Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 626 del 27 maggio 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 626/XVI - Interpellanza: "Azioni volte a verificare la rispondenza della programmazione della Cittadella dei Giovani agli obiettivi della legge regionale 12/2013".

Bertin (Presidente) - Punto 36 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Come già anticipato ieri torniamo sulla vexata quaestio della programmazione della Cittadella dei Giovani. Mi permetterà un piccolo excursus anche sul panorama politico nazionale, Assessore, per iniziare questa interpellanza. Cominciamo con il dire che possiamo fare e discutere questa interpellanza, perché ancora non ci è stata tolta la libertà di parola da certi disegni di legge vari, sponsorizzati da super influencer che, mentre promuovono la censura delle idee altrui, gridano alla censura delle proprie.

Questa iniziativa nasce dalla presa visione di una serie di progetti promossi e sostenuti dalla Regione e dal CSV, oltre che dal competente Ministero. Caso vuole che quando si è parlato di CSV il responsabile ci disse tutto entusiasta che avevano fatto una serie di progetti, quindi ho chiesto: "vediamo questi progetti" ed effettivamente ce li ha trasmessi.

Ho deciso di capire in quale maniera venivano utilizzati questi fondi pubblici relativi a questi progetti, che sappiamo alcune organizzazioni spesso legate a doppio filo con la politica utilizzano in maniera spesso disinvolta. Ho letto di numerosi progetti che oserei definire bislacchi, ma questo progetto nello specifico mi ha colpito in particolar modo. Cominciamo dal titolo: "Generi in movimento, storie e riflessioni per educare le differenze e contrastare gli stereotipi di genere". Mi sono chiesto, leggendo il titolo di questa iniziativa, quali siano questi stereotipi di genere da contrastare. Probabilmente, anche ampliando il nostro sguardo al panorama politico nazionale, saranno quegli stereotipi che affermano che nasciamo uomini o donne, oppure quelli che affermano, immagino con terribile avventatezza, che per procreare un bambino serve un uomo e una donna. Qualcuno potrà probabilmente sorridere di fronte a queste affermazioni, ma Gilbert Chesterton nel 1905 preconizzava questa situazione scrivendo che "fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro e spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate". Così allo stesso modo riaffermare queste banalità oggi risulta un atto quasi rivoluzionario.

Apprendo dalla documentazione che è stata trasmessa che questo Festival delle Ragazze ha visto numerosi appuntamenti e ospiti susseguirsi per diversi mesi. Nelle intenzioni questo festival dovrebbe combattere gli stereotipi di genere e promuovere le pari opportunità, scardinare cliché e discriminazioni. La messa in pratica però mi è sembrata molto aderente a questi principi, in altro abbastanza discordante con quanto affermato.

Partiamo con la promozione del femminismo che viene affermata in questo progetto e dalla presentazione del libro "Rivoluzione Z: diventare adulti migliori con il femminismo", di Giulia Blasi. In questa pregevole opera presentata sulla piattaforma della Cittadella e finanziata con soldi pubblici, possiamo leggere: "Per sciogliere questi dubbi e raggiungere una forma di autocoscienza, il femminismo è tuttora uno strumento importante, efficace, illuminante, perché il patriarcato è tutt'altro che scomparso dalla nostra società". Una frase direi illuminante e ho dovuto purtroppo anche concentrare la mia attenzione su quanto affermato, perché evidenzia quali sono le teorie che stiano dietro questo libro, ovvero quelle del femminismo radicale il quale, a differenza per esempio di quello liberale, crede nell'esistenza di un patriarcato, ovvero un sistema di oppressione secolare che costringe uomini e donne in categorie, considera le donne come classe oppressa storicamente dagli uomini e crede in una società rivoluzionaria femminista progredita tecnologicamente, nella quale si potrà abbracciare una sessualità polimorfa, non basata sul sesso riproduttivo, non necessariamente eterosessuale e monogama. Parla apertamente di rivoluzione, pensa che il fallimento della rivoluzione socialista, ad esempio, sia dovuto al fatto che non si è riusciti a eliminare la famiglia e la repressione sessuale, attuando una operazione riformista più che rivoluzionaria. Il femminismo radicale rifiuta la famiglia come istituzione e il matrimonio e si batte per l'eliminazione del genere. Sono tutti elementi questi che ritroviamo nel dibattito parlamentare nazionale che oggi è in discussione, con cui ho evidentemente iniziato la presentazione di questa interpellanza.

Sono sicuro che a questo punto qualcuno potrà sollevare il sopracciglio, ma immaginate, se ci riuscite, cosa sarebbe accaduto se la Cittadella dei Giovani e i fondi pubblici fossero stati impegnati per l'obiettivo opposto, ovvero la diffusione del maschilismo o la diffusione della tesi del maschilismo radicale. Io temo che tutta la libertà di espressione che una certa Sinistra ha evocato ed evocherà sicuramente a seguito di questa interpellanza - ho già visto qualche bel post su Facebook - sarebbe svanita per lasciare posto ad un processo sommario a cui la santa inquisizione non avrebbe nulla da invidiare.

Andiamo però avanti con quanto presentato. Le stesse tesi, con poca variazione sul tema, si possono leggere su un libro di Lorenzo Gasparrini, e qui correggo un refuso sul nome riportato sull'interpellanza, che si definisce blogger e attivista antisessista e presenta questo libro perché si intitola "Perché il femminismo serve anche agli uomini". Sul riassunto possiamo leggere che l'autore ci propone un'alternativa a partire dalle riflessioni fondamentali dei movimenti femministi. La maggior parte dei problemi personali, relazionali e professionali che gli uomini hanno derivato da quello stesso sistema patriarcale gerarchico e che i femministi hanno descritto e analizzato.

Non manca la presenza del collettivo teatrale La Furibunda, sulla cui pagina Facebook si possono leggere pregevoli interventi quale quello dal titolo "Come si intersecano sessismo e precariato?", oppure "Lo sciopero femminista e transfemminista" dell'8 marzo", o ancora "Le grandi campagne a supporto delle lavoratrici del sesso".

Non può mancare il libro di Emanuela Abbatecola "Pink is the new black" che ci presenta l'insidioso mondo degli stereotipi di genere nella scuola dell'infanzia, vera piaga sociale del nostro tempo, come potete immaginare. Oppure un bel laboratorio di libri a fumetti per bambini e ragazzi senza stereotipi di genere, anzi, "bambin e ragazz senza stereotip di gener" come direbbe Cattivik, così è riportato sul progetto che ci viene trasmesso.

Arriviamo alla fine di questo progetto, ovvero la ciliegina sulla torta, la presenza di Porpora Marcasciano, transessuale storica attivista trans, attuale presidente del Movimento Identità Trans. Questo ospite d'eccezione, presente in uno spazio pubblico finanziato con soldi pubblici, la Cittadella dei Giovani, ad adulti e minori ha portato libri di pregevole fattura quali: "Antologaia", "L'aurora delle trans cattive" e l'indimenticato "Tra le rose e le viole. La storia e le storie di transessuali e travestiti". In tutto questo non dobbiamo dimenticare che il MIT, ovvero il Movimento Identità Trans, è una delle associazioni più importante del movimento LGBT italiano e dall'88 ha iniziato a occuparsi di tematiche politiche, fino al 1995 quando Marcella Di Folco, leader e presidente dell'associazione, è diventata consigliere comunale di Bologna; diciamo che può essere considerata una associazione politica a tutti gli effetti.

Ma per quale motivo ho dovuto riassumere tutto questo? Perché oggettivamente - le motivazioni che ho espresso nelle premesse di questa interpellanza, credo che siano abbastanza chiare - non ritengo che queste attività siano in linea con quanto previsto con gli obiettivi della legge 12 del 2013; ne abbiamo parlato già diffusamente: la carta dei servizi, gli articoli e quant'altro. Ma soprattutto ritengo che organizzare, così come ho già avuto più volte modo di evidenziare, iniziative pseudo culturali che in realtà nascondono finalità politiche o addirittura movimenti politici che propagandano le proprie idee in spazi pubblici non debba essere di competenza della Cittadella, finanziata con fondi regionali e comunali, né tantomeno meriti di essere sostenuta con i soldi delle tasse di tutta la nostra collettività che per larga parte non si riconosce nemmeno in quanto presentato. Mi permetto inoltre, Assessore, di evidenziare che alcune di queste iniziative vengono rivolte persino, come ho già detto prima, a bambini e ragazzi con un'azione di propaganda di cui certo non abbiamo bisogno.

Per questo motivo, Assessore, le chiedo, per mezzo di questa interpellanza, in quale modo l'evento o la serie di incontri e di presentazioni organizzati e programmati dalla Cittadella sia in linea con gli obiettivi previsti dalla legge 12 del 2013 e se sia intenzione dell'Amministrazione regionale intervenire con una verifica sulla programmazione della Cittadella dei Giovani. Credo che su questo punto lei abbia già ampiamente risposto ieri, ma sono ansioso di conoscere anche la sua opinione su questo tema.

Presidente - Per la risposta, l'assessore Caveri.

Caveri (VdA Unie) - Il tema che lei solleva è molto delicato, perché uno deve camminare sul filo del politicamente corretto, quindi se uno si sbilancia diventa cattivo e se si sbilancia dall'altra parte troppo bravo; non è facile. Leggevo l'altro giorno di una cantante americana che ha detto che lei è non binaria, quindi non è né uomo né donna, per cui non bisogna rivolgersi a lei né con il "lei", né con il "lui" ma con il "loro", che dal punto di vista semantico è anche una cosa abbastanza curiosa. Ciò detto io sono rispettoso di qualunque posizione, nel senso che io sono un libertario per natura e quindi è del tutto evidente che ciascuno della propria vita, finché rispetta le leggi e può affermare i propri diritti, è giustissimo che lo possa fare.

Naturalmente mi sono informato. Non c'ero tra il pubblico, ma mi sono informato ed effettivamente in questo progetto "Generi in movimento" il dato di partenza è la serietà degli interlocutori che però l'hanno proposta: il Centro servizi per il volontariato e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali; adesso non ho avuto tempo di andare a vedere chi era ministro all'epoca e non vorrei che poi si creassero degli imbarazzi, perché con il turnover dei ministri attuali non sappiamo bene chi possa averlo fatto.

Se uno legge la carta dei servizi, si può dire che con tutte queste materie, essendo talmente vasta la mission della Cittadella (la formazione, l'orientamento, la partecipazione giovanile, arte e cultura, prevenzione del disagio giovanile, promozione dell'agio, anche questo "agio" è nuovo, la socializzazione, l'inclusione, l'integrazione sociale con particolare riferimento ai fattori critici e le condizioni di rischio) in realtà si può far di tutto, bisogna essere onesti tra di noi. Io personalmente credo che il problema di fondo sia quello che evocavamo ieri, cioè io non entro nel merito di questa cosa proposta da Dora Donne, ognuno può avere la propria opinione, non so neanche quanto pubblico poi abbia seguito questa manifestazione, perché io credo che poi a un certo punto sarà anche interessante capire l'appeal di tutta una serie di manifestazioni.

Per cui io la cosa che mi sento di dire, senza entrare nei particolari, anch'io so tutto oramai su Giulia Blasi, su quell'altra persona che lei ha evocato, Porpora Marcasciano di cui tra l'altro sono anche andato a leggere degli scritti, ripeto, per me è tutto legittimo. Il problema di fondo è che non ci sia, detto volgarmente, un colpo al cerchio e un colpo alla botte. La logica del pluralismo sta nel fatto che tu puoi affermare la presenza di qualunque tipo di fenomeno sociale, anche quelli molto borderline, molto problematici, perché poi i racconti che vengono fatti sono posizioni ideologiche molto forti, molto significative. Sul gender oggi ci sono discussioni di grandissimo spazio che talvolta mi mozzano il fiato, rispetto a un'educazione un po' tradizionale che ho avuto, però devo dire che ognuno, secondo l'articolo 21 della Costituzione, è libero di potersi esprimere.

Un problema diverso è invece la questione che evocavo ieri. Esiste questo comitato che si riunirà a metà giugno, nel quale io mi permetterò di avere anche dei dati sul successo delle manifestazioni, almeno dal periodo in cui io ho assunto questo incarico, perché ovviamente me ne faccio carico. Dall'altra è chiaro che la verifica sulla programmazione della Cittadella dei Giovani degli anni a venire, dei mesi a venire almeno, perché sugli anni la politica è sempre una cosa incerta, è chiaro che deve consentirci, senza avere visioni ideologiche né da una parte né dall'altra, ma ci vuole. Per camminare sul filo del politicamente corretto, che poi vuol dire semplicemente in un luogo pubblico consentire a tutti di potersi esprimere, quindi chi a favore di determinate cose deve poter avere la possibilità di farlo, ma devono avere la possibilità di farlo anche quelli che la pensano in maniera diversa.

Credo che alla fine questo sia il messaggio che mi permetto di dire, per cui vi assicuro che l'attenzione alla programmazione della Cittadella, visto che noi siamo fra i finanziatori cospicui, dovrà essere quella di avere l'equilibrio che è necessario. Il che vuol dire marciare in una direzione che vada esattamente nel principio stesso della nascita della Cittadella, cioè questa carta dei servizi in realtà offre ampi spazi, ma questi spazi devono essere equilibrati e pluralisti.

Presidente - Per la replica, consigliere Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Assessore, lei correttamente ci dice che l'attività di diffusione di certe idee è assolutamente legittima, e su questo ovviamente non posso assolutamente darle torto, essendo un convinto assertore dell'articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di espressione del pensiero, evidentemente anche nei confronti di alcuni disegni di legge censori che si vogliono provare in questo periodo. Però vede, c'è una differenza fra avere la libertà di poter portare avanti e mettere a conoscenza più persone possibile, con le proprie forze, delle idee, qualsiasi esse siano in un ambito di legalità ovviamente, un'altra è utilizzare spazi e fondi pubblici per fare della propaganda politica. Perché il problema è che nella scheda progetto che lei avrà modo di leggere, vedrà che i destinatari sono famiglie, insegnanti, educatori, operatori sociali, studenti della facoltà di Scienze della formazione primaria. Noi a studenti della facoltà di Scienze della formazione primaria offriamo una formazione di questo tipo? "Bambin e ragazz dai 3 ai 18 anni"; purtroppo è scritto nella scheda "bambin e ragazz", perché è giusto e ci mancherebbe altro che qualcuno si sentisse offeso perché viene definito donna o uomo; dai 3 ai 18 anni!

Questa presentazione di libri sui transessuali, queste idee sul femminismo radicale che vedono gli uomini con un certo odio, e c'è anche scritto nella breve descrizione del progetto: "Il progetto ha l'obiettivo prioritario di sollecitare la riflessione critica sul significato mistificatore e la strumentalizzazione degli stereotipi di genere, allo scopo di diffondere una cultura che valorizzi la differenza individuale, contrasti la violenza maschile contro le donne"; cioè, si individua l'uomo quale problema unico e latore di violenza.

Quello che noi riteniamo invece e che abbiamo sempre detto - lei correttamente, Assessore, ci ha sempre spiegato che bisogna garantire un pluralismo di idee all'interno della Cittadella, però io questa visione gliela contesto, l'ho contestata la volta scorsa e la contesto anche adesso - è che secondo noi, non va garantito un pluralismo di idee. In primis perché sappiamo benissimo e l'ho vissuto sulla mia pelle, Assessore, perché io, insieme ai miei colleghi, ho cercato di presentare un libro in Cittadella, ma mi è stata tolta di imperio la sala dal Sindaco di Aosta ai tempi e la Cittadella me l'ha negata. Era un libro di Jean Raspail, non era un pericoloso trattato di non so quale elaborata teoria nazista, era un romanzo peraltro. Ma quello che noi riteniamo sia opportuno è di evitare che la politica approdi in Cittadella e la propaganda politica, mascherata da temi sociali, piuttosto che educazione alle differenze e quant'altro, possano essere trasportate e possano essere utilizzati quale veicolo gli spazi pubblici.

Come giustamente lei ha ricordato e come ho sempre modo di ricordare anche io, la Cittadella si finanzia e si sostiene con circa mezzo milione di euro di fondi pubblici. Sappiamo benissimo, spesso ce l'hanno insegnato i gestori da che parte politicamente pendono e quali siano le loro preferenze, la libertà di schierarsi dalla parte che si ritiene più opportuna appartiene a ciascuno, questo però non deve ricadere sull'attività che si gestisce per il pubblico, perché le posso assicurare che se domani il gestore della Cittadella cominciasse a presentare tutta una serie di conferenze che invece si iscrivono nell'ambito di una certa altra idea differente politica, probabilmente avremmo le barricate di fronte alla Cittadella.

Assessore, ho apprezzato peraltro anche la sua ironia su Twitter sulla questione di Biancaneve, che credo che possa essere ascritta anche a questo filone: Biancaneve che purtroppo deve essere censurata, perché il bacio del principe non è consensuale e quindi bisogna censurare una favola. Io credo che nell'incontro che si terrà con questo tavolo interistituzionale, di cui mi auguro di poter poi chiedere anche magari un resoconto piuttosto che le risultanze, si tratti anche di questi temi. Fatta salva la libertà di ciascuno di portare avanti le idee che ritiene più opportune, evidentemente quelle di portarle in spazi pubblici sostenuti da fondi pubblici riteniamo che sia assolutamente deleteria per tutti.