Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 422 del 20 febbraio 2019 - Resoconto

OGGETTO N. 422/XV - Interrogazione: "Adozione di misure per debellare la processionaria del pino".

Rollandin (Presidente) - Punto 17 all'ordine del giorno. Per la risposta, la parola all'assessore Chatrian.

Chatrian (ALPE) - Il collega mi dà la possibilità di fare una fotografia attenta per quanto riguarda il parassita conosciuto come "processionaria del pino" in Valle d'Aosta e dà la possibilità a questo governo, soprattutto a chi mi ha preceduto, di analizzare e capire cosa si è fatto a seguito dell'importante delibera di Giunta approvata il 29 luglio 2016.

Come ricordato nell'interrogazione, in seguito ai massicci attacchi di processionaria del pino a partire dal 2013, primo anno in cui la popolazione del parassita ha manifestato un incremento esponenziale, sono stati raccolti numerosi dati e informazioni sulla biologia della specie e sulle modalità più efficaci per affrontare tale problematica. In particolare, il personale del Corpo forestale della Valle d'Aosta ha rilevato la diffusione e l'intensità dell'attacco dell'insetto in tutti i popolamenti forestali e negli ambienti urbani con presenza di pino silvestre e pino nero. La risposta indubbiamente sarà molto tecnica, proprio perché la questione è tutta tecnica e vorrei mettere in evidenza cosa le strutture regionali hanno fatto in questi tre anni.

Grazie ai dati raccolti nel 2016 è stato elaborato un piano quinquennale di lotta, reso operativo a partire dall'estate dello stesso anno. Esso prevede, in sintesi, le seguenti misure. La prima: misure di monitoraggio relativamente ai danni da defogliazione, ma anche delle aree verdi e delle fasce di rispetto delle pinete che interessano i centri abitati. La seconda: misure di lotta con trappole che creano confusione sessuale, trattamenti con prodotti microbiologici e interventi selvicolturali nei rimboschimenti di pino nero, per citare i principali. La terza: misure di prevenzione, come ad esempio l'introduzione di specie vegetali resistenti; incontri con la popolazione, la realizzazione di materiale informativo e attivo e la didattica nelle scuole per la sensibilizzazione di tutta la cittadinanza. Il risultato atteso da questo piano di interventi è duplice: un ritorno a una presenza endemica della processionaria, cioè in normale equilibrio con l'ambiente, che corrisponda cioè a una situazione in cui il lepidottero è limitato ai contesti forestali, con bassa intensità di nidi a ettaro e - aspetto altrettanto importante - l'eradicazione delle colonie più pericolose per la salute umana, quali quelle presenti nelle aree verdi pubbliche e negli spazi destinati alla cittadinanza.

Tracciando il quadro dei risultati ottenuti, due sono i dati principali: nel periodo di picco, corrispondente al biennio 2016-2018, la superficie colpita con attacco forte era di circa 1000 ettari con 650 nidi a ettaro. A oggi, inverno 2018-2019, gli ettari che risultano colpiti sono 70. Quindi siamo passati da 1000 ettari a 70 ettari e siamo passati da 650 nidi a ettaro a circa 130 nidi a ettaro. Questi dati, sebbene il monitoraggio non sia ancora completamente terminato, possono essere considerati come dati consolidati. Ciò significa che è stata censita una diminuzione che va oltre l'80 percento dei nidi a ettaro rispetto ai periodi precedenti, con un ritorno a una densità di nidi a ettaro sui livelli antecedenti al 2013.

In ambito urbano - parchi, giardini, scuole di proprietà pubblica - la presenza della processionaria, sulla base del censimento completo e dei nidi rimossi effettuato nel mese di gennaio 2019, quindi un mese fa, è diminuita del 75 percento rispetto all'inverno precedente. Quindi una diminuzione di più dell'80 percento per quanto riguarda la superficie colpita con attacchi più forti (un tempo di 1000 ettari), e l'abbattimento del 75 percento della presenza del lepidottero, invece, sulle aree pubbliche. Il bilancio delle attività messe in campo, in realtà, non solo non è stata "largamente inefficace", come rilevato nell'interrogazione - nelle premesse lei dice che l'azione messa in campo è stata inefficace - ma i dati e i risultati (non sono proiezioni, sono dati consolidati) dicono il contrario: le azioni stanno dando buoni risultati, come evidenziato dai dati citati pocanzi.

È chiaro però che le popolazioni di queste specie hanno diverse strategie di adattamento e di moltiplicazione delle colonie, quali ad esempio la quiescenza in strati superficiali di terreno per un periodo che può raggiungere anche i cinque anni, ciò che impedisce il raggiungimento di un risultato immediato e l'eradicazione completa della specie. Ecco perché prima, in premessa, dicevo che è importante la pianificazione, la programmazione e la durata delle azioni di lotta. Quindi è assolutamente normale vedere ancora nidi, nonostante le azioni di lotta. Vorrei fare notare che, nonostante nelle pinete colpite da attacchi di intensità forte e molto forte ci siano state forti defogliazioni delle piante, non si sono però manifestate morie di piante nelle stagioni successive.

Per chiudere segnalo che questi interventi, iniziati nel 2016, proseguiranno nel corso del 2019 e dovrebbero, utilizzo il condizionale, completarsi nel 2020, come previsto dalla deliberazione di Giunta che ho citato. Inoltre, faccio presente a chi è interessato che relazioni complete sui dati raccolti e sugli interventi effettuati dall'Amministrazione regionale ed eventuali approfondimenti sulle dinamiche biologiche dell'insetto, sono a disposizione presso il comando centrale del Corpo forestale della Valle d'Aosta, incaricato di coordinare le attività di intervento previste dal piano di lotta contro la processionaria del pino.

In ultimo, vorrei evidenziare che l'Amministrazione regionale ha aderito per il prossimo triennio 2019-2021 a un programma Interreg Italia Svizzera, con capofila il Corpo forestale della Valle d'Aosta, che riguarda il monitoraggio e la lotta contro le principali fitopatie, allo scopo di creare momenti di confronto sulle soluzioni e sulle tecniche di lotta con i diversi partner del progetto, tra cui l'Università di Torino, l'Istituto federale elvetico di ricerca in materia di foreste, paesaggio, biodiversità e pericoli naturali e i cantoni svizzeri del Ticino e dei Grigioni. Questo progetto si pone l'obiettivo di affrontare in modo sinergico, sfruttando le competenze e le esperienze transfrontaliere, alcune tra le principali emergenze fitosanitarie presenti negli ultimi anni nelle foreste delle Alpi centroccidentali, tra cui il deperimento del frassino, la processionaria del pino e le emergenti criticità fitosanitarie a carico del castagno, rappresentate dal mal dell'inchiostro, dal fungo patogeno, oltre alla definizione di standard per il monitoraggio. Il progetto prevede la ricerca applicata che consentirà: di predisporre linee guida utili alla gestione delle emergenze fitosanitarie; la progettazione e la realizzazione di una rete di monitoraggio; lo scambio di esperienze tra partner relativamente alle modalità di monitoraggio, ricerca e lotta contro le emergenze fitosanitarie; attività di comunicazione e divulgazione finalizzata alla partecipazione diretta della cittadinanza nelle operazioni di monitoraggio; lo studio dell'invasione dei succitati insetti e patogeni in Valle d'Aosta e nel Grigioni, in riferimento alla geomorfologia del territorio; la composizione/frammentazione dei popolamenti forestali e del clima; lo sviluppo di modelli previsionali e la realizzazione di cartografie tematiche relative alla ulteriore diffusione delle emergenze oggetto di studio, e realizzazione del sistema informatico per la segnalazione e la successiva archiviazione dei dati; la realizzazione di cantieri di sperimentazione, quindi di progetti pilota, e dimostrativi di interventi di contenimento delle emergenze, e/o l'analisi dei risultati di interventi; la quantificazione delle possibili ricadute economiche e paesaggistiche, quindi legate alla parte ambientale, dovute alle emergenze fitosanitarie; la realizzazione di linee guida per la gestione delle emergenze fitosanitarie nel contesto alpino; la creazione di una task force per il tempestivo monitoraggio e le prime azioni di contenimento di ulteriori emergenze fitosanitarie che dovessero presentarsi prima del termine del progetto; infine, secondo me e secondo noi, non ultimo per importanza, la formazione del personale qualificato nel riconoscimento dei principali patogeni e patologie forestali.

Termino dicendo che, se i colleghi sono interessati, avrei anche un dettaglio legato alla superficie, agli ettari, al numero di nidi, alle variazioni dal 2014 al 2019, per capire meglio quello che è stato fatto, come è stato fatto e quali sono i risultati ottenuti. Come dicevo prima, il termine dell'operazione sarà nel 2020, quando si farà il punto finale, da una parte sul raggiungimento degli obiettivi prefissati con la delibera, dall'altra sul progetto Interreg che citavo pocanzi e che secondo noi è importante, proprio per avere relazioni anche con i cugini svizzeri dei cantoni dei Grigioni e del Ticino, in modo da avere la possibilità di lavorare, facendo soprattutto fronte comune. Spero di essere stato abbastanza chiaro e se avrete bisogno ho la possibilità di darvi qualche dato in più.

Presidente - La parola al collega Manfrin.

Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio l'Assessore per avere fornito in maniera dettagliata i dati relativi a questo fenomeno e a come è stato combattuto. Mi limito però a osservare che giustamente i dati relativi al calo sono attinenti all'inverno 2018-2019, ma il periodo di pericolosità della processionaria è quello della primavera. Quindi vedremo se gli effetti di questa lotta e i dati che ci ha fornito si tradurranno in un minor pericolo e in una minore presenza della processionaria al momento della massima pericolosità, in particolare per gli animali, ma anche per l'uomo. Pertanto, la ringrazio per la risposta che ci ha fornito e chiaramente metteremo alla prova anche questi dati.