Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 28 del 4 novembre 2020 - Resoconto

OGGETTO N. 28/XVI - Interpellanza: "Intendimenti in merito all'eventuale chiusura degli ambulatori ospedalieri e delle sale operatorie".

Bertin (Presidente) - Passiamo al punto 12 dell'ordine del giorno. Per l'illustrazione la collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Questa iniziativa è stata proposta, come sappiamo, due settimane fa perché la scadenza termini per questo Consiglio era appunto due settimane fa. Qualche notizia l'abbiamo appresa nel frattempo dai giornali, prima del Consiglio, però per noi è importante in questo momento sapere se è intenzione del Governo regionale di chiudere gli ambulatori ospedalieri e, visto che l'iniziativa la discutiamo oggi, se ce ne siano già di chiusi, quali siano chiusi e perché; gli ambulatori ospedalieri per le visite, nonché le sale operatorie anche per gli interventi in elezione che necessitano di essere effettuati con tempistiche celeri.

Tornando a discutere dell'iniziativa precedente, dove si parlava di ciò che non è stato fatto soprattutto per gli ambulatori e anche l'affermazione grave che è venuta fuori in questo Consiglio, cioè che si sta decidendo oggi come organizzare queste ambulatori, cosa che si sarebbe dovuta fare all'epoca, a maggio, finito il grosso della prima emergenza, quello che avrebbe dovuto fare la sanità valdostana sarebbe stato di riorganizzare tutto in maniera tale da prepararsi. Tutto questo non è stato fatto, questa è la parte più grave di tutto ciò che è venuto fuori e di cui oggi paghiamo il prezzo.

Ambulatori: perché non sono stati tenuti aperti? Da quello che mi risulta alcuni non sono mai stati riaperti. La gente - sì, per carità, assolutamente - muore di Covid, ma continua a morire per tutte le altre patologie, continua ad ammalarsi. Il problema più grave è che ogni soggetto e ogni persona che abbia qualsiasi tipo di problematica non si sta curando, non sta andando in ospedale, non ha le cure necessarie per tutte le altre patologie e quindi si morirà più di tutte le patologie non curate, non affrontate, la medicina preventiva che non va avanti, la diagnostica e quant'altro, rispetto appunto alle morti Covid.

La domanda che pongo è anche perché non si è pensato di organizzare l'Ospedale Parini diversamente? Queste sono proposte che erano venute sul tavolo, che già all'epoca erano state poste sul tavolo a cui non abbiamo però mai avuto alcun tipo di riscontro. Perché non si è pensato di spostare tutti gli uffici amministrativi dall'ospedale, in maniera tale da avere più posti letto direttamente in ospedale? Abbiamo i ritardi nel prefabbricato, abbiamo i ritardi nel tendone del triage, nel container climatizzato per il triage, ma soprattutto abbiamo una quantità notevole di immobili di proprietà regionale che si sarebbero potuti utilizzare per studiare tante soluzioni sia per i malati Covid dimissibili, sia per quanto riguarda il discorso ambulatori e quant'altro.

Visto che purtroppo tutti questi mesi sono passati invano, adesso lei si ritrova invece con la responsabilità di organizzare qualcosa che non è stato fatto fino adesso, vorrei capire lo stato dell'arte e quali sono gli intendimenti per il futuro e soprattutto per questi mesi a venire, visto e considerato, ripeto, che la gente continua a star male, ad avere mille altre problematiche che non riguardano soltanto il Covid.

Presidente - Per il Governo l'assessore Barmasse, ne ha facoltà.

Barmasse (UV) - Vorrei prima rispondere alla domanda all'interpellanza. Abbiamo sentito la USL della Val d'Aosta e si precisa che man mano che si vengono a determinare le modifiche degli standard relativi all'RT e all'occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid positivi, si procede con dare attuazione al programma aziendale approvato dal collegio di direzione della USL nella seduta dello scorso 10 settembre, il quale provvede a più step la chiusura graduale delle attività in elezione, dando maggiore spazio alla gestione dell'emergenza.

Questa è una frase molto amministrativa, la realtà è che il problema fondamentale, almeno questa è la mia opinione, non è tanto quella di trovare degli spazi, perché giustamente come lei ha fatto notare ci sono tanti spazi che potremmo utilizzare, magari si potevano riorganizzare meglio, su questo posso darle ragione. Il problema è che ogni volta che noi abbiamo intenzione di utilizzare spazi in più, non abbiamo il personale: fondamentalmente è questo il problema. Quindi fino adesso, anche su indicazione del Governo, è stata data indicazione di mantenere il più possibile gli ambulatori aperti, tutte le attività chirurgiche, ma è ovvio che man mano che tutti questi operatori, quindi parlo dei chirurghi, medici e infermieri, vengono utilizzati nell'attività Covid, non è che non si voglia fare l'attività chirurgica o ambulatoriale, ma non c'è proprio il personale per farlo. Finché c'è stato un certo equilibrio tra il personale che poteva fare l'attività nei Covid e quello che poteva mantenere l'attività ambulatoriale l'abbiamo mantenuta anche sul territorio, proprio per le motivazioni cui faceva riferimento lei, cioè non c'è solamente il Covid da curare. Purtroppo, in fase di emergenza Covid come questa, quella in cui ci troviamo in questo momento, più ci sono pazienti Covid nel Parini, più tutte le risorse vengono impiegate, o per lo meno quasi tutte, in questo tipo di attività.

Tra la prima ondata e la seconda era stato fatto un grosso lavoro di recupero di quelle che erano state tutte le visite non fatte nel periodo Covid e si era cercato, con grande sforzo soprattutto dei medici e degli infermieri, di recuperare tutte queste attività. Ovviamente questa seconda ondata ha riproposto la stessa criticità. Ci tengo però a precisare che sia nella prima ondata che nella seconda ondata, parlo dell'attività chirurgica, tutti gli interventi prioritari, quindi non solamente l'emergenza o l'urgenza ma anche prioritari dal punto di vista magari oncologico, sono sempre stati fatti. Gli interventi che non vengono fatti sono quelli procrastinabili, per esempio un'ernia. Però tutta l'attività, anche quella oncologica, è prioritaria, quindi viene mantenuta comunque questo tipo di attività in questo momento.

Presidente - Consigliera Spelgatti per la replica, ne ha facoltà.

Spelgatti (LEGA VDA) - La ringrazio per l'onestà intellettuale nella risposta, ma il problema è questo: ha toccato un punto dolente, ma ne discuteremo poi nel Consiglio successivo. Secondo il decreto-legge 34 del 2020 si sarebbero dovute porre in essere anche delle iniziative per implementare il personale, soprattutto poi si parla di personale infermieristico e quant'altro.

Andremo poi a vedere che cosa realmente è stato fatto rispetto a questo discorso, ma poi abbiamo un problema a monte. Sappiamo benissimo che i medici non solo non vengono in Valle d'Aosta, ma sono anni che i nostri medici valdostani, pagati dalla Valle d'Aosta nella formazione, formati in Valle d'Aosta, scappano, ma scappano a gambe levate e questo succede da parecchi anni. È un trend terrificante su cui la sanità, e soprattutto i vertici della sanità, dovrebbero interrogarsi pesantemente, perché tutto il dibattito che c'era stato nella scorsa consiliatura era volto appunto a vedere quali incentivi economici si potevano dare ai medici per poter venire in Valle d'Aosta, ma stiamo guardando la punta dell'iceberg. Il primo problema che ci si dovrebbe porre è perché i medici, che una volta erano molto soddisfatti di poter lavorare per la sanità valdostana quando la sanità valdostana era un'eccellenza, scappano a gambe levate e se ne vanno in altre regioni: regioni limitrofe, vanno in Svizzera e quant'altro, ma soprattutto poi vanno nel privato. È lì il vulnus principale del decadimento della sanità valdostana. Questo riguarda non solo i medici, ma anche infermieri specializzati e quant'altro.

La domanda è: che cosa non è stato fatto - è una domanda retorica, perché tanto non mi può rispondere, ma comunque poi si affronteranno gli argomenti successivamente - dalla sanità in tutti questi anni? Domandarsi seriamente perché c'è questo serio problema di questa fuga dall'ospedale di Aosta e soprattutto che cosa non è stato fatto in questo periodo di emergenza per incentivare l'arrivo soprattutto di infermieri. Le risorse da parte del decreto-legge 34 del 2020 c'erano: c'erano delle prescrizioni ben specifiche su cosa fare per assumere tutti questi infermieri. Il problema, anche lì, è che nel momento in cui queste attività non sono state poste in essere in maniera anche aggressiva, sapendo che oltretutto abbiamo un problema legato proprio alla delocalizzazione della Valle d'Aosta, quindi noi dobbiamo non solo riuscire ad avere gli infermieri qua, ma dobbiamo cercare di essere appunto attrattivi. Se non poniamo in essere delle politiche nostre particolarmente accattivanti, tutti questi infermieri vengono assunti - visto che c'è questa infornata micidiale - da tutto il resto del territorio italiano che non è appunto la Valle d'Aosta. Noi così rimaniamo ancora più in ritardo e questo gap non riusciremo mai più a recuperarlo. Quindi questo è un problema gigantesco.

Sul discorso degli ambulatori, purtroppo veramente nulla è stato fatto. Si sarebbero dovute adottare delle soluzioni ben differenti, perché si sarebbe dovuto preservare l'ospedale di Aosta in maniera tale da avere un ospedale Covid a parte, non solo dei reparti Covid; non si è fatto nulla realmente per differenziare. Il problema degli spazi invece è fondamentale, perché già solo se si fosse strutturato il tutto diversamente e organizzato il tutto all'interno dell'ospedale - io ho sempre in mente il discorso del Beauregard - se fossero stati spostati gli uffici da una parte, se fossero stati portati giù i reparti del Beauregard, se si fosse utilizzato il Beauregard come Covid, avremmo potuto comunque evitare la chiusura di tanti ambulatori e quant'altro. Delle soluzioni quindi ci sarebbero, anche logistiche. Ci sarebbero state delle soluzioni alternative, si sarebbero potute adottare e questo avrebbe potuto permettere di evitare che l'ospedale di Aosta diventasse un ospedale Covid, cosa che avevamo già detto all'epoca nella scorsa legislatura, che questo sarebbe stato un rischio, rischio che puntualmente si è verificato.

Presidente - È stata depositata una risoluzione che verrà distribuita a tutti i consiglieri tramite posta elettronica, non appena si avrà il tempo di farlo. L'iscrizione all'ordine del giorno verrà poi discussa nel pomeriggio.