Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 986 del 23 ottobre 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 986/XV - Inizio della discussione della mozione: "Impegno del Governo a realizzare un piano regionale per contrastare le problematiche legate all'emergenza climatica".

Rini (Presidente) - Punto 5 all'ordine del giorno. È stata presentata una risoluzione su questa mozione, che chiedo di distribuire. La parola alla collega Pulz per l'illustrazione.

Pulz (ADU VDA) - Il 15 marzo, il 24 maggio e poi il 27 settembre 2019 si sono svolte le giornate di mobilitazione internazionale contro i cambiamenti climatici, come sappiamo bene. Sono giornate promosse dal movimento spontaneo dei Fridays for Future, ispirato all'attivista Greta Thunberg, il cui cognome pare non abbia affatto questa pronuncia italianizzata, ma tant'è. È un movimento che ha visto 7 milioni di giovanissimi e diversamente giovani, come noi, sfilare nelle città di tutto il mondo, moltissime quelle italiane, e oltre 600 ragazzi ci hanno ridato la speranza anche ad Aosta, ma al contempo hanno sottolineato come non ci sia più tempo da perdere.

A proposito delle offese gratuite e vergognose da parte degli adulti nella loro estrema violenza, a Greta e a tutti i nostri ragazzi noi vogliamo dedicare il motto del Mahatma Gandhi: "prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono e poi vinci". Il grido disperato lanciato dai giovani è rivolto alla politica che non agisce abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici in corso, mentre essi dovrebbero avere la priorità assoluta nell'agenda politica di qualsiasi governo, se restiamo all'Italia dal Presidente del Consiglio dei Ministri fino all'amministratore del più piccolo Comune. È quanto hanno ribadito anche i ragazzi del Fridays for Future Valle d'Aosta.

Nella conferenza stampa indetta dall'Assessore in concomitanza con la manifestazione, idea che se ci possiamo permettere non ci è sembrata molto opportuna, il Presidente e l'Assessore hanno elencato le azioni che la Valle d'Aosta sta intraprendendo. Riassumo velocemente, con il rischio di banalizzare forse un po'. Hanno detto (così risultava dai giornali): siamo bravi a conservare il nostro suolo e la sua vegetazione, infatti espandiamo anche il Parco del Monte Avic - apro una parentesi e la chiudo subito: escludiamo però il torrente Chalamy, nonostante sia la perla del parco e lo stesso torrente stia per dare anche il nome alla nascente discarica; e chiudo subito la parentesi - sosteniamo, hanno detto, in Green Day e poi saremo fuori dal fossile entro il 2040. In grande sintesi è questo che è stato detto. I ragazzi si sono molto stupiti, perché loro sono ancora puri e hanno precisato che il 2030 lo hanno fissato gli scienziati, mica noi, e i politici valdostani invece rinviano al 2040, "forse perché già sapete - hanno chiesto - che non ce la farete?"; domanda spontanea dei ragazzi. Hanno sottolineato l'importanza di dare voce alla scienza, a chi investe i suoi giorni a studiare i fenomeni legati ai cambiamenti climatici e poi hanno chiesto giustizia climatica, concetto importantissimo, cioè che l'emergenza climatica non sia sempre solo a spese dei più deboli. Infatti, altra nota a margine, la legge sulla mobilità sostenibile è stata definita non sociale e non ha contemplato l'ISEE, come se ci si potesse occupare dell'ambiente separandolo artificialmente dal sociale, ma su tale questione abbiamo già avuto ampio modo di esprimere il nostro disappunto.

Per riconvertire ecologicamente la nostra economia occorre la partecipazione di tutti e di ciascuno anche a livello personale, cioè accettando di modificare alcune abitudini consolidate, per non doverle poi obbligatoriamente modificare tutte insieme. Perché i cambiamenti climatici porteranno, già lo sappiamo, a un mondo nuovo poco ospitale per l'essere umano. Occorre quindi che governi e imprese adottino il modello dell'economia circolare e intraprendano politiche radicali per rendere le attività umane sostenibili, sia da un punto di vista ambientale che sociale, affinché l'innovazione tecnologica sia a beneficio della collettività, affinché vengano tutelati i lavoratori e i soggetti deboli della società, per arrestare questo sfruttamento oltre i limiti naturali di rigenerazione dell'ambiente e darsi tempi certi per arrivare alla completa de-carbonizzazione delle fonti di energia, a favore ovviamente di quelle rinnovabili.

L'accordo di Parigi del 2015, frutto dell'intesa raggiunta alla conferenza sul clima entrata in vigore il 4 novembre 2016, è il primo accordo universale è giuridicamente vincolante che impegna la comunità internazionale a ridurre le emissioni di gas serra. L'accordo riconosce il ruolo dei soggetti interessati, le città, altri enti a livello sovranazionale, la società civile, il settore privato e altri ancora, al fine di: uno, intensificare gli sforzi e sostenere le iniziative volte a ridurre le emissioni; due, costruire resilienza, che è una grande parola, e ridurre la vulnerabilità agli effetti negativi dei cambiamenti climatici; tre, mantenere e promuovere la cooperazione regionale e internazionale.

Come sappiamo, la soglia massima di sicurezza di aumento della temperatura media globale, un grado centigrado e mezzo, rischia di essere superata nel 2030 se non si interverrà urgentemente. Il superamento di questa soglia comporterà alterazioni climatiche che sono e saranno irreversibili.

La Regione Autonoma Valle d'Aosta nel dicembre scorso ha approvato un ordine del giorno, votato all'unanimità da questo Consiglio, che fissa l'obiettivo Fossil Fuel Free, ossia il termine entro il quale la regione non utilizzerà più le fonti energetiche di origine fossile. L'impegno prevede la predisposizione entro la fine di quest'anno di un documento che tracci il cammino da compiere per ottenere la certificazione Carbon Free entro il 2040, ma magari saremo così bravi, come vorrebbero i nostri giovani, da riuscire entro il 2030; sarebbe meraviglioso. Il Consiglio comunale di Aosta ha approvato all'unanimità un ordine del giorno con gli stessi contenuti in merito all'emergenza climatica ambientale e questo è successo già in data 23 maggio 2019. Di quell'ordine del giorno noi ci facciamo ora portavoce in quest'assemblea, insieme a tutti coloro che vorranno ovviamente appoggiare questa importante mozione, con la quale noi chiediamo di impegnare il Consiglio regionale - più che impegnare il Governo regionale, secondo la formula consolidata, mi piacerebbe poter dire che il Consiglio regionale si impegna con il Governo regionale, ma non so se si possa andare al di là delle formule tradizionali; comunque, ci impegniamo tutti insieme e questo è il succo - a dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale, a riconoscere alla lotta ai cambiamenti climatici un ruolo prioritario nell'agenda anche dell'Amministrazione regionale, tenendo conto in ogni azione amministrativa o iniziativa degli effetti che questa comporta sul clima. Poi, chiediamo l'impegno ad attenersi alle direttive contenute nell'accordo di Parigi, con particolare riguardo agli investimenti volti a ridurre le emissioni di gas serra, a intraprendere un dialogo istituzionale con gli enti governativi nazionali, affinché si dia concreta attuazione a provvedimenti su scala comunale, regionale e nazionale, volti alla lotta contro i cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni di gas serra e del loro assorbimento. Chiediamo di impegnarsi a fare proprie le esigenze di migliorare lo stato di salute del nostro pianeta, provvedendo a informare, educare e orientare i cittadini verso modelli di consumo sostenibili, anche tramite incontri ad hoc con la cittadinanza, dove si possa imparare a produrre meno rifiuti, sprecare meno alimenti, sprecare meno acqua e meno energia e indirizzando i cittadini verso un uso responsabile o più responsabile delle risorse naturali. Si chiede poi di prendere atto che, per raggiungere un vero cambiamento verso gli obiettivi fissati a livello internazionale, occorre la convinta partecipazione di tutti, di ogni singolo cittadino, per porre in essere azione di contrasto ai cambiamenti climatici, dalla raccolta differenziata alla lotta a ogni tipo di spreco, fino alla modifica di abitudini deleterie per l'ambiente e per l'uomo, a favore di comportamenti virtuosi improntati alla sostenibilità ambientale e sociale. Si impegna inoltre a predisporre un tavolo tecnico politico, finalizzato alla realizzazione di un piano regionale sulle azioni da intraprendere per contrastare a livello locale le problematiche legate all'emergenza climatica.

Alla luce dell'ultima manifestazione, quella del 27 settembre, mi permetto di aggiungere una voce al testo, una sorta di auto emendamento, che credo però sia necessario, d'altronde questa mozione l'avevamo presentata prima e poi per il solito problema dei punti che vengono rinviati ne parliamo solo oggi. Sarebbe questa l'aggiunta che vi propongo: tale tavolo deve essere istituito entro - e qui possiamo mettere una data, che forse ragionevolmente potrebbe essere a questo punto la fine del mese di novembre; non lo so, possiamo discuterne - e prevedere la partecipazione, oltre che dei giovani dei Fridays for Future della Valle d'Aosta e di una rappresentanza della popolazione, penso in particolare alle associazioni ambientaliste ma non solo, di scienziati del clima quali figure terze, perché qui ci vogliono esperti, espertissimi del settore, che sono quelle persone che passano la loro vita a studiare in profondità questi fenomeni.

Presidente - Apriamo la discussione generale. La parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Non potevo non intervenire su una mozione della collega Pulz. Lei ricorda nelle premesse e tutti noi abbiamo visto il movimento mediatico che si è creato dietro alla piccola Greta. Personalmente il sottoscritto ha più volte non dico criticato, ma comunque visto in questo movimento più di un interesse o un'attenzione interessata da parte di certi poteri forti o investitori, che vedono nel green il nuovo e quindi rischiamo di trovarci con chi oggi ha puntato sulla tanto vituperata old economy cambiare e investire verso una green economy che sembra essere profittevole. Allo stesso modo abbiamo visto che fine ha fatto - lei cita l'accordo di Parigi - il protocollo di Kyoto, cioè ogni volta che le sovraorganizzazioni mondiali o gli Stati fanno degli accordi, poi c'è sempre qualche furbetto che non rispetta quell'accordo. Non dobbiamo negare che non è solo una questione di territorialità: ci troviamo anche delle grandi multinazionali, che magari hanno sede nel vecchio mondo, che vanno a investire in paesi più permissivi e quindi alla fine se non ho avuto le emissioni da una parte finisco per averle dall'altra.

Adesso c'è questo nuovo fenomeno che lei cita: molta gente si è appassionata all'economia circolare. A me sinceramente il termine economia circolare fa un po' sorridere. Perché se noi andiamo a vedere quello che è un ciclo economico, al di là del fatto che oggi noi cerchiamo di ricondurre a un unico processo la vita utile di un prodotto e dei materiali, in realtà non applichiamo né più né meno quella che è l'economia e come dovrebbe essere. Semplicemente, con l'economia circolare, che è un po' la nuova vague, confermiamo in un processo produttivo tutta una serie di tecniche e di procedure. Gliene dico una banalmente. Per chi studia economia, anche per i keynesiani, l'economia è di scopo: io unisco delle produzioni apparentemente totalmente diverse per evitare di creare e di generare degli scarti, non solo perché sono amico del pianeta, ma anche perché questo produce un risparmio o un utile economico, che fa sempre bene anche al nostro pianeta. È ovvio che dall'altro lato - mi fa un po' tenerezza e lo dico non con una vena polemica, ma è giusto mettere sul piatto tutti gli elementi - noi parliamo di economia circolare, ma poi nello stesso momento queste e molte altre battaglie sul clima le facciamo con dei dispositivi che hanno al loro interno dei materiali nobili o comunque molto inquinanti e sappiamo benissimo quello che avviene in certi paesi africani, dove comunque le miniere e questi materiali ci sono e sappiamo che sono anche causa di guerre e di altre situazioni. Banalmente parliamo di litio, parliamo di silicio, parliamo di materiali - penso ai metri quadrati di pannelli solari o alle batterie che oggi sono in voga - che un domani dovremo gestire e purtroppo ci ritroveremo. Come sempre succede nella storia, siamo in un mondo non ideale e non vorrei citare Leibniz, così è contenta anche lei, però forse è il migliore possibile. Noi cerchiamo di risolvere un problema, creandone un altro: ne siamo consci e dovremmo gestirlo, e in qualche modo lo faremo.

Sulla decarbonizzazione è stata approvata una mozione in quest'aula. Secondo me bisogna fare di più, nel senso che bisogna considerare tutti i cicli produttivi. Non voglio essere nazionalpopolare, ma quello dei riscaldamenti in Valle d'Aosta, lo insegna la Vallée de l'Arve, è un problema molto grande, come lo è anche la carbonizzazione di passaggio, come la chiamo io. I tunnel che abbiamo in Valle d'Aosta sono molto utilizzati ed è una carbonizzazione che passa, perché quello che ci lascia è il pedaggio e forse la sosta al locale vicino, ma sono le emissioni quelle che più vengono lasciate.

Il vero problema che vedo oggi è forse una coscienza personale, che giustamente il movimento di Greta e le persone hanno comunque aiutato a rinvigorire. C'è solo un grosso problema: lei cita l'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e ho visto che anche la risoluzione presentata dal governo la cita, ma teniamo conto che sul discorso del grado e mezzo ci sono molte visioni e molte opinioni, come anche sulla ciclicità delle glaciazioni e sul fatto che dobbiamo ricordare di essere in un mondo soggetto a erosione e a cambiamenti climatici, perché l'uomo ha una visione molto corta, vive poco, ma in realtà la terra vive da tantissimo tempo. È bello citare sempre l'IPPC, ma poi lo hanno detto dei tecnici o comunque degli esperti - non keynesiani, io mi rivolgo forse a tecnici che hanno più simpatia per Milton Friedman o Ludwig von Mises rispetto a Keynes - che nessun modello dell'IPPC considera la CO2 in aumento come un vero e proprio problema. I problemi dell'inquinamento sono tantissimi altri: sono le emissioni tossiche, sono gli inquinanti veri e propri. Pensiamo ad esempio alla Cina - perché diciamocelo: è la Cina che oggi emette di più CO2 e altre emissioni e, come dicevo, anche supportata da chi ha investito lì perché ovviamente ha minori regole - e a quella che è la fine dello Huáng Hé, ovvero del Fiume Giallo, nel senso che è diventato da un fiume famoso per il suo limo e per l'agricoltura a una discarica vera e propria. È inutile che noi andiamo a fare la raccolta differenziata alla manifestazione della Conca di By, ma poi non ci rendiamo conto che ci sono delle situazioni molto più grosse di noi in cui è difficile comunque intervenire.

Lo dico polemicamente, perché oggi si parla di deforestazione e di sciagure terribili come una volta si parlava di buco dell'ozono: io non sento più parlare di buco dell'ozono! Ci siamo salvati la coscienza mettendo sui prodotti il fatto che non toccassero il buco dell'ozono. A me sembra come la polemica dell'olio di palma: adesso non c'è più un produttore di biscotti che utilizzi l'olio di palma e quindi ce lo siamo messi da parte. O abbiamo una coscienza di un certo tipo a tutti i livelli, oppure è del semplice marketing e non voglio rubare lo spazio a chi di marketing se ne intende di più, ma siccome di bilanci un po' me ne intendo, so che l'utile si fa anche con il marketing e quindi purtroppo queste cose spesso vengono utilizzate come buone azioni, ma poi alla fine c'est l'argent qui fait la guerre e quindi bisogna cavalcare il momento.

Riguardo all'impegnativa, sinceramente vedendo che la risoluzione che è stata presentata è molto densa, varrà la pena di capire un attimo quali possono essere gli spazi e forse un momento di confronto ulteriore tra tutti è bene farlo. Penso che si sia capito dal discorso fatto, che quello che a me spaventa un po' è la dichiarazione dello stato di emergenza climatica ambientale. Io scenari come in certi film hollywoodiani, grazie a Dio, ancora non li vedo, a meno che non stia succedendo qualcosa fuori che non ho visto. Quello che un po' davvero mi fa cadere le braccia, lo dico anche all'assessore Chatrian per il suo quinto punto, ovvero il sesto punto della collega Pulz, è l'ennesimo tavolo: stiamo svaligiando l'Ikea, nel senso che qui di tavoli ne abbiamo aperti enormemente. Giustamente qualcuno, che non è più in quest'aula, disse che i tavoli vanno anche imbanditi, perché sennò sono inutili. Io ho visto qualche tovaglia, ma sopra il tavolo fino adesso ho visto poco. Io penso che una soluzione non passi da troppi tavoli. Vedo positivamente di andare a riferire in Commissione sullo stato di applicazione della strategia Carbon Free o Fossil Free, come la vogliamo chiamare in base alle mode o alle alleanze politiche, però al di là di questo io credo che un ennesimo tavolo...! Prima diamoci una strategia e magari troviamo un unico documento per decidere cosa fare. Poi, sul discorso dell'accordo di Parigi e del gran programme, siamo comunque una regione molto piccolina e, secondo me, se riuscissimo a fare un piccolo accordo di piazza Deffeyes per gestire l'obiettivo del Fossil Free, molto ambizioso da qui al 2040, secondo me avremmo già fatto molto la nostra parte.

Un'attenzione particolare la voglio in ultimo prestare a quello che secondo me è un combinato disposto necessario. Non possiamo parlare di combattere i cambiamenti climatici, se non ci guardiamo intorno e non monitoriamo le nostre montagne e il nostro territorio, che sarà pesantemente soggetto, lo vediamo a vista d'occhio, a problematiche di rischio idrogeologico e non soltanto di ghiacciai che si muovono, perché la terrà è viva. Io penso che su quello noi dobbiamo fortemente investire, perché dobbiamo prevenire piuttosto che curare o piangere purtroppo vittime che magari si potevano evitare.

Presidente - La parola alla collega Russo.

Russo (M5S) - Io farò un intervento molto più concreto è tarato sulla dimensione locale, rispetto a quello del collega Aggravi. In questo contesto in cui il riscaldamento globale è inequivocabile e gli impatti sugli ecosistemi e sulla nostra società sono evidenti, la Regione Valle d'Aosta deve sviluppare strategie e piani d'azione per l'adattamento al cambiamento climatico, ampliando la conoscenza e le capacità di osservazione dei dati ambientali disponibili, al fine di programmare adeguati interventi di difesa e protezione del nostro territorio.

Vorrei focalizzare il mio intervento su quattro elementi, che ritengo fondamentali per attuare politiche di contrasto ai cambiamenti climatici che siano efficaci: la conoscenza scientifica approfondita della dimensione locale del fenomeno, il metodo di lavoro con cui affrontare un fenomeno così ampio e complesso, i contenuti trasversali alle azioni che si definiranno per mitigare e adattarsi al fenomeno dei cambiamenti climatici, le azioni possibili da intraprendere.

La conoscenza della dimensione locale del fenomeno. È proprio dalla conoscenza approfondita della dimensione locale che si possono attivare più rapidamente politiche ambientali forti, di una territorialità limitata che consente maggiori margini di azione e tempi più verificabili. Ritengo quindi che sia il caso di ricercare il senso politico della dichiarazione dell'emergenza climatica nella possibilità di attivare risposte locali, anziché attendere accordi politici globali che all'interno di istituzioni internazionali stentano ad arrivare e a essere davvero significativi. Nella nostra regione questi dati non sono sempre disponibili, a causa, credo, della mancanza di adeguate risorse da impiegare nelle reti di monitoraggio istituzionali e nella ricerca scientifica. Non sempre infine studi e monitoraggi sono pianificati e coordinati in maniera corretta e i dati che ne derivano sono resi adeguatamente fruibili. La necessità di lavorare a scala regionale e locale è resa evidente dall'esigenza di attuare politiche di adattamento al cambiamento climatico, che devono tenere conto di ogni aspetto del nostro territorio: l'aspetto fisico, l'aspetto geologico, naturalistico e non ultimo socioeconomico. I dati scientifici da cui bisogna partire sono certamente la temperatura, le precipitazioni, i livelli di PM10 e NO2 o NO3, la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, lo stato chimico dell'acqua, ma anche altri dati possono essere importanti, cioè per esempio la percentuale di territorio agricolo, la biodiversità e la percentuale di territorio protetto, gli stabilimenti a rischio, i siti contaminati, le aziende con certificazioni ambientali che lavorano sul nostro territorio, il rumore, la percentuale di energia rinnovabile e le radiazioni ionizzanti.

Rispetto al metodo di lavoro con cui affrontare la vastissima questione dell'emergenza climatica. La progettazione e la pianificazione devono necessariamente trovare solide basi nelle conoscenze scientifiche, ma anche essere caratterizzate da un forte legame con le informazioni derivanti dal monitoraggio continuo del territorio nel tempo, con l'inevitabile possibilità di dover essere modificate e aggiornate in collegamento con la variabilità e l'incertezza che accompagna l'evoluzione del clima. Il monitoraggio continuo delle azioni intraprese per il raggiungimento dei risultati prefissati, serve ad avere un costante aggiornamento sull'adeguatezza o meno delle azioni intraprese.

Rispetto ai contenuti trasversali a qualsiasi scienza politica che riguardi l'emergenza climatica, credo che ci siano i concetti di sostenibilità ambientale, di economia circolare o green economy e l'educazione green a cittadini adulti e alle future generazioni, il lavoro in sinergia tra tutti gli assessorati e un utilizzo oculato dei fondi europei. La nostra regione deve sviluppare informazione, formazione, educazione alla sostenibilità ambientale, oggi declinata come green education, in particolar modo nei confronti delle nuove generazioni, per favorire processi partecipativi e sviluppare capacità critiche e riflessione, ampliare la conoscenza e promuovere un cambiamento responsabile dei comportamenti e degli stili di vita, a creare una maggiore e più profonda cultura della sostenibilità. La green economy o economia circolare è uno strumento concreto in grado di ripensare l'attuale modello di sviluppo economico e di ridefinire le relazioni tra i diversi attori: i cittadini, le istituzioni e le imprese. In quest'ottica è importante avviare un percorso che connetta l'innovazione e lo sviluppo green con l'educazione e la formazione dei giovani, consapevoli dell'intreccio tra costruzione di una nuova cultura e necessità di competenze e conoscenze coerenti con la trasformazione sociale ed economica che stiamo attraversando.

Per attuare ciò è necessario un continuo dialogo e confronto tra gli assessorati. Le singole scelte politiche che hanno un impatto sull'ambiente non sono in grado di svolgere una funzione efficace per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto, contenimento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Un'importante fonte di risorse economiche da cui attingere e da tenere fortemente in considerazione su questo tema sono i fondi europei, in particolare tramite il Programma investimenti per la crescita dell'occupazione 2014-2020 FERS, che ha come obiettivo 4 di sostenere la transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio in tutti i settori e in particolare di ridurre i consumi energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche e aumentare la mobilità sostenibile nelle aree urbane e periurbane. Sono inoltre interessanti, molto interessanti anche per la nostra regione, le nuove prospettive per l'Europa, delineate dagli obiettivi del programma europeo 2021-2027. La Commissione europea ha illustrato le novità per i fondi strutturali della programmazione 2021-2027, sono stati previsti cinque obiettivi strategici, tra cui un'Europa più verde e a zero emissioni di carbonio e una Europa più vicina ai cittadini, in cui sono previste strategie di sviluppo urbano sostenibile e strategie di sviluppo guidate a livello locale. È importante, è davvero importante considerare queste importantissime risorse economiche ed attivare una struttura organizzativa che ne permetta il miglior utilizzo possibile.

Vorrei fare solo un accenno alle possibili azioni da intraprendere per rispondere al problema dei cambiamenti climatici. Alcune azioni per noi veramente fondamentali sono: rinforzare la mobilità sostenibile lavorando in modo assiduo al piano dei trasporti, l'efficientamento energetico degli edifici pubblici e il controllo delle temperature degli edifici pubblici e privati, ridurre a monte la produzione dei rifiuti, consumo zero del suolo che vede nella rigenerazione delle città e nella riqualificazione degli edifici un motore per lo sviluppo socioeconomico del territorio e acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione, una strategia regionale condivisa con le imprese, le associazioni e i cittadini per la realizzazione dell'azzeramento delle emissioni.

Dalle ore 10:40 assume la presidenza il vicepresidente Distort.

Distort (Presidente) - Ha chiesto la parola la collega Nasso.

Nasso (M5S) - Anche io volevo fare altre considerazioni, senza ripetermi rispetto a questo importante argomento. Come bene abbiamo ricordato prima, lo scorso 24 maggio si è svolto il Global Strike for Future, una giornata che ha visto coinvolto un grandissimo numero di persone in tutto il mondo e ovviamente nessuna istituzione può permettersi di ignorare una tale mobilitazione. Greta può piacere o meno, ma al di là di chi gioca a fare il complottista, è un mezzo che ha veramente cercato di portare l'attenzione alta su questo importantissimo tema.

Lo sappiamo, si parla di cambiamenti climatici e nonostante alcuni potenti del mondo, in particolare quelli con colorito arancione e i capelli gialli, vogliano far finta di nulla, il nostro mondo sta cambiando: ce lo dice la scienza, ce lo dicono i dati, ce lo dice, secondo me, anche la nostra percezione quotidiana e la nostra esperienza. Chiunque in quest'aula può affermare che, per esempio, la neve degli inverni di 15, 20 o 25 anni fa non è la stessa che stiamo vedendo negli inverni recenti; credo di dire una cosa abbastanza ovvia e aggiungo purtroppo. L'accordo di Parigi, è stato ricordato prima, è un'intesa importantissima, perché è il primo accordo universale e in teoria vincolante che impegna la comunità internazionale a ridurre le emissioni di gas serra. È inoltre un accordo che riconosce l'importante ruolo delle città, della società civile, del settore privato, come è stato detto prima, e vuole favorire le iniziative volte a ridurre le emissioni. Troppo spesso questo importantissimo accordo è sottovalutato e non rispettato.

Vediamo milioni di giovani che sfilano, hanno sfilato e sfileranno per protestare nelle città di tutto il mondo e anche nel nostro capoluogo Aosta, per dare un forte segnale e lanciare un messaggio per tutta la cittadinanza, lo hanno fatto. È anche un messaggio che i ragazzi e non solo i ragazzi lanciano alla classe politica, quindi anche a noi e a tutti trasversalmente in quest'aula.

Per cercare di fare qualcosa bisogna impegnarsi nel nostro piccolo e bisogna partire e ripartire dal singolo, anche rompendo le scatole nella Conca di By, insistendo sulla differenziata, perché si parte dalle cose piccole. A tal proposito vorrei fare alcuni esempi un po' critici che tante volte mi capita di vedere in quest'aula. Ho notato che, per esempio, noi siamo trentacinque più qualche persona in più degli uffici e del personale e abbiamo tutti a disposizione bicchieri di vetro e caraffe. Ci sono alcuni colleghi che magari hanno voglia di bere l'acqua un po' più fresca e allora vanno fuori, a dieci metri, prendono un bicchiere di plastica, che credo sia di bioplastica, ma comunque è un bicchiere, perché non hanno voglia di portarsi il bicchiere che hanno qua sul banco e fare dieci metri con il bicchiere in mano. Quindi durante l'arco di un Consiglio magari un consigliere spreca sette o otto (una volta li ho contati) bicchieri per bere l'acqua più fresca dall'erogatore, quando ce l'abbiamo sotto il naso qua sul banco. Ecco, possiamo fare tutte le leggi più belle del mondo, le mozioni più belle del mondo, ma se neanche abbiamo voglia di portarci appresso il bicchiere di vetro che a fine giornata va lavato il lavastoviglie, andiamo molto poco lontano!

Poi c'è la macchinetta del caffè che, meno male, da qualche mese dà bicchieri di carta. In questo piano si aggirano consiglieri o comunque personale degli uffici, eccetera. Se nemmeno i consiglieri sono in grado di fare la differenziata, perché riescono a buttare il bicchiere di carta con la palettina di plastica nello stesso contenitore, quando la plastica è un metro e mezzo dietro, anche lì possiamo fare tutte le cose più belle del mondo, ma se non ci impegniamo nel nostro piccolo e a questo piano a maggior ragione dove dovremmo dare un po' l'esempio, diventa tutto vano. Tra l'altro io avevo messo un cartello che mi è stato staccato, ma pazienza.

Io penso che di questi esempi ne possiamo fare tanti e tutti possiamo sperare nelle iniziative ad ampio raggio, però nel nostro piccolo qualcosa dobbiamo farlo. Inoltre, questi sono minuscoli fatti e l'ho già detto prima che riguardano il singolo, però occorre che la politica dia delle linee guida da adottare per favorire l'economia circolare, ma per forza e sostenibili dal punto di vista sia ambientale che sociale. Però la politica deve dare gli indirizzi, ma il politico li deve poi anche rispettare come singolo. Questo Consiglio l'anno scorso ha approvato - è stato ricordato prima - un ordine del giorno importantissimo, con l'obiettivo ambizioso del Fossil Fuel Free, ovvero la fine dell'utilizzo di fonti energetiche di origine fossile entro il 2040 e si spera che si arrivi anche prima. È quindi ovvio che non si può più far finta di nulla ed è doveroso dichiarare lo stato di emergenza climatica ambientale. Lo è per dare una risposta ai giovani e per dire che la politica c'è: c'è ed è affianco a giovani, a meno giovani, a chi ha voglia di portare avanti questa battaglia e combatte insieme a essi. Confrontarsi, collaborare con le istituzioni a tutti i livelli, io credo che sia sintomo di maturità e serietà verso una questione troppo spesso sottovalutata, anche nelle nostre azioni più piccole. Per quanto riguarda la mozione e la risoluzione sulla mozione, ci riserviamo di fare ulteriori approfondimenti in seguito per poi valutare cosa fare.

Presidente - La parola alla collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - La crescita importante della mobilitazione internazionale a cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, per denunciare i gravi rischi del cambiamento climatico, è un fatto estremamente positivo e rappresenta un grande valore che in questa mobilitazione abbiano un ruolo rilevante i giovani e anche i giovanissimi. Del resto è soprattutto a loro che appartiene questo mondo ed è seriamente minacciato il loro futuro. Quindi, le proteste vanno sostenute senza ma e senza se, cosa che invece non succede con la dovuta convinzione, a mio avviso. Nel nostro Paese, è già stato ricordato da chi mi ha preceduto, ci sono stati molti attacchi al movimento Fridays for Future e alla sua leader Greta Thunberg. Si sono sprecati i commenti e anche importanti illustri commentatori hanno usato espressioni e toni sarcastici e insultanti nei loro confronti; soltanto per citare il direttore di Libero, "i gretini".

Un altro atteggiamento diffuso è quello di considerare, come poi è anche stato fatto oggi in quest'aula, i problemi del pianeta come qualche cosa di ineluttabile, contro cui le azioni dei singoli hanno poco o nullo valore. È una visione questa, nella migliore delle ipotesi, rinunciataria e che comunque denota una scarsa responsabilità individuale, perché poi la responsabilità individuale è quella che sta alla base della responsabilità collettiva. Un altro aspetto rilevante cui stiamo assistendo è la crescente e progressiva unità del mondo scientifico nel denunciare i rischi della situazione: è aumentata la quantità, il numero degli scienziati che concordano sulla questione del contrasto ai cambiamenti climatici. Ed è altrettanto importante che attraverso dei trattati internazionali si cerchi di intervenire a livello globale.

Noi riteniamo che sia importante che la Valle d'Aosta, attraverso il suo Consiglio, manifesti la preoccupazione riguardo a queste tematiche, come hanno fatto e stanno facendo tante istituzioni in tutta Italia e in tutto il mondo. Come gruppo abbiamo aderito convintamente alle mobilitazioni di maggio e di settembre, e individuiamo nel contrasto ai cambiamenti climatici uno dei pilastri del nostro impegno politico. Anche nell'accordo che abbiamo sottoscritto a luglio, quello del contrasto ai cambiamenti climatici è un punto rilevante, è un punto centrale, viene al terzo posto, dopo la riforma istituzionale alla norma di attuazione, e non è un caso.

Riteniamo che sia giusto che nel documento che verrà approvato, spero, dal Consiglio, si citino anche i primi atti che si stanno facendo per portare la Regione ad avere un ruolo attivo nella difesa del pianeta, atti a cui dovranno sicuramente seguirne altri, perché sono atti iniziali e ancora in embrione e insufficienti per prendere in carico, per quello che riguarda il nostro territorio, il problema in una visione a tutto tondo. Questi atti, qualcuno l'ha già ricordato, sono l'ordine del giorno Fossil Fuel Free, che indica un obiettivo chiaro per il 2040, la legge sulla mobilità sostenibile che prevede una tempistica di progressivo incremento della mobilità, fino al pressoché totale abbattimento delle emissioni inquinanti nel settore dei trasporti entro il 2040, l'elettrificazione della tratta ferroviaria, per cui la Regione sta agendo con RFI e il Ministero dei trasporti perché si proceda rapidamente, le linee guida di contrasto ai cambiamenti climatici per definire in ogni settore, quindi consumi i domestici, l'industria, i trasporti, le modalità operative per raggiungere l'obiettivo Fossil Fuel Free.

Nella risoluzione che abbiamo presentato e che abbiamo sottoscritto c'è questa visione globale, c'è la consapevolezza che il sistema alpino è particolarmente fragile e che nei suoi confronti deve essere avviata una politica efficace per quanto riguarda i cambiamenti climatici, c'è la sottolineatura dell'importanza della partecipazione dei singoli cittadini per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non potremo salvare da qui lo Huáng Hé, il Fiume Giallo, ma possiamo contribuire al miglioramento e alla salvaguardia dell'ambiente nel nostro territorio, e a me sembra che non sia cosa da poco.

C'è anche la necessità, ed è evidenziata, di coordinare i vari piani regionali correlati alle tematiche, in particolare per quanto riguarda l'aria, l'energia e i trasporti. C'è la necessità di istituire un tavolo: la mia visione è un po' diversa, non è l'ennesimo tavolo, ma un tavolo, questo, particolarmente importante.

Noi crediamo che sia giusto e corretto che da qui esca un documento, se è possibile concordato, ma mi pare che nell'impegnativa della risoluzione si tenga conto di quanto c'era nella mozione originaria e anche si introducano aspetti che sono più strettamente legati alla nostra situazione. Quindi ci sono cose concrete su cui bisogna agire, perché da quest'aula, dalla Regione non arrivino soltanto delle parole, ma anche dei fatti rilevanti che sono in itinere e che dovranno essere ulteriormente affinati, ampliati e portati avanti.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Prima di intervenire, come ho già fatto altre volte, desidero preventivamente sgombrare il campo da quelle che potrebbero essere alcune speculazioni che potranno essere fatte al termine di questo mio intervento. Ovvero che all'interno di quest'aula, nessuno può dirsi a favore dell'inquinamento e che quindi all'interno di quest'aula, siamo tutti a favore di un ambiente più pulito, di un mondo più sostenibile e di una sostenibilità delle attività umane. Ma su questo documento bisogna chiaramente anche esprimere una posizione - la collega Russo ha detto: guardiamo più il nostro personale, il nostro locale - che necessariamente deve invece allargare un pochino la sua visione anche al resto del mondo.

Parto dalla fine. La collega Minelli, così come la collega Pulz, hanno evocato Greta, dicendo che è stata sbeffeggiata. Vedete colleghe, in realtà può anche essere stata sbeffeggiata, ma accettare acriticamente le tesi che vengono proposte da una bimba che si dice essere contro i potenti del mondo, ma che viene ricevuta dai potenti del mondo, osannata dai potenti del mondo e con la quale i potenti del mondo fanno la fila per farsi la fotografia, comprendete che non è un puro esercizio di stile, ma una necessità, perché altrimenti domani arriverà un'altra persona che verrà presentata dai potenti del mondo come quella che li contrasta e tutto quello che dirà anche questa persona verrà accettato in maniera acritica.

Lei, collega Minelli, ha detto che il mondo scientifico sta allargando il suo consenso verso una visione scientifica del fenomeno del riscaldamento globale, così come dell'inquinamento. Questo può essere vero, però per esempio nello stesso momento in cui Greta Thunberg veniva ricevuta all'ONU, dall'altra parte ci fu un appello, anzi c'è ancora un appello, di cinquecento scienziati che contrasta quel tipo di visione, quel tipo di proposta, ma questa visione differente - ovviamente non sono scienziati che dicono di inquinare il mondo, perché va bene così, ma che contestano alcuni modelli che sono stati utilizzati per arrivare a quelle conclusioni - e quelli scienziati sono stati assolutamente e cordialmente ignorati. Invito, se non l'avete già fatto e mi auguro di sì, di riascoltare, di cercare l'intervento molto interessante del professor Rubbia, che ha fatto un discorso molto interessante in commissione in Parlamento, dove spiegava non che non bisogna preoccuparsi, anzi che bisogna aumentare l'inquinamento perché inquinare è bello, ma parlava e discuteva della ciclicità delle modifiche del clima nel mondo. E sposo in pieno quanto ha affermato prima il collega Aggravi, quando ha detto che in realtà noi viviamo un'era molto breve, ma la terra ha molto più tempo rispetto a noi e da molto più tempo su questo nostro pianeta si svolgono dei cambiamenti climatici.

Tutto questo chiaramente è finalizzato a dire che cosa? Che noi siamo assolutamente per la difesa dell'ambiente. Ci sono alcuni temi fondamentali come la difesa dell'identità, come la difesa del territorio e come la difesa delle nostre radici, che sono alla base della notazione politica, ma bisogna anche porsi nella giusta prospettiva. E quando leggo che bisogna dichiarare lo stato di emergenza climatica in Valle d'Aosta, un pochino mi viene da sorridere, ma perché? Perché guardo e allargo il mio sguardo al resto del mondo. Ovviamente, collega Pulz, non parlo di lei, parlo di alcune parole che ho sentito prima da alcuni suoi vicini di banco.

Per esempio parliamo delle emissioni. Io non so se avete verificato i dati disponibili sul Global Carbon Budget del 2018. È stato fatto un bilancio al 2018 delle emissioni mondiali fossili e in circa vent'anni, quindi dal 2000 a oggi, l'India, pensate, ha aumentato del 155 percento le proprie emissioni. La Cina invece ha aumentate del 208 percento le proprie emissioni dal 2000 ad oggi. Gli Stati Uniti le hanno ridotte del 10 percento e la tanto vituperato Europa le ha ridotte del 16 percento. Allora, siccome non ho visto Greta Thunberg andare in Cina a redarguire il regime cinese per le corpose emissioni, oppure nella democraticissima India, invece che la lascerebbe entrare a redarguire anch'essi per le corpose missioni, ma l'ho vista invece redarguire chi ha cominciato a ridurle, qualche domanda me la sono fatta. Perché in realtà non è che questo mondo, purtroppo - dico ahimè - eccessivamente globalizzato sia completamente scollegato. Il fenomeno della delocalizzazione in realtà ci spiega benissimo che nel momento in cui ci sono alcuni paesi che cominciano, che hanno delle regole precise e che stanno in virtù di queste regole riducendo il proprio impatto sull'ambiente, quando ci sono dei paesi che applicano queste regole e ci sono altri paesi che invece di queste regole se ne fregano, succede che le aziende, a fronte di minori costi di produzione, di lavoro e anche di diritti, decidono di prendere la propria azienda e di spostare là dove si può inquinare. Allora all'interno del saldo del mondo non si cambiano i valori: si riduce forse da una parte, ma lo stesso inquinamento viene portato dall'altra parte. È inutile pensare semplicemente al nostro piccolo mondo antico, ma quando si fanno questi ragionamenti bisogna abbracciare quest'idea di tutela dell'ambiente a tutto tondo, non soltanto perché si tutela l'ambiente, ma perché in questa maniera si tutela anche il lavoro e anche la dignità e anche l'economia dei paesi che, per esempio, sono soggetti a questa fuga verso l'estero.

Un altro tema che viene sempre evocato è quello delle plastiche, è stato evocato poco fa anche dalla collega Nasso. Vede, collega, io credo che lei abbia potuto verificare come nel mio ufficio io abbia la macchinetta del caffè e usi le tazzine di vetro, quindi non le butto via è utilizzo un modo ecosostenibile di bere il caffè. Non solo, ma sentendomi addirittura in colpa perché buttavo il cucchiaino di plastica per girare il caffè, mi sono dotato di una paletta di plastica dura che lavo ogni volta e giro il caffè con quella. Io a oggi ho ridotto il consumo e l'utilizzo di plastica buttando non più il cucchiaino, quello piccolo, dentro il cestino, ma riutilizzando quello che ho. Poi vado a vedere i dati mondiali sulla plastica e leggo che, dall'88 percento al 95 percento, le plastiche mondiali che vengono gettati all'interno degli oceani provengono da dieci fiumi, da soli dieci fiumi nel mondo. E dove si trovano questi fiumi? Sono otto in Asia e due in Africa. Sono lo Yangtze, l'Indo, il Fiume Giallo, l'Hai He, il Nilo, il Gange, il fiume delle Perle (pensate che perla, visto la plastica che porta), l'Amur, il Niger e il Mekong. Questi dieci fiumi hanno gettato in mare 150 milioni di tonnellate di plastica. Ora immaginate, io che salvo il mio bastoncino di plastichina, mentre gli altri buttano 150 milioni di tonnellate di plastica all'interno dei fiumi e a loro volta dei mari.

E se pensate che questo sia soltanto un problema legato a quelle zone, a quegli Stati, a quei paesi, in realtà vi sbagliate e anche di tanto. Perché il discorso che dicevo prima sulla competitività, in realtà ci riguarda appieno, perché ci sono delle aziende, delle ditte specializzate internazionali, delle multinazionali che si occupano dello smaltimento dei rifiuti, nel caso specifico della plastica, e che cosa fanno? Vengono in Europa, si fanno fare dei contratti iper milionari per smaltire la plastica, poi la portano in Cina e la scaricano nei fiumi e nei mari. Quindi, io differenzio correttamente il mio cucchiaino di plastica e poi quello viene portato in Cina e viene scaricato nei fiumi e nei mari.

Ora, comprendete che a fronte di uno scenario del genere, dichiarare uno stato di emergenza climatica e poi vedere che tutti i nostri sforzi per riciclare, per essere eco sostenibili e per essere ecocompatibili risultano un pochino frustrati. Ecco perché ritengo che, nel fare certi tipi di riflessioni, non bisognerebbe prendere l'impulso e magari l'idea che bisogna seguire una certa vulgata, perché è bello dire che siamo tutti a favore dell'ambiente, perché lo siamo tutti! Invece bisogna ideare una strategia, perché altrimenti se pensiamo soltanto che il problema sia locale o se riteniamo di risolvere tutti i problemi a livello locale, perché noi guardiamo il nostro piccolo e abbattiamo queste emissioni, ci dimentichiamo dei milioni di tonnellate di emissioni e di rifiuti, che in realtà poi pur essendo anche nostri, pur avendo fatto noi correttamente le cose, in realtà vengono scaricati sull'ambiente.

Presidente - La parola al collega Vesan.

Vesan (M5S) - È sempre un piacere parlare dopo il collega Manfrin e spero che mi senta lo stesso in corridoio. Avrei voluto parlare anche con il collega Aggravi e confido che tutti quanti abbiano la possibilità di seguirci grazie ai sistemi multimediali messi a disposizione del Consiglio.

Forse non è tanto chiaro quale sia il nostro ruolo qui dentro. Lo ridico, perché magari qualcuno a casa si è perso mentre parlavamo del Fiume Giallo o del Fiume delle Perle. Noi qui siamo la massima espressione della Regione Autonoma Valle d'Aosta e quindi nel momento in cui definiamo una mozione, possiamo anche fare mozioni di indirizzo che invitano altri governi nazionali, organismi internazionali e possiamo discutere su quello che succede in ogni angolo del globo e anche nei pianeti vicini, però noi sostanzialmente impegniamo con queste mozioni il lavoro degli organi che si trovano sul nostro territorio regionale, che siano la Giunta, che siano gli altri uffici del Consiglio, che siano le partecipate, eccetera. Quindi in realtà forse il nostro indirizzo va in questa direzione, ma perché? Perché il nostro potere è solo quello. Confido che il collega Manfrin si candidi quanto prima a rappresentare l'Italia all'Onu e in questo caso avrà la possibilità di ribattere a livello mondiale anche con quei paesi, perché temo che in questa sede non ci siano tanti membri del governo indiano o cinese o americano o brasiliano che lo ascoltino. Questo è sostanzialmente il motivo per cui la vittima delle angherie, Greta Thunberg, è andata a parlare negli Stati Uniti. Non è andata a parlare negli Stati Uniti perché ce l'ha con il presidente degli Stati Uniti e non ha deciso di non andare in India o in Cina perché non l'avrebbero lasciata parlare. È andata a parlare negli Stati Uniti perché è la sede dell'ONU, che combinazione si trova a New York, non è andata a Washington a parlare con Trump, è andata a parlare davanti a tutti i popoli della terra, forse perché più conscia di altri e ha idea di chi si deve occupare dei problemi che investono l'intero pianeta.

Ma veniamo a noi, nel nostro piccolo e a che cosa possiamo fare. Le proposte presentate sono, secondo noi, sensate e valuteremo se ci sarà qualcosa per definire un progetto da portare avanti a livello regionale per contrastare i cambiamenti climatici, però vorrei anche smontare alcune delle premesse fino a qui dichiarate. Il collega Aggravi è un grande dominatore dei numeri, tutti quanti probabilmente gli siamo grati in quest'aula e anche fuori per il fatto che il Casino de la Vallée non sia fallito, però mentre la matematica lo appassiona, temo che la chimica non lo diverta in nessuna maniera. Quando dichiara che l'anidride carbonica, la CO2, non è un gas inquinante, sì è vero, noi possiamo serenamente tollerare di respirare livelli di CO2 anche più alti degli attuali, anzi per molte piante ci sarebbe addirittura un vantaggio con una maggiore presenza di CO2 nell'atmosfera, però il problema è legato ai gas serra. Non è inquinante la CO2, nessuno di noi morirà soffocato dalla CO2, ma la presenza di CO2 nell'atmosfera è quella che per esempio rende il pianeta Venere il più caldo dell'intero sistema solare. Venere è caldo quasi il doppio di mercurio, pur essendo il doppio più lontano dal sole, solo perché ha un'atmosfera molto compatta e molto ricca di CO2, perché la CO2 comporta il fatto che le radiazioni solari non riescono ad allontanarsi dal pianeta ed è questo che fa aumentare la temperatura della Terra ed è questo che crea i cambiamenti climatici. Tutti quanti abbiamo risentito dire dal collega Aggravi, un'altra volta, che la ciclicità del clima ha dei periodi particolarmente brevi e sono ripetuti e sono costanti e quindi siamo di nuovo in un periodo interglaciale; all'epoca dei romani in Valle d'Aosta abbiamo costruito le mansio sui colli e quindi non c'erano ghiacciai, non c'era neve ed erano permanentemente abitati. Tutto vero, abbiamo avuto sulla terra temperatura significativamente più alte delle attuali, ma la CO2 come noi la stiamo misurando adesso sulla Terra, per quello che si è potuto verificare dalle analisi delle bollicine d'aria contenute nei ghiacciai della Groenlandia e dell'Antartide, non è mai stata - mai stata! - alta come quella attuale almeno da 800 mila anni; non è poco e di glaciazioni ce ne sono almeno tre dentro questo periodo. Quindi i cambiamenti attuali e l'innalzamento della temperatura attuale non sono riferiti in nessuna maniera alle modificazioni che ci sono state in occasione delle glaciazioni, ma è ormai dato per assodato da un quantitativo di scienziati, rispetto ai quali i 500 scienziati citati da Manfrin sono veramente un brufolo rispetto alla capacità scientifica del mondo accademico mondiale - sono sostanzialmente tutti climatologi, mentre i 500 da lui citati, che sono quelli che piacciono, sono quelli che in realtà non si occupano di clima, ma di qualcos'altro - ebbene, tutti gli scienziati della Terra (non dico più tutti!) la stragrande maggioranza degli scienziati della Terra ha riconosciuto come assolutamente legata l'aumento della temperatura con la presenza di CO2 nell'atmosfera e una presenza di CO2 nell'atmosfera che non si è mai verificata prima dell'inquinamento da parte dell'uomo.

Su questi punti io vorrei essere particolarmente chiaro, perché è vero che l'economia di mercato tende a recuperare le scorie per evitare di fare rifiuti, perché lo smaltimento dei rifiuti costa e le materie prime anche, ma è anche vero che quando il bilancio economico diventa favorevole...! Cioè, se mi costa di più recuperarla piuttosto che smaltirla sotto terra, spesso e volentieri l'economia di mercato lasciata a sé stessa tende a mettere sotto terra, come abbiamo visto succedere anche sul nostro territorio italiano, anzi come stiamo vedendo succedere sul territorio valdostano, dove l'economia di mercato sta facendo sì che i rifiuti delle industrie di tutta Italia stiano arrivando a trovare casa qui da noi. Ebbene, il controllo che questo tipo di procedura fatta nella massima libertà dall'economia di mercato sia controllata quando va a intaccare la salute dell'ambiente e soprattutto la salute degli esseri umani, questo dovrebbe essere di competenza del pubblico, e noi siamo il pubblico che si occupa di questo in Valle d'Aosta.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Morelli, prego.

Morelli (AV) - Che il cambiamento climatico sia in atto mi pare innegabile, ce lo dicono gli scienziati, ma credo che tutti quanti possiamo rendercene conto, che il mondo intero nei sia colpito è ugualmente non contestabile e che le zone alpine, come quella in cui noi viviamo ne siano toccate in modo particolare, perché più fragili dal punto di vista ambientale, credo che sia ugualmente evidente. Eppure, nonostante questo, è stato necessario l'intervento di una ragazzina per focalizzare l'attenzione del mondo e suscitare le reazioni che hanno visto coinvolti i giovani, ma non solo, un po' in tutto il mondo. Abbiamo anche bisogno di simboli ed evidentemente Greta Thunberg, questo ha rappresentato. L'evidenza scientifica credo che fosse sotto gli occhi di tutti, gli scienziati sono decenni che ce lo dicono, però c'è voluta Greta Thunberg. Che le variazioni climatiche siano cicliche - perché la storia ce lo conferma e il nostro territorio ne è buon testimone: un tempo i colli erano transitabili tutto l'anno, avevamo coltivazioni fino a quote più alte, coltivazioni che adesso non abbiamo più e in qualche modo mi sembra che da parte di qualcuno ci sia quasi un atteggiamento di fatalismo, "è così, ci sono sempre state" - oppure che l'attuale sia una variazione climatica più rapida perché dettata dall'azione dell'uomo, io credo che indipendentemente da queste due premesse il modo di affrontare la questione non possa essere che uno, non possa essere che un atteggiamento di considerazione realistica e seria del problema e di adozione di misure per cercare di contrastarlo da una parte e di produrre degli adattamenti dall'altra.

La risoluzione che come maggioranza proponiamo ai colleghi di condividere, si pone un po' su due piani e propone degli interventi su scala generale, dove è giusto che la nostra Regione faccia la sua parte, e degli interventi invece su scala locale più puntuali. Questo viene evidenziato già nelle premesse, dove si ricorda che la Regione Autonoma Valle d'Aosta e già attiva con azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas clima alteranti e nella definizione di strumenti e buone pratiche di adattamento, che sono sicuramente misure legislative e misure di sostegno, affinché si possa produrre un cambiamento nelle abitudini delle persone, ma non solo, penso anche al riscaldamento delle case, penso alla mobilità, penso a tutte quelle azioni che da parte dei cittadini possono essere messe in atto per diminuire l'impatto clima alterante.

Vengono ricordate alcune situazioni oggettive legate alla nostra regione e nell'impegno non si cita la dichiarazione dello stato di emergenza climatica ambientale, perché non è competenza della nostra Regione dichiararlo in modo formale. Poi possiamo essere tutti coscienti dello stato di emergenza, ma una dichiarazione di stato di emergenza climatica ambientale presuppone condizioni anche formali e istituzionali che noi non abbiamo. Quindi, si riprendono temi, sia nella premessa che nell'impegno, proposti nella mozione della collega Pulz, con l'integrazione di altri punti che riteniamo utili. Si passa a sollecitare il governo italiano a riconoscere la particolare situazione dell'arco alpino e ad avviare politiche specifiche per le zone montane, anche in ambito transfrontaliero, interregionale ed europeo; ad avviare rapidamente nel contesto di costruzione della strategia regionale di sviluppo sostenibile e del relativo forum, un momento di confronto tra amministrazioni, esperti, cittadini e associazioni ambientaliste, studenti. Quest'ultimo è un preciso impegno che è stato preso da parte del Governo regionale nei confronti proprio degli studenti ed è vero, sarà l'ennesimo tavolo, ma è un tavolo di partecipazione che deve vedere giustamente coinvolte tutte le rappresentanze della società.

Al punto sei della risoluzione, opportunamente credo che ci si debba impegnare a individuare e a dedicare nei documenti di bilancio e di programmazione il fabbisogno di personale e di adeguate risposte economiche umane. Dobbiamo, cioè, individuare concretamente quali risorse economiche e quali risorse umane dedicare a questo tema, coscienti che le risorse economiche vanno reperite e le risorse umane andranno anche queste acquisite, perché necessarie.

Infine, ultimo punto, il monitoraggio rispetto alle azioni che sono già messe in atto e a quelle che saranno messe in atto, il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi. Questa è un'altra azione concreta su cui il Governo regionale deve impegnarsi per riferire poi alla Commissione, ma anche al Consiglio intero e alla cittadinanza. Quindi, in questo senso crediamo che questa risoluzione possa andare incontro alle istanze espresse un po' da tutti i colleghi che sono intervenuti e in questo senso la proponiamo alla discussione dell'aula.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Mossa, prego.

Mossa (M5S) - Senza ripetere quanto già evidenziato relativamente ai cambiamenti climatici, visto che nel nostro globo i danni dovuti a questi sono abbastanza chiari, per chi più, per chi meno e per chi molto meno, focalizzerei il mio intervento sugli impegni di questa risoluzione. Questa proposta della maggioranza in sostituzione della mozione della proponente, per quanto farcita di belle parole e di buone intenzioni, è priva però come al solito di azioni concrete. Ad esempio, quali provvedimenti intende adottare l'Amministrazione regionale per gli interventi veri, quelli significativi, quelli urgenti, quali, ad esempio, la protezione dei nostri ghiacciai o la raccolta delle microplastiche diffuse nelle nostre acque? In una risoluzione per il contrasto dei cambiamenti climatici mi piacerebbe leggere questi impegni! Servono investimenti sulla ricerca e sulla sperimentazione, serve il coinvolgimento di attori importanti in questo processo, ad esempio, nel punto sei proposto dalla collega Pulz, relativo alla predisposizione di un tavolo tecnico politico, bisogna coinvolgere enti importanti, quali Fondazione Montagna Sicura, ARPA e CVA, che grazie alle loro competenze e potenzialità potrebbero davvero avviare azioni concrete ed efficaci sul nostro territorio. Occorrono monitoraggi intensivi dei parametri critici, monitoraggi ed interventi di manutenzione preventiva delle infrastrutture. In altre parole occorrono azioni concrete.

Gli impegni di questa risoluzione proposta dalla maggioranza sono a mio avviso superficiali, non si parla di investimenti se non un vago accenno nel punto sei, dove si legge che l'Amministrazione regionale si impegna a individuare nei documenti di bilancio adeguate risorse economiche e umane, che può voler dire tutto o niente, poi nel punto quattro si parla di momenti di confronto, che per carità possono anche essere utili alla causa, ma non sono di certo le azioni concrete di cui il nostro territorio ha estremamente bisogno adesso. Quindi, abbiamo una risoluzione in cui impegni sono composti da ben sette punti, ma non ce n'è nemmeno uno che garantisca la salvaguardia dei nostri ghiacciai, che soprattutto nella nostra regione mi pare oggi siano più che mai una priorità. Abbiamo uno dei ghiacciai più importanti della nostra valle che ogni giorno si sposta dai 40 ai 60 centimetri verso valle e noi che cosa facciamo? Avviamo un momento di confronto. Beh, magari sarebbe anche opportuno dire due preghiere, per chiedere al ghiacciaio di arrestare la sua corsa, questo si potrebbe aggiungere nel punto otto volendo. Questa potrebbe essere una risoluzione valida per altre regioni, per dire che sono tutti solidali su questa tematica, ma per la nostra che sta vivendo in prima persona i danni provocati dai cambiamenti climatici questa risoluzione non va bene. Quindi, una volta approvata questa vostra risoluzione a colpi di maggioranza, a cui siamo molto abituati ormai, uscirete da quest'aula con la coscienza a posto, mentre il ghiacciaio del Monte Bianco poco sensibile alle risoluzioni fuffa, proseguirà la sua inarrestabile corsa.

Presidente - Ha chiesto la parola il vicepresidente Farcoz, prego.

Farcoz (UV) - Je crois que deux considérations très rapides soient plus que nécessaires. Je veux partir aussi d'une considération et d'une donnée très claire, c'est-à-dire que la Vallée d'Aoste a anticipé heureusement depuis une année ce qui est en train de se passer au niveau mondial et en particulier dans l'Europe. Parce que si d'un côté c'est vrai que Greta Thunberg est en train de mouvementer les foules dans l'occident, je crois qu'elles ont encore plus de valeur les paroles de la future commissaire Von der Leyen quand elle annonce le Green Deal au niveau européen; c'est-à-dire qu'elle veut porter le continent Europe à un impact climatique zéro.

Voglio ricordare questo semplice aspetto perché evidentemente nella programmazione del prossimo settennio ci saranno tutta una serie di attività che saranno pesantemente finanziate e comunque che porteranno verso questa direzione. Partiamo però dai cambiamenti climatici, che come giustamente sottolineava la proponente della prima mozione, la collega Pulz, sono il problema, perché questi cambiamenti climatici sono causati anche dalle sostanze climalteranti. È vera la ciclicità dei fenomeni climatici, ma ci sono due elementi che ci devono far ragionare sul tasso di inquinamento dell'aria almeno in quest'ultimo secolo: da una parte questi cambiamenti così repentini in uno spazio temporale ridotto e, in particolare, molto aggressivo per il nostro territorio alpino; dall'altra parte impattanti, ove le oscillazioni di temperatura nel corso dei secoli sono sempre avvenute, ma stiamo assistendo a delle oscillazioni sempre più abbondanti. Questo, dicevamo, proprio a causa delle sostanze climalteranti, che sono sostanzialmente le GHC che sono prodotte dalla combustione di combustibili fossili.

Ovviamente questo fa sì che nei prossimi dieci anni, ma addirittura nei prossimi trent'anni, territori interi possono essere non più abitati o comunque possono esserci delle difficoltà a far vivere milioni di persone in un determinato luogo, come ad esempio si stima che Dallas o Milano nel 2050 saranno invivibili a causa delle temperature. Sentivo prima che come Regione possiamo fare poco, perché poi si fa tutta una serie di ragionamenti di delocalizzazione della produzione delle industrie dall'altra parte del mondo, pertanto anche se noi siamo virtuosi, per l'inquinamento globale alla fine non cambia niente. La differenza sostanziale rispetto a dieci o quindici anni fa è che al giorno d'oggi l'economia legata all'energia pulita, quindi al modello Green è ormai troppo forte, è sostenibile economicamente adottare determinate azioni, il mondo Green è qualcosa di ormai sostenibile dal punto di vista economico ed è per questo che secondo me come Regione Autonoma Valle d'Aosta, dobbiamo essere antesignani nella ricerca. Sono stato con il collega Barocco ai NOI Techpark di Bolzano, dove hanno un laboratorio di ricerca sui cambiamenti climatici, in particolare su tutte le tecnologie che contrastano i cambiamenti climatici del EURAC, che potremmo ovviamente emulare, importare, perché le aziende al giorno d'oggi che sono rentable da questo punto di vista ce ne sono e vogliono investire. E se consideriamo che il prossimo settennio dell'Unione Europea, sarà improntato sul contrasto ai cambiamenti climatici noi dobbiamo fare in modo che la nostra strategia Fossil Fuel Free sia conosciuta in Europa: noi vogliamo essere i primi della classe, dateci una mano a esserlo, seppur consapevoli che il nostro è un piccolo esempio, che ovviamente non può risolvere il problema dell'inquinamento mondiale.

Per questo, secondo me, una volta ottenuta la certificazione Carbon Free, una volta delineata la strategia Fossil Fuel Free (dopo spiegherò di nuovo la differenza, perché prima ho sentito che c'è stata un po' di confusione) è necessario e fondamentale fare un convegno o un qualcosa, dire che la Regione Autonoma Valle d'Aosta, anche magari a seguito dell'anniversario del prossimo anno di quello che è successo al Monte Bianco, magari un anno dopo, presentiamo l'evoluzione del ghiacciaio del Monte Bianco e parallelamente la strategia che vogliamo mettere in piedi con la Regione Valle d'Aosta che non sarà solo più un annuncio, ma sarà sostanzialmente declinata con delle azioni e soprattutto con delle risorse di bilancio.

Chiudo dicendo che una questione è la certificazione Carbon Free, quello che in Europa si chiama Neutralité carbone, impatto zero, ovvero emissioni CO2 emesse dall'attività antropica... versus assorbimento del territorio, foreste quant'altro. Questa è la Carbon Free, la Neutralité carbone: quella per cui noi, a seguito degli studi che stiamo facendo, dovremmo essere zero, ovvero essere già Carbon free, perché se noi consideriamo la produzione di energia elettrica idroelettrica e la media nazionale di produzione di CO2, noi per produrre energia elettrica non produciamo CO2 e di conseguenza potremmo considerare il concetto di CO2 evitata. Dall'altra parte invece la strategia Fossil Fuel Free è l'evitare di inserire nella nostra economia e nelle attività antropiche il combustibile fossile. Fatta salva, secondo me, ma questo è tutto da approfondire, la filiera del legno, nel senso che la biomassa per noi ha un bilancio zero, perché crescendo una pianta ovviamente assorbe CO2, di conseguenza quando questa viene bruciata, al netto delle PM 10 e di tutto ciò, dal punto di vista della CO2 ha bilancio zero.

Queste sono due considerazioni molto rapide, ma che vogliono dare un contributo alla discussione. Secondo me, è importante parlarne in questo momento, ma aspettiamo che i tavoli dei lavori tecnici producano degli atti su cui la politica discuterà, perché noi abbiamo adesso bisogno di avere la certificazione Carbon Free, capire quanta CO2 produciamo nell'ambiente con il riscaldamento, nei trasporti, eccetera. A seguito di quei dati potremo determinare le strategie per ridurre la CO2 attraverso la mobilità sostenibile e, dall'altra parte, attraverso il riscaldamento. Fatto questo, secondo me, è già un buon 70 percento dell'eliminazione dei combustibili fossili è risolto.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Volevo intervenire a seguito del dibattito che si è creato, anche per fare alcune piccole precisazioni, ispirato da alcuni colleghi, in primis dal collega Vesan che mi ha più volte citato. Non sono neanche un buon matematico, io cerco di fare i calcoli e forse in chimica, è vero, sono scarso, ma oggi so che andrò a prendere lezioni dal collega Farcoz. Quindi non me ne voglia se non le prendo da lei, ma ho seguito l'intervento del collega e ho capito che andrò da lui e cercherò di recuperare; spero poi che le vada bene il recupero che cercherò di fare. Io non volevo fare il chimico e non volevo assolutamente rubare il lavoro ad altri, io ho soltanto cercato di dare alcuni spunti di buon senso. Se ho citato l'economia di mercato, non è per dire che l'economia di mercato risolve tutti i problemi: non me ne voglia, collega, ma questa è una manfrina che gira. Anche sul discorso dei rifiuti privati che vengono in Valle d'Aosta, ricordiamoci che nel bene o nel male c'è un ente pubblico che le autorizzazioni le dà, quindi al di là dell'economia di mercato ci sono anche delle scelte politiche che devono essere fatte. Sappiamo che per definizione l'economia di mercato non agisce all'interno di uno stato di nessuna regola, ma di regole ben precise e poi anche di authority, perché questo ce lo dimentichiamo sempre e spesso. Dire che in Valle d'Aosta c'è un'economia di mercato, mi permetta, mi fa un po' ridere, perché forse siamo davvero l'ultima repubblica socialista o sovietista dal punto di vista economico. Ma prima o poi la natura ci aiuterà a uscirne e sarà l'economia di mercato che ci salverà.

Sul CO2 io non voglio fare polemiche. La questione è che sinceramente non è un "benvenuto CO2". Quello che io dico è che ci sono degli agenti inquinanti molto peggiori: ho fatto l'esempio del Fiume Giallo, perché ci ricordiamo della CO2 e ci dimentichiamo di altre situazioni. Ho citato il buco dell'ozono proprio perché, mi dico, se è una mania è bene che sia utilizzata, perché altrimenti troviamo ogni volta un nemico da combattere, cerchiamo di combatterlo, si crea un altro nemico e non risolviamo il problema.

Collega Morelli, il nostro non è assolutamente un atteggiamento di fatalismo. Se ho detto che la terra si evolve - lei ricordava, ma anche il collega Vesan, che ci sono state epoche storiche dove il nostro territorio era molto diverso - non è per dire non facciamo nulla, ma facciamo quello che possiamo fare. Spesso ci diamo dei grandissimi obiettivi che non raggiungiamo: secondo me, à petits pas, se ci diamo dei piccoli obiettivi, arriviamo sicuramente al risultato, più che andare a suonare campanelli a soggetti sovranazionali, che poi le promesse le fanno, ma non le mantengono. Possiamo firmare tutti i protocolli che vogliamo in qualsiasi città del mondo e potremmo anche proporre Aosta, in senso di marketing come prossima sede per un protocollo di Kyoto 2 o un accordo di Parigi 2, ma sinceramente secondo me le azioni da fare sono altre.

Se dopo ci sarà un momento di confronto per cercare una soluzione condivisa sulle varie impegnative, mi premerebbe tornare sul discorso del tavolo e della condivisione. Io farei efficienza e declinerei un tavolo più ristretto o comunque un forum o come lo vogliamo chiamare, che possa essere effettivamente utile a definire la strategia ricordata nella risoluzione, il cui percorso ricordava poco fa il collega Farcoz: diamoci dei piccoli obiettivi, che da qui al 2040 possono portare a un risultato, piuttosto che fare tavoli che poi non portano a nulla.

Un'ultima battuta sul discorso del ghiacciaio del Monte Bianco. Collega Mossa, io sono d'accordissimo che bisogna ricordarsi anche dei ghiacciai. Io prima parlavo, come anche altri hanno fatto e come c'è nella risoluzione, del discorso legato all'arco alpino e all'evoluzione dei cambiamenti climatici all'interno dell'arco alpino, però sinceramente non ho ben compreso, ma probabilmente prima della chiusura della discussione generale ci darà degli spunti per capire come salvare i nostri ghiacciai e quali azioni intraprendere, quindi penso che poi potremo inserirli all'interno della risoluzione.

Dalle ore 11:32 assume la presidenza il vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Président) - La parole au collègue Barocco.

Barocco (UV) - Aujourd'hui on parle de global warming, de changement climatique, mais surtout vis-à-vis de notre Vallée d'Aoste. Je crois que nous avons raison de nous préoccuper, mais je crois qui nous devons même reconnaitre le bien fondé de toute une certaine action et politique que dans le temps nos concitoyens, les valdôtains, ont fait pour garder leur territoire et leur nature. Fin dal 1700 il problema era noto e ricordo solo che il Conseil des Commis nel 1700 chiese al Re di intervenire per limitare le attività siderurgiche e di produzione del carbone, perché venivano depauperate le nostre foreste e soprattutto perché venivano messe a dura prova le culture agricole, che erano coperte di cenere. E con un provvedimento il Re limitò questa attività ai mesi invernali.

Tutto questo per dire che le Alpi - questo territorio che si estende, a seconda delle interpretazioni, da 400 mila chilometri quadrati e 70 milioni di abitanti, fino a un'interpretazione un po' più stretta che riduce il territorio delle Alpi a 190 mila chilometri quadrati e a 14 milioni di abitanti - sono un territorio debole, un territorio però in cui le popolazioni, gli agricoltori, hanno contribuito a plasmarlo e a mantenerlo. Tra l'altro, sulla produzione di gas serra nelle Alpi ci sono dei dati che danno all'Italia il 6,73 percento di produzione, contro il 18,2 del Francia e il 9,04 dell'Austria, mentre la più virtuosa è la Germania con il 5,38 percento. Quindi, le Alpi anche come un momento per cercare di costruire delle politiche che siano a favore dei montanari e dei nostri agricoltori. Perché mi sembra che dare pagelle e catastrofisti mondiali sia senz'altro stato positivo, probabilmente ha sollecitato una presa di coscienza, ma cerchiamo anche di guardare quello che di buono si è fatto. Nelle nostre Alpi, nella nostra regione, penso che qualcosa si sia fatto e si debba continuare a fare, cercando di essere vicino ai nostri agricoltori, perché certe attività agricole tradizionali slow siano senz'altro sempre salvaguardate. Il nostro assessorato si sta impegnando con tutta una serie di azioni su queste attività. L'assessorato all'ambiente sta cercando di intraprendere o di ricominciare la cultura e la filiera del legno. È quello che forse negli anni abbiamo un po' dimenticato: le nostre foreste producono virtuosismi nei cambiamenti climatici e questo non dimentichiamocelo, perché sennò ci manca qualcosa.

Il dibattito nazionale sta languendo nel nostro Parlamento. Il pagamento dei servizi ecosistemici. Un servizio ecosistemico è, per esempio, la filiera del legno, la coltivazione delle nostre foreste, l'attenzione alla gestione delle nostre acque. Questi sono beni comuni, come ci ricorda qualcuno, che però guarda caso sono le popolazioni autoctone che se ne devono fare carico, per il benessere comunque comune.

Questa risoluzione penso che sia senz'altro un primo passo. Io vorrei che in questa risoluzione ci fosse un passaggio che ricordi l'attività dei nostri agricoltori, perché continuiamo a chiamarli i giardinieri delle Alpi, però bisogna che questi giardinieri delle Alpi siano anche coinvolti e citati. Penso che su questo non ci sia nessun dubbio e sia doveroso, perché le Alpi non diventino solo delle riserve ambientali, il parco giochi d'Europa e la periferia metropolitana delle nostre città. Le Alpi sono un territorio sovranazionale, sono quel famoso carrefour de l'Europe: non solo la Valle d'Aosta, ma tutte le popolazioni delle Alpi sono cerniera. Quindi l'Europa deve cercare di porre la dovuta attenzione a queste popolazioni e a queste attività che vengono svolte, anche a beneficio di tutto il continente europeo.

Con queste brevi considerazioni volevo richiamare l'attenzione sull'attività che svolgono le popolazioni alpine e gli agricoltori per contrastare il cambiamento climatico. Noi abbiamo il bosco che aumenta, che si espande sempre di più, anche a detrimento di tutto una serie di attività economiche, quindi anche su queste cose ci devono essere delle attività. Cerchiamo di essere pragmatici e di fare delle attività che si misurino, che si riescano a implementare. Qualcosa abbiamo fatto, è un primo passo la legge sulla mobilità, senz'altro migliorabile ma da lì si può partire, come sulla pianificazione ambientale, sulla pianificazione urbanistica, sul consumo del territorio. Senza andare verso la rigenerazione delle città, cominciamo dalla rigenerazione dei nostri piccoli borghi, dei nostri comuni, di mettere mano - so che l'assessore Chatrian ci sta pensando - a un piano urbanistico più generale che contempli anche queste problematiche, che forse devono diventare, come lo sono state nel tempo, una delle nostre attività e soprattutto sono, con questi piccoli passi, delle risposte ai giovani che hanno messo l'accento su queste problematiche.

Permettetemi solo un auspicio e un augurio. Greta Thunberg sia forse anche ricordata negli anni e non solo usata. Infatti qualcuno oggi ha detto che è stato un mezzo! Ecco, questa è la cosa più triste: che questa ragazzina sia stata un mezzo. La ragazzina ha senz'altro sollecitato noi adulti su questi temi: speriamo che non sia stata solo un mezzo e diventi comunque sempre un testimone, non solo per un anno ma per tanti anni, su questi temi.

Président - La parole au vice-président Distort.

Distort (LEGA VDA) - Vorrei subito chiarire che io e il collega Barocco non ci siamo messi d'accordo, perché quanto ho appena udito dal suo intervento ha rubato una parte del mio, tanto che il mio intervento a questo punto diventa la seconda puntata rispetto al suo.

Io vorrei puntare l'attenzione sul fatto che mi sembra più che chiaro che il tema dell'ambiente sia un tema trasversale, per cui qui non si tratta di essere a favore o contro l'ambiente. Nella maniera più pacifica siamo tutti a favore dell'ambiente e la disputa personale, la disputa politica si pongono sicuramente sul piano del chi è più green degli altri. È chiaro che l'obiettivo è comunque non tanto un consenso e una visibilità - penso che questo sia più che mai chiaro - ma è raggiungere veramente dei risultati, perché ribadisco quello che diceva il mio grande mentore Tommaso d'Aquino: bonum ex integra causa, cioè si può dire che qualcosa è buono quando poi l'interezza delle reazioni che questo produce sono buone.

Vorrei semplicemente ripercorrere con voi alcune riflessioni su alcuni punti della mozione. Il tavolo: concordo con la linea del collega Aggravi. Veniamo a sapere dalle fonti di informazione, da interventi, da risposte soprattutto del governo, perché d'altronde le iniziative sono svolte dal governo, di apertura di tavoli. Di tavoli se ne sono aperti tanti, l'apertura di un tavolo è di per sé un fatto positivo, ma diventa assolutamente spietato, giustamente spietato, il fatto che questo tavolo debba portare dei risultati, per cui potrebbe essere interessante che si possa portare avanti un'interpellanza futura, chiedendo che cosa ne è dei vari tavoli aperti. Questo semplicemente per dire che chiaramente l'apertura di un tavolo è un atto di per sé positivo, ma nella sostanza neutro, quindi pensare che la mozione vada a incidere sull'apertura di un tavolo è un po' limitante. Bisogna osare, bisogna alzare l'asticella, per cui dobbiamo lottare per l'ambiente, che è il nostro presente e soprattutto è il futuro nostro e di chi ci segue. Quindi, osiamo, andiamo avanti e approfondiamo il tema.

Per quanto riguarda il discorso delle misure da attuare, noi sappiamo che in un sistema, sistema mondiale, sistema territoriale, ci sono misure passive e ci sono misure attive. Le misure passive sono quelle relative al contenimento delle cause che generano turbamento: ridurre il consumo, ridurre il consumo di fonti fossili, ridurre il consumo di plastica, ridurre il consumo di qualunque iniziativa che generi delle emissioni, ridurre il consumo. Queste sono misure passive che hanno un senso se si riferiscono a numeri ben precisi. Facciamo un esempio: se come misura passiva noi pensiamo che sia virtuosa l'elettrificazione della linea ferroviaria, ma come ho già detto in un altro intervento andiamo a incidere sull'uno percento delle emissioni nell'ambito ferroviario, - l'uno percento delle emissioni! - vuol dire che noi stiamo agendo su qualcosa che ha a che fare con l'uno percento. Matematicamente, visto che si è parlato di matematica, nel momento in cui si agisce su una variabile che è di poco valore, le variazioni di quel coefficiente creano delle piccolissime variazioni nell'ambito del sistema generale. Questo è assolutamente importante.

C'è una virtuosità alla base fatta anche di piccoli passi, ma questo è l'ambito della morale: importantissimo e io lo rispetto profondamente, ma è la morale! Noi dobbiamo andare oltre, dobbiamo andare nella programmazione di una società. Le misure passive, se si devono attuare, si deve farlo su coefficienti che creino dei cambiamenti significativi! Non possiamo pensare di spendere o di investire 120 milioni di euro per l'elettrificazione di una linea, se questa va a lavorare sull'uno percento delle emissioni. Come ha ricordato il collega segretario Vesan, noi siamo il Consiglio regionale della Valle d'Aosta e giustamente dobbiamo chiederci effettivamente nel nostro territorio quali sono le variabili su cui ha senso intervenire.

Per quanto riguarda le misure passive: il consumo di plastica. Io vorrei fare un riferimento ancora a questo per chiarire una questione che potrebbe diventare di per sé una fallacia. Il pensare di contenere, sic et simpliciter, il consumo di plastica è un'azione virtuosa - ribadisco: virtuosa - però immaginiamo come cambia prospettiva, se invece di contenere il consumo di plastica, noi andassimo a promuovere il riciclo della plastica, il riuso della plastica, il pensare che venga presa e riutilizzata, immaginare che tutta questa plastica che viene raccolta e poi dobbiamo pensare dove andare a riporla, venga riutilizzata. Io non sono uno scienziato, lascio alla scienza che si occupi di scienza, però pongo il problema: si tratta di mettere in atto meccanismi di prospettiva.

Il discorso relativo invece alle misure attive: ecco la seconda puntata dell'intervento del collega Barocco, le misure attive. È vero che ci sono delle azioni negative sull'ambiente che generano emissioni, ma esistono misure attive sull'ambiente che propongono delle azioni contrarie, delle azioni benefiche, azioni positive. Sono iniziative come quelle a cui ha accennato il collega Barocco: la possibilità di intervenire sulla corretta gestione della risorsa forestale, intesa non come corpo, ma come tutta la filiera del legno, la filiera di produzione di ossigeno; misure attive quali la considerazione del coefficiente di massa dendrica o comunque il beneficio di alberatura dei centri urbani. Noi abbiamo in Valle d'Aosta la fortuna di trovarci in un ecosistema in cui il bilancio, per quanto riguarda la produzione di ossigeno rispetto alla produzione di anidride carbonica, è un bilancio assolutamente positivo, grazie a una grande superficie di area boscata. Ciononostante rimane nell'ambito dei centri urbani, fondamentalmente del centro urbano principale della città di Aosta, una concentrazione urbana dove il riscaldamento del suolo per raggi solari in periodo estivo è assolutamente significativo e dove invece una massa di chioma può contribuire in maniera interessantissima a variare quel valore. Pensate che un territorio urbanizzato dotato di ampia massa dendrica, quindi il fogliame e la chioma degli alberi, può ridurre la temperatura di due gradi! Due gradi sono estremamente significativi. Questo deve farci riflettere se quando di notte anziché dormire con 28 gradi non possiamo dormire con 26, salvo l'impiego di mezzi di climatizzazione. Però è molta la differenza che può fare questa iniziativa.

Così come, a questo punto, pensare ad azioni attive investendo sui consorzi di miglioramento fondiario. I consorzi di miglioramento fondiario lavorano esattamente in questa linea: pensare di irrigare delle zone e pensare che queste zone siano strappate all'arsura e siano inerbite. Noi sappiamo benissimo che la fotosintesi viene creata anche dal filo d'erba e allora il pensare che abbiamo una situazione di suolo in cui per effetto fisico si genera un raffrescamento dato dall'irrigazione, dalla presenza della cotica erbosa e la possibilità poi nel ciclo diurno e notturno dell'emissione di rugiada, di umidità. Quindi, teniamo conto che tutto questo va a incidere in maniera positiva.

Immaginiamo anche investimenti sullo stoccaggio idrico e qui mi ricollego, mi pare, a interventi dei colleghi Mossa e Vesan. È il discorso dell'utilizzo delle nostre risorse idriche nella maniera più corretta: pensare di poter usare l'acqua esattamente per tutta la filiera relativa alla produzione di energia elettrica, quindi energia green di per sé, dalla produzione idroelettrica all'acqua come riserva per irrigazione e di conseguenza mitigazione di quello che l'effetto di desertificazione di arsura del suolo.

Immaginiamo anche investimenti nell'ambito della filiera dell'edilizia. Noi ci rendiamo conto che le emissioni prodotte dall'ambito dell'edilizia per la climatizzazione degli ambienti, sia invernale sia estiva, generano un consumo energetico imponente, assolutamente significativo. Siamo, secondo le varie statistiche, sul 30 percento! Facciamoci solo l'idea del riferimento tra l'uno percento della ferrovia e qua abbiamo il 30/35 percento per quanto riguarda gli immobili!

Sono queste le misure da prendere in considerazione ed esattamente considerando il ritorno al concetto che siamo l'organo superiore della nostra comunità valdostana. Come Consiglio regionale noi dobbiamo pensare al territorio, trattare il territorio esattamente per quello che è e riconoscerlo come ecosistema. Per definizione scientifica un ecosistema è contestualizzato e non esiste un ecosistema riproducibile in ogni parte del mondo, è impensabile una visione di questo tipo. Noi abbiamo un nostro ecosistema, un ecosistema alpino che può avere vicinanze e somiglianze con altri contesti alpini. Noi poi, a differenza di altri contesti alpini, abbiamo peculiarità.

Trattiamo questo territorio come ecosistema, in modo scientifico, in modo approfondito, quindi trattiamolo in tutte le sue peculiarità e andiamo a mettere in atto tutte le misure. Mi ricollego all'inizio e se di apertura di un tavolo si deve parlare, questo tavolo deve entrare in merito a questi argomenti, al pensare non soltanto di collegarsi alla linea europea, alla linea di tutte le agenzie che hanno posto obiettivi per il 2030, 2040, 2050, ma pensare di usare e di lavorare profondamente sul nostro territorio, in modo tale da far sì che noi agiamo esattamente sulle variabili del nostro territorio. Enfatizziamo quelle che hanno valore e facciamo in modo che le trasformazioni diventino significative per il nostro territorio e per avere l'ambizione, perché no, di diventare scuola, ambito sperimentale da riproporre per altri contesti a noi simili, contesti alpini.

Questa è la prospettiva di un'iniziativa di tutela ambientale. Chiaramente, rispetto a questa mozione, io non mi trovo minimamente a essere contrario, però con tutto il rispetto ritengo che sia un po' uno sparare a salve. Noi cerchiamo di alzare l'asticella delle nostre ambizioni, andiamo più a fondo e soprattutto decliniamole sul territorio.

Président - La parole à l'assesseur Chatrian, en discussion générale.

Chatrian (AV) - Ho ascoltato attentamente i vari interventi e i contributi che i diversi colleghi hanno voluto mettere in evidenza su un tema così importante. Forse in quest'ultimo periodo, mai come in questo momento, anche i nostri studenti ci obbligano e obbligano le istituzioni, i politici, gli amministratori ad approvare non solo delle misure o delle azioni, ma dei piani di sviluppo e di strategia per il futuro. La collega che ha presentato questa mozione, adesso ci dà la possibilità di poterci confrontare, posizionare e spero anche che ci sia la possibilità di poter addivenire a una sintesi, dato che la risoluzione che è stata illustrata dei colleghi di maggioranza ha tenuto conto per una buona parte delle impostazioni della mozione che ci è stata presentata.

Io direi che il fenomeno non solo non vada sottovalutato, ma gli effetti sono evidenti e sono sotto gli occhi di tutti. Io penso che chi mette oggi in discussione quanto sta succedendo, lo faccia in una maniera non onesta dal punto di vista intellettuale. Penso però sia importante fare anche un po' di ordine: chi fa che cosa, che cosa stanno facendo gli Stati, che cosa sta facendo l'Unione Europea, cosa sta facendo la Valle d'Aosta per quanto riguarda la riduzione e la mitigazione principalmente legate alle emissioni.

È importante, a un certo punto, dettagliare in maniera scientifica e tecnica, con tanto di dati alla mano. Ho sentito qualche collega citare l'ARPA, che fa la sua parte, Montagna Sicura, che sta facendo la sua parte, i Comuni che stanno facendo la loro parte, le associazioni che stanno facendo la loro parte, ma - abuso magari di questo passaggio, perché ogni tanto ci si scherza - penso che questo Consiglio debba decidere da un punto di vista politico e amministrativo quali sono gli indirizzi. Una mozione o una risoluzione sono un atto tutto di natura politica importante, che va a declinare e a decidere che tipo di percorso intendiamo mettere in campo, con che modalità, in che tempi e con quali strumenti. Io penso sia questa la parte più bella di questa discussione. Più bella perché? Lascerei un attimo da parte le azioni e le misure che sono già state messe in campo per ridurre ulteriormente le emissioni. Lo dicevano diversi colleghi prima, baciati forse anche dal nostro territorio e dal fatto che per più di un terzo è ricoperto da foreste: il nostro valore stimabile non va oltre una tonnellata a persona, probabilmente perché siamo fortunati dal punto di vista naturale, ma dall'altro dobbiamo avere anche la capacità di ridurre ulteriormente quelle che sono le emissioni.

Ma permettetemi di dire che la sfida forse più delicata e più importante è legata soprattutto alla questione degli adattamenti ai cambiamenti climatici. Io penso che sia lì dove noi possiamo fare la differenza, abbiamo la possibilità di mettere in campo una strategia 2021-2027 europea, andando a condirla di misure e di azioni per adattarsi ai cambiamenti climatici. Sarà comunque non facile, anche perché sarà l'uomo e quindi in questo caso le nuove leggi che avremo la capacità di mettere in campo per adattarci comunque ai cambiamenti che citavo prima.

Detto questo, l'ordine del giorno che abbiamo approvato ormai quasi un anno fa: tra al massimo due mesi avremo i primi risultati del tavolo di lavoro che è stato costituito. È stato costituito un tavolo di lavoro di esperti tra i coordinatori, tra i consulenti, tra le varie associazioni che citavo prima e avremo modo di valutare nel merito e concretamente con numeri alla mano l'eventuale certificazione, l'eventuale stato dell'arte del sistema Valle d'Aosta al livello di emissioni. Su questo la sfida - permettetemi di dirlo anche da un punto di vista professionale - sarà soprattutto legata alle emissioni legate ai nostri fabbricati, a quello che l'uomo ha già realizzato e che per mille motivi sono comunque fonte di emissioni molto alte. La partita lì non è facile, ci vanno risorse, ci vanno soldi, ci va cultura, ci vanno gli ingegneri, gli architetti, i geometri e le figure professionali, ci va la volontà, ma non è sufficiente: ci va un piano, un piano a lungo termine, un piano che però sia monitorato. Dall'altra parte però, come dicevo prima, la partita più difficile sarà sicuramente quella legata agli adattamenti e questo concetto l'abbiamo inserito all'interno di questa risoluzione che, ripeto, è un atto tutto di natura politica, perché ci proietta al 2040, al 2050 e al 2030.

Quali le sfide? La gestione delle nostre acque, è stato detto da diversi colleghi, la gestione dei pericoli naturali dovuti ai cambiamenti climatici, la gestione dell'economia forestale. Arrivo da un incontro molto interessante con i colleghi della provincia di Trento, dove loro hanno una cultura che parte da lontano, legata la filiera della foresta e del legno, dove veramente c'è spazio - noi non partiamo da zero - per rilanciare in maniera robusta, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Ma per fare questo dovremo incidere sulla prossima programmazione 2021-2027, sul nuovo PSR. La nostra criticità è diversa dalla loro, dovremo affrontarla cercando di creare le condizioni a livello di viabilità che oggi non abbiamo, altrimenti i conti non stanno in piedi e quindi tocca al pubblico andare a riscrivere le regole del gioco. La gestione della biodiversità, passando per la salute e senza dimenticarci della nostra prima industria che è quella del turismo: l'adattamento nei prossimi anni sarà fondamentale, ma legato non solo alla temperatura, ma comunque alle modifiche sostanziali.

Ho sentito dire da parte di qualcuno "la vostra risoluzione dice poco" e allora mi sono soffermato su quello che abbiamo scritto all'interno di questa risoluzione. Innanzitutto non stiamo sottovalutando la questione nella maniera più totale, poi però dobbiamo affrontarla anche in una maniera laica, pragmatica e dove noi possiamo fare la differenza e incidere, quindi il dialogo con il nostro governo nazionale - il secondo punto: non so se avete avuto modo di leggerlo - non è banale! La montagna, ma non solo la montagna della Valle d'Aosta, quantomeno tutto l'arco alpino all'interno della comunità europea, è la zona più fragile! Di questo il governo nazionale e non solo dovrà tenerne conto. Proprio ieri a Trento e a Bolzano ne parlavamo con i colleghi assessori e con i dirigenti dei vari settori, di quanto in questo momento le zone montane siano quelle più fragili.

Qualcuno banalizzava l'ennesimo tavolo: noi ci siamo assunti un impegno anche con i ragazzi e non solo, con le associazioni, con gli agricoltori. Prima il collega Barocco metteva in evidenza, con tutte quelle associazioni e gli attori principali anche motori della nostra economia, di poter avviare un percorso per scrivere insieme la strategia regionale di sviluppo sostenibile 2030. Oltretutto qualche settimana fa abbiamo approvato una delibera che va in quella direzione, ma è una delibera sempre di indirizzo che poi va condita di contenuti e di azioni.

Il quinto punto è fondamentale, quello di costituire un gruppo che ci lavori con degli esperti, oltre ad ARPA, oltre a Montagna Sicura, ma che ci aiuti a scrivere la strategia 2030 Valle d'Aosta, cioè principalmente sugli adattamenti ai cambiamenti. Come adattare la regione più piccola d'Italia, la regione che ha una quota media che va oltre i 2000 metri, dove abbiamo i quattro 4000 metri più alti di tutto l'arco alpino, dove la fragilità aumenta dovuta al nostro collocamento. Ho apprezzato diversi interventi su come fare tutto questo: non ha etichette l'ambiente, il sano ambientalismo, il nostro territorio, le azioni, le misure.

Io penso che la sfida sia come raggiungere questi obiettivi, è lì che ci deve essere il confronto e il dibattito politico, ma con che soldi, con che mezzi e in che tempi? Penso sia lì tutta la sfida. Tra qualche mese affronteremo il bilancio 2020 e il triennale 2020/2022 e tra qualche mese anche la programmazione europea 2021/2027: è lì che dovremmo essere in grado di fare la differenza.

All'interno della nostra risoluzione che abbiamo voluto proporre oggi, abbiamo integrato altri due punti: il punto 6 e il punto 7. Soffermiamoci, vi chiedo per favore un attimo, sul punto sei che è fondamentale e non è legato solo alla questione di natura tutta economica e finanziaria, quanti soldi. No, ma: quante risorse umane, quante persone e le migliori che possano mettere in campo gli strumenti a noi legislatori, per poter approvare i migliori piani, le migliori strategie e soprattutto la futura programmazione europea 2021/2027. Altrimenti ci riempiamo la bocca di parole, ma poi non siamo in grado di declinarle in fatti, cioè in azioni, in misure. Quella del Carbon Free e Fossil Fuel Free 2040 io penso sia geniale e strategica. Ho sentito dire che dovremmo anticiparla, ma io penso che se riuscissimo a mettere in campo veramente tutte queste azioni nei tempi dovuti, nei modi dovuti, concertando con le nostre comunità...! Vi faccio l'esempio dei ragazzi che abbiamo incontrato come Giunta: ci è stato chiesto di abbattete le emissioni della parte antropizzata. Gli edifici valdostani saranno quanti: 150 mila, 200 mila? Ma per modificare queste emissioni ci va un coraggio che non ci manca, ci vanno le risorse, ci va un piano, ci va un monitoraggio e ci va un sostegno anche di natura economica non banale. Coibentare non è sufficiente. Come viene alimentato, in che maniera e con che fondi? Ma su quello possiamo fare la differenza al nostro interno.

Ultimo, il punto 7. Entro la fine dell'anno, la prima settimana, massimo la seconda di gennaio, avere la possibilità di entrare nel merito della certificazione Carbon Free Valle d'Aosta 2040. Io penso che questo strumento possa essere spendibile anche da un punto di vista turistico. Diciamo le cose belle e le cose che funzionano in Valle d'Aosta. Diciamo che il nostro territorio è tutelato per oltre il 30 percento. Cerchiamo di avere anche quella capacità interessante di giocarci la partita sulla nostra prima industria, perché io penso che su quello ci sia spazio per poter fare le cose bene.

Termino dicendo che abbiamo declinato i sette punti, partendo anche dalla base della collega che ci ha stimolato presentando una mozione, ma abbiamo cercato di darci anche dei compiti, dandoci anche un certo lasso di tempo e cercando anche di allargare il tavolo, facendo partecipare non solo dei ragazzi, ma tutti gli attori. Dall'altra abbiamo cercato di suddividere il ruolo di natura pubblica, da quello di natura più privata, ma che poi devono trovare un punto di sintesi.

Penso che alla fine su questo ci debba essere veramente quella voglia, quel coraggio e quell'ambizione di lavorare con tutte le regioni dell'arco alpino, anche perché le esigenze e le criticità non sono uguali, sono simili. Abbiamo comunque anche dei numeri completamente diversi rispetto ad altre regioni a statuto speciale, province a statuto speciale o regioni a statuto ordinario, ma penso che la sfida sia veramente legata principalmente alla seconda, senza dimenticarci della prima, che è indubbiamente quella di come, in che maniera e in che tempi condire la strategia, per adattarci ai cambiamenti climatici. È inevitabile e non solo non è il momento di sottovalutare l'effetto, quello che comunque percepiamo giorno dopo giorno, ma dobbiamo avere anche quella visione da cui poi mettere in campo e quindi approvare quelli che saranno gli atti successivi. Questo è un atto tutto politico, però da qualche parte si deve partire e gli atti più di natura amministrativa saranno indubbiamente il triennale e poi successivamente la programmazione europea 2021-2027.

Président - La parole au collègue Mossa.

Mossa (M5S) - Con il mio intervento vorrei approfondire quello mio precedente, perché ho notato che per alcuni colleghi i problemi e le soluzioni legate ai cambiamenti climatici sono ancora un argomento un po' ostico e se posso contribuire ad amplificare le loro vedute, purtroppo limitate alla sola contabilità, ne sarei ben contento.

Venendo a quanto dichiarato prima, il nostro movimento sta lavorando a un progetto che potrebbe essere realizzato solo se ci sarà un'ampia condivisione da parte di tutti gli organi decisionali. Abbiamo fatto un'analisi delle opportunità legate all'ambiente, quali le grandi riserve d'acqua, l'attrattiva turistica e gli utilizzi zootecnici, abbiamo fatto un'analisi delle minacce e dei rischi che possono influenzare a danneggiare queste opportunità, quali in primis il cambiamento climatico - spero che i colleghi, che non sono attenti poi non dicano di non aver capito - inteso come un forte aumento di temperatura in alta quota, possibili grandi eventi atmosferici e correlati disastri, il danneggiamento dell'ecosistema, i danni sull'equilibrio idrogeologico anche a valle e l'inquinamento derivante da microplastiche ed altri elementi inquinanti trasmessi attraverso le acque. Le nostre debolezze sono l'assenza o l'insufficienza della conservazione dei ghiacciai in alta quota, mentre le nostre forze sono il consolidato sistema di riserve idriche per l'idroelettrico. Le conseguenze, se noi interveniamo efficacemente su queste minacce e sui rischi, sono: il ritiro e l'esaurimento dei ghiacciai, il decadimento dell'ecosistema naturale, la difficoltà di utilizzo degli alpeggi e l'incremento delle malattie zootecniche, la variazione improvvisa della durata delle stagioni e il conseguente accorciamento della durata dei soggiorni turistici, una maggiore rischiosità e l'aumento dei costi di manutenzione degli impianti funiviari e l'insufficienza media di disponibilità idrica per tutti gli usi. I rimedi necessari e possibili a queste minacce e rischi sono sistemi di protezione dei ghiacciai e raccolta delle microplastiche, la preservazione degli ecosistemi e la prevenzione dei rischi idrogeologici; per questo occorrono investimenti significativi nella ricerca e nella sperimentazione. Il monitoraggio intensivo dei parametri critici, il monitoraggio e gli interventi di manutenzione preventiva delle infrastrutture.

Chi lo può fare? Ecco la risposta importante, quella che magari a qualcuno può essere sfuggita nel mio precedente intervento. Gli attori importanti ai quali mi riferivo sono, ad esempio, la Fondazione Montagna Sicura, l'ARPA e CVA, quest'ultima ovviamente se non priva privatizzata o svenduta a Iren, ma anche i vari assessorati che possono concorrere in questi progetti. È necessario un confronto diretto di tutti questi attori, un tavolo che lavori a un progetto incisivo e condiviso. Spero, con questo mio ulteriore intervento, di essere stato finalmente chiaro. Diversamente, non trattandosi di matematica, inviterei chi ancora non ha capito a un incontro per un approfondimento, che non può certo essere esaustivo in un'aula del Consiglio e in un tempo così limitato.

Dalle ore 12:21 riassume la presidenza la presidente Rini.

Rini (Presidente) - Ha chiesto la parola il collega Ferrero.

Ferrero (MOUV') - Io non vorrei inibire il fervore ambientalistico di alcuni colleghi, ma guardando le iniziative, guardando la risoluzione che è arrivata, vorrei richiamare sul fatto che stiamo impiegando - per carità, non voglio svilire gli argomenti - ore e ore e ore di Consiglio sulla base di iniziative che propongono tavoli di confronto, tavoli di discussione, riunioni. Ecco, io sono sempre stato convinto (è un mio limite) che se si vuole non risolvere un problema si fa un bel tavolo di lavoro, un comitato di pilotaggio o cose del genere. Io vorrei richiamare al fatto che, al di là degli impegni che sono già stati presi, anche in parte dal governo regionale, continuare in maniera così ostinata a portare in Consiglio e a occupare buona parte del dibattito sul cambiamento climatico globale, sul quale noi possiamo sicuramente avere un piccolo, un minuscolo influsso, possiamo fare qualcosa, ma io lo ritengo a questo punto veramente una cosa stucchevole.

Io inviterei veramente tutti a farsi un esame di coscienza. Se qualcuno vuole avere la bandierina da ambientalista, ma se l'appunti! Si punti lo spillo sul petto, non ci sono problemi, saranno gli ambientalisti! Ma qui stiamo andando oltre quella che secondo me è la funzione del nostro Consiglio regionale, perché se è vero che l'ambiente è una tematica importantissima, che abbiamo già peraltro trattato, è peraltro vero che ci sono una marea di altri problemi che riguardano i valdostani. Non dimentichiamoci che noi siamo consiglieri regionali e non siamo deputati, di conseguenza richiamerei umilmente al fatto di occuparsi dei problemi che sono i nostri problemi, che sono la sanità, che sono il lavoro in Valle d'Aosta, che sono problemi che interessano realmente i cittadini. Ci sta anche l'ambiente, ma monopolizzare interi Consigli regionali, presentare anche un'altra risoluzione che mi è arrivata qui sul tavolo, l'ennesima, sul fatto che dobbiamo promettere, dobbiamo vederci, dobbiamo trovarci sui tavoli! Ma io vi prego veramente, vi prego: un esame di coscienza! Avete, chi si è preso la briga di continuare a fare questa iniziativa, avete la primogenitura sulla protezione ambientale! Da parte mia ce l'avete e non v'è la porterà via nessuno, ma torniamo a parlare dei problemi che riguardano i cittadini. Questo è un problema che, in questa maniera, può essere affrontato a livello nazionale. Che ci sia stato uno stimolo da parte nostra è giusto, ma per cortesia torniamo a parlare delle cose che interessano ai valdostani.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Vorrei veramente ringraziare di cuore l'Assessore, che mi ha stupito con effetti speciali, e tutti gli intervenuti per i preziosi apporti al nostro dibattito, anche per l'ultimo, sebbene non ne condivida nemmeno un pezzetto. Ma sono tutti preziosi, perché l'emergenza del cambiamento climatico è davvero e deve essere assolutamente un tema trasversale. Qui non è un problema di bandierine, di chi è davvero ambientalista e di chi non lo è e se questo problema non riguarda i valdostani, io veramente non capisco quali problemi riguardino i valdostani. Certo, ce ne sono molti e molti altri, ma questo è uno ed è grande e sarebbe, secondo me, un ottimo segno per tutta la comunità trovare l'unanimità in quest'aula, dopo tutto questo dibattito.

Purtroppo devo dire che mi è dispiaciuto, se posso essere molto sincera, ricevere questa risoluzione stamattina, perché così ho potuto leggerla solo velocemente. Invece avrei gradito poterci ragionare magari ieri o nei giorni scorsi, a meno che non l'abbiate scritta questa notte. Se l'avete scritta questa notte, secondo me avreste potuto dormire sogni tranquilli, perché in fondo abbiamo fatto forse un lavoro doppio e magari bastavano alcuni emendamenti, non lo so.

Comunque voglio dire ancora due cose, prima di chiedere un momento di sospensione che magari possiamo anche fare nella pausa pranzo, se la Presidente è d'accordo, per non occupare troppo tempo, per mettere insieme questi testi, per trovare una soluzione che vada bene per tutti e un testo definitivo. Inviterei poi a questa sospensione tutti coloro che vogliono sottoscrivere, che vogliono votare per questa mozione, chiaramente insieme all'Assessore.

Ma prima di questo vi vorrei dire ancora due cose e fare due ragionamenti con voi molto aperti. A me sembra strano quello che costantemente si dice in quest'aula a proposito dei tavoli, in primis perché questo tavolo - lo avevo letto sui giornali e la collega Morelli lo ha confermato prima - lo avete promesso voi ai giovani, lo ha promesso l'Assessore, lo ha promesso il Presidente ai giovani del Fridays for Future e d'altronde bisogna stare attenti alle promesse che si fanno ai giovani. Io lo vedo con mia figlia che ha 16 anni: mai promettere ai ragazzi qualcosa che poi non si mantiene, perché i giovani sono seri, sono puri, sono ancora puri, per fortuna. D'altronde io non capisco perché ce l'abbiate tanto con i tavoli. A parte che il tavolo, scusate se mi permetto, ma è un oggetto altamente erotico, nel senso che è un oggetto d'amore per la democrazia: in questo senso, nel senso etimologico che il collega Distort non può non apprezzare, è un oggetto d'amore, quindi erotico per la democrazia. Se non ci mettiamo intorno a un tavolo, come caspita facciamo a discutere, a confrontarci e poi arrivare a delle conclusioni condivise?! Mi dicono che la politica è mediazione, ma la mediazione si fa attorno a un tavolo, credo io. Io i tavoli gli adoro, siano tondi, quadrati, ellittici, alti o bassi, di qualsiasi materiale, di legno, di marmo, magari di plastica è meglio di no.

Comunque, attorno a questo tavolo mettiamoci pure chi volete, gli enti che avete detto, che diceva il collega Mossa, Montagna Sicura, l'ARPA e chi volete, però è fondamentale che ci siano i nostri giovani, a cui abbiamo fatto precise promesse ed è fondamentale, lo ribadisco, che ci siano scienziati del clima. E faccio già una proposta, così andiamo avanti con i lavori: il professor Pasini del CNR, una personalità di tutto rispetto, aveva già dato la sua disponibilità. Lui è proprio uno scienziato del clima e quando era venuto in Valle d'Aosta per quella serata strepitosa in biblioteca, aveva già dato la sua disponibilità, quindi avremmo già anche un nome.

Per quanto riguarda il testo della risoluzione, che ho guardato troppo velocemente, posso già dire però due o tre cose. A me spiace un po', poi magari l'Assessore me lo spiegherà meglio, il fatto che vogliate togliere questa dichiarazione dello stato di emergenza climatica e ambientale, che è stato riconosciuto dal Comune di Aosta, con il quale credo che dobbiamo anche interloquire, ma è stato anche riconosciuto dalle Regioni Liguria e Toscana, dalla Francia, dalla Spagna, dall'Irlanda, dal Canada, dalle amministrazioni scozzesi e gallesi, da diciassette città australiane, da 365 città del Québec, dall'amica Catalogna, da papa Francesco, anche se non da Les Combes. Perché noi non lo possiamo fare, questo a me non è chiaro e magari con qualcuno me lo spiegherà.

Altro punto a cui non vorrei rinunciare, è quello sull'informazione ed educazione dei cittadini verso un uso più responsabile delle risorse naturali, perché noi ci illudiamo che le risorse naturali siano infinitamente rinnovabili.

In ultimo, per non criticare sempre, ma per sottolineare le cose positive, come diceva l'Assessore, va benissimo il richiamo sulla situazione particolare dell'arco alpino che avete aggiunto, meravigliosa idea che non avevo avuto e aggiungiamoci pure i giardinieri delle Alpi, come li ha definiti il collega Barocco. Ottimo anche il punto sul bilancio, molto concreto e programmatico, perché senza investimenti purtroppo si può fare ben poco. Quindi, ribadisco se si può avere un momento di sospensione, quando lo ritenete opportuno.

Presidente - Vista l'ora e ricordando che alle due c'è anche una conferenza stampa organizzata dalla Presidenza del Consiglio, se è necessaria una sospensione, io vi chiedo di sospendere per potervi riunire subito. Interviene brevemente l'assessore Certan e poi sospendiamo la seduta, così poi riusciamo ad andare avanti. Prego, assessore Certan, ha la parola.

Certan (AV) - Intervengo brevemente in questa discussione certamente interessante e che credo riguardi sicuramente i cittadini valdostani e anche il futuro della nostra regione. Vorrei solo sottolineare due aspetti che mi sono sembrati molto importanti e dei quali abbiamo parlato anche a livello di governo regionale, cercando proprio di essere trasversali, come ha ricordato l'assessore Chatrian. In tutti gli interventi questo aspetto è stato ripreso, l'importanza della trasversalità e che quindi in ogni settore si sia competenti su questo argomento.

Riprendo, perché mi è sembrato molto puntuale, l'intervento che ha fatto il collega Distort, sul fatto dell'ecosistema che non è riproducibile dappertutto nello stesso modo in tutto il mondo, ma che ogni territorio ha il suo ecosistema. Lei è stato molto concreto nel toccare questo aspetto e credo che in realtà sia quello che dovremmo fare, in modo pratico e operativo, anche nelle scuole, perché è evidente che per poter intervenire e in qualche modo sostenere un ecosistema, bisogna conoscerlo, quindi in ogni territorio, per i ragazzi e nelle scuole, deve esserci un'educazione alla conoscenza del territorio e dell'ecosistema in cui in qualche modo si è inseriti. Il ruolo della scuola, dell'istruzione e della cultura è fondamentale e a questo proposito concludo ricordando anche alla collega Pulz che nella programmazione triennale della formazione degli insegnanti sono stati inseriti due punti. In particolare, nella delibera approvata sul piano triennale vi è una competenza nelle scienze sperimentali e sono stati inseriti due punti riguardanti proprio la formazione sulle problematiche ambientali verso l'Europa 2030, non tanto perché si è diventati ambientalisti o si vuole diventare tutto d'un colpo ambientalisti o ecologisti, ma perché crediamo che sia importante che gli insegnanti siano preparati, chiaramente in modo scientifico. Vi è poi un altro punto: promuovere la sensibilità e l'attenzione degli studenti verso le valenze ambientali a partire dal proprio territorio. Questo credo sia proprio un passaggio che va nella direzione sollecitata e auspicata dal collega.

L'ultimo passaggio. Sono d'accordo che i ragazzi e soprattutto gli studenti, che in questo momento hanno preso delle posizioni riguardo a questa tematica, si sono anche appassionati ed è normale che sia così, anche a quell'età, non siano strumentalizzati, non siano usati, non siano dei mezzi. Io credo che insieme a loro bisogna lavorare in modo serio, onesto, in modo direi competente, perché gli insegnanti devono essere sicuramente dei fari e dei punti di arrivo e di partenza per gli studenti; non credo che vadano strumentalizzati come dei mezzi, come forse a volte si sta facendo. Sono d'accordo anch'io e credo che sia il collega Barocco che ha fatto questo passaggio, proprio sul non utilizzo delle persone per dei fini personali di qualche lobby o di qualcuno. Io su questo vorrei aprire anche un piccolo semaforo giallo, perché si faccia attenzione a non farsi portare dalle mode, ma si vada invece in modo serio a lavorare e a costruire metodologie che servano per far andare in una direzione diversa, forse anche riguardo questo tema, i nostri giovani.

Presidente - Grazie, colleghi. Il Consiglio è sospeso per permettere la riunione ai fini di adire a una convergenza sulla tematica. I lavori riprenderanno alle ore 15:30.

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La seduta termina alle ore 12:35.