Oggetto del Consiglio n. 779 del 4 luglio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 779/XV - Interpellanza: "Definizione delle modalità operative ed organizzative per il rispetto del divieto di utilizzo dello smartphone durante le ore di lezione".
Rini (Presidente) - Punto n. 52 all'ordine del giorno. Per l'illustrazione, la parola alla collega Russo.
Russo (M5S) - Buon pomeriggio a tutti. In questa interpellanza parliamo di uso dello smartphone a scuola, in classe, un tema di cui si parla molto in tutti i canali di comunicazione, ma anche nelle istituzioni, nelle scuole e nelle amministrazioni. Vi ricordo che nel mese di ottobre 2018 il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità una mozione che prevede di far inserire, dal mese di settembre 2019, nei regolamenti di tutte le scuole secondarie, di primo grado e di secondo grado, qualora non fossero ancora presenti, il divieto di utilizzare lo smartphone in classe durante le ore di lezione, garantendone l'utilizzo a fini pedagogici e per attività con minori con bisogni educativi speciali. In molte scuole ci sono già regolamenti che prevedono tale divieto, ma concretamente i ragazzi, soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado, utilizzano regolarmente il telefono in classe durante le lezioni per fini personali. Chi tra noi ha figli o nipoti alle superiori ha sicuramente ricevuto messaggi da loro durante le ore di lezioni su argomenti relativi alla vita privata di ognuno, o commenti sui professori e sui compagni, comunicazioni che certamente possono essere rimandate in un altro momento. Attualmente la gestione dei cellulari in classe è interamente a carico dei docenti, gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado sono sempre connessi e ovviamente non è sufficiente dire loro di non utilizzare il cellulare perché lo facciano. Credere che gli insegnanti debbano anche educare gli alunni a un uso consapevole e moderato dei cellulari, introducendoli anche in classe, è un'ingenuità a parer mio e sono i risultati a dircelo: secondo il sondaggio Scuola.net 2018, uno studente su due usa lo smartphone in classe senza l'autorizzazione del professore per scopi personali, cioè per chattare, consultare i social, giocare e svolgere compiti in classe, fare foto ai compagni e agli insegnanti.
Voglio ricordare con forza a tutti noi che la priorità della scuola è quella di mirare allo sviluppo delle facoltà mentali analogiche, finalizzate a cogliere la complessità della realtà, facoltà che permettano anche agli studenti di padroneggiare il mondo digitale, che deve essere al servizio dei ragazzi e non viceversa. La pedagogia ci insegna che a scuola i ragazzi devono essere mentalmente presenti in classe per apprendere tramite la relazione reale con gli insegnanti e con i compagni, ascoltare presuppone il rispetto di chi parla e implica soprattutto un atteggiamento attivo e di partecipazione attenta. Anche la nostra esperienza personale quotidiana ci insegna che lo smartphone, invece, è uno strumento individuale, che spinge all'isolamento. Il cellulare permette di essere altrove, lontano dalla realtà in cui ci si trova e i ragazzi non hanno bisogno di questo. Oggi possiamo parlare di vera e propria dipendenza da cellulare, che coinvolge moltissimi adulti, ma ancora di più i ragazzi, senza una corrispondente e necessaria educazione digitale. Questa scelta politica ha un impatto educativo importante e immediato, a costo zero, e si delinea come un prezioso sostegno agli insegnanti in classe, ma anche indirettamente ai genitori a casa.
Fatte queste premesse, chiediamo all'Assessore di sapere: "se e con quale modalità l'Assessore ha comunicato alle istituzioni scolastiche l'approvazione della suddetta mozione; in caso negativo, come intende effettuare tale comunicazione e con quale tempistica; se intende prevedere, in accordo con i dirigenti scolastici, la definizione di modalità operative e organizzative per far rispettare tale provvedimento".
Presidente - La parola all'Assessore Certan.
Certan (AV) - Risponderei partendo dalle sue considerazioni. Condivido, collega Russo, lei nell'illustrare le interpellanze fa sempre dei riferimenti interessanti e credo che il riferimento al fatto che i giovani - ma poi anche noi, quindi l'umanità intera - siano sempre connessi lo condivido, è vero. Credo che faccia parte anche di quelle necessità dei contrasti di cui a volte avremmo bisogno, così come abbiamo sempre caldo, avremmo bisogno di avere gli opposti e, per apprezzare il caldo, avere anche il freddo. Faccio dei riferimenti: fra rumore e silenzio, andiamo al supermercato e abbiamo continuamente musiche e radio, andiamo in auto e abbiamo continuamente dei rumori di sottofondo, fa parte di quei contrasti che probabilmente nella nostra società non ci sono più. Sicuramente lei ha toccato un aspetto che è più grande di quello della semplice autorizzazione o no all'uso in classe. Visto che era centrato su questo aspetto, per quanto riguarda i punti 1 e 2, le risponderei che la mozione approvata nel Consiglio regionale del 18 ottobre 2019 è stata trasmessa a tutte le istituzioni scolastiche ed educative della regione, comprese le paritarie, a mezzo PEC, con nota sovraintendizia, protocollo n. 22381, in data 26 ottobre 2018. Tutte le istituzioni e tutti i dirigenti l'hanno ricevuta. È stata inviata, credo, dal Sovrintendente e, all'epoca, dal collega Sammaritani. Non l'ho rinviata, durante l'anno scolastico, non ho ritenuto di doverla rinviare alle scuole.
Per quanto riguarda la terza domanda, il divieto di utilizzo dello smartphone durante le ore di lezione risponde a una generale norma di correttezza, che vuol dire tutto e vuol dire niente, che però trova una sua codificazione formale già nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, D.P.R. 24 giugno del 1998, n. 249, perché l'uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento, come ha ricordato lei, di distrazione, sia per chi lo usa, sia per i compagni e io direi anche per gli insegnanti, qualora sia utilizzato bene, cioè, come dice lei, solo per mandare messaggi alle famiglie, perché poi vi è anche chi ne fa un uso improprio e fa altri tipi di speculazioni e video. L'uso del cellulare o di altri dispositivi elettronici, come ha precisato il Ministero dell'istruzione nella direttiva del 15 marzo 2007, avente per oggetto: "Linee di indirizzo e indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi", oltre che una grave mancanza di rispetto per l'insegnante, costituisce un'infrazione disciplinare. Ci sono poi le regole dell'istituto stesso, come ha ricordato lei, le regole che ogni istituto scolastico si dà, nell'ambito della propria autonomia, per garantire il corretto funzionamento della scuola. Sono contenute nel regolamento di istituto che ogni scuola fa e in alcune istituzioni probabilmente alcuni punti e alcune indicazioni sono anche nel POF. Nel rispetto dell'autonomia scolastica e dello Statuto delle studentesse e degli studenti, il regolamento di istituto prevede le modalità per attivare un dialogo costruttivo tra studenti, da un lato, docenti e dirigente scolastico dall'altro, su varie tematiche. Disciplina inoltre l'esercizio del diritto di associazione all'interno della scuola e il diritto degli studenti a svolgere iniziative al suo interno, come l'utilizzo dei locali, le procedure di elaborazione e sottoscrizione da parte dei genitori e degli studenti del patto educativo di corresponsabilità, volto a definire il rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie. Credo che questo sia un passaggio molto importante ma nello stesso tempo anche delicato, perché non è così scontato che ci sia questo patto fra scuola e famiglia. Lei probabilmente, in modo molto responsabile, dice: "ci rendiamo conto che i ragazzi, pur avendo come regola quella del non utilizzo dei telefonini, li utilizzano lo stesso in qualche modo facendo un'infrazione o non rispettando l'autorevolezza dell'insegnante", però è anche vero che io sono stata chiamata, come genitore - una sola volta, ho due figli -, ad andare a riprendere il telefonino che era stato imbustato e sequestrato, messo nella cassaforte della scuola, perché probabilmente era stato utilizzato in modo improprio durante la lezione. Certo è che, come genitore, non sono andata sicuramente a trovare scuse né con i dirigenti, né con gli insegnanti. Purtroppo questo, invece, ogni tanto avviene, cioè il non rispetto del ruolo né della figura dell'insegnante, né di quella del dirigente. Questo fa parte di quell'accordo sociale che, secondo me, deve esserci: la scuola deve essere riconosciuta dalle famiglie come ente educativo, ma anche, oltre che di istruzione, come ente formativo, perché, se non vengono riconosciuti dalle famiglie stesse gli insegnanti e le regole che la scuola si dà, sarà un po' difficile che vengano rispettate dagli alunni. All'atto dell'iscrizione, con la sottoscrizione del patto sociale di corresponsabilità, le famiglie, nell'ambito di una definizione più dettagliata e condivisa dei diritti e dei doveri dei genitori verso la scuola, si assumono l'impegno di rispondere direttamente dell'operato dei propri figli. Le ho fatto un esempio molto personale, però è un po' questo che a volte manca. In qualche modo è anche un accordo in cui gli stessi studenti, nel caso in cui gli stessi studenti arrechino danni ad altre persone o alle strutture scolastiche, o più in generale violino i doveri sanciti dal regolamento d'istituto, subiscono, di conseguenza, l'applicazione di una sanzione, anche di carattere pecuniario, perché poi se si arriva dall'Assessore perché magari è stato ritirato il telefonino del figlio, credo che tutto questo che ci stiamo dicendo voglia dire che non sta funzionando.
Per deontologia e professionalità, i dirigenti, i docenti e il personale ausiliario in tutti gli spazi scolastici vigilano sugli alunni e devono vigilare. Eventuali infrazioni ai doveri da parte di alunni devono essere segnalate e oggetto di puntuale valutazione disciplinare, ma è evidente che dev'essere il dirigente scolastico che con autorevolezza - io direi - e anche i docenti, naturalmente, facciano rispettare queste regole che ogni istituzione ha. Non va poi dimenticato che ai docenti deve essere comunque lasciata la massima autonomia nelle scelte didattiche. Alcuni docenti ritengono infatti che l'uso di dispositivi informatici di vario tipo, ivi compresi gli smartphone, sia utile consentirlo qualora utilizzati a scopo didattico per l'apprendimento, la progettazione e l'acquisizione di informazioni e documenti, la comunicazione veloce di informazioni, nell'ottica di una comune crescita culturale e formativa. In qualche modo quindi per alcuni docenti è importante anche incentivarlo negli studenti - e ancor più negli studenti con disabilità - al fine di eliminare alcune barriere e migliorare la loro capacità di apprendimento, è chiaro che questo deve far parte di un progetto didattico, educativo e pedagogico, come ha detto lei. Nell'ottica di una scuola sempre più digitale, è possibile che alcune istituzioni scolastiche optino e regolamentino l'uso consapevole dello smartphone, in linea con le esigenze didattiche. Questa è una scelta che spetta a ogni singola istituzione che, quale scenario sociale e culturale, offre interessanti spunti educativi, che con regole precise permettano alle scuole di assicurare il ruolo di comunità educanti. Qui io le dico che sicuramente prima dell'inizio del prossimo anno scolastico ci sarà una conferenza di servizio da parte del Sovrintendente, con tutti i dirigenti. Sicuramente sarà messo all'ordine del giorno, perché credo sia importante che ne parlino e credo anche che sia importante che venga mantenuta questa libertà e quest'autonomia nella scelta dell'uso consapevole dello smartphone, che non vuol dire essere connesso continuamente in classe.
Presidente - Per la replica, la parola alla collega Russo.
Russo (M5S) - Questo è sicuramente un tema che sembra molto semplice ed è molto diverso anche dai temi che affrontiamo in Consiglio, ma in realtà ha una grandissima valenza educativa. Adesso un intero Cantone della Svizzera ha sperimentato l'eliminazione dei cellulari non solo durante la lezione, ma anche durante la ricreazione e durante le gite. L'hanno già fatto da un po', adesso stanno raccogliendo i dati e dai dati risulta che, effettivamente, la modalità di relazione tra i ragazzi sta aumentando di qualità e di frequenza, perché qui si parla di riabituare i ragazzi a relazionarsi tra di loro. Chi di noi ha dei figli lo sa: quando escono la sera, la maggior parte dei ragazzi, o anche quando sono a scuola, durante l'intervallo, non chiacchiera tra di loro, ma sta sui telefoni. Credo che questa mozione sia una mozione dove la convinzione di un Assessore può fare la differenza. Sicuramente benissimo che la comunicazione sia già stata fatta e sono convinta che lei farà questo passaggio anche con i dirigenti; poi l'altro passaggio sarà quello, per esempio, di aiutare concretamente l'organizzazione della gestione dei cellulari, perché gli insegnanti con cui ho parlato - mi hanno chiamato in tanti per questa questione, onestamente - mi hanno detto: "secondo me è un'ottima idea, però per esempio risolvici il primo problema: dove li mettiamo tutti questi telefoni? Perché non possiamo controllare i ragazzi che si prendano o non si prendano il telefono dallo zaino". Credo che questa sia un po' la scommessa: se crediamo che questa sia una cosa vincente, va bene, sennò, come tante altre, andrà un po' a cadere. Io sono convinta che la scuola, da questo punto di vista, debba dare un messaggio veramente importante, perché la comunicazione sullo smartphone per gli adolescenti è veramente un grandissimo problema e le famiglie non hanno gli strumenti per gestirlo.