Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 876 del 22 settembre 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 876/XVI - Interpellanze: "Rispondenza alle finalità della Cittadella dei giovani di alcune iniziative previste nel programma della manifestazione "Pride no prejudice"" e "Accertamento della rispondenza alle finalità della Cittadella dei giovani delle iniziative in programmazione".

Bertin (Presidente) - I punti n. 36 e n. 37 dell'ordine del giorno sono affrontati congiuntamente, per cui ci sarà l'illustrazione dei Consiglieri proponenti e la risposta in una sola occasione da parte dell'assessore Caveri e le repliche degli interpellanti. Si è prenotato il consigliere Manfrin per l'illustrazione, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Torniamo anche in questa prima seduta post estiva a parlare della Cittadella dei giovani, lo facciamo perché la Cittadella dei giovani è stata in questi giorni teatro di un evento organizzato dall'Associazione Arcigay Valle d'Aosta Queer VdA e quant'altro, questo insieme di sigle, l'evento in questione chiamato "Pride not prejudice" ha visto mettere in scena una serie di incontri che hanno spaziato un po' da conferenze a presentazione di libri sulle tematiche LGBTIQ... tutte le lettere dell'alfabeto che ci sono, proiezioni di film, serate con tema "Drag Queen". Non ultimo è stato organizzato anche un momento di lettura di storie per bambini realizzato dalle famosissime o famigerate definirei "Nina's Drag Queens", incontri che sono stati organizzati come un sostituto del Pride, del Gay Pride ovviamente, perché, a detta del presidente Giulio Gasperini "non ci siamo sentiti di organizzare un vero e proprio Gay Pride a causa della situazione pandemica". Ne consegue quindi, alla luce di queste dichiarazioni, che dobbiamo prendere atto che la Cittadella dei giovani è stata ed è diventata la sede di un succedaneo del Gay Pride per stessa ammissione del Presidente dell'Associazione.

Andiamo quindi con ordine, partendo proprio da questo assunto, visitando il sito dell'Associazione nazionale Arcigay a cui afferisce e dipende ovviamente la sezione valdostana, organizzatrice dell'evento, leggiamo che l'Associazione agisce direttamente a livello nazionale come soggetto di iniziativa politica e istituzionale e coordina la diffusione su tutto il territorio di campagne, iniziative e programmi. L'Associazione si batte per il cambiamento politico, normativo, culturale e sociale attraverso attività di lobbying, advocacy, campagne di sensibilizzazione e informazione, contributo alle politiche pubbliche di settore, iniziative, programmi e progetti, presenza nel dibattito pubblico, capacità di aggregazione e mobilitazione. Tutto questo ovviamente quindi è un'attività di un soggetto politico direi più che evidente. Più specificamente sono andato poi a vedere gli obiettivi di Arcigay, mi ha colpito in particolare uno di questi obiettivi: ottenere pari e pieni diritti per le persone LGBTI incluso in particolare il matrimonio egualitario e il riconoscimento della genitorialità LGBTI e rappresentanti quindi delle forze politiche, anche credo all'interno di quest'aula, sanno bene che, nel momento in cui un partito politico chiede alla Cittadella la possibilità di utilizzare una delle sale della struttura per svolgere una conferenza o, ad esempio, una serata a tema, riceve puntualmente un diniego con la motivazione che non è permesso fare politica all'interno degli spazi della Cittadella. È accaduto - lo ricordo più volte in passato - anche agli assoluti censori di qualsiasi aggregazione politica, il Movimento Cinque Stelle che oggi qui non è rappresentato, ma è accaduto anche al sottoscritto che ha provato a presentare un libro e gli è stato detto: "no, assolutamente no questo libro. In questo giorno poi non lo puoi assolutamente presentare, guai", eccetera. Alla luce di questo, evidentemente devo chiedermi come sia stato possibile che l'Associazione Arcigay Valle d'Aosta, che, come abbiamo letto dalla mission scritta a chiare lettere sul proprio sito, è un soggetto di iniziativa politica e istituzionale, abbia ottenuto un permesso di organizzare questo succedaneo del Gay Pride all'interno delle mura della Cittadella, una struttura che - ricordo - è pubblica, finanziata per la sua gestione con fondi pubblici che assommano a circa mezzo milione di euro, di cui il 55 percento è messo dalla Regione e dai fondi di tutti i cittadini valdostani. Una delle risposte che mi sono dato probabilmente è che ci sono iniziative politiche ben accette e altre meno o proprio no, quindi lo dico a beneficio anche delle inevitabili critiche che emergeranno sui social di cui obiettivamente e francamente lo dico ai simpatici detrattori "mi impipo", quindi facciano pure.

Quanto poi all'evento organizzato, molte sarebbero le cose da dire ma vorrei soffermarmi in particolar modo su due aspetti avendo analizzato di concerto con il collega Perron in maniera approfondita le iniziative presentate. In primis dal 13 al 19 settembre è stato possibile visitare la mostra "In my pace", un progetto fotografico che si focalizza sulla comunità addirittura, comunità LGBTI Q più migrante. Come sappiamo, un immigrato ha diritto a rimanere in Italia se vittima di violenza o di ingiustizie nei Paesi di origine, per tale ragione alcuni preparatissimi legali hanno pensato bene di consigliare i loro assistiti di dichiararsi omosessuali per ottenere il permesso di soggiorno, ciò perché in molti Stati dell'Africa l'omosessualità costituisce reato e così da qualche tempo a questa parte c'è stato un incremento vertiginoso dei tesseramenti all'Arcigay, come evidenziato dall'ottima inchiesta di Mariano Acquaviva qualche tempo fa. Molti immigrati quindi, su consiglio dei loro avvocati, si iscrivono all'Associazione Arcigay solitamente per ottenere la tessera e dimostrare al giudice di essere omosessuali. I più diligenti non si limitano all'iscrizione, ma cercano di frequentare le attività organizzate da Arcigay al fine di comprovare ancora di più il proprio orientamento sessuale. Secondo un'indagine condotta anche qui incredibilmente dal "Corriere della Sera", la quasi totalità degli immigrati che si iscrivono all'Arcigay sono eterosessuali, alcuni hanno perfino mogli e figli. Dedicare quindi una mostra a un'ipotetica comunità migranti LGBTIQ + e chi più ne ha più ne metta che di fatto non esiste o se esiste riguarda un numero davvero irrisorio di immigrati, non è soltanto fuori da quanto previsto dai regolamenti della carta dei servizi che disciplina l'attività della Cittadella, ma risulta io direi addirittura una beffa per tutto il sistema di accoglienza italiano. L'altro evento su cui ci preme porre l'accento è il momento di lettura di storie per bambini realizzato dalle cosiddette "Nina's Drag Queen", la lettura di storie a bambini da parte di Drag Queen è una moda che purtroppo si sta diffondendo a macchia d'olio in tutta Italia con gli evidenti problemi conseguenti. L'identità di genere infatti è qualcosa che arriva prestissimo, si prende consapevolezza di essere femmine o maschi da bambini, di solito entro i primi tre anni di vita; bambini quindi che normalmente hanno acquisito l'identità di genere vengono così "gettati", a volte persino dai loro genitori che così si sentono molto emancipati, nelle braccia di uomini vestiti da donne, spesso in maniera sgargiante - per non dire volgare ovviamente - che leggono dei racconti che posso anche essere fuorvianti rispetto all'identità acquisita. Non solo, spesso queste Drag Queen utilizzano come arma di difesa nei confronti di questa loro attività rivolta ai bambini - e mi aspetto che qualcosa in questo senso arrivi - la minimizzazione, usando frasi del tipo: "ma che sarà mai se qualcuno parla di amore, inclusione con la parrucca e del trucco, sostenendo anche che non ci sia nulla di sessuale nella loro storia e nulla di volgare nelle loro esibizioni. Cosa c'è di più sessuale di un uomo vestito da donna che insegna che si può essere di qualsiasi sesso indipendentemente da quello di nascita, facendo così passare il messaggio che chi la pensa diversamente sia un omofobo? È una domanda che rivolgo in maniera retorica all'Aula. Ecco, se tutto questo vi è sembrato strano, immaginate se a questo aggiungete che tutto è stato fatto in una struttura finanziata da fondi pubblici, il che obiettivamente mi sembra una follia.

Da tutte queste valutazioni che ovviamente ho fatto - e immagino che il collega Perron voglia raggiungere qualcosa -, quindi ci pare evidente che le attività evidenziate non possono essere ricondotte alla fattispecie prevista sia nella legge regionale, sia nella carta dei servizi, sia nel regolamento che disciplina le attività della Cittadella dei giovani.

Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Perron, ne ha facoltà.

Perron (LEGA VDA) - Continuo io, alcune premesse innanzitutto. Qualcosa ha già detto il collega Manfrin, la Cittadella dei giovani riceve ogni anno finanziamenti da enti pubblici, vado io nel dettaglio, mi piacciono i numeri: 200 mila euro dal Comune di Aosta, 150 mila euro dall'Assessorato della pubblica istruzione e politiche giovanili, 125 mila euro dall'Assessorato della cultura, 25 mila euro dal CIPE e dal CELVA. Da parte nostra, come amministratori e politici, siamo titolati a criticare le iniziative di qualcosa che è finanziato dal contribuente. Inoltre ricordo che c'è il gruppo interistituzionale che serve da monitoraggio delle attività della Cittadella di cui fanno parte i due Assessori più altri rappresentanti degli altri enti e quindi diciamo questo è anche un modo per portare il tema alla loro attenzione, che poi in questo caso la Cittadella abbia affittato la struttura ad Arcigay poco cambia, la struttura è quella, finanziata dalla Regione per 175 mila euro annui e quindi noi sosteniamo con i fatti che certe iniziative non siano coerenti con la missione della Cittadella stessa.

Secondo: il nostro intervento è certamente strumentale, verremo attaccati sui social ovviamente, già succede, ma è ovviamente strumentale perché in particolare, la mia parte... questo per noi è un tentativo di parare quello che consideriamo a tutti gli effetti un attacco ideologico, politico, ne abbiamo già parlato, c'è già proprio nella questione dell'Arcigay la questione politica pianificata, consapevole che ha delle radici, tra l'altro, per chi studia la filosofia politica, ha le radici nel Marxismo, che non è più quello delle origini ma è quello che si chiama "post moderno", ci sarebbe tantissimo da dire ma ovviamente non vi tedio, che vede come oppressi non più i proletari del Marxismo originario diciamo, ma oggi le minoranze sessuali, le donne, i migranti, le minoranze etniche e ovviamente oppressi dappertutto nella dialettica oppresso-oppressore si scava alla ricerca di oppressori ovunque e quindi chiunque si opponga a questa visione, che, ripeto, è politica, ovviamente passa in automatico dalla parte dell'oppressore e del nemico. Ripeto: qui si parla di idee e qui è quello che attacchiamo, non certo l'orientamento sessuale; tra l'altro, ci sono molti omosessuali che probabilmente si sentono danneggiati da certe iniziative e anche strumentalizzati politicamente.

Terzo, per ultimo, parlo per me rapidamente, è lontanissima da me ogni forma di moralismo spicciolo, sono contro ogni forma di censura del pensiero e dell'arte, comprese le manifestazioni più provocatorie. Qui quindi si parla di una visione ideologica portata in un luogo che è deputato all'educazione dei giovani, spero sia chiaro. Vediamo le attività delle quali io mi sono occupato perché ce le siamo divise con il collega Manfrin. Quello di cui mi occupo io è la proiezione del film "Gli anni amari" che racconta la vita e l'attivismo di Mario Mieli, una delle personalità più significative del Movimento LGBTIQ... italiano degli anni Settanta. Il suo libro - perdonatemi ma io sono un professore, ho la forma mentis di questo tipo - si chiama: "Elementi di critica omosessuale", è del 1977, io me lo sono anche scaricato e letto in varie parti, lo consiglio ai colleghi. Allora vediamo come veniva definito ed esaltato Mario Mieli, in questo caso non dalle fonti cattoliche, che ovviamente sono decisamente avverse a lui, ma io ho preso i testi a favore e quindi ho preso uno splendido articolo del quotidiano comunista "Liberazione" dell'11 marzo 2008 in cui ovviamente si esalta Mario Mieli come intellettuale e ha anche un certo spessore come intellettuale, lo dico senza nessuna forma di presa in giro, ho letto il libro, perché ovviamente la colpa di tutto è il capitalismo. Ora, Presidente, qui siamo in fascia protetta, è anche ora di cena, purtroppo io riporto delle citazioni, se pensa che sto esagerando cercherò di utilizzare altri termini, mi può interrompere, applicherò dell'autocensura. Vediamo Mario Mieli come viene definito dall'articolo, poi, tra l'altro, ai colleghi, se vogliono, glielo giro perché è interessante. "Mario Mieli, dinamite frocia contro la norma - la norma intesa quella eterosessuale imposta dal mondo borghese - vestiti da donna, teatro d'avanguardia, teoria, militanza, droga, coprofagia, 25 anni fa usciva volontariamente di scena, suicida a 31 anni, il più grande intellettuale queer italiano. Una ricerca instancabile contro ogni ordine costituito all'inseguimento dell'eros polimorfo e perverso, ancora oggi di fronte a ogni tentazione di normalizzazione omosex assolutamente scandalosa".

Sempre riporto tra virgolette: "Mieli mescola teatro e contestazione, droga e filosofia, mangia i suoi..." mi avete capito... tra l'altro, su altre fonti trovi una sua esibizione nel locale Ompo's dell'epoca, perché, ripeto, è interessante il quadro: "ingerì anche quelli del suo cane" e in lui si incarna il trionfo dell'eros libero che vuole affermare la sconfitta della norma eterosessuale. Nel suo pensiero, tra l'altro, è presente l'esaltazione della sessualità infantile che, per quanto da inserire nel contesto delle teorie psicoanalitiche, non siamo proprio tutti sprovveduti, capiamo il contesto, ma queste teorie ovviamente parlano di un bambino che è il perverso polimorfo e senza dubbio al limite dell'inneggiamento alla pedofilia. Riporto nel suo libro che potete trovare si scarica gratis. "Noi checche rivoluzionari sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi sì possiamo amare i bambini, possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di eros, cogliere a viso e braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro", testuale dal suo libro. Sempre da articoli di "Liberazione" leggiamo che "Mieli condanna il ruolo castrante del sistema educativo", lui lo chiamava "l'educastrazione" rappresentato in primis dalla famiglia. Tralascio di citare la sua ultima fase, quella alchemica magico-erotica nella quale creava dei dolci da mangiare con il suo fidanzato di cui a questo punto penso possiate intuire alcuni degli ingredienti e quindi, per carità di patria, non vado a... ma, se volete, c'è l'articolo anche interessante, ve lo giro così ve lo leggete.

Direi quindi un intellettuale perfetto da presentare con un film alla Cittadella dei giovani, per carità, un film non ammazza nessuno, si possono fare film su chiunque, ma siamo alla Cittadella dei giovani per la quale con apposita legge regionale abbiamo stabilito che si disponga interventi volti a - è nostro questo, ovviamente non censurabile - promuovere il benessere, l'adozione di stili di vita sani, lo sviluppo della personalità, l'autonomia basata sull'assunzione di responsabilità personali e collettive". Mi rincuora il fatto, almeno spero, che non ci siano stati dei corsi di cucina.

Il secondo evento, che invece non è ancora stato calendarizzato, riguarda quello del linguaggio inclusivo, anche qua torno decisamente serio, questo è un tema che va a toccare le scuole, la letteratura, eccetera. È con la linguista Vera Gheno, infatti, sempre nell'ottica dell'oppressione femminile, di quella parte di popolazione che ha l'identità di genere non binaria, diciamo l'1 percento della popolazione, molte lingue, compreso l'italiano, hanno un problema endemico e strutturale gravissimo, il plurale maschile sovraesteso, ne avrete già sentito parlare nei telegiornali magari o in programmi su La7 quando c'è Michela Murgia, ad esempio, che ha provato su "La Stampa" a scrivere un articolo con questo linguaggio inclusivo: la schwa, non entro nei dettagli perché altrimenti credo che vi annoierei. Non mi dilungo sulla questione linguistica, ma ricordo che cercare di manipolare il linguaggio è stata una delle strategie fondanti dei regimi totalitari, ben identificati, tra l'altro, dal capolavoro letterario di Orwell "1984". Di sicuro non sarà una conferenza su questo tema alla Cittadella a cambiare il mondo, non siamo così sprovveduti, ma deve essere chiaro che così si creano gli strumenti che un giorno potranno essere presi in mano da una parte politica e imposti dall'alto, a cominciare da dove? Dalle scuole. In Canada, ad esempio, c'è la famosa legge C16, per chi segue e si vuole andare a cercare, che ha creato un sacco di polemiche sui pronomi di genere neutri imposti per legge, in Italia vicino a noi appunto la questione del DL Zan, che si basa sugli stessi assunti ideologici e che va a toccare proprio le scuole e l'educazione dei giovani, ma ci tornerò un attimo dopo, quindi questo è il quadro, ripeto, strumentale, stiamo parlando di idee e ideologie, abbiamo dimostrato che sono prettamente politiche e quindi ci chiarisca un po' l'Assessore la posizione su queste tematiche.

Presidente - Risponde l'assessore Caveri.

Caveri (VdA Unie) - Non riuscirò a essere suggestivo come voi siete stati, gli enfants terribles del Consiglio Valle; credo che abbiano divertito almeno una parte della platea. In realtà, cominciando dalla n. 37 e arretrando alla n. 36, credo la ricostruzione di questi fatti sia poi molto più banale di quanto possa essere rappresentato e si parte da un presupposto prima di entrare nella vicenda del casus belli. Sicuramente - e parlo anche a nome dell'assessore Guichardaz - noi continuiamo ad avere dei problemi di governance, e io mi sono permesso anche di segnalarlo al Sindaco di Aosta con molto garbo e anche al direttore della Cittadella Jean Frassy. Diciamo che forse l'ultimo episodio sta nel fatto che è stata organizzata una festa per celebrare l'anniversario della Cittadella rispetto alla quale noi, pur finanziatori, non abbiamo avuto nessuna informazione e l'assessore Tedesco ha partecipato alla conferenza stampa illustrando questo insieme di manifestazioni e io mi sono permesso di dire al Sindaco che, quando si presentano anniversari di una struttura di questo genere, che, tra l'altro, nacque tantissimi anni fa con un interreg con Albertville, sarebbe stato opportuno non solo una presenza della Regione ma anche una condivisione delle manifestazioni che si svolgeranno in questo quadro. È quindi del tutto evidente che nella convenzione vigente c'è qualche cosa che non funziona: non funziona al di là dei contenuti che si possono dare e sui quali adesso tornerò per cercare di rispondere a quanto è stato detto.

La manifestazione di cui si parla o, meglio, l'insieme di manifestazioni di cui si parla in realtà non fanno parte della programmazione che viene trasmessa e dovrà essere trasmessa nel caso del prossimo anno entro il mese di ottobre al Comune di Aosta e riteniamo che noi si debba come Regione, come finanziatori, anche se tutto passa tramite Aosta, essere informati non per esercitare forme di censura, ma per evitare anche che nelle manifestazioni ci sia una certa ridondanza. Questa manifestazione invece rientra in una formula di affitto delle sale della Cittadella, cioè non rientra nell'organizzazione complessiva delle manifestazioni. Questo progetto è stato presentato dalle associazioni promotrici che voi avete citato per il bando del CSV di Aosta chiamato "Progetti sociali 2021", che rientra in un programma di accordo che vede, da una parte, il CSV di Aosta e, dall'altra, il Dipartimento politiche sociali dell'Assessorato sanità, salute e politiche sociali. Queste manifestazioni sono interamente finanziate da un fondo ministeriale, quindi si può dire che in questo caso non c'è un problema di connessione con quell'insieme di manifestazioni che noi riteniamo debbano essere concordate, quindi la Cittadella dei giovani per questa manifestazione è stata semplicemente indicata nel progetto quale luogo per la realizzazione di queste iniziative. È per questo quindi che il gruppo interistituzionale non se n'è mai occupato e devo dire che noi non abbiamo una possibilità ovviamente di controllo su eventi che vengono organizzati in Cittadella da altri soggetti che non rientrano nella programmazione degli eventi di Cittadella, della quale, ripeto, dobbiamo occuparci e di cui ci vogliamo occupare perché, entro il 31 di ottobre, ci dovrà essere presentato, tramite il Comune di Aosta, il programma annuale dell'attività per il prossimo anno. Riteniamo quindi di poter avere quelle informazioni e quei dettagli che in qualche maniera sono necessari e ribadisco che assieme all'assessore Guichardaz noi abbiamo proposto, in occasione dell'ultimo incontro di questo organismo, di costituire un gruppo ristretto e tecnico che si occupi delle iniziative e delle attività promosse dalla Cittadella dei giovani per conoscere prima le varie azioni programmate, per avere un insieme di visione di quello che capiterà al proprio interno. quindi noi su questa manifestazione non possiamo immaginare di fare qualche tipo di guardiania o di censura. Ora, è del tutto evidente quindi che la riflessione dovrà soprattutto riguardare i meccanismi convenzionali e... come dire? studiare nell'appalto che verrà tutto quello che consente di evitare un eccesso di ingerenze politiche di qualunque colore. Credo che questo sia un tema molto significativo.

Ciò detto, vengo alla parte più suggestiva, non ho grande esperienza né nella coprofagia, né in altre cose, però cercherò nel limite del possibile di poter fornire qualche tipo di risposta. Come dicevo, questo insieme di manifestazioni, rispondo volentieri all'interpellanza di Perron, che ovviamente contiene degli elementi che non sono dialettici tra me e lui ma sono dei ballons d'essai un po' provocatori; se le tematiche politiche, tra le quali le modifiche del linguaggio, rientrano fra le finalità della Cittadella, dico con chiarezza che in questo caso si tratta di un affitto di sale per una manifestazione che in qualche maniera se si vuole e modus in rebus può rientrare nelle missioni della Cittadella, perché se noi guardiamo l'insieme delle materie che possono rientrare, anche questa questione delle minoranze di tutti i generi ci può essere.

Poi è stato detto: "se ciò rappresenta il primo passo nella realizzazione dell'agenda politica della sinistra radicale, precederà il suo ingresso nel mondo della scuola". Ora, l'ho già detto in quest'aula senza alcun intingimento che, per quel che riguarda l'Assessore attuale all'istruzione, tutte queste suggestioni - termine che uso appropriatamente, talvolta suggestione lo si usa in maniera un po' esagerata -, tutta questa idea di penetrare all'interno dei libri di testo con delle teorie gender non mi appartiene, nel senso che io ritengo che sia giustissimo rispettare qualunque orientamento sessuale, qualunque espressione, anche la più personale rispetto a questa sfera privatissima dell'umanità, è molto diverso invece quello che sta capitando in alcuni settori, cioè porre in dubbio l'esistenza di aspetti anatomici, psicologici e sociali che creano nella società l'uomo, la donna e creano anche degli spazi intermedi che ognuno è libero di riempire come vuole, ma ovviamente è una cosa molto diversa immaginare forme di proselitismo o instillare, soprattutto nei piccolissimi, dei dubbi che in qualche maniera possono creare poi nella loro vita degli aspetti problematici. Se questo deve avvenire nella rappresentazione della diversità, che è un tema serio, non bisogna ridere di un uomo che si veste da donna o di una donna che ama una donna o di un uomo che ama un uomo, bisogna però spiegare - e io ho sempre cercato di farlo con i miei figli - le ragioni che non sono ragioni di xenofobia o di isolamento, ma ben diverso è immaginare invece una rappresentazione che diventi un imprinting sulle giovani generazioni.

Allora è evidente che Mario Mieli c'entra poco, nel senso che quelli vestiti leggono le favole o cose di questo genere, rientra in quella manifestazione, quindi non c'è un atteggiamento da parte nostra che in qualche maniera, da una parte, implichi qualunque elemento censorio nei confronti di rappresentazioni delle diversità; dall'altra, però non si può neanche pensare che la Cittadella diventi una specie di luogo dove periodicamente, in maniera anche molto insistente, si insinui questo tema o si affronti esageratamente questo tema. Ripeto: modus in rebus. Per questo riteniamo che senza attività censorie, come mi sono permesso di dire al Sindaco di Aosta e a Jean Frassy il direttore, noi non possiamo pensare che con una periodicità continua ci sia questo tema martellante, che in qualche maniera poi voi trasformate un po' scherzosamente e talvolta anche un po' in burletta e ci divertiamo, ma credo che, al di là dello scherzo e del sorriso, ci siano degli elementi molto profondi. Lo ripeto: da una parte, temi di rispetto per la diversità; dall'altra, però neanche pensare che questo diventi uno dei fili conduttori esclusivi rispetto invece alla mission della Cittadella dei giovani, che è una mission molto molto ampia. Posso dire quindi che non si vuole porre un modello educativo, che non ci sono fraintendimenti rispetto all'educazione dei giovani, che sono le altre domande poste dal consigliere Perron.

Io quindi credo che nel rapporto sincero sia con i gestori della Cittadella, sia con il Comune di Aosta si debbano probabilmente piantare dei paletti sapendo che la Cittadella dei giovani deve essere un luogo pluralista, come ho avuto modo di dire, in cui bisogna ospitare tutte le espressioni culturali e sociali della società valdostana e ogni elemento eccessivo da destra, da sinistra, da sopra, da sotto, qualunque elemento eccessivo che in qualche maniera può anche diventare un vulnus soprattutto rispetto ai giovani, perché questa è la Cittadella dei giovani, quindi non è un elemento astratto. Se abbiamo scelto tantissimi anni fa di investire su questa struttura dell'ex Macello di Aosta trasformandola dal centro sociale, che era anche un luogo suggestivo, era un luogo allegro e pieno di vita, era per trasformarlo in un luogo che serve per tutti i giovani, quando si dice: "tutti", devono essere tutti.

Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Grazie Assessore per la sua risposta, soprattutto perché emerge anche da una certa parte... vedere un certo fastidio mi sembra eccessivo, ma un certo sbigottimento per una gestione abbastanza disinvolta e senza coinvolgimento da parte di tutti coloro che sono i soggetti finanziatori di quella struttura, ricordo che appunto il finanziamento da parte della Regione è per il 55 percento e quindi forse dovrebbe essere il primo ente interpellato quando si fanno delle iniziative. A prescindere da questo, quindi apprezziamo la presa in carico del problema e soprattutto la necessità di fare chiarezza e mi auguro che questa volta il passaggio che lei ha fatto con il Sindaco, così come con il Direttore della Cittadella possa portare i suoi frutti; lei però, Assessore, ha detto una cosa, ha detto: "ma noi non possiamo dire di fare o di non fare questa iniziativa, perché in realtà questa iniziativa è di persone che hanno affittato le sale all'interno della Cittadella". Non dimentichiamo, Assessore, che il caso personale che ho citato prevedeva che io avessi affittato una sala, me la pagassi in autonomia, ma mi è stato impedito e mi è stato impedito perché non potevo presentare quel libro e non lo potevo presentare quel giorno, a prescindere dal fatto che la sala l'avessi pagata o meno. Era un romanzo, non era un qualcosa di sovversivo o rivoluzionario, peraltro un romanzo edito negli anni Settanta, quindi è un po' difficile anche tacciarlo di chissà che nefandezze.

Al netto di questo giustamente lei, Assessore, ha effettivamente centrato un po' il punto, cioè dice: non è che siamo qui ovviamente a dire che invece noi vogliamo che ci siano discriminazioni e quant'altro, e ci mancherebbe, non era l'obiettivo di nessuno all'interno di quest'aula, però è chiaro che qui non si parla più di tutela delle differenze, perché qui si continuano a fare iniziative che esulano da quel campo. Io credo che nessuno abbia l'idea di dire: "qui bisogna discriminare chi ha un orientamento diverso, chi ha un tipo di sessualità di un certo tipo, chi ha delle abitudini". Ci mancherebbe altro, non bisogna discriminare nessuno ma la promozione di certe cose e giustamente anche l'iniziativa che viene fatta a livello politico, questo va detto perché lo abbiamo riassunto anche nell'esposizione, l'ho riassunto personalmente, queste sono iniziative politiche che vengono organizzate dalle associazioni, non sono iniziative culturali, hanno una precisa strategia, tant'è vero che si va dal linguaggio, come giustamente ha evocato il collega Perron, alla promozione, alla lettura delle favole con le Drag Queen ai bambini per educarli fin da piccoli a questo tipo di cultura, ci si mette l'immigrazione ovviamente per l'ennesima volta in mezzo perché bisogna anche trattare il tema addirittura dei migranti e le LGBTI. È quindi evidentemente un disegno politico molto chiaro quello che viene portato avanti, il problema è che giustamente quello che diceva lei è corretto, cioè lei quasi ricorda con nostalgia il centro sociale Anita, obiettivamente io no, non lo ricordo con nostalgia, anzi, ricordo che io ai tempi andavo al centro sociale Anita semplicemente per all'interno guardare quando qualcuno stava male o quando vedevo passare della droga, per telefonare alla Polizia o all'ambulanza permettendo di entrare e di far finire la festa. Era un divertimento che noi facevamo il sabato sera per interrompere chiaramente i bagordi che venivano eseguiti lì dentro, quindi non lo ricordo chiaramente con nostalgia, anzi, e giustamente l'ho evocato. Questo progetto nasce in collaborazione con Albertville per promuovere, e questo è un qualcosa che andrebbe ricondotto, secondo me, la francofonia, tema che è stato completamente dimenticato, anche perché - e abbiamo già avuto modo di parlarne in quest'aula - l'unico accenno alla francofonia che è stato fatto è, guarda caso, l'accenno alla francofonia verso l'Africa, quindi, quando si parla di francofonia, si parla dei Paesi francofoni africani e si chiamano gli esperti, come sempre i cantastorie che girano e si fanno pagare le consulenze, le conferenze e quant'altro per fare dei bei simposi. Non ho visto ovviamente progetti che riguardino la Francia, la Svizzera, il Canada, il Belgio, tutte comunità francofone con le quali avremmo sicuramente da promuovere uno scambio, ma che evidentemente vengono relegate perché non sono abbastanza "esotiche" per essere poste in evidenza.

Giustamente quindi, come abbiamo già fatto la volta scorsa, voglio prendere chiaramente nella maniera positiva le sue parole, Assessore, quindi partire dal presupposto che iniziative di questo tipo chiaramente non verranno più riproposte anche a seguito appunto del fatto che si può avere ogni considerazione di quel luogo, ma che possa essere teatro di queste iniziative non lo vedo. Cerchiamo quindi di essere positivi ma, come sa, saremo attenti censori di quello che accadrà ancora in quella struttura di qui al futuro.

Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il consigliere Perron.

Perron (LEVA GDA) - Siamo soddisfatti della sua risposta, ovviamente ha ben inteso il senso particolare della mia iniziativa, solo per aggiungere, sulla questione appunto scuola che mi riguarda da vicino... il circolo di cultura Mario Mieli, ad esempio, è una delle ventinove associazioni che ha partecipato al gruppo nazionale di lavoro dell'UNAR presso il Dipartimento Pari opportunità e può diventare un ente di formazione presso il MIUR in merito alla formazione e sensibilizzazione dei docenti, studenti e famiglie nelle scuole, e questo soprattutto potrà succedere in caso di approvazione della legge Zan, che istituirebbe la Giornata dell'uomo transfobia, eccetera. C'è quindi la possibilità che, anche se non direttamente ma in generale, questo tipo di ideologia, ripeto, politica, non mi dilungo, che, tra l'altro, ha delle basi, se qualcuno vuole un riferimento, nel 1985 venne scritto: "Egemonia e strategia socialista" di Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, si parlava di modificare la lotta di classi, affidarla a nuovi soggetti e quindi noi vediamo realizzato quanto è stato pianificato. Nient'altro quindi, siamo soddisfatti della sua risposta, sono soddisfatto anche del fatto che dice che vigilerà sulla questione scuola, ambiente particolarmente sbilanciato a livello ideologico per vari motivi che qui non affronto, quindi pensavo e pensavamo che fosse importante anche per il mondo autonomista ragionare su queste tematiche, tanto più che, ad esempio, Alessandro Zan è un Deputato del PD e quindi è una precisa parte politica, qua c'è una precisa alleanza politica di governo e quindi ha un senso presentare e capire da che parte si propende, in noi si troverà sempre qualcuno pronto a opporsi a certe forme di indottrinamento.