Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1205 del 26 gennaio 2022 - Resoconto

OGGETTO N. 1205/XVI - Interpellanza: "Iniziative di informazione e formazione sulle nuove disposizioni in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali".

Bertin (Presidente) - Punto n. 24 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione il consigliere Brunod, ne ha facoltà.

Brunod (LEGA VDA) - A partire dal primo gennaio 2022 sono entrate in vigore le disposizioni relative al decreto legislativo n. 40 del 28 febbraio 2021, che aggiorna la legge n. 363 del 24 dicembre 2003. L'articolo 1 recita: "Il presente decreto, in attuazione della delega di cui all'articolo 9 della legge 8 agosto 2019 n. 86, in conformità dei relativi principi e criteri direttivi, revisiona e adegua le norme in materia di sicurezza nella pratica delle discipline sportive invernali, al fine di garantire livelli di sicurezza più elevati e la più ampia partecipazione da parte delle persone con disabilità".

Le novità saranno poche, ma sostanziali per quanto riguarda gli utilizzatori delle piste da sci, che siano di discesa, di fondo, di snowboard, di telemark, ma anche per chi pratica lo sci alpinismo, il fuoripista e le attività escursionistiche. Sempre in tema di novità ci sono l'assicurazione obbligatoria, il casco fino a diciotto anni, l'alcoltest sulle piste, quindi ovviamente il divieto di sciare in stato di ubriachezza. Ma la novità più rilevante è quella del comma 2 dell'articolo 26 che recita: "I soggetti che praticano lo sci alpinismo o lo sci fuori pista o le attività escursionistiche, in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove per le condizioni nivometeorologiche sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione, ricerca - l'ARVA -, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso." Questo è il punto principale e quello che ha anche creato maggiore confusione, perché comunque capire qual è la situazione di rischio, messa così è molto ambigua, infatti molti enti, anche proprio quelli dedicati a questo settore, hanno sollevato diverse perplessità.

Nell'articolo di giornale pubblicato su La Stampa in data 2 gennaio 2022 vengono fatte tutta una serie di riflessioni sui cambiamenti conseguenti alle nuove disposizioni e, in particolare, le considerazioni espresse dal presidente delle guide valdostane, dove si apprende che per gli amanti del fuoripista sarà obbligatorio dotarsi di tutti i dispositivi di sicurezza, ARVA, pala e sonda, dispositivi già previsti dalla legge regionale. "Per noi - afferma il presidente delle guide valdostane - si tratta di normali dispositivi che abbiamo sempre nei nostri zaini. Quello che si deve ricordare e sottolineare è che non solo bisogna averli, ma soprattutto saperli utilizzare e per farlo bisogna frequentare dei corsi. Questo è indispensabile, se si vuole parlare di sicurezza". Anche il direttore del soccorso alpino esprime un parere positivo in merito alla nuova legge, in quanto ci saranno più persone dotate di ARVA, pala e sonda, e mette bene in evidenza che sono gli unici strumenti grazie ai quali si possono aumentare le chances di sopravvivenza, in quanto sono i primi quindici minuti quelli determinanti per essere dissepolti. Quindi, più persone sono dotati degli strumenti, più persone li sanno utilizzare e più chances si hanno per estrarre le persone vive.

In merito a queste dichiarazioni è anche giusto ricordare che proprio oggi in un articolo su Montagna TV, da parte del Servizio Valanghe Italiano sono state rilasciate diverse dichiarazioni e considerazioni proprio in merito a questo messaggio che sta passando, che è confuso e preoccupante. Leggo alcuni passaggi: "Dal primo gennaio è in vigore il decreto legislativo che introduce nuove regole della sicurezza delle discipline sportive invernali. La più discussa è certamente l'ampliamento dell'obbligo di dotarsi di ARVA, pala e sonda anche per le attività escursionistiche, incluse ciaspolate in certe condizioni ambientali. La critica principale è relativa alla poca chiarezza della norma che non consentirebbe di individuare con certezza il perimetro di applicazione della stessa. Si parla di obbligo dell'utilizzo di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, ARVA, pala e sonda, sui quali non possiamo non essere d'accordo, ma non ci si preoccupa minimamente se il possessore dell'attrezzatura di autosoccorso abbia o meno la capacità di utilizzare correttamente un'ARVA, una pala e una sonda. Potremmo essere testimoni di un incidente da valanga e dover intervenire per operare un soccorso, ma la cosa è possibile solo se si è in possesso dell'adeguata attrezzatura. Potremmo essere coinvolti in un incidente da valanga ed essere soccorsi da qualcuno presente all'accaduto e attrezzato con ARVA, pala e sonda, ma anche in questo caso solo se anche noi indossiamo il nostro prezioso ARVA. Inoltre, in questa seconda situazione, sprovvisti di ARVA, costringeremmo il soccorso organizzato a lavorare anche per giorni e a volte esposti a una situazione di forte pericolo. Parliamo di obbligo a dare soccorso, di diritto a essere soccorsi, di obbligo morale a tutelare il più possibile i soccorritori. Sembra cinico dirlo, ma i soccorritori sono i primi a dover essere tutelati.

ARVA, pala e sonda sono fondamentali e ci si salva essenzialmente con l'autosoccorso, ma a monte dovrebbe esserci un percorso di educazione alla frequentazione della montagna, ancor di più se innevata.

Un percorso, la consapevolezza del pericolo in ambiente innevato, e un processo di presa di coscienza della necessità di avere ARVA, pala e sonda non per obbligo, ma per scelta dettata dalla ragione e al tempo stesso dalla necessaria capacità di saperne fare un uso efficace ed efficiente. Parlare di particolari ambienti innevati può voler dire tutto e non voler dire niente; potremmo dare differenti definizioni di particolari ambienti innevati, definizioni anche molto differenti tra loro, tutte opinabili, ma difficili da smentire. A questa dizione molto discutibile di ambiente innevato si aggiunge il concetto di condizioni nivometeorologiche con rischio valanghe. Il bollettino definisce il pericolo valanghe, ma ci si dimentica, oppure non si sa, che il bollettino è su scala sinottica, ovvero ciascuna zona omogenea, nota come meteo-nivo zona, considerata dal bollettino come un'area di almeno 100 chilometri quadrati e spesso di 300-400 chilometri quadrati, all'interno di ciascuna area omogenea i singoli versanti o pendii potrebbero avere condizioni molto differenti dal pericolo indicato nel bollettino.

La sicurezza non esiste neanche dentro casa. Basta pensare all'alto numero di incidenti domestici, figuriamoci quando si frequenta l'ambiente montano, per di più innevato. La sicurezza totale si ottiene solo in assenza di pericoli o non esponendosi a questi, ma parlare di sicurezza in montagna, in escursione con gli sci, con le ciaspole o semplicemente senza alcuno strumento di progressione su neve, porta a sottovalutare i pericoli e ad abbassare il livello di attenzione, cosa che ci espone a incidenti anche mortali o conduce alla totale rinuncia dell'andare in montagna. Errore che compie anche chi usa il termine gita, invece del termine escursione. È importante essere consapevoli che la soluzione non può essere solo l'obbligo o il divieto, che a volte produce l'effetto contrario, ma anche e soprattutto l'educazione dei frequentatori della montagna innevata, la rappresentazione della montagna non come una sfida, ma come un ambiente doveroso di rispetto dove muoversi in punta di piedi. La diffusione dei tanti corsi organizzati dal CAI e l'incentivazione a partecipare, la diffusione e la consapevolezza che la sicurezza non esiste, ma esiste la prevenzione; prevenzione che sta nei corretti comportamenti.

Come servizio valanghe italiano continueremo a sostenere quanto sia importante la capacità di avere consapevolezza del pericolo e saper operare la riduzione del rischio e la gestione del rischio residuo, tutto questo in un continuo processo di apprendimento e di educazione ai temi della montagna innevata in aula e in ambiente."

Considerato anche che la nostra Regione punta molto, a livello turistico e professionale, sulle numerose attività legate al mondo della montagna, si interpella l'assessore competente per conoscere se vi sia l'intenzione di individuare e programmare, in collaborazione con tutti gli enti, le associazioni e le categorie di riferimento, ulteriori iniziative per istruire e informare ancora meglio le persone, e soprattutto tutti i potenziali amanti e fruitori della montagna, sulle nuove disposizioni entrate in vigore.

Presidente - Risponde l'assessore Jean-Pierre Guichardaz.

Guichardaz J. (FP-PD) - Grazie collega Brunod. Come lei ha evidenziato, il primo gennaio del 2022 è entrato in vigore il decreto legislativo 28 febbraio 2021 n. 40, che prevede nuove norme sulla sicurezza nelle discipline sportive invernali e che all'articolo 26 comma 2 introduce l'obbligo di dotarsi di ARVA, pala e sonda quando si pratica attività fuori pista e attività escursionistiche; dice la legge: anche con racchette, in particolari ambienti innevati laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe. In parole povere si amplia anche agli escursionisti e ai ciaspolatori il dovere di portare con sé questi dispositivi di sicurezza, che fino a ora erano richiesti solo agli scialpinisti e ai freerider. Le attività fuori pista, solo per precisazione, non riguardano gli utenti dei comprensori sciistici, a meno che non fuoriescano dalle piste di sci.

Il tema dell'interpellanza è certamente argomento di interesse da parte di tutti coloro che si occupano di attività outdoor e di comprensori sciistici. La norma, dunque, estende l'obbligo ad altre attività, com'è doveroso, poiché la valanga, come mi dice spesso un caro amico, non sa che tipo di attrezzatura stai usando. Alcune attrezzature, in riferimento per esempio alle ciaspole, sono anche potenzialmente più pericolose, e lei lo sa bene essendo un praticante assiduo della montagna, perché non permettono una velocità di fuga adeguata, non si sganciano e quindi tirano sotto; dunque, correttamente la norma ha ampliato il campo di attuazione. Tuttavia la norma, se vogliamo in modo scarsamente applicabile, ha ridotto il campo di applicazione - quello che dicevamo prima - alle sole aree laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, eliminando dall'obbligo quei percorsi in zone pianeggianti e boschive ove è improbabile che si distacchino valanghe o che valanghe le raggiungano. C'è un'estensione delle attività - famosi sono gli incidenti, per esempio, da valanga dei cascatisti che si recavano a fare cascate di ghiaccio senza ARVA - ma con una limitazione alle sole aree ove persiste il rischio. É anche una valutazione abbastanza di carattere soggettivo.

Per rispondere al suo quesito, posso dirle che noi siamo in continuo contatto con le associazioni che si occupano a vario titolo di montagna, ad esempio con quelle rappresentative delle guide alpine, dei maestri di sci e delle guide escursionistiche. Ci siamo confrontati con loro sulla norma nazionale e sulle ricadute di questa sulla pratica delle attività su neve e tutti i referenti con i quali ci siamo confrontati si dichiarano concordi rispetto all'importanza dell'utilizzo delle dotazioni di sicurezza.

Il Forte di Bard, come lei ben sa, parlando di enti e luoghi in cui si parla di sicurezza in montagna, ospita iniziative di informazione sul tema specifico della prevenzione degli incidenti in montagna. Anche con il Forte, come avevamo accennato nel corso di quell'iniziativa in cui eravate presenti anche voi, stiamo studiando modalità per avviare una efficace politica di comunicazione rispetto a questa tematica, naturalmente nei limiti della sua mission statutaria.

Da diversi anni puntualmente corsi specifici e/o webinar aperti al pubblico, sono promossi anche da Fondazione Montagna Sicura il cui obiettivo è diffondere una cultura della montagna e delle attività a lei connesse, consapevoli che la montagna deve essere avvicinata e frequentata con prudenza, conoscendo possibilmente meglio gli eventuali rischi che sono parte integrante della montagna stessa. Anche il CAI, che è un'altra di quelle entità con le quali ci confrontiamo costantemente, veicola ampiamente la cultura della sicurezza e si occupa di informare, attraverso i suoi canali social e media, circa i comportamenti e le dotazioni necessarie per partecipare alle gite da loro organizzate in termini anche più ampi alla pratica della montagna.

Per concludere, il tema della sicurezza in montagna, come penso concorderà con me, è principalmente deputato a chi se ne occupa quotidianamente. Credo che la formazione e la comunicazione su questo tema spettino principalmente ai soggetti che ho citato, che noi, tra l'altro, sosteniamo finanziariamente, alla stampa specializzata e in valle anche ad alcuni organismi sostenuti anch'essi direttamente dalla Regione, che hanno nei loro statuti proprio l'educazione alla pratica sicura della montagna. L'Amministrazione pubblica e le sue articolazioni, oltre a finanziare iniziative e associazioni che si occupano di mestiere e per mestiere di montagna, organizzano i soccorsi, manutengono i sentieri, le piste di sci, si occupano delle mille attività pubbliche che garantiscono una copertura adeguata del territorio. La sicurezza è materia trasversale che intercetta moltissime strutture dell'Amministrazione regionale, ma anche gli enti locali.

Per quanto riguarda la nostra comunicazione istituzionale, le segnalo che la Regione ha un'intera sezione sul sito della Protezione civile intitolata proprio "Sicurezza in montagna", in cui è scaricabile parecchio materiale, pieghevoli e altre pubblicazioni, che forniscono molte informazioni in merito; è facilmente ritrovabile nel sito della Regione digitando "Sicurezza in montagna Valle d'Aosta" e vi sono tutte le indicazioni.

Anche la Fondazione Montagna Sicura, altra entità, altra fondazione che la Regione finanzia direttamente e con la quale collabora rispetto alle sue funzioni istituzionali, sul suo sito insiste molto sull'argomento della sicurezza, fornendo informazioni ed istruzioni per la pratica outdoor in sicurezza in ambienti innevati.

Per quanto riguarda in particolare il dipartimento del turismo, preciso a ogni buon conto che nella scelta dei media sui quali veicoliamo la promozione del territorio, si tiene in considerazione anche la sensibilità delle varie redazioni sul tema della sostenibilità, per esempio quella ambientale, e della sicurezza in montagna.

Presidente - Per la replica il consigliere Brunod.

Brunod (LEGA VDA) - Grazie Assessore. In sostanza, a 360 gradi, anche lei ritiene che questo sia un tema molto importante, però ci sono alcuni passaggi che lei ha fatto che non condividiamo pienamente. Per esempio, quando parlava dell'articolo 26, proprio quello che è più in discussione, quello che mette più dubbi, dove il comma dice chiaramente "solo laddove ci sono condizioni di rischio". Questo è proprio il punto: chi ha le qualità e le capacità, se non è un professionista, di sapere che quello è il limite, il perimetro dove io posso andare, che lì c'è pericolo e lì no? Questo è un punto molto importante sul quale il dire "solo lì è obbligatorio", farei un po' attenzione, perché questo è un aspetto molto delicato.

Sul discorso che si sta già facendo attività, questo lo sappiamo tutti, però proprio l'aver di recente integrato con queste nuove disposizioni, crediamo che sia molto importante che l'assessorato competente faccia da punto di riferimento e dia gli stimoli a tutti questi enti che lei ha citato prima: Fondazione Montagna Sicura, maestri di sci, anche il soccorso alpino che non ha citato. Perché noi sappiamo che, se c'è maggiore prevenzione, ci sono meno soccorsi, meno costi e anche meno rischi per i professionisti. É tutta una catena che se c'è maggiore informazione, anche soprattutto a livello delle scuole in età giovanile - nelle scuole elementari e scuole medie si potrebbe fare un gran lavoro di sensibilizzazione proprio alla cultura della montagna - riusciremo a ottenere risultati molto più soddisfacenti perché, come hanno detto tutti i professionisti, non basta avere questa attrezzatura nello zaino, ma bisogna saperla utilizzare, che vuol dire fare dei corsi e imparare. Bisogna dedicare ore a queste cose che comunque sono fondamentali, perché qua si tratta di vita o di morte delle persone, quindi noi riteniamo che ci debba essere molta attenzione. E lei come Assessore allo sport, turismo e montagna potrebbe sicuramente fare la sua parte, affinché riusciamo a salire di livello sotto questo punto di vista che, come Regione Valle d'Aosta, non possiamo lasciarlo da parte o dedicare poca attenzione.