Oggetto del Consiglio n. 1067 del 6 novembre 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 1067/XV - Interpellanza: "Adempimenti effettuati dai consorzi di miglioramento fondiario in merito alla gestione del Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura (SIGRIAN)".
Rini (Presidente) - Punto 13 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola al collega Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Dopo aver trattato argomenti, diciamo, di macro-importanza che riguardano sicuramente anche la popolazione valdostana, come il consumo della carne piuttosto che la rete 5G, andiamo a trattare qualcosa di molto più concreto per i Valdostani, quindi la gestione dell'acqua. SIGRIAN è l'acronimo che è stato giustamente ripreso dal segretario, Sistema Informatico per la Gestione delle Risorse Idriche in Ambito dell'agricoltura; da qualche anno i consorzi di miglioramento fondiario - i consorzi che hanno le antiche concessioni, perché sono antiche concessioni che risalgono a secoli fa - ultimamente devono mettersi in regola, adeguarsi alla direttiva europea n. 60 del 2000 e ciò impone tutta una serie di rimodulazione dei volumi idrici derivabili. Ciò comporta da parte dei consorzi un'attenta valutazione dei singoli terreni, di quanto sia il quantitativo idrico permesso per ogni coltura e per ogni appezzamento. Ricordiamo che erano parametrati un tempo sostanzialmente due litri al secondo per ettaro se c'era una superficie irrigata a scorrimento e un litro al secondo per ettaro se la superficie era irrigata a pioggia. Da diversi anni quasi tutti i consorzi di miglioramento fondiario possono usufruire dell'irrigazione a pioggia, quindi sostanzialmente, rispetto a quantitativi derivabili anticamente, adesso, sottostando a quest'imposizione, potrebbero beneficiare di un quantitativo irriguo ridotto della metà. È quanto succede al consorzio irriguo del cui direttivo mi onoro di far parte. Sostanzialmente il consorzio ha una superficie di 120 ettari, poteva derivare 240 litri al secondo; ultimamente, da calcoli che ci sono stati forniti a seguito della presentazione di una nostra planimetria che rappresenta l'esatto comprensorio con i vari appezzamenti e con le varie modalità d'irrigazione, a quanto pare il quantitativo irrigabile potrebbe essere ridotto di quasi due terzi e potremmo avere 84 litri al secondo.
La nostra domanda, attraverso l'interpellanza, era abbastanza chiara. "Quanti sono i consorzi di miglioramento fondiario subordinati ai necessari adempimenti previsti dalla normativa per la quantificazione dei volumi idrici ai fini irrigui? Quanti e quali consorzi hanno già provveduto alla raccolta dati e alla loro trasmissione agli uffici preposti? Quante elaborazioni dei dati raccolti sono già state effettuate e qual è stata la variazione potenziale delle quantità irrigue sentite in origine, rispetto a quella derivante dalle supposte nuove esigenze irrigue? E se, alla luce del rapporto ancestrale che la comunità valdostana ha con l'acqua, non ritenga utile che tali vincolanti imposizioni debbano essere illustrate più adeguatamente agli enti che gestiscono gli impianti di irrigazione".
È pur vero che l'Amministrazione regionale, per il tramite dell'Assessorato all'Agricoltura ha già organizzato diversi incontri negli anni scorsi, però dal confronto che ho potuto avere con tanti presidenti di consorzi di miglioramento fondiario probabilmente queste indicazioni non sono state ancora recepite in pieno. Ciò fa particolarmente specie perché tanti consorzi hanno oppure stanno cercando di vedere se ci sia qualche possibilità di utilizzo delle loro concessioni irrigue anche a scopo idroelettrico, perché, mancando o essendo ridotte le risorse pubbliche, ovviamente cercano di vedere se ci possono essere altre forme di finanziamento, ovviamente da reinvestire sul territorio.
Quindi capisce che laddove c'era un certo quantitativo iniziale, che è ridotto di due terzi, ma anche della metà, questi progetti e questi obiettivi possano essere in qualche modo messi in discussione, soprattutto laddove, apparentemente, questo sistema non avrebbe senso di essere posto. Ci sono alcune realtà dove l'acqua irrigua viene derivata da torrenti laterali che spesso, magari in estate avanzata, sono in asciutta, ma ci sono altri consorzi che fortunatamente possono beneficiare di torrenti che sostanzialmente periodi di magra in estate non ne hanno oppure anche in inverno non risentono di tanta grave carenza idrica. Spesso questi consorzi si chiedono: "questo sistema, in fin dei conti, a chi andrà a giovare?", soprattutto quando l'acqua che viene derivata magari bypassa alcune prese che ci sono sotto, che in determinati contesti probabilmente derivano più acqua di quanto dovrebbe essere loro consentito.
A mio giudizio, anche nel piano di tutela delle acque questo aspetto dovrebbe essere maggiormente attenzionato e sicuramente molti consorzi attendono una risposta su tale argomento, perché avverto una preoccupazione generale a cui bisogna dare una risposta.
Presidente - Per la risposta, la parola all'assessore Viérin.
Viérin (AV) - Darò prima le risposte per poi fare delle considerazioni finali invece più di merito sulla questione. Si chiede quanti e quali sono i consorzi di miglioramento fondiario che sono subordinati a necessari adempimenti. Il numero dei consorzi costituito ai sensi del regio decreto del '33, quello famoso, che hanno sede in Valle d'Aosta sono 176. Di questi, 159 gestiscono opere irrigue e sono titolari di concessioni di derivazione di acqua e quindi sono tenuti all'implementazione della piattaforma SIGRIAN. Ricordo che questa non è una disposizione regionale, perché, è giusto dirlo, poi faremo la diagnosi ma bisogna anche trovare rimedi, se ci sono. Questa è una disposizione che è anche abbastanza datata e sin dall'inizio degli anni 2000 sono state poste in essere una serie di azioni per calmierare, per cercare di prendere tempo su questa delicata questione. Esiste oggi un'evoluzione, che è la costruzione del piano di tutela delle acque. Sono battaglie che si fanno anche soprattutto a livello internazionale, perché sono disposizioni europee e soprattutto ci sono delle moratorie. Detto ciò, credo che sarà poi utile fare degli approfondimenti. Rimaniamo ai dati: altri sei consorzi, oltre questi 159, tra i quali anche alcuni volontari, hanno manifestato la volontà d'iscriversi al portale SIGRIAN anche se non era dovuto dal momento che sono stati costituiti in tempi successivi al 2005. Il secondo quesito "quanti e quali consorzi hanno già provveduto alla raccolta di dati?". Intanto la costruzione della risposta è stata sia interassessorile, rispetto agli altri settori, sia con Federachon, che è un soggetto fondamentale in questo panorama. I consorzi iscritti alla Federachon hanno la possibilità di affidare il servizio di inserimento dei dati su SIGRIAN alla Federachon stessa. Tali dati riguardano essenzialmente le informazioni amministrative relative al personale, costi e ricavi. Le altre informazioni richieste dal portale possono non comparire nei monitoraggi del CREA, ente nazionale a cui è stata delegata la gestione del SIGRIAN, in quanto i consorzi di seguito indicati risultano privi degli strumenti di rilevazione dei prelievi dei consumi irrigui. Al CREA sono quindi inviate dalla Federachon le parti da pubblicare in SIGRIAN, contenenti le informazioni cartografiche per le quali la pratica di aggiornamento risulta completata. Avrò poi l'elenco da fornirle, perché poi si arriva a quante elaborazioni dei dati raccolti sono già effettuati - che è quello poi che conta - e qual è stata la variazione. Nell'ambito della gestione del portale sono 23 i consorzi che hanno presentato domanda tramite la Federachon per l'ottenimento del rinnovo dei diritti di prelievo di acqua originariamente assentiti. Quindi si fa una domanda rispetto alla concessione originale, alcuni sono già stati autorizzati - pochi a dire il vero - quindi non abbiamo ancora i dati per capire il delta di cui si parla. Alcuni dati ce li abbiamo, per esempio, nella zona nostra di riferimento dell'Envers c'è stato un calo rispetto agli ettari riscontrati, però non dell'entità che si diceva. Detto questo però, per 6 consorzi è in atto l'iter istruttorio per la concessione del rinnovo di questo diritto di prelievo di acqua e quindi sono stati effettuati i sopralluoghi sul territorio e il conteggio della nuova superficie irrigua. Il conteggio è stato trasmesso ai referenti e quindi non è ancora possibile fornire il dato richiesto che è, appunto, il momento ideale per iniziare a fare una panoramica per evitare - condivido le considerazioni fatte - che l'acqua poi cali rispetto alle concessioni originali, soprattutto per il fatto che dobbiamo intervenire al fine di non disperdere l'acqua, affinché i rû carichino di nuovo; il Piano Triennale che abbiamo concordato con CVA andrà proprio a intervenire sull'acqua, quindi sul fatto di avere un uso razionale, affinché le superfici alla fine siano, da un punto di vista di quantitativi, riportate non dico all'origine - perché c'è stata un 'evoluzione, anche sui cambiamenti climatici territoriali ci sono state tanti evoluzioni - ma che almeno l'esistente possa essere utilizzato il più possibile.
Il quesito 4 è quello più politico, diciamo più d''indirizzo: "se non riteniamo che le vincolanti imposizioni debbano essere illustrate più adeguatamente". Intanto c'è stata una serie d'incontri, lei li ha ricordati; me li sono fatti specificare perché sono riunioni che iniziano nel 2005-2006 e nel 2012 ci sono stati altri incontri. Il 23 settembre 2016 c'è stato un seminario organizzato proprio su questo argomento. È stata fatta un'informativa puntuale a gennaio 2017. Varie riunioni sono state organizzate nel 2016-2017-2018 anche in previsione del Piano di tutela delle acque. Poi le ricordo, collega, che nel 2017 abbiamo costituito un gruppo di lavoro dove tutti i consorzi sono rappresentati. Questo gruppo l'abbiamo riunito puntualmente, anche poche settimane fa, per aggiornamenti sulle varie questioni, sui riordini da chiudere, sul nuovo piano di uso razionale dell'acqua, sulla questione dei rilevatori, sulle nuove norme che abbiamo inserito per avere più percentuali sulle spese riconosciute. L'ultima circolare è del 3 ottobre 2019 sul monitoraggio dei misuratori di portata che, appunto, sono un'altra parte che sarà importante.
Qual è la considerazione finale, essendo poi a disposizione per i dati, che sono quelli più interessanti proprio per evitare ciò che avviene? Intanto l'evoluzione all'interno dell'assessorato prevede che nella riorganizzazione ci sarà una nuova struttura dirigenziale che si occuperà di acque e di consorzi e avrà una dignità a sé rispetto ad altri pezzi che oggi si occupano sempre di questi settori ma sono mischiati con costruzione PSR, nuova politica agricola, questioni tecniche e, diciamo, Pac post 2020 e più, mentre l'acqua che oggi è incardinata esclusivamente su un settore è un'acqua che noi consideriamo a utilizzo rurale. Quindi, la prima evoluzione: ci sarà un rafforzamento all'interno dell'Amministrazione e dell'Assessorato affinché ci sia maggior raccordo rispetto a quello che si diceva proprio nella costruzione del PTA: evitare che ci sia la rottura di questo rapporto storico tra territorio e consorzio; diciamo che rimane il tramite sul territorio per tutelare la nostra campagna, la nostra risorsa acqua e tutti gli investimenti che vengono fatti. Secondo aspetto: il Piano d'investimento triennale andrà a utilizzare nelle zone di riferimento in parte risorse proprie di CVA e in parte utili CVA, andando a chiedere ai consorzi di o ripresentare eventuali progetti già esistenti con tematica l'acqua, con un indice di priorità ben codificato, o di presentare nuovi progetti che possano rivedere investimenti dove i Rû caricano, evitando la dispersione nel loro tracciato e andando anche negli impianti d'irrigazione con la modernità odierna per andare su impianti irrigui che possano utilizzare in modo razionale l'acqua, e soprattutto avendo i quantitativi.
L'ultima sfida è lavorare per garantire che i quantitativi assegnati siano il più possibile a rialzo rispetto alle situazioni originarie. In questo senso credo e immagino che l'impegno, al di là dell'iniziativa, sia concretamente quello di lanciare un campanello di allarme, che peraltro esisteva, sul fatto di evitare che nel rinnovo e nella rivisitazione attraverso queste procedure, che bon gré mal gré dobbiamo seguire, ci sia la perdita di quelli che erano diritti in quantitativi, fondamentali per il territorio. Ecco perché è importante che il piano venga in condivisione tra la Regione e il CVA, che non ci sia più questa dicotomia - spesso, lei citava, i periodi estivi in cui si va in deroga al deflusso, questioni che noi conosciamo... - ma che ci sia una sinergia, una collaborazione affinché l'utilizzo rurale e quello domestico, piuttosto che quello -conosciamo - familiare, possa essere contemperato, malgrado l'urbanizzazione, perché noi veniamo da piccoli paesi dove magari l'urbanizzazione non è stata così selvaggia, ma i problemi, anche di quantitativi di acqua, in certi territori derivano anche dal fatto che c'è stata un'evoluzione di urbanizzazione che ha bilanciato in modo errato, o modificato rispetto al passato l'uso rurale con spesso difficoltà - e concludo, Presidente - di convivenza fra le parti e con spesso difficoltà di gestione anche all'interno dei singoli consorzi.
Quindi io credo che il maggior raccordo - e di questo abbiamo parlato assieme al collega Borello in queste ultime settimane, e i funzionari si stanno già riunendo non solo nel proseguo del Piano tutela delle acque, ma anche su questa problematica - sarà appunto - e credo che anche la commissione potrà fare degli approfondimenti - lavorare per trovare le soluzioni tecniche al di là di calmierare e di prendere tempo, affinché queste disposizioni possano essere il più possibile corrispondenti alle esigenze del territorio e soprattutto dei consorzi.
Président - Pour la réplique, la parole au collègue Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Merci monsieur l'Assesseur, grazie delle risposte. Io rimango sempre un pochino perplesso quando si tratta di dare attuazione a direttive europee, che probabilmente male interpretano la realtà, soprattutto le piccole realtà. Credo che spesso coloro che sono deputati a dare le linee guida per i grandi argomenti, come l'acqua pubblica, male comprendano le realtà, soprattutto come quella di montagna. Quando si parla di quantificare i volumi idrici derivati per tariffarli spesso magari si omette oppure s'ignora che il lavoro stesso dell'acqua è già in qualche modo un corrispettivo che si paga, perché se l'acqua viene gestita oculatamente sicuramente è una prevenzione per tutta la comunità che sta a valle di un bacino idrografico. Quindi, sentendo anche alcuni presidenti di consorzi in contatto con l'ANBI, l'Associazione Nazionale Bonifiche Irrigue, so che c'è una certa pressione anche verso organismi del Parlamento europeo, affinché possano magari essere riviste alcune direttive che impongono questi stringenti vincoli. Un 'altra perplessità che mi sorge, sempre riguardo alla limitazione dei quantitativi irrigui, è che non si fa distinzione, ad esempio in Valle d'Aosta, tra vallate particolarmente piovose e altre località: la Valle del Lys ha circa 1200 millimetri di acqua di pioggia all'anno, altre zone ne hanno meno della metà eppure tutte quante sono ricomprese in egual modo in questo sistema informatico che riduce questi quantitativi irrigui.
Quindi, a mio giudizio, attenta valutazione deve essere posta sull'argomento e l'informazione non deve mai mancare.