Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 427 del 20 febbraio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 427/XV - Interpellanza: "Intendimenti del Governo regionale per garantire la sopravvivenza delle piccole stazioni sciistiche".

Distort (Presidente) - Punto 22 all'ordine del giorno. Per l'esposizione ha chiesto la parola il collega Aggravi, prego collega.

Aggravi (LEGA VDA) - Questa interpellanza chiede quali siano gli intendimenti che il Governo vuole porre in essere per garantire la sopravvivenza delle piccole stazioni sciistiche, ovviamente perseguendo al contempo una politica volta all'equilibrio economico finanziario delle società di impianti a fune. L'attuale compagine di tali società ha subìto negli anni operazioni di razionalizzazione, che spesso erano anche volte a garantire la sopravvivenza dal punto di vista economico di piccole realtà che per varie ragioni, soprattutto forse per quanto riguarda la propria dimensione, hanno avuto nel corso del tempo delle problematiche.

Siamo arrivati a una razionalizzazione completa delle società. Spesso questa scelta ha giustamente avuto una visione di breve termine, direi più di ragione ragionieristica, per riuscire a garantire appunto sia l'equilibrio economico finanziario, ma soprattutto la sostenibilità di investimenti che realtà dimensionali piccole non potevano più sostenere, e forse meno di logiche più di natura aziendale che potessero garantire uno sviluppo di realtà meno fortunate, per ragioni anche di situazione geografica e di contesto di sviluppo del settore legato al turismo dell'impianto a fune.

Nelle scorse adunanze del Consiglio e anche nei lavori di Commissione si è discusso della vicenda che ha riguardato la Monte Rosa e sfrutto le dichiarazioni dell'assessore Viérin, che giustamente ribadiva l'intenzione di sostenere piccole realtà che non sono e non devono essere soltanto - qui ci troviamo completamene d'accordo - delle mere spese, ma un investimento. Un investimento che ha anche un carattere sociale, perché spesso e volentieri queste realtà hanno generato investimenti di privati che si sono specializzati in determinati contesti, in determinati filoni di clientela e soprattutto consentono di garantire un'offerta completa che non deve essere soltanto legata a grandi stazioni: penso al modello americano, ma anche a tipologie di clientela quali le famiglie o comunque il fenomeno degli sci club, che hanno una grandissima importanza e che caratterizzano l'offerta turistica valdostana.

Quello che giustamente preoccupava e che ha scaturito queste dichiarazioni erano delle questioni legate appunto a valutazioni di natura aziendale e potenziali scelte di sviluppo, che per la Monte Rosa si stava valutando di fare, per andare a chiudere quelle che una volta erano piccole stazioni e che oggi potremmo dire che sono rami di business della società stessa. Ripeto, sono valutazioni fatte forse con una logica più di natura ragionieristica e quindi con il mero obiettivo del raggiungimento dell'equilibrio economico finanziario nel breve o brevissimo periodo, piuttosto che con una visione di sviluppo o comunque di specializzazione settoriale che ha caratterizzato e che caratterizza l'offerta turistica invernale.

Presidente - Per la risposta all'interpellanza la parola all'assessore Bertschy.

Bertschy (UVP) - Grazie per come ha posto l'iniziativa. Il tema credo tra l'altro sarà oggetto di una discussione nel prossimo Consiglio o quantomeno approderà in aula il documento della Commissione a proposito della petizione popolare sulla potenziale chiusura estiva di Antagnod, che ha visto l'analisi e le audizioni da parte della Commissione. Immagino che siamo alla conclusione di quell'iter, quindi in una delle prossime adunanze ci sarà sicuramente la possibilità affrontare quel tema in maniera ancora più corposa e organica.

La fase che viviamo è quella giusta anche per rimettere al centro della discussione non solo le normative, ma anche la visione di sviluppo del nostro territorio, che per quanto riguarda le società di impianti a fune e le piccole località accompagna lo sviluppo sociale di territori, come quelli che vengono poi identificati nelle varie discussioni e confronti che sono stati fatti. L'idea che ci sia una visione generale di sviluppo e non semplicemente un'attenzione alle normative, che deve guidare la nostra azione amministrativa, ma non la deve limitare in un senso più ampio, è quella che ci deve aiutare a fare delle buone politiche, che devono arrivare anche alle comunità. Non possiamo semplicemente dire: le piccole stazioni devono rimanere aperte, perché queste sono condizioni essenziali per sviluppare comunità, ma dobbiamo aggiungere che anche le comunità si devono interrogare su come ricostruire dei percorsi perché tutto questo possa svilupparsi. La premessa è che il Governo e il Consiglio regionale abbiano come punto di partenza che le piccole stazioni debbono essere ancora e sempre punto di partenza per costruire economia e sviluppo sociale, con l'attenzione che ci deve essere in una visione che è cambiata e che non è più quella di una società dove il comune o i privati imprenditori di un tempo facevano parte del capitale sociale, ma è una società che accorpando le piccole stazioni ha una visione di un grande comprensorio che tiene in considerazione anche le piccole stazioni.

I numeri ci devono aiutare ad analizzare la situazione attuale e a creare prospettive. Elencherei le piccole stazioni semplicemente per cominciare a dare un aggregato, ma devo dire che nelle piccole stazioni poi forse bisognerebbe ancora scomporre il dato, perché ci sono le piccole stazioni e le piccolissime stazioni: le piccole stazioni gestite all'interno delle società e le piccole stazioni gestite ancora dai comuni. Però io direi che Antagnod, Cogne, Crévacol, Champorcher, La Magdeleine, Ollomont, Rhêmes, Gressoney-Saint-Jean, Brusson, Valgrisenche e Valsavaranche possono essere un po' le stazioni di riferimento, con differenze notevoli come presenze. Oggi queste stazioni fanno circa l'8 percento delle presenze delle stazioni in generale e il 5 percento del valore di fatturato, anche se sono dati stimati, perché fino ad alcuni anni fa non c'erano bilanci analitici. Sono quasi tutte con un MOL (Margine operativo lordo) negativo, se prese singolarmente. Evidentemente questo MOL negativo deve essere uno stimolo per capire come originare politiche migliori per il futuro altrimenti, come giustamente dice lei, siamo a costruire azioni passive e non azioni reattive per rilanciare.

I dati poi ci dicono che nelle piccole stazioni le migliori giornate hanno registrato nell'anno 2007 11 mila presenze, ma per il 10 percento delle giornate sono sotto le 100 unità e il 21 percento sotto le 500 unità. La media giornaliera è intorno alle 2500 presenze. Se poi ci aggiungiamo il dato delle presenze medie degli ultimi cinque anni, sono poche le stazioni che hanno picchi medi molto importanti e purtroppo tante quelle che vedono questa media abbassarsi. Quindi c'è un prodotto che è da rivalutare, tenendo in considerazione questi dati di partenza, per analizzarli e andare puntualmente a provare a inserire nuove politiche. È interessante anche che alcune stazioni hanno il dato medio distribuito sulla settimana e la differenza sui festivi è poco significativa, mentre altre stazioni hanno dei picchi enormi sui festivi e la presenza su settimana praticamente pari a zero, che vuol dire che o non c'è politica di attrazione o non c'è recettività che permetta di costruirla.

Come vorremmo muoverci. Intanto per alcune piccole stazioni, rientrando nei programmi strategici della legge 20, ci sarà la possibilità di lavorare su dati di programmazione e su dati molto trasparenti, per altri invece, essendo ancora la gestione in capo ai comuni, bisognerà aprire un confronto con le comunità. Oggi possiamo dire che c'è già un'attenzione verso di loro, perché il prezzo mediamente del giornaliero rispetto alle grandi località è inferiore (da 15 a 20 euro in meno) soprattutto nei periodi di punta. Quindi, se vogliamo, i grandi comprensori hanno tentato già di offrire un prodotto a un costo differente, però poi bisogna capire se questo prodotto è affiancato da un marketing pubblicitario e anche da un'attenzione sui servizi. Noi rispetto a questo dovremmo cercare di comprendere bene i punti di debolezza e anche i punti sui quali investire, i punti che possono qualificare quel tipo di servizio. Noi diremmo che l'offerta sciistica nelle piccole stazioni è sicuramente limitata e non si può porre in maniera concorrenziale a quella delle grandi stazioni. Se così si pone l'offerta, si rischia di far fare non una bella figura, perché non possono avere una capacità sciistica adeguata, ma neanche forse servizi che vadano in quella direzione. In compenso però offrono sicuramente aree meno affollate sulle piste e direi anche una capacità di risposta meno rischiosa soprattutto per le famiglie, per i più piccoli, per quelli che iniziano a sciare e che non vogliono trovare l'affollamento che c'è nelle belle piste delle grandi stazioni. Quindi i due prodotti andrebbero inizialmente visti non in concorrenza, ma aspetti sui quali si può costruire un'azione importante, sicuramente complementare, ma anche di qualificazione di quello che possono offrire.

Noi a oggi ci stiamo muovendo, come abbiamo detto, rispetto alle politiche tariffarie che potrebbero anche essere sviluppate per target molto specifici: famiglie sicuramente, ma anche giovani. È importante lavorare - su questo credo che dovrà esserci uno sforzo da parte di tutti - anche per riportare più famiglie valdostane sugli sci, più giovani valdostani, più bambini a rifare un po' di attività in montagna, che oltre a fare bene, aiuta anche a costruire un'identità più precisa dei luoghi in cui viviamo. Azioni di riduzione dei costi nei periodi di minor afflusso, azioni di investimento legate al target di promozione e non semplicemente di promozione della grande stazione, che già di per sé tira e ha la possibilità di garantire il suo prodotto.

E poi vorremmo capire sul piano delle norme, anche se abbiamo già delle buone normative che finanziano i nostri investimenti. Nel recente incontro con il Presidente del Parlamento si è parlato anche delle normative che la Regione Piemonte ha a sua disposizione per finanziare delle attività.

Concludo dicendo che dovremmo, rispetto a tutto questo, confrontarci con l'AVIF (Associazione valdostana impianti a fune), con le società di riferimento e la nostra intenzione è portare in occasione della petizione su Antagnod un documento da dare a disposizione dei gruppi consiliari, per provare a costruire insieme delle politiche che vadano nella direzione che abbiamo tracciato.

Presidente - Per la replica ha chiesto la parola il collega Aggravi.

Aggravi (LEGA VDA) - Grazie assessore per la risposta e grazie anche per gli interessanti numeri che ci ha fornito. Credo che due aspetti che lei ha sottolineato siano effettivamente molto importanti. Il primo, di non pensare a una concorrenza tra le piccole e le grandi stazioni, perché sono giustamente due cose diverse. Come lei sottolineava, una complementare integrazione è proprio quello che anche nella volontà dell'interpellanza si sottolineava, ovvero il fatto che deve essere un'offerta integrata e, perché no, anche una valutazione di economia di specializzazione su clientela, su settori e su quant'altro. Poi ovviamente per alcuni impianti - purtroppo la vita funziona così - potrebbe anche succedere che sperimentazioni o quant'altro non consentano la sopravvivenza, allora lì bisogna studiare altre soluzioni. Ma io penso che quella sia una conclusione che deve essere valutata soltanto a fronte di sperimentazioni e valutazioni complete.

Un altro aspetto molto interessante che tengo a sottolineare e che comunque va valutato - ha fatto bene a citare l'AVIF e il management della società - è quello del pricing, perché lì oggi si può andare a fare delle politiche più mirate e anche attrattive legate al discorso della promozione. Soprattutto, qui mi lego al dato che lei dava dell'occupazione o comunque degli ingressi sulla settimana, quindi tra i festivi e i feriali, lì probabilmente bisognerà fare efficienza e fare delle valutazioni, perché laddove effettivamente non c'è produzione bisogna comprendere se vale la pena tenere aperto in quel periodo, oppure concentrarsi sui periodi di massima affluenza. Vedremo poi anche i lavori della Commissione e manterremo comunque l'attenzione sulla tematica.