Oggetto del Consiglio n. 45 del 4 novembre 2020 - Resoconto
OGGETTO N. 45/XVI - Interpellanza: "Intendimenti in merito alla sottoscrizione del protocollo di intesa con il Ministero della giustizia in materia di sanità carceraria".
Bertin (Presidente) - Passiamo pertanto al punto n. 29 dell'ordine del giorno. Ha chiesto la parola il consigliere Manfrin per l'illustrazione, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Questa interpellanza potremmo definirla multidisciplinare, nel senso che tocca diversi aspetti, non soltanto la parte della sanità carceraria e immagino ci sia anche una parte relativa alla Presidenza sulla parte del protocollo, perlomeno il soggetto che mi ha dato le risposte nel 2019 era stato il Presidente della Regione, non so se sia ancora così, ma in ogni caso procedo con l'illustrazione.
Si trattano tre argomenti differenti ma non troppo tra loro: il primo è quello che riguarda il protocollo locale di prevenzione delle condotte suicidarie e gesti autolesivi del carcere che in una delle mie prime visite nella struttura carceraria di Brissogne mi è stato evidenziato mancare. Da quello che si poteva rilevare, fino a poco tempo fa, questo protocollo non era ancora stato firmato ed è assolutamente prioritario che vengano firmati questi protocolli per prevenire le condotte suicidarie e i gesti autolesivi, anche perché sappiamo bene quella che purtroppo è la realtà del carcere, che spero potremo andare ad affrontare anche qui nuovamente col nuovo Governo e col Governo nazionale, perché poi da quello dipendiamo, ma anche questi sono ragionamenti da fare; comunque siamo sostanzialmente lo sfogo, per non dire la discarica, di tutte le carceri del nord-ovest e quindi, purtroppo, arrivano da noi i soggetti peggiori delle strutture penitenziarie del nord-ovest e queste persone manifestano tutta una serie di problematiche e criticità che si scaricano sul personale e si scaricano anche su loro stessi. Questo protocollo quindi è quanto mai necessario che venga firmato e quindi venga adottato da chi fa questo tipo di lavoro e questo tipo di prevenzione all'interno della struttura.
Tra le persone che fanno questo tipo di servizio e questo tipo di prevenzione all'interno della struttura troviamo il personale sanitario, che in quelle che abbiamo avuto modo di approfondire, in alcune iniziative all'interno di quest'aula, è del personale sanitario che nella pratica è fornito dalla Regione e la Regione può tendenzialmente o fornire del personale proprio alla struttura, oppure, come in questo caso - e lo abbiamo richiamato all'interno dell'interpellanza - può dotarsi di un servizio esterno all'Azienda USL e quindi fare un contratto di appalto con quella che mi pare essere una cooperativa, se non sbaglio, che fornisce un suo intervento sanitario all'interno della struttura. È evidente che si crea una criticità utilizzando una cooperativa, ma credo che sia abbastanza comprensibile, ovvero se io fornisco del personale, che peraltro deve essere anche del personale specializzato perché operare all'interno della realtà carceraria non è esattamente come operare come sanitario all'esterno della struttura carceraria; abbiamo a che fare con persone che hanno spesso e volentieri problematiche di tipo sanitario molto grave, che hanno, come già riassunto, delle condotte di tipo suicidario e autolesivo, abbiamo delle persone che cercano la terapia non certo per alleviare delle proprie sofferenze di dolore personale ma bensì per utilizzarle come svago, come momento di evasione... "evasione" associato al carcere è un po' evocativo ma è così... quindi è evidente che tutta questa somma di questioni richiedono del personale che sia specializzato, e cosa succede? Succede che, oltre a non farci carico noi di fornire il personale alla struttura penitenziaria, questo personale sanitario viene preso da una cooperativa esterna e questa cooperativa esterna ha chiaramente dei costi che si scaricano sulla macchina amministrativa; mi pare, ma non vorrei sbagliare, che il costo sommi a circa 300.000 euro l'anno, questa perlomeno era una risposta che ci era stata fornita dall'allora assessore Baccega in un'interpellanza all'interno di quest'aula. Anche questo quindi chiaramente è oggetto di questa interpellanza per capire se a questo punto c'è l'intenzione di poter arrivare a un'integrazione a monte, quindi poter fornire noi direttamente il personale ed eliminare un costo che è sicuramente gravoso per l'Amministrazione regionale.
In ultima istanza abbiamo la questione del Ministero, del protocollo, intesa con il Ministero della giustizia. Quella del protocollo col Ministero della giustizia è una storia annosa. Questo protocollo di intesa, che sostanzialmente stabilisce una serie di rapporti tra Regione e struttura penitenziaria ha natura ciclica e questo protocollo è scaduto nel 2007. Da allora si sono succeduti vari Governi, nessuno è riuscito a firmare o anche soltanto a revisionare questo protocollo; questo protocollo in realtà aveva avuto una prima bozza, una prima stesura da parte della Giunta Fosson, dalle informazioni che ci erano state fornite, la Giunta Fosson aveva inviato questo protocollo dopo un confronto col Ministero della giustizia a Roma e, dopo aver fatto questo confronto col Ministero della giustizia a Roma, questo protocollo a Roma si era fermato. Noi quindi attendiamo che a Roma venga firmato questo protocollo che disciplina tutta una serie di questioni relative ai servizi e ai rapporti che intercorrono fra il Ministero della giustizia, la struttura penitenziaria e la Regione autonoma Valle d'Aosta che riguardano sia, anche qui, la sanità interna della struttura carceraria, sia, per esempio, le attività che vengono proposte ai detenuti. Come sappiamo, le attività che vengono proposte ai detenuti in realtà più che reinserimento sociale, così viene descritto, servono perlomeno a contenere certi atteggiamenti, certi comportamenti interni in una struttura che, come sappiamo, creano l'ozio; evidentemente se io passo da solo con me stesso tutta la giornata, io passerò tutta la giornata a pensare come poter magari rivalermi su questo mondo, su questo sistema che mi tiene rinchiuso o magari a covare, a serbare del rancore verso coloro che condividono con me la sfortuna di essere dietro le sbarre, invece se ho la possibilità di poter fare delle attività e di lavorare, probabilmente mi concentrerò su quell'attività e non su come fare del male al personale in divisa o al personale amministrativo.
È quindi evidente che da questi tre documenti che ho citato all'interno di questa interpellanza dipende anche la vita non soltanto della struttura penitenziaria e dei suoi ospiti, ma soprattutto - ed è quello che ci interessa - del personale di Polizia amministrativo che lavora all'interno della struttura, che deve chiaramente poter lavorare in tranquillità e proteggere la nostra sicurezza e tenere dietro le sbarre delle persone che hanno commesso degli errori, ma che sicuramente ha necessità di vivere al meglio e di poter lavorare al meglio, ovviamente garantendo anche la sicurezza e l'incolumità di coloro che sono all'interno di questa struttura.
Presidente - Per il Governo regionale, la parola all'assessore Barmasse.
Barmasse (UV) - In seguito alle domande del consigliere Manfrin, con riferimento al protocollo per la prevenzione delle condotte suicidarie e i gesti autolesivi, che, tra l'altro, è stato oggetto di un recente accesso agli atti ai sensi dell'articolo 116 del Regolamento interno del Consiglio regionale, l'Azienda USL ha comunicato che al momento il medesimo non risulta ancora sottoscritto da tutte le parti. Tale protocollo ha comunque acquisito il parere favorevole sia della Direzione carceraria, sia del Dipartimento di salute mentale e dell'area territoriale dell'USL. Ad oggi l'Azienda USL sta attendendo la sottoscrizione da parte della Direzione carceraria per poi procedere con le sottoscrizioni poste in capo alla medesima.
Per quanto attiene alla gestione della sanità carceraria, è doveroso descrivere brevemente il quadro normativo nel quale la medesima si colloca. Il decreto legislativo 26 ottobre 2010 n. 192: "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Valle d'Aosta", recanti il trasferimento di funzioni in materia di medicina e sanità penitenziaria ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 22 giugno 1999 n. 230, ha trasferito in capo alla Regione autonoma Valle d'Aosta le funzioni in materia di assistenza sanitaria ai detenuti e agli internati nel territorio regionale. Il definitivo passaggio delle funzioni alla Regione è avvenuto in data 1° gennaio 2015 a seguito dell'attribuzione delle relative risorse finanziarie statali avvenuta con decreto 14 ottobre 2014. L'articolo 2, comma 2, della suddetta norma di attuazione specifica nel dettaglio le aree in cui va garantito l'intervento sanitario e più precisamente trattasi della medicina generale, delle prestazioni specialistiche d'urgenza, delle patologie infettive e terminali, delle dipendenze patologiche e della salute mentale. La materia, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 192/2010, trova altresì disciplina nella legge regionale 10 maggio 2011 n. 11, la quale all'articolo 2, comma 2, dispone che le funzioni di assistenza sanitaria ai detenuti e agli internati nel territorio regionale sono esercitate dalla Regione tramite l'Azienda USL della Valle d'Aosta, e agli articoli 3 e 4 disciplina il trasferimento del personale e delle risorse strumentali e organizzative necessarie a garantire un sistema di prevenzione e di assistenza sanitaria ai detenuti della Casa circondariale di Brissogne.
A tale quadro, che costituisce fonte normativa primaria per questa Regione, ha fatto seguito l'accordo sancito in data 22 gennaio 2015 in sede di conferenza unificata sul documento: "Linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza negli istituti penitenziari per adulti, implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali", il quale ha demandato alle Regioni e alle Province autonome il recepimento dei contenuti dell'accordo medesimo con propri atti di programmazione. Sulla base di tali disposizioni, la Regione autonoma Valle d'Aosta ha adottato la deliberazione di Giunta regionale 10 dicembre 2015 n. 1850, la quale nel recepire il sopracitato accordo ha approvato una serie di specifiche direttive all'Azienda USL Valle d'Aosta in materia di sanità penitenziaria. Sulla base della suddetta DGR, l'Azienda USL, non disponendo internamente delle risorse umane necessarie - la grave carenza di personale è questione nota ormai a tutti -, ha esternalizzato il servizio e ad oggi la ditta che si occupa della sanità penitenziaria è la Nuova Sair, così come ha detto giustamente il consigliere Manfrin.
Con riferimento alla DGR n. 1850/2015, si informa che, in parallelo al rinnovo già in itinere del protocollo d'intesa tra Regione e Ministero della giustizia, si procederà con l'aggiornamento della medesima per meglio definire le prestazioni da erogare e al contempo per meglio razionalizzare l'utilizzo delle risorse finanziarie, le quali sono in buona parte erogate dallo Stato. Per l'anno 2020 l'assegnazione dello Stato alla Regione, ai fini del finanziamento delle funzioni di sanità penitenziaria, è pari a euro 483.901, provvedimento dirigenziale di accertamento, trasferimento all'USL e impegno n. 2671 in data 8 giugno 2020.
Dal punto di vista dei finanziamenti dello Stato, i medesimi, seppure sono sempre stati quantificati e destinati alla Valle d'Aosta su ogni annualità del bilancio dello Stato, per ragioni connesse ai conteggi della mobilità, per diversi anni non sono stati erogati e pertanto l'USL si è trovata ad anticipare un importante esborso. Ultimamente questo problema pare essersi risolto e i fondi sono stati sbloccati in favore della Regione per il successivo trasferimento all'USL.
Al fine di addivenire alla sottoscrizione del protocollo d'intesa tra Regione Valle d'Aosta e il Ministero della giustizia scaduto appunto nel 2007, nei mesi passati sono avvenuti una serie di incontri: 3 febbraio 2020, 29 settembre 2020 tra i competenti uffici regionali e il provveditore regionale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, che hanno portato alla definizione di un testo aggiornato e condiviso del protocollo il quale è in procinto di essere formalizzato.
Presidente - Per la replica, la parola al consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - La ringrazio, Assessore, per le sue risposte, come sempre, fa un po' un sunto dei dati che ci ha un po' elencato. È evidente che non posso essere soddisfatto del fatto che non vi sia ancora stata la sottoscrizione del protocollo carcerario antisuicidario e preventivo degli atti autolesivi perché, insomma, penso di aver argomentato con dovizia di particolari e di informazioni quale sia la necessità e l'urgenza che esso venga approvato. Mi spiace che a lei sia capitato di avere e di assommare sia le deleghe della sanità che delle politiche sociali e capisco perfettamente che lei sia appena arrivato e quindi non lo prenda come un attacco nei suoi confronti, lo prenda semplicemente come un promemoria del fatto che, come già ho avuto modo di dire durante il primo Consiglio, purtroppo abbiamo un momento in cui la sanità ha sicuramente una pressione e necessita di un'attenzione molto importante, abbiamo però tutto un altro capitolo che riguarda le politiche sociali o questi aspetti della sanità che sono meno conosciuti ma che sono altrettanto importanti. Mi permetto quindi di evidenziare che non è una critica quella che le muovo ma è una sorta di promemoria in maniera che lei sia anche informato delle questioni che sono à la une sul tavolo. Le chiederei di impegnarsi nel farsi parte attiva per la sottoscrizione del protocollo antisuicidario, visto che è tendenzialmente già pronto ed è stato approvato da quello che ci ha detto.
Per quanto riguarda a questo punto la questione del personale del carcere, io mi permetto di evidenziare una possibilità, questo però io non l'ho verificato e non so se sia percorribile, cioè il fatto che si possa anche qui addivenire, per esempio, a un'integrazione del personale che già attualmente opera all'interno della struttura facendolo entrare all'interno della pianta organica dell'USL e quindi dedicandolo a quel servizio, eliminando la parte di costi che sono della cooperativa. Questo si potrà fare a scadenza dell'appalto, che mi pare sia tre anni, se non sbaglio, però chiaramente cominciare a parlarne adesso sarà utile per arrivare preparati in quel momento in cui se effettivamente i trasferimenti dello Stato quando arrivano, perché anche questo giustamente ha detto e questo è un dato in più che ci ha aggiunto e la ringrazio... quando arrivano, se arrivano, assommano a 400.000 euro, se noi paghiamo 300.000 euro e ad oggi se dovessimo integrarci, avremmo chiaramente un plusvalore, di questo plusvalore che ci arriva potremmo investirlo su una parte di miglioria della sanità interna al carcere.
Io ho fatto una visita, la invito, ovviamente quando magari avrà un attimo più di tempo e quando questa crisi Covid lascerà un pochino più di spazio, a fare una visita interna al carcere e a fare una visita interna all'infermeria del carcere, che ha ovviamente una struttura che non è assolutamente idonea per intervenire e per far lavorare in tutta sicurezza il personale, né per dare assistenza ai detenuti, né tanto meno alla Polizia penitenziaria o al personale amministrativo, quindi magari potremo anche destinare dei fondi su questo.
Infine, per quanto riguarda il protocollo di intesa, sono felice di avere questo suo aggiornamento, quindi sostanzialmente che la firma è in divenire e le chiedo di farci cortesemente sapere quindi quando avverrà questa firma perché, come le ho detto, è molto importante. Peraltro la bozza che noi abbiamo e che è stata oggetto di incontri mi auguro che sia rimasta la stessa che è stata poi discussa a Roma, penso di sì perché è difficile apportare delle modifiche rispetto a quello che era già stato concordato, contiene al suo interno anche delle innovazioni importanti: per esempio l'articolo 6 sugli interventi assistenziali a favore dei detenuti che versano in situazioni di disagio economico: si elimina la sgradevole usanza che si era creata di dare delle erogazioni economiche una tantum tre volte all'anno ai detenuti per potersi comprare le sigarette o il succo di frutta da far diventare alcool mettendolo a macerare per potersi divertire un pochino in cella. Era diventata veramente un'usanza molto sgradevole e occupava dei soldi pubblici che sinceramente per questo utilizzo non è che i Valdostani fossero molto d'accordo. Sono felice quindi che sia stato inserito anche questo capitolo che elimina quel tipo di provvidenza e quindi ben venga questo nuovo protocollo, andiamo a firmarlo.