Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1776 del 28 luglio 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1776/XVI - Interrogazione: "Stato delle interlocuzioni con i vertici della società di gestione del Traforo del Monte Bianco in merito alle prospettate chiusure".

Bertin (Presidente) - Punto n. 20. Risponde l'assessore Caveri.

Caveri (AV-VdA Unie) - Io darò gli ultimi elementi in termini cronologici, rispetto anche alle cose che avevamo già detto qui in Consiglio e che le sono già note. Tra l'altro proprio oggi, e approfitto dell'occasione per ringraziarlo sentitamente, l'amministratore delegato del Traforo del Monte Bianco che nei giorni scorsi ha deciso, per propri motivi familiari, di lasciare il suo incarico, vorrei ricordarlo, Alfredo Pellegrini, che è stato anche amministratore delegato della RAV da cui ha dimissionato nello stesso modo. Chi ha avuto occasione di conoscerlo, credo che abbia trovato sempre in lui un interlocutore attento, una persona molto acuta e molto intelligente, che ha cercato anche sempre di mediare un po' le situazioni rispetto alle esigenze della nostra comunità, cosa spesso non comune nei dirigenti della Società Autostrade. In queste ore è stato nominato Mirko Nanni come nuovo amministratore delegato del Traforo del Monte Bianco.

Questo lo dico perché nella logica degli ultimi incontri quello più interessante pochi giorni fa è stato in videoconferenza con l'amministratore delegato del gruppo Autostrade, Roberto Tomasi, che era già amministratore all'epoca della gestione Benetton, tanto per semplificare, ed è stato confermato in questi giorni al vertice. Quindi, è un interlocutore con il quale abbiamo cercato di capire, e poi le dirò in conclusione quali sono le ipotesi che abbiamo messo in campo. È stato un interlocutore utile, perché tra l'altro è una persona che, pur essendo del nord est d'Italia, conosce molto bene la Valle d'Aosta a cui è particolarmente affezionato, essendo un valente alpinista e sciatore alpinista.

L'altro interlocutore, e poi distillerò la logica degli incontri di questi giorni, è Laurent Wauquiez, presidente di una delle più grandi regioni francesi, Auvergne-Rhône-Alpes, che ovviamente ha un ruolo eminente nella politica francese, è anche uno degli emergenti della politica francese, ed era accompagnato, nell'incontro che abbiamo avuto in sala Giunta assieme al Presidente della Regione Lavevaz, da Éric Fournier che, essendo Sindaco di Chamonix, è perfettamente cosciente di tutte le problematiche, anche se non sempre esiste un'assonanza, però il Presidente ne potrebbe essere buon testimone, alla fine abbiamo trovato un punto di riferimento.

A che punto siamo? Il punto di partenza, come lei sa, è un fatto oggettivo ed è l'obsolescenza dell'infrastruttura, che è stata inaugurata nel 1965 con una concezione tecnologica che si rifaceva a progettazione degli anni '50 in cui, se noi andiamo a vedere, e l'ho fatto a suo tempo aiutato anche dall'ingegnere Cuaz che è stato un po' la memoria storica; Franco Cuaz, credo che lei lo conosca bene perché abita a Courmayeur, è solo un interlocutore, all'epoca negli anni '50 aveva previsto che questo tunnel sarebbe diventato un passaggio per le merci; all'epoca era nato per i passaggi turistici.

Intanto, con i francesi abbiamo chiarito che questi lavori straordinari di risanamento e di ripristino, in particolare il rivestimento in calcestruzzo della volta della galleria, sono assolutamente necessari e lo sono a maggior ragione non solo per la solidità della volta, ma anche perché, specie sul lato francese, con mille problemi sono state rinvenute delle tracce di amianto in alcuni materiali complementari. Questo significa allo stato attuale che dal 2023 al 2043, dunque in quasi tutti gli anni della longue durée della concessione, che scadrà nel 2050, ci sarà una chiusura lunga che avverrà in periodo autunnale. A dire la verità solo alla fine dell'estate sapremo esattamente la durata di queste chiusure, perché si conoscerà l'esito della gara: hanno partecipato quattro società, attualmente in corso per i lavori, di cui si valuterà da una parte l'offerta economicamente più vantaggiosa con assieme l'ottimizzazione dei tempi, quindi chi lo farà più in fretta avrà dei vantaggi nella gara, e anche con tecnologie più avanzate gli uni con gli altri.

Insomma, il traforo sarà sicuramente azzoppato e questo tra l'altro, ma lo dico en passant, si riverbererà anche sul futuro dell'autostrada del Monte Bianco, la RAV, che ha oggi due azionisti: il Traforo del Monte Bianco e, quello di minoranza, la nostra Regione. La società ha problemi di equilibrio finanziario, perché è una tratta breve con manutenzioni costose e tra l'altro la scadenza è il 2032, quindi una cosa da fare in fretta è quella di convincere lo Stato e Bruxelles di allungare al 2050, perché sennò è del tutto evidente che questa tratta non regge e una delle ipotesi è quella che subentri, che ci sia una forma di fusione da studiare con il Traforo del Monte Bianco, che almeno, fino ad oggi, ha delle finanze cospicue.

Resta poi il tanto discusso problema del raddoppio. Un raddoppio in situ, cioè una seconda canna che affianchi esattamente l'attuale, che si chiami raddoppio o, come si usa con un eufemismo, tunnel sostitutivo, perché si immaginava di fare una seconda canna che in qualche maniera consentisse di tenere sempre aperta, avendo l'altra canna in manutenzione, non avrà mai - e questo ci è stato ripetuto anche da Wauquiez, interpretando anche il pensiero del presidente Macron, che più di una volta è stato a Chamonix, ma anche dell'attuale Presidente del Consiglio francese che era Ministro dei trasporti - un assenso al raddoppio in situ. Qualche spiraglio potrebbe esserci per un tracciato più in basso di quello attuale, ed è ora di conoscere gli studi che sono stati fatti a proposito in Francia, di cui non sappiamo nulla se non che potrebbe essere un sistema trasportistico collegato a nuove tecnologie, come caricare su di un treno i TIR per poi scaricarli dall'altra parte; oppure esiste, e questo c'è stato confermato da Tomasi, un tracciato più basso di quello attuale che dovrebbe grossomodo entrare prima lato valdostano nella montagna e uscire più o meno dove c'è Rock Coin, che conosciamo, dove si gira per Chamonix, cosa che Èric Fournier nell'incontro non è che convincesse, quindi bisogna evidentemente riflettere ancora; e credo soprattutto che sia ora di discuterne alla luce del sole.

Per questo, tenendo conto anche delle sollecitazioni del presidente di Confindustria Bonomi, che tra l'altro del tema ha discusso con gli industriali francesi, perché è del tutto evidente che noi non abbiamo oggi un interesse rispetto al periodo del riparto fiscale di avere un aumento a dismisura dei TIR, ma abbiamo certo l'interesse di mantenere aperto il tunnel dodici mesi su dodici o di avere una soluzione sostitutiva. L'idea è quella da una parte di discutere della situazione attuale dopo l'uscita dell'appalto, in cui avremo definitivamente i dati, e immaginare in periodo autunnale una grande assise italo-francese per rilanciare questa questione, avendo da una parte la necessità di capire cosa fare di questo diavolo di traforo, e dall'altra avere anche una logica avveniristica rispetto alle cose da fare.

Nel frattempo, come lei sa, sarà usata la seconda canna del Fréjus e la seconda canna creerà quasi di sicuro delle proteste ambientaliste sia in Val di Susa che nella Valle della Maurienne. Quindi si può dire che ci sarà una pressione ulteriore.

È un dossier non semplice. Io credo che quando verrà formato in Italia il nuovo Governo, questo sarà un tema veramente da porre a livello internazionale. Noi siamo piccoli per assumere delle decisioni epocali, ma certamente dobbiamo stare sulla difensiva almeno su un punto: qualunque scelta debba essere fatta, ovviamente non si può pensare a una crescita a dismisura dei TIR. E devo dire che uno studio di cui ha parlato l'amministratore della società Autostrade, uno studio della Bocconi, dimostrerebbe che anche una seconda canna fatta in qualunque modo, non aumenterebbe il transito dei mezzi pesanti.

Presidente - Per la replica il consigliere Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Ringrazio l'Assessore dell'aggiornamento ed era proprio l'intenzione, nel senso che quest'interrogazione nasceva proprio anche per le prese di posizioni e le preoccupazioni delle industrie, di chi ha partecipato all'assemblea di Confindustria; tra l'altro proprio lì sia Bonomi, ma anche chi ospitava l'assise dell'assemblea, e quindi le Acque Minerali, hanno giustamente fatto notare come chi ha degli sbocchi, non soltanto principali ma importanti sul mercato francese e non solo, diciamo d'oltralpe, ovviamente è molto preoccupato.

Direi che è anche preoccupato chi vive, chi lavora, ma direi non soltanto nella parte dell'alta Valle, perché vorrei ricordarlo sempre: c'è l'aeroporto di Ginevra che insieme a Malpensa dovrebbero essere i due hub principali; soprattutto c'è l'importanza dell'aeroporto di Ginevra per quello che riguarda determinati flussi turistici. Ma in generale tutte queste opere, io dico, hanno una priorità, cioè che non vengano chiuse, perché altrimenti i problemi li conosciamo e penso che quello che è avvenuto a suo tempo non ha colpito soltanto il comune di Courmayeur, ma tutte le realtà valdostane.

Per quello che riguarda l'aggiornamento che lei ci ha dato, vedo che il Primo Ministro francese non ha cambiato opinione, né quando fu la prima ad arrivare all'epoca del Governo Jospin, quando ci fu l'incidente, poi a partecipare all'ultima commemorazione ufficiale dell'incidente, dove disse proprio queste parole che lei ha detto, ed è poi effettivamente la problematica di dove piazzare la seconda canna, o chiamiamola come riteniamo, perché ovviamente sappiamo che dall'altra parte, dal lato francese, ci sono dei notevoli problemi anche di natura idrogeologica, da questa parte bisogna ricordarsi che dove oggi parte la canna, è una montagna che non è geologicamente naturale.

Detto questo, l'importante è mantenere il monitoraggio dell'andamento della situazione. Sicuramente c'è una problematica in più che riguarda la RAV, lei lo sottolinea giustamente tutte le volte, sul discorso della concessione 2032, 2050; ovviamente sappiamo che anche i piani economici delle concessioni sono cose particolari.

Sicuramente bisognerà segnarsi, ma non soltanto a livello io dico di cambiamento del prossimo governo nazionale, ma guardare anche in Europa, perché almeno, anche parlando con europarlamentari del nostro gruppo, spesso e volentieri il Monte Bianco è conosciuto come montagna e non come asset viario.

Sul discorso dei TIR bisogna giustamente e sicuramente evitare che ci sia un carico pesante e di non tornare a tempi che furono. Si spera che in prospettiva il traffico pesante possa avere anche delle evoluzioni, perché ci sono dei gruppi che stanno lavorando non solo sull'elettrico ma sull'idrogeno e anche su altri tipi di tecnologie. Ovviamente - ripeto - la priorità è che questo asset non chiuda e possa continuare a operare. Sul resto, ovviamente da parte nostra, ma penso di tutti, ci sarà la massima vigilanza e l'eventuale massima collaborazione.