Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1738 del 14 luglio 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1738/XVI - Interrogazione: "Riduzione del servizio di accompagnamento rivolto a persone con disabilità psicofisiche e contestuale riduzione degli orari dei Centri educativo-assistenziali (CEA)" e interpellanza: "Servizi territoriali rivolti a persone con disabilità psicofisiche".

Bertin (Presidente) - Il punto n. 50 all'ordine del giorno dovrà essere affrontato con il punto n. 22, un'interrogazione. Pertanto procediamo con l'illustrazione dell'interpellanza e successivamente la risposta dell'Assessore riguarderà sia il punto 50 che il punto 22. Per l'illustrazione, consigliere Marquis.

Marquis (FI) - L'iniziativa che è stata presentata si riferisce, come è stato poc'anzi anticipato dal Segretario del Consiglio, ai servizi a favore delle persone con disabilità; i servizi per favorire la loro presa in carico nell'ambito domiciliare.

In particolare, si riferisce al servizio di assistenza previsto dall'articolo 13 della legge 14/2008, che specificatamente riporta: "Interventi di promozione dell'autonomia personale, ovvero programmi d'intervento, finalizzati all'acquisizione e al mantenimento di autonomie personali che permettano di migliorare la capacità di relazione e di partecipazione alla vita sociale e lavorativa e interventi di promozione delle attività sportive e ricreative e d'integrazione sociale".

Un articolo che sostanzialmente mette a disposizione degli aiuti, dei sostegni, che sono più che mai importanti in questa fase evolutiva del concetto di disabilità, un concetto che sta crescendo di sensibilità sulla valorizzazione dei diritti della persona, quindi sul suo trattamento, sulla sua presa in carico nella domiciliarità e non in strutture istituzionalizzate.

A questo riguardo c'è da dire che la Regione ha predisposto un appalto per mettere a disposizione delle ore di assistenza, che sono state individuate e quantificate in 12 mila ore sul biennio 2021-2022.

È un appalto che ha origine da un appalto europeo a cui non c'è stata partecipazione, dopodiché c'è stata una trattativa diretta con un gruppo di cooperative che si sono rese disponibili a soddisfare le esigenze della pubblica Amministrazione, mettendosi a disposizione in questa attività.

In questo contesto c'è stato il Covid - c'è stata sostanzialmente anche la cessazione in parte dell'attività dei CEA - quindi è aumentata l'esigenza sul territorio di ore a disposizione delle persone con disabilità; va ricordato che queste sono tutte persone che rientrano nella sfera di applicazione della 104/92, quindi che ricadono in situazioni di gravità.

Oltre a questo, c'è stato anche un aumento della domanda che deriva da una maggiore attività svolta da parte dell'Unità di valutazione multidimensionale che ha evidenziato tutta una serie di situazioni e ha preso in carico dei progetti di vita delle persone, quindi ha avanzato delle richieste.

Ci sono state poi delle questioni di tipo organizzativo - di cui magari lei ci potrà riferire meglio nella risposta - che hanno portato ad aumentare il numero delle ore, oltre che all'esigenza di soddisfare la richiesta di un numero di persone maggiore di quello che era previsto nella fase iniziale.

Quindi, a seguito anche di quello che abbiamo letto dai giornali nelle ultime settimane, l'interpellanza sostanzialmente chiede per quali ragioni sono state ridotte le ore a disposizione dell'assistenza di queste persone che presentano delle grandi difficoltà e se verranno integrate le risorse a disposizione per ripristinare l'offerta nella stessa misura dello scorso anno.

Presidente - Quest'interpellanza si collega all'interrogazione n. 22. Per la risposta alle due iniziative, l'assessore Barmasse.

Barmasse (UV) - Alle due iniziative devo fare una premessa, cioè il servizio di accompagnamento, integrazione, trasporto e assistenza rivolto a persone con disabilità psicofisiche - che ha per oggetto i servizi di accompagnamento, integrazione sociale o compagnia, assistenza domiciliare, trasporto e/o accompagnamento - mette a disposizione dell'utenza un numero massimo di 12 mila ore annue, a cui per l'emergenza da Covid-19 sono state aggiunte per l'anno 2021 ulteriori 3 mila ore, arrivando a 15 mila ore.

Ora a causa della minore capacità ricettiva dei servizi diurni a gestione diretta - cioè i CEA - e indiretta - i centri diurni esternalizzati, "Orchidea" di Aosta e "Le Ménage" di Verrès - rivolti a persone con disabilità, e ulteriori 3 mila ore di servizio nel caso del perdurare dell'emergenza sanitaria per un totale complessivo di 18 mila ore, pari a 1.500 ore mensili, monte ore che sarà mantenuto fino al termine del servizio, previsto per marzo 2023, con la fine dello stato di emergenza, cioè il 31 marzo 2022, si sarebbe dovuti tornare alle 1.000 ore mensili, quindi non 1.500, come da capitolato prestazionale e oneri. Visto il numero di domande di attivazione del servizio pervenute nel periodo 16 febbraio 2021 - 31 marzo 2022, l'incremento è stato del 214 percento, cioè 75 utenti in carico rispetto ai 35 precedenti; viste le domande in lista d'attesa e valutato il numero di domande che potrebbero pervenire, si è valutato di mantenere le 1.500 ore mensili anche per il periodo 01 aprile 2022 - 31 marzo 2023, cioè la scadenza del bando.

La rimodulazione delle ore autorizzate per ogni singolo utente è stata dettata dalla necessità di rivedere i progetti degli utenti in base ai bisogni e alle caratteristiche della persona con disabilità come avviene per gli altri servizi diurni - CEA e centri diurni - esternalizzati, e dalla ripresa a pieno regime dei servizi diurni, tenendo conto che anche per il servizio di accompagnamento, integrazione, trasporto e assistenza rivolto a persone con disabilità psicofisiche non esiste più il concetto del tempo pieno presso un servizio, inoltre la declinazione della frequenza dei servizi rivolti alle persone con disabilità, differente per ciascun utente in funzione dei propri bisogni e della possibilità di frequentare più servizi progetti, ha reso maggiormente funzionale lo stesso servizio che si propone di supportare la persona nella sua quotidianità.

La seconda domanda dell'interpellanza è: "Se verranno integrate le risorse per garantire la copertura del servizio con i livelli prestazionali corrispondenti a quelli antecedenti al 2022: le strutture e gli uffici competenti", nel prendere atto dell'aumentato fabbisogno e della necessità di rendere più funzionale il servizio stesso, formuleranno il prossimo capitolato prestazionale d'Oneri in scadenza al 31 marzo 2023, prevedendo l'aumento complessivo del monte ore e del relativo incremento delle risorse necessarie.

La domanda dell'interrogazione: "Quanti utenti non beneficiano più dello stesso servizio di accompagnamento nei termini precedenti ai tagli operati nei mesi scorsi, con quale percentuale di diminuzione di orario e con quali modifiche sostanziali": la premessa è la stessa, noi abbiamo mantenuto le 3 mila ore in più, arrivando a 1.500 ore mensili e alle 18 mila ore annue.

Il servizio di accompagnamento, integrazione e assistenza è un servizio per sua natura molto flessibile, pertanto, all'avvio della rimodulazione delle ore, a oggi le situazioni sono cambiate.

Lo stesso numero di ore mensili previste per ogni persona cambia in base al progetto, alle esigenze e alle attività a cui la persona partecipa, in particolare gli utenti con progetto di vita UVMD, attualmente fruitori del servizio, sono 29; gli utenti che hanno subito una riduzione del servizio sono 19 con le seguenti percentuali: quattro persone 25 percento, otto persone 47 percento, cinque persone 50 percento e due persone 65 percento, sono persone che si trovano in struttura residenziale.

Gli utenti che hanno mantenuto lo stesso monte ore del servizio sono otto; gli utenti che hanno avuto un aumento del servizio sono due, uno finalizzato alla salvaguardia del posto di lavoro, uno a garanzia della frequenza al centro diurno socio-sanitario Myosotis.

Il criterio utilizzato è stato quello di garantire un tetto massimo di 15 ore mensili in presenza - 10 ore per le persone inserite in strutture residenziali - e di mantenere lo status quo del monte ore per coloro che usufruivano di meno di 15 ore.

È importante evidenziare che alle ore in presenza vanno poi sommate quelle per gli spostamenti degli operatori che variano da situazione a situazione.

Il Key Manager ha accompagnato e sopportato le persone e le famiglie nella fase di valutazione inerente a quali attività mantenere a fronte della riduzione delle ore.

La rimodulazione delle ore ha permesso a oggi di attivare il servizio per ulteriori sei persone in carico a UVMD, la maggior parte giovani adulti in uscita dal percorso scolastico.

La seconda domanda: "Quanti fra gli utenti del CEA avranno un ridimensionamento della frequenza e in che termini", prima di rispondere puntualmente a questa domanda, occorre fare un'ulteriore premessa, dettagliata, di quanto accaduto dall'inizio della pandemia ad oggi nell'organizzazione dei CEA. In data 29 maggio la Giunta regionale ha approvato, con delibera 447, delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 in relazione allo svolgimento in sicurezza dei servizi diurni, tra l'altro indicava - visto il permanere sul territorio regionale di una situazione di emergenza legata alla diffusione del virus - come prioritarie le attività individualizzate svolte sul territorio all'aria aperta, dal 22 giugno 2020 è quindi ripresa l'attività dei centri garantendo attività all'esterno, seguendo i criteri di sicurezza stabiliti dalla suddetta procedura.

Il 24 luglio del 2020, sempre in seguito a una delibera di Giunta, c'è stato un aggiornamento del protocollo. Il 3 agosto 2020 per gli utenti dei servizi sono riprese le attività interne ai centri con orari differenziati, rimodulati attraverso una rivalutazione dei bisogni della persona con disabilità e della sua famiglia, dando priorità alle situazioni di maggiore gravità, sempre garantendo la sicurezza delle stesse persone.

Visto l'orario ridotto al centro diurno - conseguente al rapporto operatore/utente uno a uno - si è potenziato il servizio di assistenza domiciliare per le famiglie che ne hanno fatto richiesta.

Il 28 giugno 2021, sempre con delibera della Giunta, c'è stato un nuovo aggiornamento del protocollo che prevedeva sempre l'apporto uno a uno nei casi in cui l'utente non fosse riuscito a tollerare l'uso della mascherina, nella maggioranza dei casi inseriti al CEA.

Il 29 novembre 2021 la Giunta regionale ha approvato un'altra delibera, la 1601, con un ulteriore adeguamento del protocollo. Questo protocollo - considerato il miglioramento della situazione epidemiologica - ha previsto l'allentamento del rapporto operatore/utente per le persone con disabilità in grado di mantenere la mascherina e il distanziamento sociale, mentre il rapporto è rimasto invariato di uno a uno nei casi ad alta complessità assistenziale in cui né l'utilizzo della mascherina né il distanziamento fossero attuabili. Determinazione del rapporto uno a uno è concretizzato con un'ulteriore delibera della Giunta del 7 giugno 2022.

Cos'è accaduto nei CEA in quei due anni e mezzo di pandemia?

In primo luogo si è rispettata la volontà delle famiglie, alcune hanno deciso, visto l'andamento del virus, di tenere presso il proprio domicilio i figli per un periodo prolungato, rinnovando l'intenzione ogni 2-3 mesi, quindi le frequenze non sono state costanti, ma le famiglie, in base all'andamento epidemiologico, decidevano se fare rientrare o meno al centro i propri figli.

I responsabili dei CEA - in base alla frequenza degli utenti, alla malattia degli utenti, e anche operatori, alla sospensione di alcuni operatori, perché non vaccinati, e alla misura dei protocolli per il contrasto e la diffusione del virus - hanno elaborato dei piani di frequenza che tenessero conto della complessa situazione che mano a mano variava, cercando comunque di tutelare i nuclei familiari più fragili.

"Perché alla data del 7 giugno 2022, con l'eliminazione del rapporto uno a uno, alle persone con disabilità inserite a tempo pieno è stato ridotto l'orario di frequenza al CEA rispetto al periodo pre-Covid? Durante gli anni di pandemia, gli inserimenti presso i CEA non si sono fermati, nel 2020 sono stati inseriti due utenti, nel 2021 quattordici, nel 2022 alla data odierna ne sono stati inseriti sei a fronte di quattro dimissioni.

A tal proposito, occorre segnalare che molti utenti frequentano i centri da oltre trent'anni e che per alcuni di essi è in atto un processo involutivo progressivo dal quale emerge che il CEA non può più rispondere ai loro bisogni assistenziali sanitari.

Attualmente le persone con disabilità che sono interessate dalla riduzione dell'orario sono ventisei su ottantasette inserite; di queste ventisei, dieci sono inserite presso le comunità residenziali, seppur comunque abilitate allo svolgimento di attività di mantenimento delle abilità acquisite, attività educative d'integrazione e di socializzazione degli ospiti inseriti.

"Quali valutazioni sono state fatte in merito alla riduzione del servizio di accompagnamento e la contestuale riduzione degli orari CEA": con la costituzione del 2018 dell'UVMD, cioè l'Unità di valutazione multidimensionale della disabilità, deputata alla valutazione delle funzionalità delle persone con disabilità su base ICF e la conseguente predisposizione del loro progetto di vita, è variata anche la frequenza degli utenti sia per quanto concerne il servizio di accompagnamento che per i CEA che è quindi pianificata secondo quanto integrato dal progetto di vita dell'UVMD.

Nel corso degli anni sono stati istituiti nuovi servizi e progetti, in base ai bisogni e alle caratteristiche della persona con disabilità; la stessa può frequentare più strutture o servizi e partecipare a progetti, attività sportive.

Quindi, se non per casi opportunamente valutati dall'UVMD, non esiste più il concetto del tempo pieno presso una singola struttura, che sia CEA o un altro servizio.

Questo cambiamento culturale - che pone maggiormente l'attenzione allo sviluppo di ciascuno, tenendo conto anche del rapporto della persona con il suo ambiente di vita, in linea con la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto delle persone con disabilità, sancita dallo Stato italiano con legge 18/2009 - presuppone quindi una rivalutazione dei progetti degli utenti dei servizi, rivalutazione dell'UVMD.

In questa fase di transizione, nell'attesa della rivalutazione da parte di UVMD, la frequenza dei CEA come servizio di accompagnamento, pur non essendo più a tempo pieno, tiene conto principalmente dei seguenti criteri: situazione del nucleo familiare, situazione sociale e sanitaria della persona con disabilità, utilizzo di strutture residenziali e di altri servizi, utilizzo di sostegni, quali assistenti personali, badanti, partecipazione ad altre attività e progetti.

Presidente - Per la replica, consigliere Marquis.

Marquis (FI) - Grazie, Assessore, per la lettura del documento che le è stato predisposto dagli uffici. In realtà la questione la volevo porre sotto il profilo prettamente politico e in modo molto più semplificato di come è stata rappresentata.

Non c'è sostanzialmente la copertura alle esigenze che il territorio manifesta, questa è la verità.

Lei ha parlato di cambiamento culturale sulla disabilità, io credo che ci vada un cambiamento culturale nell'approccio alla disabilità da parte della politica; mi rendo conto che in questi anni lei è stato molto impegnato a combattere il Covid sotto il profilo della gestione sanitaria, però le assicuro che anche il sociale è un argomento che riveste una grande importanza per il territorio della Valle d'Aosta, soprattutto quando si parla di persone fragili e persone disabili, credo che l'attenzione non possa essere tenuta che a livello alto.

Ci sono delle ragioni, non solo legate all'aumento della domanda naturale per questi tipi di servizi, che hanno portato a questa situazione di difficoltà, ci sono delle ragioni di tipo programmatorio, ma le ragioni di tipo programmatorio spettano alla politica, a chi governa la materia, Assessore.

Il problema della programmazione in quest'ambito deriva dal fatto che l'unità di valutazione ha iniziato nel 2018 la sua attività sul settore della disabilità, quando è stata costituita, all'inizio prendeva in carico solo i ragazzi che uscivano dal percorso scolastico, dopodiché passa a regime.

Se passo a regime e prendo in carico la disabilità per affrontare le singole questioni attraverso dei progetti di vita, è del tutto evidente che aumenta la domanda del servizio, quindi era una cosa facilmente pianificabile.

Le dirò di più, le leggo una frase che c'è scritta su un PD di modifiche contrattuali che sono state fatte recentemente: "Preso atto, come risulta dalla relazione del direttore di esecuzione del contratto, non è stato possibile prevedere l'aumento delle domande derivante dall'attività dell'unità di valutazione multidimensionale della disabilità in assenza di documenti programmatori della medesima per gli anni 2021-2022".

Queste sono affermazioni che fanno gli uffici, che non c'è programmazione, è scritto nero su bianco; verrebbe facile adesso dire "La responsabilità è dell'unità di valutazione multidimensionale" ma non è così, perché l'unità di valutazione multidimensionale non è messa nella condizione di lavorare dalla politica, non ha le risorse necessarie. Ma chi gliele deve mettere le risorse se non chi gestisce la materia?

L'unità di valutazione nel 2018 aveva preso in carico, come le ho detto prima, solamente i casi dei ragazzi che escono dalle scuole; adesso si trova a dover gestire tutte le domande che vengono presentate per predisporre i progetti di vita a seguito, come dice lei, del cambio culturale, e anche a riprendere in carico il monitoraggio dei progetti che sono stati realizzati, più le rivalutazioni che devono essere fatte costantemente su questi progetti. Ma come fa andare avanti questa macchina se non gli si mette carburante?

Allora io posso capire che ci sono delle difficoltà in tutto il comparto della pubblica amministrazione, ci sono dei settori che rappresentano una maggiore fragilità dove ci sono delle vite in mezzo, e in questo caso ci sono le persone che hanno difficoltà.

Credo che ci vada una maggiore sensibilità, ma io la invito a fare una verifica presso i suoi uffici di quella che è la situazione, perché politicamente lei ha la responsabilità di dare delle risposte.

In più, c'è il discorso, a livello di programmazione che... sa perché sono assorbite tante ore di assistenza in questo contratto? E da chi? Lei lo sa meglio di me, perché non è stato sottolineato. La struttura Myosotis che dà un servizio di natura socio-sanitario che prima era socio-assistenziale, sostanzialmente, quando è stata presa in carico dalla USL, non ha provveduto a mettere, nell'ambito delle sue competenze, il pagamento delle le ore di assistenza attraverso il suo capitolo di spesa, hanno avanzato i soldi in quel settore, hanno dovuto assorbire adesso i soldi nell'appalto e adesso non ci sono i soldi per tutti.

È evidente che queste persone vanno aiutate perché hanno delle difficoltà, però questo è solo ed esclusivamente frutto di cattiva e mancata programmazione.

Presidente - Sempre per la replica, la consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - La nostra interrogazione aveva lo scopo di mettere a raffronto due situazioni in qualche modo complementari e di chiedere quali ripercussioni ci sono state su una categoria di utenti fragili e sulle loro famiglie.

Ci hanno sorpreso negativamente le massicce riduzioni apportate al servizio di accompagnamento e, contestualmente, anche la riduzione degli orari del CEA.

Spesso, a fronte della riduzione di un servizio, si risponde che se ne è potenziato un altro, in qualche modo è stato fatto anche adesso per razionalizzare l'offerta, per supplire a quello che è stato ridotto, ma qui è diverso, cioè noi qui adesso ci troviamo di fronte a un duplice intervento dell'Amministrazione, che va a colpire gli stessi soggetti penalizzandoli sostanzialmente due volte.

Lei ci ha detto che dei ventinove utenti che beneficiano del servizio di accompagnamento diciannove hanno subito delle riduzioni, di questi cinque addirittura al 50 percento, due oltre al 70 percento e via di questo passo.

Queste riduzioni limitano fortemente la partecipazione degli utenti a tutta una serie di attività e alla possibilità di fruire di certi servizi, e poi si ridimensionano anche le ore di frequenza al CEA che, sappiamo, sono frequentati anche da molti di questi utenti.

Una cosa del genere ci sembra francamente inaccettabile, ma ci chiediamo anche dove saranno finite quelle risorse che fino a oggi erano destinate a tali servizi.

Si toglie da una parte, in maniera poco comprensibile, si dovrebbe almeno aggiungere dall'altra.

Gli utenti che frequentano il CEA - e dei quali lei ci ha detto che addirittura ventisei hanno subito delle riduzioni dell'orario, con tutti i disagi che questo può aver comportato e comporterà per il loro benessere psicofisico, per l'integrazione sociale che i centri assicurano, ma anche per il supporto ai loro familiari nella difficile quotidianità che vivono - speravano, con la fine del periodo dell'emergenza, della pandemia con l'allentamento delle restrizioni, di ritornare alla normalità, magari non al tempo pieno ma a una maggiore normalità; questo non è avvenuto nemmeno quando c'era la possibilità, quando c'erano gli operatori vaccinati, gli spazi adeguati, i protocolli collaudati eccetera eccetera.

Adesso arriva la conferma che il tempo pieno non ci sarà più; lei ha specificato che questo va nell'ottica di una diversa valutazione della situazione di queste persone attraverso l'elaborazione del progetto di vita da parte dell'Unità di valutazione multidimensionale della disabilità.

Ha ragione il consigliere Marquis: il problema è che questa Unità non è in grado di elaborare i progetti di vita di tutti gli utenti perché non ne ha le risorse.

Oltre a questo sottolineo, e l'ha detto anche lei, che ci sono degli utenti che da trent'anni usufruiscono del servizio, stiamo parlando di persone anche che hanno un'età intorno ai 50 anni e che hanno dei genitori - è chiaro che è così perché i conti è presto fatto farli - che sono dei genitori ottantenni.

L'Unità di valutazione multidimensionale, facendo questi progetti di vita, deve fare delle scelte. Quali privilegia? Privilegia quelli di chi è in uscita dal percorso scolastico; può essere un criterio, forse anche l'unico che possono adottare, perché non possono fare diversamente, ma quelle altre persone, che sono anche avanti negli anni, nei CEA avevano trovato, loro e le loro famiglie, un punto di riferimento importantissimo che ora rischia di venir meno. Viene meno e dall'altra parte non si può nemmeno contare sul potenziamento del servizio di accompagnamento.

C'è ancora una cosa che voglio notare: lei ha parlato di un ritorno al monte ore che il capitolato prevedeva, cioè alle 12 mila ore, che erano state potenziate di 3 mila per la questione del Covid e di altre 3 mila quando era stata ridotta la frequenza al CEA.

Si sono creati in quel modo, però, dei bisogni, e lei ha dato i dati dell'aumento delle richieste che ci sono state.

Quando si crea in qualche modo un bisogno, lo si prende in carico perché il bisogno c'era, poi però dopo non è che si possano togliere le risorse che sono state messe e dire: "Però si ritorna alla situazione precedente... c'è il progetto di vita", ma se il progetto di vita non riusciamo a farlo, questa gente non ha più né una cosa né l'altra e le famiglie devono, loro, in qualche modo trovare una soluzione, ma in questo modo sono abbandonate dalle istituzioni.