Oggetto del Consiglio n. 500 del 19 marzo 2019 - Resoconto
OGGETTO N. 500/XV - Discussione generale sulla mozione: "Modifica della normativa regionale in materia di indennizzi dei danni da predazione".
Distort (Presidente) - Passiamo al punto 5 all'ordine del giorno. Ha chiesto la parola la collega Pulz per esposizione e presentazione della mozione.
Pulz (ADU VDA) - Nel presentare questa mozione, allo scopo di impegnare gli Assessori all'agricoltura e all'ambiente a verificare la possibilità di modificare la normativa regionale in materia di indennizzi dei danni da predazione a causa di lupi, ma anche canidi, vogliamo sottolineare immediatamente che non entreremo qui nel merito della discussione se prelevare o meno degli esemplari di lupo, giusto per usare una terminologia ambigua che maschera la verità dei fatti, cioè se sparare o meno ai lupi. Vorremmo invece concentrare l'attenzione sull'opportunità di sostenere gli allevatori in maniera decisa, caparbia e di renderli parte attiva nella strategia che la Regione deve adottare per giungere in modo condiviso ed efficace a una gestione del predatore.
Nel bellissimo libro recentemente presentato presso la nostra Biblioteca regionale, "Il tempo dei lupi: storia e luoghi di un animale favoloso", scritto dallo storico medievista Riccardo Rao, che insegna all'Università di Bergamo e fa anche parte dei comitati editoriali di alcune riviste scientifiche di settore, si legge che riflettere sui lupi e sul ruolo ecologico degli stessi nel corso della storia è un modo per rinsaldare e riscoprire il nostro rapporto con la natura per individuare le strade che ci possono far recuperare un legame vivo e partecipato con il territorio, che è uno dei mezzi fondamentali per coesistere in equilibrio con l'ambiente, per adottare una prospettiva di salvaguardia della fauna selvatica e di una specie ancora oggi minacciata dall'uomo, e non il contrario. Soprattutto puntare l'attenzione sul lupo e sulla sua storia serve per costruire i motivi di una paura antica, che abbiamo imparato ad avere fin da piccoli, come ci ha confessato il collega Restano che diceva che quando corrono i boschi della Valpelline ha timore per i suoi polpacci. Eppure basta sfogliare poche pagine dei bei libri recenti scritti da chi con i lupi effettivamente vive - sono i biologi ambientalisti, etologi, faunisti - sulla ricomparsa in Europa di questi animali tradizionalmente ritenuti feroci, per rendersi conto che il nostro terrore è ingiustificato.
Nel nostro continente i lupi non attaccano l'uomo e neanche la donna da oltre cent'anni. I rischi maggiori riguardano il bestiame, chiaramente, che però - anche se il dato è complessivo e cambia nelle aree che sono a più marcata votazione pastorale - riveste meno del 10 percento dell'alimentazione del lupo, sicché con una serie di accorgimenti - dice sempre Rao - si può anche pensare ad una pacifica coesistenza. Se l'alimentazione dei lupi è costituita quindi prevalentemente da cervi, caprioli, cinghiali e solo per il 10 percento da prede domestiche, allora davvero una pacifica coesistenza con l'uomo sembra possibile; certo, se vengono presi alcuni rigorosi accorgimenti, come la sorveglianza da parte dell'uomo e da parte del cane da guardia e elettrificazione. "Intendiamoci", dice ancora il professor Rao, "la questione delle pecore, capre e bestiame non è di poco conto. Oggi i lupi giungono fin nelle stalle e, anche se una parte consistente dei danni sono compiuti piuttosto da cani inselvatichiti, costringono gli allevatori a uno sforzo severo per salvare la loro ricchezza. D'altro canto i progetti europei che promuovono la coabitazione fra lupi e pastori sono ai primi passi e riguardano solo alcune aree e le regioni non sempre li appoggiano".
Come possiamo dunque intervenire efficacemente? Proteggendo da una parte la fauna selvatica, quindi il lupo con la sua storia ecologica, perché pare che questo animale ha una funzione centrale negli ecosistemi boschivi e, dall'altra, appunto, le attività umane degli agricoltori e degli allevatori, gli ultimi a resistere nelle aree montane per la salvaguardia del paesaggio e per il mantenimento anche di saperi e tradizioni legati alla cultura contadina e allo sviluppo rurale. Nonostante le normative introdotte ad oggi in Valle d'Aosta, non serve introdurre un ulteriore provvedimento che conceda il risarcimento, peraltro pare in ritardo in caso di predazione del bestiame da parte dei lupi o dei canidi, se poi di fatto questo non è possibile in ragione del cosiddetto "limite del de minimis" e di questo noi vogliamo parlare.
Noi, di Ambiente, Diritti e Uguaglianza, abbiamo partecipato ai vari incontri sul lupo organizzati dalla Regione sul territorio e questa è stata una delle tante problematiche sollevate dagli allevatori. Tra l'altro ci piace dire che sovente abbiamo apprezzato, durante gli incontri con la popolazione, la competenza delle Guardie del Corpo forestale che hanno professionalmente apportato informazioni corrette e anche lontane da falsi timori e pregiudizi, e hanno cercato di informare gli allevatori, che peraltro sono in molti casi già informati sulle misure di prevenzione e sull'esistenza di procedure per ottenere un rimborso adeguato alle predazioni subite. Ciononostante, per alcuni allevatori interessati da fenomeni di predazione ci sono effettive difficoltà ad accedere ai rimborsi adeguati in ragione del fatto che questo indennizzo è attribuito in regime di de minimis agricolo, ai sensi del Regolamento della Comunità europea n. 1535 del 2007 e, finché il de minimis resta in vigore, poco può fare il provvedimento dirigenziale - quello del 18 febbraio scorso di cui ci parlava il nostro Assessore Chatrian - introdotto dopo le iniziative nostre di MOUV', almeno così ci è sembrato, per liquidare i contributi a cui gli allevatori hanno diritto.
Oggi, noi di Ambiente, Diritti e Uguaglianza Valle d'Aosta, con un atteggiamento costruttivo che sappiamo essere apprezzato dall'Assessore Chatrian, perché ne abbiamo più volte discusso anche a quattr'occhi, proponiamo di verificare la possibilità di agire come ha fatto la Regione Toscana a cui ci siamo ispirati in questa, ma anche in altre occasioni. Il principio naturalmente deve essere quello della prevenzione con tutti gli strumenti e le procedure che la normativa regionale mette a disposizione per adottare misure preventive, principio che deve essere accompagnato da un sollecito e completo risarcimento, cioè il 100 percento dei danni subiti nei casi in cui questa prevenzione non basti. La Toscana, per andare incontro al disagio degli allevatori, ha aperto un nuovo bando - questo nel marzo 2018 - per la richiesta di risarcimento danni provocati dai lupi nell'anno precedente, senza più questo regime di de minimis, introducendo così alcune novità rispetto agli anni precedenti. In questo modo per ottenere i risarcimenti non sarà più necessario che l'azienda abbia subito un danno superiore ai 15.000 euro in tre anni. Gli allevatori potranno chiedere un indennizzo che copra il danno subito anche se di minore o maggiore entità, perché - proprio per essere chiarissimi e parlare in maniera comprensibile - se un allevatore ha già avuto i 15.000 euro e poi il lupo arriva e gli mangia le pecore, in regime di de minimis non ha più diritto a nulla. L'indennizzo, invece, in Toscana coprirà sia i danni diretti rappresentati dagli animali uccisi o che è stato necessario purtroppo abbattere a causa degli attacchi, sia anche i danni indiretti, come per esempio le spese veterinarie per la cura dei capi feriti. L'indennizzo è calcolato individualmente per ciascuna azienda e coprirà il 100 percento dei costi diretti e l'80 percento di quelli indiretti. Al bando possono partecipare gli imprenditori agricoli titolari di piccole e medie imprese, chiaramente che hanno sede sul territorio regionale e che siano in regola con le normative sanitarie e veterinarie. Per poter ricevere questo risarcimento gli allevatori dovranno chiaramente dimostrare, allegando anche fatture o pezze di appoggio alla domanda, di avere realizzato almeno una delle misure di protezione per tutelare il bestiame. Una volta inviata la domanda, l'Ufficio Territoriale Agricoltura provvederà poi a verificare i requisiti per l'indennizzo e questo sarà in caso erogato. Sono state previste anche delle novità relative alla segnalazione dei danni che si verificheranno da ora in poi, vale a dire gli allevatori che subiranno un attacco da parte di lupi che abbiano provocato la morte o il ferimento di almeno un capo di bestiame dovranno richiedere l'intervento dei veterinari ASL che certificheranno l'atto predatorio entro 24 ore dalla scoperta del danno. Poi entro 24 ore da questa certificazione l'allevatore dovrà comunicare il fatto all'Ufficio territoriale regionale allegando la documentazione fotografica delle misure di protezione esistenti.
Arriviamo al dunque, mi scuso di essere stata un po' lunga, non lo faccio mai, però qui la questione è anche abbastanza complessa. È a partire da tutte queste premesse che con questa mozione noi vorremmo impegnare gli Assessori all'agricoltura e all'ambiente a verificare la possibilità di avviare procedimenti amministrativi per una modifica della normativa regionale in materia di indennizzo dei danni da predazione, che consenta, come abbiamo detto, il superamento della problematica del regime dei de minimis. Vorremmo impegnare anche gli Assessori a relazionare alla competente Commissione consiliare, magari entro due mesi dall'approvazione di questo atto, in merito alle verifiche di fattibilità effettuate e allo stato di avanzamento del procedimento amministrativo.
Presidente - La discussione generale è aperta. C'è la richiesta di altri interventi? Ha chiesto la parola il Consigliere Lucianaz.
Lucianaz (LEGA VDA) - Al di là dei rimborsi monetari, che sicuramente sono indispensabili anche se arrivati con ritardo, però pare che stiano arrivando i proprietari dei capi, in questa occasione volevamo portare l'accento su un fatto grave quanto quello della denominazione dei canidi. Infatti, dai dati che gentilmente ci ha fornito l'Assessorato, troviamo un numero elevato di capi abbattuti anche l'anno scorso da parte di canidi o comunque da felini non propriamente definiti. Una cosa importante sarebbe capire che gestione si vuole fare di questi canidi, cioè se sono pericolosi si dovrebbe andare in una certa direzione, se sono cani abbandonati comunque c'è una gestione dei cani da perseguire, perché qui pare, da cosa abbiamo capito partecipando alle serate, che sia ancora più pericoloso di quanto lo è il lupo, in quanto il lupo sembra che tema l'essere umano e il canide molto di meno. Pertanto sicuramente è una gestione molto più seria da effettuare.
Non vi nascondo che io non ho fatto studi classici, ho letto pochi libri, però ho fatto il "moudzoun-ì" [traduzione dal patois: "pascitore di manzi"] e quando uno pascola - o comunque lo ha fatto nella sua giovinezza - ha un rapporto tutto particolare con i capi che accompagna nei pascoli. Qui non vogliamo soffermarci sul valore intrinseco dei capo abbattuto, ma certo che vedere un agnello o una pecora all'indomani dell'attacco ancora morente per terra, a chiunque ha avuto un animale, anche non cane o gatto, strappa il cuore. Quindi se il lupo o il canide è utile alla gestione dell'ecosistema, non lo è certo vicino agli allevamenti domestici o vicino ai nostri bovini o ovini. Qua non siamo in Toscana, qua non siamo in Abruzzo. Qua abbiamo un territorio montagnoso che tutti conosciamo bene. C'è un pericolo grave. Ogni volta che si accompagnano le mandrie negli alpeggi, non per niente esiste il "moudzoun-ì" [traduzione dal patois: "pascitore di manzi"], perché giustamente bisognerà accudirle queste bestie, secondo me va fatta una gestione diversa dell'animale lupo. Nessuno vuole eliminare il lupo, ben lungi da questo, però dobbiamo effettivamente tenere in considerazione che abbiamo numeri e territori molto diversi da quelli di altre zone dove il lupo pare sia meno problematico.
La nostra richiesta è di prendere in considerazione tutte le richieste degli allevatori, siano essi allevatori di 200 pecore come di 4 capre. Hanno tutti il diritto di gestire liberamente i loro animali e non da temere l'intervento del lupo. Se poi il lupo vogliamo inserirlo nel Parc Animalier d'Introd io sono il primo a pagare il biglietto per andare a vederlo; se vuole essere gestito nel Parco del Grand Paradis o al Mont Avic, dove fanno bellissime iniziative sul lupo, benissimo, ma non riesco a capire per quale motivo l'allevatore deve vivere rintanato o recintato per poter permettere uno spazio indeterminato a questo predatore. L'ovino, il caprino, secondo me in Valle d'Aosta non deve temere il lupo. Confrontiamoci pure, ma sappiate che almeno io personalmente sono dalla parte degli allevatori.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrero.
Ferrero (MOUV') - Rapidamente, perché la collega Pulz ha già illustrano in maniera esaustiva il tutto. Io vorrei che fosse chiaro: il fatto di rimuovere il de minimis riguardo alla questione dei danni del lupo, come potrebbe essere anche per i danni cagionati dai cinghiali, è una questione verso la quale dobbiamo andare obbligatoriamente, sennò la già tanto invisa Comunità europea, che in questo momento è traballante, verrà ancora più odiata dai nostri agricoltori che vedono semplicemente in certi provvedimenti l'ottusità di una burocrazia che non capisce che non si tratta di contributi, ma di un risarcimento danni, perché se il lupo ammazza le pecore è ovvio che si tratta di un risarcimento danni, non è che io do un contributo per facilitare l'attività agricola o qualcosa del genere.
Riguardo alla questione dei cani selvatici o dei cani randagi, anche qui, Assessore, io ho ritrovato una delibera - adesso mi sono fatto dare le password per accedere alle delibere - in cui si dice che la competenza in capo alla Forestale è del controllo dei cani selvatici, perché se a un certo punto risulta che più del 50 percento dei colpacci viene messo a segno non dai lupi ma dai cani selvatici, magari qualcuno deve andarli a prendere! Se c'è stata un'ulteriore delibera che ha variato le competenze me lo dirà lei, ma io vedo che qui è in capo alla Forestale. Chi si occupa dei cani selvatici? Io penso la Forestale e l'USL. Se c'è qualcun altro, io con piacere lo verrò a sapere e a quel punto chiederò anche perché fino ad adesso non ha fatto nulla, perché c'è stata questa proliferazione di cani selvatici. Su certe risposte che vengono date da alcuni addetti ai lavori - fortunatamente non tutti - della Forestale, a chi ha avuto dei danni dal lupo sul fatto che dovevano cintare tutto e che sarebbero addirittura passibili di sanzioni perché hanno lasciato gli animali in giro, io su questo sarei anche un pochettino più prudente. Magari un orientamento da parte dell'Amministrazione regionale dovrebbe arrivare, perché non è che si possono recintare dei chilometri di prati per poi fare pascolare le greggi o mettere - come alcuni mettono o come viene consigliato - l'introduzione del cane maremmano. Sapete che dove ci sta un maremmano è vero che non arriveranno i lupi, ma occhio che se passa qualche turista vicino o se passa anche qualcuno che non conosce bene il cane c'è veramente da avere paura. Si tratta semplicemente di intraprendere nei confronti della Comunità europea lo stesso percorso che è stato fatto dalla Regione Toscana. Consideriamo un risarcimento come un risarcimento e non come un contributo. Mi sembra una cosa logica. Se lo hanno già ottenuto loro, perché non possiamo ottenerlo noi? La nostra sollecitazione va quindi in questa direzione.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Manfrin.
Manfrin (LEGA VDA) - Voglio anch'io concentrarmi un attimo sulla questione dei canidi, perché ritengo che sia di assoluto interesse. Io, assieme al collega Lucianaz, nello scorso Consiglio avevo presentato un'interpellanza per chiedere se era stato fatto un censimento di questi canidi e nessuna risposta mi è stata fornita dall'Assessore, Assessore che peraltro oggi rimane anche silente, a fronte delle posizioni di una mozione, aspettando di sentire cosa dicono tutti gli altri per poi eventualmente prendere posizione in qualche maniera. È un comportamento che io sinceramente trovo un pochino scorretto, oltre che un po' codardo, chiamiamolo così, un pochino più sfumato.
Posso continuare, se mi è concesso, collega? Se mi è concesso continuare, io continuo.
Presidente - Può continuare. Rimaniamo nei toni corretti.
Manfrin (LEGA VDA) - Sì. Mi è concesso continuare?
Presidente - Nei toni legati al corretto uso della lingua italiana. Prego.
Manfrin (LEGA VDA) - Ha poi il tempo di parlare, quindi può dire la sua.
Presidente - Prego, continui.
Manfrin (LEGA VDA) - Dicevo che non è stata data risposta alla mia interpellanza, ma è un problema molto grave. È un problema molto grave perché? Perché i dati - e li abbiamo esposti già lo scorso Consiglio - dicono che circa la metà degli attacchi compiuti da quelli rilevati ovviamente dalle Guardie del Corpo Forestale vengono compiuti da canidi. Allora, visto che da più parti si è sollevato il problema del lupo in Valle d'Aosta, credo che a questo punto si debba anche sollevare un problema di presenza di canidi in Valle d'Aosta. Se però non abbiamo contezza dei numeri, se non abbiamo giustamente contezza delle presenze - com'è stato ricordato anche da parte del collega Ferrero -, se non c'è anche un'azione tesa a trovare una soluzione per questo problema, è evidente che è un po' difficile affrontarlo.
Credo che questa mozione serva anche per sollecitare un'azione e una presa di posizione per avere dei dati che riteniamo assolutamente importanti sulla consistenza numerica per poter dire effettivamente agli allevatori: "guardate che a fianco dei lupi ci sono anche i branchi di canidi che sono di questa consistenza" oppure dire: "guardate, dalle indagini che sono state fatte in realtà tutti questi canidi proprio non ci sono, è più una situazione di comodo mettere genericamente il nome canide che raggruppa nella sua famiglia tutta una serie di elementi, perché non si sa bene a chi attribuirlo e forse è molto più semplice così". Io mi fido del Corpo forestale. Mi auguro che invece questi dati effettivamente corrispondano al vero e che quindi ci vengano forniti, e ci venga fornita la consistenza numerica, perché sarebbe un po' folle dire "devi fare le analisi" - si è sentito parlare di 30-35 lupi divisi in quattro branchi in Valle d'Aosta - e poi non sapere la consistenza numerica di coloro che portano più del 50 percento degli attacchi al bestiame. Credo che in questo senso un intervento sia assolutamente necessario.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Vesan.
Vesan (M5S) - Sull'argomento del censimento dei lupi e dei cani selvatici eravamo già intervenuti a inizio legislatura praticamente e l'allora Assessore Gerandin ci aveva risposto che sono in fase di esecuzione le analisi del DNA e che in molti casi però non erano esaustive per capire se l'intervento fosse attribuibile al lupo o ad altre specie. Qui temo che stiamo utilizzando tutti il termine "canidi" in modo inappropriato, perché i canidi sono tutti quanti: le volpi sono canidi, i coyote sono canidi, gli sciacalli sono canidi, come sono canidi i lupi e i cani, sia domestici che randagi. Se vogliamo parlare di attacchi da parte dei cani randagi, purtroppo un dato reale, significativo e certo credo sia ancora piuttosto limitato, ma - come ci aveva promesso l'Assessore Gerandin e come credo sia impegnato anche l'attuale Assessore competente - spero avremo quanto prima questi dati, visto che i nostri laboratori ci consentono di elaborarli.
Entriamo nel merito della questione della presenza del lupo in Valle d'Aosta e di cosa è possibile fare. La presenza del lupo in Valle d'Aosta è sicuramente un problema per quanto riguarda l'allevamento. Al tempo stesso, da un altro punto di vista, come abbiamo potuto verificare dai precedenti interventi in quest'Aula, la predazione del lupo si rivolge al 90 percento dei casi ad animali selvatici e quindi, da quando c'è il lupo in Valle d'Aosta, grossi problemi per quanto concerne i danni dei cinghiali o la cheratocongiuntivite dei camosci non abbiamo più avuto per fortuna l'occasione di affrontarli, grazie al fatto che la selezione degli animali selvatici fatta dai lupi è qualitativamente infinitamente migliore della selezione fatta da parte dei cacciatori.
Veniamo poi su una questione più domestica. Sicuramente qualunque azione di prevenzione è migliore e più utile per quello che riguarda la prevenzione dei danni all'agricoltura. Probabilmente le recinzioni sono inefficaci, anche perché il bestiame chiuso all'interno dello stesso recinto provoca comportamenti di fuga impedita che fa sì che spesso e volentieri sia i lupi che i cani selvatici si accaniscano nei confronti dell'intero branco che non riesce a scappare, mentre di solito più agevolmente è il lupo che entra, quindi probabilmente i cani e altri sistemi di protezione sono più efficaci. È vero che qui non siamo in Toscana e neanche in Abruzzo, ma la situazione montana e dei pascoli dell'Abruzzo è in realtà molto vicina alla situazione dei pascoli che abbiamo qui, in Valle d'Aosta. La protezione dal lupo esiste da tantissimi anni e la presenza del lupo, almeno in quell'area, non è mai cessata.
Per quello che riguarda gli indennizzi, però, siccome la fatica del nostro allevatore di andarsi a recuperare le carcasse dei propri animali e la sofferenza nel doverlo fare non può essere ricompensata in nessuna maniera, la responsabilità di compensare il suo danno economico in modo congruo e rapido è un qualcosa che l'Amministrazione regionale si deve assolutamente assumere. Sulla scorta di questo il Movimento 5 Stelle esprime il suo voto favorevole nei confronti di questa mozione perché, come è già stato detto dai colleghi, non stiamo parlando di un sussidio, ma di un rimborso relativamente a danni di origine assolutamente naturale. In nessun caso, a seguito dell'alluvione del 2000, siamo andati a discutere se gli aiuti nei confronti delle imprese allagate fossero in regime di de minimis o meno, e vorrei che continuassimo ad adottare questa linea anche in questa fase.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Luboz.
Luboz (LEGA VDA) - Più che un intervento volevo fare una riflessione riguardo ai lupi, ai canidi, eccetera. A me pare sostanzialmente che si rischi di perdere un pochino il senso della misura e ci si abbandoni ad una vita ideale piuttosto che alla concretezza dello stato dei luoghi della vita concreta che viviamo. Due giorni fa, domenica - non so chi ha avuto l'occasione di ascoltare il TG3 delle ore 14:00 - c'è stato un bel servizio, con una voce suadente che raccontava la presenza di sette, otto lupi nel Parco del Mont Avic, con una musica dolce in sottofondo. L'intervista era rivolta ad uno specialista che ha detto che l'ultimo attacco all'uomo - anzi più che all'uomo, a un giovane pastore - è stato di due secoli fa. Ricordo mia nonna (classe 1903), che raccontava che i suoi genitori dicevano che al "gran prò" [traduzione dal patois: "grande prato"] c'erano le "louii" [traduzione dal patois: "trappole per lupi"], perché obiettivamente erano un pericolo per il bestiame, per l'attività che loro intraprendevano, ma anche obiettivamente si è sentito dire per i bambini. Rispetto la presa di posizione, il mondo ideale in cui vorrebbe vivere una certa parte politica, però bisogna anche calarsi nel concreto e in certi momenti bisogna fare riflessioni a più ampio raggio, a 360 gradi, non soltanto per i cani e per i lupi in questo contesto, magari travalico l'argomento. Ci rendiamo conto che viviamo in montagna e che le pietre, soltanto per la banale legge della gravità, scendono? Stiamo vivendo ad Introd una situazione che probabilmente avremo modo di affrontare nei prossimi Consigli: strade poderali chiuse perché obiettivamente sopra i massi incombono. A mio giudizio bisognerebbe, anche per il lupo, trattare con un maggior senso di responsabilità e concretezza l'argomento.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Nogara.
Nogara (UVP) - Non vorrei tanto parlare di sovvenzioni, di de minimis, quanto di situazioni reali che ci sono qui, in Valle d'Aosta, riguardanti il lupo, l'allevamento e la situazione che stanno attraversando gli allevatori. Ho trovato un po' strano l'intervento fatto prima dal Manfrin; non è per difendere l'Assessore, che non ha bisogno di essere difeso, ma dire che è un codardo perché non aveva ancora preso la parola mi sembra una cosa un po' esagerata. Non mi sembra il caso, in un'Aula come questa, di dover dire e tirare fuori questa parola.
Parlando di cose concrete, tante volte ho sentito dire: "la Forestale non controlla, la Forestale dice cose non vere". La Forestale, invece, fa il suo lavoro! Fino a pochi anni fa i lupi qui in Valle d'Aosta non c'erano, eppure dei canidi facevano dei danni. Qui allora si parla subito di censimenti, bisogna censire quanti sono. Guardate che qui in Valle d'Aosta non ci sono cani selvatici, o ce ne sono, o ce ne sono stati pochissimi. I cani sono dei proprietari, i quali di notte a volte li lasciano e tolgono loro la catena. I cani hanno questo vizio, vanno a caccia di animali selvatici; se ci sono i parchi non vanno tanto a caccia, ma se trovano delle pecore o delle capre ne approfittano, ci provano un po' meno con i manzi, e poi succede - com'è successo diversi anni fa, ma molti anni fa - che diversi manzi cadevano dalle rocce e li si trovava morti. Eppure i lupi non c'erano, non c'erano, ma ora in più si è aggiunto anche il lupo. Ora dico che per l'allevatore è un grossissimo problema, però adesso insistere su questo fatto del lupo, che a tutti i costi bisogna fare qualche cosa a livello politico... tra l'altro io sono d'accordo nel fare qualcosa nei confronti del lupo, però se ci sono leggi nazionali ed europee che in questo momento non permettono di fare nulla, mi spiace, ma bisogna cercare solo di tacconare e di aiutare gli allevatori in questo momento difficile dando loro un aiuto, sia finanziario che di protezione. Queste sono le uniche cose pratiche che in questo momento si possono fare.
Vi devo dire che io tempo fa sono stato abbastanza attaccato perché mi sono permesso di dire che se ad un certo punto non ci sono dei predatori naturali bisogna intervenire con un controllo, come si è fatto con il cinghiale, per esempio. Adesso qua si dice che il cinghiale non fa più tanti danni. Guardate che i cacciatori e i forestali stanno facendo un grandissimo lavoro per limitare i danni all'agricoltura! Noi ci troviamo ad avere dei cinghiali che fanno un danno all'agricoltura, ci troviamo ad avere dei cervi che fanno dei danni... non è che sono dei danni... Se voi andate fra un mese a 1000 metri, soprattutto nella Valle del Gran San Bernardo, trovate delle mandrie di 20-30 cervi che brucano i prati e che teoricamente dovrebbero servire per il bestiame, per i bovini, per gli ovini, e non solo lì, ma anche negli alpeggi. È chiaro che se i numeri aumentano e non ci sono predatori, penso che sia normale che si debba intervenire in qualche modo. Questo modo è il controllo, il famoso controllo. Il controllo cosa dice? Non è che dobbiamo sterminare i cinghiali, i cervi, i caprioli e i lupi, ma tenere un numero limitato di queste specie perché tutti possano usufruire dello scarso territorio coltivabile che abbiamo in Valle d'Aosta, perché alla fine della fiera io capisco anche il contadino.
Sposo anche quello che ha detto Lucianaz. Per tanti anni ho lavorato in questo settore. Sembra quasi che si difenda il lupo, il cinghiale e il cervo e il contadino... chi se ne frega, lui deve adeguarsi! Non è così. Ricordatevi che i danni che vengono fatti in questo caso dai canidi, lo dico in generale... non è che ammazzano un manzo e si dice "vabbè, ti do i soldi del manzo"... Guardate che dietro quel manzo c'è un lavoro, e non solo per allevarlo, è un lavoro anche di scelta della razza, di ricerca, di spese, perché di una razza si vuole avere - e non solo per i bovini, per gli ovini e per i caprini - l'eccellenza per aumentare la produzione di latte, per aumentare la combattività degli animali, caratteristica che abbiamo anche qui in Valle. Non è che se voi parlate con tanti contadini dicono: "vabbè, io mi accontento perché mi danno la sovvenzione, mi danno i soldi, sono a posto, mi va bene". Non è così! È una perdita molto più importante per un contadino. Bisogna rispettare tutti: dai contadini, agli animali e alla convivenza di tutto questo sistema. È chiaro che finquando noi abbiamo una legislatura che non ci permette di fare certe cose dobbiamo tacconare in altri modi. Quando ci sarà una legislatura che ci aiuta anche a limitare questi danni, queste problematiche, evviva, si cercherà di lavorare nel miglior modo possibile, ma non certo per sterminare i lupi, né i cervi, né i cinghiali. Questa è la visione che ho.
Devo dire che in questo caso devo difendere la categoria dei forestali. Vi assicuro che è impossibile fare il censimento dei canidi, come vi dicevo prima. Non riuscite a farlo perché non sono cani selvatici che girano sul territorio. Sono cani che poi in certi periodi dell'anno troviamo sul territorio, perché magari sono cani anche di agricoltori che sono qui. Poi in un altro periodo, che sono su in alpeggio, non li trovi più in quel periodo lì. Il forestale viene chiamato e interviene. Tante volte si interviene e tante volte si è quasi obbligati a fare l'abbattimento, e non solo su bovini, ovini e caprini, ma anche su animali selvatici. Succede tante volte che si trovano cani che chiudono nell'angolo di una roccia un camoscio, uno stambecco. Lì che cosa si fa? Si fa l'abbattimento. Poi cosa succede? Magari spari al cane e ti denunciano come Forestale perché hai sparato al cane che stava per sbranare un camoscio. Ci sono tutte queste cose che bisogna prendere in considerazione. Secondo me bisogna avere un minimo di equilibrio per riuscire a mantenere gli equilibri giusti che vadano bene per tutti e per tutta la comunità.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Bertin.
Bertin (RC-AC) - Il ritorno del lupo su questa parte di Alpi, che per cent'anni e più non era presente, certamente è un fatto rilevante che non va sottovalutato, perché crea dei problemi oggettivi. La mancanza della presenza di questo predatore ha fatto sì che tutto l'ecosistema e l'organizzazione stessa dell'allevamento assumesse determinate caratteristiche che non possono essere trasformate immediatamente e adattate in tempi brevi a una nuova realtà come questa. A mio avviso deve essere soprattutto gestita con un approccio scientifico e non sottovalutare gli effetti che ha, perché sottovalutare sarebbe "un errore", un approccio scientifico che non ci metta nelle condizioni del "lupo sì-lupo no", perché se si finisce in questo dibattito è assolutamente negativo per tutti.
Teniamo presente, come dicevo, che l'agricoltura in Valle d'Aosta si è evoluta senza la presenza di questo predatore e che quindi vi sono dei seri problemi è assolutamente vero, al di là degli indennizzi e dei rimborsi che vanno fatti il più presto possibile. Da questo punto di vista non si può che aderire alla mozione presentata, ma bisogna tenere presente - come ci dicevano anche altri Consiglieri - che è difficilmente stimabile il danno e va al di là di quello che apparentemente può rappresentare. Immagino la selezione di generazioni fatta su alcuni bovini in particolare, che è certamente quella più difficile quando succedono queste cose. A mio avviso occorre tenere alta l'attenzione in generale cercando di non sottovalutare questo problema che è in prospettiva - capisco l'allevatore, perché da questo punto di vista rischia veramente di essere un serio problema per lui - e cercando di avere un approccio per quanto possibile il più scientifico e pragmatico possibile.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Gerandin.
Gerandin (MOUV') - Chi mi ha preceduto ha già detto davvero tante cose, sia la collega Pulz che il collega Ferrero, quando sono stati illustrati i termini di questa mozione.
Penso che la vera sfida del futuro sarà quella di trovare il giusto equilibrio per una convivenza ragionevole tra il discorso del lupo, degli animali predatori e quello della pastorizia, dell'agricoltura. Sarà probabilmente la vera sfida del futuro, perché da una parte c'è la normativa - che comunque tanti che mi hanno proceduto già dicono - che comunque ti fissa delle regole e che, volente o nolente, sei obbligato a rispettare. Ognuno poi ha le proprie sensibilità, le sensibilità possono essere da una parte o da un'altra. In un mio intervento una volta ho detto che va bene essere dalla parte del lupo, ma sono anche dalla parte degli agnelli. Penso che il giusto equilibrio debba essere proprio quello di dire: "salvaguardiamo gli agnelli e troviamo il giusto equilibrio con la presenza del lupo in Valle".
Detto questo, che è una breve premessa, ci sono comunque degli interventi che possono essere messi in campo immediatamente. Mi riferisco sicuramente ai contenuti della mozione, che prevede il discorso del giusto riconoscimento del valore degli animali comunque predati. La Toscana sicuramente può essere un buon esempio, una buona base di partenza. Cito un po' i valori, che sono assolutamente molto diversi rispetto a quelli che adesso noi riconosciamo sul territorio valdostano. Mi risulta di pagamenti appena avvenuti per quel che riguarda un numero cospicuo di agnelli, circa una trentina, dove il pagamento era di poco superiore ai 3.000 euro, ma di questi 750 erano tra camion, veterinari e farmaci, per cui alla fine uno fa la divisione, fa un 75 euro più o meno ad agnello e non copre sicuramente quella che citava il collega Nogara, l'opera di selezione di una razza, il costo di svezzamento, il mantenimento dei primi mesi. C'è un costo implicito che non può essere il peso dell'agnello o qualcosa del genere o del capretto o quant'altro. A mio parere questi giusti riconoscimenti vanno riconosciuti.
C'è poi un altro aspetto che a mio avviso è immediatamente fattibile. Ho predisposto un'interpellanza, mi pare l'altro Consiglio, dove dicevo che per arrivare al pagamento di danni si è dovuto aspettare il parere dell'Avvocatura. Noi dobbiamo avere delle delibere, degli atti che autorizzano al pagamento e che siano sicuramente semplificati. Qua io voglio spezzare una lancia, esattamente come ha fatto il collega Nogara, per quanto riguarda il lavoro non solo dei Forestali, ma anche dei funzionari e dei dirigenti che devono certificare questi danni, perché se mettiamo troppi paletti è ovvio che poi, a fronte magari anche di un'impossibilità a verificare che siano veramente attacchi da predatori, può succedere che magari in quella stessa area ci sia, che ne so, un temporale, per cui non si sa se sono i lupi o il temporale.
Penso - e lo dico in tutta sincerità - che ci debba essere un'autorizzazione per la liquidazione, indipendentemente che siano lupi, canidi, animali predatori o eventi atmosferici. Chiudiamo questa partita, tanto non sono mai cifre che possono mettere in discussione un bilancio regionale. Togliamo il dubbio su chi deve certificare che siano effettivamente lupi, canidi, animali predatori oppure un evento atmosferico. Sappiamo tutti che non è nell'indole degli animali suicidarsi, nel senso che se cadono da un dirupo, a mio parere, è del tutto indifferente che siano stati i canidi, i lupi o un evento atmosferico. Proviamo a venire incontro agli allevatori almeno su questa parte. Lo faccio proprio a titolo di contributo per vedere se si riesce a risolvere almeno immediatamente questo tipo di problematica.
Sono assolutamente convinto che l'Assessore quando risponderà accetterà i termini di questa mozione, perché non ci sarebbero motivazioni per non accettare, anche perché comunque il collega Vesan mi ha citato come Assessore all'epoca, ma abbiamo qualche dato un po' più certo. In data 14 novembre è stato presentato il tavolo tecnico del lupo e su questo ci sono dei dati: in un primo lotto, pari a 35 campioni, 2 di tessuto e 33 di escrementi, l'identificazione specifica tramite DNA - per cui siamo a canis lupus italicus - è di 29 su 35 campioni analizzati. Ora io dico: diamo anche quella corretta informazione e diamola non su sensazioni personali, ma sulla base di dati scientifici, perché adesso cominciamo già ad averne. Immagino che da quando il collega Chatrian mi ha sostituito probabilmente avremo altri dati, perché all'orizzonte se ne prospettavano altri di questo genere. Pertanto dico: diamo la giusta informazione, il lupo non va enfatizzato, ma non va neanche sminuito il problema del lupo. Per cui, se le percentuali sono queste, probabilmente può darsi che anche agli agricoltori sia corretto dare quella giusta informazione.
Presidente - Ha chiesto la parola il Consigliere Manfrin per un secondo intervento.
Manfrin (LEGA VDA) - Solo per fare un pochino di chiarezza. Ho apprezzato gli interventi di tutti i colleghi che hanno dato il loro contributo nell'importante risoluzione di un problema che, direi, è molto grave. Però tendenzialmente avevamo chiesto dei dati assieme al collega Lucianaz, proprio per avere un metro di un giudizio di confronto; quello che ne è emerso è che i dati sulle predazioni 2018 sono stati suddivisi in tre tipi: quelli condotti dal lupo, quelli condotti dai canidi e quelli condotti dai cani. Sono tre suddivisioni, non due o una sola, ed è corretto dire che la famiglia dei canidi li raggruppa tutti. A maggior ragione, se si dice - e questi sono dati riportati, la tabella lo dice in maniera molto chiara - che la metà delle predazioni condotte da canidi significa o che ci sono branchi non identificati in maniera chiara che si aggirano e di cui non sappiamo gli effetti oppure che effettivamente non c'è stata, pur volendo, la possibilità di suddividere ulteriormente e di identificare quell'animale. Un po' di chiarezza su questo va però fatta, perché non ci si può limitare a dire: "ma no, sono i cani dei pastori, ogni tanto vanno in giro e uccidono", perché il dato del cane c'è, è riportato ed è peraltro anche molto basso. Per questo è necessario fare luce: perché se vogliamo comprendere un fenomeno, se vogliamo trovare delle soluzioni dobbiamo anche comprendere la portata di quel fenomeno e del problema. È in questo senso che andava l'interpellanza della volta scorsa ed è in questo senso che andavano gli interventi e le richieste che abbiamo fatto nel corso della discussione di questa mozione.
Presidente - Ha chiesto la parola il collega Bianchi.
Bianchi (UV) - Visto che ci sono ancora dieci minuti, intervengo.
Sicuramente quello del lupo è un problema à la une. Vorrei ricordare che anche in passato, quando ci sono stati i primi avvistamenti - sto pensando per esempio al cinghiale, già rammentato prima da qualcuno - che chiaramente all'inizio non era un problema, lo è diventato poi. Penso anche ai cervi: il collega Nogara ricordava che adesso, avvicinandosi la bella stagione, noi possiamo vedere tranquillamente, soprattutto nella Valle del Gran Combin, un numero molto importante di cervi che pascolano tranquillamente nei prati dove poi vi sono gli allevamenti e i nostri agricoltori che dovranno salire in montagna. Chiaramente il lupo è un problema e, nello stesso tempo, crea dei problemi ad attività quali l'agricoltura, che è già in forte difficoltà, perché è in forte difficoltà. Questo ce lo stiamo dicendo ormai da anni. Come detto da chi mi ha preceduto, la normativa è molto chiara: il lupo è un animale particolarmente protetto, sia nella legge italiana che in quella europea, quindi diventa difficile in ogni caso intervenire sulla normativa. È indubbio però che qualcosa bisogna fare. Sul discorso dei danni, che poi oggi siano causati dai lupi o dai canidi, i problemi vanno sempre nella stessa direzione, vanno alle aziende agricole, perché non si tratta solo di problemi di ovini o caprini, perché il lupo ferisce o mangia l'agnello, ma ci sono problemi di altra natura. Abbiamo trovato un certo numero di manzi giù dai dirupi, con danni importanti per quelle aziende che hanno subito questi attacchi. Posso capire che ci sia da parte di qualcuno la visione di un mondo ideale, benissimo, però ad oggi questo problema deve essere affrontato e, mio avviso, dovrà essere affrontato soprattutto a livello nazionale. Io mi adopererei come Consiglio regionale affinché a livello nazionale si adottasse un qualcosa per non essere per forza l'unico, benché mi si possa vedere favorevole a quello, però potrebbe esserci anche un decentramento. Si potrebbero mettere in areali in cui possono convivere con altri animali, ma lontani dalle aziende agricole; chiaramente si sa che si spostano, però almeno li si terrebbe sotto controllo.
L'altro mio forte dubbio, che è personale - forse per deformazione professionale, visto che vado a caccia - è il numero dei lupi. Adesso non entro nel merito dei lupi, dei canidi o via dicendo, però sul numero. Da quanto ho letto nelle relazioni si parla di 29-30 lupi in tutta la Valle d'Aosta e, dagli avvistamenti che si fanno, mi sembrano pochini, a mio avviso ce ne sono di più; quindi, essendocene anche di più e proprio morfologicamente per il territorio che abbiamo, a mio avviso sicuramente negli anni a venire sarà un problema. Sul fatto degli attacchi all'uomo, per l'amor di Dio, fino ad oggi non ce ne sono stati, io mi auspico che continui ad essere così, ma non vorrei che accadesse qualcosa, perché poi sarebbe troppo tardi.
Presidente - Grazie, collega Bianchi. La prosecuzione della discussione generale riprenderà nel pomeriggio, immagino con l'intervento da parte del governo, dell'Assessore Chatrian, che giustamente avviene, a titolo di correttezza, sentito il parere e l'opinione delle varie figure che intervengono. Tanto si doveva per chiarire un "incidente diplomatico" che intendo formalizzare così.
La seduta mattutina è sospesa per la pausa pranzo e riprenderà nel pomeriggio alle ore 15:30.
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La seduta termina alle ore 12:56.