Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 715 del 13 giugno 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 715/XV - Approvazione di mozione: "Adozione di misure straordinarie a sostegno della natalità e alla conciliazione tra i tempi lavorativi e il tempo famiglia".

Rini (Presidente) - Possiamo riprendere i lavori. Credo di aver capito che per una motivazione familiare... chiediamo quindi di invertire le mozioni, faremo prima la n. 5, poi la n. 4. Per l'illustrazione della mozione n. 5, la parola alla collega Russo.

Russo (M5S) - Buon pomeriggio a tutti. In questa mozione parliamo di un tema complesso e articolato, la diminuzione delle nascite nella regione, a cui concorrono tantissimi elementi differenti culturali, sociali ed economici. Anche qui in Valle d'Aosta abbiamo un sensibile calo delle nascite che segue e si allinea con il trend nazionale. Vi è certamente la necessità e l'urgenza che a livello europeo, nazionale, ma anche regionale si prenda in carico questo problema. Oggi infatti si parla di denatalità addirittura. La società moderna è frutto di un processo di liberazione dell'uomo e ancora più delle donne. L'emancipazione della donna ha cambiato il Paese, che però non ha voluto e non è riuscito ad adeguarsi a tale profondo cambiamento. Mancano serie politiche e sostegni alla natalità. Il calo demografico ci condanna a una società fatta solamente di persone anziane. La crisi demografica è la conseguenza di programmi nazionali tarati solo sul consenso immediato, i pensionati votano e i neonati no. Investire sulle persone anziane, oltre a essere una necessità, dà un risultato visibile immediato, mentre investire sulla natalità significa vedere i risultati a vent'anni di distanza. Nella vita sociale di ogni essere umano, uomo o donna, ci sono tre segmenti: lo studio, il lavoro e la pensione. Un tempo lo studio era poco, il tempo di lavoro era lungo e la pensione breve perché si moriva subito, era un sistema comunque sostenibile, ora è tutto rovesciato. Ci sono pochi figli che dovranno mantenere molti anziani sempre più costosi e pagare le loro pensioni. Nei Paesi poveri si fanno figli perché sono una risorsa, anche in alcuni Paesi ricchi dell'Unione europea si fanno più figli perché ci sono servizi e attenzioni al tema. Qui in Italia il figlio è considerato più come un bene individuale della coppia e della donna e non della società. Il venir meno della sua valenza di bene collettivo si riverbera nell'assenza di interventi per sostenere lo sviluppo demografico.

Parliamo dei numeri della nostra regione: nel 2015 ci sono stati 950 parti, mentre nel 2018 850, quindi in tre anni il numero di parti è diminuito di 100 unità. Le iscrizioni alle scuole dell'infanzia sono passate da 1070 nel 2017 a 899 nel 2019. La scuola primaria da 1185 nel 2017 a 1021 nel 2019, con una diminuzione totale di circa 350 unità in due anni scolastici. Il problema riguarda tutti i comuni della nostra regione, ma incide in modo più importante sui comuni piccoli, che sono sempre più a rischio di spopolamento. Nel prossimo anno scolastico la scuola di Avise non aprirà i battenti, come abbiamo letto. La riduzione di alunni iscritti nelle varie istituzioni scolastiche si tramuta anche in una riduzione del totale del numero di insegnanti necessari, quindi soprattutto le insegnanti non di ruolo rischieranno di rimanere a casa senza lavoro.

Noi riteniamo siano necessarie e urgenti: la promozione di politiche di welfare che permettano a entrambi i genitori di lavorare e di prendersi cura dei figli, che sia necessaria l'adozione di misure straordinarie di sostegno alla natalità e di conciliazione fra i tempi di lavoro e la famiglia, la riduzione degli oneri a carico delle famiglie per la frequenza dei servizi per la prima infanzia potenziando l'uso delle risorse del Fondo sociale europeo... deve essere garantita. Crediamo - e c'è già un accenno sul DEFR su questo - che ci sia necessità di una creazione di reti di solidarietà fra le famiglie, l'attivazione di percorsi, che prima erano naturali ma non lo sono più, per sensibilizzare e stimolare il territorio regionale ad adottare misure di attenzione e supporto alle famiglie nelle loro naturali funzioni educative, sociali, relazionali e di mutuo aiuto. C'è poi necessità di un piano delle politiche del lavoro che comprenda l'attuazione di politiche a sostegno del lavoro, tipo incentivi fiscali per i datori di lavoro privati durante il periodo di maternità e allattamento delle loro dipendenti e la promozione di un tavolo di lavoro con le associazioni e i comitati di liberi professionisti per la ricerca di soluzioni per il sostegno alla maternità delle lavoratrici con partita IVA. Ho visto che nel DEFR 2019-2021 c'è proprio scritto: "è prevista la messa in campo di misure straordinarie, di sostegno alla natalità e per la conciliazione fra i tempi lavorativi e il tempo famiglia".

Fatte queste premesse, impegniamo la Giunta regionale a "definire, entro la fine del 2019 quali azioni strutturali mettere in campo in modo prioritario, quali Assessorati e quali professionalità coinvolgere per prendere in carico il problema della riduzione della natalità nella nostra regione, in aggiunta alla riduzione degli oneri a carico delle famiglie per i servizi alla prima infanzia, che non può essere l'unico strumento previsto per il sostegno alla natalità ".

Presidente - Apriamo la discussione generale. La parola all'Assessore Certan.

Certan (AV) - Risponderò io a nome di tutta la Giunta, ci siamo accordati per una risposta unica, ma mettendo insieme, bene o male, l'apporto delle Politiche del lavoro e della Sanità. Sicuramente lei ha toccato un punto, come ha detto lei, complesso e anche direi di non facile risoluzione, poiché dipende da tantissimi fattori. Il calo di iscrizioni che sta interessando già da alcuni anni le scuole dell'infanzia e primaria e che si sposterà poi naturalmente anche sulla scuola secondaria di primo grado e poi anche su quella di secondo grado è conseguenza diretta, come ha anticipato, del calo demografico. Merita segnalare che i riflessi sul settore scolastico derivanti dal calo delle nascite sono oggetto di attenzione da parte dell'amministrazione scolastica al fine di permettere sicuramente di poter mettere in atto sia misure più puntuali e più adeguate, quindi che in qualche modo siano modellate anche alle esigenze, però che siano a termine immediato e poi anche a lungo termine, perché non bastano misure uniche per risolvere questo problema. Nel corso del 2019 è prevista l'effettuazione di un'analisi di dettaglio da parte della struttura competente sulla situazione relativa alle scuole di montagna dell'infanzia e primaria, nonché dei restanti plessi perché il problema, lo ha detto anche lei, non è solo riguardante i plessi di scuola di montagna che hanno altre problematiche e altre esigenze, ma anche, ad esempio, il plesso quest'anno di Avise, che è meno problematico poiché ha una scuola molto vicina a livello sia di chilometri che insomma con una strada adeguata, però sicuramente per alcuni plessi di montagna lo spopolamento sta creando il problema anche di chiusura delle scuole. Tale analisi è volta ad acquisire tutti gli elementi ordinamentali, organizzativi e di spesa utili a valutare quale intervento operare in riferimento all'obiettivo strategico del programma di governo relativo alla tutela e alla salvaguardia delle scuole e delle pluriclassi.

Per quanto riguarda invece la struttura Servizi alla persona dell'Assessorato della sanità, che ha prodotto un'articolata risposta proprio per in qualche modo enucleare quali sono gli approfondimenti relativi alla tematica delle politiche di benessere familiare, con particolare attenzione alle esperienze già maturate in altri contesti territoriali nei quali sono stati costruiti piani programmatici per dare il via a un modello trasversale a tutte le politiche e ai vari Assessorati regionali è in itinere, è in programmazione. Si vuole che questo piano abbia anche come mission il benessere delle famiglie nello specifico. Si rende necessario ridurre in modo significativo le asimmetrie nella distribuzione del lavoro di cura legate anche al radicamento degli stereotipi di genere. Per conseguire questo obiettivo, è necessario affiancare alle politiche di conciliazione dei tempi vita-lavoro anche azioni mirate a promuovere la cultura della condivisione, delle responsabilità genitoriali e familiari, nonché dei compiti di cura. Lei lo ha in qualche modo toccato questo aspetto. È un fattore culturale, ma è anche un fattore di opportunità di lavoro. Come ha ben ricordato, è necessario in quasi tutti i nuclei familiari che entrambi i genitori lavorino e quindi è necessario avere sicuramente delle misure compensative, ciò include:

- l'adozione di nuove forme di organizzazione del lavoro, formule d'orario che offrono diverse soluzioni, telelavoro - sul telelavoro, ad esempio, anche noi stessi, come Amministrazione regionale, vediamo che ci sono delle problematiche ancora da risolvere, quindi stiamo cercando in qualche modo di riuscire a risolvere, perché sicuramente può essere uno strumento molto importante -, congedi parentali, incentivi economici ai lavoratori e lavoratrici, interventi finora frammentati e non sempre facilmente risolvibili;

- il potenziamento dei servizi per la cura e l'educazione dei bambini e la gratuità e apertura a tutti dei servizi relativi alla primissima infanzia, fascia 0-3, per il diritto di accesso all'educazione per tutti in un'ottica di continuità di educazione e istruzione per il segmento 0-6 - come sappiamo, a livello nazionale la prima infanzia è inglobata nel settore 0-6 -;

- incrementare i servizi educativi domiciliari: ad esempio, le tate nelle vallate laterali e nelle vallate scoperte; servizi di supporto anche economici al lavoro domestico, a quello di cura anche degli anziani, contributi economici per il caregiver, voucher o buoni servizio. All'interno della famiglia il lavoro di cura è sempre stato - lo metto tra virgolette però così è stato - un "lavoro gratuito", delle donne prevalentemente, per la gestione della casa, la cura dei figli, degli anziani, a copertura anche della mancanza e della carenza e inaccessibilità, direi, ai servizi anche per questioni economiche. In questa ottica possono svolgere un ruolo importante anche le attività offerte dai servizi alla prima infanzia e dai centri per le famiglie, da incrementarsi con azioni volte a supportare le competenze genitoriali, scuole, eccetera;

- valorizzare il ruolo delle reti familiari.

Alcune misure poi le ha toccate anche lei. Non si può ignorare - su questo anche tutte le strutture delle Politiche del lavoro stanno lavorando in questo senso - il fatto che spesso le lavoratrici all'arrivo di un figlio si trovano di fronte a un bivio, quindi in questa ottica si sta cercando di prendere in carico tutte le misure possibili e anche di raccordarsi. Penso ad esempio al pre-scuola, al doposcuola, se organizzato in un modo anche più organico, e non solo laddove ci sono delle famiglie o dei genitori più disponibili che in qualche modo completano l'azione degli insegnanti, è chiaro che è più sostenibile, più facile da realizzare. Sicuramente il fatto che le donne occupino posizioni spesso poco qualificate e con contratti a termine facilita la loro fuoriuscita dal mercato. Conosco anche personalmente delle amiche che all'arrivo di due o tre bimbi hanno deciso di lasciare il loro lavoro, poiché non è facile conciliare, soprattutto laddove non riescono ad avere un part-time. Questo, secondo noi, è uno degli aspetti quasi prioritari per poter in qualche modo fare in modo che il carico di lavoro ci sia lo stesso, ma che almeno sia conciliabile e si possa in qualche modo portare avanti. Questi elementi si configurano come vincoli alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro e vanno conseguentemente a indebolire il capitale anche nel nostro Paese. Direi anche che per queste difficoltà decidono a volte di non avere figli, che questo penso sia una delle conseguenze più estreme e anche delle più in qualche modo preoccupanti, perché è quasi contro natura. Pertanto la sfida che ci dobbiamo porre è quella di riuscire a mantenere donne madri nel mercato del lavoro con condizioni di impiego stabili, ben remunerate, che permettano una qualità di vita soddisfacente per loro e per le famiglie.

Si comprende dunque come le politiche di conciliazione famiglia-lavoro rappresentino oggi un punto strategico per lo sviluppo sociale, culturale, economico della nostra società, non sono né il lavoro, né la famiglia il problema, ma i carichi eccessivi derivanti dall'uno o dall'altro. Occorre quindi individuare politiche esplicite dirette alla soggettività familiare, purtroppo oggi in Italia anche le spese non sono indifferenti, sicuramente anche un'analisi sul riuscire a parificare gli stipendi, eccetera, è importante, sappiamo che una donna va in pensione in media con il 25% in meno. Partendo quindi da questi piccoli elementi che abbiamo messo insieme fra i tre diversi Assessorati sicuramente ci sarà sinergia. Chiediamo anche di poter rivedere un attimo l'impostazione della mozione, siamo disponibili a discuterla in commissione, ma le chiediamo di sospendere un attimo i lavori per rivedere solo con i proponenti l'impegno. Siamo disponibili a portare ognuno (ogni Assessorato) le proprie proposte cercando... sicuramente poi lasciandole aperte anche alle proposte della commissione e, entro fine anno - lei metteva questo come tempo - a riuscire in qualche modo a proporre un qualcosa di coordinato.

Dalle ore 16:05 assume la presidenza il Vicepresidente Farcoz.

Farcoz (Presidente) - È stata chiesta una sospensione, ma la Presidente Rini se vuole intervenire...

Rini (PNV-AC-FV) - Sarò molto breve. Semplicemente per dare anche il mio apporto a questa tematica, poi anche in sede di sospensione... Intanto ringrazio la collega Russo, che ha portato all'attenzione di quest'aula un tema che per me e per il gruppo che rappresento non è uno dei temi importanti, ma è una delle vere priorità dei nostri tempi. Troppo spesso si parla del futuro della nostra comunità e non si pone abbastanza attenzione a questo aspetto. Notoriamente sono sempre stata un po' allergica a tutto quello che era il mondo delle pari opportunità, poi crescendo sia come donna, sia come amministratrice in questi anni mi sono resa conto che invece la strada da fare era ancora tanta e soprattutto lo è in questa tematica.

Sono già stati toccati tutti i temi. Io sono molto favorevole alla costituzione anche di un tavolo di lavoro, però mi permetto di portare non una voce critica, ma la mia esperienza che ho avuto in questi anni, dove ho visto che molto spesso si istituivano tavoli tecnici che poi un po' perdevano di significato, perché si andava un po' ad allungare il brodo o comunque a perdere un po' di mira l'efficacia che deve avere invece quest'attimo di confrontazione. Sono assolutamente favorevole a questo tipo di impegno. Quello che chiedo è che ci sia anche all'interno della costituzione del tavolo delle date ben precise, degli impegni ben precisi e dei passi immediati, perché i dati che abbiamo sotto gli occhi sono drammatici e anche la situazione che vivono le famiglie. Non voglio assolutamente dissentire da quanto ha detto l'Assessore Certan, però ho una visione ancora diversa per esempio del genere, ormai io sono fermamente convinta che quella situazione sia superata, ormai nelle famiglie c'è davvero una completa collaborazione, il ruolo del padre, anzi, negli anni è davvero cresciuto in maniera esponenziale. I problemi però sono i medesimi, che vivono sia le mamme che il papà. Occorre davvero mettere in piedi un sistema serio che dia delle risposte alle famiglie e che permetta alle mamme e ai papà in egual misura di riuscire a non doversi mai trovare dinanzi alla scelta lavoro o famiglia, che credo sia una delle disfatte più grandi per una società dei nostri tempi... chiedo che vengano messi dei paletti molto ferrei e che vengano date delle risposte puntuali e rapide. Credo che tante volte, come abbiamo fatto e come si fa anche in altri settori, si possa dare un'occhiata anche a quello che accade anche solo ai nostri vicini: penso, per esempio, alla Francia, dove le politiche familiari hanno dato dei risultati eccellenti, basti guardare i dati proprio dall'entrata in vigore di determinate misure concrete ed efficaci, che hanno davvero dato e svoltato il volto del Paese. Su questo tema io in prima persona ci sono per impegnarmi e per lavorare davvero per dare delle risposte che le famiglie attendono.

Presidente - La parola alla collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che sul Documento di economia e finanza regionale per il triennio 2019-2021 c'è il paragrafo 4 che si intitola: "Obiettivi operativi" e riporta fra gli altri alcuni punti fondamentali a sostegno della famiglia e della natalità. Si parla di adozione di misure straordinarie e di sostegno alla natalità e di conciliazione tra i tempi di lavoro e la famiglia; si parla di riduzione degli oneri a carico delle famiglie per la frequenza dei servizi per la prima infanzia, potenziando l'uso delle risorse del Fondo sociale europeo. Si parla di sostegno alla creazione di reti di solidarietà tra famiglie, si parla di attivazione di percorsi per sensibilizzare e stimolare il territorio regionale ad adottare misure di attenzione e supporto alle famiglie nelle loro naturali funzioni educative, sociali, relazionali e di mutuo aiuto. Ho ragionato un po' su questi obiettivi operativi che sembrano più le tappe di un orizzonte ideale, una specie di lista dei desideri con la quale nessuno può essere in disaccordo, ma a cui manca la concretezza, o, meglio, che rimangono un po' a livello di buoni propositi, di grandi auspici e che si realizzano solo in alcuni casi eccezionali: per esempio, ho ripensato con piacere a quando avevo la bambina piccola, insieme a un gruppo di famiglie avevamo tentato un'esperienza di mutuo soccorso e a ripensarci adesso vi dico che è stata veramente un'esperienza speciale che poche famiglie possono vivere.

Condivido questa preoccupazione espressa dal gruppo dei colleghi Cinque Stelle che chiedono un impegno più fattibile, visibile in merito allo spopolamento dei piccoli comuni e non solo, in merito allo svuotamento delle scuole e alla conseguente perdita anche di posti di lavoro. In effetti il legame fra il trend demografico e l'economia di un territorio è molto, molto stretto. Pensiamo, per esempio, a quanti posti di lavoro saranno persi nel settore dell'accoglienza dei migranti dopo i tagli previsti dalle linee guida del Ministero degli interni, tagli che riguardano esclusivamente i costi legati all'erogazione di servizi: integrazione, presidio della struttura, sanità, garantiti fino al disgraziato intervento del Ministro Salvini con l'impiego di risorse umane, di figure professionali specializzate, un'occupazione questa principalmente giovanile, che dal sud al nord del Paese è stimata in oltre 36.000 posti di lavoro qualificati. A questo si lega la stretta dell'accoglienza nei termini delle concessioni e dei permessi umanitari.

Per mantenere inalterata la popolazione italiana che va dai 15 ai 64 anni nel prossimo decennio, dal momento che sappiamo già, sono dati Istat, che gli italiani diminuiranno di 1,8 milioni di unità dal 2015 al 2025, è necessario l'aumento degli immigrati. La loro presenza è indispensabile da un punto di vista logico per garantire la capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile anche il sistema previdenziale. Cosa c'entra tutto questo? È strettamente collegato con il discorso che stiamo facendo, a meno che non vogliamo fare pura e vuota retorica, perché, in merito ai problemi economici e gestionali delle nuove famiglie che sono obiettivamente in difficoltà quando vogliono prendere in considerazione di avere uno o più figli, che ormai sembrano un lusso, non bisogna poi dimenticare i dati macroeconomici che rendono impossibile l'allargamento del nucleo familiare: esiste un gap salariale fra uomini e donne. Se volete, ho anche tutti i dati che vi risparmio in questo momento, ma sono molto chiari. C'è un problema strutturale di precarietà e discontinuità del lavoro femminile che non permette alle donne di programmare una maternità, perlomeno non serena, e di conciliare la maternità con l'attività lavorativa e quindi con la garanzia di un reddito. I servizi sono sempre meno accessibili, le risorse pubbliche si assottigliano, l'IVA al 22% sugli assorbenti non ci aiuta. C'è in ultimo anche un problema culturale profondo, come diceva già l'Assessore Certan, in merito ai ruoli di cura fra uomini e donne. In moltissimi casi la cura è ancora caricata sulla donna, così come l'educazione dei figli. C'è un po' questo mito del papà che cambia, io non ne vedo così tanti in giro, comunque sicuramente ci saranno. I problemi esterni alla famiglia si sommano a quelli interni dei nuclei familiari.

Scusate, però sono un po' in una fase critica, sarà la digestione, ma se le risposte a un fenomeno così complesso sono contenute in questi generici obiettivi operativi - che, per carità, sono fantastici, ma non dicono niente di reale -, allora forse siamo di fronte a un problema, come siamo forse di fronte a un problema se a livello nazionale i nostri colleghi Cinque Stelle pensano di risolvere il problema della natalità e delle famiglie in difficoltà economica con questo famoso reddito di cittadinanza dall'applicazione farraginosa e discriminatoria. Mi sembra che siamo molto lontani dall'avere un'idea reale di quelle che potrebbero essere delle soluzioni, anche perché - scusate se insisto ma è un tema su cui pochi ritornano e che invece è molto pressante per noi - sono esclusi dal reddito tutti coloro che non hanno cittadinanza europea, che non hanno diritto di soggiorno o soggiorno permanente, che non provengono da Paesi che abbiano sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, che non sono in possesso di permesso di soggiorno dell'Unione europea per soggiornanti di lungo periodo, che non hanno una residenza in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due in modo continuativo. Allora io vi chiedo di che cosa stiamo parlando esattamente con questa mozione, perché mi sto perdendo. Siamo di fronte a una discriminante razzista, questo l'abbiamo detto molte volte, e qui si continua a non voler fare i conti con un dato molto preciso: le famiglie di soli migranti costituiscono il 34,5 percento della povertà relativa, sempre dati Istat, e ci sono in Italia 2.472.000 donne in povertà assoluta, è un dato che personalmente mi sconvolge alquanto. In ultimo se le politiche nazionali continueranno - perché a quelle ci riferiamo chiaramente allargando un po' gli orizzonti - in maniera ossessiva e ottusa a contrastare l'immigrazione senza prevedere più ingressi, quote di ingressi regolari, chiudendo le frontiere e perseguendo quest'obiettivo per noi criminale di immigrazione zero, da questa situazione non ne usciamo. Chi di voi ha avuto la fortuna, come me, di partecipare la settimana scorsa alla bellissima conferenza che c'è stata presso la biblioteca regionale sui cambiamenti climatici avrà sentito parlare non dall'ultimo arrivato ma dal professor Pasini del CNR del fatto che sempre di più ci sono le migrazioni ambientali, cioè persone che devono migrare per via dei cambiamenti climatici che sono innegabili. Il professor Pasini ha aggiunto con molta forza che erigere muri è molto più costoso che non organizzare aiuti.

Per concludere, se le politiche nazionali continueranno così credo che non possiamo uscire veramente da queste problematiche che stiamo cercando di affrontare in maniera forse, secondo noi, scusate se mi permetto, un po' superficiale. Aggiungo che mi sembra anche uno sguardo proprio da politicanti che io non vorrei avere, perché noi ci atteggiano a difensori della famiglia, diciamo che la bassissima natalità del nostro Paese, anche della nostra regione, ci preoccupa, però poi che cosa facciamo di fatto? Quali soluzioni mettiamo in campo? C'è anche chi prende le parti di noi donne, tutta questa retorica della maternità che a me, scusate, fa venire un leggero senso di orticaria...

Tutto ciò premesso, quindi il voto di Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d'Aosta non può che essere di astensione.

Presidente - I lavori del Consiglio sono sospesi per valutare le diverse modifiche.

La seduta è sospesa dalle ore 16:29 alle ore 16:43 e alla ripresa dei lavori riassume la presidenza il Presidente Rini.

Rini (Presidente) - Riprendiamo i lavori. Qualcuno vuole illustrare l'esito della sospensione? Prego, Assessore Certan.

Certan (AV) - Do solo lettura del testo che abbiamo concordato, poi sicuramente le colleghe integreranno. Abbiamo forse lasciato il testo un po' generico, come ha detto la collega Pulz prima, però con l'intenzione di entrare nel concreto nel lavoro in commissione. Ci prendiamo l'impegno, come Assessori alle politiche del lavoro, della sanità e delle politiche sociali e dell'istruzione, di in qualche modo fare la fotografia e poi lavorare con le commissioni per andare poi più nel concreto, nel dettaglio. "Considerato che il problema del calo delle nascite nella nostra regione è rilevante... - poi ci sono i dati che erano citati prima - tenuto conto dell'importante investimento di risorse che la Regione e i Comuni hanno riservato alla prima infanzia (0-3 anni) in questi anni; appurato che: le iscrizioni alla scuola dell'infanzia sono passate da 1068 nel 2017 a 899 nel 2019... - e poi ci sono i dati della primaria - il problema riguarda tutti i comuni della nostra regione, ma incide in modo più importante sui comuni piccoli che già sono più a rischio di spopolamento; constatato che la riduzione di alunni iscritti nelle varie istituzioni scolastiche si tramuta anche in una riduzione del totale del numero di insegnanti necessari; visto che il Governo regionale sta predisponendo il DEFR 2019-2021 ed è possibile prevedere la messa in campo di misure straordinarie di sostegno alla natalità e alla conciliazione tra i tempi lavorativi e il tempo famiglia; considerato che è necessario che ci sia maggiore attenzione al ruolo dei genitori e alle loro esigenze lavorative - quindi di entrambi i genitori, che è un po' il passaggio che anche la collega ha detto prima - il Consiglio regionale impegna ad analizzare nelle competenti commissioni consiliari quali azioni in materia di politiche del lavoro, politiche della famiglia e di istruzione mettere in atto al fine di implementare misure concrete di articolazione delle responsabilità familiari e lavorative, al fine di prendere in carico il problema di riduzione della natalità nella nostra Regione, entro la fine del 2019". Questo è il testo che abbiamo condiviso con i vari gruppi.

Volevo solo permettermi di fare due passaggi, e poi concludo, sul ruolo di entrambi i genitori e sul ruolo ma anche sulle potenzialità sicuramente di persone che migrano e che quindi vanno ad abitare in alcuni comuni. Credo sia assolutamente vero che è cambiato nel tempo e che oggi nelle famiglie c'è molto meno distinzione di ruoli, però è vero anche che noi parlavamo proprio di carichi di lavoro, anche quelli destinati alla cura, ad esempio, delle persone anziane, perché fortunatamente l'età si alza, quindi le persone anziane sono anche aumentate nelle famiglie. È vero però anche che spesso chi deve lasciare il lavoro per poter in qualche modo fare questo supporto nella famiglia è la donna, che, come ha detto lei, collega Rini, sono d'accordo, è sicuramente una delle più grandi sconfitte credo della società, non tanto delle donne o degli uomini, ma di tutti.

L'altro aspetto è che se la popolazione aumenta, è importante che ci siano le misure intanto e che poi è chiaro che ci sono più bambini nelle scuole e poi chiaramente anche di conseguenza nelle varie... insomma è necessario avere le misure che possano in qualche modo dare risposta alle famiglie. Credo che lo scopo di questa mozione però fosse quello di entrare nel merito proprio di quali misure si stanno mettendo in campo proprio per sostenere le famiglie in generale, non andasse solo nella direzione... della popolazione.

Presidente - Chiedo solo alla collega se può farci avere il testo... Assessore, se può farci avere una copia, ci sono dei colleghi che vogliono prenderne visione. Ha chiesto la parola nel frattempo la collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - Un paio di considerazioni, non avevo fatto in tempo a intervenire prima della sospensione. Ho letto con attenzione, ho ascoltato anche l'esposizione della collega Russo e gli interventi che si sono susseguiti e l'emendamento che è stato adesso letto e che avevo già prima di là avuto modo di leggere. Io ritengo che questo sia un tema particolarmente importante perché porta all'attenzione una realtà di cui bisogna farsi carico. Non sono così ottimista come la collega Rini, che dice che attualmente c'è una reale parità per quello che riguarda l'assunzione delle cure parentali tra i papà e le mamme. Credo che non siamo ancora in questa situazione, anche se fortunatamente, specialmente nelle famiglie giovani, le cose stanno cambiando, ma la situazione ottimale, secondo me, è di là da venire e non è semplice arrivarci, anche perché è una questione culturale che noi ci portiamo dietro e che non risolviamo di certo in poco tempo. È importante definire degli interventi che a livello di amministrazione e a livello politico possono essere fatti. L'impegno così com'è stato deciso, a mio avviso, è ancora un po' generico, ma mi rendo anche conto che è difficile tracciare in questo momento delle linee precise di intervento senza un approfondimento che deve necessariamente essere fatto dalla commissione e con l'aiuto e il supporto sia degli Assessorati che sono stati coinvolti, sia di chi si occupa più strettamente di tutto questo.

L'altra osservazione che volevo fare è questa: condivido parte dell'intervento che ha fatto la collega Pulz e che riguarda la situazione della presenza dei bambini nelle nostre scuole. Il problema dei piccoli comuni che vedono le loro scuole sempre più a rischio ha sicuramente a che fare con il problema della denatalità, ma non è soltanto questo, c'è un problema di spopolamento della montagna che ha bisogno di interventi più articolati che non riguardano soltanto il sostegno alle famiglie. In quest'ambito sottolineo ciò che ha già detto la collega Pulz e che la presenza di alunni, di bambini stranieri provenienti da altri Paesi che si stabiliscono da noi, in moltissimi casi ha consentito di mantenere aperte delle scuole che altrimenti sarebbero già chiuse da tempo. Abbiamo nelle realtà dei comuni piccoli, io parlo per la mia valle che conosco bene, bimbi di nazionalità marocchina, nepalese e albanese e molte altre, che in questi anni hanno veramente permesso agli altri bambini di continuare a rimanere nei loro paesi, altrimenti le scuole sarebbero state chiuse. Una politica che tenga in considerazione anche questi aspetti e faccia un ragionamento in questo senso, favorendo l'inserimento di queste famiglie, è l'unica che può darci un futuro per quello che riguarda le scuole, non ci sono altre alternative. La questione delle migrazioni per i cambiamenti climatici e non per altri motivi è qualche cosa che nei prossimi anni dovremo avere presente perché è una realtà, non è ciò che dice qualcuno e sostiene ideologicamente qualcun altro, è un fatto, è un dato di fatto, ormai è ammesso da tutti. Dovremo quindi veramente cominciare a ragionare in questo senso, altrimenti non potremo continuare a parlare di volontà di sostenere il popolamento della montagna e il mantenimento delle persone che vivono nelle valli, questa è una cosa di fronte a cui non possiamo ormai più chiudere gli occhi.

Detto questo, voterò a favore di questa mozione con l'emendamento, consapevole del fatto che davvero dovrà esserci un lavoro serio in commissione, altrimenti resta tutto piuttosto aleatorio.

Presidente - La parola al collega Barocco.

Barocco (UV) - Intervengo perché non vorrei che possa sembrare solo un argomento che interessa le donne. Penso che questo sia di quegli argomenti che, come ricordava ieri il Consigliere Luciano Mossa, interessano fuori da quest'aula. Conciliare il tempo dedicato al lavoro e il tempo dedicato alla famiglia è una delle sfide dei prossimi decenni. Parlo dell'esperienza da sindaco e penso che i comuni della Valle d'Aosta hanno questo problema, nei piccoli comuni si sente maggiormente, ma nei comuni della plaine anche qui ci sono delle dinamiche della natalità che impongono certi ragionamenti.

Penso che la mozione, l'impegno sia senz'altro positivo. Manca, secondo me - ma si può senz'altro far tesoro degli studi che si stanno facendo -, un momento di conoscenza. Io penso che sia necessario durante i lavori di questi gruppi di studio, della commissione, di chi si occuperà di questo fare qualche ragionamento e guardare e leggere i dati dell'Ufficio statistica della Regione con le dinamiche della popolazione, perché penso che su questi temi ci sia bisogno di uno studio e di una fotografia molto sincera e molto precisa. Allo stesso tempo cercherei di allargare il campo di indagine anche alle Regioni alpine che stanno affrontando questo problema: parlo del Trentino e del Südtirol, dove le politiche di conciliazione della famiglia, tempo dedicato al lavoro e tempo dedicato alla famiglia sono molto avanti, anche perché se andiamo a guardare, dicevo prima, le statistiche, la Provincia autonoma di Bolzano, la Provincia autonoma di Trento - sono sicuro di Bolzano, di Trento ho alcuni dubbi - sono le uniche Province in Italia che hanno un saldo positivo di natalità e questo è dovuto tutto a una serie di azioni che sono fatte in questo settore. Per la famiglia è già un problema, parlo di una piccolissima cosa, coniugare il tempo dedicato ai figli che fanno i compiti, per esempio, prima la Presidente Rini citava l'esempio francese. È di queste settimane un intervento del Ministro à l'éducation nationale, che ha come obiettivo devoirs faits, cioè organizzare il sistema scolastico in maniera che i ragazzi possano giungere in famiglia con i compiti fatti. Sembra una cosa banale, ma così banale non è. Basta parlare con i genitori che hanno i figli in età scolare. Chiaramente poi il modello scolastico... io penso che con il tempo si debba affrontare questa nuova necessità di riorganizzare del modello scolastico, che abbia un tempo prolungato, che coincida con i tempi del lavoro e su queste cose penso che... tra l'altro, in Valle d'Aosta si sono già fatti dei tentativi e dei progetti sperimentali. C'è un progetto sperimentale che è stato fatto anni orsono e si chiama Montagne et égalité des chances, perché se vogliamo dare a chi abita in montagna le stesse égalité des chances, questo è uno di quei temi che devono essere affrontati. Ben venga quindi questo impegno ma, diciamocelo tutti, non si concluda con solo un gruppo di studio. Penso che l'impegno di arrivare entro la fine del 2019 con dei provvedimenti che vadano a migliorare questa criticità sia un impegno tutt'altro che indifferente.

Mi permetto anche di fare un altro accenno a un altro fattore di risoluzione di questo problema, che è la gestione degli orari. Io parlo del mio Comune, in riferimento alla stessa istituzione scolastica alcuni anni orsono avevamo tre orari diversi di entrata e di uscita degli studenti, dovuti a tutta una serie di normative legittime, ma 20 minuti di differenza di entrata fra una classe e l'altra portavano una spesa in più al Comune di Quart di 20.000 euro per trasporti. Grazie al famoso buon senso dell'istituzione scolastica, riuscimmo a risolvere questo problema. Il Comune non è che non avesse quei soldi, il Comune riteneva che quei soldi potevano essere spesi in un altro settore perché ci pareva che con un minimo di organizzazione si potesse giungere a risparmiare qualche cosa. L'ho già fatta troppo lunga, perché poi ci si ripete, ma questo è uno dei temi - e questa è una ripetizione - non da delegare solo al genere femminile, ma alle famiglie e nel loro insieme, che devono accettare di... e la politica deve accettare di occuparsi di questi temi. Non vorrei dire ni droite ni gauche, perché non vorrei essere troppo blasfemo, ma vi dico che se si facesse una puntatina in Alto Adige e in Südtirol e vedere certe cose, forse si riuscirebbero a prendere dei suggerimenti che provengono da una minoranza etnico-linguistica simile alla nostra. Dico di più: questo tema è stato declinato, tra l'altro, anche negli ultimi programmi della Giunta provinciale di Bolzano.

Presidente - Altri? La parola alla collega Russo.

Russo (M5S) - Chiudo molto rapidamente. Volevo solo fare un'osservazione a tutti i maschietti che ci sono in quest'aula, che chiaramente, quando siamo andati di là a definire i termini di questa mozione, che è una mozione sulla natalità, ovviamente non erano presenti, a parte Farcoz che è venuto e il collega Fosson che ha detto che avrebbe contribuito ma poi è andato via, effettivamente sembra una banalità, ma non lo è. Nel momento in cui si parla di un tema che probabilmente la maggior parte degli uomini non è sentito come importante, non viene preso in carico. Ovviamente era una battuta, non voleva essere assolutamente un'osservazione critica nei confronti di nessuno. Questa mozione sinceramente l'ho presentata perché vuole essere una scommessa per una Regione che nel 2019 deve prendersi a carico il problema della natalità, mi sembra fondamentale ed essenziale. È evidente che questo tema è un tema che ha dei retaggi culturali importanti e che coinvolge tre Assessorati, adesso quindi mettere insieme i dati di tre Assessorati sarà difficile. Confido assolutamente nella serie tale tre Assessori che porteranno dati di partenza nelle commissioni e confido nel lavoro serio chiaramente anche della commissione stessa, ma anche di tutti gli uffici amministrativi, perché credo che dalla parte degli uffici amministrativi che lavorano nei vari Assessorati potrebbero venire in mente un sacco di idee rispetto a che cosa si può fare e cosa si fa nelle altre Regioni. Prendo al volo la sollecitazione del collega che ha parlato del fatto che sarebbe importante andare in qualche altra Regione a vedere cosa succede. Lo farò sicuramente, vi riporterò che cosa ho potuto riscontrare.

Presidente - La parola all'Assessore Certan.

Certan (AV) - Non volevo intervenire, però l'intervento del collega Barocco sicuramente ha posto tutta una serie di altre tematiche che in parte abbiamo anche trattato nel momento di concertazione dell'impegno, sicuramente pre e post scuola. Sicuramente il momento della refezione credo in Valle d'Aosta sia organizzato, perlomeno per le scuole primarie e scuole dell'infanzia in modo quasi perfetto. Quest'anno il boom di iscrizioni, la richiesta di iscrizioni al convitto ha comunque denunciato una richiesta delle famiglie di avere anche un'assistenza sia nel periodo della pausa pranzo che poi nel pomeriggio per quanto riguarda l'attività, ad esempio, dei compiti a casa per la scuola secondaria di primo grado. Sicuramente questi sono temi che dobbiamo prendere in considerazione. Sulla gestione dei compiti, guardi, collega Barocco, io sono, credo, una di quelle insegnanti che non dava appositamente a casa compiti da fare perché ritengo che il tempo che i bambini passano dopo l'orario scolastico delle 16:30, per quanto riguarda la scuola primaria naturalmente, debba essere un momento passato con la famiglia e che non debba in generale essere occupato sempre dai compiti fino alle 10 di sera. Su questo sicuramente sarà importante aprire un dibattito con la scuola, anche perché in Valle d'Aosta comunque il tempo scuola è più lungo rispetto ad altre regioni, quindi è anche giusto che se poi si vogliono... Ci sono anche dei tempi per i ragazzi di recupero, dei tempi per respirare e per eventualmente fare anche altre attività. Se dopo le 16:30 devono passare fino alle 10 di sera a fare i compiti, sicuramente non teniamo conto di questo aspetto, quindi sicuramente sarà uno dei punti.

Per quanto riguarda l'altro aspetto che lei ha trattato relativo alla gestione degli orari, certo, laddove c'è consenso e dove si può trovare un accordo sui vari orari delle scuole è bene, però questo fa parte dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, come lei sa, perché da sindaco sicuramente lo sa molto bene... quindi non è così facile... ad esempio, l'Istituzione scolastica Valdigne Mont Blanc ha sempre deciso e votato in autonomia di mantenere il sabato a scuola e di non avere dei rientri pomeridiani per poter permettere ai ragazzi di fare l'attività sciistica. Su questo chiaramente c'è un'autonomia delle scuole che in qualche modo si può discutere con le varie istituzioni scolastiche e con i dirigenti, però fa parte di quell'autonomia scolastica che bisogna anche rispettare perché ha comunque un fondamento. Credo però siano spunti che bisogna annotarsi e prendere sicuramente in considerazione.

Presidente - Non ci sono altre richieste. Chiudiamo la discussione generale. In replica la parola al Presidente Fosson.

Fosson (PNV-AC-FV) - Non solo perché devono intervenire anche i maschietti, ma perché questo è sicuramente un problema fondamentale. Il livello di una civiltà, di un paese, soprattutto di un Paese alpino con delle specificità come il nostro, il suo futuro, il suo sviluppo dipende dal numero dei bambini che ci sono, questo è evidente. È vero che a volte nei Paesi il saldo veniva mantenuto da bambini e da famiglie che venivano da lontano, però era pur sempre importante che questo succedesse. Ora, la carenza di lavoro fa sì che molte di queste famiglie non vengano più in Valle d'Aosta e allora si crea anche questa ripercussione qui. I bambini sono importanti, ma se non si tutelano e non si aiutano le famiglie, i bambini non ci sono. È chiaro che la famiglia a mettere al mondo dei bambini ha sempre più difficoltà, perché lavorano ormai tutti e due i coniugi, il bambino non sempre ha i nonni o qualcuno. La politica degli asili, dei nidi aziendali che abbiamo cercato di portare avanti è proprio in quest'ottica qui, quindi tutta una serie di politiche trasversali a favore della famiglia. In alcune regioni è stato istituito proprio un Assessorato della famiglia che sapesse fare un'azione trasversale.

È importante anche ricordare che noi una legge sulla famiglia l'abbiamo, ha un articolo molto importante: l'articolo 20, che prevede proprio un'attivazione della famiglia, cioè famiglia riconosci il tuo ruolo, famiglia diventa protagonista, famiglia entra in questi tavoli perché è fondamentale che la tua voce sia sentita, non delegare sempre e lamentarti, ma riscopri una tua funzione attiva. È quanto è successo diverse volte in tanti progetti fatti a livello di nostri servizi sociali, "Famiglia per la famiglia", finanziamenti di progetti familiari autogestiti. Io penso che questa sia anche una cosa che un'Amministrazione debba tenere ben precisa. Intanto l'importante è che la famiglia debba essere ascoltata e debba diventare protagonista.

Termino dicendo una cosa che mi ha colpito: un fatto economico. Avevo una conferenza sullo sviluppo economico a Roma: il PIL cresce quando ci sono tanti bambini, come in Cina, eccetera. Sono poi queste generazioni qui che lavoreranno, che produrranno, quindi una civiltà, una società senza figli è una società senza futuro anche dal punto di vista economico.

Presidente - Ci sono dichiarazioni di voto? Ha chiesto la parola la collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Molto velocemente, con questa impegnativa rivista votiamo a favore, pur ritenendola ancora troppo generica. Contribuiremo alla riflessione in V Commissione. Vigileremo quindi sugli impegni e sulle ricadute concrete dei provvedimenti che verranno messi in campo, anche in termini di non discriminazione delle famiglie straniere, perché, come credo abbiate capito, noi non crediamo ovviamente al mito del "prima gli italiani" ma nell'idea di servizi, più servizi uguali per tutti.

Presidente - Possiamo porre in votazione, colleghi. La votazione è aperta sul testo emendato. La votazione è chiusa.

Presenti: 35

Votanti : 35

Favorevoli: 35

Il Consiglio approva all'unanimità.