa alla CAS. Se è così la cosa mi sorprende, perché io dico: abbiamo un'azienda pubblica che esporta il 70-80 percento dell'energia elettrica che produce e la nostra più importante azienda industriale si deve rifornire dalla Edison; a me pare che questo sia comunque contraddittorio.

La terza domanda, però è una cosa di cui abbiamo già parlato ieri e abbiamo visto che l'intenzione è un po' diversa: se si intende dare mandato a CVA di sviluppare un'azione più incisiva rispetto alle esigenze del sistema produttivo valdostano in una situazione di grave crisi come quella attuale. Infine, quali sono - perché a me interessa capire questo adesso in particolare - le difficoltà normative, finanziarie e organizzative da superare per perseguire l'obiettivo di fornire al nostro sistema produttivo un'offerta di energia elettrica che sia parametrata sugli effettivi costi di produzione, e in questo senso quali provvedimenti intende prendere la Regione.

Presidente - Per la risposta, l'assessore Caveri.

Caveri (AV-VdA Unie) - Io non so in quale mondo lei viva, se nel mondo di Alice nel paese delle meraviglie o in un alogico; qualcuno ieri ha detto sovietica, in cui si immagina di avere delle aziende di Stato che non mirino al profitto, in una logica pauperistica, francescana.

Io c'ero quando è nata l'operazione di CVA e credo di essere stato anche uno di quelli che hanno favorito questo riacquisto. È stato un riacquisto importante, perché se oggi ci fosse l'ENEL, forse ragionamenti di questo genere non li faremmo perché avremmo meno dipendenti, avremmo una situazione di minore capacità di incidere sulla società, sicuramente non avremmo gli sconti del 40 percento per le famiglie e del 10 percento per le imprese. Io c'ero e si considerava il fatto di esportare l'energia una ricchezza per la Valle d'Aosta, cioè l'oro bianco non è solo la neve, l'oro bianco è anche l'acqua che turbina nelle centrali di CVA. Questa è un'azienda che agisce sul mercato e che quindi ha delle regole di mercato, che significano la concorrenza, da una parte, per cui CVA agisce in un regime di concorrenza molto stretto. Ieri ho già detto che non si può immaginare, per esempio, di applicare un regime di prezzi predatori (viene chiamato proprio così, con quest'aggettivo) e poi esistono gli aiuti di Stato. Se noi oggi decidessimo di dare a prezzi folli alla Cogne per favorire la sua attività produttiva, cadremmo negli aiuti di Stato, quindi la Cogne verrebbe multata e verrebbe multata CVA. Se giochiamo con il Cappellaio matto, allora va benissimo, nel senso che viviamo in un mondo parallelo e allora possiamo dire tutto: energia elettrica alle imprese a titolo gratuito, gratuito alle famiglie!

Perché c'è la crisi energetica? Credo che sulla prima domanda sia inutile tornare, perché l'abbiamo detto ampiamente ieri nel corso della mozione. È chiaro che al capezzale dei rincari energetici, visto che qui parliamo di attività produttive, in particolare ci deve essere anzitutto l'Europa, che in questo momento sta facendo tutta una serie di faticosi ragionamenti sul tetto europeo, il price cap, l'asticella che identifica il livello massimo sul prezzo. Sappiamo che a innescare la situazione è soprattutto il gas, perché il 40 percento della produzione elettrica italiana è basata sul gas e il meccanismo negativo che ha messo alle corde persino CVA è legato al fatto che, per quanto CVA sia largamente produttrice di energia idroelettrica, quindi rinnovabile, il mercato dell'elettricità è legato al gas. Questa è la realtà del mercato di Amsterdam, che può piacere o non può piacere. L'Europa sta riflettendo su una riforma profonda a partire dal prossimo anno del mercato energetico che potrebbe tornare utile anche a noi.

Per quanto riguarda la Cogne, nella speranza che quello che ho detto possa servire, evidentemente CVA rispetto a Edison avrà fatto dei calcoli, per cui io non credo che CVA sia cattiva perché ha fatto un'offerta diversa; è il mercato. Evidentemente la Edison, sulla base della propria situazione aziendale, immagino che in qualche maniera abbia potuto fare un prezzo migliore, anche perché, a differenza di CVA, Edison è un gruppo multinazionale, quindi evidentemente ha una posizione più favorevole. Tra l'altro, come cliente finale energivoro la Cogne può usare tutta una serie di strumenti, uno si chiama Interconnector che consente all'impresa siderurgica di importare energia elettrica dall'estero a prezzi più vantaggiosi, cosa che evidentemente la Cogne ha sfruttato e non avrebbe potuto fare CVA, e anche l'esenzione dall'applicazione degli oneri di sistema e di trasporto. Quindi, è una fornitura particolare che rende più facile poter ottenere una serie di vantaggi, attraverso delle società che hanno una caratteristica internazionale rispetto invece a un mercato più locale come quello della Cogne, che non gestisce questo tipo di contratti che sono legati alla siderurgia.

Oggi CVA Energie ha una parte minoritaria del fabbisogno di energia elettrica dell'impresa siderurgica. In data 20 ottobre 2020 c'è un contratto di fornitura di energia elettrica pluriennale di medio-lungo periodo a prezzo fisso e strettamente legato a impianti di produzione e da energia da fonte rinnovabile, perché esiste un piccolo obbligo per le aziende siderurgiche di avere del rinnovabile, che prevede la fornitura da parte di CVA di un quantitativo di energia pari a 2 Megawatt per ogni ora, corrispondente a circa 17,5 Gigawatt, a un prezzo fisso di molto inferiore rispetto agli attuali prezzi espressi dal mercato spot dell'energia elettrica; fa proprio parte di quelle forniture che sono state fatte quando il prezzo era più basso e che quindi in realtà per CVA in questo momento non sono certamente favorevoli. Questo per dire che laddove CVA ha potuto intervenire, lo ha fatto. Nella grande fornitura della Cogne, le condizioni di mercato non avrebbero comunque consentito a CVA di ottenere quella fornitura.

È chiaro, rispondendo alla domanda 3, che CVA, in quanto partecipata attraverso Finaosta della Regione, è perfettamente cosciente della situazione. Io non ripeto che cosa è stato fatto, perché lo sappiamo che una reazione allo shock energetico c'è stata, così come nelle settimane a venire, immaginando che la stretta nel settore dell'energia elettrica ci sarà e ci saranno probabilmente delle difficoltà di cui oggi non abbiamo ancora consapevolezza, è ovvio che, d'intesa con l'assessore Bertschy, faremo tutto il possibile per sfruttare quegli spazi molto limitati che ci sono rispetto alle logiche di mercato, che possono piacerci o possono non piacerci, ma le logiche della concorrenza e degli aiuti di Stato nel settore dell'impatto con la produzione, sappiamo perfettamente che ci sono e non possiamo assolutamente farne a meno.

Si dice che si possono adoperare sia tutta la fiscalità che deriva da CVA, sia tutti i dividendi che arrivano in CVA per riversarli direttamente nel settore elettrico, a beneficio dei cittadini e delle imprese. Resta però il problema che ho detto prima, cioè che con la scontistica che oggi viene applicata alle famiglie e al mercato libero è difficile superare quegli elementi senza incappare nelle ire funeste dell'authority sull'energia. E per quanto riguarda le imprese, non a caso gli aiuti, che si sono concretizzati anche quest'oggi nell'approvazione da parte della Giunta della delibera applicativa di quei benefici a favore delle imprese, passano attraverso la spesa d'investimento (oggi abbiamo fatto le famiglie, poi faremo le imprese, mi corregge giustamente il collega Bertschy).

Il quadro è questo: ogni eventuale miglioria naturalmente è fattibile, ma non bisogna far pensare ai valdostani che CVA sia una specie di mucca da mungere oltre a quello che viene munta. Perché finché a mungerla, come è avvenuto nei mesi scorsi, sono questi sovracosti legati a sovrapprezzi che vengono trasferiti nei fondi regionali va bene, ma bisogna ricordare che l'ultimo decreto sposta allo Stato i benefici fiscali, quindi in quel caso noi li perdiamo totalmente. Quindi, disponibili ad andare in Commissione per approfondire ogni tema, però l'importante è rappresentare la realtà e la verità ai cittadini valdostani e alle imprese.

Presidente - Per la replica, la consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Grazie Assessore per la risposta, che in parte era già in qualche modo chiara ieri, almeno su alcuni aspetti. Lei poi oggi ha fatto delle valutazioni più generali su quella che è una visione, o comunque un modo di intendere la questione che è nostro e che lei ha definito di tipo sovietico, pauperista e francescano. Al di là del fatto che per quanto riguarda la terza questione, cioè la visione francescana, dico che in qualche maniera io mi ci ritrovo a livello generale come impostazione mentale, qui stiamo facendo un discorso diverso e non lo banalizzerei come ha cercato di fare lei.

Nella sua illustrazione lei ha detto che esportare energia da parte di CVA rientra in una logica di aumento di ricchezza per la Regione Valle d'Aosta. Nessuno mette in discussione quest'aspetto, ma quello che riteniamo è che ci sono delle priorità e a nostro avviso la priorità, che poi deriva anche probabilmente dal fatto di avere delle visioni diverse, dovrebbe essere un'altra. Quello che noi riteniamo è che l'obiettivo principale, la mission, non è, secondo noi, quella di diventare - in parte lo è già - un'azienda leader sul mercato italiano. Noi pensiamo che principalmente ci si debba preoccupare di fornire dell'energia in quantità e a prezzi adeguati a tutti i settori della comunità valdostana. Lei ha parlato di dare l'energia gratis, e anche questa è una banalizzazione, poi ci ha ricordato che non si possono fare dei prezzi predatori: lo sappiamo. Però quello che io non riesco a capire è perché in altre realtà, società simili alla nostra, lo dicevo ieri, in una fase complicata come è quella attuale, in una fase emergenziale, hanno applicato delle scontistiche diverse, hanno fatto delle scelte diverse.

Poi lei me lo ha ricordato e lo so, perché non ho di certo né la sua competenza né quella di molti altri illustri colleghi, ma qualche cosina abbiamo cercato di imparare anche noi e sappiamo benissimo che esistono delle logiche di mercato, e nessuno demonizza il fatto che un'azienda faccia dei profitti. È giusto ed è normale che sia così, però noi qui stiamo parlando di un'azienda che non è una cosa astratta e che non è disgiunta da quella che è la Regione, che è l'ente pubblico. Quindi, il fatto d'intervenire e di chiedere - lo dicevamo anche ieri - una politica diversa dal punto di vista delle tariffe da parte della nostra partecipata energetica, a me sembra una cosa che si dovrebbe fare. Poi ieri ci siamo persi in tanti ragionamenti molto utili e si è partiti dal pensare a un disegno di legge che doveva agire direttamente sugli aiuti, per poi arrivare a votare un impegno estremamente generico, ma che invece viene un po' passato come una soluzione. A me non sembra che sia così. Non solo, ma se è vero - è un argomento che poi affronteremo anche più avanti - che questa Regione ha preso un impegno per uscire dall'uso dei combustibili fossili che sono ancora predominanti, e che sono ovviamente inquinanti, io credo che si debba accompagnare in questo senso anche con l'impegno della Regione attraverso CVA.

Io ho ascoltato con attenzione quello che lei ha detto- era anche più specificatamente il tema dell'interpellanza - riguardo alla Cogne e ai contratti di Edison, che è un gruppo multinazionale e lei dice che può fare di più. Resta il fatto che nel momento in cui, e non eravamo ancora nella situazione di gravità energetica come oggi, sono stati fatti quei contratti di cui lei ha dato contezza, evidentemente le condizioni non erano così interessanti e favorevoli da far propendere CAS a fare un contratto con CVA. Lei dice che CVA non poteva accettare quelle condizioni; evidentemente nemmeno CAS, se ha ritenuto di fare il contratto soltanto per quella minima parte che riguarda l'utilizzo delle fonti rinnovabili, che è un obbligo, con CVA.

In conclusione, io ritengo che le risposte date non siano così soddisfacenti, soprattutto per quello che riguarda gli interventi che la Regione intende mettere in campo nei confronti della sua partecipata. Ovviamente su questo credo che torneremo anche in futuro.