Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 867 del 22 settembre 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 867/XVI - Interpellanza: "Valutazione complessiva dell'accoglienza in favore di cittadini stranieri in Valle d'Aosta".

Bertin (Presidente) - Punto n. 27 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione, ha chiesto la parola il consigliere Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Questa iniziativa nasce dalle dichiarazioni del Presidente della Regione sull'accoglienza di Afghani nella nostra regione e allora su questo facciamo innanzitutto un po' di storia.

Come abbiamo già evidenziato più volte, quando era stato operato un taglio delle risorse disponibili per l'accoglienza, le solidali cooperative avevano rinunciato a partecipare ai vari bandi che si erano succeduti dal 2019 ad oggi. Da allora quindi erano state operate numerose proroghe fino ad arrivare all'ultimo bando che è stato pubblicato appunto a giugno.

Tanto per fare qualche cifra, così i cittadini che ci ascoltano da fuori capiscono, la base d'asta della penultima gara era di 24,25 euro pro capite e pro die IVA esclusa, quindi chiaramente i famosi 25 euro al giorno, più un kit di 150 euro per il primo ingresso, più 5 euro di pocket money a persona ogni giorno più 2,50 euro di rimborso delle prestazioni mediche a chiamata. Nella nuova gara la base d'asta era di 28,50 pro capite e pro die, quindi si aumenta di 4,25 euro, il kit di primo ingresso raddoppia da 150 a 300 euro e poi abbiamo sempre i 5 euro di pocket money, 2,50 euro e il rimborso di prestazioni mediche a chiamata. Sono certo quindi che un così sostanzioso aumento della base di gara del capitolato avrà sicuramente fatto una breccia nei cuori delle cooperative accoglienti della nostra Regione che non lo fanno per soldi, ma ovviamente per convinzioni personali, ma di questo ci auguriamo ci renda edotti il Presidente.

Altra questione invece è quella che lei ha evocato, Presidente, cioè la questione dell'accoglienza dei Comuni. Ho trovato infatti curioso che fino ad oggi nessuna Amministrazione abbia sentito l'esigenza di attivare dei progetti, progetti SPRAR, poi SIPROIMI che adesso si chiamano progetti SAI, ovvero di quella accoglienza che viene definita ordinaria. Ho trovato ancora più curioso che il Presidente attivasse una ricerca fra i Comuni a pochi giorni dalla conclusione della gara di appalto perché ho detto: "caspita, se le persone possono essere ospitate, possono essere ospitate nei centri di accoglienza speciali che erano appena stati banditi". Perché il punto è questo, cioè che siano afghani o non afghani le persone potevano essere accolte in qualsiasi momento con uno slancio di generosità delle nostre munifiche comunità locali, eppure chissà come mai fino ad oggi, come dicevo prima, nessuna comunità locale aveva sentito l'esigenza di trovare un posto a eccezione di tre Amministrazioni locali. Queste tre comunità locali rappresentano un unicum e, come saprete, sono i Comuni di Saint-Vincent, di Champorcher e di Saint-Rhémy-en-Bosses che decisero di aderire alla rete SPRAR. Vi chiedete: perché avevano deciso di adire la rete SPRAR? Non sicuramente per generosità. Aderirono, così come chiarì l'allora Sindaco Borgio in una riunione caotica del Consiglio comunale a cui io partecipai, per evitare che sul loro territorio, cioè sul territorio di Saint-Vincent e poi su quello di Champorcher e poi su quello di Saint-Rhémy, venissero messi dei centri di accoglienza speciale; perché? E qui veniamo alla curiosità che ci contraddistingue, perché qualcuno si è dimenticato, esultando per l'arrivo appunto degli Afghani, che i Comuni che ospiteranno un progetto SAI sul proprio territorio saranno esclusi dal sistema di accoglienza come specificato anche dal presidente Lavevaz con il suo decreto n. 61 del 10 giugno 2021 con cui ha bandito la gara d'appalto per l'ospitalità dei CAS. Lei nel primo periodo richiama proprio il decreto n. 294 del 17 luglio 2020 e dice appunto: "l'affidamento dei servizi di centri di accoglienza dei cittadini stranieri costituiti da singole unità abitative sul territorio con esclusione dei Comuni in cui risultavano attivi progetti SIPROIMI ora SAI".

La circolare dell'11 ottobre del Ministero degli interni, oltre a disporre una clausola di salvaguardia che rende esenti i Comuni che appartengono alla rete SPRAR o che abbiano formalmente manifestato la volontà di aderirvi dall'attivazione di ulteriori forme di accoglienza, specifica che i centri di accoglienza eventualmente presenti sul territorio devono essere ridotti o ricondotti alla rete SPRAR stessa. Questo significa che le Amministrazioni e gli amministratori - ne ho mente un paio che hanno esultato - non vedevano l'ora che arrivasse qualcuno da ospitare, dovranno limitare un po' la loro "fame" di accoglienza perché chiaramente l'istituzione di un centro SAI, un centro SIPROIMI sul loro territorio impedirà che si possa costituire un centro CAS, oppure smantellerà quelli che sono già presenti. Questa quindi è sicuramente una notizia positiva, però non dimentichiamo un punto, cioè che l'accoglienza della rete SAI ha dei costi per l'Amministrazione a differenza dello SPRAR, infatti il Ministero dell'interno eroga fino al 95 percento delle risorse economiche necessarie alle misure di accoglienza, specifico: fino al 95 percento, che non significa che le eroghi sempre fino al 95 percento, ma fino al 95 può finanziarlo ma l'Ente locale partecipa con un minimo del 5 percento di cofinanziamento. Questo significa che i tre Comuni che abbiamo citato prima, nella loro straordinaria generosità, hanno speso 100 mila euro di fondi comunali per fare accoglienza invece di spenderli per i propri cittadini.

Detto questo, ho detto: facciamo un'altra valutazione invece - l'avevo già condivisa ma è bene farla anche in quest'aula - dell'accoglienza della nostra Regione, perché ho avuto modo proprio nei giorni precedenti a quelle dichiarazioni di avere un risultato di richiesta di accesso agli atti sulle persone ospitate dal 2014 ad oggi nella nostra regione e mi sono chiesto: quanti di questi erano effettivamente profughi? Quante di queste persone sono state aiutate e quante si sono dimostrate non solo irriconoscenti, ma addirittura dannose per la nostra comunità? I numeri ve li svelo tra poco, anzi adesso: sono 960 le persone che si sono turnate nella nostra regione dal 2014 ad oggi, quindi circa un migliaio di presunti profughi, che avrebbero dovuto essere ospitate nelle nostre strutture e il condizionale in questo caso è d'obbligo perché sapete su 960 quante persone si sono viste revocare l'accoglienza? Sono 741, 741 persone su 960 si sono viste revocare l'accoglienza. Le motivazioni che poi hanno visto la revoca di quest'accoglienza sono straordinarie, 636 di questi non si sono nemmeno presentati nelle strutture in cui avrebbero dovuto essere accolti, perché loro scappano dalla guerra ma se uno li accoglie, non si presentano nemmeno, oppure sono scappati dalla struttura facendo sorgere un interrogativo su tutti: ma se voi steste scappando dalla guerra, per quale motivo dovreste abbandonare una struttura che vi fornisce vitto, alloggio, istruzione, vestiti, i pocket money e quant'altro? È una domanda legittima a cui purtroppo la risposta latita.

Il dato più inquietante però è quello relativo alle revoche per violazione grave o ripetuta delle regole delle strutture compreso il danneggiamento doloso di beni mobili e immobili o persino comportamenti gravemente violenti, 41 di questi soggetti si sono resi responsabili di questi atteggiamenti, sono quelli che sono stati beccati, perché quelli che non sono stati beccati purtroppo non figurano e quindi si sono visti revocare l'accoglienza e non si sa se abbiano lasciato il territorio nazionale o meno. perché gli sarà stato dato un bel fogliettino di via e con questo fogliettino probabilmente ci avranno fatto dei ricci per capelli e saranno rimasti sul territorio probabilmente a creare danni, non lo so.

Per inciso chiaramente sono usciti martedì, grazie a un'inchiesta di Stefano Piazza, i dati sui rifugiati afghani giunti in Europa durante la prima ondata del 2015 che dicono una cosa molto interessante: la maggior parte di questi profughi rifugiati afghani non si sono mai inseriti nella società, in Germania, ad esempio, costituiscono lo 0,3 percento della popolazione ma hanno compiuto il 6 percento degli stupri.

Un ultimo ma importante dato rispetto agli immigrati rimasti, quindi 219 in quasi sette anni, l'ultimo dato disponibile rispetto all'accoglimento dello status di rifugiato ci dice che fra il 70 e l'80 percento ha ricevuto il rifiuto, quindi rifiuto dello status di rifugiato, quindi erano persone che non scappavano da nessuna guerra e solo una ridottissima percentuale, ovvero indicativamente il 10-15 percento era effettivamente un profugo.

Di fronte a questi dati quindi com'è possibile affermare che si debba nuovamente accogliere una nuova andata che nel 90 percento dei casi non solo non scappa da nessuna guerra, ma che addirittura è dannosa per la nostra comunità, sia dal punto di vista economico, perché drena risorse che andrebbero dirette ai nostri poveri, sia dal punto di vista sociale, perché crea danni incalcolabili nel nostro tessuto? Io sono certo, Presidente, che lei ci vorrà fornire una spiegazione, dubito che lei ci vorrà fornire anche una motivazione per la quale noi dovremmo produrci in un siffatto sforzo per accogliere queste nuove persone che arrivano, però i dati credo che siano a sua disponibilità, disponibilità di tutta la comunità e mi auguro che, a prescindere dalla risposta che le avrà preparato e che sarà sicuramente una risposta di circostanza, lei potrà far tesoro di questi dati e magari cercare di regolare le sue dichiarazioni o le sue offerte di accoglienza per il futuro.

Presidente - Risponde il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Intanto la ringrazio per l'iniziativa che permette comunque di fare chiarezza anche su questo aspetto molto delicato in questo momento particolare.

Ricordo innanzitutto - ma questa è una cosa che il collega Manfrin conosce molto bene - che il tema trattato in questa interpellanza, così come il tema della successiva, credo sia la n. 29, riguardano materie estranee alle competenze dell'Amministrazione regionale, ma rientrano, come noto, nell'ambito delle competenze prefettizie che il nostro particolare ordinamento attribuisce alla Regione.

Il tenore delle domande formulate con questa interpellanza peraltro consente di fornire le risposte richieste cominciando con comunicare, per quanto riguarda la prima domanda, cioè "se siano state formulate offerte a seguito del decreto n. 261 del 10 giugno 2021", che, relativamente alla procedura di gara di cui al decreto n. 261, è pervenuta un'offerta da parte di un operatore economico, che la gara si è conclusa e che la centrale unica di committenza sta ultimando le verifiche ai fini dell'aggiudicazione definitiva.

Per quanto riguarda la seconda domanda, cioè "se siano giunte risposte dal CELVA in ordine alla disponibilità di accoglienza di persone o nuclei familiari provenienti dall'Afghanistan", non sono al momento pervenute dal CELVA manifestazioni di disponibilità per l'accoglienza di persone o nuclei provenienti dall'Afghanistan.

Relativamente alla terza domanda: "se sia intenzione dell'Amministrazione fare una valutazione complessiva dell'accoglienza in Valle d'Aosta e dei risultati prodotti", posso dire che l'Amministrazione regionale non ha alcuna titolarità a valutare il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo nel suo complesso. Si ricorda al riguardo che il fondamento normativo è il decreto legislativo n. 142/2015 intitolato: "Attuazione della direttiva 2013 n. 33 UE recante norme relative all'accoglienza di richiedenti di protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32 UE recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale", in particolare dell'articolo 11 del decreto rubricato, misure straordinarie di accoglienza. Com'è noto, l'articolo in questione prevede che, nel caso in cui siano esaurite le disponibilità dei posti nei centri governativi di prima accoglienza a causa di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti la protezione internazionale, l'accoglienza possa essere disposta dal Prefetto in strutture temporanee individuate dalle Prefetture secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici. L'andamento degli arrivi ha in effetti portato, come sappiamo, alla ripartizione dei richiedenti asilo per Regione secondo delle quote prestabilite, ma si tratta di un procedimento gestito in tutto e per tutto dallo Stato, nello specifico dal Ministero dell'interno attraverso le Prefetture e sostenuto con risorse finanziarie statali. Quello che si può dire in questa sede è che in Valle d'Aosta dal 2014 a oggi, come ha ricordato lei stesso, nei cosiddetti "centri straordinari di accoglienza" sono stati ospitati complessivamente 960 richiedenti e che in nessun momento la presenza di queste persone ha dato origine a problemi di ordine pubblico.

L'altro aspetto che pare necessario ricordare è che si tratta, come detto, di misure straordinarie definite a livello europeo e statale che hanno comportato la distribuzione sul territorio italiano dei richiedenti asilo al di fuori dei meccanismi ordinari di ingresso per motivi di lavoro.

Le valutazioni in merito al sistema di accoglienza di cui al decreto legislativo n. 142/2015 sono pertanto di competenza del Ministero dell'interno e non dell'Amministrazione regionale, che, nell'ambito delle competenze che le sono attribuite, ha solamente dato applicazione, come ogni Prefettura d'Italia, a quanto previsto dalla normativa sulla base delle indicazioni operative e di dettaglio emanate dal Ministero stesso.

Presidente - Per la replica, ha chiesto la parola il consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Vede, presidente Lavevaz, io le avevo già formulato anche a livello personale un'osservazione nel merito di quella che lei ha utilizzato come frase di apertura, ovvero sul fatto che l'operato del Presidente della Regione in qualità di Prefetto e sulla struttura di Prefettura non sia sindacabile. Vede, io potrei accettare questo tipo di risposta nel momento in cui la Prefettura fosse un ufficio a sé stante separato nel quale lei ogni tanto va a presiedere, ogni tanto va a firmare i documenti e poi ritorna tranquillamente nel suo ufficio. Il problema è che la Prefettura, e tutte le attività connesse, sono in strutture regionali con alle dipendenze dipendenti regionali pagati con fondi regionali. Il punto è questo, Presidente, quindi il fatto che lei sia anche Prefetto o che svolga le attività di Prefetto non significa che lei a quel punto deve sfuggire al controllo del Consiglio, ha capito Presidente? Il punto è proprio questo, anche perché - e poi vengo a quello che giustamente ha detto - lei ha detto alcune inesattezze: ha detto che innanzitutto non può valutare nel merito la qualità dell'accoglienza o che non è suo compito. Io credo che lei, Presidente, abbia una certa autonomia politica anche di valutare le cose e, nel momento in cui io le sottopongo un quadro nel quale si vede che 741 persone su 960 si sono viste revocare l'accoglienza nella nostra Regione e sulle motivazioni almeno un commento lo potrebbe fare, cioè quanti di questo migliaio effettivamente scappava dalla guerra? Pochissimi. Quanti si sono visti accordare lo status di rifugiato? Praticamente nessuno. Una valutazione su questo va fatta. Lei dice che nessuno ha creato problemi di ordine pubblico, su questo la smentiscono i dati. La mia richiesta di accesso agli atti, come ho già detto, evidenzia che 41 di queste persone sono state allontanate perché hanno commesso delle violenze o delle distruzioni di beni mobili e immobili. Dire che questo non sia un problema di ordine pubblico mi sembra un po' assurdo, ma se vuole, lei, Presidente, faccia una cosa che io ho fatto adesso, mentre lei diceva che non c'erano stati problemi di ordine pubblico, provi a cercare: "migrante arresto Aosta" su Google e vedrà che come primo risultato le apparirà: "droga, arrestato migrante per spaccio ad Aosta". Dire che questo non ha provocato problemi di ordine pubblico evidentemente mi pare un qualcosa di non centrato sull'obiettivo e non è l'unico caso perché ci sono stati degli accoltellamenti. Lei non so se avrà saputo ma ci sono state anche delle aggressioni a delle ragazze al parco davanti alla stazione di Aosta da parte di un simpatico Signore della Guinea Bissau, cioè non è che può dire che effettivamente non ci stati problemi di ordine pubblico, ci sono stati eccome! Allora il punto è interrogarsi sul fatto che quella quota di migranti che dobbiamo giocoforza obbligatoriamente prendere sia stato un vantaggio o meno per la nostra comunità e mi pare di vedere che non è che si siano prodotti degli ottimi risultati.

Detto questo, prendo atto che lei ci ha detto che una caritatevole cooperativa ha partecipato alla gara e quindi si è aggiudicata l'accoglienza, vedremo chiaramente se supererà il vaglio, perché mi pare che sia successo altre volte che qualcuno partecipa e poi non ha i requisiti, quindi ci auguriamo che non abbia i requisiti anche stavolta ma, a prescindere da questo, prendiamo anche atto che, considerate le dichiarazioni roboanti che alcune comunità locali hanno fatto pubblicamente ai giornali, prendiamo atto che il suo appello è caduto nel vuoto e quindi che nessuna comunità locale ha comunicato la propria disponibilità al CELVA di accogliere degli Afghani, quindi vuol dire che erano solo titoli di giornali ma poi, quando si tratta di dire ai propri cittadini: "guardate che sul nostro territorio arriva uno, due, tre, quattro, cinque...", ci si pensa due o tre volte.

La ringrazio quindi per le risposte presidente Lavevaz.