Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1441 del 6 aprile 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1441/XVI - Interpellanza: "Riorganizzazione delle modalità di conferimento dei rifiuti tessili".

Bertin (Presidente) - Punto n. 36 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione dell'interpellanza la consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Con quest'iniziativa vogliamo portare l'attenzione sul tema dei rifiuti tessili, della loro raccolta, del recupero e del riuso. I dati, di cui si può facilmente reperire su Internet l'elencazione, ci dicono che ogni anno un cittadino europeo consuma mediamente 26 chili di tessuti e produce 11 chili e 300 grammi di rifiuti tessili, che in tutta Europa ammontano a quasi 6 milioni di tonnellate all'anno. Con le attuali tendenze di consumo, che indicano una propensione di tutti verso prodotti sempre più economici e con tempi di vita sempre più brevi, emergono grandi quantità di prodotti tessili non più utilizzati e di rifiuti tessili veri e propri.

Attualmente la frazione non riutilizzabile viene per lo più riciclata in stracci industriali, imbottiture per tappezzeria e isolamento, oppure incenerita o messa in discarica. Meno dell'uno percento dei rifiuti tessili viene invece riciclato in nuove fibre per l'abbigliamento. Per questo tutto il tessile, compresi gli indumenti, sono stati individuati come una categoria di prodotti prioritari del piano d'azione per l'economia circolare che prevede, tra l'altro, la proposta di una strategia europea per i tessili, che dovrà rafforzare la competitività industriale e l'innovazione del settore e consolidare il mercato dell'Unione europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari, anche tramite il conseguimento di elevati livelli di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, che è obbligatoria a livello europeo a partire dal 2025, secondo quello che ha previsto la direttiva 2018/849, relativa al cosiddetto pacchetto economia, ma dal Governo italiano anticipata al primo gennaio 2022 con il recepimento del decreto legislativo 116 del 2020.

Nella nostra regione la raccolta differenziata dei rifiuti tessili ha preso il via il primo marzo scorso, in linea con la maggioranza delle altre regioni italiane. Questa raccolta è stata affidata dalla Enval di Brissogne alla ITR Italian Textile Recycling ed è stata comunicata ai cittadini anche attraverso gli organi di informazione. Ad esempio abbiamo letto sulla testata Aosta Sera il 24 febbraio scorso una dichiarazione del direttore di Enval, che ha ben spiegato che la raccolta separata dei tessili consente di diminuire i rifiuti in discarica, stracci, tessuti, tende, eccetera, che a oggi si trovano nei rifiuti indifferenziati.

Noi riteniamo sicuramente molto positiva l'attivazione di una capillare raccolta dei rifiuti tessili, però da un primo esame della situazione, ci sembra che la modalità che è stata adottata presenti alcune criticità che possono creare confusione e che, a nostro avviso, sarebbe opportuno almeno in parte rivedere. Cerco di spiegare il perché. Nelle scorse settimane, nelle varie isole ecologiche e negli ecocentri, però anche in vari punti della raccolta stradale sul territorio regionale, sono comparsi i primi cassonetti azzurri della ITR che hanno davanti una scritta bianca che informa: "solo sacchi chiusi, raccolta permanente di indumenti usati. Si raccolgono abiti, borse, biancheria, cappelli, maglieria, coperte, scarpe appaiate in buono stato". Su questi cassonetti però non compare nessuna indicazione per quella che è la raccolta del mero rifiuto tessile, quello che intendiamo proprio rifiuto, qui ci sono soltanto delle informazioni circa il conferimento degli indumenti e delle calzature in buono stato. Quello che non è chiaro, che non si capisce, è in quali contenitori debbano essere depositati gli stracci, i tessuti usati, bucati, deteriorati, eccetera. Nel frattempo sappiamo, ed è stato anche spiegato, che sono stati tolti i cassonetti stradali per la raccolta di abiti usati della Caritas e anche quelli delle altre associazioni che raccoglievano, come la Umanitaria Padana.

Anche nei recenti confronti che ci sono stati in III Commissione con i tecnici del dipartimento ambiente, ci è stato spiegato che nella fase di scoping per l'elaborazione del nuovo piano rifiuti, era emersa una difficoltà relativa alla modalità di conferimento degli abiti e delle calzature tramite i cassonetti, segnalata proprio dalla Caritas per la presenza nei contenitori di indumenti che erano invece in cattivo stato e soprattutto di rifiuti tessili in generale. Questo era - così ci è stato detto - il motivo che ha spinto la Caritas stessa a considerare l'opportunità di effettuare la raccolta direttamente presso i propri centri, presso oratori e parrocchie della diocesi. A questo scopo è nato anche un progetto, il progetto San Martino, che prevede la raccolta di abiti usati ancora immediatamente riutilizzabili, non più attraverso i cassonetti stradali ma in questi punti di raccolta fissi o in giornate di raccolta sul territorio con un calendario predefinito, una tipologia specifica, eccetera. A fronte della possibilità per il cittadino di conferire il rifiuto tessile in maniera dedicata, la raccolta di abiti usati della Caritas - abbiamo chiesto informazioni - ha due destinazioni: una parte viene donata a persone in difficoltà sul territorio valdostano, e una seconda parte viene venduta nella bottega Caritas per autofinanziare la mensa e i progetti dell'associazione. Questo progetto San Martino ci risulta essere stato condiviso con l'Amministrazione regionale e si propone anche di rilanciare quella che è una cultura del dono che, per essere tale, ci dicono, deve essere giustamente bello e non uno scarto, deve essere dignitoso, non deve essere uno scarto di cui ci si vuole disfare.

La Caritas sostanzialmente cosa intende raccogliere? Abiti, biancheria, maglieria, coperte, scarpe appaiate in buono stato, in sostanza gli stessi oggetti che, almeno da quello che c'è scritto sui cassonetti blu, si chiede alla popolazione di conferire in quel modo. Ma allora quello che ci si chiede è: i rifiuti tessili veri e propri, quelli che devono essere non riutilizzati ma riciclati, dove si devono conferire? L'obbligo della raccolta differenziata dei rifiuti tessili è stabilito dall'Unione europea ed è recepito in quel decreto legislativo 116, che è stato all'origine della raccolta già dal 2022 in Italia, che ha come obiettivo quello di evitare che i rifiuti tessili finiscano nell'indifferenziata, però qui invece continuerebbe - da quello che sembra di capire - a essere così.

Poi ci pare, infine, che ci sia una confusione e una incongruenza tra la raccolta dei rifiuti e quella degli abiti e calzature in buono stato. I primi sembrerebbe di doverli conferire nei cassonetti blu, però non sono segnati tra quelli accettati, e i secondi, seguendo la logica di quel progetto che è stato condiviso con l'Amministrazione regionale, dovrebbero arrivare ai punti di raccolta della Caritas, per essere ridistribuiti quanto più possibile sul territorio regionale. Noi vorremmo quindi capire alcune cose: perché dopo un percorso di condivisione circa la gestione di questi prodotti e dei rifiuti, si sia successivamente proceduto per affidare alla società la raccolta di abiti e di calzature in buono stato; secondariamente, in quali cassonetti della raccolta differenziata vadano effettivamente conferiti i rifiuti tessili veri e propri, quelli strappati, bucati, macchiati e deteriorati; poi, se si intende almeno rivedere l'organizzazione e la spiegazione delle modalità di conferimento, che tengano conto di sostenere l'attività di distribuzione sul territorio direttamente, oltre delle necessità di mettere i rifiuti tessili con l'indifferenziata.

Presidente - Risponde il presidente Lavevaz, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Prima di procedere con l'analisi del quesito, è opportuno richiamare sinteticamente l'esecuzione del servizio fornito da Caritas nella raccolta degli indumenti usati e della frazione tessile mediante l'impiego di appositi contenitori stradali, la cui ubicazione era stata concordata con il Sub-Ato di gestione dei rifiuti urbani competente per ogni area del territorio. Il primo aspetto importante è che i cassonetti posizionati dalla Caritas non costituivano punto di raccolta rifiuti, ma punti di donazione, finalizzati a consentire la successiva selezione degli indumenti destinati a soggetti bisognosi, così come l'attività di raccolta presso altre sedi individuate da Caritas. Gli scarti conferiti nei contenitori Caritas, non destinabili a soggetti bisognosi, invece sono - ai sensi della normativa vigente - rifiuti e come tali devono essere smaltiti da Caritas. Due le soluzioni previste dal citato accordo: il rifiuto poteva essere riavviato a forme di recupero e valorizzazione, il tutto gestito direttamente da Caritas, affinché ne risultasse il produttore, oppure era identificato come rifiuto urbano e, come tale, poteva essere conferito da Caritas presso i centri comunali di conferimento di titolarità dei Sub-Ato.

Sulla base di quanto sopra premesso l'Amministrazione regionale, considerata la presenza di Caritas sul proprio territorio e visto l'obbligo normativo introdotto dal decreto legislativo 116/2020 di avviare la raccolta differenziata del rifiuto tessile a partire dal primo gennaio 2022, si è confrontata nell'ottobre 2021 con Caritas per valutare l'eventuale disponibilità a gestire un nuovo flusso di raccolta differenziata. La Caritas in tale occasione ha manifestato l'impossibilità di gestire, ai sensi della normativa vigente, la raccolta stradale del rifiuto tessile, manifestando l'intenzione di ridimensionare la raccolta di indumenti attraverso una raccolta puntuale e in presenza presso alcuni centri o parrocchie. Questo perché solo una piccola parte dei capi conferiti nei contenitori stradali potevano venire effettivamente riutilizzati a favore dei soggetti bisognosi. Caritas, pertanto, effettuerà in futuro la cernita dei capi all'atto della consegna da parte dei cittadini, rifiutando quelli ritenuti non idonei ed evitando così di diventare produttore di rifiuti e di sostenere direttamente i relativi costi di smaltimento.

L'Amministrazione regionale, di conseguenza, sulla base del contratto di concessione che prevede che la Regione si impegni a garantire il flusso dei rifiuti urbani presso il centro di Brissogne, ha iniziato a valutare con Enval S.r.l. soluzioni alternative, individuando così la ditta ITR che, a differenza delle altre, si è resa disponibile alla raccolta del rifiuto relativo al prodotto tessile CER 20.01.11 e non solo quello inerente all'abbigliamento, che è il CER 20.01.10. In questo modo, si è avviato un sistema di raccolta complementare dei tessili dando la possibilità all'utenza di scegliere tra un'eventuale donazione di abiti presso i centri dedicati sotto la gestione Caritas che, si ribadisce, si inseriscono nel filone del riuso e non assumono quindi la qualità di rifiuto, e una destinazione di conferimento della rimanenza dei tessili di ogni genere presso cassonetti e gestione ITR, che assumeranno la qualifica di rifiuto e saranno, per quanto possibile, avviati al recupero.

Si chiede poi in quali dei cassonetti di raccolta differenziata vadano effettivamente conferiti, eccetera. Con la campagna di informazione avviata da Enval, condivisa con Regione e Caritas, si è evidenziato come tutti i rifiuti di origine tessile, indumenti usati, tessuti e accessori, vadano conferiti nei contenitori azzurri posizionati inizialmente negli ecocentri. Nella descrizione dei tessili da conferire risultano esclusi solo quelli sporchi di grasso o di vernice, o bagnati e contaminati da muffe, per evitare di danneggiare l'altro materiale presente nei cassonetti, visto che l'ITR è un'impresa che effettua attività di recupero e riciclo di materiale. Quindi i rifiuti tessili vanno conferiti nei contenitori azzurri a esclusione di quelli contaminati, che devono essere gettati nei contenitori della raccolta indifferenziata.

Si chiede, infine, se si intenda rivedere l'organizzazione e le indicazioni circa le corrette modalità di conferimento. Nel volume primo del piano regionale di gestione dei rifiuti anni 2022-2026, attualmente all'esame del Consiglio regionale e delle Commissioni, la questione della raccolta di tessili è stata evidenziata, ma dato che l'obbligo normativo è scattato dal primo gennaio 2022, il flusso della raccolta differenziata del tessile è stato avviato in un contesto di urgenza e nelle more dell'approvazione del piano, attivando una campagna informativa, come già detto, condivisa anche con Caritas, con lo scopo di sensibilizzare la popolazione a un corretto smaltimento del tessile non più utilizzato. Si è dato pertanto avvio all'organizzazione del servizio prevedendo l'inserimento dei primi cassonetti negli ecocentri, per chiarire fin da subito che il cassonetto azzurro è relativo alla raccolta dei rifiuti. Successivamente si procederà, sempre in accordo con Caritas, alla sostituzione o rimozione di attuali cassonetti di raccolta della donazione dei tessili dislocati in altre zone urbane.

A un mese dall'avvio del servizio, l'istallazione dei cassonetti è avvenuta già in tutti gli ecocentri, circa ventisei, in cui è presente del personale a cui chiedere eventuali informazioni e, in alcuni casi, già in alcune aree dei centri urbani, circa ventitré, cercando di mettere in atto una distribuzione uniforme ed efficiente con la collaborazione dei Sub-Ato. È stata avviata una precisa e puntuale campagna informativa di sensibilizzazione sugli organi di informazione, sui social e in televisione, attraverso i quali è stata esplicitata la diversa modalità di raccolta e la complementarietà di scelta, chiarendo la differenza tra donazioni di abiti usati verso Caritas e la raccolta dei rifiuti tessili verso i cassonetti azzurri, specificando le caratteristiche che devono avere i rifiuti tessili per non essere considerati come rifiuto indifferenziato. Miglioramenti sull'informazione, sulla dislocazione, sul ritiro dei tessili e sulle informazioni riportate sui contenitori saranno affrontati nei prossimi mesi con la collaborazione e la disponibilità tra tutti gli attori, ovvero Enval, ITR, Caritas, Sub-Ato, De Vizia e Quendoz, al fine rendere tale servizio funzionale ed efficiente in funzione delle informazioni raccolte.

Presidente - Consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Io prendo spunto dall'ultima cosa che lei ha detto, cioè dal confronto che dovrà esserci fra i vari soggetti che sono interessati alla questione, perché credo che sia fondamentale, quel confronto. Lei dice che è stata fatta una campagna di informazione per chiarire bene, per andare nella migliore direzione possibile. Il problema, che credo di aver spiegato, nasce dal fatto che su quei cassonetti, in cui lei mi ha detto adesso che dovranno andare i rifiuti tessili tranne quelli macchiati di grasso o con la muffa, eccetera, che continueranno ad andare nell'indifferenziata, però attualmente tutti quei cassonetti blu che sono sia negli ecocentri e anche in alcuni comuni sono già stati posizionati a cura dei Sub-Ato, recano la dicitura che io le ho detto. Non c'è scritto che il rifiuto tessile va conferito lì, c'è scritto semplicemente che vanno conferiti in busta chiusa gli abiti, le coperte, le scarpe appaiate in buono stato. É una cosa diversa e secondo noi questo genera della confusione. Poi lei diceva giustamente che inizialmente si è pensato di metterli negli ecocentri e nelle isole ecologiche dove c'è chi può spiegare, però poi compaiono anche su strada e ovviamente se io abito a Fontainemore e mi trovo un cassonetto blu con la scritta sopra "Raccolta di abiti usati in buono stato", metto lì la roba, invece il rifiuto tessile, quindi calze bucate, stracci, lenzuola strappate, eccetera, continuo a buttarle nell'indifferenziata. Questa è una cosa che non va bene, se l'obiettivo è davvero quello di andare alla produzione minima di rifiuti sul territorio regionale. In buona sostanza quello che vogliamo dire è che ci deve essere maggiore chiarezza, perché in questo momento la confusione è tanta. Basterebbe forse una cosa molto banale, cancellare da quei cassonetti "in buono stato" e aggiungere che ci vuole il rifiuto tessile lì dentro, quello considerato rifiuto tessile, con gli accorgimenti che lei ha ricordato.

C'è anche un'altra cosa però che va detta. Il nuovo programma regionale di riduzione dei rifiuti, che ovviamente è contenuto nel piano e poi ci saranno dei documenti attuativi che ci sono stati spiegati e che dovranno essere predisposti successivamente, dovrà contemplare un maggiore coinvolgimento dei sotto ambiti territoriali, perché si promuovano anche dei cambiamenti nei comportamenti dei cittadini, orientandoli a delle buone pratiche, quali per esempio la donazione del vestiario da subito riutilizzabile, che è da differenziare rispetto a quello che è il rifiuto tessile. Perché dico da subito riutilizzabile? Secondo me c'è anche da fare una valutazione che è di ordine più economico, che è un argomento importante nelle attività di gestione dei servizi della pubblica amministrazione. La modalità che è stata attualmente scelta per la raccolta degli abiti usati non produce del reddito, la ditta ITR raccoglie gratuitamente sul territorio della Valle d'Aosta gli abiti usati che poi, opportunamente selezionati, rivende nel mercato nazionale ed internazionale. L'Amministrazione regionale, secondo l'accordo che è stato siglato tra Regione, Enval e la società di raccolta, versa un contributo di cinquemila euro alla ditta Enval per il rimborso delle attività tecnico-amministrative che sono correlate alla gestione del rifiuto tessile. Al contrario, la precedente gestione degli abiti usati, che veniva gestita dalla Caritas, produceva circa 50 tonnellate annue di vestiti in buono stato selezionati per la vendita diretta presso il magazzino e per la distribuzione gratuita a persone bisognose di assistenza. Circa 60 tonnellate di vestiario usurato e sporco conferito in discarica e quello in eccesso, ammontante a oltre 300 tonnellate annue, veniva alienato e tutto il ricavato della vendita veniva speso in Valle d'Aosta esclusivamente per finanziare le attività sociali gestite dalla Caritas stessa. Questo ovviamente verrà a mancare, quindi in quelle interlocuzioni che ci saranno noi speriamo che si possa rivedere anche l'organizzazione della raccolta con le modalità di comunicazione più precise, ma anche con un'ottica di riutilizzo degli indumenti direttamente sul nostro territorio.