Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 66 del 18 novembre 2020 - Resoconto

OGGETTO N. 66/XVI - Interrogazione: "Notizie relative all'ipotesi di acquisizione da parte dell'USL dei locali ex Day Hospital in regione Borgnalle".

Bertin (Presidente) - Punto 6 all'ordine del giorno. Per il Governo regionale risponde l'assessore Barmasse, ne ha facoltà.

Barmasse (UV) - Nelle scorse settimane l'azienda USL, su input dell'Assessorato ha effettuato un sopralluogo nei locali dell'ex day hospital in regione Borgnalle, per valutare un eventuale utilizzo della struttura per delocalizzare, in questa fase di emergenza, le prestazioni ambulatoriali attualmente svolte all'interno del presidio ospedaliero Umberto Parini, nonché per la gestione di interventi ospedalieri no-Covid-19 di bassa complessità.

A seguito di una verifica effettuata con la direzione medica di presidio e i direttori dei dipartimenti ospedalieri, è emerso che, stante l'alta percentuale di risorse mediche impegnate oggi nei reparti Covid in funzione, non risulta possibile attivare in questa frase emergenziale presso la sede di Borgnalle le attività evidenziate. Inoltre, la struttura non è più autorizzata né accreditata come struttura sanitaria e sarebbe pertanto necessario valutare l'esistenza dei requisiti minimi richiesti per l'esercizio di tale attività.

Vorrei ulteriormente sottolineare che questo cosiddetto sopralluogo è stato fatto su mandato dell'Assessore, del sottoscritto, perché nella prima frase si era detto che dovevamo delocalizzare gli ambulatori dall'interno dell'ospedale, perché questo crea assembramento e quindi questa cosa non va bene. Per cui l'input da parte dell'Assessorato è arrivato in un momento in cui l'occupazione - chiamiamola così - di Covid-19 dall'ospedale era ancora abbastanza bassa e quindi c'erano ancora delle disponibilità dal punto di vista di medici e infermieri. Avevo fatto fare una rapida indagine su eventuali altre strutture dove delocalizzare gli ambulatori, ovviamente di proprietà della Regione o della USL, ma mi era stato dato un parere negativo, per cui questa struttura che aveva già dato la sua disponibilità nella precedente ondata pandemica, mi è sembrato poter essere utile o per lo meno che fosse utile fare una valutazione, per non trovarci sempre a dover rincorrere le cose.

Quindi è stata esclusivamente una valutazione dal punto di vista tecnico-strutturale e un'indagine fatta sui direttori di dipartimento, per sapere se lo ritenevano utile. È stato dato un parere positivo, ma quando poi abbiamo chiesto il parere eravamo esattamente all'interno di questa seconda ondata pandemica, e poi ovviamente non c'erano medici e chirurghi per fare questa cosa. Però, a mio avviso, potrebbe comunque essere utile - se verrà comunque confermata l'utilità e in parte è stato fatto da parte dei medici - l'utilità di queste strutture, perché ci permetterebbero - come dicevo prima - di delocalizzare gli ambulatori. In questo momento la piastra dell'ospedale - non in questo momento, perché siamo ovviamente in attività ridotta; in condizioni più o meno normali - è occupata da un grandissimo numero di utenti e anche se noi cerchiamo di non fare degli assembramenti di fatto li facciamo. Quindi ridurre gli accessi nella piastra portando gli ambulatori fuori.

Il fatto di avere anche delle sale operatorie ci permetterebbe, in una condizione di epidemia moderata, di effettuare tutta una serie di interventi, tipo le ernie per intenderci, cioè a bassa e media complessità, al di fuori dell'ospedale, quindi mantenendo una zona pulita. Questa ovviamente è una valutazione anche per il futuro, poi non è detto che questo tipo di scelta venga fatta.

Presidente - Si è prenotato per la replica il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (LEGA VDA) - Ringrazio l'Assessore per la puntuale risposta e soprattutto per aver aggiunto una visione più complessiva, che sinceramente è molto più interessante del singolo avvenimento, ovvero del singolo caso. Sicuramente la necessità, come già inserito in premessa, di identificare dei luoghi o delle aree o comunque delle modalità che possano permettere di svolgere l'attività in zona pulita e soprattutto non andare a sovraccaricare l'ospedale, non soltanto nell'utilizzo dei posti letto, ma anche nell'utilizzo delle strutture e quindi anche delle persone che circolano intorno appunto la struttura madre, è importante.

Vorrei porre l'accento su una questione che si collega alla parte finale del suo intervento. Sicuramente ci troviamo nuovamente in una fase di ulteriore emergenza, perché locali, o comunque come è dimostrato anche dalla nota vicenda e dalle problematiche legate alla costruzione del blocco C1, hanno messo in evidenza che nel tempo la programmazione, ovviamente nessuno pensava che sarebbe arrivata un'epidemia, però al di là appunto di una situazione emergenziale e soprattutto così grave che - ripeto - era difficilissimo da ipotizzare, ha messo in luce tutte le mancanze di una programmazione futura, soprattutto poi dal punto di vista delle risorse umane. Possiamo trovare i locali, possiamo costruire in fretta e furia, perché è dimostrato - faccio sempre l'esempio della scuola che è stata fatta nei prati di Sant'Orso con tempistiche emergenziali - ma la formazione o comunque l'identificazione di figure tecniche e soprattutto che abbiano delle esperienze particolari e specialistiche come nell'ambito medico è qualcosa che non si può improvvisare negli ultimi istanti o all'inizio e agli albori di una emergenza, è un qualcosa che si costruisce con il tempo.

Sicuramente questa purtroppo è un'ennesima situazione che dovrebbe insegnarci sul futuro e io penso che sarebbe alquanto stupido non imparare ancora di più da parte, lo dico di tutti e lo dico anche a livello nazionale, perché anche a livello nazionale non è che le cose stiano andando proprio così bene dal punto di vista della programmazione, per avere finalmente di nuovo una sanità a determinati livelli e che possa rispondere effettivamente a quelle che sono le necessità dell'utenza. Io la chiamo utenza, ho una visione aziendalistica, ma dobbiamo concentrare essendo una risorsa scarsa per definizione quella dei medici e degli infermieri e anche dei tecnici sanitari che sono legati all'ambito, perché è il tempo che li forma e quindi è un percorso molto lungo. Io penso che per il futuro dobbiamo imparare a creare una programmazione che non sia soltanto di grandi opere, ma soprattutto di un organico che sia all'altezza e che possa, soprattutto con centri di eccellenza, attirare in loco perché non deve essere soltanto ovviamente la moneta che fa muovere poi le persone, soprattutto per una missione come quella medica.