Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 1003 del 23 ottobre 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 1003/XV - Interpellanza: "Avvio di un'interlocuzione con il Governo nazionale per la determinazione definitiva dei confini attorno alla cima del Monte Bianco".

Distort (Presidente) - Punto n. 37 dell'ordine del giorno. La parola al collega Manfrin per l'esposizione.

Manfrin (LEGA VDA) - Per illustrare questa iniziativa, dovrò fare un piccolo excursus storico, cominciamo con l'aprile del 1796, durante la prima Campagna d'Italia, a seguito della sconfitta patita dal Re di Sardegna per mano di Napoleone Bonaparte, il confine tra il Regno di Sardegna e la Francia venne tracciato seguendo il concetto delle creste militari: le cime più alte furono assegnate ai francesi vincenti, quelle più basse al Re di Sardegna. Terminata la parentesi napoleonica, dopo il Congresso di Vienna, tutti i territori annessi dalla Francia ritornarono ai rispettivi Sovrani. La convenzione di delimitazione imposta da Napoleone perse ogni sua efficacia e il massiccio del Monte Bianco non era più frontaliero. Nel 1823 lo Stato Maggiore sardo stese una carta topografica concernente il massiccio del Monte Bianco, su questa carta il limite amministrativo tra i due Ducati, quello di Aosta e quello di Savoia, fu tracciato senza ambiguità sulla cima; questo confine venne confermato anche nel 1854. Questo limite amministrativo tra i due Ducati, fatto durante il Regno sardo è di grande importanza nell'ambito della definizione dei confini alpini tra lo Stato italiano e quello francese perché proprio una di quelle carte sarà allegata al Trattato di cessione della Savoia e di Nizza, ovvero il Trattato di Torino del 24 marzo 1860 firmato da Vittorio Emanuele II di Savoia. Diversi atti diplomatici completeranno questo Trattato, "un protocole réglant les bases de la délimitation entre la Sardaigne et la France" firmato il 27 giugno a Parigi, organizza i lavori che porteranno alla firma a Nizza il 25 novembre di un protocollo dressé pour fixer la délimitation entre la France et la Sardaigne. Quattro mesi dopo, a Torino, il 7 marzo 1861 una convention de délimitation des frontières riprende il testo del protocollo del 25 novembre completandolo con diverse disposizioni doganali. Infine un verbale di delimitazione chiude il 26 settembre 1862 la successione di atti bilaterali. I due protocolli del 1860 e la convenzione del 1861 riprendono la stessa formula: "du côte de la Savoie la nouvelle frontière suivra la limite actuelle entre le Duché de Savoie et le Piémont". Il primo protocollo autorizza inoltre i Commissari incaricati ai sopralluoghi sulla nuova frontiera a effettuare rettifiche sul tracciato, rettifiche che saranno dettagliate nel protocollo successivo e poi riprese nella convenzione di delimitazione finale (ma non concernenti il settore inospitale sulla vetta del Monte Bianco). I Commissari convenivano inoltre "qu'ils admettront comme documents topographiques pour la crête des Alpes la carte de l'État-Major sarde". Infine sono ammessi al protocollo di Nizza e successivamente alla convenzione di delimitazione di Torino e al verbale di delimitazione la "carte de la frontière de la Savoie depuis le mont Grapillon, du côté suisse, jusqu'au mont Tabor où la limite de la Savoie rejoint la frontière de la France". Su tutta questa carta topografica, anche se la linea di spartiacque è un po' imprecisa, la frontiera è tracciata sulle cime più elevate del massiccio e passa chiaramente sulla calotta sommitale del Monte Bianco. Questo Trattato e le sue applicazioni sui confini è l'unico esistente tra i due Stati ed è in vigore sia in Italia che in Francia. L'equivoco odierno nasce nel 1865 quando un incaricato dello Stato Maggiore francese si occupa di redigere una carta topografica sul massiccio del Monte Bianco, su questa carta per la prima volta appare un tracciato alternativo dove la frontiera gira intorno alla vetta del Monte Bianco e la cima appare completamente in territorio francese.

Venendo quindi a tempi più moderni, arriva la sospensione della convenzione di delimitazione del 1861, per la durata della seconda guerra mondiale, ma il 10 febbraio 1947 con il Trattato di Parigi le Autorità francesi decisero di mettere fine alla sospensione e stabilirono di tornare ai confini del 1938, con alcune modifiche, che però non riguardavano il Monte Bianco, confermando quindi il confine stabilito nel 1861.

Risulta evidente - scusate l'excursus storico, ma era necessario farlo - che la vetta del Monte Bianco non può considerarsi francese e a questo dobbiamo fare riferimento secondo gli atti recenti che riguardano proprio i confini del Monte Bianco. Il 23 luglio infatti un'ordinanza francese concernente il divieto di atterraggio in parapendio su un perimetro di 600 metri attorno alla cima del Monte Bianco ha nuovamente invaso il territorio del Monte Bianco, che, come dimostra il Trattato del 1861, è evidentemente situato all'interno del confine italiano.

Correttamente è stato evidenziato da parte del Sindaco di Courmayeur che le ordinanze dei Comuni di Chamonix e Saint-Gervais del 26 giugno scorso, successive all'incidente mortale, non hanno giurisdizione per avere validità sul territorio italiano. Infatti ogni autorità può emettere atti similari solo per quanto concerne la propria competenza territoriale, figuriamoci se questa può invadere addirittura uno Stato estero. Dalle informazioni che abbiamo potuto ricavare, ad oggi è giunta solo la nota della Guardia di finanza di Entrèves, che fra i suoi compiti annovera la difesa dei confini. Sappiamo inoltre che l'informativa è stata inviata anche alla Procura della Repubblica di Aosta, al Comando delle Fiamme Gialle e all'Istituto geografico militare.

Siccome questo incidente non è il primo e se continuiamo di questo passo non sarà certo l'ultimo, le chiedo: "quali siano state le azioni messe in campo dall'Amministrazione regionale su questo punto specifico", visto che risulta lampante come si debba riaffermare la nostra sovranità - "sovranità" parola magica - su quella parte di Monte Bianco che i Trattati assegnano al Comune di Courmayeur, alla Valle d'Aosta e allo Stato italiano e "se si ha intenzione di avviare un'interlocuzione con il Governo nazionale per definire una volta per tutte i confini oggetto della presente iniziativa consiliare, nonché della riassunta disputa internazionale".

Dalle ore 17,55 riassume la presidenza il presidente Rini.

Rini (Presidente) - La parola al presidente Fosson.

Fosson (PNV-AC-FV) - La ringrazio per questo excursus storico, è sempre bello sentire parlare di storia. Io partirei proprio da un problema che non è secondario, è vero: di chi è la vetta del Monte Bianco. Il vero problema è questo, anche perché l'ordinanza del Sindaco di Chamonix di chiudere la vetta... uno chiude casa sua, ma se non è casa sua, non si capisce... Su questo lei non ha raccontato la storia politica, anche i vari Parlamentari se ne sono occupati, per esempio, l'Onorevole Caveri a lungo aveva cercato di sollevare e di risolvere la questione. La Presidenza della Regione ha da tempo messo in atto tutte le azioni possibili nelle proprie competenze, in questa sede nel merito di queste controversie che si trascinano fin dagli anni Novanta, a causa delle discrepanze tra le cartografie ufficiali francesi e italiane, segnalo semplicemente che, per fortuna, dal punto di vista pratico, questa controversia non ha impedito alcuna attività, per esempio, la realizzazione della skyway o la gestione del Rifugio Torino. Abbiamo un'analoga problematica, adesso, per esempio, sul rifugio esistente al Plateau Rosà, perché con uno spostamento dei ghiacciai esiste anche lì un problema cartografico, per cui il Rifugio Guide della Valtournenche non è completamente sul territorio italiano, stiamo cercando di fare una compensazione proprio per riprendere tutto questo tratto qui. Per questo già nel 2015, quando si è verificato il primo episodio della chiusura dell'accesso al ghiacciaio del Gigante, la Presidenza della Regione aveva rappresentato al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli esteri l'importanza di giungere a una chiara definizione del confine di Stato sul massiccio del Monte Bianco affinché sia certo il diritto applicabile e le autorità competenti e quindi le responsabilità per gli interventi in tale ambito. La questione ha fatto oggetto della riunione della Commissione mista italo-francese per la manutenzione dei termini e della linea del confine dello Stato, che si è tenuta a Torino nell'aprile del 2016. In quell'occasione la commissione ha definito tutta la linea di confine italo-francese dal Mar ligure fino al Col Infranchissable, per il massiccio del Monte Bianco invece questa commissione ha comunicato che occorrevano ulteriori approfondimenti e quindi la comunicazione avrebbe continuato a riportare due diversi tracciati della linea di confine. La commissione ha altresì comunicato alla Regione e al Sindaco di Courmayeur, tenuto conto che in passato gli inconvenienti sono stati risolti secondo virtuosi rapporti di buon vicinato e collaborazione transfrontaliera, l'importanza di evitare qualsiasi iniziativa unilaterale delle autorità locali in questo settore e l'inderogabile necessità di coordinamento fra le autorità competenti di due Paesi per il soccorso in montagna in questa zona sensibile. Quanto accaduto nel giugno scorso non è un fatto nuovo, ma è semplicemente un effetto del permanere di questa controversia e di questo problema non risolto tra Francia e Italia.

Viste le particolari condizioni meteo di fine giugno e a seguito del decesso di un cittadino che lei citava, il 27 giugno i Sindaci di Chamonix e Saint-Gervais hanno decretato il divieto di atterraggio dal 27 al 30 giugno sulla cima del Monte Bianco e in un perimetro di 600 metri dalla cima, con la precisazione che ciò valeva con il limite della frontiera franco-italiana. Rispetto a questo decreto, va segnalato che effettivamente è stato adottato senza il coordinamento con il Sindaco di Courmayeur, cosa che avrebbe potuto consentire la definizione di misure concertate sui due versanti del Monte Bianco, ma che i Sindaci alto-savoiardi hanno agito nell'ambito delle loro competenze, dato che non spetta a loro, come non spetta al Sindaco di Courmayeur o alla Regione, la definizione dei confini dello Stato, anche se l'intesa di Torino prevedeva comunque un accordo. Il 22 luglio scorso il Comune di Courmayeur ha inoltrato alla Presidenza della Regione la segnalazione ricevuta nello stesso giorno dalla Guardia di finanza su questa questione e il 9 agosto abbiamo provveduto a richiamare nuovamente l'attenzione del Ministero degli Affari esteri affinché il Governo italiano promuova le necessarie iniziative intergovernative per dare una soluzione definitiva a questa controversia o quanto meno per evitare iniziative unilaterali nelle aree interessate. I due Parlamentari sono stati interessati da questa iniziativa e hanno fatto anche delle iniziative conseguenti. Auspichiamo quindi che, nell'ambito dei rapporti tra i Governi francese e italiano, questa controversia potrà presto essere risolta e per parte nostra operare alla ricerca della massima collaborazione possibile per risolvere le criticità che dovessero concretamente verificarsi, indipendentemente dalla linea di frontiera, come sempre è avvenuto tra l'Alta Savoia e la Valle d'Aosta, comunque questo è un problema che va definito.

Presidente- Per la replica, la parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Ho capito, Presidente Fosson, questo è un problema che va chiarito, ma nella pratica cosa c'è? Avete trasmesso... quando avete trasmesso la segnalazione, perché, vede, il fatto che questo debba essere un problema che bisogna risolvere, questo è assolutamente lampante, però mi pare che qui a parte passare carte non si sia fatto. Ecco, io non voglio dire adesso che non mi fido del nostro straordinario Ministro degli esteri, ci mancherebbe altro, ho completa fiducia in questa straordinaria figura politica, però il problema è proprio quello, nasce dal fatto che nel 2016 c'era un accordo, che io trovo altrettanto assurdo, cioè sul territorio che è italiano si fa un accordo perché non vi siano azioni unilaterali e, nonostante vi sia un accordo per evitare azioni unilaterali, ci sono delle ordinanze che vanno a invadere proprio quel territorio. Ora, io non è che dico che dobbiamo mobilitare il Corpo forestale, muovere guerra verso la Francia, ci mancherebbe, però semplicemente fare un'opera di passaggio di carte e basta non pare che dal 2016 ad oggi abbia sortito degli effetti. Io credo che forse sarebbe necessario invitare direttamente le autorità competenti a verificare in loco e probabilmente anche a promuovere un incontro tra i due responsabili per definire una volta per tutte questa questione, che è assolutamente perniciosa e peraltro si fonda davvero sulla malafede francese che fa partire da una cartina errata, completamente errata che non era mai stata sottoscritta da nessuno, una rivendicazione territoriale, come se noi adesso andassimo a fare una mappa di Briga e Tenda e li ricomprendessimo all'interno dei confini italiani, mi sembrerebbe un po' assurdo poterli rivendicare nella giornata di oggi. Io credo che, per quanto siano state fatte delle iniziative, delle interrogazioni con iniziative conseguenti che io potuto sentire, ma che ad oggi non hanno sortito l'effetto, forse sarebbe necessario spingere un pochino sull'acceleratore visto che abbiamo, come giustamente ha ricordato, anche dei Parlamentari e fare in modo che, visto che sono entrambi al Governo, ci sia la possibilità di incidere in maniera importante e definire la questione dei confini.

Presidente - Vi propongo una brevissima interruzione per una Conferenza dei Capigruppo per decidere sul prosieguo dei lavori.

La seduta è sospesa dalle ore 18:05 alle ore 18:20.

Rini (Presidente) - Riprendiamo i lavori, colleghi. La Conferenza dei Capigruppo ha deciso di proseguire i suoi lavori sia nella giornata di oggi che nella giornata di domani fino alle ore 21:30.