Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 534 del 3 aprile 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 534/XV - Accettazione delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Augusto Rollandin dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale. Inizio della discussione sulla sua sostituzione.

Rini (Presidente) - Punto 3.01 all'ordine del giorno. Con lettera in data 29 marzo 2019, il collega consigliere Augusto Rollandin ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale. Il Consiglio è pertanto chiamato a procedere alla sua sostituzione ai sensi dell'articolo 7 e 12 del Regolamento interno del Consiglio regionale. Pongo innanzitutto in votazione l'accettazione delle dimissioni dalla carica di vicepresidente del collega Rollandin. Apriamo la votazione.

Esito della votazione:

Presenti, votanti e favorevoli: 33

Il Consiglio approva all'unanimità.

Il Consiglio accetta le dimissioni del collega Rollandin. Così come discusso anche in seno alla Conferenza dei Capigruppo, apriamo ora il dibattito sulla seconda parte del punto 3.01, che riguarda la sostituzione del Vicepresidente del Consiglio regionale. Ha chiesto la parola il collega Mossa.

Mossa (M5S) - Eccoci ancora qui oggi a parlare nuovamente di fatti giudiziari che coinvolgono questo governo del cambiamento, anche se sarebbe più adatto ribattezzarlo governo dello scandalo, perché sinora l'unica cosa che abbiamo visto realmente cambiare sono i membri di maggioranza che vengono sostituiti a uno a uno dalla magistratura. Dopo le vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti dapprima l'ex consigliere regionale Marco Sorbara e oggi il consigliere Augusto Rollandin, questa Giunta, a mio avviso, non è più legittimata a governare. Non può più deliberare e non può più prendere decisioni importanti come, ad esempio, le sorti della più importante delle nostre partecipate: CVA. Quel che resta da fare per questo Governo è portare avanti solo ed esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione, sino a che non sarà entrata in vigore la nuova legge elettorale. Dopodiché si deve dimettere e si torni subito alle urne, per ridare voce ai cittadini valdostani, dopo questi vergognosi scandali. State in piedi solo il tempo necessario all'entrata in vigore della nuova legge elettorale, dopodiché staccate la spina e calate il sipario di questo vergognoso e triste teatrino.

Questa maggioranza è già illegittima per sua natura, perché si è formata con gli essenziali voti di un indagato per voto di scambio con associazioni di stampo mafioso, attualmente in stato di arresto, e quelli di un condannato a quattro anni e sei mesi per corruzione, il qui presente Augusto Rollandin. Sarebbe davvero troppo chiedere ai cittadini valdostani che il bene pubblico continui a essere gestito da questo governo illegittimo e viziato da presenze non troppo onorabili.

Il presidente Fosson - che è sparito dall'aula, non lo vedo - in conferenza stampa ha dichiarato che la Giunta prenderà le distanze da ogni atteggiamento e cultura legate a qualsiasi tipo e modalità di corruzione. In altre parole prenderà le distanze dal consigliere Augusto Rollandin! Ecco, lo faccia, che non siano le solite parole spese al vento! Non basta cercare di salvare la faccia dicendo che vi costituirete parte civile, pur sapendo che in appello la cosa non è possibile. Mentite sapendo di mentire. Poi però paradossalmente vi presentate oggi per deliberare in diciotto, consci del fatto che il diciottesimo è proprio colui da cui dichiarate apertamente di voler prendere le distanze. Siate coerenti, se non altro, con quello che dichiarate alla popolazione. Con quale clima oggi dovremmo discutere le nostre mozioni, sapendo che saranno votate da un condannato per corruzione a quattro anni e sei mesi? E non solo, perché il suo voto sarà anche determinante per spostare l'ago della bilancia dalla vostra parte.

La mia critica non è rivolta solo al presidente Fosson, ma a tutti i membri della maggioranza. È riferita ai colleghi dell'Union Valdôtaine che per la seconda volta, nel giro di pochi mesi, hanno visto ben due dei loro eletti coinvolti in fatti scandalosi, uno in arresto per voto di scambio con associazioni di stampo mafioso e l'altro per corruzione. Ma è anche riferita ai colleghi di UVP, di ALPE, di Stella Alpina e ai colleghi del Gruppo Misto, Claudio Restano ed Emily Rini: non potete nascondervi dietro il Presidente della Regione. Se oggi accettate di proseguire i lavori, consci di raggiungere la maggioranza dei voti in Consiglio solo grazie al voto determinante di un condannato, siete tutti né più e né meno responsabili allo stesso modo del Presidente della Regione.

Ammesso e non concesso, come ricordavano i colleghi Manfrin e Aggravi, che gli atti votati in passato dal collega Sorbara possano essere stati ritenuti validi, in quanto nel momento in cui sono stati espressi nessuno di noi era consapevole che in base alla legge Severino l'ex consigliere sarebbe stato sospeso, oggi però, per quanto riguarda il collega Rollandin, siamo tutti perfettamente consci che è solo una questione di tempi burocratici, in quanto la legge prevede che i condannati a più di due anni di reclusione per delitti non colposi, quindi compiuti intenzionalmente per reati punibili con almeno quattro anni, siano sospesi dalla loro carica. Quindi oggi vi state prendendo la grossa responsabilità davanti alla popolazione valdostana di lasciar votare il collega Rollandin, pur essendo consapevoli della sua grave condanna e della sua imminente sospensione dal Consiglio. Francamente non vorrei essere al vostro posto.

Infine mi rivolgo a lei, collega Rollandin. Tante persone fuori da questa assise mi hanno chiesto, allibiti, se fosse vero che lei oggi si sarebbe presentato a questo Consiglio. Probabilmente sì, ho risposto. E gli sguardi increduli e sconcertati che ho visto sui loro volti sono proprio l'emblema della perdita di fiducia dei nostri cittadini verso le istituzioni. La gente qua fuori non capisce come sia possibile che, dopo una condanna di questa portata e di questa gravità, lei oggi sia qui come se nulla fosse a rappresentare i cittadini valdostani. Eppure è così. Questo anche grazie a una maggioranza che non muoverà un dito a riguardo, ma che, anzi, beneficerà del suo voto probabilmente anche per decidere le sorti della nostra CVA. Lei, collega Rollandin, con una condanna a quattro anni e sei mesi per corruzione, al prossimo Consiglio voterà una relazione che determinerà le sorti della più importante delle nostre partecipate.

Di questo però tutti i valdostani ne devono essere consapevoli. E i media locali lo devono evidenziare, non in un trafiletto in quarta o quinta pagina, come spesso avviene. Se gli scandali, anche se preannunciati come in questo caso, passano in sordina è colpa di chi gestisce i mezzi di comunicazione e del rilievo che dà a notizie di questa portata. E visto che tutta la minoranza ieri si è espressa pubblicamente come contraria alla relazione presentata dai colleghi di maggioranza della Commissione speciale CVA, sarà proprio il suo voto, collega Rollandin, a essere determinante sulla sorte di questa società di cui lei è stato, tra l'altro, il presidente nel 2007.

Concludo dicendo che sono solo due le cose che mi rendono orgoglioso di aver partecipato a questa legislatura. La prima è l'essere stato attore nella stesura di una legge elettorale che, grazie all'azione combinata della preferenza unica e dello spoglio centralizzato, garantirà per la prima volta ai cittadini valdostani la segretezza del voto. La seconda, l'aver assistito dal vivo, collega Augusto Rollandin, alla fine del suo impero. Per tutto il resto, profonda amarezza.

Presidente - Ci sono altre richieste di intervento? Non ci sono altre richieste di intervento. Ci sono delle proposte per l'elezione del vicepresidente? Ha chiesto la parola il collega Rollandin.

Rollandin (UV) - Lors du dernier Conseil régional les groupes d'opposition avaient présenté une motion pour m'inviter à démissionner de la charge d'adjoint à la présidence du Conseil. À ce moment-là j'avais refusé, dans l'attente du procès qui était en cours et la raison était évidente. Étant donné le résultat de première instance, è il primo grado e penso che il diritto ci sia per tutti di potersi difendere, tenendo conto di quelle che sono le situazioni.

À ce moment j'ai démissionné tout de suite et, je crois, dans le sens du respect que j'ai pour ma position. Je crois que dans ce sens j'ai toujours essayé, pour ce que j'ai pu travailler, dans la direction de soutenir, dans ce cas, un gouvernement qui avait présenté un programme dans lequel je croyais et j'ai continué à croire.

Credo che sia importante oggi dire che, per quanto mi riguarda, penso e spero di potermi difendere e dimostrare la realtà dei fatti, come forse non sono stati rivisti o esaminati. Penso che sia un diritto. Quindi per quanto mi riguarda, da una parte ringrazio la presidente Rini, i colleghi dell'Ufficio di Presidenza con cui ho lavorato molto bene per un'esperienza sicuramente molto importante, dall'altra ho rispetto di quest'aula e credo di poter dire che il lavoro che viene fatto in quest'aula ha avuto degli effetti che poi andremo a vedere.

Per quanto riguarda la mia persona, credo che anche fuori da quest'aula, come giustamente succederà, continuerò a lavorare nell'interesse generale, come ho sempre fatto, rispettoso dei colleghi che rimarranno in quest'aula e quindi continueranno a lavorare con quello spirito con cui credo che si debba continuare, tenendo conto anche delle difficoltà di questo momento.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Luboz.

Luboz (LEGA VDA) - Passer des éloges funèbres mérités, que nous avons justement attribués au sénateur Dujany, à la discussion de ce point à l'ordre du jour est significatif du temps qui a écoulé depuis l'expérience politique du sénateur Dujany jusqu'à nos jours, et il est significatif aussi pour considérer les envergures différentes des personnages en cause. Tout en respectant les trois degrés avec lesquels la justice parviendra éventuellement à se prononcer sur les sales affaires de corruption qui ont intéressé le collègue Rollandin, en revenant aussi au débat à l'occasion du dernier Conseil il y a quinze jours où on a parlé aussi de 'ndrangheta, que faut-il encore ajouter? C'est de la seule et unique responsabilité de ceux qui ont administré les dernières décennies. Où avez-vous précipité la Vallée d'Aoste! J'emploie justement la deuxième personne au pluriel, car " je " et " nous " n'avons jamais pris part à aucune action gouvernementale et administrative qui ait pu porter à cet engouffrement de la vie politique du Val d'Aoste. Nous sommes très bas, nous avons atteint le fond de notre bassesse; on le dit depuis trop longtemps désormais. A proi! A prau [C'est assez! Suffit, patois], comme on dit en veulla [città, patois]!

Per altre ragioni, alle quali faceva riferimento Emile Chanoux, la nostra regione si trova in una situazione di crisi politica, sociale ed economica. È urgente, ora più che mai, che da questo periodo storico se ne esca al più presto riscoprendo i valori essenziali dell'onesta e della verità. Oggi sarebbe anche troppo facile discutere, parlare e affrontare solamente l'argomento Rollandin; sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Ciò su cui dobbiamo soffermarci a riflettere è l'intero sistema Valle d'Aosta e la sua organizzazione che oserei definire feudale. Al noble di turno tanti valvassori dovevano fedeltà e obbedienza nel medioevo, in cambio di protezione e gestione finanziaria dei loro possedimenti. Negli ultimi 30-40 anni abbiamo vissuto un nuovo sistema feudale. Si apparteneva a una ben delineata compagine politica, a un solido gruppo, a norme scritte su uno statuto e purtroppo raramente applicate dai suoi membri et voilà : magicamente molte opportunità, molte occasioni o condizioni favorevoli si sarebbero verificate.

Questo sistema alimentato e garantito da una certa ricchezza diffusa che ha permesso quasi a chiunque, al di là dei propri meriti personali, di essere eletto nelle varie amministrazioni locali o anche in questo Consiglio - ahimè, o ahi voi! - non è durato ed è terminato. Probabilmente i tempi d'oro che abbiamo vissuto erano tempi in cui il doping de l'argent facile, du pognon o du fric hanno falsato le reali emergenze e le necessità della Valle. Fiumi di risorse pubbliche, forse nemmeno troppo giustificate, quelle ricevute ad esempio a titolo di somma sostitutiva dell'IVA da importazione, sono state progressivamente ridotte a partire dal 2011, fino a essere completamente soppresse nel 2017, senza peraltro darne grandi giustificazioni o ragioni alla comunità che, non informata, giustamente reclama o richiede lo stesso livello avuto in precedenza di efficienza o efficacia della macchina pubblica.

Accanto all'erosione del bilancio pubblico, alla crisi nei riferimenti verso movimenti o personalità pubbliche che hanno rivestito nel tempo innegabili ruoli di prim'ordine, ora la casa di tutti, il luogo dove trova espressione la sovranità popolare, la realtà dove si assumono decisioni indirizzate a incidere sulla comunità, ora il luogo dove si progetta il futuro è intaccato nel profondo, proprio perché gravi accuse riguardano e investono il suo esponente con maggiore esperienza politica e la sua area di appartenenza. Riguardo a queste nuove vicende giudiziarie, a cui purtroppo ci stiamo abituando quasi senza più stupircene, non possiamo non intervenire con chiarezza e fermezza: certamente, attraverso i nostri interventi, ma sarebbe opportuno anche mediante una politica più attenta ai reali bisogni della comunità. Queste nuove vicende giudiziarie gettano discredito e sfiducia verso tutto il mondo politico, che ha invece il dovere di reagire allontanando ed emarginando ogni sospetto. Per questa ragione credo e crediamo sia necessario ribadire con forza e determinazione che questa maggioranza politica, pur con la semplificazione del quadro politico attraverso la riunione di UVP e ALPE in Alliance Valdôtaine, sia totalmente delegittimata.

Presidente - Ha chiesto la parola il collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Solo per richiedere il voto in cabina.

Presidente - La parola al collega Ferrero.

Ferrero (MOUV') - Qualche considerazione politica e non giudiziaria, perché sono certo che qualcuno, come ovvio, addurrà come motivo il fatto che la condanna non è ancora definitiva, ma è solo in primo grado e quindi è appellabile. Comunque ognuno è libero di interpretare gli avvenimenti come vuole e questo lo lasciamo a voi. Di certo il fatto politico è che per una parte dei valdostani oggi finisce un incubo. Un incubo che è durato quarant'anni, un incubo in cui progressivamente si è aperta la strada all'ingresso della criminalità organizzata nella politica e nella gestione della politica, ma in particolare il danno maggiore è stato causato dalla decadenza delle coscienze di una parte dei valdostani. Il passaggio dei diritti fatti diventare favori, la riduzione del (tra virgolette) fiero montanaro valdostano a una specie di elemosiniere, pronto sempre a porgere il cappello per avere qualche prebenda, questa è la cosa grave ed è la cosa su cui bisognerà lavorare di più. Non sarà una questione che si risolve di certo in quattro e quattro otto. Sarà una questione lenta, per la quale c'è una certezza: la classe politica che attualmente è al governo non potrà dare un grande contributo.

In questa opera di ricostruzione ci vorrà responsabilità. Magari qualcuno potrà anche tornare sui suoi passi, io lo spero. Così facendo, dopo quarant'anni in cui la responsabilità non è certo di una sola persona, ma è una responsabilità comune anche di altri leader politici, di trasformare la politica in una specie di caccia al consenso - di mera caccia al consenso - e di trasformare la buona amministrazione, invece, in una gestione spesso di affari illeciti, beh, partiamo da una condizione che è veramente svantaggiosa!

Il nostro esempio doveva e dovrebbe essere, continuerò a ripeterlo, l'Alto Adige. Invece ci siamo ridotti come quelle zone peggiori della Sicilia infiltrate dalla mafia, in cui viene sostanzialmente deciso l'assetto dei consigli comunali dalle locali e questo rappresenta un punto di decadimento dal quale sarà molto difficile risalire.

Al di là della responsabilità giudiziaria, penso di rappresentare quei valdostani che hanno sempre patito questa condizione, quei valdostani che erano fuori dal club dei privilegiati, che potevano essere i semplici cittadini ma anche gli imprenditori. Gli imprenditori che si sono sempre confrontati con una realtà di una cinquantina di società partecipate, gestite in alcuni casi come associazioni a delinquere e che quindi hanno drogato in maniera irreparabile il mercato, escludendo persone che avevano titolo a stare sul mercato e includendo persone che - sulla base di commesse, affidamenti e incarichi - invece hanno fatto fortuna, distruggendo però di fatto l'economia valdostana. Adesso è necessaria un'opera di ricostruzione.

Ciò che è successo al consigliere Rollandin è quello che capita ad alcuni piloti furbetti di motociclismo, che continuano a gareggiare perché hanno dei giudici di gara a favore, che magari non gli guardano il motore truccato. Ecco, ha fatto la fine peggiore che poteva fare! In una curva è andato lungo ed è finito ad assaggiare la polvere. Per questo però dobbiamo dire che, anche con la questione che riguarda l'interdizione dai pubblici uffici, al di là di qualsiasi considerazione sulla condanna, la carriera del pilota è finita e questo è un passo avanti per tutta la Valle d'Aosta.

Presidente - La parola alla collega Pulz.

Pulz (ADU VDA) - Sulle mie posizioni in merito all'ex vicepresidente Augusto Rollandin ho ricevuto molte critiche, tutte per altro concentrate in una certa parte politica. Ma più ci penso, più sono sicura di dover ribadire ora quanto ho già chiaramente dichiarato in quest'aula e anche alla stampa. Io non ho nessuna intenzione di conquistare elettori attraverso spot elettorali di bassa lega, dicendo e facendo cose in cui non credo, né ora che sono tutto sommato ancora nuova rispetto a questo ambiente, né mai. Sono infatti qui con l'unico intento di dare un piccolo contributo, che spero positivo, alla mia comunità. Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto un collega, Augusto Rollandin, non cambiano di una virgola il mio giudizio sull'operato, che continuo a ritenere pretestuoso, di Rete Civica e, questa mattina, anche della Lega di Salvini, dopo il primo intervento di Manfrin, appunto perché sarebbe bastata una manciata di giorni di attesa dei tempi della giustizia del primo grado - noi siamo garantisti fino al terzo grado - e poi la legge Severino avrebbe fatto e farà il suo normale corso.

Ciò non significa che tutto debba essere però delegato ai giudici. Al contrario, è giusto e anzi fondamentale che la politica si occupi dell'etica pubblica, che i cittadini e i loro rappresentanti lavorino affinché le istituzioni si rinnovino, espellendo le ambiguità, i clientelismi, gli affarismi. Ma proprio qui stava la contraddittorietà della posizione assunta da molti consiglieri in quest'aula qualche giorno fa, nel fatto di voler utilizzare gli atti di un procedimento penale, come filtrati dagli organi di stampa e a prescindere da qualsivoglia abbaglio di un giudice, per emettere una sentenza politica che in realtà aveva la pretesa di anticipare la sentenza penale arrivata per un altro procedimento, e vedremo se arriverà anche per l'inchiesta Geenna che, come ricordiamo, aveva dato origine alla mozione. Pensiamo che chiunque abbia a cuore il principio della separazione dei poteri e il rispetto delle istituzioni sappia bene che i piani vanno tenuti separati. Le sentenze penali le scrivono i giudici sulla base degli atti processuali ed è la legge, la Severino in questo caso, a stabilirne le conseguenze. La politica si occupi di ciò che le compete, che ce n'è già abbastanza. Ed è qui, mi spiace doverlo sottolineare, che invece la politica ha fallito.

Il profilo etico e politico di Rollandin nel bene e nel male era noto a tutti, maggioranza e opposizione. È purtroppo la storia del malgoverno valdostano. È la storia del sistema di consenso costruito in questi decenni da Rollandin, insieme ai suoi tanti solidali, a offrircene una rappresentazione molto chiara, rispetto alla quale la condanna penale aggiunge, sì, qualcosa, senza però sorprendere nessuno. Eppure c'è chi non ha esitato a formare insieme a Rollandin l'ennesima maggioranza, dannosa per la comunità valdostana. Così come c'è chi, anche se oggi siede tra i banchi dell'opposizione, solo qualche mese fa era disponibile ad allearsi con l'Union Valdôtaine di Rollandin, pur di entrare in questa maggioranza. La motivazione qual era? Lui, si diceva, non avrebbe avuto incarichi di rilievo. Ecco, qui io leggo e noi leggiamo l'ipocrisia di alcuni colleghi.

Di fronte al fallimento del governo guidato dalla Lega di Salvini, la lega dei nuovi autonomisti non si fa scrupolo a mischiarsi con chi fa del razzismo il suo sport quotidiano, con chi da un lato inneggia un nuovo nazionalismo da operetta e dall'altro invoca un regionalismo differenziato che devasta la coesione dei territori. Ebbene, davanti a questo fallimento bisognava avere il coraggio di dire che non esistevano alternative alle elezioni. Bisognava dire chiaramente che non c'era spazio alcuno per allearsi con un'Union Valdôtaine ancora nelle mani - bastava vedere i voti presi alle elezioni - di Rollandin. Invece in quell'occasione le elezioni facevano paura a tutti o quasi. Per questo si cercavano alleanze pericolose, inseguendo fantascientifici governi tecnici. E hanno continuato a fare paura anche dopo che è nata questa nuova, o forse vecchia, maggioranza.

Sono arrivati gli arresti nell'ambito dell'operazione Geenna. Arresti che hanno prodotto una reazione persino imbarazzante. Sì, imbarazzante, perché chiedere le dimissioni da una Commissione o dalla vicepresidenza del Consiglio di singoli consiglieri - quando qui siamo di fronte a un gigantesco problema di etica pubblica, un problema di legittimazione di un'intera maggioranza, una crisi delle istituzioni con pochi precedenti nella storia della nostra regione - non può essere definito che imbarazzante. E davanti a un enorme problema del genere che cosa si fa? Si chiede, verrebbe da dire, il ritorno alle urne. No, invece no! Si inscena un rituale che ricorda quello diffuso nelle città greche, che mi spiegava la mia professoressa di greco. Il rituale, che forse qualcuno di voi conosce, del pharmakos, che mirava a ottenere una purificazione mediante l'espulsione dalla città di un individuo maledetto, appunto il pharmakos. Era un rito simbolico, destinato a placare l'angoscia per la contaminazione che incombeva sopra tutta alla comunità. Così il gruppo scaricava la sua aggressività su un emarginato, che era scelto per la sua deformità come simbolo stesso del male, e poi la comunità si sentiva rinnovata, purificata, rinata.

Adesso in questo Consiglio abbiamo trovato il nostro pharmakos. E cosa facciamo? Mi viene spontanea - sarà anche per il periodo prepasquale - l'associazione con il più noto mito cristiano dell'Agnello di Dio, che piace molto al collega Distort, che toglie i peccati del mondo. Ma noi siamo sicuri che i peccati di questa classe politica rappresentata in questo Consiglio possano essere lavati da questo rito? Pensiamo davvero che possano scomparire perché il più malvagio dei malvagi è stato punito? L'Union Valdôtaine lo pensa davvero? Lo pensano i suoi vecchi e nuovi alleati? E gli aderenti di Rete Civica pensano forse, come pensavano alcuni mesi fa, che dopo questo passaggio ci siano ancora in questo Consiglio dei buoni alleati per costruire maggioranza alternative con cui poter fare tante belle cose concrete, con la smisurata presunzione di riuscire a far fare un passo indietro ai più cattivi. Continueremo adesso a perdere tempo? A giocare con i numeri? A scongiurare il rischio di nuove elezioni?

Il sistema di potere che ha dominato e purtroppo rovinato la Valle d'Aosta ha fatto comodo a tanti, l'ho già detto. Sono quelle numerose persone che hanno accettato questo stato di cose e che, anzi, ne hanno beneficiato a lungo, diventandone così complici; quegli stessi che ora puntano il dito, recitando magari anche la parte di chi è disgustato di certa politica, dopo però aver fatto la fila il martedì mattina a palazzo per chiedere a Rollandin, ma non solo, favori di ogni sorta. Non scordiamoci che l'iceberg, oltre alla punta, oltre al vertice, ha una larga base e quella base è ancora ampiamente rappresentata fuori dal palazzo, ma anche dentro questo Consiglio. E nel momento in cui è ritenuta illecita l'origine di parte dei voti ed è quindi messa in dubbio la trasparenza delle elezioni del maggio 2018, allora bisogna dire che a essere delegittimata è quantomeno la maggioranza e non il solo Augusto Rollandin, perché è stata favorita da voti di dubbia provenienza; o non è così? E crediamo che sia anche legittimo chiedersi se lo stesso sistema sia in grado di affrontare, senza condizionamenti di sorta, dossier assai delicati e strategici per il futuro della nostra comunità, come quello relativo alla CVA. Solo ieri pomeriggio, quando la minoranza ha abbandonato la Commissione speciale CVA e dentro la sala i lavori sono continuati tranquillamente da parte della maggioranza, come se nulla fosse capitato, la maggioranza stessa ci ha chiaramente dimostrato in quale direzione stia lavorando. Ma questa è un'altra brutta storia e credo sinceramente che a ogni intervento basti la sua pena.

Presidente - Ha chiesto la parola la collega Russo.

Russo (M5S) - Oggi in quest'aula voglio parlare del reato di corruzione e del suo legame con la politica, che è considerato uno dei principali ostacoli alla crescita economica e civile del nostro paese. L'inchiesta in corso di cui stiamo parlando riguarda un giro di corruzione nella nostra regione, che il collega Augusto Rollandin ha governato per sei volte. Il termine "giro" non è casuale: la corruzione è come un serpente, striscia e si insinua. La corruzione, come sappiamo tutti in quest'aula, è definita come la condotta illegale di un pubblico funzionario, il quale in cambio di denaro o di un'altra utilità effettivamente ricevuta o semplicemente promessa, compie atti di ufficio oppure agisce in modo contrario ai suoi doveri.

La corruzione è una forma di accordo tra una minoranza, allo scopo di appropriarsi di beni che spettano alla maggioranza della popolazione, alla collettività. La politica, colleghi, è cura dell'interesse comune. La corruzione è esattamente il contrario: la prevalenza illecita dell'interesse privato su quello pubblico. Inoltre la corruzione spesso si presenta con due tipiche caratteristiche, il coinvolgimento di una pluralità di soggetti e la tendenza a ripetersi nel tempo, in modo seriale e non episodico.

La corruzione politica è spesso intimamente legata alla corruzione burocratico-amministrativa. Essa inoltre costituisce una deviazione intenzionale del comportamento del pubblico ufficiale dal compito di tutela del bene pubblico. È implicita una perdita, uno scadimento di valori etici, un decadimento dei costumi.

Quali sono i costi della corruzione per una comunità? Ne ho messi a fuoco tre tra i tanti, direttamente o indirettamente legati al fenomeno di cui stiamo parlando. Un primo costo: una minore efficienza della spesa pubblica e una maggiore distorsione delle regole di mercato. Le imprese sane che non accettano di entrare nel mercato della corruzione non riusciranno a entrare in nessun altro mercato. Un secondo costo: inefficienza complessiva del sistema socioeconomico. Si pensi alla selezione inversa dei talenti: dove sono presenti i fenomeni di corruzione, le persone capaci e con talento sono posizionate nel mercato del lavoro non nei ruoli apicali. Sappiamo che esiste una relazione inversa tra il livello di corruzione e la qualità e capacità del sistema imprenditoriale di un paese. Si instaura una graduale impossibilità di cogliere le potenzialità di sviluppo di una regione, che viene depredata dalle proprie risorse e priva le persone di un futuro prospero e libero. Un terzo costo, che secondo me è quello più grave: non sarà mai possibile recuperare il danno della corruzione, né per il suo valore monetario, perché spesso sarà stato distribuito su più strade difficili da seguire, né tantomeno per quella parte di costo non monetario, che sarà quasi sempre la principale.

Provo a evidenziare alcune misure per arginare il fenomeno della corruzione. Un impianto normativo solido a livello nazionale e locale. Certamente passi importanti come la legge Severino e l'istituzione dell'ANAC hanno dato i loro frutti. La legge numero 3 del gennaio 2019, "Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché' in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici", anche detta legge spazzacorrotti, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, affronta il fenomeno corruttivo in maniera strutturale: la prescrizione è sospesa dalla sentenza di primo grado; il Daspo per corrotti e corruttori; l'innalzamento delle pene per i reati di corruzione per l'esercizio della funzione; la possibilità di utilizzare, anche per i reati di corruzione, la figura dell'agente sotto copertura; l'introduzione di sconti di pene e di una speciale clausola di non punibilità per chi denuncia volontariamente e fornisce indicazioni utili per assicurare la prova del reato; viene eliminata la possibilità di restare anonimi per chi fa donazioni a partiti, fondazioni o altri organismi politici: ogni donazione superiore a 500 euro dovrà essere trasparente.

Una seconda soluzione può essere la riorganizzazione della pubblica amministrazione. Si mira a una maggiore efficienza ed efficacia dell'azione delle amministrazioni pubbliche tramite la riduzione del numero dei dipendenti pubblici, dei dirigenti e dei funzionari e il pagarli meglio, con più benefit, creando senso di appartenenza e restituendo dignità a lavorare per il settore pubblico. Puntare a un rafforzamento dei corpi tecnici per ridurre il ricorso a esterni. Introdurre regole procedurali migliori e più trasparenti per i concorsi per gli appalti.

Un'altra misura per prevenire il fenomeno della corruzione è sicuramente puntare su cultura e istruzione. L'esigenza di costruire un humus adatto alla lotta alla corruzione, a prevenire il fenomeno presso le future generazioni, deve essere una priorità. Bisogna diffondere la cultura della legalità, il senso civico, la consapevolezza dei propri diritti e la solidarietà sociale.

Infine la nostra nuova legge elettorale. Sicuramente la segretezza del voto e la durata massima del numero di mandati garantiscono il ricambio della classe politica che nella nostra regione è stata poco presente. La nostra nuova legge elettorale, che entrerà in vigore dal mese di giugno 2019, sarà certamente uno strumento che garantirà anche il contenimento del fenomeno della corruzione.

Presidente - La parola al collega Bertin.

Bertin (RC-AC) - Non vorrei trasformare il dibattito su questo fatto grave in un'analisi del sistema politico valdostano, fatto già in altre occasioni. Il sistema di potere che ha governato questa regione negli ultimi trenta, quarant'anni ha prodotto degli effetti estremamente negativi e Augusto Rollandin era il principale protagonista di questo sistema di potere, che negli anni ha utilizzato delle risorse ampie, dovute a una particolare situazione di quegli anni, non per uno sviluppo sostenibile della nostra regione e di prospettiva, ma creando un sistema di potere clientelare e di controllo capillare della società. Oggi quel sistema è in crisi e i nodi vengono al pettine: una crisi finanziaria, politica, etica che vediamo ormai da diverso tempo, non da ora. Queste cose le abbiamo dette, le ho dette già in altre occasioni in tempi non sospetti.

Oggi vorrei ritornare all'argomento di questo punto all'ordine del giorno. Il consigliere Rollandin tardivamente ha dato le dimissioni da vicepresidente del Consiglio. E oggi non ha dato soltanto le dimissioni da vicepresidente del Consiglio, ma si è anche autosospeso dall'Union Valdôtaine. A mio avviso ha fatto bene ad autosospendersi, nel senso che non parteciperà alla vita di quel movimento, proprio in ragione della condanna grave per corruzione, ma la stessa cosa avrebbe dovuto fare per quel che riguarda la sua attività consiliare. Qui sta la contraddizione: un'autosospensione nella vita di un partito, mentre non altrettanto viene fatta per questa assemblea, che è la principale della nostra regione. Per questo ho invitato il presidente Rollandin, anche in attesa dell'applicazione della legge Severino, ad autosospendersi, poiché creerà una situazione oggettivamente d'imbarazzo e una contraddizione evidente rispetto a quanto fatto per ciò che riguarda il suo movimento.

Siamo in un sistema nel quale certamente Rollandin aveva un ruolo fondamentale. Io faccio fatica a vederlo come un agnello sacrificale. Ma oggi l'argomento di questo Consiglio è un altro: è la sostituzione del vicepresidente e soprattutto, da qui alla sostituzione in ragione della legge Severino, quale sarà il ruolo del consigliere Rollandin, che a mio avviso deve tenere in considerazione la condanna di primo grado ormai avvenuta e pertanto agire di conseguenza.

Presidente - La parola al collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - In questi giorni ho riflettuto molto sulla ragione vera di tutte queste vicende che stanno coinvolgendo più o meno direttamente la nostra comunità. Spesso mi è capitato di dire che la Valle d'Aosta è rimasta nell'animo, come diceva il collega Luboz, al suo Medioevo, non per via dei nostri tanti castelli né per paragonare l'oggi a un'epoca che tanti, a torto, reputano oscura. Il reale motivo risiede in due caratteristiche purtroppo insite nel consolidato sistema Valle d'Aosta. La logica del plèijì [patois], del favore (lo dico a beneficio di chi fa il verbale di quest'aula), è la prassi di certe sovrastrutture politiche. I piccoli numeri, la significativa prossimità, le tante risorse e una storia comunque fatta di povertà e sopravvivenza in un ambiente difficile hanno nel tempo sedimentato nelle coscienze di troppi la logica dell'aiuto, dal più banale al più opaco. Un modus operandi di tanti seduti negli scranni alti o pronti al pellegrinaggio del martedì e non soltanto, che ha - purtroppo ancora - condizionato le menti di molti; questo fino a far perdere spesso la misura del limite, così la volontà di fare e rischiare del proprio ha troppo spesso fatto posto al bisogno di chiedere, e poi spesso sappiamo cosa succede.

Quanto alle sovrastrutture politiche, rammento che proprio il Medioevo era organizzato secondo un ordine, spesso non scritto ma tramandato. E proprio questa epoca ci ha dimostrato che, caduto un re, nulla è cambiato. Lui può dettare legge e fare risolvere cose, ma il sistema è più di tutto alimentato dai baroni, il cui agire è alla sua ombra o meglio sotto la sua luce. Non cadiamo ingenuamente o volutamente nell'errore di personalizzare, identificare in una sola persona le colpe di un sistema che forse lui rappresenta, ma che non costituisce da solo. Lui non era solo.

Non cambierò certo la mia opinione sulla persona e sul politico; non le cambierò! Forse sull'amministratore sì. Ma sicuramente spero che il futuro, liberamente o meno liberamente, perché chi sta lavorando spero che continui a farlo, cambi e queste prassi e sovrastrutture possano finalmente cadere. Resta il fatto che ognuno di noi dovrà fare la sua parte, perché fin troppe volte - lo dice chi fa parte di quella diaspora tanto spesso citata - chi ha cercato o detto di voler detronizzare il re - dico "re" perché non mi pare che abbia origini germaniche; gli imperatori spesso erano di origine germanica - in realtà voleva soltanto a lui sostituirsi. Non è sostituendo una persona che si cambia il metodo. Per cambiare sistema non bastano le condanne o le indagini, se nello stesso momento non cambiamo le nostre menti e l'agire di tutti. Coraggio valdôtains!

Presidente - La parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Ho pochissimo da aggiungere rispetto a quanto hanno già detto i miei colleghi. Desidero innanzitutto ribadire, com'è stato detto anche da alcune parti, che è evidente che è fatto salvo il diritto per ciascuno di difendersi nelle sedi che sono opportune e ci tengo a sottolineare che qui noi siamo chiamati a fare un dibattito politico. Io personalmente aborro l'utilizzo della giustizia per la risoluzione di questioni politiche, ma noi oggi siamo chiamati e tutta la comunità valdostana è chiamata a prendere atto di una situazione. Ed è una situazione molto grave.

L'ho già evocato questa mattina e oggi, durante questo dibattito, ho sentito parlare da molte parti di dignità. Ecco: vorrei davvero che il consigliere Rollandin restituisse questa dignità a questo Consiglio. Vorrei che sua sponte, senza attendere quelli che sono i tempi, il consigliere Rollandin adempiesse a quanto già lui aveva preconizzato il 3 marzo del 2017. Quindi, ben conscio del fatto che la sua presenza, così come il suo voto all'interno di questa assemblea, è palesemente viziata dalla sentenza del 28 di marzo, vorrei che il consigliere Rollandin - dopo aver legittimamente avuto la parola per esporre le sue motivazioni -lasciasse quest'aula e permettesse a questo Consiglio di esprimersi liberamente e soprattutto togliesse dall'imbarazzo la sua maggioranza e tutta questa istituzione.

Presidente - La parola alla collega Spelgatti.

Spelgatti (LEGA VDA) - Tutto quello che avrei voluto dire in questo intervento è già stato detto perfettamente dai miei colleghi, per cui sarò brevissima. Quand'ero presidente avevo sottolineato più volte - ero anche stata accusata per questo - come la gravità del sistema Valle d'Aosta fosse soprattutto da individuare, oltre a tutte le indicazioni che ha dato molto correttamente la collega Russo, anche e soprattutto nel fatto della mentalità dei valdostani. Perché mentre al Sud per i cittadini sono molto chiari quelli che sono i fenomeni della mafia, della 'ndrangheta, della camorra e, dall'altra parte, dello Stato, in Valle d'Aosta non è così. Perché in Valle d'Aosta siamo al Nord e qui il problema fino a oggi non aveva avuto una sua effettiva certificazione. Il problema in Valle d'Aosta è sempre stato assolutamente trattato come qualcosa di inesistente da tutte le parti, da parte politica e anche da parte di chi avrebbe dovuto comunque intervenire. Si è sempre detto: no, qua il problema non esiste! Per cui i valdostani erano abituati - come diceva il collega Aggravi - ad andare il martedì a chiedere i favori. Ma non è solo il martedì, perché il problema non era solo assolutamente il collega Rollandin. È questo modo di far politica: a tutti i politici bisognava andare a chiedere i favori e, appunto, i politici gentilmente elargivano i favori e di conseguenza poi, con il controllo del voto, si è anestetizzato completamente un intero tessuto sociale e intere generazioni di valdostani. Ma il problema è che mentre al Sud i cittadini scelgono da che parte stare, dalla parte dello Stato oppure dalla parte delle associazioni malavitose, qui questa differenza non c'era più, perché semplicemente era normale! Ma dov'è il problema?! Generazioni di valdostani sono state ormai abituate, dopo quarant'anni di potere gestito in questa maniera! È normale chiedere il favore, è normale dare in cambio il voto! Ma dov'è il problema di gestire l'amministrazione come cosa propria e quindi piazzare ovunque i propri, la propria gente, quelli a cui devi dei favori tu come politico, a cui tu devi dei favori perché quello ti porta voti? Di conseguenza si va avanti così!

Oggi ci ritroviamo in una situazione drammatica, da cui sarà difficilissimo riprendersi. Ci si potrà assolutamente riprendere, perché i momenti più drammatici della storia sono stati poi quelli che hanno aperto la via a dei grandi rinnovamenti e hanno scatenato poi le energie più positive e più belle all'interno dello stesso tessuto sociale. Però sono lacrime e sangue! Sarà dura, sarà fatica, sarà un cambiamento radicale!

La cosa più drammatica è che questo cambiamento non è avvenuto perché c'è stato un rinnovamento da parte dei partiti che si definiscono autonomisti, che però sono quelli che hanno portato alla distruzione dell'autonomia e alla messa in discussione del sistema dell'autonomia della Valle d'Aosta. Per cui definirsi autonomisti...! E poi vorrei sapere chi non è autonomista all'interno di quest'aula. Comunque, vogliamo dare l'etichetta di autonomisti? Va bene, chiamiamoli autonomisti.

Non c'è stato un rinnovamento della classe politica. C'è stato un intervento della magistratura - che ben venga - e delle forze dell'ordine che i valdostani non potranno mai ringraziare abbastanza. Però in un sistema normale le cose non funzionano così. La politica fa la politica, chi fa amministrazione amministra, la magistratura fa il suo corso e normalmente non ci dovrebbero essere situazioni di questo tipo. In un sistema malato ben venga che succeda tutto quello che è successo. È stata l'unica leva che ha potuto permettere di scardinare un sistema che si sta portando letteralmente alla distruzione.

Non cerchiamo - non cercate soprattutto voi, tra virgolette, autonomisti - di dire: adesso, finita l'era Rollandin, c'è il rinnovamento! Perché non è così che si fa il rinnovamento. Questi quarant'anni di potere li ha gestiti il presidente Rollandin, tra l'altro anche con delle capacità, perché se un uomo rimane al comando per quarant'anni gli si può anche riconoscere, indubbiamente, la capacità di saper fare il suo mestiere di politica. Poi noi - io soprattutto, parlo per me - non condivido minimamente e combatto con estrema durezza ciò che è stato fatto e quelli che sono stati i metodi, ma non si possono non riconoscere comunque le capacità.

Il problema è che chi sta dietro - che usa gli stessi metodi, che utilizza lo stesso sistema e che è arrivato al potere con lo stesso sistema e in questo sistema di potere ha mangiato - non ha nemmeno le stesse capacità; questa è la cosa più drammatica di tutte quante. Quindi se mi si viene a dire che da oggi ci sarà chissà quale rinnovamento, perché finito lui, finito... Chi sta dietro sono le stesse persone che hanno usato gli stessi identici metodi, senza avere, lo ripeto, le stesse capacità.

In ultimo, specifico una cosa che non ho mai specificato. Quando fin dall'inizio ho sempre detto "mai con l'Union Valdôtaine", questo aveva un valore molto forte, ma specifico oggi di che tipo fosse questo valore. Era un valore di riconoscimento di ciò che l'Union Valdôtaine delle origini rappresentava per la Valle d'Aosta e quello che in particolare ha rappresentato per la Lega. Perché è la Lega che è nata dall'Union Valdôtaine. È la Lega che è nata dall'incontro tra Bossi e Bruno Salvadori. Voi forse non lo saprete, ma fuori da qua, nella Lega in generale, ovunque ci sono le foto di Bruno Salvadori e l'Union Valdôtaine è sempre stata portata come esempio, perché era un faro di ciò che al di fuori della Valle d'Aosta si voleva riportare, prima in Padania e poi oggi nel resto di questa Italia.

L'Union Valdôtaine per noi era un faro, alle origini. Ma l'Union Valdôtaine è diventata purtroppo, invece, il simbolo del perché l'autonomia non funziona. Fuori la Valle d'Aosta viene portata come esempio del perché l'autonomia non funziona e se oggi l'autonomia viene messa in discussione è per questo. Ed è drammatico, perché i valori per cui la Lega - non la Lega Valle d'Aosta, ma la Lega - si è sempre battuta sono i valori dell'autonomia e del federalismo. Ciò che era il faro che veniva portato come esempio ovunque di ciò che la Lega voleva raggiungere come obiettivo finale, di punto in bianco si è sgretolato. E da qua la reazione nostra che è stata non legata ai principi, ai valori e agli ideali dell'Union Valdôtaine e di quello che essa ha rappresentato nella storia, ma di quello che è diventata oggi. Ma io non vedo in tutte le altre forze, che nel frattempo si sono distaccate dall'Union Valdôtaine (perché sono soltanto distaccamenti dall'Union Valdôtaine) un qualche cosa di diverso e in effetti i fatti parlano chiaro: il modo di far politica e tutto ciò che c'è stato in tutti questi anni è esattamente la prova provata di quello che sto dicendo.

Tutto questo lo diciamo con estrema tristezza. Però i valdostani devono capire che quei tempi sono finiti. Il tempo del portafoglio facile, del portafoglio pieno di soldi da distribuire ovunque a pioggia, senza una visione amministrativa, soltanto con l'obiettivo di ottenere il maggior numero di voti per il singolo politico per essere eletto alla tornata successiva, è finito. O ci si rimbocca tutti quanti le maniche, sto parlando dei valdostani, che la smettono però semplicemente di lamentarsi e di delegare poi la loro rappresentanza a sistemi che comunque hanno portato la Valle d'Aosta in questa situazione, oppure le cose non cambieranno mai. Quindi sono i valdostani stessi che prima di tutto devono fare un mea culpa e incominciare a dire, se vogliamo cambiare le cose, che bisogna cambiare radicalmente, ma bisogna cambiare la mentalità. Basta andare dai politici e chiedere qualche cosa in cambio di qualche cosa. Basta!

Presidente - La parola alla collega Minelli.

Minelli (RC-AC) - Il Consiglio Valle, il Consiglio della Regione Valle d'Aosta si trova oggi di fronte a una questione che riguarda l'ennesimo processo e l'ennesima condanna di un consigliere che è rimasto pervicacemente attaccato al suo posto in Consiglio regionale, nonostante il cumulo di indagini giudiziarie che lo hanno riguardato. Le vicende giudiziarie di Rollandin coprono ormai un periodo trentennale. La prima condanna avvenne nel novembre del 1992: due anni e quattro mesi per turbativa d'asta per i lavori di appalto alla discarica di Brissogne. Il pubblico ministero di quel processo era Pasquale Longarini, allora da poco arrivato in Valle d'Aosta, un magistrato libero e combattivo. Poi le cose evidentemente sono cambiate e oggi anche Longarini si trova immischiato in comportamenti oggetto di incriminazione per aver favorito Gerardo Cuomo, il coimputato di Rollandin.

Trent'anni di indagini, di processi e di condanne che non ne hanno tuttavia ridotto il potere e non hanno portato a una reazione seria, forte e responsabile della politica valdostana. Non è stato ridotto il potere del consigliere Rollandin in Regione, non è stato ridotto il potere e il ruolo di guida all'interno dell'Union Valdôtaine, che ha comunque avvalorato il sistema, il cosiddetto "sistema Rollandin", cosa che hanno fatto anche altre forze politiche che da quel movimento sono nate.

Com'è possibile che in questo Consiglio e all'interno dell'Union Valdôtaine - lo ricordava prima la collega Spelgatti: un movimento che è stato così importante per la Valle d'Aosta - non ci siano degli anticorpi in grado di reagire. Quello che io mi chiedo è come mai si aspetti sempre la magistratura, l'indagine, il processo, la condanna; la condanna di primo, di secondo, di terzo grado. La politica aspetta e non è capace di ripulirsi da sola. E anche quando l'indagine e la condanna ci sono, la politica rimane immobile ad aspettare l'arrivo delle carte bollate. È quello che è successo qualche settimana fa. È quello che succede anche oggi.

Noi nello scorso Consiglio abbiamo invitato il consigliere Rollandin a lasciare la carica di vicepresidente, un piccolo gesto di sensibilità istituzionale che non è stato raccolto né dal consigliere né dalla maggioranza di questo Consiglio, che non lo ha evidentemente ritenuto opportuno. Così la Valle d'Aosta si è ritrovata per l'ennesima volta sulle pagine di tutti i quotidiani nazionali, con un vicepresidente del Consiglio condannato per corruzione, sia pure in primo grado. Questo, a nostro avviso, è un danno per l'immagine della Regione. Ora ci troviamo con un consigliere colpito da interdizione dai pubblici uffici, lo ricordava il consigliere Ferrero, ma che, in attesa dei passaggi di queste carte tra Aosta e Roma e ritorno, viene in Consiglio legittimamente e tranquillamente, come se niente fosse successo, partecipa alla Conferenza dei Capigruppo, come è successo nei giorni scorsi, e si accinge a votare.

Penso che sia positivo che il provvedimento di sospensione non debba essere votato da questo Consiglio, perché se arrivasse da Roma un provvedimento da votare forse non lo si approverebbe neppure. Quello che mi chiedo è con quale logica il consigliere Rollandin si è autosospeso dall'Union Valdôtaine, ma non si è autosospeso dal Consiglio regionale, quasi che il Mouvement fosse più importante della massima assise della Regione Valle d'Aosta. Noi lo abbiamo messo per iscritto. Abbiamo chiesto nei giorni scorsi che il Consigliere non partecipasse ai lavori del Consiglio autosospendendosi. Il collega Manfrin poco fa ha raccolto questa richiesta che noi avevamo fatto e l'ha interpretata nel modo corretto.

Quello che vorrei chiedere al Presidente della Regione è se la maggioranza che lei guida intende avvalersi del voto determinante di un consigliere condannato per corruzione, sia pure in primo grado, e in procinto di sospensione. Nei prossimi Consigli noi dovremo votare dei provvedimenti importanti, come diceva il collega Mossa nel suo intervento. Passeranno con questo diciottesimo voto? Io su questo aspetto una risposta chiara ed esplicita.

Un'altra riflessione voglio fare. Anche oggi, come già nel dibattito del Consiglio precedente, sono state richieste delle elezioni anticipate. Tutto questo a neanche un anno dal rinnovo del Consiglio regionale. Secondo voi è proprio questa la cosa più importante e urgente da fare? È questo che chiedono gli elettori, i lavoratori, le persone responsabili? Ci sarà sicuramente qualcuno esasperato e in buona fede che lo chiede, ma io credo che nella maggioranza delle persone che vivono in questa regione il fatto di andare a votare oggi non risolverebbe i problemi che ci sono, che abbiamo sul tappeto. Ci sarebbero degli spostamenti di voti, certamente. Qualcuno si rafforzerebbe, altri si indebolirebbero, ma non ci sarebbe nessuna garanzia di un miglioramento della situazione, di avere una legislatura stabile che consenta di operare per il bene della comunità. E allora? Noi diciamo che la cosa più urgente, e che deve precedere il ritorno alle urne che pure sarà indispensabile, è il completamento della riforma elettorale.

Si è già fatto un importante passo avanti con lo spoglio centralizzato e con l'eliminazione delle famigerate triplette. Adesso bisogna fare il secondo passo per completare la riforma. La politica deve occuparsi di questo argomento e bisogna creare un meccanismo istituzionale per cui questa situazione di diciotto a diciassette non si ripeta. Sono gli elettori che devono esprimersi e dare una loro indicazione. La cosa più urgente da fare e che si può fare in pochi mesi è completare quella riforma, che è già così importante. Il lavoro è possibile che venga affrontato dalla Commissione. Per questo noi depositeremo anche un ordine del giorno. Io credo che l'esigenza di questa seconda fase della riforma sia percepita quasi da tutti. E allora facciamola questa cosa, usciamo da una situazione che non consente la stabilità e la governabilità! Occorre un impegno di tutti, un impegno trasversale in questo senso, per raggiungere un risultato che per la nostra Regione sarebbe di grande rilievo. Per noi è questo fare della politica seria. Altri hanno più che altro interesse ad affermare il loro smisurato ego, ma questa è un'altra storia!

Presidente - Se non ci sono altre richieste, chiedo se ci sono indicazioni riguardo le proposte per l'elezione del vicepresidente. La parola al collega Marquis.

Marquis (SA) - Oggi si torna a discutere in aula di una questione giudiziaria. La recente pronuncia del tribunale è stata sicuramente pesante e inevitabilmente di un impatto di tipo personale sul movimento di appartenenza, anche perché viene coinvolta una persona che è un leader di un movimento, un uomo forte. Vorrei soffermarmi su due livelli: sul livello umano e su quello politico. Relativamente al profilo umano, io auspico che il collega possa nei successivi gradi di giustizia dimostrare tutta la sua estraneità ai fatti contestati. Lo dico sia a titolo personale, sia anche a nome del gruppo Stella Alpina a cui appartengo. Noi per natura siamo convintamente garantisti, rispettosi delle regole democratiche e non ci appartiene nemmeno speculare politicamente su questioni di natura giudiziaria estranee all'aula. Contrariamente, purtroppo, si è diffusa in questa fase politica, a tutti i livelli, a livello nazionale e a livello locale, la tendenza a esprimere immediatamente dei giudizi e delle sentenze di colpevolezza a procedimento ancora in corso, sebbene ci sia una pronuncia di primo grado, ma abbiamo visto che tante volte le cose cambiano nel corso delle procedure. Pertanto riteniamo molto più prudente, sotto questo profilo, esprimerci alla fine del percorso in modo corretto e trasparente.

Sotto il profilo politico questi episodi, in un periodo già di per sé difficile, in cui la fiducia della politica è ai minimi storici, è chiaro che questi fatti incrementano la disaffezione dei cittadini e l'indignazione sociale. Portano alla luce che la nostra è una democrazia che ha delle difficoltà, che ha bisogno di essere curata, di essere rigenerata. Mi rendo conto che l'occasione, per chi fa politica, a volte è anche ghiotta. La tentazione è forte, per chi non è coinvolto in queste vicende, di specularci politicamente. Ritengo che lo potremmo fare tutti, ma mi pongo la domanda: faremmo del bene alla democrazia? In questi giorni abbiamo avuto anche modo di leggere e di ascoltare la reazione delle forze politiche e debbo dire che hanno evidenziato dei modi diversi di esprimere il proprio pensiero e le proprie sensibilità. Anche la discussione in aula ha evidenziato che ci sono delle attitudini in ciascuno di noi che si contraddistinguono nel commentare queste situazioni.

Personalmente trovo di pessimo gusto cavalcare l'onda di queste storie a livello politico, per cercare di portare a casa un dividendo politico ed elettorale. Come sovente dico, io non ho la presunzione di dare lezioni, però credo che non c'è nessuno che lo possa fare nei confronti di nessun'altro sulle questioni etiche e morali. La cultura della legalità deve orientare l'agire di ciascuno di noi nelle attività quotidiane, nella politica, dove si esercita la propria attività, quindi nella vita di tutti i giorni. E sulla legalità non si può mai parlare al plurale. Ciascuno di noi può garantire solo per sé stesso. Questo lo vediamo tutti i giorni della nostra vita a livello nazionale. Ci sono delle forze politiche che hanno fatto della purezza, della legalità una bandiera; una questione che è diventata addirittura identitaria. Però abbiamo visto che anche loro hanno vissuto delle situazioni di difficoltà, perché poi a livello politico, all'interno dei movimenti, si possono verificare delle situazioni che magari non ci si aspetta. Questo dovrebbe fare riflettere un po' tutti.

Credo che ci siano stati diversi spunti nella discussione e negli interventi dei colleghi, che meritano di essere ripresi. Noi dobbiamo interrogarci: perché la situazione della Valle d'Aosta è di difficoltà, oggi che viviamo anche questo tipo di problematiche? Io credo che non sia una questione che nasce nel breve. È un'attitudine della Valle d'Aosta alla scarsa propensione, a mio avviso, a fare imprenditoria. Una regione centrica, un approccio dove negli ultimi trent'anni la Regione è stata troppo presente nell'economia. È inevitabile che poi si possano verificare delle situazioni di malessere, che poi possono anche portare luogo a delle distorsioni rispetto al normale modo di interpretare l'organizzazione amministrativa degli enti. Credo che questo lo dimostrino anche tutte le esperienze degli stati socialisti, dove c'è un'economia fortemente permeata dalla pubblica amministrazione. Quindi credo che questo possa essere uno spunto di riflessione.

Oggi è la giornata in cui abbiamo commemorato il compianto Cesare Dujany. Vorrei leggere nel suo libro alcune dichiarazioni che portano a questa interpretazione, a questo tipo di valutazione. "Occorre cominciare a dire la verità, tutta la verità, che indietro non si tornerà più, che abbiamo un futuro tutto da reinventarci in un Paese, l'Italia, che è da rimettere a posto prima che sia troppo tardi. Un futuro su cui ciascuno di noi dovrà fare la sua parte, tutti insieme. Le responsabilità e le iniziative individuali in dialettica con quelle globali e quindi anche con quelle politiche. Adesso la Valle d'Aosta, finora regione dipendente, deve guardare con maggiore fiducia agli attori privati e deve collegarsi con più convinzione al mondo. Non sarà facile e non sarà indolore, perché di mezzo ci sono molti interessi, rendite di posizione e nuove pigrizie. Gli uni e le altre resistono e resisteranno al cambiamento ed è oggettivamente difficoltoso cambiare registro ed essere subito capiti e poi seguiti". Io credo che questo sia uno spunto importante per l'aula, perché qui il problema ritengo che sia il cambiamento di un sistema. "Un sistema che era fondato sulla diffusione del benessere, della ricchezza, ma non sulla crescita. E sotto questo profilo gli elementi erano noti a tutti già sin dal 1993, quando l'allora Amministrazione regionale commissionò una relazione al Censis, condotto dal dottor De Rita, in cui si fece l'analisi socioeconomica della situazione della Valle d'Aosta. Da quei giorni, da quei momenti, quindi dal 1993 al 2019, sono trascorsi ventisei anni! In assenza di una discontinuità significativa vi è dunque il rischio che i nodi critici e problematici che hanno condizionato negativamente lo sviluppo regionale nell'arco degli anni ottanta si propongano immutati in futuro, se non addirittura incancreniti sulle loro componenti più viziose, redendo vieppiù oneroso il precorrimento di un possibile necessario sentiero di rafforzamento della Valle d'Aosta. In un contesto che muta rapidamente e obbliga i soggetti a rivedere di continuo i propri modelli di riferimento, ogni propensione al puro e semplice assestamento su quanto sino a oggi acquisito in termini di ricchezza e benessere si tradurrebbe infatti in una perdita di capacità propulsiva del sistema regionale e nella conseguente rassegnazione a un lento ma incessante processo di marginalizzazione della Valle, nell'ambito delle dinamiche che attraversano lo scenario sovranazionale".

Da allora sono passati ventisei anni. Si sono susseguiti governi autonomisti, governi cui ha partecipato il centrodestra, con contributi da parte di tutte le forze politiche. Io credo che la ricostruzione non passi attraverso la mera sostituzione di persone, ma come già qualcun altro ha detto prima, attraverso un modello diverso di Valle d'Aosta. Bisogna andare in una direzione nuova, in cui si faccia autocritica: non si faccia critica, perché dobbiamo partire dall'autocritica. Ma credo che ciascuno la debba fare a casa propria, perché diversamente diventa difficile trovare una soluzione.

Alla base ci va una visione e voglio riprendere le parole della collega Minelli, che si è interrogata sul fatto di dire: possiamo andare a elezioni? Qualcuno dice puntualmente: ricorriamo alle elezioni. Ricorrere alle elezioni?! Ha un senso chiamare a raccolta i cittadini quando si vuole presentare una visione diversa, un modello strategico di sviluppo. Non serve andare a elezioni tanto per andare a elezioni e poi vedere il giorno dopo se qualcuno avrà due rappresentanti in più, un rappresentante in meno, se si è spostato un pochettino il rapporto di forza. Qui non è più un problema di rapporto di forza dentro l'aula. È un problema di trovare la soluzione alle problematiche che vive la Valle d'Aosta.

Sentivo dire prima da un collega che è intervenuto: stiamo sei mesi a fare dell'ordinaria amministrazione. Io ho avuto modo in questi giorni di partecipare a degli incontri in Europa. Ho sentito parlare di programmazione. C'è gente che corre. Ci sono i treni che vanno veloce. Non c'è nessuno che fa ordinaria amministrazione! C'è gente che ha già programmato la strategia del 2021-2027, invece noi vorremmo stare qui dentro a dormire sei mesi in attesa che arrivi il momento in cui entrerà in vigore la legge elettorale e poi magari andare a elezioni. Io credo che qui dentro ci sia la necessità di raccogliere le idee per trovare delle soluzioni che diano crescita alla Valle d'Aosta. Ragioniamo sulle idee e non possiamo le mattinate a trasformare quest'aula in un teatrino, dove continuiamo a ripetere le medesime cose. Abbiamo preso atto della situazione, abbiamo tutti detto che è una situazione di difficoltà che stiamo vivendo, abbiamo espresso i nostri commenti, ma credo che i valdostani oggi si aspettino da noi una visione di dove vogliamo portare la Valle d'Aosta.

È questo il modello nuovo, l'epoca finita, il cambiamento di epoca che a mio avviso va evocato dentro l'aula. Non possiamo continuare a dire che i problemi si risolvono attraverso la legalità. La legalità è una precondizione, è un prerequisito che deve essere trasversale e presente dentro l'aula. Ma non è la legalità che porta a risolvere i problemi della Valle d'Aosta. Bisogna caratterizzarsi per portare avanti delle idee. Non basta far politica e dire: io sono quello della legalità. Dopo che sei stato eletto cosa vieni qui a dire: sono quello della legalità? I valdostani si aspettano che si portino avanti dei progetti.

Quindi credo che sia importante non sottovalutare e sicuramente dare il giusto peso agli avvenimenti che stiamo vivendo, ma qui c'è la necessità di avere un cambio culturale. Come ha detto prima - e condivido - la collega Spelgatti, serve un cambio culturale esteso a tutta la comunità. Questo è fondamentale, perché un processo di rilancio della Valle d'Aosta avviene attraverso un progetto partecipato, un progetto che sia condiviso dall'opinione pubblica, perché diversamente non si riesce a cambiare un modello. Cambiare un modello che oggi è regione centrico e portarlo verso l'economia di mercato, verso la valorizzazione dell'iniziativa dei singoli, richiede uno sforzo complessivo, una partecipazione di tutta la nostra comunità. Per questo credo che sia importante dentro l'aula cercare, al di là dei commenti corretti rispetto alla questione che stiamo analizzando e vivendo, cominciare a disegnare tutti assieme qual è il percorso di cambiamento per poter arrivare sulla strada e sugli obiettivi che i valdostani si aspettano da tutti noi.

Presidente - Vista l'ora e visto che ci sono altri colleghi che intendono prendere la parola, sospendiamo i lavori per questa mattinata e vi chiedo gentilmente però di poterli riprendere alle ore 15:00, invece che alle ore 15:30, per recuperare un po' del tempo utilizzato questa mattina per le riunioni di maggioranza e opposizione. Grazie.

La seduta termina alle ore 13:08.