Oggetto del Consiglio n. 654 del 22 maggio 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 654/XV - Reiezione di mozione: "Realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico-economica sulla struttura dello stabile di Palazzo Cogne di Aosta".
Rini (Presidente) - Riprendiamo ora i lavori colleghi, siamo al punto 5, posso aprire la discussione generale. Ha chiesto la parola il collega Aggravi, prego.
Aggravi (LEGA VDA) - Semplicemente per una considerazione di carattere generale, o meglio sull'impegnativa della mozione, non voglio assolutamente entrare nuovamente sull'argomento Palazzo Cogne - che ormai tutti conosciamo e sappiamo quali sono stati i trascorsi degli ultimi Consigli - però tenevo a porre un dubbio e una questione che poi molto probabilmente verrà anche considerata, io penso, da parte del Governo. L'impegnativa, appunto, richiede al Governo regionale: "affinché le strutture amministrative affidino a un tecnico la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico- economica con relativo cronoprogramma al fine di valutare gli interventi urgenti per la messa in sicurezza dei solai ammalorati".
Oggi il Palazzo, prendendo il sito della Regione, è inserito all'interno del piano di alienazione e valorizzazione, per l'appunto è specificato che per tale fabbricato è prevista la sola valorizzazione. Io credo che sia una questione non da poco valutare prima di tutto, al di là degli interventi, e capire effettivamente quale sia la finalità che la Regione vuole dare a questo Palazzo, perché io penso che oggi definire un cronoprogramma, o comunque un progetto di fattibilità tecnico-economica - ma ripeto lo pongo come questione e spero che il Governo faccia una precisazione, sono sicuro che la farà - pone anche una questione riguardo al fatto che il Palazzo sia considerato all'interno del piano di alienazione e di valorizzazione, perché tutto quello che è stato inserito lì è, molto probabilmente, non considerato strategico al momento, ma non perché si vuole andare incontro al Palazzo, ma per le esigenze di amministrazione, appunto, non è considerato strategico; andare a definire uno studio di fattibilità di questo tipo, io penso che ponga una questione di una certa importanza tenuto conto del fatto che il Palazzo permanga all'interno del piano di alienazione e valorizzazione.
Quindi penso che prima di tutto la Regione deve comprendere e deve dirsi qual è appunto l'obiettivo che ha per il Palazzo, cioè se permanere all'interno e lasciarlo all'interno del piano di alienazione e valorizzazione e perseguire la strada che in parte era già stata indicata dalla precedente Giunta - mi ricordo che anche l'assessore Testolin aveva citato, si parlava, di un bando per la sua valorizzazione - oppure se si vuole cambiare la finalità, perché credo che questa impegnativa possa in parte tracciare un diverso percorso.
Presidente - Possiamo chiudere la discussione generale. Per la replica, la parola all'assessore Testolin.
Testolin (UV) - Rispondiamo in replica alle disamine abbastanza particolari della collega Pulz che, incentivata e stimolata dal collega Bianchi, ha ammesso di voler approfondire un percorso che più volte è stato analizzato all'interno di questa aula e che più volte aveva fatto emergere un percorso, - e mi fa piacere che finalmente sia riuscita a mettere in sequenza le fasi di avvicinamento al momento attuale -, a tutt'oggi è nelle mani dell'Amministrazione una perizia datata 2016 che, come più volte accennato, non comprendeva il piano interessato dal CCS Cogne che complessivamente vale circa 2.000-2.300 metri su un totale di 9.000 metri del Palazzo, e che, proprio per iniziativa dell'Amministrazione, così come già accennato, è stato implementato a livello di attività di verifica sull'immobile con un'implementazione di perizia che andrà a fotografare complessivamente l'immobile e che avrebbe dovuto chiudersi in questi giorni, e lo sarà nonostante le difficoltà incontrate nell'affrontare questo percorso, perché evidentemente, come più volte sottolineato, la perizia prevedeva la possibilità di effettuare tutta una serie di verifiche in assenza di persone all'interno dello stabile; da qui, a suo tempo già nell'agosto dello scorso anno, la richiesta di sgombero dell'edificio stesso.
Più volte è stata sottolineata all'interno di quest'aula la volontà e la presa in carico di un'attenzione particolare per le attività svolte all'interno dell'edificio del Palazzo Cogne, tant'è vero che dall'inizio dell'anno ci si è attivati, prima attraverso un confronto con il Comune di Aosta e poi in maniera autonoma, - abbiamo verificato che il Comune di Aosta non aveva possibilità di delocalizzare tutta una serie di iniziative che venivano svolte all'interno di questo Palazzo -, per dare delle risposte compatibilmente, evidentemente, agli spazi a disposizione sul territorio di Aosta che sono di proprietà regionale, per dare a molte associazioni un'alternativa a quello che deve considerarsi uno stabile che è da ripensare nel suo complesso, e poi arriverò al perché di questo ripensare nel suo complesso. La collega Pulz si è dilettata in un gioco di pensieri che ci ha portati a passeggio tra situazioni che evidentemente non considerano l'evolversi complessivo della situazione, perché nel frattempo, cioè dal mese di marzo, quando è stata presentata questa mozione, a oggi sono successi altri fatti che hanno messo in chiaro tutta una serie di situazioni, anche di rapporto tra CCS Cogne e Amministrazione regionale, la collega non ha messo in evidenza che già in precedenti confronti con lo stesso CCS Cogne, proprio il giorno della manifestazione sotto Palazzo regionale, si erano presi degli impegni all'interno di questa aula consiliare, in Sala Commissioni qua vicino, in una riunione alla presenza del Presidente del Consiglio nella quale ci si era impegnati non soltanto a trovare un'alternativa temporanea, evidentemente con tutte le difficoltà di trovare degli spazi confacenti alle necessità delle attività del CCS Cogne, e a procedere con tutta una serie di verifiche e di analisi che avrebbero assolutamente voluto tenere conto, e lo faranno, di un aspetto assolutamente importante che è restituire, a completamento di questo percorso, degli spazi confacenti alle necessità socio-culturali di Aosta, ma non soltanto di Aosta.
Quindi questo è per dare una sequenzialità di quello che è successo e di riportare nello stesso tempo la discussione sulla richiesta d'impegno presentata al Governo regionale. Un impegno che vorrebbe un ulteriore affidamento di un incarico a uno specialista per la definizione tecnico-economica delle attività da realizzarsi. Peccato che questo tipo d'iniziativa, così come presentata, non tenga conto di valutazioni che scelte amministrative di un Governo regionale devono tenere in conto: prima di tutto quello che rappresenta lo stato dell'arte in questo momento dell'edificio. È necessario avere contezza finale degli studi in itinere per poi poter procedere con una serie di valutazioni da un punto di vista sia tecnico sia politico per definire un percorso di recupero complessivo dell'immobile, perché al di là delle sensazioni personali - che posso avere io come può avere evidentemente qualsiasi Consigliere - evidentemente ci sono dei vincoli di un certo tipo, delle procedure di un certo tipo, che prevedono degli interventi da svolgersi in questo caso in maniera complessiva sull'edificio e non possono essere ricondotti a una mera sistemazione di alcune situazioni che più di altre creano in questo momento delle perplessità.
Quindi quello che è stato fatto, anche su sollecitazione di altre iniziative all'interno di questa assise, è stato di coinvolgere in questo percorso tutta una serie di strutture dell'Amministrazione regionale che possano definire, a perizia complessiva ultimata, una situazione di fatto e queste strutture - tra le quali annoveriamo evidentemente la struttura che si occupa di patrimonio così come le strutture che si occupano di manutenzione stabili dell'Assessorato alle opere pubbliche e la Sovrintendenza ai beni culturali, perché la caratteristica di pregio di questo edificio impone certi tipi d'interventi piuttosto che altri e poi l'Avvocatura regionale - ci permetteranno di definire tutta una serie di situazioni, tra le quali lo stato dell'arte dell'edificio, i tempi e le modalità di un ipotetico recupero, il valore attuale dello stesso - perché, a seconda di questo, certe scelte possono essere preferite ad altre, o viceversa -le risorse eventualmente necessarie per il recupero e le possibili iniziative che si possono attivare per trovare queste risorse e per fare delle scelte che raggiungano lo stesso obiettivo che è salvaguardare almeno una parte dell'edificio da adibire a servizi per la socialità e che evidentemente non escludono delle suggestioni già espresse da questa Amministrazione, all'interno di questo e di altri confronti dove si possono ipotizzare soluzioni che permettano una certa redditività all'interno di questo complesso, anche in funzione delle iniziative che, a corollario di quella zona, stanno nascendo, non ultima, assolutamente, l'università.
Questo è l'obiettivo che ci si pone partendo da una disamina interna che deve renderci chiara la situazione per poi fare delle valutazioni che - evidentemente, tenendo conto delle indicazioni politiche, tra le quali la prima e assolutamente riconfermata necessità di mantenere l'aspetto sociale di una parte di questo edificio - verranno assolutamente prese in considerazione nelle iniziative da svilupparsi. È per questo che in questo momento ci sembra poco opportuno - sia da un punto di vista finanziario sia da un punto di vista della dinamica delle iniziative che dobbiamo mettere in campo - affidare un ulteriore incarico, ma anzi riteniamo che si debba procedere nella strada già intrapresa di una verifica trasversale tra le nostre strutture per avere una fotografia chiara sulla quale lavorare per dare le soluzioni del caso.
La richiesta sarebbe di ritirare la mozione, altrimenti il nostro voto sarà di astensione.
Presidente - Per la replica la parola alla collega Pulz.
Pulz (ADU VDA) - Noi, Assessore, non crediamo che sia opportuno ritirare la mozione, perché la sua risposta va solo in parte nella direzione auspicata, da noi ma soprattutto dai tanti cittadini preoccupati da mesi per la situazione di Palazzo Cogne. Non si capisce con chiarezza quali siano le scelte politiche di fondo, è questo che contesto nella sua risposta, cioè non si capisce se sono state fatte delle scelte di lungo corso, non la scelta per arrivare a domani nell'attesa che venga consegnata la perizia -la quarta a questo punto se non ho sbagliato i conti - ma proprio se ci sono delle scelte di fondo, quelle che un'Amministrazione credo che sia tenuta a dover fare. Non chiediamo i dettagli tecnici della risposta ma almeno quale sarà la direzione, quali sono gli intenti, quale sarà la programmazione. Se non siamo in grado di fare un cronoprogramma preciso va bene, ma cerchiamo almeno di dare delle risposte di fondo. Mi fa piacere sentire che lei ha ripetuto più volte "Lo scopo socio-culturale sarà tutelato"; questa è già cosa buona e giusta, però non basta. Noi ci troviamo di fronte al rischio di far morire un centro culturale e sociale che è un unicum in Valle d'Aosta, un unicum di cui dovremmo andare davvero fieri in un momento storico come il nostro in cui l'aggregazione e la socializzazione - lo dicevamo un po' anche questa mattina in apertura - sono molto più virtuali che reali. Poi la proposta della soluzione alternativa dell'Amérique a noi sembra un po' - mi scusi se mi permetto - una sorta di caduta dalla padella alla brace perché i locali dell'Amérique... almeno chi li ha visti riferisce un po' allarmato che non sono adeguati, pare che il cemento armato sia ammalorato, non si può entrare lì così, servirebbero dei lavori! Alla fine cosa risolviamo? Ci troviamo nella stessa situazione di Palazzo Cogne, dei famosi sfondellamenti.
Poi c'è anche da dire che il CCS Cogne era interessante per i costi contenuti dei corsi che sapeva offrire alle famiglie, corsi che sono alla portata della maggior parte delle famiglie che sono comunque sempre più pressate dai conti di fine mese. E io credo che se noi vogliamo sfaldare questo tessuto di associazionismo che ha tutta una storia molto interessante, questa sia la strada giusta.
Poi non vorrei sembrarvi aggressiva, forse ho mangiato un po' di pasta al peperoncino a pranzo, ma io mi chiedo anche, e penso che questo dubbio sia legittimo dal momento che parliamo di soldi pubblici: ma la Corte dei Conti non avrà niente da dire su queste mancate manutenzioni dal 2011 di un bene di proprietà della Regione, di un bene di proprietà pubblica? E anche della storia del mancato pagamento degli affitti?! Credo che sia un dubbio legittimo.
Lei sa, Assessore, che io sono molto disponibile per le mediazioni: se ce ne fosse l'occasione, se si potesse trovare un accordo su questa mozione, io chiaramente sarei pronta a trattare, mi sembra però che non ci siano le condizioni di base qui, non capisco se stiamo andando nella stessa direzione; se fosse vero questo allora non avrebbe senso l'astensione del Governo, se invece questa è l'intenzione e non si può in nessun modo trovare un terreno comune per risolvere i problemi - che sono problemi di una fetta grossa della cittadinanza - allora noi non ritiriamo la mozione e chiediamo che venga messa ai voti. Non so se il collega Aggravi vuole proporre un emendamento, altrimenti il testo rimane così.
Presidente - Collega Bertin, per? Non ci sono le dichiarazioni di voto così come stabilito dalla conferenza dei capigruppo colleghi, c'è solo l'intervento durante la discussione generale per 10 minuti a gruppo e nelle repliche i proponenti e il governo regionale. Collega Bertin per mozione d'ordine.
Bertin (RC-AC) - È evidente che quando abbiamo discusso alla conferenza dei capigruppo era ovvio che nei 10 minuti era compresa anche la dichiarazione di voto, per cui rimane la dichiarazione di voto.
Presidente - No, abbiamo proprio messo in votazione, collega.
Bertin (RC-AC) - Anche perché uno non può fare la dichiarazione di voto prima di sapere cosa fa il governo regionale. Deve aspettare che il governo regionale dia un'indicazione e poi in seguito fa la dichiarazione di voto, altrimenti non ha senso.
Era ovvio che s'intendesse 10 minuti sia per dichiarazione che per l'intervento, anche perché così non ha assolutamente senso.
Presidente - Noi abbiamo messo in votazione questa proposta però collega - almeno chiedo anche a chi era presente - erano 10 minuti nella discussione generale e senza dichiarazione di voto, perché nella dichiarazione di voto, colleghi, proprio per la volontà di contingentare i tempi, la scelta era quella di dare la parola comunque alla proponente che, a nome delle forze, o dell'opposizione o della maggioranza, a seconda di chi propone l'atto, desse ed esprimesse la propria posizione in merito all'atto.
Bertin (RC-AC) - È ovvio che non sono intervenuto nel dibattito generale anche per sapere e attendere qual era la posizione del Governo regionale anche perché diventa difficile poter esprimere un voto senza sapere la posizione del Governo.
Presidente - Colleghi, io mi attengo a quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo e comunque c'è il diritto di replica dopo il Governo regionale da parte dei proponenti. Questo è stato il modus operandi scelto per riuscire a snellire, a velocizzare e finalmente a concludere l'ordine del giorno. Se riapriamo la discussione su quello che la conferenza, votando, ha già deciso, capite che di nuovo andiamo ad allungare i tempi e non si arriva a risolvere la questione dell'ordine del giorno. Comunque ovviamente ha diritto d'intervenire chi ha proposto l'atto e quindi in replica alla presa di posizione da parte del Governo. Collega Vesan per...?
In realtà non è una mozione d'ordine perché è quanto deciso dalla conferenza dei Capigruppo, se vogliamo chiarire chiudiamo però qua, perché altrimenti, di nuovo, non andiamo avanti. Prego, collega, brevemente.
Vesan (M5S) - Relativamente all'intervento sulle mozioni, la proposta ai capigruppo è stata fatta dal collega Manfrin in questi termini: 10 minuti per l'illustrazione e 10 minuti a Gruppo che potevano essere frazionati all'interno dello stesso Gruppo ed erano comprensivi di dichiarazione di voto. Questo vuol dire che possono essere fatti sia in discussione generale che in dichiarazione di voto i 10 minuti! In nessun momento nella Capigruppo, per quanto mi è dato da ricordare, abbiamo detto che i 10 minuti dovevano essere integralmente impiegati in discussione generale.
Presidente - Colleghi, vi rileggo testualmente quanto abbiamo votato in conferenza dei capigruppo: per quanto riguarda l'esame delle mozioni abbiamo deciso 10 minuti per l'illustrazione dell'iniziativa, 10 minuti per gruppo per il dibattito, comprensivo delle dichiarazioni di voto in discussione generale. Alla fine 10 minuti per ciascuna replica. Questo è quanto deciso dalla conferenza. Io non credo che sia il caso di tornare sulla decisione assunta dalla conferenza, ribadendo che c'è la possibilità e lo spazio di intervenire da parte di chi ha proposto la mozione, ricordando che abbiamo più di 90 punti all'ordine del giorno. Collega Manfrin per...? No. Siamo in replica, colleghi. Sulla mozione d'ordine chiudiamo, come abbiamo dato la parola agli altri, ha la parola anche lei.
Manfrin (LEGA VDA) - Allora ci tengo a ricordare che la mia proposta andava sì nei termini proposti dal collega Vesan, e quindi trovo assurdo che non si dia la possibilità di esaurire i 10 minuti in generale, ma non ho mai fatto menzione della dichiarazione di voto: io rimango ovviamente a favore della dichiarazione di voto e secondo me quei 10 minuti sono da intendersi esclusi dalla dichiarazione di voto, ma in ogni caso quei 10 minuti a Gruppo possono essere utilizzati in qualsiasi momento, altrimenti non si dà la possibilità, come giustamente ha sollevato il collega Bertin, anche di magari modificare la propria opinione e il proprio voto, a seguito del dibattito generale. Mi sembra la procedura naturale della discussione.
Presidente - Grazie. È giustamente legittima la sua posizione, io ricordo quello che ha votato la conferenza dei capigruppo. Possiamo mettere in votazione la mozione colleghi? La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 33
Votanti: 7
Favorevoli: 7
Astenuti: 26 (Aggravi, Baccega, Barocco, Bertschy, Bianchi, Certan, Chatrian, Cognetta, Daudry, Distort, Farcoz, Ferrero, Fosson, Gerandin, Luboz, Lucianaz, Manfrin, Marquis, Morelli, Nogara, Peinetti, Restano, Rini, Sammaritani, Testolin e Viérin).
Il Consiglio non approva.