Oggetto del Consiglio n. 439 del 24 marzo 2021 - Resoconto
OGGETTO N. 439/XVI - Interpellanza: "Azioni per l'incentivazione del telelavoro e dello smart working anche dopo il periodo di pandemia".
Bertin (Presidente) - Punto n. 27 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione dell'interpellanza Consigliere Rollandin.
Rollandin (PA) - Il problema che pone questa interpellanza credo che sia significativo della situazione e di come vorremmo transitare da una situazione grave come la nostra a una situazione che tutti speriamo arrivi presto.
Riteniamo che sia importante preparare il personale per il domani, personale che in Valle d'Aosta lavora da casa con queste nuove modalità di lavoro in numero inferiore rispetto ad altre situazioni.
Ora noi, tenendo conto dell'articolo 6 del Dpcm 2 marzo 21 "Misure per lo svolgimento a prestazioni lavorative nei lavori pubblici e privati sull'intero territorio nazionale" in particolare facciamo riferimento all'incentivazione del telelavoro e dello smart working. Perché lo chiediamo? Perché sarebbe importante preparare queste persone, preparare il futuro, dando la possibilità di avere il personale pronto a intervenire nel momento in cui...
Non è banale, tanto più in questo momento in cui si fanno tanti corsi di formazione, credo che sarebbe importante capire quali siano le intenzioni e come ci si prepari a questa soluzione.
Presidente - Per la risposta, il presidente Lavevaz.
Lavevaz (UV) - Ringrazio il collega Rollandin per aver riportato in aula una discussione che sicuramente è all'ordine del giorno in queste settimane, peraltro l'abbiamo già affrontata qualche settimana fa in una iniziativa simile, se non sbaglio del collega Manfrin.
Come è noto, lo smart working, o lavoro agile, è una modalità lavorativa preesistente alla pandemia e quindi, come è stato già detto, sopravviverà alla pandemia. È stata ampiamente utilizzata in fase emergenziale e, come giustamente ha ricordato il collega Rollandin, da ultimo anche il Dpcm del 2 marzo ha ribadito che lo smart working debba essere portato avanti in questa fase emergenziale nella più alta percentuale possibile, in particolare nell'ambito dell'Amministrazione pubblica.
Quindi, se dobbiamo trovare un aspetto, per quanto possibile, positivo - anche se lo dico sottovoce - di questa crisi sanitaria di questo anno è che qualcosa ci ha insegnato, nel senso che quantomeno ci ha permesso di sperimentare anche degli aspetti innovativi o comunque di vagliarne sia le criticità che gli aspetti invece più di potenzialità per il futuro.
Quindi nella prospettiva della necessità di un ammodernamento della macchina amministrativa - anche in termini di digitalizzazione, di semplificazione dei processi e di lavoro per obiettivi - di cui abbiamo parlato anche questa mattina nell'ambito delle discussioni, credo che questa sia una strada che sicuramente vada perseguita nell'ambito delle potenzialità che questo tipo di lavoro permette.
Credo che sia utile guardare in prospettiva e quindi sicuramente anche la domanda posta nell'interpellanza va nella giusta direzione.
Proprio in questo solco anche lo Stato ha approvato il 12 marzo un accordo con le parti sociali che cita proprio: "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale", nel quale si tratta in maniera ampia e definita, proprio nell'ambito della cosiddetta contrattazione collettiva, una disciplina del lavoro a distanza, quindi con obiettivi e con le giuste garanzie anche per le condizioni di lavoro che devono essere richieste ovviamente sia dal datore di lavoro ma soprattutto dal lavoratore, anche in ordine alla trasparenza, alla produttività, all'orientamento dei risultati e al controllo delle fasce orarie in cui il lavoratore può essere contattato.
Insomma, è una disciplina in qualche modo che giustamente, come dicevo prima, esisteva già ma che in questi mesi, in questo anno, ha potuto essere approfondita nei dettagli e, oggettivamente, sono emerse delle criticità che devono essere sicuramente chiarite, affinché possa essere utilizzata in una prospettiva più strutturale di lavoro agile.
Invece, sotto il profilo normativo, la nostra l.r. 12/2020 aveva introdotto, come vi ricorderete, l'articolo 73 decies della l.r. 22, proprio per regolamentare nell'ambito della nostra legge sulla dirigenza e sul comparto, inserendo, peraltro, anche gli enti del comparto unico all'interno del nuovo strumento di programmazione denominato "Piano Organizzativo del Lavoro Agile", il cosiddetto POLA; questo mi ricordo che era stato già oggetto di un approfondimento all'interno di un'iniziativa nei mesi scorsi.
Quindi, con questo inserimento all'interno della 22 sostanzialmente si dà la possibilità anche agli enti del comparto - anche agli enti locali eccetera - di approvare questo piano operativo che permette di regolamentare l'utilizzo del lavoro agile e quindi anche la possibilità che almeno il 60% del personale possa fruirne, ovviamente laddove ci siano delle mansioni eseguibili totalmente a distanza, perché è ovviamente noto che non tutto può essere remotizzato, quindi con questo documento e con questa logica è stata poi presentata e approvata una deliberazione di Giunta, la 135/2021, che ha istituito il tavolo permanente del cambiamento organizzativo, dove sono stati individuati, al di là dell'istituzione, anche gli obiettivi che la Giunta ha impartito, quindi innanzitutto l'obbligo e la necessità d'istituire il piano organizzativo del lavoro agile ma anche quello più ambizioso direi di rinnovare in senso più generale e di modernizzare l'Amministrazione regionale.
Certamente la risposta è positiva rispetto alla domanda che è stata fatta, quindi dovremmo cercare di sfruttare al meglio le nuove possibilità che sono state sperimentate, ma questo sempre fintanto che ci saranno le garanzie che questi passaggi possano essere fatti senza influire in nessun modo sull'efficienza e sull'efficacia dell'azione amministrativa. Okay al telelavoro, ma nell'ambito della garanzia che l'efficienza e l'efficacia dell'Amministrazione non siano messe a repentaglio.
Nella seconda domanda dell'interpellanza, si chiede poi "se vi siano delle regole univoche per tutta l'Amministrazione regionale in merito alla gestione dello smart working durante la pandemia": anche su questa domanda rispondo in maniera affermativa, perché finché l'emergenza perdura - speriamo il meno possibile - l'Amministrazione regionale si è dotata di una disciplina, come previsto anche dalle norme nazionali, che è tutt'oggi applicata e che prevede l'utilizzo per le percentuali di almeno il 50% di lavoro agile, disciplinato in maniera assolutamente organica e orizzontale per tutte le strutture regionali, sicuramente fino al termine dello stato di emergenza e poi si faranno invece dei ragionamenti più di struttura, più di prospettiva, con un lavoro agile di tipo diverso, non emergenziale.
Presidente - Per la replica, consigliere Rollandin.
Rollandin (PA) - Prendo atto della disponibilità nell'inserire questo tema con una certa urgenza. Pur sapendo che sia il decreto nazionale che le intenzioni a livello locale andavano in questa direzione, però, come sempre, il problema sono i tempi e i numeri: per riuscire, senza dover in qualche modo cambiare l'esistente, a predisporre dei corsi affinché gli uffici siano in grado d'intervenire nel momento di necessità. Questo purtroppo dobbiamo farlo adesso, non dopo, perché sennò troviamo un vallo, una difficoltà ad avere personale che abbia queste caratteristiche.
Questa è un po' la preoccupazione, quindi bisogna che nei singoli settori venga fatta un'analisi; se non ho capito male in parte c'è già l'intenzione di andare in questa direzione, però prima si riesce a ottenere dei numeri, dei risultati, e prima noi riusciamo a capire quale sarà il futuro a livello regionale - è un metodo che andrebbe bene anche per i Comuni, tra l'altro - quindi i corsi e l'attività futura devono essere progettati congiuntamente; credo che sia una banalità, però penso che sia molto importante, perché se si procede ora riusciremo a rientrare in una logica di coordinamento molto attivo che ci darebbe una visibilità diversa da un punto di vista organizzativo.