Oggetto del Consiglio n. 76 del 18 novembre 2020 - Resoconto
OGGETTO N. 76/XVI - Interpellanza: "Iniziative per la soluzione delle problematiche relative all'invio dei dati riguardanti la nostra regione all'Istituto superiore di sanità".
Bertin (Presidente) - Punto 16 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione la consigliera Spelgatti, ne ha facoltà.
Spelgatti (LEGA VDA) - Nel corso della conferenza stampa a Roma del 5 novembre 2020 sull'analisi del monitoraggio regionale, il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ha spiegato come le difficoltà a raccogliere e trasferire dati sul contagio sia uno dei parametri per cui la Valle d'Aosta rientra in uno scenario di rischio elevato. Le sue dichiarazioni testualmente sono state: "Sono emersi i dati di regioni che si trovavano in quel momento della valutazione con un Rt nel limite inferiore dei diversi scenari e avevano una classificazione di rischio elevato. A queste regioni poi c'è stata un'ulteriore regione, in particolare la Valle d'Aosta, che per un motivo di difficoltà a raccogliere i dati, dovuta anche al numero di casi significativo che si sono verificati in queste settimane, per un periodo consistente ha fatto e fa fatica a presentare i dati. E questo ovviamente è un marker di grande difficoltà del sistema e in qualche modo questo, sempre secondo gli algoritmi di rischio definito, porta ovviamente a rischio alto".
Ricordato che l'allora Assessore alla sanità aveva già, nella scorsa legislatura, giustificato in aula la sanità valdostana - finita per l'ennesima volta sui giornali nazionali perché in quel caso inadempiente ai LEA - proprio con il motivo della problematica dell'invio dei dati a Roma e che quindi sono anni che tale situazione è conosciuta e crea gravissimi danni alla regione, chiediamo alla Giunta: quali iniziative abbiano posto in essere e quali intendano intraprendere al fine di risolvere definitivamente il problema di questo invio di dati; quale sia l'iter che viene seguito nella raccolta dei dati e nel relativo invio; se il Governo intenda indagare approfonditamente sulle responsabilità per tutte le disfunzioni nel sistema che hanno creato danni di dimensioni incalcolabili, portando la Valle d'Aosta in zona rossa.
Presidente - Per la risposta l'assessore Barmasse.
Barmasse (UV) - Vorrei solamente fare una premessa, che un po' è implicita anche nelle dichiarazioni di Brusaferro, cioè che gli scenari che si sono dovuti affrontare nel periodo marzo e maggio 2020 e quelli che si sono manifestati tumultuosamente a partire dall'ultima settimana di settembre fino ad oggi, sono totalmente diversi.
All'inizio del mese di marzo le persone da tracciare erano quasi esclusivamente soggetti sintomatici che venivano ricoverati in ospedale, il numero dei tamponi eseguito era modesto, i contatti stretti da identificare in pazienti prevalentemente anziani erano limitati. Inoltre, il lockdown totale stabilito dal Governo determinò una riduzione della circolazione delle persone, riducendo la diffusione del contagio. Tutto questo rendeva efficace l'isolamento selettivo delle persone; ricordo che all'epoca facevamo circa 50 tamponi alla settimana. I dati erano relativamente numerosi, facili da raccogliere e vi era un numero cospicuo di operatori disponibili dirottati verso il dipartimento di prevenzione dell'azienda USL da altre aree aziendali.
Progressivamente con la riduzione del numero dei contagi con un indice Rt prossimo allo zero e con la ripresa delle attività istituzionali dell'azienda USL, il numero di professionisti da dedicare alla sorveglianza sanitaria si è ridotto. L'indicatore dell'Istituto superiore di sanità prevede almeno un operatore ogni 10.000 abitanti come avevo già anticipato precedentemente. La pandemia ad ottobre si è diffusa in maniera molto rapida e diversa rispetto alla fase uno.
Nella fase due che è in corso si devono identificare i soggetti positivi quasi sempre asintomatici o paucisintomatici, prevalentemente di giovane età. Sono state aperte tutte le attività economiche, commerciali, ludiche e scolastiche, si è incrementato l'uso dei mezzi di trasporto pubblici. Vi è stata inoltre minore attenzione verso le norme di comportamento raccomandate, come il distanziamento, mascherine, lavaggio delle mani. È aumentato il numero di tamponi di screening e di diagnosi e di conseguenza il numero di positivi. Il numero dei contagi dei contatti stretti da seguire e isolare è risultato difficilmente controllabile, riducendo l'efficacia del tracciamento. Nella giornata dell'8 novembre ci sono stati 200 nuovi casi positivi. Sono poi aumentati i numeri dei ricoveri e dei decessi, di conseguenza è enormemente incrementato il debito informativo: si è passati da una media di due nuovi casi al giorno di settembre ai settanta nuovi casi positivi giornalieri di ottobre.
Non è cresciuto parimenti in tempi altrettanto rapidi il numero di operatori dell'azienda da utilizzare per l'attività di sorveglianza epidemiologica, contact tracing, e la registrazione dei dati sulla piattaforma Covid dell'Istituto superiore di sanità, visto che contestualmente il personale sanitario doveva contemporaneamente essere allocato per la necessità di garantire assistenza e cure in ospedale, sul territorio e nelle altre aree aziendali.
Per quanto riguarda le iniziative, si è provveduto a un progressivo adeguamento presso l'azienda USL del numero di operatori dedicato alla raccolta dati e immissione sulla piattaforma regionale della Protezione civile e su quella dell'Istituto superiore di sanità, reclutato fra il personale del dipartimento di prevenzione dell'azienda USL mediante trasferimenti da altre aree aziendali, assunto con contratti libero professionali, cioè assunzione temporanea di nuove figure quali medici neolaureati, specializzandi, pensionati infrasettantenni o mediante il bando della Protezione civile. Attualmente operano oltre venti persone allocate presso la sede di Quart o la scuola infermieri di Aosta. Un numero congruo di questi operatori è dedicato in via esclusiva, adesso, all'inserimento dei dati sulla piattaforma di sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità.
Ciò ha permesso un recupero della quantità di dati inviati all'Istituto superiore di sanità. Siamo passati dal 19,8 percento al 48,2 percento e adesso dovremo avere, penso nei prossimi giorni, il nuovo dato che spero che sia positivo e superi il 60 percento; si ritiene che gli stessi possano raggiungere in tempi brevi la soglia minima del 60 percento richiesta dall'Istituto per soddisfare l'indicatore specifico: dovremmo comunque raggiungerlo questa settimana o la prossima, queste sono le indicazioni.
Per quanto riguarda l'iter che viene seguito, l'inserimento dei nuovi casi positivi sul portale Covid regionale viene fatto da parte del personale del CUS, della CU 118, a cui arriva il referto da parte del laboratorio. Segue la comunicazione di positività all'interessato, la presa in carico del soggetto positivo che è posto in isolamento da parte degli operatori di sanità pubblica che effettua l'indagine epidemiologica, finalizzata in particolare a individuare i contatti stretti e porli in quarantena, nonché individuare ulteriori contatti stretti, sia in ambito sociale che lavorativo, asintomatici, paucisintomatici, per quarantenarli e limitare la diffusione del contagio. Sul portale Covid vengono anche inseriti tutti i dati di sorveglianza sanitaria: la data di richiesta di effettuazione dei tamponi, l'esito con il referto, le ordinanze sindacali.
L'inserimento di tutti i nuovi casi positivi sul portale dell'Istituto superiore di sanità avviene a cura di un medico, con verifica delle cartelle cliniche dei ricoverati e dei deceduti mediante il sistema TRAKCARE. La raccolta dei dati avviene giornalmente e riguarda tutti i nuovi casi, sia ospedalizzati che a domicilio e i deceduti, con raccolta sistematica dei parametri previsti dall'Istituto superiore di sanità: data inizio sintomi, data referto tampone, data guarigione, stato clinico, terapia e altri ancora; i famosi 21 parametri, più delle sottocategorie per ogni parametro.
Tali dati vengono poi integrati da parte dell'Assessorato sanità con altre informazioni di natura epidemiologica richiesti per il report settimanale dell'Istituto superiore di sanità. Tali ultimi dati vengono inseriti sulla piattaforma dell'Istituto superiore di sanità e su specifici link, con periodicità giornaliera, settimanale o mensile; dipende ovviamente dal tipo di dati. La periodicità giornaliera si riferisce ai dati aggregati trasmessi dalla Protezione civile rispetto ai casi testati, ai tamponi effettuati, ai ricoveri in area medica, in terapia intensiva, ai casi guariti, ai decessi, all'origine dei tamponi, se diagnostici oppure da screening, e ai casi totali. Inoltre, la periodicità giornaliera riferita ai posti letto attivati in area medica e in terapia intensiva. La periodicità settimanale si riferisce alla trasmissione dei dati relativi ai tamponi effettuati nella settimana precedente e ai tamponi positivi suddivisi per area ospedaliera, territoriale e residenze per anziani. Inoltre, settimanalmente vi è la trasmissione dei dati riferiti ai focolai nuovi della settimana precedente e ai focolai attivi totali. La periodicità mensile si riferisce ai dati relativi agli operatori sanitari dedicati al contact tracing e alla effettuazione dei tamponi e al numero di casi sul totale per cui è stata effettuata un'indagine epidemiologica. Dall'insieme dei dati deriva il calcolo dei valori di ognuno degli indicatori dei 21 totali.
La difficoltà di raccogliere e trasferire i dati sul contagio è uno tra gli altri dei 21 parametri, per cui la Valle d'Aosta rientra in uno scenario di rischio elevato. Certamente non è l'unico e non è stato questo il motivo principale per cui la Valle d'Aosta è stata inserita in zona rossa. Infatti, nella stessa situazione della Valle d'Aosta, come dato di incompletezza dei dati, vi erano altre regioni come Basilicata, Abruzzo e Veneto, a cui notoriamente non era stata attribuita la zona rossa. Gli indicatori per cui la nostra regione nell'ultimo monitoraggio è andata sotto soglia sono ovviamente il grado di implementazione dei dati inferiore al 60 percento, ma il dato relativo anche all'incidenza della malattia per 100 mila abitanti, la percentuale dei tamponi positivi rispetto al totale e la percentuale dei casi a cui è eseguita un'indagine epidemiologica, il numero dei casi confermati positivi riportati settimanalmente, oltre il tasso di occupazione giornaliera dei posti letto in area medica e terapia intensiva.
Il ritardo e l'incompletezza dei dati è stata originata dell'esplosione dei casi e non per una responsabilità specifiche del sistema. Al 3 settembre la regione dall'inizio della pandemia aveva 1246 casi, al 16 novembre si è passati ad un totale di 5345, casi con un aumento quindi di 4099 casi. Tanto più che i report ci dicono che fino all'inizio di ottobre si trasferivano al portale il 100 percento dei dati richiesti. La verità è che si è in zona rossa soprattutto perché la Valle d'Aosta ha una incidenza cumulativa su sette giorni di 624 casi per 100 mila abitanti, report del 13 novembre, la più alta in Italia assieme alla Lombardia, rispetto a una media nazionale di 304. Alla luce di questi dati allarmanti, soprattutto quelli della settimana compresa tra il 12 e il 19 ottobre, non potevano che essere prese misure fortemente restrittive per cercare di contrastare un contagio apparentemente inarrestabile.
Presidente - Per la replica la consigliera Spelgatti.
Spelgatti (LEGA VDA) - Ringrazio l'assessore Barmasse per la puntualità della risposta, che però non mi lascia soddisfatta per delle questioni sostanziali. Lei dice che c'è stato tutto questo incremento di tamponi, ci sono state delle difficoltà e quindi questo ha impallato il sistema. Sono felice del fatto di avere saputo di tutte le misure che a oggi lei ha posto in essere per far sì che il sistema di contact tracing trovasse una soluzione, quindi un miglioramento, ma il problema è che è tardi.
Nella nostra situazione si sono trovate tutte le altre regioni in Italia. Perché è la Valle d'Aosta a finire sempre sui TG nazionali, piuttosto che sui giornali nazionali, come bandiera nera per qualche cosa? Perché la Valle d'Aosta viene fuori di nuovo come quella che, testualmente: "per un periodo consistente fa fatica a raccogliere i dati, un marker di grande difficoltà del sistema"? È citata solo la Valle d'Aosta! Questo significa che indipendentemente dal perché, dal per come, da tutte le giustificazioni si vogliano trovare, la Valle d'Aosta non era pronta ad affrontare questo, ma il problema è un altro. Siccome noi sapevamo già da tempo che ci sarebbe stata la seconda ondata, lo sapeva la Valle d'Aosta e lo sapevano tutti, ci sono sostanzialmente degli indici e dei parametri su cui si doveva lavorare alacremente da subito, già dal momento della fine della prima ondata; già durante la prima ondata, che quella era inaspettata, ma soprattutto nel momento in cui si è potuto tirare il fiato, quindi dalla primavera in avanti e per tutta l'estate, per prepararsi sapendo già quali sarebbero state le difficoltà cui saremmo andati incontro.
I posti letto in ospedale, questa era la prima cosa su cui si doveva lavorare per risolvere il problema e avere tutto pronto. Gli ambulatori fuori: questo si sarebbe potuto fare. Si è fatta la scuola, ma i posti letto in ospedale non sono stati trovati. Si è fatto il prefabbricato per la scuola in quattro e quattr'otto, ma per fare il prefabbricato per l'ospedale, che era la cosa più importante, non si è neanche partiti con i lavori.
Il sistema del contact tracing si sapeva benissimo che si sarebbe dovuto risolvere, che si sarebbe dovuto attivare e chiamare chiaramente tutto il personale a organizzare tutto quanto. Ripeto, quello dei dati è un problema che sappiamo da un sacco di tempo, perché in sanità sostanzialmente i dati non arrivano. Ma soprattutto, già quando purtroppo nella scorsa legislatura in continuazione ho portato degli articoli di giornale in cui saltava fuori sempre la sanità Valle d'Aosta come maglia nera in qualche graduatoria, mentre ricordo che una volta era una eccellenza che è stata volontariamente smantellata da qualcuno, questa sanità valdostana purtroppo, e adesso siamo fanalino di coda in tutte le graduatorie, una delle giustificazioni che mi veniva data era "ma no, questo è per un problema di dati".
I dati servono o non servono? I dati in sanità sono fondamentali. Sono fondamentali in tutti i campi, ma in sanità sono fondamentali. Trasmettere i dati a Roma è un conto, questo è fondamentale, infatti vediamo che finiamo di nuovo in una problematica di questo tipo e buttati su tutti i giornali per questa inefficienza, ma i dati sono fondamentali comunque per la sanità, perché se noi vogliamo sapere dove vogliamo portare questa sanità, prima di tutto dobbiamo raccogliere i dati; quei dati che comunque la sanità non ha mai voluto fornire. Ogni volta si chiedevano dei dati e si diceva: bene, partiamo dai dati, analizziamo le situazioni, facciamo dei confronti, perché da lì si può capire dove la sanità deve andare, dove puntare, quali sono le eccellenze, dove bisogna tagliare, cosa non funziona, cosa bisogna implementare. Se non ci sono i dati non si va da nessuna parte. Carichi di lavoro mai arrivati, mai fatti e quant'altro, costi standard mai arrivati, mai fatti, tutto rimandato perché si viaggia a vista e soprattutto, nel momento in cui non ci sono i dati, si può fare tutto quello che si vuole, perché tanto c'è una giustificazione a tutto.
Invece, in sanità soprattutto da lì bisognerebbe partire. E lei sa che quando io ho avuto la delega per venti giorni all'Assessorato alla sanità, la prima cosa che ho fatto è stato chiamare tutti i primari e chiedere di avere delle relazioni per iscritto da mandare all'Assessorato alla sanità, con lo stato del reparto, con tutti gli allegati e tutti i dati, pro, contro, criticità, difficoltà, eccetera. Questa relazione che avevo chiesto a ogni primario, l'avevo chiesto in qualità in quel momento di Assessore alla sanità e poi chiaramente questa cosa qua, nel momento in cui sono caduta, è stata abbandonata. Ma era il punto di partenza per poter lavorare e progettare in una direzione diversa la sanità valdostana, che purtroppo piange e oggi stiamo soltanto raccogliendo i frutti di tutto quello che non è stato fatto, o meglio, purtroppo è stato fatto in negativo negli ultimi anni in cui la sanità è proprio stata abbandonata e smantellata.