Oggetto del Consiglio n. 1179 del 28 gennaio 2020 - Resoconto
OGGETTO N. 1179/XV - Inizio della discussione generale congiunta sulle Relazioni della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, sul DEFR per il triennio 2020-2022, sul DL n. 45 (Legge di stabilità regionale per il triennio 2020/2022), sul DL n. 46 (Bilancio di previsione della Regione autonoma Valle d'Aosta per il triennio 2020/2022) e sul DL n. 47 (Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale per il triennio 2020/2022).
Rini (Presidente) - Alla presenza di 32 colleghi, possiamo iniziare i lavori e aprire la discussione generale, dopo le relazioni di ieri. Ha chiesto la parola il collega Cognetta.
Cognetta (VDALIBRA) - Ho ascoltato con molto interesse gli interventi ieri dei relatori dei disegni di legge e del DEFR, e mi hanno colpito molto le parole del presidente Testolin, Presidente ad interim, che ha chiesto un forte segnale di responsabilità da parte di questa Aula. Il forte segnale di responsabilità è stato dato in tante, tante e tante occasioni all'interno dei lavori della Commissione, e questo segnale che abbiamo dato noi non ha ricevuto nessuna risposta: fino a oggi non abbiamo avuto nessuna risposta! Il famoso emendamento che in qualche modo modifica l'Irpef, che dà un segnale molto chiaro di quella che è la nostra intenzione e di quali sono secondo noi le priorità che vanno fatte, è stato un segnale inascoltato. Con il presidente della Commissione e con gli altri commissari abbiamo fatto tanti discorsi, ma alla fine non è stato mai analizzato in profondità.
Questa mattina al termine della discussione generale ci sarà il voto. Lei sui giornali, Presidente, dichiara che c'è incertezza su un okay al bilancio; così hanno riportato i giornali, ma sostanzialmente è quanto ha anche affermato lei durante la sua relazione. Ha fatto anche un altro passaggio importante, dicendo che bisogna concentrarsi sulle "travi" e non sulle "pagliuzze", il che mi sembra una cosa fondamentale, una cosa che non accade spesso in quest'Aula, perché spesso si parla di questioni di lana caprina o comunque di questioni poco importanti.
Allora, io vorrei sgomberare il campo da ogni dubbio. Io vorrei dichiarare molto chiaramente che sono disponibile a votare questo bilancio. Per quanto mi riguarda è un bilancio invotabile, ma c'è una condizione che, se rispettata, mi farà votare questo bilancio. La condizione è molto semplice: qui c'è un foglio con delle righe, quello che permette di andare tutti a casa il 31 di questo mese - il 30 l'ho considerato un po' presto, magari abbiamo un po' più di tempo per fare delle votazioni, ma volendo possiamo mettere anche il 30 - che io firmo e che inviterei altri diciassette consiglieri a firmare, visto che tanti hanno detto che lo firmavano - quindi, per piacere, se i colleghi vogliono proseguire nelle firme - così lo consegniamo. Poi vi votiamo anche questo bilancio - almeno, io ve lo voto - basta che poi ce ne andiamo a casa.
Questo sgombrerebbe il campo da qualsiasi dubbio rispetto a ciò che volete fare dopo l'approvazione di questo bilancio di marchette. Sono disposto ad accettare anche questo, pur di ottenere come risultato il fatto che andiamo al voto. Io lo ritengo uno scambio equo, per quanto mi riguarda. Ritengo che sia una condizione per la quale sia possibile finalmente fare il bene dei valdostani a tutto tondo, non solo di una parte dei valdostani, non solo dei vostri valdostani; va bene?! Quindi vi pregherei di prendere in seria considerazione questa proposta, perché non è una proposta provocatoria. Sta passando il foglio con le firme, poi gli altri colleghi decideranno se apporre o non apporre queste firme: alla diciottesima firma abbiamo concluso anche la questione relativa al bilancio.
Vi inviterei a non far passare molto tempo, vi inviterei a non fare la melina che è stata fatta dal 17 di dicembre a oggi con queste Commissioni che sono andate e venute, con i voti, senza i voti, al mattino abbiamo il voto, al pomeriggio non ce l'abbiamo e viceversa. Vi inviterei finalmente a gettare la maschera una volta per tutte e a dire se siete in diciotto per proseguire con un governo che farete entro il 14 del prossimo mese, per andare avanti e quindi gestirvi il bilancio, per il bene dei valdostani ovviamente. Oppure se finalmente, una volta che ci sarà questo atto - questo atto sarà quello che sbloccherà tutto, perché sblocca tutto questo atto, non c'è problema - fatto questo, rassegnate le dimissioni, andiamo a casa e la finiamo di giocare.
Penso di aver parlato abbastanza bene del "trave" e molto poco delle "pagliuzze", di conseguenza vi invito seriamente a prendere in considerazione questo e a darci una risposta nel più breve tempo possibile, perché altrimenti vorrà dire, ripeto, che state solo perdendo tempo, cercando di sistemare i vostri affari, più o meno grandi, e non volete risolvere assolutamente nulla. E allora poi discuteremo su qualsiasi punto di questo bilancio meraviglioso: ovviamente non so se avrete i voti o non li avrete. Ovviamente - ovviamente! - farete capire a tutti i valdostani quanto veramente vi stanno a cuore.
Présidente - A demandé la parole le collègue Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Tout en partageant complètement ce qui vient de dire mon collègue Cognetta, j'introduirais mon intervention toute politique par une réflexion sur la Journée de la mémoire qu'on a vécu hier. Je crois que le souvenir peut être honoré même en dehors des manifestations publiques, qui servent souvent plus comme vitrine pour apparaitre que comme un véritable témoignage de partage. Lidia Rolfi Beccaria avait été déportée au camp de concentration de Ravensbrück le 27 juin 1944 car relais partisane. Ella a donc été témoin de la tragédie apocalyptique de l'holocauste. "La memoria cresce, ma anche l'antisemitismo", commençait ainsi un article paru sur la Provincia Granda, journal de Cuneo, il y a quelques jours, publié par son fils pour introduire l'électeur aux journées de la mémoire. Juden here, un juif vit ici, a été écrit le jour suivant sur la porte de sa maison, comme cela s'est produit en Europe après la Nuit de Cristal, quand le nazisme et ensuite le fascisme ont décrété la mort de la raison. S'il arrive encore cela en 2020, pendant les journées dédiées à la mémoire des victimes de l'holocauste et encore hier à Turin, il y a quoi à réfléchir.
La journée du 27 janvier est justement une date symbolique pour ne pas perdre le souvenir de ce qui est arrivée en Europe pendant la Deuxième Guerre mondiale et de prévention des crimes contre l'humanité. Une journée instituée par l'initiative des ministres de l'éducation des états membres du Conseil de l'Europe en octobre 2002 et suivi par l'Organisation des Nations unies. On la célèbre, justement, depuis 2006, le 27 janvier jour d'anniversaire de la libération du camp d'Auschwitz. Il est donc tout à fait nécessaire que nous tous adressions notre hommage aux victimes de cette tragédie, due essentiellement à la folie de l'homme. Cependant, avec l'affirmation "devoir de mémoire" on désigne aussi toute obligation morale de se souvenir de n'importe quel évènement historique, afin de faire en sorte qu'un phénomène de ce type ne se reproduise plus.
À nous les conseillers en cette séance - qui pourrait être la dernière de cette législature, c'est à nous de le décider - reviens donc aussi l'obligation de rappeler tout ce qui s'est passé depuis que nous avons été élus, depuis mai 2018. Ces élections avaient donné un signal important, un signal de changement nécessaire souhaité par l'électorat et reconfirmé par les élections européennes de mai 2019. C'est ce qu'on essaye à faire, à changer pendant ces quelques moi qu'on a été au gouvernement. A comptes faits, complètement opératifs que pour quatre mois, peut-être même pas compte tenu du mois d'août. Rappelons que le premier conseil s'est tenu le 27 juin et déjà le 7 novembre, par la démission de tout le Bureau de Présidence et du président de la IV commission, en fait, la crise manifestement ouverte depuis quelque temps a pris un tournant plus évidement encore. C'est ainsi que les revenants ont fait leur réapparition pour plonger la Région dans celle que j'ai appelé la nuit valdôtaine. Si on affirme que l'heure la plus sombre est celle qui précède l'aube, peut-être qu'on y est : le soleil pourra bientôt revenir.
A plus d'un an de ces jours-là et même si vous avez des difficultés à l'admettre publiquement, dans les couloirs du palais et dans votre conscience aussi, je suis certain que vous partagez le sentiment que la majorité que vous avez voulu abattre au début du mois de décembre 2018 n'était pas si mal que ça. On avait tout de même réussi, dans un climat de méfiance et de mépris, à tracer un chemin plus certain pour le sort du casino que vous avez plongé dans un gouffre sans retour. On rappelle, n'est-ce pas, les paroles d'un ancien président : "era una società fallita". On a réglé les contentieux budgétaires avec l'État et on a pu, par l'audition du professeur Florenzano, aborder différentes possibles solutions pour le futur de CVA, que vous envisagiez simplement de coter en bourse sans l'analyse d'autres solutions possibles.
Vu le résultat de ce que vous avez produit pendant ce 2019 que nous venons de terminer, je dirais que la comparaison entre les deux majorités est impitoyable. Je les ai revus, vous savez, ces jours passés les interventions de ceux qui ont siégé ou qui siègent encore sur les bancs du gouvernement ; encore pour très peu de temps, j'estime et j'espère. Je les ai revus et j'ai relu les procès-verbaux du Conseil, quand il pointait du doigt l'ancien Président du gouvernement, Madame Spelgatti, et surtout l'ancien assesseur Aggravi. Comment ne pas se remémorer le véritable procès qu'il a subi à l'occasion de la réunion sur la IV Commission sur les affaires du casino et surtout la Conférence des Chefs de groupe du 28 septembre 2018. Les tons employés et la véhémence de certaines interventions raisonnent encore dans mes souvenirs.
Dans toutes les occasions que vous avez eues pour vous adresser à eux et aux autres membres du gouvernement vous leur reprochiez une prétendue incapacité, ou un manifeste retard sur la loi du bilan. Nous sommes le 28 janvier et vous parliez de notre retard début décembre 2018. Restez tranquilles, on ne fera pas autant : pas de véhémence et de tons accusatoires dans mes mots. Il suffit de parcourir en vol d'oiseau l'année que vous avez fait traverser à la Vallée d'Aoste, comme un trajet dans un tunnel noir où on ne voyait pas de sortie, ou d'une nuit valdôtaine justement. Heureusement la sortie, ou l'aube, nous l'avons à portée de main, si quelqu'un voudra ajouter son nom et son prénom à la liste qui vient de passer parmi nous.
Je ne me bornerais pas à illustrer ici ce que vous n'avez pas fait en ce brillant 2019. Il me suffit de citer trois dates. 23 janvier, pour bien débuter, l'enquête Geenna, avec l'arrestation d'un de nos collègues : avec son vote déterminant, il faut bien le rappeler, il avait permis le mois auparavant la naissance du gouvernement Fosson. 2 juillet, entrée dans la majorité des collègues de Rete Civica, perçus comme les sauveurs des revenants, pour chercher à éclairer sans succès cette nuit toujours plus sombre. La troisième date, le 14 décembre avec les démissions du président, de deux assesseurs et d'un conseiller, tous intéressés par l'enquête Egomnia.
Deux enquêtes sur les liaisons dangereuses entre 'drangheta et politique. Et cela ne semble pas terminer ainsi : hélas, je craints que vous en êtes bien conscients ! Deux tremblements de terre inouïs, deux bombes qui auraient fait éclater n'importe quelle institution dans une nation caractérisée par le sens de l'éthique, de la morale, des principes et des vertus. Hélas, pas dans cette vallée d'Aoste qui aurait pu et aurait dû être la Suisse de l'Italie et qui est désormais considérée comme n'importe quelle région du sud de l'Italie ! Entendons-nous, tout cela n'a pu se produire qu'avec la complicité et la totale collusion di dzi d'entsì-nos [patois, des gens de chez-nous, n.d.c.], qu'ont toujours sous-évalué le phénomène, tant au niveau du citoyen commun comme, circonstance extrêmement plus grave, de la grande partie des institutions, comme a été bien souligné par le compte rendu au Parlement des activités et des résultats obtenus par la DIA au cours du premier semestre 2019. Je tiens à préciser à cet égard que, même si du point de vue judiciaire les responsabilités pénales sont encore toutes à démontrer, on s'est aperçu politiquement, éthiquement et moralement comment et par quel moyen certains consensus étaient assurés.
Eccoci quindi arrivati nel peggiore dei modi possibili al termine del 2019, con le dimissioni forzate dei tre ottavi di un governo, emanazione di una maggioranza da tempo ingessata, zoppa, senza bussola, o meglio con una bussola malfunzionante, fornita pochi mesi prima dal soccorso civico. Ricordiamo a questo proposito come l'interessato, l'ex presidente, avesse profetizzato durante tutta l'estate ogni sventura e l'inevitabile commissariamento per la Regione, qualora si fosse dimesso volontariamente, cosa che non è avvenuta neppure con le sue dimissioni forzate. Noi rimaniamo assolutamente convinti che se fossero giunte alcuni mesi prima, come era stato invitato a procedere per manifesta debolezza governativa, ebbene sì, queste dimissioni avrebbero permesso una consultazione elettorale a settembre o a inizio di ottobre e avrebbero sicuramente evitato questa situazione imbarazzante dal punto di vista della credibilità politica e gravemente preoccupante, senza un bilancio approvato.
Agli analisti il compito di individuare i veri responsabili politici di questa drammatica situazione. Per quanto mi riguarda li ho identificati soprattutto - mi spiace ancora confermarlo - in coloro che, pur magari animati, o illusi direi, da nobili scopi, non si sono resi conto a luglio che il tempo del governo Fosson era già scaduto da tempo e si sono tuttavia incaponiti a voler imporre un cronoprogramma, per certi versi anche coraggioso, ma del tutto irrealizzabile nel contesto politico di allora. E in assenza di quella necessaria cultura politica richiamata da illustri professori nelle audizioni effettuate in I Commissione, direi impossibile da realizzare con gli incontri che ancora oggi vengono proposti per l'indomani del voto sul bilancio. Altri responsabili di questo esercizio provvisorio sono probabilmente parte di coloro che nel corso del 2019 hanno sostituito i consiglieri dimissionari o dimissionati e sono entrati in disaccordo con il loro movimento politico. Ma queste sono dinamiche interne alle singole forze, che però sono significative di quanto sia debole la politica e oltremodo forte il personalismo senza ritegno. Ora non ci resta che sperare che il vecchio adagio "anno bisesto, anno funesto" non sia confermato, perché qualora avesse un fondamento, peggio di così francamente non saprei cosa possa capitare alla nostra amata regione.
Nessuno, nessuno ne esce vincitore da questa esperienza legislativa. Non noi che, vuoi per inesperienza, vuoi magari anche per un eccesso di presunzione, oppure perché i compagni di viaggio prescelti non hanno dimostrato assoluta lealtà e collaborazione. Non ne escono vincitori coloro che mai hanno accettato di proporsi come attori principali, ma hanno sempre preferito i banchi del dissenso e delle posizioni antigovernative. Non ne escono vincitori i camaleonti, i funamboli, gli opportunisti tra vecchie e nuove casacche politiche, ruoli ambigui al servizio, con la schiena spesso piegata, del potere di turno. Non ne escono vincitori da qualunque prospettiva si guardi coloro che si lavano pubblicamente i loro panni sporchi sui social o sui giornali. Non ne esce vincitrice la classe politica espressione di questa ultima maggioranza, forse la peggiore, la peggiore della storia contemporanea valdostana. E non ne esce vincitrice, anzi sconfitta e mortificata, l'intera regione, questa patria del cui bene molti di noi si riempiono la bocca, accostando le proprie scelte con la più ipocrita delle espressioni: il senso di responsabilità.
Siamo consapevoli che occorre, che è necessario ed è urgente più che mai dare un segnale per scuoterci e per uscire da questo pantano nauseabondo in cui abbiamo precipitato la Valle d'Aosta? L'auspicio è davvero che ogni forza politica, nelle prossime e spero vicine elezioni, consapevoli del fatto che più si è piccoli nei numeri e più è difficile individuare le eccellenze, componga le proprie liste con particolare attenzione a specifiche doti, che siano personalità, autorevolezza e non autoritarismo, competenza, disponibilità al dialogo, pacatezza e soprattutto - soprattutto! - trasparenza e onestà. È nostro dovere individuare queste persone e farle crescere nell'ambito delle proprie forze politiche e nel rispetto delle nostre differenze, proprio per evitare la mediocrità nella quale tutti noi, e mi metto ai primi posti, siamo precipitati.
Sulla placca commemorativa del ponte di Introd realizzato nel 1916, che vi invito ad andare a vedere, vi è una bella scritta che recita: "Effort uni d'habitants, valeur des représentants, douèrent la commune d'Introd de cette remarquable construction", e poi ci sono i nomi del sindaco, del deputato e dei progettisti. Da tempo quelle tre parole iniziali stimolano riflessioni che voglio condividere con voi. Effort uni d'habitants: tre parole significative che dovrebbero farci meditare sul tempo che viviamo. Effort: quanto siamo ancora capaci di sforzo, slancio, impegno, passione e applicazione? Uni: dove è finita quell'unità di intenti che dovrebbe essere alla base degli interessi comuni di una società? Habitants: da leggere anche come comunità dove coesione, senso di appartenenza, aggregazione e concordia sono elementi imprescindibili per continuare a costruire la nostra società e soprattutto non lasciarci sopraffare dall'ignavia e dalla negligenza che livellano tutto verso il basso. Non ultima per importanza la lingua utilizzata nella scritta: il francese, fondamento della nostra unicità. Sul "valeur des représentants" stendiamo un velo pietoso.
Présidente - A demandé la parole la collègue Morelli.
Morelli (AV) - Cari colleghi, partirò dalla fine, da quella che sarà la conclusione del mio intervento. Questo bilancio va votato. Va votato rapidamente, secondo quella che è la valutazione legittima di ognuno, ma cerchiamo di arrivare con celerità, con la celerità che non abbiamo avuto finora, alla fine di un percorso che dura ormai da un mese e mezzo, a cui la nostra comunità assiste attonita, provando grande sconcerto e molta preoccupazione, perché nessuno ricorda una situazione analoga in cui a colpi di rinvii si sia giunti alla fine dell'anno senza che la Regione avesse il bilancio approvato e si dovesse poi andare in esercizio provvisorio.
Sulla gravità di questa situazione ci sono opinioni diverse. Qualcuno evoca altre regioni che si trovano o si sono già trovate nella medesima situazione, alcuni minimizzano e ridimensionano la questione, altri ritengono che sia grave. Noi di Alliance Valdôtaine siamo fra coloro che la considerano una condizione che andava responsabilmente evitata, perché è causa di ritardi, di inefficienze, di disagi per le strutture dell'amministrazione regionale che si ripercuotono sui cittadini e di cui, a torto o a ragione, i valdostani ci ritengono tutti responsabili: tout groupe confondu, tout conseiller confondu, de majorité ou de minorité, peu importe. Pertanto l'invito che ci sentiamo di rivolgere oggi, innanzitutto a noi stessi e al nostro gruppo, è quello di procedere con serietà e pragmatismo, affrontando il merito delle questioni, confrontandosi anche duramente sui temi e sulle visioni, ma evitando di sollevare o raccogliere provocazioni o occasioni di polemica sterile.
La campagna elettorale è partita: è evidente, lo sappiamo, lo sentiamo perfettamente e saremo della partita nei tempi dovuti, ma evitiamo di trasformare questo Consiglio in un palcoscenico, in una bagarre sconsiderata. Ci sarà tempo e modo per fare la propaganda. Chi si candiderà alle prossime elezioni avrà una lunga campagna e appositamente dedicata per farlo. Oggi limitiamoci a constatare che siamo in netto ritardo, che il tempo trascorso e le tante riunioni, i confronti, hanno anche prodotto dei miglioramenti nei testi depositati a novembre, su cui torneremo e per i quali siamo grati ai colleghi che vi hanno lavorato, ma ora cerchiamo di mettere fine al più presto all'esercizio provvisorio e affrontiamo la discussione in modo franco e corretto. Questo è l'atteggiamento con cui noi ci approcciamo. Facciamo in modo tutti insieme che quella che noi riteniamo sarà l'ultima adunanza consiliare di una legislatura travagliata, non sia la peggiore fra tutte quelle che l'hanno preceduta. Salvaguardiamo la credibilità che ancora rimane alla politica e alle istituzioni e tutti ne beneficeranno, ognuno di noi, ma anche la comunità.
Cela dit, cerchiamo di dare una definizione di questo bilancio, una definizione che lo sintetizzi. Sappiamo bene quanto sia considerato importante oggi comunicare. Sempre più spesso dobbiamo constatare che prima del fare viene il comunicare, e allora bisogna andare a studiarsi le definizioni a effetto, quelle che colpiscono l'opinione pubblica, l'immaginario, che lasciano traccia nei media, utilizzando linguaggi coloriti e talvolta anche espressioni offensive, direi. A chacun son style, ognuno è fortunatamente libero di scegliere lo stile che meglio lo rappresenta e di assumersene la responsabilità. Se dobbiamo dare una definizione, per noi questo è il bilancio che ridà un po' di sicurezza alla nostra regione, quella sicurezza che è legata alla quotidianità, che innanzitutto garantisce e consolida i servizi legati alla quotidianità e lascia nuovamente intravedere un po' di luce, e dopo gli anni bui della crisi questo non è poco.
È un bilancio che alcune scelte le fa, compatibilmente con i margini di manovra che non sono molti, ma alcune priorità se le dà. Prima fra tutte quelle della sanità: i soldi a disposizione della sanità, che costituiscono circa un quarto del totale, sono in aumento e si attestano per il 2020 a 293 milioni di euro. Quindi il settore della sanità giustamente la fa da padrone e a seguire viene il settore dell'istruzione e del diritto allo studio: sono gli ambiti attinenti alla quotidianità che determinano la qualità della vita delle persone e delle famiglie e vanno per noi sicuramente garantiti e privilegiati. Sappiamo bene che quello della sanità è un ambito particolarmente problematico, affetto da difficoltà e carenze che ci accomunano anche ad altre realtà del nord Italia: penso alla carenza di personale sanitario, penso all'allungamento delle liste d'attesa, all'eccessivo ricorso all'ospedale a fronte di una ancora insufficiente territorializzazione del sistema. Con questo bilancio in particolare si incrementano i LEA, i livelli essenziali di assistenza, si gettano le basi per aumentare l'attrattività degli specialisti, oltre che per intervenire sulla riduzione delle liste di attesa.
Per quanto concerne l'altro settore cardine, l'istruzione, vi è un'attenzione particolare alla formazione del personale scolastico - essenziale! - all'educazione plurilingue, caratteristica del nostro sistema da potenziare e valorizzare in quanto foriera di occasioni di scambio, di apertura mentale e culturale e di opportunità lavorative, non dimentichiamolo, all'educazione degli adulti per una formazione che sia al passo con i tempi e permetta il reinserimento occupazionale, al sostegno ai disabili, all'edilizia scolastica. Sono tutti punti qualificanti, indici di una tradizione di civiltà a cui non vogliamo rinunciare, perché solo con il sapere, con la conoscenza, con la cultura - è corretto il riferimento che faceva il collega Luboz: la conoscenza - si può far progredire la società e contrastare la barbarie e l'inciviltà.
Naturalmente sappiamo bene, come qualcuno vorrà sicuramente farci notare, che non basta aumentare i fondi a disposizione per ottenere dei miglioramenti, ci vogliono idee e propositi chiari che noi pensiamo di avere e che discendono innanzitutto dalla convinzione profonda che la sanità e la scuola devono garantire uguali opportunità a tutti, e quindi devono essere pubbliche, e per rimanere tali necessitano di risorse adeguate che sono il frutto di precise scelte politiche.
Non penso di toccare tutti gli ambiti, altri colleghi interverranno, ma un passaggio sul turismo lo vorrei fare, perché è un settore dell'economia valdostana che tiene e, anzi, fa registrare una crescita costante. Questo bilancio incrementa, seppur lievemente, i fondi per la promozione. E sappiamo quanto è importante, proprio nel momento in cui un settore cresce, mantenere alta l'attenzione. Questo è positivo, anche se siamo ancora lontani dai nostri competitor e soprattutto c'è ancora da fare per valorizzare appieno le potenzialità di una regione ricca di proposte e di bellezze, ma che stenta ancora a farsi conoscere, anche soltanto in Italia al di fuori delle regioni di prossimità, a eccezione ovviamente delle località di punta che hanno fama internazionale e presentano risultati eccellenti; basti pensare che il comprensorio del Monte Bianco nel 2018 ha superato per la prima volta il milione di presenze.
Ma non tutta la Valle d'Aosta è fatta di località di punta. Permettetemi di esprimere tutto il mio disappunto e la delusione nel vedere ancora ostacolata e rimandata la riforma del turismo, di cui la nostra regione ha grande necessità. L'ente unico di promozione, di cui parliamo da anni, che dovrebbe servire a coordinare, a ottimizzare, a veicolare un'immagine forte e armonizzata della nostra regione, certamente non un ente fine a sé stesso - condivido, collega Ferrero - sarà ancora di là da venire, e questo penalizza la nostra regione. Così come il Piano regionale dei Trasporti che al turismo, ma non solo, è strettamente connesso, piano che è praticamente pronto e denota il lavoro e l'impegno profuso in particolare da questa Giunta nel potenziamento del trasporto pubblico, con l'incremento dei servizi che sta dando i primi risultati positivi e che vedrà nel biglietto integrato il raggiungimento di un grande obiettivo.
Una nota positiva la troviamo nel sostegno alle consulenze per il settore ricettivo, finalizzate a modernizzare, rilanciare, rinnovare aziende perlopiù a conduzione familiare. Sappiamo che il panorama delle aziende della nostra regione è caratterizzato principalmente da piccole aziende a conduzione familiare, ma che stentano a trovare una vocazione, una giusta dimensione, un adeguato posizionamento sul mercato. La Valle d'Aosta è una regione multiforme che può soddisfare le richieste di fasce e di tipologie di turismo diverse: da quello vip delle località famose a quello degli sportivi o a quello di chi ricerca la tranquillità e l'autenticità. Bisogna fare in modo che la domanda e l'offerta si incontrino. In questo senso la bassa via, le piste ciclabili, la rete dei sentieri, i circuiti di visita dei siti di interesse culturale, i castelli, l'enogastronomia, il paesaggio, costituiscono gli elementi qualificanti di una rete di proposte che potenzialmente interessa e coinvolge tutti i comuni della Valle. Il tutto in coerenza con una strategia regionale di sviluppo sostenibile verso cui si sta procedendo, fortunatamente - lasciatemelo dire - con maggiore convinzione rispetto al passato, perché i tempi maturano, le idee evolvono.
Personalmente ricordo bene la diffidenza e l'ostilità che suscitava in tanti gruppi politici la candidatura del Monte Bianco a patrimonio dell'UNESCO una decina di anni or sono, così come tutto il discorso legato agli OGM in agricoltura. Oggi nel 2020 ad aprile sarà approvato il progetto definitivo di candidatura al patrimonio mondiale UNESCO! La Valle d'Aosta nel frattempo è diventata regione OGM free e sempre più aziende agricole si stanno convertendo al biologico. Sono segnali importanti di un'evoluzione anche culturale che si sta producendo.
Anche in questa legislatura difficile il Consiglio regionale ha approvato alcuni atti di impegno significativi: la legge sulla mobilità sostenibile, l'avvio della politica carbon e fossil free, l'adozione di indirizzi in merito alla necessità di contrastare il cambiamento climatico e prevedere misure di adattamento, la vera grande sfida dei nostri tempi. In questo senso va il potenziamento del piano degli interventi per la difesa del suolo, azione quanto mai necessaria per far fronte alla fragilità del nostro ambiente, oltre che per valorizzare un savoir-faire di professioni radicate nel territorio, un mondo del lavoro ingiustamente sacrificato in passato, perché il lavoro è l'altra grande sfida dei nostri tempi, tema di non facile soluzione, ma qualche segnale importante crediamo sia stato dato. Ricordiamo che dopo anni di inattività è stato ricostituito il consiglio per le politiche del lavoro e proprio oggi verrà presentata la bozza di piano per le politiche del lavoro.
È evidente che questo non è che l'inizio di un percorso, che è necessaria una consapevolezza diffusa, ma soprattutto è essenziale che vi sia una programmazione lucida e mirata, condizione questa che oggettivamente, nella precarietà del quadro politico attuale, non può essere garantita e attuata. Non basta lavorare tanto e bene, anche se è evidentemente importante, e a questo proposito in quanto capogruppo di Alliance Valdôtaine, mi sento di esprimere alla Giunta e in particolare agli assessori del nostro gruppo la riconoscenza e l'apprezzamento per l'impegno e per quanto di innovativo hanno saputo portare nei rispettivi settori di riferimento. E lasciatemi rilevare con soddisfazione e in un momento storico in cui nella politica regionale tutto si frammenta, si spacca, si divide, dove anche i gruppi politici minuscoli riescono a diventare ancor più piccoli, fino a coincidere con le singole persone, noi abbiamo fatto il percorso inverso: abbiamo unito anziché dividere, abbiamo cercato i punti comuni tra ALPE e UVP, anziché allontanarci sulle differenze. E su questa strada intendiamo proseguire con convinzione e con coraggio.
Non possiamo però non rilevare che per riuscire a incidere significativamente sono necessarie condizioni di stabilità e continuità, di azione politico-amministrativa che il quadro politico attuale non può garantire, condizionato dai numeri eccessivamente risicati e da un individualismo che alla fine mortifica chi vuole fare gioco di squadra. Quindi, Alliance Valdôtaine lo ribadisce in modo chiaro: non raccogliamo i ricatti e le provocazioni. Quando firmare le dimissioni, se permettete, lo decidiamo noi. Quando firmiamo le nostre dimissioni, prepariamo noi il nostro foglio di dimissioni e lo firmiamo noi nei tempi che decidiamo noi. Se queste sono le condizioni, e queste sono le condizioni, si torni a ridare la parola agli elettori in modo civile e democratico. E auspichiamo e proponiamo che si decida per un election day, che ci riporti alle urne in un'unica tornata. Aumenterà sicuramente il coinvolgimento dei cittadini, si ottimizzerà la logistica, l'occupazione dei tempi e degli spazi e si produrranno dei risparmi sulla spesa pubblica, e questo aspetto i cittadini lo apprezzano sicuramente. Prima però, e concludo questo mio intervento come l'ho iniziato, il bilancio della Regione va votato e senza nulla togliere alla libertà di espressione di ognuno, all'ampiezza e alla profondità del confronto, va votato al più presto.
Presidente - Ha chiesto la parola la collega Spelgatti.
Spelgatti (LEGA VDA) - Vede collega Morelli, era mia intenzione stare ad ascoltare tutti gli interventi e prendere la parola molto più al fondo di questa discussione generale, ma non mi sono potuta trattenere, perché per noi il primo a intervenire è stato il collega Luboz che ha fatto un discorso di una caratura fuori dal comune e che ha lanciato dei macigni all'interno di questo Consiglio. Però questo dovrebbe far tremare le gambe a ognuno di voi, ma far tremare le gambe perché quando si parla di nuovo, di etica, di morale, di dignità e si fa un resoconto di ciò che è avvenuto durante tutta questa legislatura, ogni persona che uomo si senta e che pensi di andare in giro a testa alta, dovrebbe sentirsi tremare; perché c'è una sostanziale differenza tra come è stata fatta politica in quest'aula in tutto questo periodo da parte vostra e da come è stata fatta politica da parte nostra.
Come ha ben ricordato il collega Luboz, noi in quei pochissimi mesi in cui siamo stati al governo senza una maggioranza abbiamo portato i fatti, risultati concreti: tutto quello che abbiamo potuto l'abbiamo fatto senza una maggioranza Sono risultati pesanti per la Valle d'Aosta, che hanno cambiato il destino della Valle d'Aosta. Il collega Luboz ha citato i due fatti più eclatanti, ma ce ne sono stati tanti altri: la questione casinò e soprattutto la questione dell'accordo con lo Stato.
Ma al di là di questo, noi abbiamo dimostrato qualcos'altro che per noi è ancora più importante: la caratura morale. Prima di fare politica siamo uomini e per noi non c'è nulla di più importante della dignità, perché ognuno combatte, almeno noi combattiamo in questa maniera, combatte in nome degli ideali, perché crede in qualche cosa, giustamente altre persone credono in qualcosa di diverso, ma il confronto dovrebbe essere sui temi. Con voi non è mai stato un confronto sui temi, è stato un confronto tra chi vuole fare qualche cosa perché ha delle idee e le marchette elettorali vostre. E io non le permetto di definire l'intervento del collega Luboz dicendo: "è iniziata la campagna elettorale... i nostri toni... parole pesanti". Certo, sono parole pesanti, perché sono parole di etica e di morale.
Noi l'abbiamo dimostrato il non attaccamento alle poltrone e abbiamo dimostrato che siamo persone, e il nostro gruppo è formato tutto da persone, che quando dicono una cosa - collega Morelli, prenderà poi la parola a microfono acceso, così poi mi risponde, perché voglio sentirla vis-à-vis - quando noi diciamo una cosa, quella facciamo. Se non siamo in grado di lavorare come vorremmo, andiamo a casa. Quanti attacchi ci avete fatto! Io ho incominciato quando ero presidente a dire: "non ci sono le condizioni per la governabilità", perché non siamo compatibili, non siamo eticamente compatibili. Non ci sono visioni che possano portare a dei risultati concreti per la Valle d'Aosta.
Io sogno una Valle d'Aosta molto differente da quella che sognate voi, perché quella che sognate voi è quella che c'è oggi, perché voi avete avuto il potere in mano per una vita. Tutto quello che oggi c'è della Valle d'Aosta l'avete creato voi. Rimango basita quando vi alzate e incominciate a dire quelle che sono le problematiche e vi proponete come se foste arrivati oggi e aveste delle idee differenti, perché siete sempre gli stessi, siete sempre gli stessi da decenni. E questo è il risultato della Valle d'Aosta che voi volete. Poi potete raccontare tutto quello che volete, lo potete raccontare con un tono assolutamente mellifluo, pacato, molto più educato di quelli della Lega, di quei cattivoni della Lega: i fascisti, i razzisti, potete raccontare quello che volete. Ma sapete, noi quando andiamo per la strada possiamo andare in giro a testa alta e nessuno ha paura di noi. Mentre di voi il cittadino comune ha paura. E i veri fascisti sono quelli che non danno la libertà, perché noi abbiamo sempre detto che sono i valdostani a dover decidere, non siamo noi che ci autoproclamiamo nel momento in cui non ci sono le condizioni di governabilità. Noi diciamo che decideranno poi i valdostani. Mi auguro che i valdostani poi vadano veramente a votare e decidano ognuno in coscienza quello che vogliono del proprio futuro, ma che vadano a votare in massa. Potranno votare voi, potranno votare noi, non ha importanza: che votino e che si esprimano.
Però, noi non abbiamo paura di questo, perché siamo tutti pronti a tornare a casa e a fare il nostro lavoro, a tornare al nostro lavoro. Se invece verremo riconfermati, continueremo a lavorare esattamente come abbiamo fatto, ma con la schiena dritta, perché noi siamo persone che dichiariamo già in campagna elettorale - perché noi i voti li cerchiamo così, solo così - quello che vogliamo, quello che sogniamo, quello che vediamo del futuro della Valle d'Aosta. Lo dichiariamo, però quando siamo anche seduti sulle varie poltrone non cambiamo di una virgola. Attenzione, non cambiamo di una virgola non significa non voler avere a che fare con l'opposizione, perché nel mio modo di far politica, quello che sogno un giorno è di poter deporre le asce di guerra, perché non è bello lavorare così. Siamo pronti a combattere, l'abbiamo dimostrato in tutte le maniere: quando è ora di combattere si combatte, poi si spera un giorno di avere a che fare con persone che vivano la politica in maniera diversa e che il confronto venga elevato, portato a un altro livello, in cui tra maggioranza e opposizione, tra forze politiche differenti ci sia comunque il riconoscimento del valore dell'altro e la dignità di un pensiero diverso dal proprio, perché la diversità è la base della democrazia. Però il ragionamento deve essere fatto sugli ideali, il ragionamento deve essere fatto sulle visioni, non ci si può fermare a quello che è l'interesse: "no, questo non lo puoi fare perché tocchi qualcosa che non va bene", "no, quello non lo puoi fare perché ci sono degli interessi". Degli interessi? Finché questa è la base su cui noi ragioniamo, il livello sarà sempre sotto terra. Mi dispiace, sogno qualcosa di profondamente differente. Mi auguro che le varie forze possano un giorno esprimere delle persone nuove, che abbiano un modo di fare politica completamente diverso e allora anche i toni all'interno di quest'aula potranno cambiare e ci potrà essere davvero un dialogo franco tra maggioranza e opposizione, idee diverse, modi di esprimersi differenti e la Valle d'Aosta potrà rinascere.
Quando lei mi dice: "tutto si sta frantumando, mentre noi che siamo bravi ci uniamo". Ma sappiamo benissimo che cos'è la vostra unione: è l'unione della disperazione, è l'unione di debolezze, è l'unione per cercare di arrivare a essere ricandidati e a essere rieletti. Non ha niente a che vedere con i sogni, col pensiero, soprattutto con gli ideali e con una visione differente, perché sennò voi eletti non avreste fatto questo, non avreste distrutto i vostri movimenti. Perché quello che si è verificato in questo Consiglio è che gli eletti hanno portato alla distruzione dei movimenti sotto. Faccio un esempio, parliamo del partito più importante, dell'Union Valdôtaine. Se gli eletti dell'Union Valdôtaine avessero fatto delle scelte diverse, non avrebbero trascinato nel baratro la base. Perché la base, che sono le persone che lavorano sul territorio, è fatta da persone che credono veramente ancora nella politica, che hanno ancora degli ideali che non si sono sporcati, che sotto la bandiera dell'Union Valdôtaine e dell'UVP e quant'altro, hanno messo il cuore, hanno messo l'anima, comunque pensano e sognano in quella maniera. Sono persone serie, persone sane e voi le avete trascinati nel baratro. Se aveste pensato davvero agli ideali, alla Valle d'Aosta e soprattutto alle persone che stanno dietro - è brutto usare la parola "dietro": insieme a voi, però che non sono in Consiglio regionale - avreste fatto scelte differenti, non li avreste trascinati nel baratro per rimanere attaccati a una poltrona, portando la politica in questa situazione.
In ultimo, chiudo perché veramente c'è poco da dire. Quando lei ci dice: "ah, i valdostani... qua la responsabilità è dei trentacinque". Eh no, mi dispiace, non ci stiamo! Perché l'hanno visto tutti: tutti! Anche solo per com'è andata con questo bilancio, l'hanno visto tutti che abbiamo mille volte mostrato la disponibilità a venire incontro, pur essendo in opposizione. Il senso di responsabilità da voi tanto decantato, noi dell'opposizione l'abbiamo davvero utilizzato e l'abbiamo messo in pratica, perché comunque abbiamo detto più volte: "va bene, ci siamo, non vogliamo mandare la Valle d'Aosta in esercizio provvisorio, vi diamo una mano", però chiaramente poniamo delle condizioni. E voi con la vostra arroganza, perché dite a noi che siamo arroganti, ma siete voi che siete arroganti. Noi combattiamo per gli ideali, è diverso, e lo facciamo anche con toni duri quando è il momento, perché quando sei in guerra combatti, punto. Quando poi puoi deporre le armi sei diverso e ti poni in maniera differente. Però ci avete sempre chiuso le porte in faccia, ci avete sempre detto: "no, tanto noi abbiamo i voti". Non avete accolto tanto così di tutto quello che noi abbiamo proposto, tanto così!
È la terza volta che il bilancio arriva in aula: se guardate formalmente in aula è arrivato tre volte, tre volte! E ancora siete qua. E poi dignità vorrebbe... c'è un foglio con le firme, uno dice: "bene, noi siamo qua, facciamo l'ennesimo tentativo, pur di andare a casa e di restituire la parola ai valdostani", che sono gli unici che devono poter esercitare il potere di poter dire chi sta seduto in questa aula, gli unici titolati a farlo e loro devono decidere. Avete fatto mille dichiarazioni, avete detto: "bilancio e voto, bilancio e voto, bilancio e voto"! Benissimo, c'è il foglio: fate questo. Noi sul bilancio ci possiamo essere. Ma lo state facendo? Io non ho ancora visto nessuno alzarsi e venire a firmare questo foglio. Ma la dignità!
Io, guardate, parlo per me: nella vita posso accettare qualsiasi cosa, posso essere accusata di incompetenza, di essere fascista, razzista... di qualsiasi cosa. Perché? Perché quando io mi sveglio al mattino ho degli ideali, per quelli combatto e vado avanti e non ho paura. Non ho paura, perché sono in grado di guardare la persona con cui parlo e spiegare il perché delle mie scelte, giuste o sbagliate. Quando poi uno lavora e quando uno poi si trova a dover governare, fa delle cose corrette, può fare anche degli errori, certamente, ma lo fa in buona fede e comunque chi fa sbaglia. E poi andiamo a vedere sulla quantità delle cose che sono fatte, quelle che sono state fatte per gli altri, tanto ci sarà sempre una visione differente, no? Ci saranno persone che non condivideranno mai quello che hai fatto, persone invece che lo apprezzano. L'importante è che ognuno in coscienza possa giustificare e spiegare. Però quello che non accetterò mai - mai! Noi l'abbiamo dimostrato con i fatti, non a parole, coi fatti, perché tutto il nostro comportamento è stato lineare dal primo giorno e non ci siamo mai piegati a nulla - quello che io non accetterò mai è che si dica "non c'è dignità e non c'è valore". Perché prima di tutto sono una donna, io voglio poter andare in giro a testa alta e non c'è stipendio, non c'è poltrona, non c'è nulla che possa giustificare e che possa ripagare per me la perdita di dignità, perché questo svuota l'essere umano. Quando un essere umano è svuotato non ha più nulla da dare.
Noi qui dovremmo essere al servizio della popolazione: al servizio! Quindi di conseguenza, collega Morelli, stia molto attenta a parlare di campagna elettorale, "siete partiti con la campagna elettorale", perché a differenza vostra noi siamo uomini e donne tutti d'un pezzo. Noi diciamo una cosa e la facciamo e non c'è stato un solo comportamento che non sia lineare rispetto a quello che abbiamo annunciato. Noi abbiamo parlato di ritorno alle urne quando ancora ero presidente, mentre aspettavo che riusciste a mettervi d'accordo per fare la mozione di sfiducia, e intanto noi portavamo avanti senza una maggioranza tutto quello che potevamo.
Voci fuori microfono.
Certo, certo, sì, sì, aspetto che poi... venga, venga, venga! La aspetto, mi risponda pure, perché l'aspetto e sarà molto interessante.
Quindi non parli di campagna elettorale: noi le cose le facciamo. Noi le cose le facciamo.
Presidente - Io chiedo veramente di non fare diventare la discussione sul bilancio un dibattito personale. Per cortesia, colleghi!
Spelgatti (LEGA VDA) - Si preoccupi dei suoi, perché non è con i toni melliflui che si fanno i fatti. Noi siamo per fare i fatti.
Presidente - La parola al collega Ferrero.
Ferrero (VDALIBRA) - Per la terza volta ci ritroviamo a tentare di votare un bilancio che avete presentato, nella piena consapevolezza che un bel corso di matematica per farvi contare fino a diciotto forse sarebbe stata la cosa più utile per risolvere la situazione. È un bilancio che ha - bisogna ricordarlo ai valdostani al di là di tutto - dei padri! In questi padri riconosciamo il jolly, colui che nelle intercettazioni, esponente dell'Union Valdôtaine, viene chiamato "jolly". Il jolly, lo sappiamo che nel gioco delle carte è quella carta che ti consente - io faccio giochi spiccioli: scala quaranta, la pinnacola - ti consente di risolvere la situazione, perché lo sistemi in qualsiasi posizione al momento giusto. Ebbene, possiamo dire che l'Union Valdôtaine il jolly se l'è già giocato. Abbiamo sentito anche parlare di "cavalli vincenti" nelle intercettazioni e c'è un prestigioso cavallo vincente dell'Union Valdôtaine Progressiste, però di questo cavallo, probabilmente imbizzarrito, abbiamo perso le tracce: è partito al galoppo, non si sa verso che lidi. Tali sono i veri padri di questo bilancio, un bilancio che dà soprattutto un segnale all'esterno, non ai valdostani, ma a qualcuno, a qualcuno in particolare, a qualcuno con cui qualcun altro deve saldare dei debiti - non debiti di bilancio, questi chiamiamoli pure debiti extra bilancio - e soprattutto deve far capire che ci sarà ancora trippa per gatti, in maniera tale che alle prossime elezioni si assista di nuovo al triste rito del voto di scambio.
Un bilancio che è difficile da affrontare, perché non si tratta di mettere delle pezze. Gli emendamenti che Vdalibra ha proposto con gli altri componenti dell'opposizione possono semplicemente inserire qualche correttivo. Ma qui non si tratta di una maglia strappata o di alcuni buchi, qui si tratta di una vera e propria rete all'interno della quale, in queste maglie grandi, sono state fatte passare le peggiori marchette. Ma bisogna anche intendersi cosa diciamo quando parliamo di marchette. La marchetta è semplicemente rivolta a un numero limitato di persone per propiziare qualcosa.
Manca una visione strategica a medio e lungo termine di quello che bisogna fare: nel turismo, nella sanità, a livello di trasporti e infrastrutture. I soliti provvedimenti che vengono fatti come solo voi sapete fare e abbiamo visto con che risultati. Inutile parlare di sanità quando sappiamo bene che c'è la paralisi riguardo all'ampliamento dell'ospedale, quando non sono state fatte quelle scelte coraggiose. Inutile parlare di eccellenze della scuola quando abbiamo classi in cui ci sono venticinque, trenta alunni in classi che ne possono tenere venti. La qualità si è persa. La si è persa dell'assistenza agli anziani: manca un progetto di riforma complessiva del sistema di assistenza per gli anziani.
C'è poi questa sorta di negazionismo nell'attribuire ad altri responsabilità che possono essere fatte risalire in questo momento esclusivamente al governo regionale e a chi lo sostiene. Siamo qui per la terza volta ad affrontare il bilancio, perché qualcuno non è stato in grado di avere i voti per portarlo avanti. Ma non è una nostra responsabilità, è una vostra responsabilità. Inutile fare gli appelli adesso alla responsabilità altrui: pensate alla vostra. Certo che elencare le marchette e i provvedimenti ad hoc che sono stati fatti sia nel DEFR che nel bilancio, gonfiando alcune voci di spesa per poi magari dopo dirottare altrove i soldi, per creare una specie di tesoretto da usare poi in chiave elettorale.
Oppure cito un esempio: l'ulteriore ampliamento della possibilità di utilizzo del Soccorso alpino valdostano anche al di fuori di ambiti strettamente montani, quando abbiamo il Corpo regionale dei vigili del fuoco che sostanzialmente è sottoutilizzato o addirittura inutilizzato per alcune mansioni che potrebbero tranquillamente essere svolte a costo zero. Io mi chiedo: vogliamo arrivare al punto di chiamare l'elicottero con due guide alpine per far attraversare la strada alla vecchietta, per creare business? Non lo so! Vedo la possibilità di stanziamenti, a favore sempre del Soccorso alpino valdostano, di fondi per attrezzature. Ma fatevi un giro alla caserma di vigili del fuoco, andate a vedere in che stato sono gli immobili, andate a vedere in che stato sono certi automezzi, che non sono neanche più stati riparati. Cosa serve avere delle professionalità all'interno, a che cosa serve aver regionalizzato? Perché bisogna sempre accorpare, regionalizzare per gestire poi peggio dello Stato, molto peggio di quanto faceva precedentemente lo Stato.
È ovvio, l'accanimento, la testardaggine con cui si continua a portare, sperando non so in che cosa, l'approvazione di un bilancio che è inaccettabile, impresentabile e invotabile, denota che c'è un disegno che va oltre, ben oltre la presentazione del bilancio. Adesso avete la possibilità - questo è il senso di responsabilità - avete la possibilità apponendo la firma accanto alle nostre, per decidere la fine di questa triste legislatura, di approvare il bilancio. Ci tureremo il naso, faremo finta di non vedere le cose, perché sappiamo che il bilancio è un atto importante della vita amministrativa della nostra Regione. Venite a firmare, accomodatevi, raggiungiamo i diciotto. Noi lo voteremo e chiuderemo questa pagina veramente vergognosa della storia della Valle d'Aosta. Inutile stare a recriminare, inutile stare a battibeccare, c'è un documento, tutti coloro che si sono riempiti la bocca della parola "elezioni", se non sono dei pagliacci devono mettere la firma. Diversamente saranno poi gli elettori a giudicarvi.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Lavevaz.
Lavevaz (UV) - Le budget est un moment de programmation, est le moment de programmation le plus important dans une administration. Le moment où, programme électoral à la main, un gouvernement décide les priorités à aborder et les priorités à porter en avant et au contraire des choses qui peuvent être renvoyées dans l'exercice futur. Un moment de partage, de compromis entre les différentes sensibilités d'une majorité. Évidemment nous nous trouvons aujourd'hui dans une situation où tout est assez difficile, même le futur est incertain par rapport à la législature. Et alors, c'est évidemment difficile de faire des programmations qui soient financières et qui soient politiques. Le budget, comme je disais en général, mais aujourd'hui en particulier, est un moment de réflexion de la politique. Il devrait être un moment où on relance l'activité politique.
Je crois que quelque réflexion préalable à l'analyse du numéro s'avère nécessaire. J'aimerais d'abord expliquer le parcours qui a porté en particulier mon mouvement, l'Union Valdôtaine, à assumer des décisions importantes, même sans précédent, dans le mois dernier. Des positions qui sont désormais connues, des positions que le conseil fédéral de l'Union Valdôtaine a voulu donner et qui sont claires et nettes. D'abord la priorité c'est d'approuver le budget : c'était une priorité déjà au mois de décembre dernier. Après, vérifier la possibilité d'aller aux urnes dans des moyens à débattre et à décider ensemble. Message clair et sans précédent, mais je crois absolument nécessaire dans cette situation.
Je veux être clair sur les motivations qui ont porté à une telle décision. C'est une décision qui n'a été ni impulsive, ni prise à la hâte, comme peut-être les faits peuvent faire croire, ni di pancia comme quelque a dit dans les journées précédentes. Nous avons vécu des passages compliqués dans la dernière année, des passages avec des numéros qui ont été toujours très strictes, à partir de la naissance du gouvernement Fosson, qui a été géré avec difficulté par notre base. Après, les faits de l'été avec l'accord administratif de Rete Civica, à laquelle je dois reconnaitre une grande honnêteté et une cohérence, mais qui a été en tout cas un peu difficile à métaboliser à l'intérieur de l'Union Valdôtaine. Il était déjà prévu, mais les faits ont démontré que des majorités strictes ou des accords administratifs portent à des médiations qui tournent très facilement vers des forçages, vers des out-out qui paralysent même l'action administrative. Depuis ce moment, je crois que de façon claire et cohérente notre mouvement a porté de l'avant une position qui a toujours été la même. Je dois dire que j'ai dû prendre acte, dans ces semaines ci en particulier, que parfois on a pris la cohérence presque comme une faute ou un péché. Je crois que ce n'est pas ainsi.
Poi credo che i passaggi successivi di dicembre, con le note vicende, non abbiano aumentato la serenità degli animi: i fatti gravi che hanno in qualche modo leso quel rapporto di fiducia che deve esserci alla base di un governo, quindi il rapporto di fiducia tra il cittadino e chi amministra. Ovviamente l'Union Valdôtaine è garantista fino all'ultimo grado di giudizio, ci mancherebbe altro. Dal punto di vista personale siamo vicini alle persone coinvolte e siamo anche convinti che avranno modo di dimostrare la propria innocenza. Se dal punto di vista diciamo giuridico-penale siamo garantisti e aspettiamo il lavoro della magistratura con fiducia, dal punto di vista politico riteniamo che questa vicenda comunque abbia delle conseguenze pesanti a livello politico.
Per conto nostro ho spiegato due motivazioni che già, viste distintamente e in maniera indipendente, dovrebbero far pensare che la fine della legislatura sia l'unica soluzione possibile. Probabilmente, rispetto ad altri noi sosteniamo le elezioni sapendo di essere in un momento sicuramente non di forza, e questo credo che ci vada in qualche modo riconosciuto.
Venendo a qualche riflessione sul bilancio, ringrazio innanzitutto anche io il Presidente e tutta la Giunta per gli sforzi che sono stati fatti in questi mesi comunque difficili per arrivare alla presentazione di un documento contabile già a fine anno. Non è un bilancio di marchette come è stato detto, di questo ne sono assolutamente certo. Non vorrei che lo diventi con tutti gli emendamenti che andremo ad analizzare, visto anche il clima di campagna elettorale che si sta facendo avanti. Il punto oggi è sicuramente sbloccare l'azione amministrativa sul piano politico. Come dicevo prima, siamo in una situazione ambigua, in una situazione dove le prospettive non sono chiare e approviamo un bilancio senza una maggioranza solida e strutturata che porterà avanti questo documento. Deve essere per noi finalmente chiaro che l'unica strada che abbiamo davanti sono le elezioni e, preso atto di questo, quindi dato questo come punto assunto, diventa evidente che possiamo stare qua una settimana a parlare di emendamenti e di modifiche su un documento contabile, che però la nuova maggioranza, il nuovo governo che arriverà, saranno pienamente legittimati a modificare e a rivedere, ovviamente nelle poche parti peraltro che sono, come sappiamo tutti, di discrezione della politica, perché sappiamo bene che nel nostro bilancio è una piccola parte quella che è a discrezione della politica e che riguarda in particolare gli investimenti.
La mia è una posizione ambigua, perché credo di essere alla quarta votazione di questo bilancio. Mi sono espresso su questo bilancio all'assemblea del CELVA, del CPEL, con un'astensione, insieme a tutti i miei colleghi, ho votato a favore di questo bilancio nella Commissione del 23 dicembre e ho votato a favore di questo bilancio nella Commissione consiliare dell'altro giorno. Questo per tutte le motivazioni che ho detto prima, che questo bilancio rimane un passaggio assolutamente urgente per dare delle risposte soprattutto di tipo amministrativo e soprattutto perché diventa un bilancio quasi di passaggio, per come siamo messi oggi. Ciò detto, ribadisco la necessità che questo bilancio debba essere approvato per tutte le motivazioni che ho detto, ma vorrei fare qualche riflessione sulle parti che conosco meglio, che sono quelle che riguardano la finanza locale.
Come detto, mi sono astenuto insieme ai miei colleghi sindaci sostanzialmente all'unanimità durante l'assemblea del CPEL, perché c'erano alcuni aspetti da risolvere, alcuni aspetti che già l'assessore, che era presente, e anche il presidente di allora, che già l'assemblea soprattutto nei giorni seguenti hanno preso carico di risolvere e di fatto una buona parte erano risolti già nel bilancio di fine anno. Adesso con questo mese ulteriore che c'è stato alcuni emendamenti vanno a risolvere queste questioni, che sarebbero comunque state risolte nel corso dell'anno. Però credo che per quanto riguarda gli enti locali ci sia la necessità, in linea generale, di fare una piccola inversione di rotta rispetto al lavoro che è stato fatto negli ultimi anni, nel senso che negli ultimi anni abbiamo visto una sorta di sussidiarietà inversa dei Comuni verso la Regione, una sussidiarietà che assolutamente è giustissima ed era motivata dalla situazione del bilancio regionale. Negli ultimi anni il trend dei numeri del bilancio regionale per fortuna è cambiato, è cambiata anche la parte di finanza locale, ma credo che questo trend debba tornare a essere quello di un tempo. Dico questo perché la legge di bilancio regionale, ormai da quattro o cinque anni, in un comma in cui si parla di finanza locale che viene gestita in deroga alla legge 48; questo ormai da qualche anno.
E guardate bene, non parlo da ex sindaco, da uno che fino a qualche giorno fa ha fatto l'amministratore locale, ma quello che dico mi viene da una convinzione assolutamente ancorata nella mia esperienza politica, cioè quello di essere un federalista convinto, come tanti di voi che almeno a parole dicono di essere federalisti. Il federalismo parte credo dai Comuni, parte dal rapporto Comuni-Regione e non solo dai rapporti tra la Regione e lo Stato. Anche la riforma del titolo V della Costituzione ha toccato questo aspetto, mettendo la centralità dei Comuni nella struttura della Repubblica e dando loro una dignità importante. Ma la Valle d'Aosta è stata un precursore visionario da questo punto di vista e lungimirante: abbiamo una legge che io ritengo una delle più importanti e anche più belle, da questo punto di vista, che la Val d'Aosta ha e che è la legge n. 54 del 1998, ma già anche la legge n. 48 del 1995, che danno una piena dignità agli enti locali.
Credo che dovremo lavorare nei prossimi anni, chi ci sarà - io credo che sarà il primo e ultimo bilancio che voterò in questa aula - ma credo che le prospettive per il futuro debbano essere di ridare agli enti locali, con questo processo che già l'anno scorso è iniziato, una maggiore dignità e maggiori risorse, ma in modo che porti pian pianino a ridare ai comuni la totalità della finanza locale che la legge n. 48 prevede, quindi il famoso 95 percento dei nove decimi dell'Irpef. Un primo risultato quest'anno è stato portato a casa dal lavoro importante del Governo regionale, insieme al nostro senatore, con cui si è portato in cascina 15 milioni di euro in tre anni. È un problema quello dell'extragettito IMU che andrà ancora affrontato e per il quale bisognerà cercare di trovare una soluzione definitiva nei prossimi anni, quindi nell'ambito dei rapporti Stato-Regione e nei rapporti tra Regione e Comuni.
Fatte queste riflessioni più di prospettiva, io ribadisco la necessità di votare questo bilancio e poi di ridare la voce agli elettori, come abbiamo detto. Non firmerò però le mie dimissioni in bianco prima dell'approvazione del bilancio, perché l'indicazione che il mio movimento ha dato è molto chiara, quindi votiamo il bilancio in maniera convinta e poi faremo le nostre considerazioni convintamente per andare a elezioni, come abbiamo sempre detto.
Presidente - La parola alla collega Russo.
Russo (M5S) - È inutile negare che gli arresti del collega Sorbara per concorso esterno in associazione mafiosa, la condanna del collega Rollandin per corruzione e quattro avvisi di garanzia per scambio elettorale al presidente, nonché prefetto Fosson, agli assessori Viérin e Borrello e al collega e presidente della V Commissione Bianchi, ci dicono chiaramente che il documento economico finanziario regionale e il bilancio di previsione che andremo a discutere e votare hanno pesanti ombre scure nei loro capitoli e che hanno probabilmente al loro interno interferenze a opera della 'ndrangheta locale. Non ci dimentichiamo anche degli avvisi di garanzia per la discarica di Pompiod e la sua chiusura, ormai avvenuta due mesi fa, che ci preoccupano molto e puzzano non poco.
Mentre approfondivo le varie voci e i vari capitoli del bilancio e mentre leggevo il DEFR, non sapete quante volte ho pensato che questi documenti avrebbero potuto essere molto diversi se oggi non fossimo costretti a pagare i danni causati da una classe politica che per più di quarant'anni ha fatto scelte scellerate, trasformando la regione più ricca d'Italia in un territorio isolato dal resto d'Italia e dai paesi confinanti. Siamo una regione alpina, ai piedi del Monte Bianco, che vuole basare la sua economia sul turismo ma siamo isolati a livello di trasporti, con l'autostrada più cara d'Italia, una ferrovia che ha tempi di percorrenza degni del secolo scorso e un aeroporto chiuso da più di dieci anni. Il nostro casinò, che dovrebbe essere una risorsa, si è trasformato in una voragine riempita di soldi pubblici, sfiorando il fallimento. Oggi paghiamo pesantemente in questo bilancio, e lo pagheremo ancora in futuro, le conseguenze delle scelte, come già detto, scellerate, e lo ripeto, effettuate anno dopo anno da questo Consiglio regionale.
Vorrei fare due riflessioni sul percorso che c'è stato dal 23 dicembre 2019 a oggi 27 gennaio, un mese e poco più in cui abbiamo assistito e fatto parte di una vera e propria pièce de théâtre, con attori bravi e convincenti e altri invece quasi imbarazzanti. Abbiamo iniziato il 23 dicembre in cui c'è stata la farsa della convocazione della II Commissione, per discutere tra le varie forze politiche, l'assessore e i tecnici, gli emendamenti presentati da ognuno al bilancio. La Commissione si è conclusa in pochi minuti, poiché il Presidente ci ha comunicato che tutti gli emendamenti sarebbero stati discussi il 27 dicembre. Il 27 dicembre niente voto sul bilancio a causa dell'annuncio di voto contrario dei colleghi Peinetti e Barocco, ma esercizio provvisorio con spese ridotte al minimo; questo lo sappiamo benissimo.
Solo ed esclusivamente giochi politici e giochi di poteri interni e esterni alla sede del Consiglio regionale, durante i quali mi pare proprio che la maggior parte dei consiglieri di minoranza e di maggioranza si stia dimenticando che stiamo parlando del bilancio della nostra regione, cioè del futuro della nostra regione che tutti sostengono di amare. Ma io qui di amore - voglio parlare di amore in un Consiglio regionale, perché è questo che ci dovrebbe essere per la nostra regione - di dedizione, di interesse reale per la nostra regione ne vedo davvero molto poco.
Il 7 gennaio abbiamo iniziato l'iter di discussione degli emendamenti portati dalle varie forze politiche e dagli assessori al DEFR e alle leggi di bilancio: sospensioni continue, interruzioni, descrizioni rapide dei vari emendamenti senza particolari discussioni, non ci sono stati approfondimenti tecnici, risposte incerte e evasive da parte degli assessori, pausa pranzo che hanno portato consiglio e hanno fatto ritrovare la maggioranza dei voti in Commissione per continuare i lavori.
Una riflessione ancora la voglio fare sull'illustrazione che gli assessori hanno fatto in II Commissione nel mese di dicembre su quanto da loro inserito nel DEFR e nelle leggi di bilancio che oggi andiamo a votare. Sono stata testimone da parte degli assessori di un riassunto, anche molto frettoloso e superficiale, delle principali voci della loro parte di bilancio, senza la definizione di una visione e della direzione in cui si intende far andare l'assessorato di cui si è responsabili. Avrei davvero voluto sentire dai vari assessori quali sono almeno le tre principali azioni su cui vogliono puntare energie e risorse nei prossimi tre anni o su come intendono perseguirle. Ma no, non ho capito quali sono le priorità dei rispettivi assessorati e né le capisco dalle voci di bilancio.
Come saprete tutti, in molti altri consigli regionali, certamente più democratici del nostro, hanno regolamenti che prevedono che il bilancio sia discusso nella commissione competente per tempi lunghi, anche due mesi, così da arrivare a un testo quanto più possibile condiviso dalle varie forze politiche. Ho presentato a luglio del 2019 un emendamento al regolamento, ovviamente mai discusso, al fine di garantire che il DEFR e il bilancio di previsione siano discussi nella commissione competente per un tempo congruo e adeguato, affinché tutte le forze politiche possano portare il proprio contributo ed effettuare i propri approfondimenti. Spero davvero che il Consiglio regionale della Valle d'Aosta nelle prossime legislature riesca ad andare in questa direzione.
Approfondirò ora alcuni ambiti. L'istruzione è il primo settore di cui voglio parlare, perché è da qui che dobbiamo ripartire ed è da qui che dobbiamo investire in modo deciso se vogliamo dare un'occasione di rinascita sana e pulita alla nostra regione. Se la nostra scuola primaria funziona, nonostante in ogni classe ci siano bambini difficili da gestire, la scuola secondaria di primo e secondo grado è decisamente più in difficoltà e spesso i ragazzi vivono male la scuola, come confermato anche dalle ricerche del MIUR. Gli aspetti più deboli sono la didattica, abbiamo ancora troppe lezioni frontali, troppa spiegazione che penalizza soprattutto i ragazzi che hanno necessità speciali, che sono sempre di più, la questione della valutazione che non può essere l'unico obiettivo per cui i ragazzi vanno a scuola, il ruolo dei dirigenti che vorrei più decisi e più illuminati, l'eccessiva burocrazia che interferisce in modo importante sul lavoro degli insegnanti. La nostra scuola deve puntare in modo forte sul potenziamento della lingua inglese, sull'educazione alle pari opportunità e sull'educazione all'affettività, nonché sulla formazione degli insegnanti.
Le politiche per i giovani sono appena accennate con una legge e un piano giovani senz'anima.
La sanità. Ho letto tante volte i vari obiettivi relativi al settore sanità declinati nel DEFR: sono presenti venti obiettivi, sono veramente tanti, ma quali siano i più importanti e come questi contribuiranno a migliorare la qualità del nostro sistema sanità non è chiaro. Il sistema sanitario di una regione piccola e periferica e poco popolosa come la nostra deve essere e restare pubblica a tutti i costi. Investire anche tramite la formazione dei medici sull'attrattività del nostro sistema sanitario regionale per chi già vi lavora è una priorità. Creare un piano per la salute e il benessere 2020-2025, un piano della cronicità, un piano della gestione delle liste di attesa reale, con azioni, responsabilità e tempi di verifica degli obiettivi dettagliati realistici è una priorità, insieme a una precisa regolamentazione della libera professione intramuraria e del privato accreditato, che non c'è. I soldi pubblici devono essere investiti nel sistema sanitario regionale pubblico. Il prossimo piano per la salute e il benessere sociale deve trovare nella realtà dei distretti sociosanitari un preciso riferimento; abbiamo la necessità di affiancare a modelli già sperimentati e rodati nuovi modelli capaci di personalizzare i trattamenti sanitari e socio assistenziali.
Le politiche sociali non sono nemmeno citate nel DEFR, eppure quanto una regione investa e quali azioni intenda mettere in campo per i minori e la famiglia, per i disabili, per i nuovi poveri, per le fasce deboli, è una cartina di tornasole importante sulla qualità di quella amministrazione regionale. Abbiamo il grande problema del welfare anziani, ma non si capisce se e come si intenda prendere in carico questa problematica. Dobbiamo investire in importanti azioni di sostegno alla natalità: il Trentino-Alto Adige è riuscito in pochi anni a invertire il trend negativo delle nascite - e non è un mago - e contemporaneamente lavorare sul sostegno alla famiglia, da quando una coppia decide di avere un figlio fino a quando il figlio è maggiorenne.
Arriviamo alle politiche del lavoro. Insieme alla formazione e al sostegno economico a chi è in difficoltà e non ha un lavoro, quali sono i tre ambiti su cui la nostra regione vuole investire per rilanciare il settore del lavoro? Non si capisce. Come si intende avviare la promozione e lo sviluppo del sistema produttivo regionale? Oltre una chiara definizione di quali vogliamo che siano le parti essenziali del nostro sistema produttivo - dobbiamo decidere quali sono! - dobbiamo rivedere la legge regionale n. 8 del 2016 o crearne una nuova, in cui in conformità alla normativa europea che deve essere una cornice fondamentale, vengano definiti chiaramente obiettivi, azioni e attori che siano i protagonisti di questo sviluppo in tempi definiti: tre anni, cinque al massimo. La regione Piemonte, Umbria, Lombardia ed Emilia Romagna hanno deciso dei precisissimi piani triennali o quinquennali di sviluppo economico, partendo con lucidità dalla lettura della propria realtà e decidendo su quali quattro o cinque settori al massimo puntare.
Un accenno al settore dell'edilizia. A nostro avviso il modo migliore per rilanciare il comparto dell'edilizia dovrebbe essere ristrutturare e recuperare gli stabili abbandonati. Di lavoro nell'edilizia ce ne sarebbe a volontà ristrutturando gli stabili abbandonati, rigenerando i comuni, che ne hanno bisogno, come per esempio con lo strumento della bioarchitettura, rispettando sempre l'identità di quel comune e il paesaggio che ci sta intorno.
Un accenno alla questione degli affari europei. La definizione della programmazione europea 2021-2027 deve essere lo strumento per definire il presente e il futuro della nostra regione. In questo momento di crisi economica nazionale e regionale la Valle d'Aosta ha il dovere e l'obbligo di impegnarsi seriamente nell'utilizzo delle importanti risorse finanziarie messe a disposizione dall'Unione Europea, che possono essere usate per esempio: nel settore dell'istruzione, per rispondere al problema dell'edilizia scolastica, dispersione scolastica, la formazione, l'alternanza scuola-lavoro e l'orientamento; nel settore dell'occupazione, per migliorare l'accesso al mondo del lavoro di donne giovani, l'equilibrio tra vita professionale e vita privata delle donne. Sarà responsabilità del Consiglio di decidere sempre quali saranno le proposte adeguate.
Manca un aspetto essenziale negli affari europei, come e se l'Amministrazione intende supportare gli enti locali, le istituzioni scolastiche, l'USL nell'accesso e nell'utilizzo dei fondi europei. Se, come dichiarato nel DEFR e nella legge n. 45, i fondi europei sono una risorsa strutturale per lo sviluppo economico della nostra regione, come è possibile non coinvolgere enti locali, USL e istituzioni in questo processo?
Il Movimento 5 Stelle, nonostante non condivida per nulla l'impianto né del DEFR né del bilancio, ha comunque proposto degli ordini del giorno e degli emendamenti, che derivano dal continuo confronto con i cittadini, con i professionisti e con gli imprenditori con cui ci incontriamo dall'inizio del nostro lavoro, dagli approfondimenti avvenuti tramite gli accessi agli atti e la condivisione con i consiglieri di altre regioni. Per la votazione degli emendamenti di ogni forza politica abbiamo usato e utilizzeremo questo semplice criterio: siamo entrati nel merito dei vari argomenti, valutando la validità della singola proposta e il contesto di oggi, non facendo cioè solo valutazioni politiche tout court o scelte dettate dalla visibilità. Sarà responsabilità del Consiglio decidere se approvare o meno le varie proposte nostre e quella di tutti gli altri. Noi ovviamente ci asterremo dal voto di fiducia su questo bilancio.
Il ritorno alle urne è prossimo e inevitabile. Siamo trentacinque consiglieri che non sono in grado di far funzionare il Consiglio regionale. Il Movimento 5 Stelle continuerà anche nelle prossime legislature a portare avanti i propri punti cardine: l'acqua pubblica, la sanità pubblica, il miglioramento della qualità dell'istruzione che deve essere pubblica, l'attuazione di immediate e rigorose politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, il potenziamento del trasporto pubblico e la mobilità sostenibile, la tutela dei più deboli, nel quadro delle nostre cinque stelle e dei punti fondamentali del nostro programma elettorale.
Presidente - La parola alla collega Minelli.
Minelli (RC-AC) - È passato esattamente un mese da quando il 27 dicembre il Consiglio era stato convocato per discutere la manovra di bilancio. Conosciamo i fatti che hanno impedito tale discussione e i motivi per cui oggi siamo ancora qui alle prese con questo tema. Un ritardo che ha costretto la Regione a ricorrere all'esercizio provvisorio, che ha determinato inconvenienti nell'attività amministrativa e per i servizi forniti ai cittadini, ma che ha anche consentito una riflessione più approfondita sulla manovra e l'introduzione di alcuni correttivi. Entrerò fra breve nel merito dei documenti, in particolare del DEFR, su cui rimangono per quanto ci riguarda dei nodi irrisolti, ma in premessa si impone la necessità di alcune considerazioni sugli avvenimenti degli ultimi due mesi e sul forte terremoto politico che essi hanno provocato.
Le indagini dei mesi scorsi hanno evidenziato una situazione, è già stato detto, molto preoccupante: hanno documentato e confermato quelli che prima erano dei semplici sospetti di intrallazzi tra esponenti politici e un'organizzazione mafiosa. Sappiamo però che non è un fatto isolato. Ovunque nel Paese, anche in molte località del Nord, le varie organizzazioni criminali di stampo mafioso hanno messo radici e cercano degli appoggi a livello politico. Le vicende di infiltrazione in varie regioni e il recente arresto a Torino dell'assessore Roberto Rosso per compravendita di voti con esponenti mafiosi sono purtroppo un'altra conferma di un male diffuso e non adeguatamente contrastato; è un problema da cui ben pochi partiti politici sono al riparo e che impone sicuramente la necessità di alzare le difese. Al di là delle vicende penali che faranno il loro corso, la conseguenza politica delle indagini e degli avvisi di garanzia nella nostra regione è che siamo di fronte all'ennesima fine di una maggioranza e di una giunta, come è successo negli ultimi sei anni e mezzo, quando otto giunte hanno interrotto prematuramente la loro attività. Chiunque conosca un po' la macchina amministrativa sa quali gravi danni questo comporta. Siamo all'interno di una lunga crisi istituzionale, che non è però stata determinata dal fenomeno dei presunti voti di scambio tra alcuni esponenti politici e la 'ndrangheta. La crisi istituzionale e l'instabilità cronica hanno cause che non sono riconducibili a tale fenomeno, anche se queste infiltrazioni indubbiamente aggravano in modo pericoloso la situazione e trovano in essa condizioni favorevoli per diffondersi.
Veniamo all'attualità e anche ai comportamenti politici degli ultimi dodici mesi, su cui voglio fare alcune considerazioni, considerato che potrebbe essere l'ultima occasione per farlo. I consiglieri che fanno parte del gruppo di Rete Civica non hanno votato a favore della giunta Fosson nel dicembre del 2018, non ne hanno condiviso né l'organigramma né il programma, però non abbiamo mai dimenticato che noi siamo stati eletti in una lista civica, un soggetto politico che non è nato contro qualcuno, ma con dei precisi contenuti e obiettivi, una lista nata per realizzare delle cose concrete, non per fare opposizione tout court a tutto e a tutti. Quindi, quando dopo sei mesi la giunta Fosson è entrata in crisi e si è manifestata la possibilità di ridefinire alcune priorità programmatiche coerenti con le nostre idee, ci abbiamo provato, come era nostro compito fare. Abbiamo osato, lo dico anche con orgoglio, abbiamo proposto in modo coraggioso obiettivi e tempi definiti, introducendo dei concetti e dei metodi sconosciuti nella politica valdostana. In pochi mesi abbiamo ottenuto alcuni risultati importanti, non tutto ciò che avremmo desiderato, è vero, e neanche sempre nel rispetto dei tempi proposti, però alcune cose hanno trovato una loro realizzazione e altre stavano all'interno di un lavoro che era stato impostato. Eravamo in ritardo, abbiamo anche detto che non eravamo nemmeno a metà percorso, c'era la possibilità di realizzare obiettivi di quegli impegni nell'arco di tempo previsto, che - lo ricordo - era un tempo determinato, era fissato a luglio 2020.
Il percorso che ci eravamo ripromessi di fare si è interrotto, non per esaurimento della volontà di realizzare quegli obiettivi, ma per delle cause esterne che non hanno nulla a che vedere con i cinque mesi di attività da luglio a dicembre. Quattro dei contraenti di quell'accordo non siedono più in Consiglio, non c'è più una maggioranza né organica né disorganica. Con le dimissioni del Presidente della Regione si è aperta una crisi che durerà al massimo altri venti giorni. Il Consiglio probabilmente verrà ora sciolto e si arriverà alle elezioni in primavera.
C'era un'alternativa che noi ci siamo sentiti di proporre, un'alternativa che prevedeva di programmare la scadenza elettorale per il mese di ottobre e di utilizzare quei sei mesi per assumere alcuni provvedimenti con conseguenze significative per la futura amministrazione della regione.
Le criticità di un voto primaverile, verso il quale mi sembra che ci stiamo avviando, sono numerose. Non è opportuno a mio avviso far coincidere nello stesso periodo due appuntamenti elettorali così importanti e così diversi come le elezioni comunali e regionali, permettendo addirittura magari di candidarsi in entrambe le competizioni e poi di scegliere in quale ente svolgere il proprio mandato se eletti. È un sistema che svilisce l'importanza dei comuni e che concentrerà tutta l'attenzione sulle elezioni regionali, una corsa ad accaparrarsi il posto migliore e a me questa non sembra una cosa seria. Non solo, a mio avviso per l'election day che è stato ventilato, non mi pare corretto che lo si decida senza un preventivo parere del CPEL.
Abbiamo alle spalle quasi due mesi di ordinaria amministrazione con le elezioni a breve, e sempre che dopo si riesca a fare una nuova giunta, passeranno altri cinque mesi di paralisi amministrativa, di rinvio di provvedimenti importanti, di interruzione di interlocuzioni fondamentali a livello statale. Vorrei fare solo un paio di esempi. Sulla questione CVA ci sono dei provvedimenti importanti da portare avanti, c'è una norma di attuazione dello Statuto riguardante le competenze regionali nel campo delle concessioni idroelettriche che non potrà procedere nel suo iter. C'è la revisione della legge n. 6 sui servizi associati dei comuni, che non potrebbe certo vedere la luce prima del rinnovo dei consigli comunali, e questo solo per citare due esempi. Un'altra importante criticità è che si andrà adesso a votare con un sistema vecchio, mentre occorrono regole nuove, e non lo diciamo solo noi. Si dovrebbe dare ai cittadini la possibilità di non ripiombare in una situazione che, salvo qualche modificazione nell'attribuzione dei seggi a partiti e movimenti, si riproporrebbe grosso modo probabilmente come quella attuale, con quella stessa instabilità che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Noi crediamo che dare vero potere agli elettori non sia quello di delegare trentacinque consiglieri a fare e disfare maggioranze e giunte. Il potere di decidere è quello, col voto, di scegliere una maggioranza, un programma, un presidente e in questo modo avere anche la possibilità di chiedere conto al termine della legislatura della realizzazione o meno di quanto proposto, sapere chi ha realizzato e chi no. Andare allo scioglimento del Consiglio senza aver cambiato in profondità le regole è un'opera sostanzialmente inutile e a mio avviso anche poco responsabile, significa infatti farlo senza avere un sistema che dia maggiori possibilità a chi governa di durare cinque anni, come è indispensabile che sia se si vuole governare e non solo occupare posti di potere e vivere alla giornata.
Di fronte a un quadro così critico Rete Civica ha ritenuto che tutti i consiglieri, i loro gruppi e le forze politiche, dovessero responsabilmente confrontarsi, deporre le armi delle polemiche e delle perenni campagne elettorali. Lo abbiamo detto, bisognerebbe essere capaci di mettere da parte per alcuni mesi calcoli personali e di bottega, per fare insieme alcune cose importanti nell'interesse generale, per fare in modo che il Consiglio Valle sia all'altezza di quel ruolo fondamentale quale era stato concepito e realizzato con i decreti luogotenenziali del 1945 e con la Costituzione e lo Statuto speciale del 1948. Quando è stato creato il Consiglio della Valle d'Aosta, l'idea era di dare vita a un organismo che lavorasse in modo unitario per la comunità, non creare un campo di battaglia tra partiti di maggioranza e partiti di opposizione che si scontrassero duramente.
La proposta che noi abbiamo fatto, che abbiamo voluto fare, perché un'alternativa doveva essere data, era di accantonare per sei mesi, per soli sei mesi quelle dinamiche, per realizzare alcune riforme di interesse comune e per poi andare al voto in condizioni migliori di quelle attuali. Io credo che questa sarebbe stata una cosa apprezzata da tutti i valdostani ed è questo il reale senso della proposta che nelle scorse due settimane abbiamo presentato ai gruppi e ai singoli consiglieri. Questo è stato il nostro contributo di idee e di impegno per affrontare la difficile situazione che si è creata. Lo abbiamo messo sul tavolo consci del fatto che è un percorso complesso, difficile da capire, da realizzare e da accettare, ma riteniamo che invocare l'immediato ritorno alle urne non sia cosa sufficiente, e per questo abbiamo prospettato un percorso comunque a termine ma alternativo e più strutturato.
Veniamo alla manovra di bilancio. Quell'appello al confronto rivolto a tutti ha trovato nutrimento e motivazioni anche nei dati di alcuni documenti di bilancio che oggi dobbiamo discutere, perché la situazione ha degli aspetti paradossali. C'è infatti un dato importante in questa manovra, cui qualcuno ha già accennato e che voglio sottolineare: sia il DEFR sia il bilancio di previsione per il 2020 evidenziano un incremento delle entrate della Regione, soprattutto nelle risorse realmente disponibili. Dopo un lungo periodo quello dei sette anni tra il 2012 e il 2018, periodo di incertezze finanziarie e di riduzione delle disponibilità reali, il quadro delle entrate regionali si presenta ora in crescita. Tra il 2014 e il 2017 il contributo richiesto dallo Stato alla nostra Regione era di 240 milioni all'anno, ora la previsione per il 2020 è di 103 milioni, una diminuzione drastica che è l'effetto degli accordi intervenuti tra la fine del 2017 e la fine del 2018, accordi in due leggi finanziarie, non solo quelli giustamente e positivamente contrattati dalla Lega lo scorso anno, che hanno più che dimezzato il contributo chiesto negli anni precedenti dallo Stato alla Valle d'Aosta, come a tutte le regioni, quale compartecipazione al contenimento del debito pubblico. Gli accordi citati hanno quindi stabilizzato l'entrata regionale ponendo fine all'incertezza precedente e rendendo possibile una programmazione pluriennale. Nel 2020 e negli anni successivi la Regione potrà quindi programmare più agevolmente la spesa e avrà a disposizione 100 milioni in più, portando la possibilità effettiva di spesa a una cifra superiore a 1200 milioni di euro, che a mio avviso è una quantità di risorse ragguardevole per una regione di poco più di 100 mila abitanti.
La situazione paradossale di cui accennavo poco fa sta nel fatto che, proprio nel momento in cui le risorse crescono e si stabilizzano, il Consiglio regionale paralizza la sua attività e rischia - e sarà così! - di congelare la sua operatività per mezzo anno. Ci sono delle risorse che potrebbero essere utilizzate subito e invece non si potrà fare nulla, perché non è stato deciso di provare a percorrere una strada alternativa. Faccio un esempio concreto, quello sui ticket sanitari, su cui abbiamo lavorato con impegno in questi mesi: ci sarà per il prossimo triennio, se l'emendamento sarà approvato, un milione all'anno che andrà a compensare le minori entrate per la spesa sanitaria da parte degli utenti che non pagheranno i ticket in tutto o in parte; si tratta di un provvedimento utile e significativo, che rimarrà al palo.
Durante i lavori della Commissione sono stati introdotti nella manovra di bilancio alcuni correttivi, altri emendamenti sono ancora in discussione in questo Consiglio. Su alcuni aspetti c'è stata una disponibilità al confronto, su altri no del tutto. È evidente che ci sono delle compatibilità finanziarie da rispettare e che non tutte le proposte emendative possono essere recepite da chi gestisce il bilancio. Come Rete Civica abbiamo detto chiaramente, e lo abbiamo anche comunicato all'Assessore alle finanze, che noi non subordiniamo il nostro voto al disegno di legge sul bilancio all'accettazione dei nostri emendamenti. Speriamo ovviamente che siano approvati, perché li riteniamo importanti, ma potremmo essere a favore del bilancio anche in caso di una loro bocciatura. Il voto al bilancio non si esprime semplicemente in base all'accettazione delle proprie proposte. Un po' diverso è il caso del DEFR, perché lì non si tratta prevalentemente di cifre, di soldi, ma di indirizzi programmatici, e su questo noi siamo più esigenti e purtroppo ci sono ancora in questo momento alcuni nodi irrisolti che abbiamo evidenziato.
Entrando nel merito del documento, voglio fare prima alcune considerazioni generali e poi entrare su alcune questioni specifiche. Subito dopo che la Giunta aveva varato il DEFR, Rete Civica lo aveva esaminato e aveva espresso con una nota resa pubblica il 24 settembre le sue valutazioni. Avevamo allora evidenziato sia alcuni pregi del DEFR 2020-2022, sia alcuni aspetti non condivisibili che bisognava correggere. Nel merito degli indirizzi e degli obiettivi del documento, avevamo analizzato con attenzione i quattordici punti che dovevano caratterizzare l'attuazione del programma di governo e le schede che descrivevano gli obiettivi da perseguire. Avevamo espresso un giudizio positivo su alcuni impegni e obiettivi in campo sanitario, della mobilità dolce, del potenziamento della ferrovia e anche su alcuni obiettivi strategici riguardanti le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, in coerenza con la legge regionale che allora era in itinere, la legge sulla mobilità.
Su due schede avevamo espresso già allora un giudizio negativo. Si tratta di due questioni rilevanti su cui fin da allora avevamo evidenziato necessità di correzione. Una è la scheda sul potenziamento della rete infrastrutturale per le ricariche di auto elettriche: questo è un aspetto fondamentale per sviluppare una mobilità non inquinante. In Valle d'Aosta occorrerà realizzare più di mille colonnine, considerando solo i residenti, ma la scheda del DEFR si limita a indicare le tre stazioni per la ricarica veloce già previste da accordi col Ministero delle infrastrutture; è quindi una scheda da integrare. La scheda, per noi, con la formulazione attuale inaccettabile è quella riguardante il collegamento con gli impianti a fune del comprensorio di Cervinia con quello del Monte Rosa, una scheda i cui contenuti non condividiamo e che è contraddittoria, perché da una parte afferma che occorre compiere indagini nei confronti propedeutici per valutare la realizzabilità dell'opera in termini di sostenibilità finanziaria, ambientale e urbanistica, e dall'altra afferma la necessità di partire subito con la progettazione dell'impianto. È una impostazione che noi non possiamo condividere, ma illustrerò meglio la nostra posizione con l'illustrazione dell'emendamento che abbiamo depositato.
C'è inoltre un terzo punto critico, che non era presente quando è stato varato il DEFR, ma che si è materializzato poi in seguito. Nella parte che riguarda le linee di indirizzo della Regione per le società controllate, particolarmente importante è quella che riguarda il punto relativo alla Compagnia Valdostana delle Acque. L'opzione contenuta nel DEFR è chiara e condivisibile: l'obiettivo individuato nel raggiungimento di una norma di attuazione dello Statuto che preveda specifiche e particolari procedure nella riassegnazione delle autorizzazioni delle grandi derivazioni, per società come CVA interamente pubbliche e strumento operativo della politica regionale. Nella scheda si afferma che il percorso della norma di attuazione è prioritario e va perseguito accantonando ogni altra ipotesi, come quotazione in borsa o accorpamenti con altre società. Viene però posta una data limite per questa strategia, dopo la quale Regione si riserverà di prendere in considerazione altre opzioni. Come è noto su questa strategia è sorta una difficoltà, perché dal mese di agosto c'è una paralisi dell'attività della Commissione paritetica che non è ancora stata rinominata, nel frattempo è intervenuta anche la crisi regionale e quindi può saltare a breve la parte regionale della paritetica stessa. Noi riteniamo quindi necessario un emendamento che elimini la definizione dell'arco temporale in cui opera la paritetica.
Infine, per quanto riguarda il bilancio ci sono due punti che vorrei segnalare, due punti dei disegni di legge n. 45 e n. 47. Il primo quello sui ticket sanitari, a cui ho già fatto accenno, tema su cui da agosto abbiamo iniziato a lavorare con l'Assessorato e che riteniamo particolarmente importante, poi quello sulla Maison du Val d'Aoste su cui c'è stato un recepimento in Commissione. Su altri che abbiamo proposto c'è stato un voto negativo e li ripresenteremo. Sulla base di queste considerazioni e dell'esame di alcuni spunti specifici e anche, ma non solo, l'ho già detto, dell'atteggiamento che sarà riservato ai nostri emendamenti, noi ci riserviamo di esprimere il nostro voto.
Dalle ore 10:50 assume la Presidenza il vicepresidente Distort.
Distort (Presidente) - Ha chiesto la parola la collega Pulz.
Pulz (ADU VDA) - Se il compito del DEFR è quello di esplicitare la visione programmatica delle politiche economiche e finanziarie scelte dal Governo, su questo DEFR che arriva in Aula con forse sei mesi di ritardo, noi di ADU VDA siamo presto disillusi. Ci troviamo piuttosto di fronte a una serie di priorità troppo generiche che restituiscono tristemente l'idea di una lista di buoni propositi che si trascinano stancamente di anno in anno. Ci riferiamo per incominciare, e da qui non a caso, al tema del lavoro e dello sviluppo delle attività produttive. Se da un lato si registra una volontà di rendere la nostra regione attrattiva per nuove imprese, soprattutto nel settore dell'innovazione medica e tecnologica, nulla si dice rispetto a come poi trattenerle sul territorio. Non si fa cenno quindi a un piano industriale di più ampia portata, rispetto a tutte le interdipendenze che una strategia sostenibile del settore deve stimare, quali lo sviluppo delle filiere, le ricadute a livello occupazionale e l'occasione di una formazione specialistica che possa dare ai nostri giovani la speranza di restare sul territorio. Abbiamo ormai una lunga lista di esempi che testimoniano un immobilismo legato a una politica che elargisce sì finanziamenti, senza però costruire un tessuto produttivo che possa essere stabile e crescente nel tempo.
Le politiche per il lavoro e la formazione professionale prevedono una spesa complessiva per il triennio 2020-2022 in diminuzione, se non sbagliamo, del 15 percento, rispetto al bilancio di previsione 2019-2021. A proposito delle percentuali che vorrei citare, mi permetto di segnalare l'estrema difficoltà di lavorare seriamente su un bilancio in continua caleidoscopica e anche camaleontica trasformazione. Detto questo, voglio sottolineare anche che molte risorse sono state dirottate poi su turismo, beni culturali, sport, commercio e agricoltura: si tratta di un vero e proprio tesoretto che nella versione precedente strideva e che ancora in parte stride con la differenza di investimenti nello sviluppo economico e nelle politiche per il lavoro e la formazione professionale. Quegli investimenti rispondono, ci sembra, più a un obbligo statale e di finanziamento europeo che non a una strategia che sia terreno fertile alle opportunità, soprattutto appunto per i giovani, di trovare lavoro nella loro regione. Anche l'edilizia è rimasta scarna di risorse, eppure è un settore importante per l'economia reale e anche, come sappiamo, in grandissima sofferenza.
Tornando al turismo, per quanto sia poi assolutamente importante, perché è senza dubbio una leva fondamentale per l'economia valdostana, esso non è l'unica realtà. Rileviamo come positiva la sempre più ampia sinergia tra turismo, agricoltura e cultura, anche senza un super assessorato, che siano volano l'una per l'altra, senza che la loro valorizzazione però ne metta a rischio la tutela. La promozione turistica del mondo rurale, ad esempio, non può prescindere dalle esigenze specifiche degli agricoltori, il cui supporto è fondamentale ovviamente anche per la cura dell'ambiente.
In ottica di preservazione del territorio ci preoccupano non poco gli studi che vogliono puntare sugli impianti a fune. L'obiettivo di accrescerne la competitività, soprattutto dei piccoli compressori, rischia realmente di essere la base per operazioni volte a costruirne di nuovi e di più grandi. Ci sembra più opportuno al massimo puntare alla gestione sostenibile di quelli esistenti e riteniamo che gli importanti e innegabili cambiamenti climatici in atto possano essere negati solo ormai da folli. Ci riferiamo anche noi, come hanno fatto altri colleghi, all'ennesima grande opera delle Cime Bianche, per cui siamo in particolare apprensione. Quell'opera qualcuno ha osato definirla nel DEFR, con una frase veramente incomprensibile - cito - "una risposta attiva ai cambiamenti climatici". Ecco, questa definizione farebbe inorridire Greta. L'idea di salire più in alto dello zero termico sarebbe infatti ridicola, se non fosse tragica, e se la continua antropizzazione e mercificazione della montagna, stile luna park, non contribuisse di fatto al peggioramento della crisi ambientale. Inoltre questi grandi impianti rischiano di drenare risorse rispetto alle medie stazioni e promuovono uno sviluppo, se di sviluppo si può parlare, solo in quota, con turisti che fanno weekend lunghi sui comprensori sciistici, dotati di alberghi, bar, ristoranti e tutto quello che serve, e usano i comuni sede degli impianti solo come parcheggi. Le alternative sono quelle di un turismo intelligente e di qualità, a cui sempre più persone tra l'altro guardano, il cosiddetto turismo dolce delle escursioni, delle ciaspolate, dello sci alpinismo, della valorizzazione del pieno impiego soltanto degli impianti che già ci sono; tra l'altro non ci pare che Cervinia sia sull'orlo della povertà.
Se vorremo sopravvivere ai cambiamenti climatici dovremo fare delle scelte chiare e delle rinunce coraggiose perché se la nostra casa è in fiamme, non c'è spazio per l'ambiguità, dice Greta, a cui mi onoro di essere accostata, tanto più che fino ai quarant'anni ho portato lunghe trecce. A parte le trecce, vorrei ancora dirvi che purtroppo per lo sviluppo sostenibile e la tutela del territorio e dell'ambiente si prevede una spesa complessiva in diminuzione piuttosto importante, rispetto al bilancio di previsione 2019-2021.
Cambiando argomento e parlando di investimenti, un altro punto che sembra trascinarsi, nonostante l'impegno di molti, senza però svolte decisive, è quello dei trasporti. È ancora imbarazzante notare, constatare quotidianamente come una regione come la nostra, geograficamente strategica per i collegamenti, carrefour d'Europe, ancora non abbia una tratta ferroviaria competitiva e integrata con i servizi di trasporto pubblico sul territorio, da incrementare e migliorare perché siano efficaci e quindi davvero attrattivi come valida alternativa. Questo non è certo un problema nuovo, ma le soluzioni non sembrano ancora a portata di mano, non sono ancora vicine. Vorremmo poi un'attenzione reale al tema della mobilità sostenibile, quella vera e non dell'ambientalismo da salotto, cioè quella guidata da logiche più sociali, da incoraggiare in tutti i sensi, in particolare con la realizzazione delle piste ciclabili a uso quotidiano e non solo sportivo, per sostenere modelli di vita davvero nei fatti più attenti alle problematiche ambientali.
L'ambiente è la nostra risorsa per eccellenza e come ADU VDA, d'altronde ci chiamiamo innanzitutto "ambiente", lotteremo sempre perché qualsiasi scelta venga fatta nel suo rispetto. Registriamo come positive le iniziative in programma, l'efficientamento energetico degli immobili, le misure volte all'adattamento climatico che portino alla tutela delle risorse idriche e della qualità dell'aria, la tutela della biodiversità, e ricordiamo al Governo che la biodiversità include tutta la varietà degli organismi viventi in un ecosistema, che devono condividere e convivere in esso, lupo compreso, Assessore.
Pensiamo alla messa in sicurezza fondamentale in Valle D'Aosta, nei confronti del dissesto idrogeologico su un territorio delicato, fragile come il nostro, che deve essere costantemente monitorato e salvaguardato. Bisogna fare sforzi maggiori anche nell'immediato, per esempio promuovendo più iniziative per raggiungere l'obiettivo plastic free di cui abbiamo parlato tante volte in questa sede. La gestione dei rifiuti è un altro dei punti che non vengono affrontati nel DEFR e su cui invece sosteniamo ci debba essere una totale, convinta e coraggiosa revisione del sistema Valle d'Aosta, nell'ottica del sacrosanto principio del chi più inquina più paga, senza assurdi compromessi al ribasso. Sono tutte problematiche che abbiamo già sollevato molte volte rispetto alle discariche di Pompiod e di Chalamy. I guasti che vediamo a Pompiod e potenzialmente a Issogne, derivano da una quantomeno discutibile, per non dire di peggio, interpretazione della legge, che ha consentito di smaltire in discariche, dolosamente definite per inerti, rifiuti industriali, praticando tariffe molto più basse di quelle che si dovrebbero pagare se venissero usate discariche sicure, pensate e progettate per raccogliere in sicurezza rifiuti cosiddetti non pericolosi. Dobbiamo interrogarci, crediamo, con più serietà su questo punto, anche con più onestà, rispetto a questa questione che è centrale: centrale per la salute dei cittadini, ma anche delle colture e degli animali.
Rimanendo sulla questione ambientale, all'interno della pianificazione triennale dei lavori pubblici 2020-2022 allegata al DEFR è presente a pagina 145 l'intervento denominato "Realizzazione di una galleria drenante bypass del fenomeno franoso del Mont de la Saxe", per una spesa oltretutto di 9 milioni di euro. Noi vorremmo sapere se possibile, da quel che rimane della Giunta, se questo intervento rientra sempre e ancora adesso nella somma urgenza o se invece, come parrebbe a noi più opportuno, è oggetto di apposita progettazione. In particolare vorremmo sapere se ne è stata valutata, alla luce della situazione attuale della frana e dei lavori già svolti, l'oggettiva necessità e opportunità.
Cambiando nuovamente argomento e parlando poi di sanità, anche se ci vorrebbero delle giornate intere, nel documento si accenna alla volontà di modificare l'atto aziendale dell'USL, che prevede riallocazioni logistiche e una conseguente riorganizzazione delle funzioni ospedaliere, ma anche della medicina territoriale. Su questo punto ribadiamo che bisognerebbe capire meglio quale sia il disegno unificatore, se ce n'è uno: in che modo si intenda migliorare il servizio sociosanitario, senza dimenticare che queste decisioni comportano delle conseguenze dirette innanzitutto sul personale, che è sottodimensionato e a cui non viene data congruità di contratto. Se, come si evince dal testo, si vuole che la regione sia un punto di riferimento per la qualità e la specializzazione del servizio sanitario offerto, si dovrebbe innanzitutto, secondo noi, puntare sulla qualità delle condizioni di lavoro di chi è lì impiegato o si intende impiegare e sulle esigenze ovviamente dei cittadini. Grandi investimenti in strutture sono prioritarie rispetto al migliorare i servizi offerti sul territorio? Questa è una domanda. Una struttura unificata può sembrare la soluzione più efficace, ma non dobbiamo dimenticarci delle famiglie e delle difficoltà che incontrano nel prendersi cura dei propri malati, soprattutto se residenti nei nostri paesi di montagna a rischio di spopolamento.
Cambiando nuovamente argomento in questa panoramica generale, per quanto riguarda l'istruzione e il diritto allo studio, la spesa complessiva per il triennio 2020-2022 è in diminuzione rispetto al bilancio di previsione. Il 95 percento delle risorse allocate riguarda le spese correnti, per il mantenimento del corretto funzionamento delle strutture scolastiche e la retribuzione del personale scolastico. Solo il 5 percento trova spazio negli investimenti, di cui una parte residua è dedicata all'emergenza dell'edilizia scolastica, perché è un'emergenza. Riporto qui velocemente le parole che mi avevano molto colpito del ministro Fioramonti in occasione delle sue dimissioni, quando ha detto: "Pare che le risorse non si trovino mai quando si parla di scuola e di ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore se c'è la volontà politica". E non dimentichiamo che la volontà politica dovrebbe essere tutta, tutta concentrata qui sulla scuola, sull'istruzione e sulla formazione, perché stiamo parlando delle nuove generazioni, cioè del nostro futuro.
Ovviamente mi colpiscono ancora di più gli aspetti su cui mi sento più a casa mia e cioè appunto la scuola, per esempio quando si dice che a fronte di una disponibilità di 4,7 milioni di euro per l'asse istruzione e formazione dei fondi FESR, ne sono stati utilizzati solo 1,3 milioni. Ci spiace davvero, ben sapendo che la formazione è preziosa come l'aria che respiriamo. E questo perché succede? Perché siamo mal organizzati, impreparati e anche mentalmente pigri. C'è da chiedersi, per esempio, perché per le scuole manchi ancora un ufficio in Sovrintendenza, come diceva già in parte la collega Russo, che le coordini e dia loro disposizioni e risposte legislative e amministrative chiare e univoche. Forse perché vige un regime di autonomia? Ecco, l'autonomia scolastica è senz'altro un sacrosanto principio, ma la realtà dei fatti è che ogni scuola si arrangia come meglio crede e può e le cose vengono fatte in un modo piuttosto che in un altro a seconda del tempo, della volontà e dell'impegno di chi ci lavora. Quindi è chiaro che le scuole difficilmente vorranno aderire ad altri progetti europei, perché quelli visti finora sono stati un incubo che ricadeva sulla singola scuola. Gestire dei progetti europei può essere molto complesso. Mi è capitato di farlo, ma non è impossibile se ogni scuola non dovesse arrabattarsi con il suo progetto per risolvere problemi che la Sovrintendenza potrebbe affrontare una volta per tutte offrendo delle linee guida generali.
Nel nuovo DEFR si ripete persino che si intende analizzare la situazione dell'edilizia scolastica, salvo poi piazzarla all'ultimo posto. Ma la situazione ci rendiamo conto che è da paura? Le classi di una stessa istituzione sono sparpagliate persino su quattro sedi. Le scuole hanno dovuto abolire i laboratori di chimica, fisica e informatica, e poi diciamo che i nostri giovani non sono preparati. Ci sono allievi che fanno educazione fisica in palestre, dopo un bel viaggetto non gratis in pullman, dove non possono saltare, perché sennò battono la testa, e voi scrivete che dovete analyser la situation globale des bâtiments. Sono troppe le situazioni in cui gli edifici scolastici non sono adeguati e non parliamo solo del punto di vista energetico o antisismico. Noi avremmo auspicato un'attenzione maggiore al tema della scuola, della formazione e della cultura.
Gli importanti investimenti che si sono fatti - passiamo qui al tema dell'università - per finire i lavori, sono finiti negli emendamenti in un unico minestrone, senza riflessione, secondo noi, perché ritroviamo la Caserma Beltricco accanto alle funivie e non si capisce quale sia la logica. In ogni caso noi speriamo che questi ultimi ingenti investimenti per l'università permettano di concludere i lavori nelle tempistiche già più volte riviste; adesso si parla dell'inizio del 2021 e speriamo che sia così. In ogni caso molte risorse in più dovrebbero essere investite anche sulle strutture delle scuole soprattutto superiori.
Auspichiamo infine, e mi avvio verso la conclusione, una gestione del patrimonio immobiliare e delle infrastrutture regionali che tenga conto di come usare al meglio le strutture già esistenti. Il piano di valorizzazione e di alienazione del fondo immobiliare preoccupa, nel momento in cui si vuole affidare a una società esterna questo tipo di asset, senza che sia chiaro il fabbisogno finanziario che si vuole andare a sopperire e quali siano le alternative, soprattutto rispetto al piano degli investimenti. La nostra autonomia tanto decantata ci consente in effetti una manovrabilità fiscale, ma le risorse a disposizione devono essere supportate da un processo di progettazione innovativa che ci sembra mancare e anche di riduzione burocratica, che non trova spazio nel DEFR.
La priorità di riorganizzazione delle strutture dell'amministrazione regionale è poi senz'altro necessaria, ma non è sufficiente per soddisfare i bisogni dei cittadini e delle imprese.
Ancora una voce ha colpito fortemente la nostra attenzione, soprattutto di questi tempi bui: la giustizia, che prevede una spesa complessiva per il triennio 2020-2022 in netta diminuzione rispetto al bilancio di previsione, a copertura degli oneri del personale degli uffici giudiziari della regione.
Per tutte queste lacune e contraddizioni evidenziate e per questa stanchezza, che traspare da una programmazione sempre uguale a sé stessa e poco incisiva, annunciamo già che il voto di Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d'Aosta sarà contrario al DEFR, come anche alle leggi di bilancio.
In ultimo vorrei dire qualcosa, nel tempo che rimane, sulla sollecitazione con cui è stato aperto questo Consiglio, con la proposta del collega Cognetta, che si diverte sempre a creare scompiglio. Di quella proposta io condivido i contenuti, d'altronde sono cose che ho dichiarato mille volte, ma non mi piace il metodo e neanche il frangente temporale scelto, visto che siamo qui impegnati forse per approvare finalmente questo bilancio. Che comunque questo Consiglio sia ampiamente delegittimato lo andiamo ripetendo dal 23 gennaio scorso, quindi ormai un anno, mentre in molti purtroppo anche in quest'Aula non credono che davvero ci sia, come ha detto un buon analista, un prima e un dopo il 23 gennaio 2019. Secondo noi se volessimo salvare il salvabile dall'astensionismo, che sarà una piaga sempre più grande, e ridare tutta la dignità che merita a questa istituzione, dovremmo avere il coraggio - ma non la minoranza, bensì tutti e trentacinque insieme, perché siamo il Consiglio regionale tutto quanto - di dare un segnale forte alla comunità valdostana, perché si risvegli dal torpore e lavori al rinnovamento della classe politica, che ne è in gran parte lo specchio, ma lo specchio deformante, e sappia espellere innanzitutto la 'ndrangheta e poi il clientelismo che facendo gli interessi di pochi finiscono per farci affondare tutti insieme. Preferirei però - scusate, chiudo un po' ironicamente, anche per stemperare - poter usare un foglio a parte per non contagiarvi, perché sono un po' raffreddata e credo di essere stata attaccata da un virus influenzale, senz'altro un virus fascista.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Restano.
Restano (GM) - Per un invito all'alternanza: su nove interventi, uno solo o due di maggioranza. Ci sono dei consiglieri che si devono formare un'opinione sul bilancio e quindi gradiremmo ascoltare non solo le opportune e corrette osservazioni critiche dei colleghi di minoranze, ma anche quelle di maggioranza.
Presidente - Grazie collega Restano. Il suo suggerimento, sicuramente interessante, dovrà colloquiare con la libertà di prendere parola da parte dell'aula; comunque grazie della proposta. Ha chiesto la parola il collega Mossa.
Mossa (M5S) - Sarò particolarmente breve, perché ritengo che ormai ci sia ben poco da dire, però vorrei spendere due parole, perché ci tengo a ricordare a chi ha ancora voglia di seguire i non lavori di questo Consiglio qual è stato l'iter per l'approvazione di questa finanziaria. Per ben tre volte il DEFR, la legge di stabilità, la legge di bilancio e il collegato sono state approvate in II Commissione, mandate in aula per essere votate e dall'aula rispedite in Commissione perché non c'erano i numeri necessari per l'approvazione. Il Governo ha dichiarato pubblicamente che rimandava i disegni di legge in Commissione per permettere un lavoro più ampio di condivisione tra tutti i commissari e non, in modo che dalla Commissione uscissero dei testi il più possibile condivisi tra tutti. Questa è puramente una menzogna. In realtà infatti il vero obiettivo è stato quello di prendere tempo, perché non c'era ancora un accordo sulla spartizione delle marchette, accordo che visto che siamo nuovamente qui, forse oggi è stato raggiunto... forse. Se l'intenzione della maggioranza, o meglio dell'ex maggioranza, è stata quella di evidenziare davanti a tutta la Valle d'Aosta che in Commissione avete i numeri e in aula no, direi che lo scopo è stato raggiunto ampiamente per ben tre volte. Penso che ormai l'abbiano capito tutti.
Comunque sia, nonostante tutto, il nostro gruppo ha lavorato seriamente in Commissione e abbiamo dato il nostro contributo per cercare di migliorare questi testi. E anche quando alcuni dei nostri emendamenti hanno avuto parere sfavorevole da parte dei dirigenti regionali, li abbiamo modificati e ripresentati ottenendo infine il parere favorevole degli stessi. Questo però, ahimè, non è servito a nulla. Infatti, nonostante la nostra ampia collaborazione, abbiamo tristemente constatato che alla fine in Commissione il Governo si è approvato solo i suoi emendamenti, bocciando di fatto tutti quelli proposti dall'opposizione.
Nonostante questo atteggiamento di chiusura, questo muro eretto dall'ex maggioranza, il nostro gruppo ha lavorato seriamente e ha votato con coscienza gli emendamenti, entrando nel merito di ciascuno e non in base a chi li proponeva. Lo abbiamo sempre sostenuto e sempre lo sosterremo: se un'idea è buona, è buona, indipendentemente da chi la propone.
Oggi per la terza volta ci troviamo nuovamente in aula per l'approvazione di questi disegni di legge. Ci auspichiamo che finalmente l'ex maggioranza abbia finito di giocare a "marchettopoli", così da uscire finalmente da questa impasse, possibilmente prima che qualcuno finisca in prigione senza passare dal via. Ora, la domanda è: avete i numeri per votare il DEFR? Anzi, per votarvi il DEFR e i tre disegni di legge? Oppure anche oggi assisteremo all'ennesimo triste fallimento dell'ex maggioranza del Governo regionale, davanti agli occhi increduli e sdegnati di tutti i cittadini valdostani? Se avete i numeri allora votatevi questo bilancio e ridiamo finalmente la parola ai cittadini valdostani.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Ho voluto prima di intervenire ascoltare un po' di interventi da parte dei colleghi ed effettivamente anch'io - ringrazio il collega Restano che lo ha sottolineato - devo assolutamente evidenziare la mancata partecipazione da parte della stragrande maggioranza della maggioranza, o ex maggioranza che dir si voglia, a questo dibattito. Perché? Beh, evidentemente perché il giochino è sempre questo qui, il giochino è sempre quello di dire: "stiamo qua, ascoltiamo cosa ci dicono e poi rispondiamo, magari cercando di avere l'ultima parola". E chi interviene per primo solitamente è uno stupido, perché questo un po' è, come dire, l'idea che percorre alcuni banchi. Però devo dire che invece chi non interviene, chi decide di nascondersi dietro il silenzio e dietro magari una piccola somma finale non è tanto coraggioso, per non utilizzare altri termini.
Ma tant'è, siamo qui. E allora parliamo del bilancio, ma parliamo anche della situazione politica che evidentemente ha portato a essere qui oggi, invece che discutere del bilancio e votarlo, o del DEFR, per esempio, anche ad ottobre quando ci fu la prima presentazione. L'han detto in tanti, il bilancio è stato portato in aula per ben tre volte ed è stata una simpatica manfrina - sono titolato, credo, a dirlo - perché una volta lo si porta, una volta non ci sono i numeri, una volta lo si modifica, una volta lo si cambia. Ma la cosa divertente è che per tutte e tre le volte, quando siamo andati in Commissione e quando si parlava prima di entrare in aula, venivamo rassicurati del fatto che quello era il bilancio migliore per la Valle d'Aosta e puntualmente il bilancio migliore per la Valle d'Aosta è stato appesantito da decine di emendamenti dello stesso Governo che lo aveva scritto, confermando quindi che questo bilancio non era il miglior bilancio per la Valle d'Aosta, così come non lo è nemmeno in questo momento. È un bilancio che voi avete fatto in fretta e furia, per cercare di fare un pochino di consenso elettorale! Questo ve l'hanno detto tutti e abbiamo cercato di indicare in maniera molto chiara anche nel nostro emendamento, dove avete fatto la vostra campagna elettorale.
Vengo ad alcune dichiarazioni che sono state fatte. La campagna elettorale voi la intendete così: questa è la vostra campagna elettorale, quella di portare il piccolo emendamentino, il piccolo finanziamentino, o il grosso finanziamentino a quella categoria, a quella associazione, a quel gruppo di persone, per garantire il loro consenso, venendo qua in aula, dicendo: "vedete, io vi ho portato questo pezzo, quindi sono bravo, votatemi". Questa è la vostra campagna elettorale. Poi c'è chi invece dall'altra parte dice le stesse cose, le stesse identiche cose, in campagna elettorale e in questa aula. E quando veniamo in questa aula ci guardate e ci dite: "eh, ma non siamo più in campagna elettorale!". Quindi vuol dire che voi avete una campagna elettorale dove le sparate, poi venite qui in aula e vi rendete conto che quelle cose che avete sparato non le potete fare e quindi cambiate idea, cambiate opinione e accusate gli altri di essere in campagna elettorale. No, l'ha detto già anche la collega Spelgatti: quello che abbiamo detto abbiamo cercato di farlo e di mantenerlo e abbiamo continuato a dirlo una volta entrati qui dentro, non ci siamo fermati alle porte delle elezioni.
Venendo alla situazione politica io, come dire, inorridisco a fronte dei continui tentativi di pezzi di questo Consiglio di continuare a dire che le elezioni non sono una risposta ai cittadini valdostani. Inorridisco a fronte delle parole pronunciate da alcuni consiglieri che, vedendo un Consiglio che si è visto funestare per tre volte da arresti, sospensioni, dimissioni di quasi un quinto di questo Consiglio, ci dice: "no, però possiamo andare avanti!". Perché l'importante è, come diceva la collega Minelli: "ah! lo spirito che è venuto fuori dal dopoguerra è quello di dire: 'mettiamoci tutti qua e facciamo un po' di consociativismo'. Perché non è importante quello che si scrive nel programma, l'importante è che poi una volta qua troviamo un accordo! Mi spiace, noi non siamo così.
Ma la cosa più divertente è stata... Qui mi arrogo il diritto di aver inaugurato il termine "melliflua", rivolto alla collega Morelli. La collega Morelli, neocapogruppo di questo straordinario gruppo che unisce invece di dividere - sarò felice di vedere se i cittadini valdostani avranno questa stessa idea alle urne e saranno felici di premiarvi con il loro consenso - ci dice che la responsabilità di questo fallimento o la responsabilità della mancata approvazione del bilancio è di tutti. No, collega Morelli, non è di tutti! La responsabilità è vostra: è solo ed esclusivamente vostra! La responsabilità della distruzione di questa regione e del tessuto sociale ed economico di questa regione è esclusivamente vostra, di chi ha voluto da dicembre del 2018 pensare di fare un ribaltone contro il volere dei valdostani e continuare a venire qua e raccontarci che quello era fatto nel loro interesse. Questa è una sola esclusiva vostra responsabilità. E ve lo dimostro.
Programma di governo: il vostro, eh. Mi sono evidenziato qualche piccolo capitoletto, perché non sapevo cosa fare, ma me lo sono evidenziato nel tempo, man mano che le cose si realizzavano o non si realizzavano. Affrontare le emergenze, lavorare per garantire la rappresentanza della Valle d'Aosta al Parlamento europeo: mi pare che lo abbiate fatto. Destinare allo sviluppo economico le risorse derivanti dalla valorizzazione del proprio patrimonio CVA: ovviamente poi siete stati bloccati, perché lo volevate fare, vi stavate leccando le labbra, e però gli accordi, il consociativismo, la volontà di sopravvivere vi hanno obbligato a non farlo. Creare l'ente unico di promozione: bloccato, ma bloccato prima che arrivassimo alla situazione conflittuale del bilancio, bloccato ben prima. Garantire la semplificazione dei servizi ai cittadini e alle imprese tramite la profonda riforma dell'amministrazione regionale: ho visto straordinarie riforme di questa amministrazione regionale che ha avuto una miglioria incredibile. E ancora, settore sanitario, potenziare la territorializzazione dei servizi: non so se avete letto, ma ci sono zone in cui non si può nemmeno donare il sangue in Valle d'Aosta, perché sono nati dei problemi. Progettare il futuro, secondo capitolo, semplificazione del sistema dei pagamenti a favore dei nostri agricoltori: io mi auguro che i nostri agricoltori leggano il vostro programma e poi si guardino anche i conti e possano giudicare. Poi sul progettare il futuro, c'è una cosa bellissima: aumentare il senso di sicurezza delle persone e della loro comunità, attraverso la legalità, il presidio e il controllo del territorio; questo mi pare che sia un punto importante che avete raggiunto, sicuramente. Rilancio del patrimonio culturale: io ho sentito il collega Distort che mille e una volta ci ha portato... ma uno su tutti è la ristrutturazione del Castello di Sarre e siamo ancora qui ad aspettarla. Riorganizzare il welfare adottando un unico percorso di sostegno a favore delle persone e delle famiglie in condizione di disagio socioeconomico, attenzione ai disabili e ai nostri anziani: siamo ancora con una pletora di erogazioni fatte a capocchia, a capocchia! E soprattutto di certo non ai nostri cittadini, perché lo sappiamo bene e lo sapete bene tutti voi chi viene prima nell'erogazione delle politiche sociali. Non vado avanti, per carità di patria, perché avrei anche il cronoprogramma dettato da "stampella civica": avrei anche questo, ma lo risparmio per carità di patria, perché voglio fare ancora qualche altro commento.
Mi è piaciuta particolarmente la presa di posizione sempre della collega Morelli che ci dice: "decidiamo noi quando dimetterci, lo decidiamo noi". Ma perché? Ma semplicemente perché avete ancora qualche giochino da fare, qualche piccola cambialetta da giocarvi e soprattutto bisogna massimizzare il tempo in cui siete qui, bisogna prorogarlo il più possibile, perché poi quando si va a elezioni si rischia, si rischia! Quindi dovete massimizzare il tempo in cui state qua, prendendovi magari qualche stipendio in più, sempre nell'esclusivo interesse dei cittadini, e magari cercare di giocarsi qualche carta all'ultimo per garantire qualche marchettina, come è già stato presentato.
La collega Minelli ci ha detto che avete osato, Rete Civica ha osato. Mi ricordo un altro che diceva "bisogna osare", che partì come direttore dell'organo del Partito Socialista e finì a fare tutto un altro percorso, e mi ha ricordato lo stesso percorso di chi diceva di rappresentare la parte della legalità, del contrasto a tutte le mafie, e poi su certe posizioni è diventata più silente di Albus Silente, che penso chi conosce Harry Potter un pochino conosca.
Venendo anche un pochino ai contenuti di quello che presentate, io mi sono concentrato molto sull'ambito delle politiche sociali e devo correggere, ma solo in parte, la collega Russo, che ci ha detto che non si parla di politiche sociali all'interno del DEFR. La devo correggere, ma di pochissimo, perché in realtà se ne parla e l'argomento fondamentale sono i dati, il trattamento dei dati, la riorganizzazione dei dati, la visualizzazione dei dati. Per realizzare questi straordinari obiettivi - i dati, le persone non contano, ma contano i dati - si organizzano tavoli e si prevedono monitoraggi. Le politiche sociali sono diventate un mix tra un mobilificio e un istituto di vigilanza, tanto è vero che, secondo me, si potrebbe anche un pochino semplificare, dando all'attuale assessore uno stipite della porta su cui appoggiarsi (neanche un ufficio, uno stipite), così si appoggia sullo stipite della porta e guarda i monitor e monitora i dati, tanto di lavorare il problema non c'è.
Evidenziando un attimo le emergenze, visto che si parlava nel vostro programma elettorale dei nostri agricoltori: i nostri agricoltori! Mi sono preso tre notizie uscite recentemente a novembre, solo per fare una piccola scansione, un piccolo punto, un piccolo riassunto della situazione dei nostri agricoltori, di quelli che voi difendete e che dite che voi volete tutelare con questo straordinario bilancio. Cominciamo con il grido d'allarme lanciato dall'AREV che dice: "È di questi giorni la pubblicazione di due lavori che documentano come i costi di produzione del latte siano al di sopra del prezzo di vendita. Si parla di costi di produzione di oltre 70 centesimi al litro, contro i prezzi di vendita medi attorno ai 60 centesimi. Questo fatto ben noto alla maggior parte degli allevatori è molto grave e testimonia come un settore che produce un prodotto rinomato e di eccellenza può comunque essere in grave difficoltà economica". I vostri agricoltori!
Poi ce n'è un altro, titolone sulla Vallée Notizie: "Siamo stufi degli attacchi dei lupi, vendiamo le pecore in Piemonte". Io ho provato una grandissima tristezza quando ho letto questo titolo, perché significa che c'è un'inerzia della politica e l'incapacità di fornire delle soluzioni, ovviamente sempre per giochini interni alla maggioranza, perché bisogna dire che bisogna difendere gli agricoltori, ma non bisogna dirlo troppo forte, e bisogna usare tutte delle formule di cautela nelle leggi, perché altrimenti Rete Civica non ci vota la legge. E così intanto, mentre noi discutiamo e troviamo la formula migliore che possa non offendere tutti gli altri, gli allevatori vendono i capi in Piemonte e spopolano le nostre valli.
Infine, fondi europei per l'agricoltura: nel 2021 la Valle d'Aosta rischia un taglio da 1,8 milioni di euro. Certo, avete provato a mettere dei correttivi, ma chi è che è andato a battere i pugni con lo Stato per chiedere che questo rischio sia scongiurato? Nessuno, nessuno, nessuno! Non se ne parla, ma perché meno se ne parla e meglio è per voi, perché volete evitare che i problemi vengano a galla.
E vengo a uno dei problemi che avrei voluto affrontare in aula con un'iniziativa dedicata, relativo alle politiche sociali. È stato detto anche dalla collega Russo che ringrazio: l'attenzione verso le famiglie e verso i servizi sociali. È una segnalazione, che ho provveduto a epurare di tutte le parti sensibili, che arriva da un padre con un figlio di venti mesi e che è accaduta a luglio 2019 qua in Valle d'Aosta. "Durante la notte mia moglie si scagliò su di me e tentò di strangolarmi. Dopo essere riuscito con difficoltà a liberarmi, per paura che facesse male al bambino, chiamo il 112, la Polizia interviene e veniamo convocati in Questura per il giorno successivo. In tale sede mi viene consigliato di rivolgermi al Centro donne contro la violenza, servizio sociale competente sul territorio, e a mia moglie viene detto di rivolgersi al servizio di mediazione familiare. Successivamente mi reco al Centro donne contro la violenza, ma vengo respinto dalla referente del servizio, poiché mi viene detto che il Centro non si occupa della violenza sugli uomini. Durante gli incontri con l'assistente sociale, la psicologa per l'infanzia, quando richiamo il tentativo di strangolamento subito, - ascoltate bene - mi viene chiesto quante volte si sono verificati episodi del genere e alla mia risposta che gli eventi di aggressione verbale sono numerosi e costanti, ma quell'episodio di violenza fisica è stato il primo, mi sento ribattere: 'che cosa vuole che sia! Per una volta!'. Nel corso di questi ultimi mesi ho documentato con fotografie e video sia le condizioni in cui ritrovo abitualmente la casa al rientro che gli atteggiamenti che mia moglie tiene col bambino nell'ambito della gestione ordinaria delle necessità infantili e ho sottoposto tali testimonianze all'attenzione dell'assistente sociale e della psicologa; le dottoresse, confrontatesi sulla questione, affermano che potrebbe trattarsi semplicemente di una questione culturale e mi informano che cercheranno un mediatore culturale per valutare congiuntamente i problemi di mia moglie. In seguito a un'ennesima discussione mia moglie minaccia di volermi accoltellare e io, temendo per la mia incolumità e per quella di mio figlio, avviso l'assistente sociale, il nucleo della mediazione e la Questura. Qui mi invitano a farmi seguire dalla mediazione familiare, dove mi rimproverano di aver coinvolto le Forze dell'ordine, e dai servizi sociali che mi dicono che invece devo denunciare e mi esortano ad avvalermi di un avvocato e con inappropriata ironia si commenta la mia scelta della comunione dei beni attribuendomi 'dell'ingenuo'. Una volta ricevo un messaggio di mia moglie che mi informa che il nostro cane sarebbe caduto dal balcone del primo piano, cosa decisamente impossibile vista l'indole del cane. Riporto i fatti all'assistente sociale e mi viene chiesto un incontro per parlarne, durante il quale viene ipotizzato che mio figlio di venti mesi, che pesa quanto il cane, lo avrebbe preso in braccio e sollevato oltre la ringhiera di un metro, e messi di fronte a questo interrogativo rispondono che sono cose che succedono. Di fronte a questa situazione inconcludente manifesto la mia volontà di non voler più proseguire gli incontri presso quel servizio e le dottoresse riferiscono che se non voglio più collaborare, effettueranno una segnalazione al Tribunale dei minori, senza spiegare quali siano le conseguenze di tale segnalazione. Inoltre, poiché sono trascorse diverse settimane, chiedo se hanno reperito il mediatore culturale giapponese; mi rispondono che in tutta la Valle d'Aosta e il Piemonte non esiste una tale figura e ironizzano che potrebbe essere un'occasione di lavoro per mia moglie". Questo è lo stato dei servizi sociali della nostra regione!
Chiudo, ma ce ne sarebbero tante altre, non è la sola e ringrazio un organo di informazione locale che ha evidenziato tantissimi casi come questi, tantissimi casi che richiedono necessariamente un approfondimento, perché questa è una segnalazione di parte, ma io vedo difficile che una persona possa inventarsi tutto questo.
Faccio una piccola incursione nella parte sanitaria. È arrivato in questi giorni agli onori delle cronache un caso che mi ha personalmente molto toccato, di cui ho già parlato in questa aula e che ha avuto un epilogo davvero tragico. Una persona, la stessa che è stata morsicata dal ragno violino in ospedale, cosa che avevo denunciato all'interno di quest'aula, dopo quel morso ha subito altre tre infezioni, tutte e tre prese in ospedale, ed è recentemente deceduta proprio a seguito di quelle infezioni. Quella persona era un mio amico! E io mi auguro davvero che nessuna famiglia debba mai più subire quello che ha subito la sua!
Presidente - Ha chiesto la parola la presidente Rini.
Rini (PNV-AC-FV) - Intervengo in discussione generale per portare anche la nostra posizione, anche se in realtà abbiamo già espresso le nostre priorità in questo momento. Oggi, qualcuno che mi ha preceduto lo ha ricordato, finalmente entriamo nel merito dell'atto più importante per la nostra Regione che è il documento finanziario, che è il bilancio.
Io uso sempre una frase che ripeto spesso e volentieri, che innanzitutto ripeto sempre a me, ma la ripeto anche ai miei interlocutori: "il tempo è sempre galantuomo". Chi diceva che non c'era bisogno di un rinvio in Commissione in realtà è stato sconfessato dai fatti, perché devo ringraziare tutti i colleghi - tutti, sia della Giunta che i colleghi in Commissione - e devo dire che questo tempo ritengo che sia stato ben utilizzato, perché oggi abbiamo l'occasione in quest'aula di analizzare un testo che ha degli elementi di novità, ha degli elementi in più, ha degli elementi diversi, ha una struttura che rimane quella che io approvavo allora, che sicuramente rimane ancora su tanti aspetti una struttura valida, ma che ha dato l'opportunità in queste settimane di lavorare seriamente all'interno dell'organo preposto, che è quello della Commissione, e di poter apportare appunto degli elementi in più di discussione. Quindi questo credo che sia il primo fatto importante.
Oggi c'è un altro elemento diverso che è stato introdotto all'inizio, con un primo intervento come al solito piccante del collega Cognetta, che ha introdotto un tema ulteriore, che è quello appunto del prosieguo della legislatura, di eventuali dimissioni e tornerò dopo, perché prima vorrei parlare invece delle priorità, di quelle che vi ho detto che per noi sono priorità. Bene tanti punti che sono all'interno di questo documento e non torno sulla questione, per esempio, della sanità, c'è stato già modo di esprimersi. Ma abbiamo voluto portare il nostro contributo, portando all'attenzione della Commissione consiliare due emendamenti, che ovviamente riguardano quei settori che ci stanno particolarmente a cuore, che sono ovviamente tutta la galassia del mondo delle partite IVA, un mondo che sta soffrendo, che soffre in silenzio, perché è impegnato quotidianamente a dovere - concedetemi il termine - mandare avanti la baracca. Non penso solo ai commercianti - poi ci torno - ma come dicevo prima al settore imprenditoriale, a chi ci mette la faccia, a chi tutti i giorni si trova ormai in un mondo del lavoro che può essere a tutti gli effetti considerato una trincea. Viviamo in un paese che ha una tassazione che è al di fuori di ogni logica, al di fuori di ogni logica umana, e chi all'interno anche di quest'aula rappresenta quelle categorie, deve sentirsi forte il peso di dare delle risposte a tutti questi professionisti che a grande fatica, siano essi grandi o piccoli - è questa la differenza degli ultimi anni! - tutto il mondo delle partite IVA soffre.
Quindi, abbiamo cercato con un piccolo provvedimento che riguarda solamente una categoria, che è quella dei commercianti, ma - lo annuncio già ufficialmente in questa aula - quel provvedimento, quell'emendamento che ho sottoposto alla vostra attenzione, sottoscritto insieme al collega Barocco e condiviso anche con altri colleghi - ringrazio le forze che all'interno della Commissione hanno voluto sostenere questa previsione che con loro ho condiviso - è un primo passaggio, è una prima piccola risposta. E guai a chi si permette di dire che tornano i contributi a fondo perso, perché invito quelle persone a farsi un giro, senza scomodare i piccoli paesi di montagna, perché lì la situazione è ancora ancora più grave! Fatevi una passeggiata in centro ad Aosta: ogni giorno si abbassa una saracinesca, chiude una realtà con tutta la situazione occupazionale che si porta dietro. Quei piccoli contributi, perché si parla di cinque o al massimo di diecimila euro, non sono contributi a fondo perso come li immaginiamo e come è nell'immaginario collettivo del valdostano nel passato; sono delle piccole misure che servono a far fronte a questo lasso di tempo limitato, perché da ieri dobbiamo essere al lavoro per portare un disegno di legge organico che guardi non solo, come dicevo prima, alla categoria dei piccoli commercianti, ma che guardi a tutto quel mondo delle partite IVA.
Stiamo approfondendo tutta la questione anche dei fondi europei, dei bandi. Io sono certa che anche lì credo che ci sia la massima disponibilità a provare a sondare tutto questo percorso, ma richiede del tempo e tempo queste categorie non ne hanno più, e non lo dico io ma lo dicono i numeri! Ogni settimana chiude una piccola attività commerciale, perché davvero far fronte alle spese fisse oggi è diventato un qualcosa di insostenibile.
L'altro emendamento che abbiamo presentato vuole andare incontro al mondo delle categorie di volontariato, delle associazioni di volontariato senza scopo di lucro, in particolar modo delle pro loco sul nostro territorio. Negli anni le pro loco hanno svolto una funzione sociale, culturale, di aggregazione e parlo con cognizione di causa: ho avuto l'onore, ma anche l'onere di gestire l'Assessorato all'istruzione e alla cultura negli anni in cui il bilancio non era quello di oggi, non aveva le cifre su cui può contare oggi, quindi un settore cultura che era in forte difficoltà. Eppure, grazie proprio alle associazioni come le pro loco, sul territorio si è sempre riusciti a garantire il prosieguo di alcune di quelle manifestazioni che sono il fondamento di una popolazione, di una cultura, di un popolo di montagna che porta avanti, anche grazie a questi eventi, la sua identità.
Cosa è successo in questo campo? Molti di voi sicuramente lo sanno meglio di me. La normativa Gabrielli ha introdotto delle previsioni talmente stringenti e ha equiparato, perché ovviamente è stata fatta a livello romano, il capodanno in piazza a Roma alla sagra (con tutto il rispetto), alla sagra della fiocca: bellissima sagra, ma non me la potete paragonare a livello di sicurezza a un evento di dimensioni di altre portate. Ma anche solo eventi più importanti, come per esempio la Fiera di Sant'Orso, che capisco che possa avere una serie di misure di sicurezza, alle piccole feste e sagre di paese, che ripeto, non sono sagre fine a sé stesse, non è "magnare e bere", ma è portare avanti la cultura di un popolo, l'identità di un paese!
Sono messi in ginocchio e anche qui ancora una volta purtroppo di parole in questo periodo se ne sentono tante; io preferisco i fatti. Basta guardare quante associazioni, quante pro loco sul territorio stanno rinunciando a portare avanti queste attività, perché sono messi in ginocchio anche loro: a livello economico perché sostenere i costi per la messa in sicurezza, per i piani di sicurezza, per le previsioni sanitarie, dall'ambulanza a tutta la parte medica, alle manifestazioni, non sono in grado di fronteggiarlo; anche a livello di organizzazione del lavoro che ci sta dietro a questo. Ricordiamo che là è un mondo fatto di volontari, di chi si mette a disposizione della propria comunità gratuitamente, e nel tempo in cui viviamo questo è un valore pazzesco - pazzesco! - che non possiamo sperperare.
Sono due emendamenti quelli che abbiamo presentato che vogliono mettere una piccola toppa al momento, ma bisogna fare un grande lavoro dietro. Per le partite IVA ci deve essere una legge quadro regionale e ci lavoreremo, ci stiamo già lavorando. Per quanto riguarda le associazioni di volontariato a scopo non di lucro, e in particolare come dicevo le pro loco, dobbiamo agire e stiamo portando avanti un'azione a livello nazionale, e chiedo davvero aiuto a chi ha altre rappresentanze all'interno del Parlamento nazionale: agiamo insieme, facciamo un fronte comune per far capire che le situazioni sono diverse, questa normativa va cambiata, va mutata, perché applicarla tout court su un territorio come il nostro ha avuto degli effetti davvero devastanti nel concreto.
Ho depositato questa mattina un ordine del giorno, che ho presentato non come rappresentante di un movimento politico, ma come Presidente del Consiglio: un ordine del giorno che chiede la parifica di bilancio con la Corte dei Conti. Siamo l'unica regione in Italia che non ha ancora proceduto in questo senso. È bello essere unici, io sogno una Valle d'Aosta unica, ma per altre cose, non per queste, non perché non riusciamo a stare al passo con i tempi, perché non diamo davvero quel passo verso la trasparenza massima che ci deve essere in questo periodo più che mai. Quindi nell'impegnativo chiediamo proprio di fornire con sollecitudine le opportune indicazioni alla Commissione paritetica, perché per arrivare a questo passaggio c'è bisogno di una norma di attuazione, lo sappiamo bene, però va fatto. E presentare, non appena sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, il decreto legislativo in materia anche dell'istituzione del Collegio dei revisori dei conti. Perché è vero, abbiamo approvato l'istituzione del Collegio dei revisori dei conti, che però agisce confrontandosi con la sezione di controllo della Corte dei Conti. La parifica, che è questa che chiediamo con l'ordine del giorno, è un'altra cosa e, ripeto, è stata approvata in tutte le regioni d'Italia, manchiamo solo noi. Cerchiamo davvero anche in questo che la Valle d'Aosta si differenzi per efficienza, per capacità, per modello, esportiamo le cose positive, non facciamoci riconoscere nel resto d'Italia, perché non sappiamo metterci al passo con quelle previsioni che riescano in qualche modo anche a riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Ed è solo con la serietà, con l'impegno, con la trasparenza che possiamo fare questo passo, perché altrimenti il divario sarà sempre più grande. Anche con gli organismi, anche con la Corte dei Conti: deve essere vista come uno strumento di aiuto, di supporto a chi governa e a chi decide, perché avere un bilancio che ottiene una parifica, un timbro, un giudizio a priori, io credo che sia un gran passo in avanti, e quindi sottoporrò all'aula anche questo.
Sicuramente non si potrà tacere sulla questione CVA, perché io ricordo, e lo dico senza se e senza ma, che non decidere, che non scegliere vuol dire scegliere! Vuol dire scegliere e bisogna assumersene le responsabilità. Io non voglio prendermi la responsabilità di non scegliere su un tema così importante per l'economia della nostra regione.
Queste sono le nostre priorità. Io non vincolo, noi non vincoliamo. Il nostro voto ha la disponibilità di andare o meno alle elezioni. Dopo tornerò su questo. Noi vincoliamo il nostro appoggio a questo bilancio al fatto di saper accogliere anche quelle che sono le nostre priorità, le nostre suggestioni, le nostre richieste di integrazione, perché questa è la sintesi, questo è il dialogo politico, questo è il documento di bilancio, che come ha bene ricordato ieri il presidente Testolin, è qualcosa di diverso dal mettere in piedi altre maggioranze o da fare delle aperture, dei dialoghi, delle nuove convergenze politiche; sono due momenti ben distinti e io come tali li ho vissuti e come tali voglio esplicitarli in quest'Aula.
Veniamo ora, e chiudo, al tema che non avrei voluto affrontare in questa discussione, perché credo che oggi la giornata dovesse essere dedicata veramente all'approvazione del bilancio, per dare quelle risposte alla comunità, a tutto il tessuto imprenditoriale, ai comuni che aspettano questo documento. Però vengo anch'io sul tema à la une che è stato sollevato, che è quello delle dimissioni. Noi con estrema coerenza non abbiamo nessuna e non ho nessuna difficoltà a firmare quel documento, perché è quello che abbiamo detto ormai da settimane, ma chiedo qualcosa in più, perché noi ci poniamo come forza seria, seria e concreta, seria! Agli atti folkloristici, che sono belli ma che non producono effetti, io preferisco gli atti che producono effetti. E io vi lancio qua questa proposta: oggi concentriamoci sul bilancio, cerchiamo di approvare un testo che davvero sia comprensivo di diverse sollecitazioni, proprio per la situazione che si è venuta a creare, e poi un minuto dopo che abbiamo concluso il bilancio, vi aspetto nell'ufficio del Segretario generale del Consiglio regionale per firmare le dimissioni. Quello è un atto che produce effetti, quello è l'atto che davvero ha l'effetto immediato di aprire la fase che ci porterà alle nuove elezioni. Perché io credo che non si possa continuare a fare delle boutade: i nostri concittadini e le nostre concittadine ci guardano, hanno bisogno di risposte, hanno bisogno di stabilità e hanno bisogno di serietà. Quindi su questi temi noi ci siamo, se si è arrivati a un punto dove non ci sono le condizioni per trovare degli accordi politici seri e rispettosi delle idee di tutti, l'appuntamento è, come dicevo prima, un secondo dopo l'approvazione del bilancio nell'ufficio del Segretario generale del Consiglio.
Presidente - Faccio presente colleghi che siamo in discussione generale. Non vedo prenotazioni e quindi vi suggerisco di prendere in considerazione l'iniziativa, il suggerimento del collega Restano, che invitava gli esponenti di maggioranza a chiedere la parola. Pur non essendo nell'ambito della letteratura del Regolamento interno del Consiglio, mi sembra che sia un'occasione estremamente logica. Ha chiesto la parola la collega Favre.
Favre (AV) - Avrei gradito parlare dopo altri ben più esperti, ma ho visto che c'è titubanza nel prendere la parola da parte dei colleghi oggi. Ho sentito considerazioni diverse da parte dei colleghi già intervenuti, tutte legittime perché rispettose e in linea con le posizioni che ognuno di noi, singolarmente all'interno del gruppo consiliare a cui aderisce, giustamente sostiene. I toni che abbiamo sentito sono duri, il clima è quello di un anticipo di campagna elettorale: non me ne voglia qualche collega se lo dico. Come già dichiarato dal gruppo Alliance Valdôtaine, è opportuno rimettere la decisione ai valdostani e ritornare a votare.
Mi sono chiesta più volte in questo mese cosa pensi la nostra comunità del punto a cui siamo arrivati oggi e dei modi con cui ci siamo arrivati, convinta che ognuno di noi possa riportare solo una piccola parte del sentire comune, convinta che un po' di autocritica non faccia mai male. E per questo posso dire a titolo personale che io oggi arrivo qui imbarazzata.
La mia riflessione è piccola, senza pretesa alcuna, è che siamo del tutto autoreferenziali, noi piccoli politicanti intendo. In quanto tali ci perdiamo in considerazioni che, seppure legittime, interessano solo a noi. Credo piuttosto che la nostra comunità si aspetti ben altro in questo momento da ognuno di noi e nel rispetto reciproco dei singoli percorsi. Credo anche che una parte della comunità valdostana sia sempre più lontana dalla politica e dalla vita politica, anche per colpa nostra.
Ci tengo a precisare che le mie non sono accuse rivolte a nessuno, quanto piuttosto una riflessione personale in un clima di grande confusione collettiva, di bagarre anche comunicativa e mediatica. Non ho intenzione di utilizzare parole quali "responsabilità" o "coerenza", delle quali forse abbiamo tutti già abusato. Rimarco piuttosto la necessità di agire con una certa serietà e nel pieno rispetto delle proprie priorità, ma soprattutto delle priorità dei valdostani.
Per me, in questo momento priorità è trovare un modo decoroso per approvare il bilancio. Sono convinta che questo compito spetti prioritariamente a chi questo bilancio lo ha scritto, ma anche a chi in parte ha cercato di migliorarlo. Non intendo entrare nel merito delle singole missioni, dei capitoli, degli specifici settori che verranno affrontati più avanti nel dettaglio. Questo bilancio non è certamente perfetto, non l'abbiamo mai detto, è però lo strumento di programmazione necessario per far girare gli ingranaggi della macchina amministrativa, per garantire continuità nei servizi, per evitare ulteriori paralisi amministrative e disagi agli enti locali, per fornire risposte, anche se magari non paiono a tutti convincenti, alle richieste dei cittadini tutti.
Questo bilancio non è il figlio di nessuno, è innanzitutto il lavoro di una maggioranza che al tempo della sua prima stesura aveva i numeri per la sua redazione e in quanto tale ha alla sua base una visione politica di un certo colore; nessuno lo ha mai negato. Ma ora è anche frutto di condivisione con chi ha voluto trovare un modo per migliorarlo, portando avanti richieste di categorie e di settori che hanno chiesto maggiore attenzione, diventando per certi aspetti, come qualcuno ha appena ribadito, il frutto di una mediazione, che sembra minima ad alcuni magari, ma che è stata tutt'altro che banale. Da qui occorre partire per la sua approvazione, che non può che arrivare con l'onestà di chi ammette che i numeri faticano ad arrivare, gli stessi numeri che tuttavia, mi pare, manchino anche nell'altra parte del campo.
Non mi stupisce la posizione di chi, contrapponendosi a chi ha redatto questo bilancio, vuole proporre soluzioni alternative: è il gioco delle parti, è la politica giusta questa. Non mi stupiscono le accuse per una mancata energia verso certi settori di sviluppo o per il mancato coraggio di invertire la rotta in ambiti quali la tassazione, ad esempio, da parte di chi ora, tra i banchi dell'opposizione, parla avendo già, anche seppur breve periodo, governato; legittimo. Non mi stupisce nemmeno la ricerca delle firme per lo scioglimento del Consiglio. Mi lasciano tuttavia perplessa certi toni che ormai, come un mantra, tendono ad affermare che questo documento abbia odore di 'ndrangheta e di marchette. Accuse pesanti: le abbiamo sentite e continuiamo a sentirle.
Ci tengo a precisare ai colleghi tutti che nessuno qui sottovaluta lo tsunami che ha colpito questo Consiglio Valle, né i contenuti di certe carte giudiziarie, quindi che si faccia un leggero distinguo tra i vari atteggiamenti. Ho letto di appelli alla tregua istituzionale: che si inizi da qui, allora. Auspico che quest'aula oggi non si trasformi in una curva ultras o in una caciarosa assemblea di condominio, per rispetto nei confronti della comunità, ma anche per rispetto alla politica in cui noi crediamo, nella più alta accezione del termine.
Il bilancio è uno strumento per rispondere alle esigenze della comunità e programmare investimenti e spese. Ho sentito da qualcuno dire che questo bilancio serve a recuperare consenso. Non mi piace per nulla questa visione, esattamente come non mi sono piaciute le posizioni di non chiarezza, i ricattini, i mezzucci che ho potuto intravedere in parte in queste settimane. Qualcuno mi ha rinfacciato per queste mie riflessioni di essere una nuova "Alice nel paese delle meraviglie" e ne sono lusingata. Credo che non sia di personaggi come Alice che occorra avere paura, né delle "regine di cuori" che in fondo combattono la propria personale battaglia, ma degli "stregatti" dovremmo avere paura, di coloro che appaiono sornioni e sorridenti nei corridoi della politica per poi sparire, di coloro che dall'esterno di questo palazzo ancora manovrano le sorti della Valle d'Aosta, di coloro che credendosi quasi "unti dal Signore" si sentono incaricati di decidere chi può o potrebbe essere un bravo presidente. I grandi manovratori: sempre i soliti che magari parlano per bocca di altri. Una cosa è certa: a questi signori del bilancio poco importa, perché impegnati nella lenta tessitura di nuove e variabili maggioranze che come imperterrite Penelope disfano, per poi disfare e rifare.
Qui mi rivolgo a chi si ritiene libero, a chi ha fatto delle battaglie ai "padrini" un cavallo di battaglia per personali campagne politiche, a chi ha contribuito con aiuti tecnici a questo documento di programmazione. Mi pare un buon motivo questo per andare oltre, provando magari a fare un po' di banale ma corretta amministrazione e garantendo le condizioni perché la Valle d'Aosta possa avere al più presto un bilancio. Lo ha detto bene ieri qualcuno: la battaglia per una nuova Valle D'Aosta è tutt'altro che finita. Bene, occorre fare un passo per volta.
Dalle ore 12:09 assume la Presidenza il vicepresidente Farcoz.
Farcoz (Président) - La parole au collègue Lucianaz.
Lucianaz (LEGA VDA) - Dramatique le silence du gouvernement. Donc, on attendra quand même quelques mots au moins rhétoriques de votre part. Étant donné que j'ai envie de dire deux mots en patois, la langue des valdôtains, je traduirais à la fin, madame la Secrétaire.
Intervention en patois omise.
J'ai seulement fait une petite intervention en disant que les valdôtains demandent à tout le Conseil de démissionner : c'est la première chose qu'ils demandent, bien sûr après avoir approuvé le bilan. Donc collègues, il n'y a pas grands choses à faire. Vous essayez de résister, mais tant pis pour vous. Les électeurs prendront des décisions et iront juger vos comportements et surtout vos promesses.
J'ai encore dit, dans la langue des valdôtains, qu'il y a la nécessité de rester plus à côté des entreprises des valdôtains, de réduire les impôts pour les valdôtains. Il y a une tentative de notre part dans cette direction et je m'arrête seulement en disant que, si c'est la dernière occasion d'utiliser la langue des valdôtains, la critique au gouvernement valdôtain c'est qu'il n'a pas fait assez pour les patois, pour la langue des valdôtains ; ça je l'ai toujours reproché de quelque façon à l'assesseur compétant et surtout à l'école valdôtaine, qui n'est pas à coté de notre langue. Je m'arrête là, bon travail à tout le monde et approuvons ce bilan, s'il vous plait.
Président - J'invite à vous réserver, autrement on va fermer la discussion générale. C'est la dernière fois que je le répète. Je donne la parole à la collègue Pulz, en demandant aux collègues de se réserver.
Pulz (ADU VDA) - Dopo il nostro primo intervento in cui abbiamo presentato la nostra analisi abbastanza dettagliata dei vari passaggi del DEFR, il Documento di Economia e Finanza Regionale, che racchiude gli orientamenti programmatici di fondo per il triennio che aspetta questa regione, ci permettiamo ora alcune riflessioni conclusive rispetto a quanto dovremo accingerci a fare, ovvero votare questo DEFR con circa mezzo anno di ritardo e tante evoluzioni o involuzioni verificatesi nel frattempo, votare le leggi di bilancio, che nemmeno chi ha dato loro la vita ha poi voluto riconoscerle come figlie sue, tanto da presentarci altri quaranta emendamenti sinceramente difficili da gestire, e che ha voluto portarsi persino avanti con i lavori facendo quasi già anche le variazioni di bilancio, in una bella girandola che ha creato non poca confusione generale presso chi cerca di lavorare seriamente. La sensazione finale malgrado tanti proclami, la mia, la nostra, è che alla fine la montagna abbia partorito il famoso topolino, e in definitiva non si capisce proprio come si intenda rilanciare nel suo complesso questa nostra Valle d'Aosta. Certo, fare uscire la Regione dal pericoloso e alla lunga devastante esercizio provvisorio e concludere questo periodo di agonia della politica, che ha fatto seguito, non dimentichiamolo, ma mi pare che non ce lo siamo dimenticato almeno in vari interventi, ai profondi sconquassamenti originati dalle quattro dimissioni, molti mesi dopo purtroppo il ricevimento degli avvisi di garanzia, a partire dalla più alta carica della politica valdostana.
Adesso uscire da questo esercizio provvisorio è necessario, è urgente, ma resta secondo noi precisa responsabilità di chi ci ha portato in questa palude e che anzi, se posso permettermi, ha già abusato fin troppo della pazienza della minoranza. La nostra impressione, in sintesi, è che questo sia il bilancio non tanto della 'ndrangheta, forse è esagerata come definizione, ma che sia il bilancio dell'antica Roma. D'altronde Aosta è città romana e tutto il nostro territorio ha conosciuto e imparato molto dalla dominazione romana. È infatti il bilancio del patronus per i suoi clientes. Nell'antica Roma erano così chiamate, come sappiamo, le persone che pur godendo dello status libertatis, nel senso che non sono confondibili con gli schiavi, si trovano in rapporto di dipendenza appunto economica da un patronus che assicura loro la sua protezione; trattasi in qualche modo di un'antica forma di voto di scambio. Il fondamento di tale istituto è la fides, cioè l'affidamento che una persona o un ente in condizioni di inferiorità, è bene precisarlo, fa di sé medesimo a un cittadino ritenuto di pieno diritto, e più spesso ancora a una gens, cioè una famiglia. Ecco, noi in Valle D'Aosta, scusate la durezza ma lo credo profondamente, siamo fermi lì, siamo fermi a oltre duemila anni fa. E se tu non sei della mia gens, cioè se tu non sei con me, sei contro di me, quindi io ti boccio tutte le tue proposte, e te le boccio anche se non sono mai entrato davvero nel merito, perché non sono interessato ad ascoltarti e a confrontare davvero le diverse visioni politiche che mettiamo sul tavolo. Di fatto non le mettiamo veramente, anche quando trattiamo di questioni di fondo come le politiche ambientali o le politiche economiche della Regione Valle d'Aosta.
Ci teniamo a sottolineare con forza che questa non è la logica di ADU VDA, in primis perché crediamo profondamente nel ruolo della minoranza. Ho già usato tante volte la famosa metafora del maestro Socrate, che non è però tanto stata gradita: "la minoranza è come il tafano che sprona alla corsa il cavallo". E ci dispiace sinceramente che la stessa minoranza snobbi questo ruolo, non vedendo di fatto l'ora di andare a sua volta a governare, come diceva una canzone di qualche tempo fa, pur avendo i piedi di argilla, quando di fatto rappresenta esattamente come noi una parte minimale della società valdostana. Ma noi almeno ne siamo coscienti, non lo rinneghiamo e non abbiamo strane velleità di conquista del potere a tutti i costi.
Teniamo in ogni caso a precisare a quanti ci rimproverano che è tanto facile stare in minoranza e non prendersi mai la responsabilità di gestire davvero la cosa pubblica, che noi comunque non siamo legati per partito preso all'opposizione, ma perché davvero in questo momento, e ormai da due anni, non vediamo le condizioni minime per mediare con altre forze politiche, se non attorno a obiettivi di contorno e circoscritti, come è capitato varie volte. Sappiamo bene che la nostra poltrona nell'incerto futuro che ci attende è a rischio molto più di altre, ma a noi interessa in definitiva molto di più che la Valle d'Aosta esca finalmente dalla condizione di clientes, rispetto a questo patronus, in primis perché la 'ndrangheta non può spostare i voti e decidere i giochi: non può farlo!
Come ha detto nei giorni scorsi il grande Zagrebelsky: "nessuna democrazia può esistere in una società malata". Ma i giochi non li può decidere nemmeno la gerontocrazia locale, come ha già detto qualcuno bene prima, perché questo Consiglio non può essere il delegittimato burattino nelle mani di pochissimi che decidono nelle stanze segrete il futuro di tutti noi. In ogni caso, se mi posso permettere, è un futuro di stracci sfilacciati che qualcuno vorrebbe ricucire insieme per mettere un bell'abito elegante su un governo di scopo. Ma quel governo di scopo resterebbe vestito di stracci, stracci così consumati e sporchi che il re sarebbe presto di nuovo nudo.
Da parte nostra, lavorare seriamente e collaborare ha voluto dire, come ho più volte sottolineato, condurre un'analisi accurata del bilancio, tutt'altro che facile, con tutte le difficoltà del caso, e fare poi proposte di emendamento e un ordine del giorno. Questo è stato un lungo lavoro di squadra e ci è davvero dispiaciuto che tutte, ma proprio tutte le nostre proposte in Commissione, ci siano state bocciate e non con voto di astensione, ma con voto contrario, giusto per infierire. Adesso le abbiamo migliorate e ridepositate per l'ennesima volta, con caparbietà, perché anche noi siamo testoni, anzi no, come diceva il collega Aggravi, siamo testardi.
Noi non ci comporteremo così nei vostri confronti, noi daremo infatti il nostro voto a favore dopo aver ascoltato il vostro discorso, dopo aver ascoltato la vostra illustrazione e dopo essere entrati nel merito delle questioni. Voteremo a favore laddove riterremo che ci siano proposte, magari isolate, però proposte valide di buon senso. Alcune lo sono, di sicuro non si può dire che sia tutto fatto male. Quindi daremo un voto positivo a queste iniziative, però chiaramente il nostro voto complessivo al bilancio e al DEFR sarà un voto contrario, per tutti i motivi che speriamo di avere illustrato nel precedente intervento con sufficiente chiarezza e forza.
Président - J'invite encore les collègues à se réserver, autrement je dois nécessairement fermer la discussion générale. La parole au collègue Vesan.
Vesan (M5S) - Nell'attesa delle decisioni sugli interventi volevamo chiedere come Movimento 5 Stelle una breve sospensione dei lavori.
Presidente - Sospensione concessa. Di fronte alla necessità di questa sospensione chiedo se sia opportuno chiudere qui la seduta del mattino. Se non vi sono pareri contrari do per acquisita questa posizione, quindi il Consiglio riprenderà alle ore 15:00.
La seduta termina alle ore 12:32.