Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1209 del 26 gennaio 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1209/XVI - Interpellanze: "Intendimenti in merito al mantenimento della concessione relativa ad una centrale idroelettrica a Valgrisenche" e "Intendimenti in ordine ai quesiti posti da Legambiente Valle d'Aosta sulla realizzazione di una centrale idroelettrica in Comune di Valgrisenche".

Bertin (Presidente) - I punti n. 28 e 29 dell'ordine del giorno sono rinviati al prossimo Consiglio. Ricordo che i punti n. 30 e 31 sono affrontati congiuntamente. Pertanto due illustrazioni, una risposta e due repliche. Per l'illustrazione la consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Abbiamo formulato quest'interpellanza in seguito alla lettera del circolo di Legambiente Valle d'Aosta in data 8 gennaio 2022, indirizzata a tutti i consiglieri regionali e relativa al progetto di realizzazione di una centrale idroelettrica a Valgrisenche con derivazione dal torrente Grande Alpe e dalla Dora di Valgrisenche, più nota come torrente Vaudet, con centrale in località Fornet, con una subconcessione rilasciata alla società Le Chatelet con decreto del Presidente della Regione n. 254 del 5 giugno 2013.

Si tratta di un impianto della potenza media nominale annua complessiva di 3351 kW che comporta un notevole impatto ambientale: sia per le grandi opere di sbancamento dovute alla costruzione della centrale che sorgerebbe sulle rive del lago Beauregard, sia per le condotte forzate che dovranno congiungere nella parte alta, in quota, i due torrenti, che ovviamente più si sale più divergono e quindi la galleria diventa più importante e sarebbe di grandi dimensioni, della lunghezza di un chilometro e più, per poi scendere fino al lago; sia per l'impatto per la sistemazione degli inerti estratti dalla galleria: si calcolano circa 70 mila metri cubi. Tutto questo sul fragile territorio dell'alta Valle a monte del lago, con dei potenziali rischi idrogeologici non indifferenti e con un impatto paesaggistico pesante. Tra l'altro occorre rilevare che in quella zona ci sono già altri impianti simili e che le acque dei torrenti del territorio sono ampiamente sfruttate.

Il progetto è stato valutato con una delibera di Giunta regionale, la 1394 del 2010, ai sensi della legge regionale di valutazione di impatto ambientale, la legge 14 del 1999. Poi negli anni la Regione si è dotata di un'altra legge, che è la 12 del 2009, per la quale però c'è una disposizione secondo cui i progetti in corso di esame alla data dell'entrata in vigore di quella legge del 2009 non sono soggetti alle nuove prescrizioni, ma a quelle precedenti. In sostanza, per quei progetti si andava in deroga alla legge 12 del 2009. Il provvedimento del 2010 è stato prorogato a parziale sanatoria, con un'altra delibera di Giunta, la 77 del 2016, ed è a oggi scaduto. Ugualmente risulta scaduta l'autorizzazione unica rilasciata in base al decreto legislativo 387 del 2003 con un provvedimento dirigenziale; nella mia interpellanza c'è un errore: non è il 2446 ma il 2445 del giugno del 2016. L'autorizzazione è scaduta perché ha una durata quinquennale.

L'impianto, ai sensi delle norme che sono poi intervenute nel tempo a tutela dei corsi d'acqua, e mi riferisco in particolare ai decreti ministeriali del 2017, il n. 29 e n. 30, non potrebbe più essere realizzato in quanto interessa dei corpi idrici iniziali, i cosiddetti headwaters, di elevata qualità ambientale. Più precisamente, secondo i due decreti nazionali, il 29 e il 30 che recepiscono la normativa europea, non si può derivare a scopo idroelettrico le cosiddette teste dei corsi d'acqua, le testate dei corsi d'acqua allo stato naturale, quelli considerati di qualità.

La società titolare della concessione, Le Chatelet, che è di proprietà per l'80 percento del Comune di Valgrisenche e per il restante 20 percento di una società privata, è oggi in difficoltà per diversi motivi, tra cui i costi per la realizzazione del progetto, le posizioni che sono emerse anche in contrasto al progetto stesso nella popolazione locale. Fino a oggi non si è dato corso all'opera, perché il Comune, che come ho detto è socio di maggioranza, non aveva la disponibilità necessaria, però non intendeva neppure cedere le sue quote e tutto si è bloccato. Recentemente però, la richiesta generale che è stata fatta a tutti gli enti da parte della Corte dei conti di razionalizzare la partecipazione nelle società, l'incertezza dei certificati verdi, la durata residua di quella concessione e la richiesta poi ai Comuni di versare i canoni alla Regione e al BIM, ha portato il Consiglio comunale riunitosi ancora a fine dicembre a pensare di vendere le sue quote.

Alla luce di quello che è stato esposto, poniamo alcune domande, in particolare se la Regione intenda riproporre il progetto alla valutazione di impatto ambientale, considerato che la VIA è già scaduta due volte e che anche l'autorizzazione unica è scaduta e l'opera non è ancora iniziata. In secondo luogo, se la Regione intenda far rispettare le norme di tutela dei corpi idrici che sono entrate in vigore nel 2017 e se intenda valutare la validità di quell'opera dal punto di vista dell'interesse pubblico prevalente ma aggiornato ai tempi attuali. Infine, se è intenzione della Regione concedere il nulla osta nel caso in cui dovesse esserci, come pare, un cambio di titolarità della concessione.

Presidente - Per l'illustrazione, la consigliera Spelgatti a cui passo la parola.

Spelgatti (LEGA VDA) - Il contenuto della nostra interpellanza è il medesimo rispetto a quello illustrato dalla consigliera Minelli e nasce proprio da questa lettera che abbiamo ricevuto tutti da Legambiente. Io riporto esattamente il testo della lettera, perché è molto chiaro e soprattutto emergono una quantità di quesiti estremamente importanti a cui la Giunta deve dare comunque una risposta, per cercare di capire in quale direzione voglia andare.

"Egregi amministratori comunali e regionali, abbiamo appreso della difficile situazione in cui si trova l'amministrazione comunale di Valgrisenche e deve decidere sull'opportunità di realizzare un progetto di centrale idroelettrica sul proprio territorio, che comporta un impatto ambientale ed economico pesantissimo per la propria comunità. Ricordiamo che il progetto di realizzazione di una centrale a monte della diga di Beauregard, con derivazione dai torrenti di Dora di Vaudet e di Grande Alpe, progetto già autorizzato in capo alla società Le Chatelet di proprietà del Comune all'80 percento e della ditta Ronc al 20 percento, resta da anni in sospeso per vicende varie legate alle difficoltà economiche di realizzazione, ma anche per l'opposizione al progetto da parte dei cittadini preoccupati degli enormi impatti ambientali e dei costi economici che l'opera comporta.

La centrale di grande potenza, 4000 kW, sottrarrebbe le acque dei due torrenti che, partendo in quota ai piedi dei ghiacciai dell'alta Valgrisenche, affluiscono al lago formato dalla diga di Beauregard. Un terzo torrente, di minore portata, che contribuisce a formare il lago, il torrente Mont Forciaz, è già stato derivato a servizio di una centrale di Eaux Valdôtaines.

Con la realizzazione di quest'ulteriore centrale, tutti i torrenti presenti a monte del lago sarebbero drasticamente ridotti nelle portate e perderebbero sia la cascata di Surier che lo spettacolo delle acque spumeggianti che accompagnano i percorsi escursionistici che risalgono al Col du Mont da una parte e al rifugio Bezzi dall'altra. I lavori enormi di sbancamento e cantierizzazione per la realizzazione di una galleria in alta quota, che dovrebbero congiungere le sorgenti dei due torrenti in un'unica vasca di carico, per la posa delle condotte forzate fino al lago, per la costruzione della centrale sulle rive del lago e, non ultimo, per la sistemazione di una quantità ingente di materiali inerti estratti della galleria, stimati in circa 70 mila metri cubi, avrebbero conseguenze devastanti sul fragile territorio di tutta la vallata a monte del capoluogo di Valgrisenche. Tutta l'economia turistica della località ne risentirebbe per anni e in parte per sempre.

Sappiamo che la decisione sulla realizzazione o meno dell'opera è ora in capo all'amministrazione comunale e crediamo che da questa decisione dipenderà buona parte del futuro dei valgriseins. Ci sentiamo quindi di dover rivolgere un appello al Sindaco, ma anche di sollecitare una riflessione da parte dell'Amministrazione regionale che, sull'uso delle acque, ha competenza primaria e che sulla realizzazione di questo progetto ha delle responsabilità non indifferenti. Al Sindaco di Valgrisenche e al Consiglio comunale chiediamo, visto l'empasse in cui si trova l'amministrazione nel dover decidere se realizzare il progetto o permettere ad altri di realizzare il progetto o se chiudere la società partecipata, di voler considerare gli enormi impatti ambientali, i costi economici che l'opera comporta e di valutare l'interesse pubblico prevalente per gli abitanti della vallata.

Si tratta di decidere quali siano le priorità, alla luce anche delle trasformazioni economiche in atto. La necessità di perseguire uno sviluppo economico sempre più rispettoso dell'ambiente e delle emergenze climatiche che si prospettano proprio a partire dalla riduzione e arretramento dei ghiacciai alpini. Di voler considerare il fatto che in questo momento vendere le proprie quote significa per l'amministrazione perdere il controllo sul proprio territorio e consegnare la possibilità di stravolgere il territorio comunale a una qualche ditta esterna, che avrà l'unico scopo di incrementare il proprio profitto a danno dell'ambiente e degli interessi della popolazione locale. Di valutare se la produzione regionale di energia idroelettrica non sia già più che sufficiente per le esigenze della nostra regione e soprattutto se la Valgrisenche non abbia già garantito il suo apporto e il suo sacrificio in questa direzione. Di voler decidere con lungimiranza sul futuro della propria località e dei suoi concittadini.

Alla Giunta regionale, invece, vogliamo segnalare certi disfunzionamenti della macchina amministrativa che hanno pesato su questo progetto, come su tanti altri. L'iter di approvazione dei progetti previsti a livello regionale inizia con il rilascio della concessione come primo atto e prevede che il concessionario sia tenuto fin da subito a pagare i canoni, anche se l'impianto non è ancora autorizzato e né tantomeno realizzato, anche se si scoprirà magari dieci anni dopo che non è realizzabile. Dei tanti progetti che sono stati concessionati negli anni passati, sessantacinque solo tra il 2013 e il 2021, molti non sono stati ancora realizzati; ciò è dovuto in parte al fatto che era sufficiente presentare un progetto preliminare anche molto approssimativo e in parte il numero di domande che si sono concentrate negli anni in cui maggiori erano gli incentivi statali. Ancora oggi si applica la valutazione ambientale non in fase di autorizzazione unica su un progetto definito, ma in fase di rilascio della concessione, dove non viene presentato un progetto preciso ma un'ipotesi di progetto. Molti progetti hanno incontrato dei problemi in fase di realizzazione e lo dimostra il fatto che quasi tutti hanno dovuto presentare integrazioni e varianti a non finire; ciò è dovuto al fatto che questo tipo di procedura fa sì che tutte le mancanze, i difetti, le informazioni troppo superficiali, si manifestino nell'iter successivo, andando a creare delle empasse e allungando eccessivamente i tempi. Nel frattempo, la valutazione di impatto ambientale, concesso un preliminare di massima, scade dopo cinque anni. Quasi sempre viene prorogato di ufficio senza procedere a una verifica se il progetto resti ancora valido, nonostante il tempo passato che può essere anche di dodici o sedici anni, nonostante le nuove norme entrate in vigore.

Sarebbe più razionale se la concessione venisse rilasciata solo quando il progetto si è dimostrato fattibile e abbia ricevuto l'autorizzazione alla costruzione, cioè al termine dell'iter autorizzativo, e che i canoni venissero pagati a partire da quel momento. La concessione, una volta rilasciata, resta valida per trent'anni e non è più possibile modificare i progetti in modo sostanziale, pena la ripartenza da zero. Motivo per cui non succede quasi mai che la concessione venga dichiarata decaduta, anche se si dimostri che non è più realizzabile, per non incorrere nel ricorso del concessionario che si ritiene leso nel suo diritto, avendo peraltro già pagato i canoni magari per anni.

La maggior parte dei progetti legati alle vecchie concessioni non sono più a norma, ai sensi delle nuove diposizioni entrate in vigore, quindi dovrebbero essere rivisti con una rinnovata via, per verificare se l'opera è ancora realizzabile, se risponde ancora all'interesse pubblico, se è rispettosa dell'ambiente come previsto dalle norme entrate nel frattempo in vigore. I passaggi delle concessioni richiedono il rilascio del nulla osta da parte dell'autorità concessionaria; l'atto del nulla osta deve essere motivato e quindi dovrebbe verificare se le valutazioni tecniche, economiche, di compatibilità ambientale siano ancora valide. Abbiamo notato dei balletti di concessioni che passano da una società all'altra, talvolta società che fanno riferimento alla stessa persona, allo stesso nucleo familiare, senza che se ne sia esplicitato il motivo.

Visto quanto premesso, Legambiente chiede alla Giunta regionale di voler analizzare il caso dal punto di vista delle responsabilità e competenze della Regione in relazione ai seguenti punti. Il progetto oggi non potrebbe più essere utilizzato né la concessione potrebbe essere rilasciata, essendo intervenute le nuove norme di cui alle direttive ministeriali" e c'è l'indicazione delle direttive "nonché la direttiva derivazioni n. 3 del 2017 dell'autorità del bacino del Po. Nessuna opera del progetto è stata sino a ora avviata. La valutazione di impatto ambientale rilasciata il 21 maggio 2010 è caduta ed è stata prorogata a parziale sanatoria il 22 gennaio 2016 solo fino al 20 di maggio 2017. L'autorizzazione unica rilasciata il 6 giugno 2016 ha durata quinquennale e risulta pertanto non più attiva. Uno dei componenti della società che dovrebbe realizzare l'opera intende vendere le proprie quote; di fatto venderebbe il progetto, sapendo che forse non è più realizzabile, o la concessione?

In conclusione ci sentiamo di porre le seguenti domande. La Regione considera ancora realizzabile l'opera dal momento che sia la VIA, sia l'autorizzazione unica sono scadute? La Regione intende far rispettare le norme di tutela dei corpi idrici entrate in vigore? La Regione intende valutare la validità dell'opera dal punto di vista dell'interesse pubblico prevalente, aggiornato ai tempi attuali? La Regione intende concedere il nulla osta nel caso dovesse esserci un cambio di titolarità della concessione? La Regione intende far pagare i canoni annuali al concessionario, considerata l'incertezza nella realizzabilità dell'opera e considerati i tempi lunghi che saranno ancora necessari per aggiornare il progetto e per definire la questione societaria?"

I quesiti che sono posti, indipendentemente da qualsiasi tipo di posizione si possa avere nel merito, sono comunque giuridicamente importanti. É necessario comunque far chiarezza su una situazione estremamente complicata e questo per dare la possibilità comunque a tutti i soggetti, Comune in primis, concessionari, comunità e territori interessati, di fare tutte le scelte dovute. Però ci sono delle problematiche, soprattutto di tipo giuridico oltre che economico, che sono assolutamente importanti. È importante capire che cosa la Regione intenda fare, soprattutto per dar modo poi agli attori in campo di poter prendere delle decisioni il più possibile oculate rispetto a tutte queste situazioni.

Presidente - Risponde l'assessore Marzi.

Marzi (SA) - Le interpellanze sono delle colleghe consigliere Minelli e Guichardaz e della consigliera Spelgatti, quindi anche se muovono, come chiaramente esplicitato, entrambe da una lettera inviata dal circolo Legambiente della Valle d'Aosta a tutti i consiglieri regionali, ricevuta in data 8 gennaio 2022, spetta al sottoscritto rispondere alle colleghe e non di fatto al circolo Legambiente della Valle d'Aosta.

I riferimenti alla presunta decadenza del provvedimento di VIA non sono corretti e portano a conclusioni erronee e distanti dalla realtà dei fatti, perché i quesiti posti fondano su presupposti che contengono informazioni incomplete. Per espressa indicazione dell'autorità di bacino, non è prevista l'applicazione delle disposizioni della citata direttiva a provvedimenti concessori già rilasciati al momento dell'entrata in vigore della direttiva stessa, come nel caso dell'impianto idroelettrico nel Comune di Valgrisenche. Siccome il provvedimento di cui stiamo parlando è antecedente alla direttiva, è la direttiva stessa a ribadirne nuovamente la validità.

In secondo luogo, non è corretto affermare che nessuna opera afferente l'impianto idroelettrico di cui stiamo parlando è stata ancora realizzata. I lavori di costruzione degli impianti infatti sono stati avviati in data 19 maggio 2017 e vedono realizzato un tratto di linea elettrica di connessione alla rete di trasmissione dell'energia. A tale proposito è opportuno evidenziare, solo a titolo di chiarezza, che tale posizione è stata ribadita dalla struttura valutazioni, autorizzazioni ambientali e qualità dell'aria in capo al dipartimento in seno all'Assessorato all'ambiente nel periodo in cui la consigliera Minelli presiedeva l'Assessorato all'ambiente, trasporti, mobilità sostenibile, competente per le problematiche legate all'avviabilità della valutazione di compatibilità ambientale. La stessa struttura, in capo all'Assessorato all'ambiente, non ha evidenziato dubbi in merito alla validità di tale inizio lavori e sul fatto che l'inizio lavori di cui alla predetta comunicazione costituisce il presupposto giuridico affinché la valutazione di impatto ambientale o VIA già rilasciata non debba assolutamente essere reiterata. Non è corretto pertanto affermare, né che i lavori non siano mai stati iniziati, né che la VIA sia decaduta, in quanto quest'ultima risulta ancora valida, efficace e in grado di produrre tutti i suoi effetti giuridici.

In merito all'analoga questione sulla presunta decadenza dell'autorizzazione unica, alla data odierna l'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio dell'impianto idroelettrico di cui trattasi, risulta ben lungi dall'essere decaduta, producendo i suoi effetti per un arco temporale di oltre due anni dalla data odierna, perché in base a norme dello Stato, cioè il decreto legge 18 del 2020, e ad apposite leggi regionali, ad esempio la 8 del 2020, a far data dal 31 gennaio 2020 i titoli abilitativi edilizi in essere sono stati prorogati, ex lege, quali misura per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19 e pertanto il loro termine di decadenza e di scadenza sono stati traslati in misura pari al periodo di vigenza dello stato emergenziale.

Pertanto, in relazione ai quesiti del circolo Legambiente Valle d'Aosta si ritiene quanto di seguito. Uno, dal punto di vista dei titoli abilitativi l'impianto idroelettrico è senz'altro realizzabile, in considerazione del fatto che tutti i provvedimenti necessari per la sua costruzione, cioè la valutazione dell'impatto ambientale, la concessione di derivazione d'acqua, l'autorizzazione unica alla costruzione e gestione, sono tutt'ora vigenti, validi ed efficaci. Due, la Regione intende senz'altro far rispettare le norme di tutela dei corpi idrici e fra queste anche le disposizioni di cui alla direttiva derivazioni. L'autorità di bacino distrettuale ha stabilito e circoscritto il suo ambito di applicazione e non contempla la rivalutazione delle concessioni già sentite, anzi! Tre, l'ufficio demanio idrico provvede anche a valutare l'ammissibilità delle richieste di variazione della titolarità delle concessioni. Le suddette valutazioni si limitano esclusivamente alla verifica del possesso dei requisiti in capo al concessionario subentrante e dell'insussistenza di eventuali cause interdittive, perché le valutazioni discrezionali di carattere politico esulano dalle prerogative gestionali. Quattro, la Regione è tenuta a richiedere il pagamento dei canoni relativi alle derivazioni idroelettriche, sulla base di precise norme statutarie e nazionali. Queste ultime definiscono precisamente il termine da cui decorre l'esigibilità dei relativi canoni. Malgrado quanto osservi il circolo Legambiente Valle d'Aosta, la decorrenza dei pagamenti è stabilita per legge e il mancato introito dei canoni, rinviato al momento dell'attivazione dell'impianto, esporrebbe i funzionari regionali a profili di responsabilità amministrativo-contabile censurabili da parte della Corte dei conti.

Per quanto attiene ai quesiti formulati dalle consigliere Minelli e Guichardaz sulla base di quanto sopra premesso, si ribadisce quanto di seguito. Uno, i provvedimenti di valutazione dell'impatto ambientale, di autorizzazione unica riguardante la costruzione e l'esercizio dell'impianto di cui trattasi sono tutt'ora validi ed efficaci. I lavori di realizzazione delle opere sono stati intrapresi, pertanto non sussistono alla data odierna valide ragioni giuridiche sostenibili in un eventuale contenzioso per riproporre la VIA.

Due, la Regione osserva scrupolosamente i limiti e gli ambiti di applicazione delle norme che il legislatore stesso ha definito e che non prevedono la sua applicazione ai casi come quello in esame, riguardanti derivazioni assentite in data antecedente l'entrata in vigore della direttiva stessa. Tre, la Regione concederà il nulla osta a un eventuale subentro nella titolarità della concessione qualora sussistano, in capo al concessionario subentrante, i requisiti giuridici per poter contrarre con la pubblica amministrazione, non potendo rigettare una siffatta istanza per altre motivazioni di carattere prettamente discrezionale.

Parallelamente, per quanto concerne l'interpellanza della consigliera Spelgatti, si ritiene di aver risposto puntualmente ai quesiti formulati dal circolo Legambiente Valle d'Aosta. Per quanto attiene al pagamento dei canoni annuali, la vigente normativa prevede che per le grandi derivazioni d'acqua, quale quella a servizio dell'impianto della società Le Chatelet S.r.l., il pagamento del canone concessorio decorre improrogabilmente dal termine originariamente assegnato per l'ultimazione dei lavori, al netto di eventuali proroghe del titolo abilitativo edilizio. L'originaria scadenza dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio dell'impianto, al netto delle proroghe stabilite dalle norme per l'emergenza sanitaria, era fissata al 6 giugno 2021. Pertanto, da tale data, la società Le Chatelet S.r.l. deve corrispondere i canoni relativi alla concessione di derivazione d'acqua in argomento. In base ai vigenti valori dei canoni e dei sovracanoni per la frazione di anno computata, quindi dal 6 giugno 2021 al 31 dicembre 2021, la società deve corrispondere 75.440,21 euro a titolo di canone alla Regione, 3.714,71 euro a titolo di sovracanoni enti rivieraschi alla Regione, 11.144,14 euro a titolo di sovracanoni enti rivieraschi in favore del Comune di Valgrisenche, 59.454,53 euro a titolo di sovracanone al BIM Valle d'Aosta. Con lettera protocollo del 16 settembre 2021 gli importi dovuti all'Amministrazione regionale a titolo di canone e sovracanone per l'annualità 2021 sono stati comunicati alla società; con provvedimento dirigenziale n. 300 del 24 gennaio 2022 tali importi sono stati accertati nella parte contabile del bilancio della Regione. Per l'intera annualità 2022 il canone che dovrà essere corrisposto alla Regione ammonta a euro 134.360,43. Alla data odierna non risulta ancora possibile calcolare le quote del sovracanone enti rivieraschi e del sovracanone BIM, in quanto non sono stati ancora pubblicati i decreti di aggiornamento dei relativi valori unitari euro/kW.

Presidente - Per la replica consigliera Minelli, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Grazie assessore Marzi. Le chiederò poi, se è possibile, copia della sua articolata risposta, soprattutto per quello che riguarda la citazione di tutta la parte normativa e dei vari documenti. Quello che mi preme sottolineare, anche perché è stata una risposta molto tecnica redatta dagli uffici, è che al mio primo quesito, cioè se la Regione intenda riproporre il progetto alla valutazione impatto ambientale, la risposta è stata "no, perché sono in vigore tutte le disposizioni che permettono di andare avanti e parte delle opere sono state anche realizzate". Si decide di non rinviare il progetto all'esame della valutazione di impatto ambientale, nonostante siano comunque cambiate negli anni tutta una serie di cose, perché lei ci ha detto che, come ci aspettavamo, il progetto e l'autorizzazione si riferiscono a un'opera progettata e richiesta prima dell'entrata in vigore della normativa del 2009, ma il problema è proprio questo. Così come nella seconda risposta lei dice che si stanno applicando le norme di tutela, perché si fa riferimento ai decreti del 2017 e alla direttiva.

Tutte queste disposizioni si dovrebbero applicare non soltanto ai nuovi impianti, ma anche per quelli che sono già stati autorizzati perché, a nostro avviso, non ha senso applicare la vecchia normativa se non per un lasso di tempo che sia ragionevole. Questa è una riflessione che deve essere fatta ovviamente anche a livello politico, perché non è possibile pensare che si deroghi per anni e anni, addirittura in certe situazioni per decenni, a progetti che sono stati presentati quanto le norme erano diverse. Su questo va fatta una riflessione, perché ci sono in piedi delle autorizzazioni che riguardano dei progetti presentati quattordici o quindici anni fa, ma che seguono una legge approvata ventitré anni fa, quella del 1999, quando nel 2009 sono cambiate delle cose.

E poi ci sono le disposizioni nazionali. Quello che si fa è continuare ad andare avanti senza considerare che la normativa nazionale è cambiata, la stragrande maggioranza dei nostri torrenti è sfruttata, spesso senza neppure il rispetto di regole che sono previste per legge e per cui sono anche state comminate delle sanzioni dalle strutture stesse, per centinaia di migliaia di euro, che non vengono in alcun modo recuperate.

È sicuramente tempo di affrontare questa situazione che è diventata insostenibile, anche con una riflessione riguardo all'applicazione della normativa. Le strutture seguono quello che è stato previsto, ma bisogna pensare che certe situazioni, anche la questione dei canoni che lei ci ha detto, sono applicate secondo le normative, ma anche nel momento in cui adesso il Comune dovesse cedere al socio che detiene la quota minore del progetto di centrale, chi ci assicura che in presenza di una situazione di incertezza, che riguarda anche tutta la questione dei certificati, eccetera, dovendo pagare dei canoni su qualche opera che non si sa neppure se va avanti, questi direbbero di sì? Io credo che il Comune di Valgrisenche si trovi in una situazione di estrema difficoltà e non so se il potenziale acquirente, di fronte a una situazione di incertezza, confermerebbe le intenzioni che ha manifestato in passato.

Presidente - Sempre per la replica consigliera Spelgatti, ne ha facoltà.

Spelgatti (LEGA VDA) - In questa fase sono soddisfatta della risposta, perché è stata tecnica ed è una risposta che ritengo essenziale. Era quella che volevo sentire, di fronte ai quesiti posti da Legambiente.

Nel merito poi della risposta tecnica, è chiaro che è una situazione talmente complessa e con mille sfaccettature che vanno elaborate, studiate e valutate, perché comunque i risvolti sono tantissimi e riguardano tantissimi aspetti; questi si vedranno poi. Però serve come punto di partenza per chiarezza di tutti sapere non solo che cosa dice Legambiente su questo, ma sapere e avere in mano la risposta ufficiale della Regione.