Oggetto del Consiglio n. 1322 del 24 febbraio 2022 - Resoconto
OGGETTO N. 1322/XVI - Interpellanza: "Definizione di un accordo tra Regione Valle d'Aosta e Regione Piemonte per condividere modalità volte a facilitare le donazioni di sangue".
Bertin (Presidente) - Punto n. 40 dell'ordine del giorno. Si è iscritto il consigliere Brunod a cui passo la parola.
Brunod (LEGA VDA) - Prendendo atto delle informazioni riportate sul giornale La Vallée Notizie in data 29 gennaio 2022, dove si apprendono le seguenti notizie: "Stop alle donazioni di sangue a Carema con l'AVIS di Pont-Saint-Martin. Manca l'accordo tra Regione Piemonte e Valle d'Aosta". Dopo le due giornate nel 2021, era in fase di organizzazione la terza a marzo, però ci sono state rimostranze da parte del centro trasfusionale di Aosta. Apprendiamo, sempre dall'articolo, che il Presidente della sezione AVIS di Pont-Saint-Martin afferma che: "Negli ultimi anni abbiamo sempre avuto tra i 450 soci, oltre 100 donatori non convocati per la donazione dal centro trasfusionale e nel 2021 siamo arrivati addirittura a 180. Insomma, il 25 percento delle persone iscritte alla nostra associazione vorrebbe donare, ma non può farlo perché non viene chiamata. Noi abbiamo la necessità di far donare tutti, perché altrimenti i volontari si demotivano, pensano che il sangue non serva, si allontanano e quando si presenta la necessità non ci sono più. Ogni anno l'età media dei nostri donatori aumenta di sei mesi".
Prendendo atto delle riflessioni e dichiarazioni rilasciate da parte del direttore della struttura di immunoematologia e medicina trasfusionale della USL della Valle d'Aosta, dove si definisce che la situazione è un comportamento a dir poco anomalo ed evidenziando, sempre dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso, si apprende che un conto è se le due regioni nell'ambito di un accordo definiscono modalità condivise per facilitare la donazione, un altro se un'associazione di donatori, inserita nella programmazione regionale della Valle d'Aosta, si muove autonomamente contattando un'AVIS del Piemonte per far portare il sangue a Torino.
Ritenuto che sia molto importante cercare la massima collaborazione con la Regione Piemonte, anche attraverso un accordo per facilitare la donazione e quindi mantenere alta la motivazione dei volontari, aggiungiamo che con quest'iniziativa noi non vogliamo tenere le parti né da una parte né dall'altra, ma vogliamo fare chiarezza su un tema molto delicato, anche perché ci dispiace apprendere da queste informazioni che un gesto come la donazione, il volontariato, abbia dei grossi limiti a livello di confine territoriale.
Queste sono un po' le premesse. Si interpella quindi l'Assessore competente per conoscere se vi sia l'intenzione di portare avanti un accordo tra Regione Valle d'Aosta e Regione Piemonte che definisca modalità condivise per facilitare le donazioni.
Presidente - Risponde l'assessore Barmasse.
Barmasse (UV) - Vediamo se riusciamo a fare chiarezza. Quello che lei estrapola è un articolo comparso sul La Vallée Notizie di sabato 28 gennaio: sono alcune frasi isolate che non restituiscono del tutto la complessità del ragionamento esposto dal responsabile della struttura trasfusionale, che è stato intervistato appunto su questo tema.
Va innanzitutto precisato che i sistemi trasfusionali regionali sono chiamati a soddisfare in primo luogo il fabbisogno di sangue e di emocomponenti del territorio nel quale insistono e in secondo luogo, in base al principio sancito dalla legge 219 del 2005, a contribuire all'autosufficienza nazionale in emocomponenti e plasma derivati. Tale l'obiettivo viene perseguito mediante la piena disponibilità dei donatori residenti in ciascun territorio regionale che, organizzato attraverso le proprie associazioni, oppure non associati, rispondono alle chiamate alla donazione effettuata dalle strutture trasfusionali e dalle strutture di raccolta regionali. Questo meritorio supporto dei donatori volontari alle attività sanitarie, viene costantemente riconosciuto e tenuto in gran conto dalle istituzioni politiche sanitarie regionali, nello spirito della valorizzazione della donazione volontaria, anonima e non remunerata, sancito dalla legge trasfusionale n. 219 del 2005.
Nella nostra Regione l'unica struttura trasfusionale dell'azienda USL si fa carico di raccogliere tutto il sangue necessario ad assicurare il fabbisogno regionale e anche quello extra regionale, annualmente definito in appositi accordi di convenzione, dei quali viene dato conto al Centro nazionale sangue. La struttura trasfusionale valdostana dispone di un punto di raccolta di sangue principale nella sede di Aosta, aperto tutte le mattine nei giorni feriali, sabato compreso, al quale afferiscono gran parte dei donatori della regione e di un punto di donazione situato nel poliambulatorio di Donnas, che è attivo solo il giovedì mattina, al quale afferiscono i donatori dei territori della bassa Valle. Esiste naturalmente la possibilità, anche per i donatori residenti in bassa Valle, di accedere, con le consuete modalità di prenotazione, alla sede di Aosta nel caso che non trovino agevole la sede di Donnas, stanti le sue limitazioni di apertura.
I donatori della regione sono inseriti nell'annuale programmazione regionale dell'attività di donazione, condivisa con le proprie associazioni mediante la partecipazione di essa alla Commissione regionale tecnico consultiva per le attività trasfusionali. In tale sede era stata discussa anche la problematica sollevata dal presidente dell'AVIS di Pont-Saint-Martin, evidenziando tuttavia che già in passate occasioni le verifiche effettuate avevano dimostrato che una parte di donatori non fossero tanto non convocati della struttura trasfusionale, ma che piuttosto non rispondessero alle convocazioni effettuate, anche ripetutamente, e delle quali viene tenuta costantemente traccia da parte della struttura trasfusionale medesima. Inoltre, era stata rimarcata la possibilità, per i donatori di Pont-Saint-Martin, di accedere alla donazione nella sede di Aosta, come avviene per tutti gli altri donatori valdostani, qualora impossibilitati a donare nel giorno di apertura della sede di Donnas.
Risulta dai dati in possesso della struttura trasfusionale che nel corso dell'anno 2021 i donatori della sezione AVIS di Pont-Saint-Martin che si sono presentati per le donazioni a Donnas sono stati 226 su un totale di 306 donatori periodici. Il numero riferito dal presidente dell'AVIS di Pont-Saint-Martin di 450 soci probabilmente comprende anche i donatori non idonei, sospesi o inattivi per varie cause sanitarie o personali. Sono solo 80, quindi, su 306 i donatori di Pont-Saint-Martin che nel corso del 2021 non hanno effettuato alcuna donazione nella sede di Donnas, non certamente 180 come affermato nell'articolo. Il numero di 80, quindi, appare del tutto compatibile con intercorrenti problematiche di inidoneità temporanea da varie cause, in primis l'infezione da Sars-Cov-2 o con la momentanea indisponibilità personale dei donatori stessi.
Va poi sottolineato il fatto che l'iniziativa, oggettivamente anomala, dell'AVIS di Pont-Saint-Martin di organizzare due sedute di donazione a Carema, al di fuori dei confini regionali e con destinazione a Torino delle unità raccolte, non era stata in alcun modo annunciata o tantomeno concordata con l'Assessorato o l'azienda USL, che ne hanno avuto notizia solamente attraverso i social media.
Va rimarcato che nel corso degli ultimi anni, nonostante gli eventi pandemici, le donazioni di sangue nella sede di Donnas non solo non hanno avuto un calo, ma, anzi, sono costantemente aumentate. Nel 2019 sono state infatti eseguite 429 donazioni, 386 donazioni di sangue intero e 43 di plasma, nel 2020 445, nel 2021 511, e ciò è avvenuto nonostante i limiti di presenza simultanea di donatori e operatori all'interno della sede di raccolta imposta dalla pandemia. Pertanto, non sembrano esistere reali problemi di accessibilità alla donazione dei donatori della bassa Valle alle strutture di donazione regionali e non sussiste pertanto alcuna reale necessità per la Regione Valle d'Aosta di stipulare accordi con altre Regioni per effettuare donazioni di donatori valdostani al di fuori dei confini regionali. Anzi, tali iniziative produrrebbero l'effetto di ridurre la raccolta regionale di sangue e di impoverire la platea di donatori convocabili dalla nostra struttura trasfusionale, anche in situazioni di emergenza, nonché di non consentire di tracciare in modo preciso la storia donazionale di ciascun donatore valdostano, come le normative trasfusionali vigenti impongono. Va semmai ritenuto strategico proseguire secondo i programmi di donazione concordati con le associazioni nell'idonea sede della commissione regionale, nella pianificazione di un numero di donazioni idoneo a garantire sia il fabbisogno regionale, sia il supporto a regioni strutturalmente carenti, come la Sardegna, alla quale la Valle d'Aosta da oltre quindici anni assicura annualmente circa milleduecento unità di concentrati eritrocitari per la cura dei pazienti talassemici.
In ogni caso la struttura trasfusionale dell'azienda USL naturalmente è come sempre disponibile nei confronti delle associazioni per la verifica puntuale della situazione donazionale di ciascun donatore venga segnalato nominativamente, al fine di confermare l'effettiva convocazione e indagare se non sussistono altre motivazioni di ordine sanitario, oppure personale per eventuale mancata donazione.
Presidente - Per la replica il consigliere Brunod.
Brunod (LEGA VDA) - Grazie assessore, la ringrazio per tutti i dati ben dettagliati che ci ha fornito. Con quest'iniziativa siamo riusciti a fare maggiore chiarezza su questo episodio spiacevole, perché poi alla fine ne va di mezzo anche l'immagine della Valle d'Aosta, delle associazioni e dell'Assessorato, ovviamente. Abbiamo capito che non vi è l'intenzione di prevedere degli accordi per i motivi che lei ha ben esplicitato.
L'unica cosa che noi magari possiamo ribadire è che a volte dalla bassa Valle non è così comodo e agevole, come abbiamo letto dalle informazioni, venire ad Aosta, perché si parla di volontariato; venire ad Aosta ha anche i suoi costi e poi c'è anche un'ora di viaggio per rientrare in bassa Valle dopo la donazione, quindi questa cosa magari non è proprio così comoda.
Come ripeto, noi abbiamo preso spunto dalle informazioni riportate sui giornali e ci tenevamo, attraverso l'interpellanza, di porre chiarezza sul tema e capire bene, visto che sempre dal giornale c'era scritto che la Valle d'Aosta era autosufficiente per quanto riguarda le donazioni, se vi potevano essere delle possibilità, attraverso degli accordi, come anche nell'articolo il responsabile dice, infatti c'è scritto "Un conto è se le due Regioni nell'ambito di un accordo definiscono modalità condivise", quindi ipotizzavamo che potevano esserci degli accordi. Adesso lei ha ben spiegato i motivi per i quali non sono previsti gli accordi, ne prendiamo atto e speriamo che ci sia la massima collaborazione, come lei ha detto che c'è sempre stata, per cercare di motivare tutti questi donatori per delle iniziative che sono molto importanti, perché quando si parla di salute ovviamente passa davanti a tutto.