Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1072 del 7 novembre 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 1072/XV - Interpellanza: "Adozioni di linee strategiche per la risoluzione delle gravi criticità emerse dallo studio ISTAT in merito alla salute nelle Regioni italiane".

Rini (Presidente) - Punto 17 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - In data 30 settembre 2019 sono stati pubblicati i dati raccolti dall'Istituto di statistica sulla classifica della salute nelle regioni italiane. Per farlo sono stati selezionati ben 24 indicatori. Il titolo dell'articolo è già molto chiaro: "La salute nelle regioni: promosse Veneto e Trentino-Alto Adige, flop per Campania e Valle d'Aosta". Ecco la nuova indagine dell'ISTAT.

Tra le altre cose si legge, al gruppo 1: mortalità prematura e comportamenti a rischio. Appartiene la sola Valle d'Aosta - la sola Valle d'Aosta! - segnata da importanti fragilità, tra cui emerge l'elevato tasso di mortalità per tumore negli adulti, causa di 20,3 decessi ogni 10 mila abitanti, l'intensità più elevata nel confronto intergruppo, cui si accompagna il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore, 139,1 per 10 mila persone. Il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura misurata in 292 anni di vita perduta ogni 10 mila, valore che la posiziona al secondo posto in ordine di gravità dopo il gruppo 5, Campania. Il contesto della morbosità inoltre è caratterizzato da un'elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche negli anziani, quali Alzheimer e Parkinson, 12,2 dimissioni ogni 10 mila residenti, confermate dall'alto tasso di mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso, che causa quasi 56 decessi ogni 10 mila residenti della stessa fascia di età, il valore medio più elevato fra i cinque cluster. Il gruppo detiene inoltre il primato nell'incidenza del ricorso alle cure ospedaliere al di fuori dei confini regionali. Lo ripeto, il gruppo detiene inoltre il primato dell'incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere al di fuori dei confini regionali, che interessa oltre 16 ricoveri ogni 10 mila, così come è caratterizzante lo svantaggio della sopravvenienza maschile con basso titolo di studio a 90 anni che sfiora ma non raggiunge i 17 individui su 100. La speranza di vita in buona salute traccia un profilo regionale in cui la qualità della sopravvivenza assume valori intermedi tra i gruppi: un maschio residente in Valle d'Aosta ha un'aspettativa di vita in buona salute di 60,2 anni mentre una femmina di 57,9.

Richiamo inoltre la Griglia LEA 2017, pubblicata in data 10 gennaio 2017 sul sito del Ministero della salute, da cui emerge che la Valle d'Aosta ha ottenuto un punteggio pari a 149, al di sotto del punteggio di 160, posizionando in tal modo la sanità valdostana tra le regioni inadempienti.

Come se non bastasse, subito dopo la stesura di questa interpellanza che avevo già fatto per lo scorso Consiglio, vedo TGCOM 24: vaccini, altra statistica. Per le coperture vaccinali di cittadinanza attiva l'immunità di gregge per i vaccini obbligatori è stata raggiunta nel 2018 da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana e Umbria; tutte le altre regioni sono sotto il 95 percento, con punte negative nel Friuli Venezia Giulia, 90 percento, e a Bolzano, 85 percento. Quanto al vaccino contro il morbillo solo il Lazio ha raggiunto il 95 percento, per quello contro la varicella vanno oltre il 91 percento solo Basilicata e Puglia, mentre le regioni che fanno peggio sono la Valle d'Aosta, 38 percento, Umbria, 43 percento, e Piemonte, 47 percento; quindi siamo i peggiori. Sull'antinfluenzale, al di sotto della soglia raccomandata, le regioni più virtuose sono: Umbria, Calabria, Molise, oltre 60 percento, e le meno virtuose Bolzano, Sardegna e Valle d'Aosta, tanto per cambiare.

Questi sono dati, questo non è la Lega Valle d'Aosta che fa terrorismo, questi sono dati ufficiali e sono incontrovertibili. Adesso sono curiosa di sapere che cosa lei mi racconterà, perché come ieri, quando ho rappresentato la situazione dei pasti all'ospedale, lei mi ha fatto un resoconto per cui sostanzialmente abbiamo dei pasti da tre stelle Michelin. Adesso sono curiosa di vedere che cosa mi racconterà, sono sbagliati i dati? C'è qualcosa di sbagliato nei dati? Qualcuno ha sbagliato? Sa che cos'è che c'è di sbagliato? In un'azienda privata si guardano i dati e i risultati. I dati e i risultati sono drammatici, perché la nostra sanità purtroppo è ormai la peggiore in Italia, ma attenzione, non perché i medici non siano bravi, non perché i medici e tutti gli operatori che lavorano in ospedale non siano bravi, ma perché evidentemente a livello di vertici di direzione, la direzione è disastrosa. Che cosa succede? Si tagliano le teste! Invece no, qui si continua esattamente sulla stessa strada, si fa sì che non vengano mai fuori tutti quelli che sono i dati oggettivi da cui partire per decidere in quale direzione debba andare la sanità valdostana, anche perché, nel momento in cui si dovesse lavorare sulla base di dati oggettivi, chiaramente verrebbe stravolto tutto.

Invece voi cosa pensate? L'ultima cosa che avete fatto: lei prima ha parlato di carenza di medici, "abbiamo la carenza di medici". Che cosa fate? Date degli incentivi di 600 euro lordi ai medici che vengono da fuori. Prima di tutto, come se fosse soltanto un problema economico, ma soprattutto come se i 600 euro lordi che vengono dati per lavorare in questo ospedale fossero veramente attrattivi per dei medici che si devono trasferire in Valle d'Aosta. Sa qual è il problema? Tiriamo giù il numero dei medici valdostani che sono scappati da questo ospedale? Questa è la prima domanda che voi vi dovete fare, ma i dati oggettivi non vi piacciono. Invece di preoccuparsi di attirare gente da fuori che viene per i 600 euro lordi - bisogna vedere appunto chi è che si trasferisce in Valle d'Aosta in un ospedale che funziona così bene, dove c'è un ambiente di lavoro così sereno, dove esiste la meritocrazia, dove veramente si spinge per lavorare nell'interesse del paziente - vi preoccupate di dare i 600 euro lordi per qualche anno, ma andiamo a vedere quanti sono tutti gli operatori che stanno scappando dall'ospedale di Aosta? La domanda è: perché scappano? Perché si trasferiscono in altri posti, con un cambio di vita che comporta chiaramente problemi familiari, che comporta comunque un disagio mica da ridere, perché chi vive in Valle d'Aosta ci vive perché è la regione più bella che esista, è meravigliosa, è un posto meraviglioso, un posto paradisiaco se si potesse lavorare correttamente, ma evidentemente non ci sono per i medici delle condizioni sopportabili per poter svolgere correttamente la propria professione, per poter svolgere il proprio dovere, perché chi fa il medico lo fa come missione perché ha a cuore il paziente.

Se evidentemente non è questa la mission dell'ospedale di Aosta, i medici continuano a scappare. Io parlo dei medici, ma tutti gli operatori sanitari: andate a vedere quante persone, quanti operatori sanitari hanno deciso di andarsene e poi ovviamente, quando se ne vanno fuori dalla Valle d'Aosta, se sono medici fanno carriere meravigliose, noi tutti i migliori li perdiamo e fuori dalla Valle d'Aosta - qui venivano massacrati, evidentemente perché davano fastidio - poi fanno delle carriere eccellenti. Comunque tanta altra gente, tanti altri operatori semplicemente se ne vanno con tutte le difficoltà che questo comporta nella loro vita, nella loro famiglia: diventare degli emigrati, perdere la possibilità di stare vicino ai propri affetti, pur di andarsene dall'ospedale di Aosta.

Allora, qualche domanda lei se la dovrebbe fare visto che ricopre quel ruolo, so benissimo che non se la fa, adesso sono curiosa di vedere cosa riesce a dirmi su tutte queste statistiche drammatiche che, ripeto, ovviamente sono dati ufficiali, sono i dati dell'Istituto di statistica e quindi vediamo cosa riesce a raccontarmi per dirmi che qua va tutto benissimo.

Presidente - Per la risposta la parola all'assessore Baccega.

Baccega (UV) - Collega Spelgatti, il suo odio verso la sanità valdostana ormai è atavico, lei ce l'ha nel DNA, lei vuole stravolgere la sanità valdostana, negli incontri pubblici che fa alla BCC, considerandola ferma al passato, anche raccontando delle bugie! I medici che scappano: chissà perché scappano dalla radiologia, mi chiedo, come mai scappano dalla radiologia? Ma scappano anche da altre strutture. Probabilmente c'è un clima e c'è un ambiente di conflittualità, questo lo sottolineo, di pesante conflittualità anche determinato da suggestioni che arrivano dall'esterno; è inevitabile questo. È vero che quando in un'azienda uno "l'è nen bon", non è capace, va a casa e lei è andata a casa; lei è andata a casa! Lei che sedeva su questa poltrona l'abbiamo mandata a casa, perché che cosa ha fatto lei in quei sei mesi di lavoro per la sanità valdostana? Ce lo dica, ci metta punto per punto, uno sull'altro che cosa ha fatto lei per la sanità valdostana in quei sei mesi, lei come Presidente della Giunta regionale della Valle d'Aosta.

Ritornando all'interpellanza, lei omette di dire una cosa. Questi dati io li ho letti con grande attenzione e le assicuro che non sono rimasto favorevolmente impressionato, ma credo come nessuno di noi, né di opposizione né di maggioranza; solo lei gode di questi risultati. Però, collega Spelgatti, lei non dice che questi sono dati riferiti al bilancio di un decennio, e qual è il decennio? Il 2005-2015. Era forse il decennio dell'isola felice? Ce lo dica, ce lo faccia sapere. Ora, noi stiamo lavorando da dieci mesi con grande abnegazione, con grande impegno andando nella direzione di migliorare questi dati, che talvolta sono l'elemento negativo dettato da flussi informatici che non arrivano a Roma, ma lo sa perché? Perché ci sono state delle strategie che andavano messe a punto, e lo faremo attraverso quel percorso che abbiamo indicato insieme al collega Cognetta prima: c'è la grande opportunità di mettere in rete tutto il sanitario e il sociosanitario - che sono dati che non arrivano a Roma, solo la Valle d'Aosta non invia quei dati - che andranno sicuramente a garantire un miglioramento nelle classifiche nazionali. Io faccio un'affermazione: non so se un domani sarò ancora qua, nel 2021 eccetera, ma sono certo che i dati 2019 che saranno pubblicati nel 2021 saranno sicuramente migliori di questo, perché questa volta quei flussi mi sono imposto affinché vadano a Roma; questo lo dico pubblicamente e mi assumo le responsabilità di quello che dico.

Ritornando all'interpellanza, i punteggi conseguiti dalle regioni nell'erogare i livelli essenziali di assistenza misurati attraverso la cosiddetta Griglia LEA del Ministero della salute: i valori regionali degli indicatori raccolti dall'ISTAT sulla pubblicazione sono a noi noti da tempo, certo, e anche l'analisi del contesto in cui si collocano le politiche regionali. Ad esempio, la pubblicazione sui numeri del cancro: c'è stata un'inversione di tendenza! Finalmente da quest'anno ci sono meno patologie in quel senso. Bisogna dirle queste cose! Vuol dire che l'attività di prevenzione funziona, vuol dire che si va nella direzione più giusta per migliorare la sopravvivenza. I numeri del cancro in Italia 2019 assegnano alla Valle d'Aosta, rispetto alle altre regioni, la sopravvivenza più elevata a cinque anni dalla diagnosi di un tumore: adesso, non nel 2005-2015! Adesso c'è stato questo miglioramento! La minore incidenza di nuovi casi per tumori al colon-retto, grazie alla diagnosi precoce dello screening, la più alta adesione delle donne allo screening alla cervice uterina, per cui in ogni pubblicazione sono presenti dei chiaroscuri in base alla scelta degli indicatori.

Tuttavia vediamo nel dettaglio gli indicatori citati nella sua interpellanza, parliamo di mortalità prematura e comportamenti a rischio. Il dramma è che i valdostani hanno un tasso di mortalità elevato rispetto alle altre aree del Nord, specie per alcuni tumori collegati a comportamenti dannosi per la salute, l'alcol tra tutti. È partita adesso una campagna di comunicazione che va nella direzione di dire: determinati interventi vanno fatti per sollecitare la popolazione a: no alcool, no droga, no gioco. Per l'obesità andremo a lavorare e ci sarà una campagna a parte.

Esiste da tempo in Valle d'Aosta un problema sulla diffusione a tutti i livelli di una cultura a tutela della salute che, solo l'esito di buone cure, ma soprattutto la conseguenza di comportamenti responsabili (ecco perché la campagna) possono raggiungere. Quando si è parlato di mortalità evitabile la Valle d'Aosta ha ottenuto buoni giudizi sulla mortalità trattabile, cioè quella che dipende dalla qualità dei servizi sanitari, ma non altrettanto lusinghieri per quanto riguarda la mortalità prevenibile, perché il concetto di prevenzione è troppo spesso inteso come passivo: vado quando ho male. Per cui, anche nel piano per la salute e il benessere sociale, c'è già un primo documento e ne sarà presentato uno successivo, quindi non dite all'isola felice che non c'è nessun documento rispetto al piano regionale per la salute e il benessere, perché questa maggioranza ha già avviato il percorso da gennaio 2019. È prevista una ricca campagna di informazione e comunicazione ai cittadini, differenziando i linguaggi e i contenuti in base all'età, al livello culturale e agli stili di vita da parte sia dei medici ed esperti di sanità sia di pari, cioè dai cittadini associati al terzo settore, che diffusamente nei luoghi della quotidianità orientano il messaggio verso atteggiamenti responsabili ed eliminano fattori di rischio come fumo e alcool.

Il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore. A lungo la sanità valdostana è stata concepita come ospedale centrica. Il piano socio sanitario 2020-2025, nel valorizzare il nostro ospedale in base alla sua specifica capacità produttiva, organizzerà i servizi territoriali in modo che, anche con una diagnosi di tumore, il ricorso all'ospedale possa essere limitato alla sola fase acuta, potendo poi proseguire il trattamento a casa o sul territorio nelle strutture idonee, con maggiore attenzione all'umanizzazione delle cure, evitando inappropriati e costosi ricoveri. Questo è l'obiettivo futuro.

L'elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche degli anziani, quali l'Alzheimer e il Parkinson. Più volte è emersa la necessità di riorganizzare potenziandolo il dipartimento di salute mentale e lo stato della psichiatria: concorsi andati deserti! Quindi, grazie alla realizzazione del piano della cronicità in Valle d'Aosta che è in fase di conclusione e in appositi tavoli di lavoro saranno create delle collaborazioni per le patologie croniche e neurologiche, come Parkinson e Alzheimer, con la specialità clinica competente a livello ospedaliero. Sarà potenziata la rete di servizi per la salute mentale sul territorio con un centro dedicato che, seguendo i pazienti prima e dopo il ricovero, ne ridurrà gli accessi e le dimissioni ospedaliere.

Il primato dell'incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere fuori valle. La letteratura scientifica dimostra l'esistenza di un legame tra volumi di attività eseguiti presso un presidio ospedaliero e l'esito delle cure. Tra tutte quante le tematiche che sono state affrontate, c'è la speranza di vita in buona salute: lo stato di salute è spesso inversamente proporzionale all'età ed è noto come l'allungamento della vita abbia portato a una maggiore presenza di malattie croniche nella popolazione che, se non opportunamente compensate da una presa in carico efficace, riducono inevitabilmente la speranza di vita in buona salute.

Avrei anche molte altre cose da dire, purtroppo il tempo non ci consente di andare avanti, ma sicuramente, visto il suo incalzare in questa materia, siamo sempre pronti a rispondere, stia certa.

Presidente - Per la replica la parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Vede collega Baccega, non so se ridere: cerco di rimanere seria. Lei ha esordito dicendo che io ho un odio verso la sanità. Guardi, a prescindere dal fatto che non fa parte proprio della mia persona odiare niente e nessuno, ma combattere tutte le ingiustizie e combattere ovviamente contro di voi, questo è poco ma sicuro. Perché fa parte del mio vocabolario la parola "amare": io amo la sanità valdostana, non come istituzione ma come bisogno di sanità valdostana, perché noi in Valle d'Aosta dalla sanità ci passiamo tutti, da quando nasciamo a quando moriamo, non c'è una sola persona in Valle d'Aosta che non abbia bisogno di un servizio sanitario che funzioni, noi e tutti i turisti e quant'altro. Quindi sa, la sanità è il perno di questa regione. Ma la sanità non funziona, come emerge da questa statistica che non abbiamo fatto noi, questi sono dati incontrovertibili. Lei ha tentato come al solito di dirci che è tutto meraviglioso e va tutto benissimo, ma lo dicono gli altri, lo dicono i dati nazionali. Cos'è che mi è riuscito a rispondere? Il problema è che non abbiamo mandato i flussi. Ma se non siete in grado neanche di mandare i flussi - fosse vero che questo è il problema, facciamo quelli che bevono quello che ci raccontate, fosse vero! - allora non siete neanche in grado di mandare i flussi e dovete gestire la sanità valdostana? Poi mi ha detto: i dati si riferiscono ad anni precedenti. Sì, ma chi c'era negli anni precedenti? Lì accanto a lei si sono seduti tutti gli assessori alla sanità dell'ultimo decennio: ci eravate voi! Ha chiesto: che cosa ha fatto lei per la sanità valdostana nei cinque mesi? Perché le ricordo che sono stati cinque mesi; come se io avessi la bacchetta magica. A prescindere dal fatto che l'assessore alla sanità della mia giunta siede sempre sui suoi banchi, quindi lo chieda al suo assessore che cosa ha fatto, perché io ero presidente e l'assessore era un altro. Io le posso dire che cosa ho fatto nei venti giorni in cui sono stata Assessore alla sanità, di questo posso rispondere io!

Voci fuori microfono

Come presidente devo rispondere di tutto? Bene, le dico che in cinque mesi io non ho visto fare delle cose terribili da parte del mio assessore alla sanità, quindi non mi sono mai lamentata; è lei che si è lamentato! Comunque, in cinque mesi nessuno ha la bacchetta magica e nessuno fa i miracoli, però le posso rispondere attivamente di cosa ho fatto io in venti giorni da assessore alla sanità. In venti giorni ho convocato tutti i primari - tutti i primari, non i coordinatori - tutti i primari dell'USL del territorio, li ho chiamati tutti e ho chiesto di avere delle relazioni con tutti i dati relativi a ogni reparto che mi sottolineassero tutte le criticità, tutti i punti di forza e che mi allegassero a queste relazioni tutti i documenti necessari a comprovare quello che mi stavano raccontando nella relazione. A tutti i primari ho chiesto i dati ufficiali! Dopodiché io avrei fatto un bando per poter chiedere a soggetti esterni che facciano ristrutturazioni aziendali di venire, valutare tutti i dati, dopodiché cominciare a lavorare sulla base dei dati e capire quale direzione deve prendere la sanità valdostana: cosa funziona, cosa non funziona, cosa bisogna fare, dove bisogna tagliare, dove sono i punti di forza, dove sono le criticità, su cosa bisogna lavorare. Perché sa, nessuno di noi è un tuttologo, io perlomeno ne ho l'assoluta conoscenza. Quando lei mi ha detto: lei era lì e non è stata capace. Ma io sono la peggiore che ci sia, sono l'ultima che ci sia, non ho mai avuto la pretesa di saper fare assolutamente niente! Infatti, che cosa ho fatto? Io chiedo di avere i dati e chiedo di avere persone competenti che facciano quello di professione ai massimi livelli ovunque, in tutta Italia, in tutta Europa, che mi guardino i dati e che mi dicano che cosa bisogna fare. Questa è la sostanziale differenza, perché la politica deve uscire dalla sanità.