Oggetto del Consiglio n. 800 del 10 luglio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 800/XV - Interrogazione: "Lavori di ampliamento del II lotto della discarica annessa al centro regionale di trattamento dei rifiuti urbani e assimilati di Pollein".
Rini (Presidente) - Punto n. 6 dell'ordine del giorno. Per la risposta, la parola all'Assessore Chatrian.
Chatrian (AV) - Cercherò di rispondere in maniera puntuale alle due domande che il collega ci pone. Una premessa prima di rispondere nel merito: il quarto lotto di discarica è un impianto la cui realizzazione era già stata prevista, sia nel primo piano regionale di smaltimento dei rifiuti, sia nel piano di gestione dei rifiuti, e riproposto nell'ultimo aggiornamento: quello del Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato con legge regionale n. 22 del dicembre 2015. Il progetto del quarto lotto di discarica è stato poi esaminato, con esito favorevole, sia dal Comitato tecnico per l'ambiente, sia dalla Conferenza dei servizi, tenutasi in data 19 gennaio 2006, ai fini della successiva approvazione, avvenuta con deliberazione di Giunta successiva, ad agosto 2009. Un passaggio importante: la realizzazione del quarto lotto di discarica è stata assoggettata anche alla valutazione ambientale strategica nell'ambito delle procedure di aggiornamento del piano regionale di gestione di rifiuti, avvenuto con legge regionale n. 22 del 2015, praticamente l'ultima approvata dal Consiglio regionale, da cui sono scaturiti tutti i vari atti amministrativi, la gara e la firma del contratto di pochi giorni fa. Il piano regionale dei rifiuti al punto 10.3.5.2., "Flussi da trattare e modalità di gestione e di trattamento", prevede la possibilità di smaltimento diretto nel quarto lotto di discarica, previa compattazione, senza preventivo trattamento, nel caso si possa applicare quanto previsto dall'articolo 7, comma 1, lettera b) del d.lgs. n. 36/2006, il quale stabilisce che l'obbligo del pretrattamento ai fini dello smaltimento in discarica dei rifiuti non si applica ai rifiuti il cui trattamento non contribuisce al raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1, riducendo la quantità dei rifiuti o i rischi per la salute umana e l'ambiente, e non risulta indispensabile ai fini del rispetto dei limiti fissati dalla normativa vigente. A questo proposito, richiamiamo le linee guida Ispra in base alle quali è data la possibilità di continuare a smaltire, ancorché in una fase transitoria, i rifiuti urbani indifferenziati in discarica senza pretrattamento, previa valutazione qualitativa degli stessi, volta ad accertare in via prioritaria il grado di rifiuti biodegradabili - questo è il passaggio più importante - ancora presenti nel rifiuto indifferenziato, il cui valore massimo è stabilito espressamente dall'articolo 5 del decreto n. 36 del 2003.
In sintesi, entro nel merito, tale normativa prevede che nel
rifiuto urbano indifferenziato smaltito in discarica non debba
esserci una presenza di rifiuto biodegradabile in quantità
superiore agli 81 chili all'anno per abitante, limite questo che
non doveva essere raggiunto entro il 2018. Sulla base delle
analisi merceologiche eseguite dalla Valeco S.p.A. settimanalmente
sui rifiuti sia differenziati sia indifferenziati conferiti presso
il centro di Brissogne, emerge che attualmente, anche a seguito
delle azioni poste in atto per la raccolta differenziata della
frazione organica domestica e assimilata, che rappresenta una quota
parte del rifiuto biodegradabile, la percentuale di rifiuto
biodegradabile presente nel rifiuto urbano indifferenziato è pari
al 47 percento, corrispondente a un valore di circa 76 chili/anno
per abitante, inferiore al limite di legge sopraindicato.
Parallelamente e contestualmente alle analisi merceologiche delle
diverse tipologie di rifiuti conferiti al centro di Brissogne,
vengono rilevati i valori del potere calorifico inferiore del
rifiuto indifferenziato, da cui emerge un valore mediamente alto, a
conferma di una scarsa presenza di frazione biodegradabile del
rifiuto indifferenziato prodotto. Per tale verifica tecnica, che è
propedeutica a valutare il rispetto normativo, l'Ispra ha definito
un criterio per valutare la stabilità biologica di un rifiuto.
Termino: nel documento l'Ispra stabilisce che, qualora i rifiuti
urbani indifferenziati, fermo restando il raggiungimento degli
obiettivi di riduzione del RUB (Rifiuto Urbano Biodegradabile),
rispettino un determinato valore del cosiddetto "indice
respirometrico", il loro smaltimento in discarica è ammissibile
anche senza trattamento. Le analisi periodiche effettuate sul
rifiuto indifferenziato da Valeco indicano un valore medio di tale
indice notevolmente inferiore a quello indicato nel documento
Ispra. Il terzo elemento in base al quale è consentito lo
smaltimento in discarica dei rifiuti urbani indifferenziati è che
si sia raggiunta la percentuale di raccolta differenziata del 65%,
percentuale che è superata nel primo semestre 2019, anche se non
abbiamo un rendiconto puntuale oggi, al 10 luglio, ma è il trend
dei primi mesi, che sarà confermato appena possibile. Nel momento
in cui avrò i primi dati rendicontati, avrò modo, se interessa al
collega, di farli avere, o comunque anche pubblicamente, o in
commissione, per potersi confrontare sui dati concreti ma,
soprattutto, rendicontati.
Presidente - Per la replica, la parola al collega Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Sarà importante vedere questi dati, perché io ho cercato di informarmi un po' sulla situazione della questione dei rifiuti e ho trovato che nell'articolo 7 del decreto legislativo n. 36 del 2003 si prevede che i rifiuti possono essere collocati in discarica soltanto dopo il trattamento. Il trattamento prevede che i rifiuti vengano vagliati per estrarre sostanze pericolose e per stabilizzare rifiuti organici, per evitare percolato e per togliere materiale eventualmente riciclabile. Questo è un po' quello che diceva lei, ma qui a me risulta che sia un obbligo: "il trattamento dei rifiuti destinati alla discarica deve quindi consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurre il volume e la natura pericolosa, e facilitarne il trasporto e favorirne il recupero, abbiano altresì l'effetto di limitare e ridurre il più possibile ripercussioni negative sull'ambiente, nonché i rischi per la salute umana". Il punto è che bisogna in questo caso trovare una stabilizzazione della frazione organica per ridurre il più possibile la formazione di percolato, che potrebbe avere ripercussioni negative sull'ambiente e sulla salute delle persone, questo rischio di percolato, chiaramente, emerge perché la zona del nuovo lotto è adiacente anche alla Dora ed è un pericolo che ci poniamo. Il fatto è che il pericolo è sia che vi sia una tracimazione rispetto al livello di impermeabilizzazione della discarica, come in questo caso di discarica ormai colma, oppure addirittura la fuoriuscita dello stesso da falle nello strato di impermeabilizzazione. Esiste quindi il rischio di un concomitante inquinamento di falde acquifere e dei terreni circostanti la sede della discarica, oppure soltanto di questa seconda eventualità. I rischi per la salute derivano in questo caso sia dalla frequentazione dell'area circostante la discarica, sia dal possibile inquinamento di prodotti agricoli, con la conseguente contaminazione della catena alimentare. Le chiedo: permettere quindi l'ampliamento del secondo lotto della discarica, ormai esaurito, non comporterà rischi quindi per il territorio circostante? Serve a temporeggiare per evitare l'esaurimento prossimo della discarica, oppure la frazione di rifiuti urbani indifferenziati che viene smaltita presso la discarica in una cella appositamente allestita, realizzata a norma di legge e regolarmente autorizzata, in attesa dell'avvio dell'esercizio di un nuovo sistema impiantistico di trattamento dei rifiuti è un temporeggiamento? Questo è quello che è stato dichiarato sui giornali.
Visto che lei ci ha detto che i rifiuti vengono sottoposti a una vagliatura, io le porto una piccola testimonianza da giornalista. Io andai a fare un servizio sulla discarica di Brissogne e ci fecero vedere un impianto di selezione che puliva - credo fosse la plastica o la carta - e sostanzialmente dei contenitori venivano pressati su questa catena di montaggio, che portava i rifiuti in alto, e c'erano sei operai, in cima a questa catena, che, a mano, facevano una selezione. Ci dissero che, grazie a quel sistema, era migliorata notevolmente la frazione di rifiuti conferita. A distanza di qualche mese incontrai uno di quegli operai e gli dissi: "certo che fate un lavoro duro, tutto il giorno a selezionare rifiuti". Lui mi disse: "no, veramente quell'impianto l'abbiamo messo in funzione perché c'eravate voi giornalisti, non lo facciamo sempre". Insomma, se questa è la selezione che viene fatta e sulla base della quale vengono fatte le analisi, forse questo sistema è un po' da rivedere, soprattutto alla luce dei pericoli esposti per l'ambiente.