Oggetto del Consiglio n. 627 del 27 maggio 2021 - Resoconto
OGGETTO N. 627/XVI - Interpellanza: "Studio relativo all'individuazione di linee guida per l'uso promiscuo di strutture pubbliche in coabitazione con altre attività compatibili".
Bertin (Presidente) - Punto n. 37 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione il consigliere segretario Distort, ne ha facoltà.
Distort (LEGA VDA) - Questa interpellanza prende spunto da una notizia apparsa nei giorni scorsi su alcune testate giornalistiche, in merito alla petizione contro la chiusura della scuola d'infanzia di Chesallet nel Comune di Sarre. Tenuto conto che la scuola in questione, oltre a contare il maggior numero di iscritti rispetto agli altri due poli di scuola d'infanzia del territorio comunale di Sarre, è considerata di eccellenza per la qualità della didattica e per il coinvolgimento del territorio, con il progetto orto scolastico a cui partecipano i nonni e la collaborazione con aziende agricole del territorio. Evidenziato quanto riportato dal comitato, chiudere una scuola in questo periodo di emergenza sanitaria che ha duramente colpito il mondo intero, sembra pertanto insensato, una decisione che non sembrerebbe tener conto del benessere delle future generazioni e guardare alla qualità di un servizio veramente efficiente, per non parlare dei fondi pubblici investiti.
Questo è l'inquadramento che non vuole essere né una presa di posizione nei confronti dei sottoscrittori della petizione, né tantomeno un'interferenza nelle dinamiche di attività del Comune di Sarre, che come è noto è il mio comune, quindi c'è un senso di campanilismo che emerge, che è plateale e non ho nessun problema a nasconderlo. Tuttavia l'inquadramento e l'utilizzo dell'oggetto su cui poi è imbastita l'interpellanza è esclusivamente un esempio, un punto di partenza. È una competenza comunale, il comitato agisce per conto proprio nella sua autonomia, fa riferimento come interlocutore al Comune e io non entro in merito e non intendo portare in quest'aula questo livello di dinamica. Però voglio semplicemente portare all'attenzione dell'aula l'argomento come indicatore di una problematica che è opportuno trattare in maniera assolutamente approfondita, strategica, di visione, perché il futuro è già iniziato. Abbiamo uno scenario in evoluzione che ci dà certe tendenze e quindi il rischio di ipotetiche chiusure di attività pubbliche, di strutture pubbliche costruite a loro volta con fondi pubblici, potrebbe essere il destino ormai segnato. Di fronte a questo scenario è estremamente opportuno che si mettano in atto meccanismi virtuosi, che non vogliono essere l'accanimento a voler tenere aperto a tutti costi strutture sottoutilizzate, però il mettere in atto dei meccanismi virtuosi, dei pensieri, delle riflessioni, delle strategie per far sì che ci possa essere quantomeno una strategia di utilizzo condiviso degli immobili. Un utilizzo condiviso, promiscuo, con altre attività, in modo tale che si giustifichi il mantenimento in apertura di questi immobili, il mantenimento delle attività per le quali sono stati concepiti questi immobili, sicuramente in maniera ridotta ma nella compensazione con la coabitazione in altre attività, si può pensare di garantire un rapporto benefici-costi per quanto riguarda queste strutture.
Questo, ribadisco, è di competenza comunale, ma il concetto è questo: voler mettere in atto una dinamica regionale per costituire una sorta di task force. Adesso cosa si costituirà è di competenza del Governo, non dell'opposizione, io individuo semplicemente degli orizzonti. Potrebbe essere la costituzione di una task force regionale che metta in moto meccanismi e disponga di risorse conoscitive, statistiche, previsionali, approfondimenti, conoscenze tecniche, esempi da condividere con le realtà comunali.
Ora faccio un piccolo inciso. Appartenendo alla comunità di Sarre io chiaramente ho voluto, per onor del vero, incontrarmi con il sindaco di Sarre nei giorni scorsi, per avere completezza della materia e della questione. Dal dialogo e dal colloquio il sindaco mi ha spiegato che in realtà non intende chiudere l'edificio, ma intende semplicemente riorganizzare in maniera diversa l'attività della scuola d'infanzia e ha già in atto un progetto che garantirà il mantenimento in funzione dell'edificio. Non interferisco nelle scelte, come è opportuno. Mi conforta sapere che c'è un amministratore che sta prendendo a cuore il problema, sarà questione tra il sindaco e il comitato il colloquio, il dialogo, per raggiungere una conclusione che sia di reciproca soddisfazione, però mi conforta che ci sia una soluzione e che quindi l'ipotesi di un abbandono di una struttura, non sia configurata.
Ma il Comune di Sarre è il secondo comune in Valle d'Aosta per numero di abitanti, quindi dal punto di vista di risorse demografiche, di risorse dal punto di vista anche delle disponibilità organizzative, disponibilità economiche, ha comunque tutta una serie di requisiti e di presupposti per i quali può essere in grado di camminare da solo. Allora, senza nulla togliere ad altri Comuni, con questo non dico che non siano in grado di camminare da soli, dico semplicemente in uno spirito, in un corretto e sano spirito di sussidiarietà è opportuno che ci sia, a mio parere e a parere del mio movimento che condivide perfettamente il valore delle identità locali delle comunità locali, della tutela, dell'aiuto delle comunità locali, è opportuno che ci sia un progetto, che si dia inizio a un progetto a livello regionale che diventi l'interlocutore di aiuto per le realtà comunali, in maniera tale che i vari casi in cui edifici si ripetano, casi come quello indicato a suggerimento della presente interpellanza, possano trovare una risposta.
Quindi ribadisco: lungi da me voler suggerire di costituire una task force o uno strumento di pianificazione che interferisca, o peggio, diminuisca l'autonomia di azione dei Comuni, ma altra cosa è considerare che le questioni siano problemi comunali e come tali sia lecito il disinteresse da parte regionale. Altra cosa invece è pensare virtuosamente, ribadisco, nel concetto della sussidiarietà, che ci sia un'azione regionale a supporto delle realtà comunali, proprio nell'ottica della valorizzazione delle comunità locali, la tutela delle comunità locali, il mantenimento del presidio nelle comunità locali dal punto di vista demografico, dal punto di vista delle attività produttive, agricole e non solo, dal punto di vista del presidio sul territorio, dal punto di vista idrogeologico.
Lo spirito è questo, con questa iniziativa, come tante, noi proponiamo un indirizzo virtuoso, che rappresenti il disegno di società che ci sentiamo di poter dire condiviso dalla sensibilità della Lega e dalla sensibilità dei gruppi autonomisti. Sotto questo punto di vista il nostro è un indirizzo accorato e rimango in attesa della risposta da parte sua, Assessore.
Presidente - Per la risposta, l'assessore Caveri.
Caveri (VdA Unie) - Collega Distort, l'esercizio del principio di sussidiarietà è sempre estremamente complesso, nel senso che non è mai facile trovare degli equilibri fra il rischio di dirigismo regionale e il rischio invece della debolezza che può esserci magari nei Comuni più piccoli quando si devono assumere delle decisioni. Visto che a lei piacciono sempre le citazioni, credo di poterle ricordare da dove viene il termine sussidiarietà: viene da subsidium, che era quella parte di truppe romane che erano a lato della battaglia e che intervenivano esclusivamente quando ce ne fosse stata la necessità. Quindi la logica è che in teoria non dovremmo mai essere noi a intervenire sui Comuni, ma dovrebbero essere i Comuni a chiedere subsidium nel momento in cui ce ne fosse bisogno e le dimostrerò che più o meno l'impostazione che stiamo dando è esattamente questa.
Come lei sa l'edilizia scolastica, nelle scuole del primo ciclo, infanzia, primaria e secondaria di primo grado, come lei stesso ha ricordato, è di esclusiva competenza degli enti locali, che siano i Comuni o le Unités des Communes, quindi spetta a loro reperire le sedi scolastiche, gestirle, la manutenzione e anche la messa in sicurezza. Noi ci occupiamo di riempire la scatola, per così dire, con gli insegnanti, con i bidelli, a parte anche i bidelli talvolta sono messi a disposizione dagli enti locali.
Negli anni la Regione - va detto: anche con denaro dello Stato, negli ultimi anni - è intervenuta con diverse leggi per finanziare nuove costruzioni, ristrutturazioni, ieri parlavamo della tematica incidente in maniera forte sugli edifici scolastici derivante dall'antisismico, per finanziare quindi la messa in sicurezza anche degli edifici scolastici degli enti locali, ma, nel rispetto appunto della democrazia locale, la responsabilità resta in capo agli enti proprietari rispetto al proprio patrimonio. Anche l'organizzazione e il servizio scolastico sul territorio spetta a ciascun ente locale, quindi le discussioni che il sindaco Pepellin sta facendo con il comitato e che lei ha avuto anche l'occasione di ascoltare, riguardano proprio nel caso specifico l'esistenza di tre plessi scolastici che sono tradizionalmente configurabili rispetto a diverse zone del comune di Sarre.
La collocazione delle scuole all'interno di edifici pluriuso, Municipio, ambulatori medici, biblioteche, è una realtà sempre più rara, bisogna dire, perché le normative restrittive sulla prevenzione degli incendi dettate per gli edifici scolastici prevedono una compartimentazione fisica delle attività scolastiche. Mentre in passato si costruivano scuole che avevano poi altre destinazioni, questo è sempre più difficile, quindi o la si usa per la scuola lo si usa per altro. Tra l'altro lei sa benissimo che purtroppo nei decenni passati, quando si è visto lo svuotamento di molti paesi della Valle, già oggi è esistito e già in passato è esistito questo problema di riutilizzo degli edifici scolastici; è stato un po' di tutto: vendite, ristrutturazioni per altri usi o cose di questo genere.
Che cosa si può fare oggi e quale tipo di attività si può fare? Io sono stato di recente al CELVA in un confronto molto interessante con i sindaci dei nostri 74 Comuni, che riguarda proprio il fatto della crisi demografica, che sarà quella che inciderà più di tutto. Io delle volte discuto con dei sindaci di paesi piccoli, come può essere Pontey piuttosto che Perloz, a fronte di situazioni oramai di numeri di bambini che non ci consentono più di tenere aperte le scuole, perché noi abbiamo una tutela per le zone di montagna come può essere Valgrisanche se Valsavarenche, ma non esiste una simile legge laddove ci sia una vicinanza con comuni che possa consentire alcuni spostamenti. Poi va detto che dal punto di vista pedagogico scuole che oggi possono avere tre o quattro bambini sono estremamente problematiche dal punto di vista anche della formazione del bambino.
Con il CELVA che ragionamento abbiamo fatto? La prima cosa è questo studio che dovrebbe partire a breve e concludersi entro la fine dell'anno, che riguarda una proiezione demografica della Valle d'Aosta nel 2031. Sarà una cosa che non curerò solo io, ma passa anche attraverso la Presidenza e il presidente Lavevaz si è detto d'accordo in Giunta con questa proposta di avere un'idea di come sarà la Valle d'Aosta dal punto di vista demografico, non tra tantissimo ma intanto cominciando con un orizzonte di dieci anni, perché questo ci sarà indispensabile per le scuole, ma anche per l'assistenza agli anziani e anche per capire l'evoluzione del mondo del lavoro.
Al CELVA che cosa ho chiesto? Troviamo dei criteri, quindi il federalismo e la sussidiarietà, in cui noi non imponiamo delle linee guida, ma condividiamo un modus operandi in cui, nel momento in cui noi dobbiamo mettere del denaro nostro o dello Stato sulle scuole, si capisca dove è più utile farlo, perché è del tutto evidente che oggi il rischio è che si vadano a ristrutturare con costi molto onerosi delle scuole che poi rischiano di rimanere vuote. Da una parte naturalmente bisogna spingere tutte quelle misure che rispondano alla domanda del perché le coppie giovani oggi sono restie a fare dei figli o perché ci sono delle maternità molto tardive che impediscono talvolta la nascita di più figli, come mai molti fanno la scelta egoistica e narcisistica di non volere figli, quando invece magari ci sono delle situazioni oggettive che consentirebbero loro di poterlo fare. Quindi sono perfettamente d'accordo, garantisco un'attenzione per trasformare questo studio della demografia in logiche di "graduatorie" concordate con i sindaci, che ci consentano di fare degli investimenti importanti.
Oggi noi abbiamo stimato per la messa a norma o per la costruzione di nuove scuole di questo ordine e grado, quindi non parliamo delle superiori, che esista una spesa potenziale di circa 50 milioni di euro, che è una cifra notevolissima. A noi potrebbero arrivare nei prossimi anni dallo Stato una ventina di milioni di euro, quindi si tratta di trovare e di condividere con il mondo della democrazia locale dei criteri. E poi naturalmente la discussione dovrà essere aperta, ma questo io trovo che sia subsidium, cioè noi potremmo essere utili per capire che cosa fare degli edifici che sono stati svuotati. Negli anni passati si è fatto un po' di tutto, c'è chi ha fatto musei etnografici, chi ha trasformato le scuole in centri di socialità comunale, chi addirittura ci ha realizzato dei negozi nella speranza di far rifiorire il paese; insomma, c'è una certa ricchezza di casistica.
Siamo disponibili a riflettere e in parte questo potrà anche avvenire forse con l'utilizzo di fondi comunitari, perché la ristrutturazione di beni preziosi, come erano le scuole che sono state svuotate o che verranno svuotate, sicuramente è un tema da tenere in grandissima attenzione, sapendo poi che ogni edificio scolastico è un patrimonio di ricordi. A me capita di trovare sul territorio, ce ne sono per esempio a Saint-Vincent dove abito, delle scuole di villaggio che vennero costruite all'epoca in cui Albert Deffeyes era assessore alla pubblica istruzione. Ad Albert Deffeyes, qui sotto, abbiamo la piazza a lui dedicata e c'è anche il suo busto; morì purtroppo a soli 40 anni. E Deffeyes e quella giunta di cui era presidente mio zio Severino Caveri avevano perfettamente capito come la costruzione di belle scuole nei villaggi fosse uno dei segni forti della nostra identità.
Presidente - Per la replica il consigliere Distort, ne ha facoltà.
Distort (LEGA VDA) - Grazie Assessore per la risposta. Devo dire - non è assolutamente una sviolinata - che lei ha un'ottima capacità di sintesi, è un dato del tutto evidente, e nella sua capacità di sintesi lei è arrivato al cuore, a rendersi conto del confine, di una sorta di punto critico, ed è il punto critico normativo. Il fatto è questo: la demografia è una questione, quindi crescita, analisi demografica, tutte le dinamiche relative alla demografia sono un aspetto. L'altro aspetto, quello che mi permetto di suggerire a nome del gruppo che rappresento, è il concetto normativo, è l'aspetto normativo, il limite normativo. Fintanto che noi abbiamo delle norme che impongono una serie di univocità nelle destinazioni d'uso all'interno dei fabbricati, noi non riusciremo a uscire da certi confini. La possibilità di versatilità è una condizione fondamentale per tutto il futuro, perché il futuro sarà sempre più mobile, sempre più fluido. A questa parola "fluida" sono un po' allergico, perché mi sembra qualcosa di evanescente, invece io credo in un futuro fatto di persone consapevoli, di comunità che incarano dei valori in modo stabile. Però il fatto è questo: ci sarà comunque e dovremo essere comunque preparati già da oggi a questa fluidità, a questa evoluzione veloce in atto. Quindi si tratta di pensare alla redazione di approfondimenti normativi per consentire norme di utilizzo, norme edilizie, lo dico nel mio ambito ma non solo nell'ambito edilizio, che consentano l'applicazione di quell'espressione che è cara a noi urbanisti e ormai sta diventando cara anche al mio collega Aggravi, e infatti per suo onore la cito: è il concetto di mixité.
Il concetto di mixité è estremamente fondamentale. L'urbanistica e tutto quanto l'apparato legato alla disciplina dell'urbanistica presuppone questo concetto, la possibilità di far convivere destinazioni d'uso diverse, questo sia a livello del progetto di città, del progetto urbanistico, sia all'interno degli edifici. Questo è l'obiettivo, questa è l'indicazione che mi permetto di dare ed è per questo che ha ancora più senso l'idea di costituire una task force, o comunque un organismo regionale, perché chiaramente bisogna sviluppare, bisogna superare dei confini che ovviamente non sono di competenza comunale.
Poi in chiusura la ringrazio per il ricordo della derivazione storica della sussidiarietà dal mondo militare romano. Le faccio presente che la mia visione di sussidiarietà comprende quanto nella storia si è radicato questo concetto nell'ambito della dottrina sociale della Chiesa, dove chiaramente la sussidiarietà non è soltanto in una direzione ma in entrambe le direzioni, cioè il grande aiuta il piccolo affinché il piccolo nelle sue mansioni tipiche di piccolo possa aiutare il grande. Ed è proprio per questo che il concetto di essere al servizio e non in sostituzione delle comunità locali, permette di innescare quei meccanismi che poi diventano virtuosi per il livello superiore.