Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 531 del 22 aprile 2021 - Resoconto

OGGETTO N. 531/XVI - Interpellanza: "Motivazioni in merito all'organizzazione di un evento on line in occasione del Giorno del Ricordo 2021".

Bertin (Presidente) - Passiamo al punto n. 44 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione consigliere Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Abbiamo preso atto, a seguito della discussione della mozione sul 10 febbraio che si è tenuta in quest'aula, che l'Assessorato ai beni culturali, turismo, sport e commercio ha organizzato mercoledì 24 febbraio alle ore 21:00 una conferenza dello storico Eric Gobetti dal titolo "I confini degli altri", organizzata dall'Istituto storico della resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta e dalla Biblioteca regionale Bruno Salvadori di Aosta. Ha introdotto la conferenza Vilma Villot, direttrice dell'Istituto, Eric Gobetti ha dialogato con Corrado Binel, vicepresidente dell'Istituto, in merito agli eventi che hanno contraddistinto la storia del confine orientale italiano dopo la grande guerra e alle conseguenze storico politiche che hanno colpito i territori contesi. La descrizione dice: "L'incontro intende fornire un contributo alla comprensione dei fenomeni storici di lungo periodo, inseriti in questo caso in un quadro bellico di portata mondiale, nell'ambito del quale avvennero ripetute guerre imperialistiche di aggressione nazifascista oltre allo sterminio organizzato degli ebrei europei. Il dialogo verterà intorno alla storia del confine orientale venutosi a seguire in seguito alla guerra 1915/1918, alla formazione di uno stato fortemente nazionalista quale quello italiano sotto la dittatura fascista, alla successiva creazione del regno di Jugoslavia, all'aggressione antifascista dei giorni di Pasqua del 1941, al passaggio dei soldati italiani residenti in Jugoslavia dopo l'8 settembre 1943, al fenomeno delle Foibe, fino all'esodo giuliano dalmata del 1947".

Abbiamo preso atto che questa conferenza si è svolta con il patrocinio dell'Assessorato e della Regione e abbiamo notato curiosamente una coincidenza, sicuramente una coincidenza. Durante la mozione che abbiamo discusso in quest'aula e approvato all'unanimità, mi pare con l'assenza di un consigliere però, adesso non ricordo bene, dopo questa discussione proprio quell'unico consigliere che è mancato al momento del voto, sicuramente per impegni improrogabili, ci ha però tenuto a lasciare una testimonianza del suo passaggio e del suo pensiero. E come ha voluto testimoniarlo? Ha voluto testimoniarlo leggendo ampli brani proprio di questo libro scritto da questo storico o pseudo tale Eric Gobetti, dal titolo "E allora le Foibe?", che differiva un po' da quello che invece, e lo riconosco anche a lei Assessore, ha poi affermato questa aula, cioè affermare la necessità di ricordare quello che fu e che è tutt'ora, oltretutto inserita e normata da una legge dello Stato, una tragedia italiana come quella delle Foibe e dell'esodo di 350 mila esuli dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia. Appunto, ci è sembrato molto strano che proprio dopo che questa aula si è espressa in maniera così chiara e netta su quel tema, e ho apprezzato in quella occasione le parole, per esempio, del collega Marguerettaz che sono state molto chiare, mi è sembrato molto strano che proprio qualche giorno dopo guarda caso venisse organizzata una conferenza sotto l'egida dell'Assessorato e a tenere questa conferenza fosse proprio quella persona, quello pseudo storico, citato in quest'aula proprio da chi in realtà poi si è assentato guarda caso al momento del voto.

Con questa interpellanza, Assessore, io le chiedo quali siano le motivazioni che hanno portato a organizzare tale evento, ripeto, sotto l'egida dell'assessorato che lei gestisce, adesso non so se in forma diretta o sottoforma di collaborazione con l'Istituto storico della resistenza. E alla luce del fatto che i fatti affermarti sulle Foibe e sull'esodo di Istria, Fiume e Dalmazia sono decisamente chiari, se a fronte di quella che è stata la presentazione fatta da questo pseudo storico, sia intenzione dell'Amministrazione organizzare altri eventi che riportino la storiografia ufficiale scevra da condizionamenti politici e partitici.

Presidente - Per la risposta l'assessore Jean-Pierre Guichardaz, ne ha facoltà.

Guichardaz J. (PCP) - Grazie collega Manfrin che mi permette di interloquire su un tema come quello della programmazione delle manifestazioni culturali. Io vorrei premettere che il sottoscritto non censurerà mai e, dall'altra parte, non darà mai indicazioni ai servizi bibliotecari o alle società culturali o alle associazioni rispetto a indirizzi o a scelte in un senso o nell'altro. Soprattutto non ho nessuna intenzione di connotare ideologicamente una programmazione, a parte che non so nemmeno se avrei il poter di farlo. Questo vorrei che fosse chiaro e vorrei che fosse chiaro che la Biblioteca Bruno Salvadori, che ovviamente è un'entità che fa parte dell'assessorato che per il momento rappresento, organizza ogni anno un programma di manifestazioni culturali che tiene principalmente conto dell'esigenza di celebrare localmente tematiche, alle quali a livello nazionale e internazionale sono dedicate giornate di riflessione. Tra le altre conferenze, nell'anno in corso ne sono state organizzate due in collaborazione con l'Istituto storico della resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta, l'una in occasione della Giornata della Memoria, l'altra in occasione della Giornata del ricordo.

Lei mi chiede se sia intenzione dell'Amministrazione organizzare altri eventi che riportino la storiografia ufficiale scevra da condizionamenti politici e partitici. Lei sicuramente è più attento di me agli aspetti ideologici della questione storica. Io non ho questa sua lettura così attenta, non sono un appassionato di revisionismo in un senso o nell'altro. Le posso dire che, proprio perché non sono dettate da motivi ideologici e non mirati a rappresentare opinioni preconcette, le conferenze della biblioteca sono comunque destinate a esprimere nel tempo le diverse posizioni culturali, sulla base dei principi sanciti dal Manifesto dell'Unesco del 1994, secondo il quale le collezioni e i servizi delle biblioteche pubbliche non devono essere soggetti ad alcun tipo di censura ideologica politico religiosa, né a pressioni commerciali. Questo lo stabilisce il Manifesto dell'Unesco del 1994 e le posso assicurare che io non ho alcuna intenzione né di sottoporre a censura ideologica politico religiosa, tantomeno a pressioni commerciali i servizi bibliotecari.

Comunque credo che se i dirigenti della biblioteca, i programmatori e anche soggetti delle associazioni culturali intendono proporre o programmare degli eventi che abbiano una rilevanza culturale di interesse complessivo, che è lo scopo dei servizi bibliotecari, credo che lo si possa fare a prescindere, ripeto, dalle connotazioni, che io francamente in questo caso non vedo, di tipo politico e tantomeno partitico, perché non mi pare che rispetto alle tematiche affrontate, cioè alla questione specifica di cui lei parlava ci siano delle componenti di tipo partitico che insistono sul dibattito culturale.

Questo è quanto le posso dire. Poi ovviamente lei può replicare, può controbattere come ritiene.

Presidente - Per la replica consigliere Manfrin, ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio l'Assessore che mi concede il diritto di replicare. Io le dico semplicemente per quale motivo ovviamente non condivido la scelta e soprattutto il patrocinio di questo evento. Per un dramma di questo tipo, per una presentazione scevra da condizionamenti politici, mi sarei aspettato un esperto indicato dall'associazione di esuli, per esempio, mi sarei aspettato un professore residente o magari oriundo di quelle terre. Il problema però è che la scelta è caduta proprio su questo presunto storico, filo-titino e anche sessista, Eric Gobetti, e le faccio una piccola descrizione, perché ho fatto tre affermazioni pesanti quindi le voglio motivare.

Comincio con il sessista, perché a voi di sinistra piace. Non vi sarà sfuggito che questo finissimo storico piemontese, proprio in quei giorni, ha dato - chiedo scusa per la citazione - della "zoccola" a un noto esponente politico nazionale, quindi evidentemente qualifica esattamente quello che è il suo preziosissimo contributo al dibattito politico e storico di questo Paese. Ovviamente i post sono disposizione di tutti, quindi quando volete potete vederli. Abbiamo dato spazio a questo personaggio qui, immagino che se fosse stato qualcuno della corrente politica opposta guai, si sarebbe lanciato la fatua su questo esponente.

In secondo luogo, credo non vi sarà sfuggita quella fotografia che gira di questo straordinario storico, con il pugno chiuso e la maglia che rappresenta la faccia di Tito, quindi il mandante e il macellaio delle Foibe. Potete immaginare con quale serenità d'animo e con quale distacco possa aver affrontato un argomento di questo tipo, tra l'altro anche con il fazzolettone rosso al collo, quindi potete immaginare con quale idea scevra da condizionamenti avrà presentato le sue tesi.

Infine, questa mancanza di equidistanza e questa evidente partigianeria con la quale sono stati scritti questi libri, un libro specifico "E allora le Foibe?", che è evidentemente revisionista, riduzionista e negazionista ovviamente di quella tragedia. Non aggiungerò tempo a spiegare perché negazionista, perché ci sono fior di teorie che spiegano il negazionismo sulle Foibe, ma mi concentrerò su quelle che sono le sue parole Assessore. Lei ha detto che non darà mai condizionamenti e scelte e non era nelle sue facoltà negare. Lei può non concedere il patrocinio, Assessore, può non organizzare quelle conferenze che sono evidentemente politiche, ma lei ha voluto farlo forse quasi per "restorare" qualcuno che si è offeso durante il dibattito a favore dell'evento delle Foibe e della celebrazione, ovviamente per evitare che magari il suo gruppo ne uscisse distrutto.

Lei ha detto che non farà mai censura politica. Beh, ne sono felice e mi limito a ricordarle che la stessa censura politica che lei dispone non si possa fare sulle biblioteche, è stata applicata al sottoscritto dal suo amico Centoz quando venne proposta la presentazione di un libro di Jean Raspail, perché in biblioteca quel libro non si poteva presentare: mi furono legate tutte le sale, alla Cittadella, alla biblioteca, nelle sale del Comune. Questa è la censura che al Manifesto dell'Unesco lei cita e questa censura è stata applicata al sottoscritto. La vostra morale è sempre quella del doppiopesismo, sempre e comunque, e questa volta l'ha confermato.

Mi auguro davvero che voglia organizzare qualcosa in maniera scevra da condizionamenti politici. Lascio però il tempo al mio collega Perron che sicuramente ha qualcosa di interessante da aggiungere.

Presidente - Collega Perron per i restanti due minuti.

Perron (LEGA VDA) - In realtà il collega Manfrin ha già espresso tutto. L'unica cosa che posso dire è che il giorno del ricordo è stato istituito a livello nazionale il 30 marzo 2004 e anche da esponenti autorevoli della sinistra, cioè Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella. Questo giorno è stato istituito proprio per ricordare i massacri di quel tipo che sono stati fatti. Poi è ovvio che c'è un grande dibattito culturale e politico, perché le due, purtroppo o per fortuna, non sono mai disgiunte, e in Italia questo è gigantesco, quindi ogni avvenimento di questo tipo viene anche interpretato in un certo modo.

Quello che fa specie, e qui ripeto quello che ha detto Manfrin, è che un unico interlocutore, un unico caso di riferimento culturale che viene fatto in Valle d'Aosta è quello di uno storico che nega o quantomeno sminuisce la portata degli avvenimenti. Quindi noi in Valle ci siamo distinti per aver voluto colorare questa giornata con uno storico che sminuisce questi avvenimenti, quindi in palese contrasto proprio con quanto avviene in Italia e con la direzione nazionale.

La invito, Assessore, a guardarsi il discorso di Sergio Mattarella su questo tema, che ha ampiamente ammesso l'utilizzo strumentale in passato di questo tema e che oggi è invece una giornata nazionale. Questo storico, Gobetti, tira fuori la classica motivazione per cui hanno cominciato prima i fascisti, quindi era giusto che venissero ammazzati i fascisti e chi se ne frega.

Questa è la motivazione. C'è una battaglia culturale enorme, ci siamo distinti. L'unico caso, uno solo che abbiamo chiamato, sostiene quello. Questo è.