Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 857 del 22 settembre 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 857/XVI - Interrogazione: "Notizie relative allo studio demografico sull'evoluzione della popolazione della Valle d'Aosta nei prossimi 10 anni".

Bertin (Presidente) - Punto n. 14 dell'ordine del giorno. Risponde il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Lavevaz (UV) - Si chiede con questa interrogazione come si articolerà lo studio, su quali basi e quale è il fine dello studio demografico. La Giunta regionale ha deciso di promuovere la realizzazione di uno studio demografico, partendo dall'osservazione che da tempo, in particolare attraverso le analisi prodotte dall'Osservatorio economico e sociale, emerge come la Valle d'Aosta stia affrontando una fase particolarmente critica dal punto di vista demografico. Nello specifico questa dinamica si sostanzia in un costante e significativo calo dei residenti, in un'importante caduta della natalità, in un rilevante processo di invecchiamento e in un rallentamento dei flussi migratori.

Un richiamo sintetico ad alcuni dati può chiarire meglio il quadro. A inizio 2021, per il settimo anno consecutivo, si registra un calo dei residenti. La popolazione valdostana nel complesso nel periodo 2014-2021 sì è infatti contratta di circa 4300 unità, ossia circa il 3,4 percento, per cui al primo gennaio di questo anno i residenti in Valle d'Aosta si attestano di poco sotto le 124 mila unità, ovvero a un valore simile a quello rilevato per il 2007.

Questa contrazione è stata determinata principalmente da saldi naturali negativi, a cui si devono aggiungere anche saldi migratori negativi. In particolare, la dinamica della natalità presenta dei tratti di criticità importanti, tanto che nel corso degli ultimi nove anni si è innescato un trend di progressiva discesa del numero dei nati, con la sola eccezione del 2014. In particolare, il livello delle nascite, nell'ultimo sessennio, si è saldamente attestato al di sotto della soglia delle mille unità all'anno, per arrivare nel 2020 a toccare il minimo storico stimato in meno di 800 nascite. È utile ricordare che solo nel 2009 i nati erano circa 1300, ovvero il 30 percento in più. I dati relativi ai primi mesi del 2021 confermano, peraltro, che il livello delle nascite si mantiene su livelli minimi.

L'insorgenza della pandemia di Covid-19 ha poi contribuito ad acuire questa situazione, esercitando un forte impatto sui comportamenti demografici e determinando un ulteriore peggioramento della dinamica naturale, dato il sensibile aumento dei decessi associato appunto a una significativa contrazione delle nascite e parallelamente a un rallentamento della mobilità.

La Giunta regionale ha quindi ritenuto che, ai fini dell'attività di programmazione sociale ed economica, fosse particolarmente rilevante disporre di analisi che potessero fornire indicazioni sulle evoluzioni nell'arco dei prossimi dieci anni della popolazione della regione, con particolare attenzione alla fascia di residenti in età scolastica e in età lavorativa e anziana, in quanto costituiscono rilevanti elementi di riflessione trasversali per molte politiche regionali. Proprio in ragione dell'attività programmatoria appare strategico avere una conoscenza delle aree a maggior malessere demografico, nascite e flussi migratori deboli, strutture squilibrate, eccetera, e sulla base delle proiezioni della popolazione regionale per classi di età e genere definire alcuni possibili scenari demografici al 2031. L'obiettivo dello studio è pertanto sintetizzabile nell'acquisire elementi conoscitivi circa l'evoluzione della popolazione regionale nell'arco dei prossimi quindici anni, approfondendo e rivedendo le previsioni demografiche attualmente disponibili, superate dagli eventi prodottisi a seguito dell'impatto della pandemia.

In considerazione della qualificata competenza ed esperienza professionale maturata nella elaborazione di studi sulle analisi delle dinamiche demografiche e proiezioni della popolazione, lo studio è stato affidato all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, specificatamente al Laboratorio di statistica applicata, che promuove l'applicazione delle metodologie statistiche per l'analisi di processi in ambito sociale, economico e aziendale, con particolare attenzione ai processi decisionali, e che vanta una rilevante attività di ricerca applicata su temi quali l'analisi sociodemografica e quella di supporto alle decisioni, con riferimento anche all'aspetto previsionale.

La progettazione e il coordinamento scientifico dell'attività di analisi e la supervisione tecnica di tutte le fasi, oltre alla cura della stesura del report finale, è assicurata dal direttore del laboratorio di statistica applicata professor Alessandro Rosina. Si tratta di un importante demografo che, oltre all'attività accademica, ha al suo attivo molte pubblicazioni scientifiche e divulgative e ha ricoperto e tutt'ora ricopre importanti incarichi come esperto, oltre ad aver partecipato a commissioni ISTAT e ministeriali. Attualmente è membro del comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia e coordinatore del gruppo di esperti su demografia e Covid 19.

L'attività viene svolta in coordinamento con l'Osservatorio economico e sociale della Presidenza della Regione e lo studio è articolato essenzialmente in due parti: la prima ha come riferimento temporale il periodo 2011-2020 e prevede un'analisi dell'andamento demografico distinta per età e genere con riferimento alla Regione nel suo complesso e distinta per marco aree super regionali da definire con l'Osservatorio economico e sociale. Le dinamiche e gli indicatori individuati saranno comparati con l'andamento previsto dalle proiezioni ISTAT e rispetto all'andamento italiano. L'obiettivo è di valutare quanto e in quali macro aree tali dinamiche nel decennio scorso sono andate peggio o meglio delle previsioni fatte nel 2011 e rispetto al resto del Paese, ovvero quali aree sono in maggior malessere demografico.

La seconda parte ha invece come riferimento temporale il periodo 2021-2036. In questo caso il lavoro si sostanzia nella produzione delle proiezioni della popolazione per classi di età e genere al 2036, agganciandosi agli scenari elaborati da ISTAT.

Presidente - Per la replica il consigliere Lavy.

Lavy (LEGA VDA) - Presidente Lavevaz, ho paura che questa possa essere una grande occasione persa e adesso le spiego il perché. Da ciò che mi ha detto - poi ovviamente andrò comunque a ristudiarmi la sua risposta nel dettaglio, perché ha dato tantissime informazioni - si tratta la Valle d'Aosta come un comparto stagno, un comparto unico, perché si valuteranno le evoluzioni della popolazione in base essenzialmente all'età e al genere. Però la Valle d'Aosta non è tutta uguale, anzi, negli ultimi decenni si vede una differenziazione netta fra ciò che c'è nelle terre alte, quindi la montagna, e ciò che c'è ad Aosta e nella plaine, che purtroppo è diventato il centro un po' di tutto.

Il fatto che si studi la demografia e l'evoluzione della regione è ovviamente qualcosa di importante, perché forse si ha così una platea nel capire quali politiche devono essere portate avanti. Il problema è che, se questo genere di studio parte sulle stesse basi che ha guidato la politica negli ultimi decenni, allora c'è un problema. Perché effettivamente, se noi andassimo a vedere oggi - Bernard Janin lo spiegherebbe molto bene: la géographie est très liée à l'histoire - ebbene, si vedrebbe che certe scelte che sono state fatte anche negli anni scorsi hanno portato a far sì che ci siano zone molto più penalizzate rispetto alle altre, e le zone più penalizzate sono quelle di montagna, perché Aosta e la plaine non sono montagna. L'imbuto ha fatto sì che tantissime persone decidessero di spostarsi verso il basso ed è questo che a quanto mi ha detto lei manca nello studio, il capire qual è stata la causa delle migrazioni interne in Valle d'Aosta, perché ci sono tante persone che dalle vallate, dai villaggi, si sono spostate nel fondovalle, nei cosiddetti comuni dormitori, che sono un obbrobrio sotto tantissimi punti di vista, anche semplicemente quello urbanistico, e che negano quello che è stato il nucleo fondamentale della società valdostana, che era il villaggio con tutto ciò che ne consegue.

Ecco perché ragionando nella stessa maniera, rispetto a come si è sempre fatto, si considera la Valle d'Aosta come un tutt'uno, ma non è assolutamente così, per il semplice fatto che la montagna è una cosa, Aosta e la plaine sono un'altra; quindi, io mi aspetterei che ci sia una sorta di suddivisione a fasce rispetto alla plaine, rispetto alla media montagna, rispetto all'alta montagna. Se si va a vedere nella storia, l'abbé Henry contava più di quattordici villaggi sopra i 2000 metri qualche decennio fa. Ora, per carità, le situazioni anche climatiche sono differenti, ma il fatto che si decida quale sia il centro e quale sia la periferia è una scelta politica e spesso purtroppo, con il fatto di dire tuteliamo la montagna, in realtà si è solo tutelato Aosta e tutelata la plaine, che non sono montagna. Purtroppo, ci sono zone, mi viene in mente la valle di Champorcher, la Valsavarenche, altre valli laterali, altri comuni delle terre alte, che sono in gravissima difficoltà, più di altre zone che costituiscono la plaine. Mai nel tempo la Valle d'Aosta ha avuto 120 mila abitanti, oggi però c'è una grandissima sproporzione fra chi abita nelle terre alte e mantiene il territorio e chi abita nella plaine.

E questo sarebbe interessante nello studio demografico proprio per capire anche gli spostamenti interni e capire che lavoro fanno le persone che si sono spostate; e io ci scommetterei che una grandissima parte delle persone che si sono spostate sono impiegate nel settore pubblico. La Valle d'Aosta, che ha sempre detto di difendere chi abita in montagna, in maniera indiretta con l'attrazione verso di sé nel comparto pubblico di tantissimi valdostani, non ha fatto altro che in realtà fare l'esatto opposto di ciò che diceva, e questo studio potrebbe dimostrarlo. Ovvio che potrebbe dare fastidio a qualcuno, assolutamente, ma è un'occasione per non ripetere certi errori fatti, perché a oggi ci sono zone della Valle d'Aosta totalmente sguarnite e non possiamo permettere che in realtà la Regione faccia ciò che forse ha sbagliato nel fare nel tempo, anche se a parole si è sempre detto l'opposto.